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toscanoirriverente · 5 years ago
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Cinque bufale sul MES che di sicuro hai sentito... Sperando che tu non ci abbia anche creduto
Il MES serve a finanziare le banche tedesche e francesi
La prima bufala è anche la più facile da sbugiardare. L’Italia è il terzo Paese per ammontare del contributo versato al fondo con circa 14 miliardi dei 125 previsti. Guidano la classifica Germania e Francia con 27 (di 190 sottoscritti) e 20 (su 142) miliardi. La cosa che più fa apparire come insensata la bufala è che nessuno di questi due Paesi rischia di aver bisogno di aiuti da parte del MES.
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Il nostro Paese, al contrario, è in una situazione costantemente delicata. L’immenso rapporto debito/PIL rappresenta un elemento di forte (e fondata preoccupazione). Inoltre, le previsioni per il prossimo triennio, dicono che il rapporto sfiorerà il 140%.
Il MES porterà l’Italia nel baratro
I prestiti concessi dal MES sono tutti caratterizzati da una lunga durata. Questi finanziamenti sono chiaramente offerti a un tasso inferiore a quello che si avrebbe in una contrattazione sul mercato. La Grecia ha recentemente ricevuto aiuti dall’Europa e ha pagato interessi a un tasso inferiore al 2%. Inoltre, il MES funge da paracadute in quanto rappresenta il prestatore di ultima istanza dell’Eurozona. Il fondo ha un capitale di oltre 700 miliardi di Euro ed è il maggiore emittente di obbligazioni nella nostra moneta.
L’Italia finanzia il MES ma non potrà usufruirne
Come spesso accade, questa bufala parte da un qualcosa di vero ma lo distorce e addobba di dettagli inventati. La situazione del debito pubblico italiana è pessima come noto a chiunque abbia superato l’età in cui è salutare credere a Babbo Natale. Detto questo, l’Italia può comunque accedere agli aiuti del MES: esistono infatti due strade percorribili e una di questa è “agibile” per l’Italia. Questa procedura si chiama Enhanced Conditions Credit Line ed è utilizzabile dagli Stati che non rientrano nei limiti imposti per il debito pubblico. Con l’ECCL allo Stato non viene chiesta una ristrutturazione del debito ma è previsto un memorandum of under standing nel caso in cui il debito sia ritenuto non sostenibile.
Il MES agisce senza controllo e alle spalle degli Stati
Non proprio. Il MES ha un Consiglio dei governatori presieduto da un presidente e composto dai ministri economia dei Paesi membri. Ogni ministro a sua volta nomina un direttore e un direttore supplente, che vanno a comporre il Consiglio dei direttori. In sostanza, chi controlla il MES sono i vari Stati. Inoltre, le trattative per definire la riforma del meccanismo sono state condotte tra i governi dei vari Paesi. Benché questi colloqui non siano pubblici, già dal dicembre scorso era possibile trovare i principali dettagli degli stessi sul sito del Consiglio europeo.
Conte ha firmato un accordo in segreto
Secondo diverse forze politiche, il premier Conte ha firmato delle carte senza passare per il Parlamento e quindi “tradendo” il suo mandato. Ovviamente questo appare difficile già a partire dal fatto che la riforma non ha ancora superato la fase di approvazione. La firma è prevista per dicembre 2019.
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campaniareturns · 4 years ago
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Napoli cambia, con le sue forze
“E’ la prima volta che i più cari amici di un tifoso non ci aiutano per fare luce sui fatti”: le parole del Capo della Digos milanese attraverso il monitor della tv, mi paiono scandite ancor più lentamente di come egli deve realmente pronunciarle in diretta stampa.
Che cosa mi colpisce? L’espressione del viso sì certo, ma no, non è quello. E’ altro e, diversamente da quando lessi Sciascia sul Il Caso Moro, stavolta non mi sento in colpa.
Il Capo della Digos parla a latere della conferenza stampa in Questura a Milano per annunciare passi avanti importanti nell’indagine, ma non si limita a quello. Manda un messaggio che apparentemente esula dai suoi compiti: parla della qualità delle relazioni umane.
Penso di poterlo annoverare nel parterre dei miei guru della comunicazione: al momento guida la testa della classifica insieme al magistrato Raffaele Cantone perchè sono luminosi, leggeri e solari e nel loro mestiere non deve essere facilissimo.
Il poliziotto milanese poteva limitarsi alle indicazioni sull’indagine e invece, almeno per me significò così, diede un messaggio alla politica.
Non so quanto tutti ci abbiamo riflettuto sul punto, il Presidente Fassino mi richiama ad alleggerire lo spirito critico, Majorino rideva perché si trovava sempre il Commissariato di PS invitato alle riunioni del Corvetto, quindi lo so che le donne e gli uomini del Coordinamento Interforze, come tutto il personale della PA, per me è il motore della regia pubblica. Del resto per il ruolo che ho avuto non poteva essere che così: dovevo fare il mio dovere, ed il mio dovere è fare in modo che non vi siano incongruenze tra i diversi livelli, aree e settori cosi che tutti siano informati.
Non che il Coordinamento Interforze abbia bisogno di me per esserlo, sia chiaro, nemmeno la struttura della PA  che resta, quella italiana, a mio avviso, un’eccellenza europea; però insomma sostenere il lavoro altrui anche solo nel ricordare come andò la riunione col capo di Gabinetto della Regione Lombardia sull’emergenza sanitaria a Rogoredo, è importante. Perché con tutti i problemi che ci sono, è fisiologico dimenticare un dettaglio, una sfumatura, una valutazione di linguaggio. Di comunicazione appunto.
Comunque dopo le parole del Capo della Digos, qualcosa accadde: Il Sindaco di Napoli e il Sindaco di Milano avviano uno scambio di incontri, convegni presso i rispettivi Municipi per fare asse sulle politiche anti violenza, anti razzismo e sui valori fondanti dello sport.
Ho difeso questa scelta dei Sindaci e sono contenta che proprio ieri al Meeting di Rimini, il “mio” Sindaco ha riproposto il tema delle Città Metropolitane come asse della crescita sostenibile: siamo ritornati alla visione del Presidente Monti che, però, lo ricordo, portava con sé e porta ancora con sé nel recente incarico all’OMS, una visione chiara, intelligente e, soprattutto, trasparente del rapporto pubblico-privato senza convergere sulla quale l’Europa, a mio avviso, sarà sempre in affanno. 
Possiamo pensare veramente di affrontare tutte le sfide che abbiamo innanzi coi soli finanziamenti pubblici e maggior debito ?
O non è il caso forse di tornare da Deloitte, oggi Advisor del Fondo sovrano libico, e riascoltare quel patto tra imprese fisco e giustizia su cui convennero il past President di Confindustria Vincenzo Boccia, oggi Presidente della Luiss (il soggetto europeo che più di tutti finanzia la coesione sociale secondo un’indagine dell’Associazione europea dei consulenti di Foundraising) e il Procuratore generale Greco?
Di patto, per inciso, parla oggi anche il Presidente Bonomi, sempre di patto parlò anche il Ministro degli Interni Minniti.
Capisco che il termine patto possa apparire ad alcuni retorico, soprattutto a chi ha una formazione logico-consequenziale, piuttosto che filosofica, tuttavia la dialettica tra gli attori, come i canali di comunicazione, i vettori di comunicazione e i sillogismi che sappiamo condividere, qualificano l’efficacia delle azioni di ciascuno in un processo di riconoscimento delle istituzioni perché a tutti conveniente.
A volte serve rimettere in fila le cose per tornare ad essere umani.
Sicchè per fare un esempio concreto: quando nel 2009 l’azione di risanamento edilizio di Quarto Oggiaro portato avanti con tenacia dall’Assessore De Corato su spinta di Carmela Rozza, del Sunia e dei Comitati inquilini, si sovrappose all’azione dell’allora Vice Questore di PS De Simone, ai quali interventi si affiancarono  il fortissimo investimento in educativa di strada da parte del Sindaco Moratti, venne naturale il costituirsi di una rete di giovani del quartiere che tra le scuole di formazione professionale, il parco e la musica produsse idee e progetti per la città. Un passo in avanti notevole, lo comprenderete. Un lavoro di promozione sociale a tutti i livelli.
Allora il Corriere della Sera pubblicò un’ intervista a chi stava in carcere che disse una cosa tanto semplice quanto forte “Ragazzi non fate come me, seguite un altro percorso” poi l’elogio della realtà quotidiana nutriente fatta di piccoli gesti e condivisione.
Pensai che il Corriere della Sera fosse un grande giornale: inserito nella realtà, del resto fin da ragazza mi hanno sempre insegnato una cosa “si leggono prima le pagine milanesi del Corsera, poi quelle nazionali” ed io così ho sempre fatto.
Pochi giorni dopo, quell’articolo, un ragazzo del gruppo, pur tendendoci, si defilò dall’invito a partecipare alla trasmissione di Gad Lerner prima delle primarie PD “è meglio cosi, non abbiamo nulla da temere ma abbiamo comunque un nome ingombrante”. I ragazzi dei quartieri popolari nel 2010 pensavano la Città Metropolitana ma quei progetti, ad oggi, sono ancora irrealizzati, quel protagonismo incerto.
Quando tornai ad occuparmi di quartieri popolari 5 anni dopo esatti, iniziai coll’ascoltare il Questore De Iesu proprio a Quarto Oggiaro. 
Egli aveva voluto girarsi tutti i quartieri per un’iniziativa di prevenzione sulle truffe agli aziani… si vede che per chi nasce o appartiene a Salerno, “la prevenzione come motore della crescita sostenibile” è un MUST irrinunciabile, e dopo i mesi di emergenza sanitaria con cui il Presidente De Luca ha dato forza al concetto, possiamo ritenerlo patrimonio comune.
il Questore De Iesu parlò con tutti gli anziani del quartiere, uno a uno. Per la verità non solo quello: salutò tutti gli uomini e le donne PS presenti, moltissimi giovani; mi stupì perché di ciascuno conosceva qualcosa, i genitori, il percorso formativo, la sede precedente di provenienza…
Quando anni dopo andai a salutarlo alla Questura di Napoli, mi sembrò tutto esattamente come a Milano.
In effetti se penso all’inaugurazione dello Spazio Campania a Milano, quando i Presidenti De Luca e Fontana, il Sindaco Sala, Carlo Sangalli, Vincenzo Boccia convennero sulla necessità di progetti di coesione nazionale, mi dissi che la Polizia di Stato guidava quel percorso: con De Iesu, ormai Questore di Napoli, che apriva centri sportivi in tutti i quartieri della città con gli agenti ad insegnare ai ragazzi, coll’allora Prefetto Sgalla sui progetti di riqualificazione delle stazioni a Milano e Roma. Ai quali avremmo poi aggiunto Bari e Catania...
Così quando avvengono i fatti di Piacenza e ascolto le parole della madre del Carabiniere arrestato, rimango ammutolita “parlano di Gomorra solo perché siamo di Napoli. Non ci credo… ma se mio figlio ha sbagliato è giusto che paghi”.
Non riesco a commentare oltre, non so come abbia fatto il Comandante dell’Arma Nistri, con quale forza… Eppure l’intervento di saluto ai suoi uomini il 15 Agosto era solare e mi ha tranquillizzata.
Nei giorni di Piacenza entrai per caso in una piccola galleria d’arte per acquistare una cornice per un caro amico che aveva appena perso la mamma. La gestisce un napoletano trasferito a Milano da molti anni: “sono stanco persino di essere napoletano, non perchè non amo più la mia terra sia chiaro, anzi proprio perchè l'amo ancora di più. Sono stanco che ci perpetuiamo nella nostra identità all'infinito, sempre uguali a noi stessi, all'identità bella e maledetta che ci affibbiano".
Adoro Napoli al pari di Istanbul, Tunisi, Lisbona e Londra… non ne abbiano a male le altre, il mare per me è essenziale e tutte le città in cui ancora non sono stata.
Napoli cambia proprio in questi frangenti.
Cambia con il Presidente De Luca che si insacca nelle spalle allo stadio durante l’evento di inaugurazione delle Universiadi con il solo Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti poco dopo pubblicamente così: “complimenti al Presidente De Luca, Napoli ha dimostrato di saper vincere la sfida di Città europea”.
Napoli cambia quando non trovo un tassista che non mi dica che la mobilità urbana voluta da De Luca per le Universiadi tiene insieme “i nostri bisogni di categoria col desiderio di turisti e cittadini di godersi liberamente la città”.
Napoli cambia quando incontro non pochi che dalla Svizzera, dalla Germania e da Milano hanno scelto, per amore, di trasferirsi giù.
Napoli cambia quando senti i commercialisti dell’Ordine ragionare di innovazione, di ampliamento degli studi professionali per far convergere competenze diverse, creativi, architetti, artisti e tornare a progettare l’urbanistica.
Napoli cambia quando la Fondazione Sud organizza un convegno apposito per ragionare sulla qualità delle relazioni che abbisognano le persone in difficoltà sul piano fisico e psicologico proponendo una gamma di servizi innovativa.
Napoli cambia quando dopo mesi e mesi, finalmente Vito Grassi il Presidente dell’Unione Industriale mi dice “d’accordo Silvia, proviamoci, ora vedo chi dei miei può sostenere il progetto per l’intero mezzogiorno”.
Napoli cambia quando il Ministro dell’Università dalle pagine del Corriere chiede progetti per unire eccellenze e promozione sociale così da fare “alfabetizzazione e crescita digitale” per fmiglie, giovani ed imprese giocando di sponda ad uno dei progetti nato, anch’esso, a Quarto Oggiaro.
Quando alla conferenza stampa dell’altro giorno sulle misure per arginare il Covid, De Luca ci tiene a preannunciare che nei prossimi giorni verranno annunciati interventi su Napoli, lo fa con uno sguardo premuroso, dolce e rispettoso… Certo la compagna napoletana ne riempie il cuore, ma tutti quanti abbiamo davanti agli occhi Napoli nei mesi del lockdown, quel senso di responsabilità dal sapore asburgico, quella gara di charity locale sulla quale, intelligentemente, solo alla fine interviene la donazione di Intesa San Paolo. 
Sarà forse per tutto questo che a Milano abbiamo deposto una piantina per Pasquale Apicella (ancora in fiore), il poliziotto ucciso mentre difendeva una banca in piena emergenza coronavirus
Caro Governatore Visco, Napoli cambia... con le sue proprie forze.
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pangeanews · 5 years ago
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“Occorrerebbero gli Eroi, mentre oggi abbiamo solo piccoli uomini eterodiretti”. Come funziona davvero il MES (e quali saranno le conseguenze). Dialogo con Marco Giaconi
Carissimo Professore, ci spiega in sintesi come funziona il MES?
Il Meccanismo Europeo di Stabilità nasce nel 2011-2012, quando la grande crisi finanziaria, importata dagli Usa, arriva pesantemente in tutta l’Europa. L’art.123 dei Trattati vieta a tutti gli Stati membri della UE, e alla stessa Banca Centrale Europea, di salvare Paesi membri dell’Unione che siano comunque in grave difficoltà. A cosa serva allora una UE che, esplicitamente, afferma che non si deve aiutare un proprio membro è un mistero doloroso? La ratio dell’art.123 dovrebbe essere quella che gli Stati non devono essere incentivati a indebitarsi, sapendo che altri li aiuteranno, ma è un ragionamento pseudo-economico e capzioso. La crisi del 2006-2010, comunque, è grave e viene finalmente aggirato l’art.123; prima con l’EFSF, nato il 9 maggio 2010, ovvero lo European Financial Stability Fund, che inizia a operare concedendo in totale 175 miliardi a Irlanda, Portogallo e Grecia. Il MES, che sostituisce il Fondo, è invece una organizzazione internazionale costituita con un Trattato affiancato, ma non incluso, tra quelli della UE. Può contare su 700 miliardi di euro circa, di cui gli Stati membri iniziano a versare pro quota 80 miliardi. La Germania è oggi il primo “socio” del MES, con il 27% delle quote, l’Italia ne ha oggi il 18%. Finora il “Meccanismo Europeo di Stabilità” ha concesso finanziamenti a Cipro (6,3 miliardi) Grecia (61,9 miliardi) e Spagna (41,3 miliardi). La “condizionalità” del MES ovviamente esiste, “non esistono pasti gratis”, come diceva Milton Friedman, e varia a seconda della natura dello strumento utilizzato per finanziare uno Stato in difficoltà. Per i prestiti diretti, esiste un “programma di aggiustamento macroeconomico” in forma di memorandum, che è via via meno stringente nel caso delle linee di credito precauzionali, che riguardano Paesi fondamentalmente sani ma colpiti da shock avversi. Le linee del MES prevedono: a) consolidamento fiscale, b) riforme strutturali, riforme del settore finanziario. La prima linea di credito si chiama PCCL, Precautionary Conditioned Credit Line, che vale per i Paesi UE sostanzialmente solidi. La seconda line è la ECCL, Enhanced Conditions Credit Line, che è quella già preconizzata per lo Stato italiano. Il MES è poi guidato da un “Consiglio dei Governatori” composto da 19 ministri delle Finanze dell’area Euro. Opera di solito all’unanimità. Ma il Meccanismo di Stabilità Europeo può anche funzionare all’85% delle quote di capitale se, in caso di minaccia alla stabilità dell’Euro e dell’economia UE, la Commissione Europea e la BCE richiedano l’assunzione di decisioni urgenti per l’assistenza finanziaria. Per l’economia, vale sempre il detto della fisica aristotelica, motus in fine velocior. Finora, il capitale già sottoscritto è di 704,8 miliardi, di cui 80,5 già versati. La sua capacità di prestito è oggi di 500 miliardi di Euro. La riforma del MES di cui si sta trattando non modifica di molto le linee fondamentali, oggi, di azione del Meccanismo.
Come si comporteranno i mercati dopo che abbiamo dichiarato fedeltà al MES?
La globalizzazione, da quando è arrivata al suo punto di non ritorno, ha accentuato fortemente la concorrenza tra gli Stati membri della UE. L’Unione è oggi un beggar thy neighbour club, una associazione dove si cerca di impoverire il proprio vicino. D’altra parte, si tratta di Paesi con economie comparabili, tutte fortemente export-led, che quindi si fanno una concorrenza durissima sui mercati esteri e, inevitabilmente, anche in ambito UE. L’“Inno alla Gioia” beethoveniano, rielaborato dal compositore anche rispetto al testo di Schiller, non è affatto realistico. Francia e Germania usano, da molto tempo, le regole europee per raggiungere una loro, unita o separata, egemonia continentale. L’Italia è l’unico grande Paese europeo che ha costituito, piuttosto, una sua buffa “religione europeista”, eredità della vecchia teoria del “vincolo esterno” con cui si faceva fare all’Europa quello che non volevamo fare da soli, per paura di perdere voti. Diceva Montanelli che i francesi vanno in Europa da francesi, i tedeschi da tedeschi, noi italiani invece stiamo in Europa da europei. Una classe dirigente per la quale l’interesse nazionale è una espressione “fascista” è il frutto di questa ingenua e sciocca esterofilia. Peraltro, come ha notato Paolo Savona, il MES funziona anche come “prestatore di ultima istanza”, mentre nemmeno la BCE non è lender of last resort, come tutte le Banche di emissione al mondo. Per Savona, pur essendo lender of last resort; ma il MES non ha disponibilità illimitata di moneta, come dovrebbe invece accadere, non è mai tempestivo, può non essere risolutivo per la quantità di denaro erogato (nessuno può mai prevedere di quanto abbia bisogno uno Stato in crisi finanziaria) e si è poi, dotato di un sistema di aggiustamento macroeconomico che si basa sul vecchio criterio dell’“Austerità”, che può andare bene in alcuni casi ma non in tutti. Cosa faranno i mercati quando vedranno che accettiamo il MES? Semplice, diranno tra sé e sé che “l’Italia è alla canna del gas” e chiederanno interessi molto maggiori del solito per rifinanziare la parte non-MES del nostro debito pubblico. Inoltre, siccome il ripagamento del MES è primario rispetto gli altri debiti, i mercati diranno “tenetevi pure il MES, ma ora noi ce ne andiamo”.
Il direttore tedesco Regling ha detto chiaramente che ci saranno condizionalità, eccome… cosa vuol dire perciò condizionalità finanziaria per i prestiti?
Il MES è, tutto sommato, una Banca, e le Banche non sono opere di beneficienza. Il contratto tra creditore e debitore si inquadra qui nel Reg. 472/2013, che fa parte del vecchio Two Pack, dove all’art.7 comma 5 si dice che “la Commissione, d’intesa con la BCE e, nel caso, con il FMI, esamina, insieme allo Stato membro interessato, le eventuali modifiche e gli aggiornamenti da apportare al programma di aggiustamento macroeconomico… il Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata, su proposta della Commissione Europea, decide in merito alle modifiche da apportare a tale programma”. Qualunque sia la serie di condizioni del prestito, i creditori possono in ogni momento imporre condizioni più restrittive, e il finanziamento, proprio a questo scopo, viene concesso in tranches. Nel caso della Grecia, la Troika ha imposto ben 61 misure fiscali a Atene, ma solo 15 di esse erano già contemplate dal memorandum MES del 2015, tutte le altre sono arrivate nei ben quattro “aggiornamenti” successivi. Mai visto, peraltro, un prestito senza condizioni. Questi sono straccioni che non hanno mai chiesto un prestito per cambiare la macchina. Qui, la nostra classe politica, raccogliticcia e incompetente, si rivela per quello che è. Klaus Regling, il presidente del MES, si mise molta paura quando Yannis Varoufakis, allora ministro dell’economia del governo Tsipras, gli disse che Costa Gavras, il famosissimo regista di “Z”, voleva fare un film sulla crisi del debito greco. Aveva ragione, Regling: dalle registrazioni raccolte di nascosto da Varoufakis, lo si sentiva gridare che non sarebbero state pagate le pensioni, se Atene non avesse saldato la sua ultima rata al Fondo Monetario. Si ricordi, poi, che queste riunioni non sono certo dei delicati minuetti. È probabile che qualcuno ti faccia la tipica domanda da mafioso, del tipo: “so che tuo figlio va bene a scuola, ma non vorrei certo che si facesse male uscendo…” oppure “Certamente, hai comprato una bella casa al mare, speriamo che non vi succeda niente…”. Per il MES attuale, Francia e Germania si sono messe d’accordo nel richiedere la sottoscrizione, all’Italia e agli altri eventuali richiedenti di un credito MES, di un memorandum di intesa che gli imponga di destinare le risorse acquisite per l’emergenza sanitaria e economica, e a rispettare, occorre ricordarlo, il Patto di Stabilità e Crescita. La “rigorosa condizionalità” è comunque la diretta derivazione dell’art.136 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, non del regolamento del MES. L’accattonaggio di certi politici italiani, che dicono, “prendiamoli comunque, sono sempre 35 miliardi” mi ricorda un grande film del 1959 con Alberto Sordi e Renato Salvadori, “I magliari”. Ambientato, guarda caso, in Germania.
Cosa c’entra Prodi in tutto questo?
Romano Prodi c’entra sempre. Mi ricordo che, quando il mio vecchio maestro Francesco Cossiga lo nominava, non dimenticava mai di aggiungere, con la sua classica perfidia, che era andato in cattedra all’Università pubblicando un libretto di poche pagine sul distretto delle piastrelle di Scandiano, dove peraltro Prodi era nato. Certo, beati monoculi in terra caecorum, uno che sa qualcosina fa sempre la sua bella figura nella crassa ignoranza della nostra classe politica. Mi sembra che Romano Prodi stia facendo propaganda per il MES, ma attenti: Prodi conosce benissimo la burocrazia europea, e ho l’impressione che il testo sottotraccia dei suoi interventi sia: state in campana, se non digerite il MES non vi daranno nemmeno il resto. È probabile che abbia ragione.
Tornando al dunque: come si fanno i prestiti internazionali?
La Banca dei Regolamenti Internazionali, il “torracchione” di Basilea con la più bella biblioteca di economia e storia economica del mondo, classifica i prestiti internazionali da governo, e da stato a stato, o da privato a privato, come quando, nel 1974, Helmut Schmidt fece avere alla Banca d’Italia, per due anni e con un onere di interessi pari a quello dei Treasure Bonds Usa, due miliardi di Usd. Il prestito fu garantito dalle nostre riserve di oro, poi il prestito viene rinegoziato due anni dopo, e la garanzia stavolta fu di 650 tonnellate d’oro e, solo ora, una parte di questo metallo (“all’idea di quel metallo…”, canta il Barbiere di Siviglia rossiniano) va verso la Germania, nascosta sotto i rottami di ferro di un carro ferroviario della FIAT. Poi, ci sono i prestiti da privati o da enti finanziari pubblici a favore di enti e organizzazioni dell’altro Stato. Poi c’è anche quello da impresa a impresa, ma di due Paesi diversi, il supplier’s credit. Quasi tutti i prestiti internazionali sono di durata media o lunga, ovvero oltre i 5 anni. Di solito, il prestito viene ripagato in beni o servizi dall’ente che lo riceve, e di solito il prestito viene vincolato alla cessione di beni e di altre materie prime. Si chiama countertrade, ed è una forma del classico baratto. Quando Hjalmar Schacht, il cosiddetto “banchiere di Hitler” (ma era ebreo e massone) ricostruisce l’economia tedesca, lo fa facendo baratto con cibo e materie prime di Paesi che avevano bisogno della grande tecnologia tedesca. Non c’era passaggio di denaro, e quindi non c’era nemmeno la necessità di comprare la moneta accettata dal venditore sui mercati internazionali. Bel risparmio. Per i prestiti internazionali, essi vengono erogati di solito da enti internazionali, come il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, la Banca Europea degli Investimenti, la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, e dai consorzi di banche internazionali. Hanno solitamente un vincolo di destinazione, tali prestiti. Comunque, i prestiti degli organismi finanziari internazionali non comportano un esborso finanziario al ricevente, il pagamento viene riferito direttamente al fornitore.
Come va il nostro sistema industriale?
La crisi attuale, generata dalla pandemia da Covid-19, dovrebbe portare ad una caduta totale del 30%, la più grande dopo la crisi derivata dalla Seconda Guerra Mondiale. La caduta della manifattura italiana porterà ad una ulteriore contrazione del Pil, nel trimestre prossimo, del 4%. Ma i tavoli aperti al Ministero dello Sviluppo Economico sono oltre 149. 102 di questi sono attivi da oltre tre anni, 28 da ben sette anni. Inutile parlare della razionalizzazione della burocrazia, che dovrebbe essere, più esattamente, fatta saltare con la dinamite: se riduci gli occupati nel settore pubblico, poi ti fanno causa, la vincono e ti tocca pagarli come nuovi. Distruggere, possibilmente sempre con la suddetta dinamite, la lunghissima catena tra Stato Centrale e Regioni, che proprio la pandemia ha rivelato essere quello tutti che gli analisti sapevano già: degli enti inutili e costosissimi. Né è possibile andare avanti con questa economia tutta export-led che deprime il mercato interno e produce gioventù bruciate, tra corsi di Lettere e altre frescacce e, anche, la gig economy, l’“economia dei lavoretti”. Occorre una nuova formula produttiva.
Come funziona la finanza pubblica in eccesso di debito?
Perché si è formato, all’inizio degli anni ’70, il nostro grande debito pubblico, quel debito che, da “grande” può, come disse Ronald Reagan, “cavarsela benissimo da solo”? Basse aliquote sugli scaglioni alti del reddito, bassa tassazione dei redditi da capitale, la riduzione delle imposte patrimoniali, ovviamente l’alto tasso di evasione fiscale e l’espandersi dell’economia in nero. L’idea di Keynes qui era, come spesso accade, giusta: la crisi si manifesta nel momento in cui il contribuente non accetta più di pagare tasse extra per soddisfare le richieste dei rentier.
In chiusura, ci spiega come si collega il libretto Guerra senza limiti dei generali cinesi Liang Qiao e Xiangsui Wang con quanto è successo a Wuhan? 
Malgrado qualcuno dica il contrario, non credo che a Wuhan sia successo qualcosa di davvero pericoloso, nel laboratorio per la guerra batteriologica dell’area di Hebei. I cinesi hanno attribuito la prima infezione del Covid-19 ai giochi militari internazionali e agli Usa, presenti a Wuhan poco prima dello scoppio della pandemia. Gli americani accusano poi i cinesi di aver infettato volontariamente il globo. È una guerra delle informazioni, niente di più. I due colonnelli cinesi hanno elaborato un modello di “guerra senza limiti” dove la guerra non è nemmeno più guerra, ma è azione costante di governo. Nella finanza, nella tecnologia, nella information technology, nella guerra culturale, tutto è sempre una operazione marginale di guerra, dove non serve più lo scontro militare tradizionale, ma la verifica di una superiorità tecnologica, finanziaria, sociale sull’avversario. Il caso di Wuhan è, casomai, l’indicazione che la Cina lavora ancora sulla guerra batteriologica, per difendersi, ma anche per attaccare. Attacco e Difesa sono, nella teoria dei due colonnelli cinesi, la stessa cosa. Quindi, terreno/non terreno, guerra/non guerra, violenza/non violenza, tutto opera nel “sistema della combinazione tra gli estremi”, una memoria di Sun Tzu.
Domanda da secchione. Quanto è affidabile la versione inglese di Guerra senza limiti, l’unica disponibile agli occidentali vista la riservatezza che ancora circonda l’originale cinese? 
I miei amici sinologi mi dicono che la traduzione è buona, per quanto possa essere accettabile la traduzione dal cinese in inglese.
Aggiunta sapienziale. Questo è Jung a quarant’anni, Viaggio infernale nel futuro, nel Libro rosso (1, V). Siamo intorno al 1915. “Quello che i destini dei popoli rappresentano nella realtà concreta accadrà nei vostri cuori. Se in voi verrà ucciso l’eroe, allora sorgerà per voi il sole del profondo, che risplende da un luogo remoto e ancora ignoto. Ma subito tutto ciò che finora pareva morto si animerà in voi e si tramuterà in serpenti velenosi che vogliono avvolgere il sole, e voi piomberete nella notte e nel turbamento… l’eroe vuole intraprendere tutto ciò che gli è possibile – l’anonimo spirito del profondo invece fa emergere tutto ciò che l’uomo non può fare – il non-potere impedisce ulteriori ascese. Non possiamo eliminare il nostro non-potere ed elevarci al di sopra di esso. Il non-potere esigerà la sua quota di vita.  Questo ci condurrà ad apprezzare le più piccole cose e alla saggia moderazione che viene richiesta dalle massime altezze”. Commenti.
L’Io eroico si costruisce assumendosi la responsabilità di fare fronte allo strapotere dell’inconscio. Il Viaggio dell’Eroe, archetipo narrativo, mitico e culturale, è il raggiungimento da parte dell’Io della Autorealizzazione, dell’Individuazione e dell’Illuminazione. Il Viaggio dell’Eroe ci porta alla scoperta del Tesoro, ovvero il nostro vero Sé. Ma questo crea una naturale azione di contrasto da parte dell’inconscio, che fa nascere serpenti, come quelli che bloccano Laocoonte. L’Eroe sconfigge il drago, l’Es freudiano, salva la Fanciulla, l’Eros che diviene finalmente superamento dell’Io, e qui la memoria della tradizione cavalleresca è essenziale, poi conquista il Tesoro, la padronanza di Sé e la costruzione autonoma e eroica del carattere, infine edifica il Regno. Che è la nostra Vita. Ecco, occorrerebbero gli Eroi, mentre oggi abbiamo solo piccoli uomini eterodiretti.
Andrea Bianchi con Marco Giaconi
 *In copertina: Paolo Uccello, “San Giorgio e il drago”, 1460 ca.
L'articolo “Occorrerebbero gli Eroi, mentre oggi abbiamo solo piccoli uomini eterodiretti”. Come funziona davvero il MES (e quali saranno le conseguenze). Dialogo con Marco Giaconi proviene da Pangea.
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