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Intervista al cantautore Davide Moscato; puro talento musicale dal sapore internazionale.
Intervista al cantautore Davide Moscato a cura di Domenica Borghese.
Davide Moscato, classe '77, è un cantautore calabrese dal talento puro.
Inizia il suo percorso musicale da giovanissimo; studia il pianoforte da autodidatta; consapevole delle proprie capacità vocali se ne prende cura, educando la sua voce fino a spingerla ad una estensione tenorile, con un ottimo uso del falsetto.
Vanta importanti esperienze musicali che lo spingeranno avanti, fino al 2012, quando incide il suo album di debutto “The golden dawn of the tramp” per la Seahorse Recording.
Nel 2016 esce il suo secondo album “Mental Maze” (dedalo / labirinto mentale), un concept album che racconta in 8 canzoni, diverse storie sulle cause che possono spingere ognuno di noi a chiudersi in se stessi.
D: Davide, raccontaci com'è iniziato il tuo cammino musicale.
R: Molto semplicemente è iniziato tutto attraverso l’amore per la musica trasmessomi da mia madre, una cantante semi professionista negli anni ’70, e successivamente dai miei fratelli maggiori. Ascoltando le loro musicassette sono passato attraverso un caleidoscopio musicale fatto di Soul, R’nB, Rock’n Roll, passando ai classici anni ’50 e arrivando poi a John Lennon e successivamente ai Queen, per poi innamorarmi del Progressive Rock anni ’70 e dell’ Hard Rock. Da qui l’amore per il piano e lo studio autodidatta dello strumento con le mie prime acerbe composizioni. Le prime feste canore a scuola, e le varie band nelle quali sono stato front man per alcuni anni. Quindi il piano-bar a fine anni ’90 con le prime partecipazioni ai Festival e nelle emittenti televisive locali, poi gli ingaggi nei villaggi e nei Resort in tutto il mondo nei primi 2000. Quindi l’ incontro col produttore P. Messere della Seahorse Recordings e i miei attuali due CD autoprodotti.
D: Parlaci del tuo primo album “The golden dawn of the tramp”.
R: All’interno ci sono 10 brani, alcuni risalenti a quegli anni della adolescenza, mentre i più nuovi avevano già 4 anni circa. I testi trattano l’amore, la solitudine, la morte, il sesso, la mia personalità, e il fantasy. Sono tutti in lingua inglese perché ho sempre amato la musica americana e inglese, e inoltre perché il genere musicale che li riveste non è italiano, infatti gli arrangiamenti sono Progressive Rock, Stoner, e Psychedelic. Il significato del titolo, invece, riguarda il mio essere sempre stato in giro per il mondo, per lavoro soprattutto, quindi il vagabondo (The Tramp), mentre per alba dorata (Golden Dawn) intendo semplicemente il mio esordio discografico, un raggiungimento di un sogno, come svegliarsi dopo aver sognato per anni un qualcosa che finalmente si è realizzato. La copertina è un disegno molto bello fatto da mio fratello Antonio (disegnatore freelance) ed elaborato al computer da Valeria Sorce, contiene diversi simboli esoterici e non solo, alcune rune, e simboli inerenti la mia vita, come ad esempio l’ambientazione che è una spiaggia.
D: Da poco tempo hai pubblicato il tuo secondo lavoro musicale: “Mental Maze”, parlaci dell'album e del perchè hai scelto questo titolo.
R: Per il secondo CD ho scritto da zero tutti i pezzi. Quindi ne risulta un lavoro molto più fresco, che dipinge meglio la mia personalità di quasi 40enne, e la mia propensione attuale alla musica. “Mental Maze” significa labirinto/dedalo mentale, ed è una sorta di concept album di otto brani, che trattano le aberrazioni causate da particolari choc della vita, momenti difficili, ai quali non sappiamo far fronte e che ci costringono a chiuderci in noi stessi, con la conseguente perdita della nostra personalità e la difficile ricerca di una via d’uscita. Da qui, quindi, l’idea di rappresentare il tutto con un labirinto, ed il più famoso ideatore di labirinti è Dedalo della mitologia greca, il quale divenne celebre per aver costruito il labirinto dove fu rinchiuso il Minotauro. Ed è così che è nata la mia idea della copertina dell'album, che ritrae proprio un rilievo del labirinto già menzionato, e poi rielaborato ancora una volta da V. Sorce. Ad amalgamare ulteriormente i brani tra loro, l’idea di far tornare il titolo del disco in ogni canzone. Se nel primo lavoro i musicisti in studio, compreso me, erano in totale 5, stavolta la maggior parte dei brani sono stati elaborati e suonati da me e da Paolo Messere, a parte un brano suonato da Ettore Salati alla chitarra e uno cantato in duetto con la mia compagna Giovanna Dimasi. Le registrazioni si sono protratte per circa un anno, negli studi Seahorse a Viterbo nel 2015, e a Catania nel 2016.
D: Hai vinto il premio degli Akademia Music Awards in Florida, per ben due volte; raccontaci di questa esperienza e dell'emozione che si prova ad essere premiati in America.
R: Gli Akademia indicono ogni mese un concorso online, previa una registrazione sul loro sito, poi carichi il tuo brano nella categoria che reputi opportuna, e aspetti l’ esito del concorso. La prima volta è stata davvero inattesa, per quanto io creda in ciò che scrivo e che canto, ma la gara è a livello mondiale e quindi capirai bene che per quanto tu creda in te la realtà può essere un’altra in certi casi. Il pezzo era “Crossing the infinity”. La seconda vittoria arriva dopo 7 mesi con il mio brano “From the ashes”. Ad Aprile ci sarà un Galà proprio in Florida, con la premiazione di tutti i vincitori. Posso solo aggiungere che i premi, specie se inattesi, ti portano tanta gratificazione e ti fanno capire che devi andare avanti; in questo caso poi, un italiano che vince cantando in una lingua che appartiene a loro, sa ancora più di magico.
D: Davide, sei reduce da una tournèe che ti ha permesso di farti conoscere a New York. Come sei stato accolto e quali differenze hai potuto riscontrare tra il pubblico italiano e quello newyorkese?
R: L’ impatto è stato subito positivo, sia per me che per loro, nel senso che ho potuto riscontrare nel pubblico di New York un interesse, per niente scontato, sia per le mie composizioni che per la mia voce. Qualcuno mi ha persino paragonato a Stevie Wonder dopo una mia esibizione, ma questo perché lì, la musica, non è solo intrattenimento, è arte da vivere tutti i giorni, e i loro parametri di paragone sono evidentemente più alti dei nostri. A New York ogni sera i locali propongono cantautori emergenti, io ero l’unico straniero, ma ero a mio agio tra loro e sul palco, perché sapevo di potermela giocare alla pari con tutti gli altri. La gente ascolta davvero e si diverte insieme a te. I gestori dei locali incentivano le esibizioni live, tanto che alcune serate iniziano già alle 18:00 per continuare tutta la sera, con un continuo susseguirsi di artisti. Naturalmente i locali sono tutti adibiti nel modo più giusto a rappresentare questi concerti e molto poco è lasciato al caso. Non vedo sostanziali differenze col nostro pubblico, se non il fatto che lì si suona tutti i giorni e per questo la gente è molto più “educata”, musicalmente parlando, più avvezza ad ascoltare dei musicisti, e non importa se quello che stai suonando sia roba conosciuta o materiale inedito, se sei bravo ti apprezzeranno comunque. Ricordo anni fa, per esempio, con un trio acustico nel quale cantavo, giù in Calabria, che la gente ci guardava storto… concludemmo il concerto un po' prima del dovuto. A buon intenditore…
D: Stai già scrivendo nuove canzoni per il tuo prossimo album?
R: Io ho sempre scritto, se non musica, poesie, o racconti, oppure fumetti e vignette satiriche, è un processo evolutivo normale della mia personalità. Scrivo canzoni dall'età di 13 anni, circa, e da allora non mi sono più fermato. Quindi scrivo per l’ esigenza di farlo, e compongo per la stessa necessità, perché la musica mi fluisce dentro e in qualche modo devo portarla all’esterno, altrimenti mi riecheggerebbe nella testa in modo ossessionante, penso. Sto lavorando su del nuovo materiale per un prossimo CD che potrei incidere negli States con la Custom Made Music di Dave Allison, che è stato il promoter del Tour americano, e che da allora mi sta corteggiando per registrare con la sua etichetta nei suoi studi in Virginia. Vedremo...
D: C'è un messaggio, un pensiero in particolare, che vuoi comunicare attraverso questa intervista?
R: Nei miei brani raramente si possono trovare messaggi nascosti o doppi sensi, sono una persona schietta e spontanea. Quando comunico lo faccio soprattutto attraverso i miei sguardi e i miei silenzi, non sono un gran chiacchierone, in effetti. Attraverso le mie risposte ho cercato di fare intendere quale sia la mia personalità e penso di esserci riuscito. Voglio solo ringraziare Voi di RadioScia per questo nuovo spazio dedicatomi e raccomandare ai vostri ascoltatori, e ai lettori di questo Blog, di continuare a sostenere la musica indipendente, mentre se siete musicisti anche voi, state sempre bene attenti di chi fidarvi; questo, purtroppo, è un mondo pieno di squali e di opportunisti, ma l’arte è quello splendido sogno che si concretizza solo attraverso sacrifici e i tentativi sbagliati che fanno comunque crescere. Pertanto cercate di entrare nel giusto flusso delle intuizioni e della creatività, tutto il resto lo farà il cosmo.
Davide Moscato - Crossing the infinity - Official Video
(Singolo estratto dall’Album “Mental Maze)
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