#cronaca del Natale
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pier-carlo-universe · 7 days ago
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“Vi annuncio una grande gioia”: il Presepe Vivente e Concerto Natalizio a Casale Monferrato
Domenica 22 dicembre, un viaggio tra canti, letture e tradizioni per celebrare il Natale nelle vie di Casale.
Domenica 22 dicembre, un viaggio tra canti, letture e tradizioni per celebrare il Natale nelle vie di Casale. Il Presepe Vivente: una tradizione che unisce comunità e fede Domenica 22 dicembre, le vie di Casale Monferrato si trasformeranno in uno scenario senza tempo grazie al suggestivo Presepe Vivente organizzato dal Centro culturale Alberto Gai con il patrocinio della Città di Casale…
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mineestellepolari · 2 months ago
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Quest'anno mi vesto da rancore. Quest’anno mi vesto da “bene, bene, e tu?”.
Quest’anno mi vesto da comprensione del testo, da influencer che piange, da neurotipico per fama, da meme buffissimo sul fatto che non avremo la pensione. Quest'anno mi vesto da ci sono questioni più importanti, da benaltrismo, da non si scherza su certe cose, da la guerra è orribile e il mio libro è in libreria. Quest'anno mi vesto da brava persona, da buon padre di famiglia, da troppo amore, da raptus, da titolista di quotidiano. Mi vesto dal tuo vicino di casa, mi vesto dal mio che ha venduto l'anima al diavolo per l'immortalità e un tosaerba, oppure mi vesto da quello stronzo del suo vicino, che poi sarei io.
Quest'anno mi vesto da breve incontro, da sentimento non corrisposto, da visualizzato e non riposto, da tutto quel ghosting, fatto e subito, che potremmo aprirci una casa stregata.
Mi vesto da messaggi alle due del mattino, da telefonata non richiesta, dall'interregionale veloce che ho preso e forse non era il caso. Dal fatto che non posso lasciarlo, mi ama troppo.
Quest'anno mi vesto da accisa, da rincaro, da fine mese, da per il contratto ormai se ne riparla l’anno prossimo. Mi vesto da regali di Natale, da pagami un caffè, da wishlist Amazon sotto il post dov’è morto papà.
Quest'anno mi vesto da dono della sintesi, dalla parola morbidoso, da neolingua, da congiuntivo in una pozza di sangue, da mio cugino che si rivende il bonus cultura da 500 euro a 200.
Quest'anno mi vesto da tastiera. Quest'anno mi vesto da parere, da informazione, da opinione informata, da lungo elenco emozionale per raccattare un po’ di like. Quest'anno mi vesto da commento social, da mio zio che mi vuol bene e mette la faccina che ride sotto il post della strage e io al pranzo di Natale dovrò capire quale dei due sentimenti è più forte.
Quest'anno mi vesto da oh, se funziona significa che ha valore, se vende è bravo, se piace è giusto così.
Quest'anno mi vesto da necrologio a fumetti di uno famoso pronto venti minuti dopo che è morto. Da ordigno sui binari, da tizio sotto un treno, da sciopero generale, da 120 minuti di ritardo.
Quest’anno mi vesto da ponteggio, da elmetto, da norma di sicurezza, da fatalità, da tragico incidente, da morte bianca ma così bianca che non è colpa di nessuno.
Quest'anno mi vesto da corteo, da manifestazione, da raccolta firme, dalla voglia di cambiare il mondo che si scontra con un mondo che non ha tanta voglia di cambiare. Mi vesto da poliziotto troppo zelante, da abuso di autorità, da eccesso colposo di legittima difesa.
Quest’anno mi vesto da quella serie tv che devi troppo vedere, mi vesto da sinonimo, da perifrasi, da non meglio identificata matrice squadrista, da fragilità esistenziale, da anche cose buone. Mi vesto da accorato, coraggioso, disinteressato appello al cessate il fuoco, dove però la parola guerra la censuro perché altrimenti l’algoritmo mi penalizza.
Quest'anno mi vesto dalle parole che non diciamo, dagli specchi che copriamo.
Quest'anno mi vesto da Tosa, da Gramellini, da Fazio, dal primo che ha deciso che il modo migliore per opporsi alla retorica di una destra priva di contenuti fosse imitarla.
Mi vesto dalla condivisione spietata di ogni ricordo importante, di ogni esperienza significativa, di ogni preziosa cronaca famigliare sperando che alla fine ne rimanga qualcuna per me. Mi vesto da persona così naturalmente gentile che ce lo deve raccontare.
Mi vesto dagli eserciti di mamme, nonne e zie che si sono conquistate con le unghie e con i denti prima un palinsesto, poi un social e domani, probabilmente, il mondo.
Quest'anno mi vesto da ansia, da panico, da soffitto di camera da letto, da pelo bianco sul cazzo, da quella cosa che il dottore dice che non sa bene cos'è, magari è psicosomatica, provi a rallentare. Quest'anno mi vesto da io che penso che se rallento ancora un po’, sto fermo.
Quest'anno mi vesto dalla distanza tra l'uomo e l'artista, mi vesto da pessima persona che fa arte bellissima, perché di vestiti da brava persona che fa arte mediocre ce ne sono già troppi.
Quest'anno mi vesto da quella cosa spaventosa che faccio finta non ci sia, che non ho mai detto a nessuno, neanche a me, eppure sta lì e mi fissa ogni giorno.
Quest'anno mi vesto da domani, da futuro, da inutile fasciarsi la testa prima del tempo, da bestemmia quotidianamente voluta, cercata, ponderata, trattenuta e, quietamente, somatizzata.
Anzi no. Quest'anno non mi vesto da niente, che siamo già a posto così.
(Dalla pagina Non è successo niente di Fb, che vi consiglio caldamente di seguire)
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bicheco · 2 years ago
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Curiosità per fedelissimi
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Come voi sapete, qualche anno fa, ho pubblicato questo libro. La prima stesura, delle innumerevoli che poi l'hanno seguita, aveva una prefazione molto diversa da quella poi diventata definitiva. Tra l'altro una prefazione che parla anche di Tumblr. Ahimè, è molto lunga, tuttavia non siete costretti a leggerla, però magari a qualcuno interessa. Eccola qui.
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"«La fica se ne andava allegramente per i cazzi suoi». Così comincerà il mio romanzo sulla liberazione della donna”. Fu questo il primo post che pubblicai sul mio tumblr; era uno degli ultimi giorni del 2014, avevo appena superato incolume, o quasi incolume il Natale e sentivo che avrei dovuto dare una svolta alla ma vita. Per il matrimonio mancava la materia prima, per il settennato in Tibet mancava il fisico, sono troppo freddoloso, non restava che aprire un blog dove dare sfogo ai miei sfoghi.”Tumblr ha riempito un po' la mia solitudine, e la mia solitudine ha riempito un po' tumblr. Pari e patta”; un altro dei miei post, successivo di un paio d'anni al primo, che illustra bene il mio rapporto con questa piattaforma. A questo punto bisognerebbe spiegare cosa sia tumblr e in cosa si differenzi, ad esempio, da facebook, troppo complicato. In soldoni potremmo sintetizzare che tumblr è un facebook per gente vagamente disturbata che non gradisce essere disturbata, persone che all'idea di socializzare preferiscono quella di fotografare il proprio gatto e le proprie angosce per mostrarle al mondo. Per quanto mi riguarda è stato ed è la mia valvola di sfogo creativa, palestra di espressione, di pensiero e di scrittura. In tre anni ho prodotto più di 15 mila post, questo libro è una raccolta e una rilettura dei migliori: tanti piccoli tasselli di un puzzle che alla fine tracciano il ritratto di un uomo solitario ma non solo, disincantato ma ironico, pessimista praticante, scettico e disilluso di sé e degli altri; e queste sarebbero le qualità. Per la cronaca: il romanzo sulla liberazione della donna devo ancora scriverlo.
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un-antropologo-nel-mondo · 1 year ago
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A te e famiglia.
Poi finiamo con l'essere quei piccoli fraseggi all'ingrosso, quel rivaleggiare di biglietti omaggio per gli scarti di fine stagione. Intuendone il gusto, ci trasformiamo in quella data di scadenza da regolare al primo stronzo che merita il dovuto. Finiamo col diventare la bassa considerazione per quel prezzo scontato a ribasso, quelle strepitose strette di mano tra miserabili vicini di casa. Alla fine, sul bordo della grande promessa, finiamo con l'essere l'ultima rata da regolare al pedaggio o quel tempo che resta per le conseguenze del nostro ultimo crimine bianco di neve.
Finiamo col tradurci negli avanzi della solita frase che si pronuncia per dovere di cronaca: "a te e famiglia", mentre carichiamo di falsi abbracci revolver con la medesima indecenza con cui ricambiamo la più erotica finzione che sia stata concepita a Natale.
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sguardimora · 1 year ago
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Nei giorni scorsi ho assistito a una prova aperta di The Garden, il nuovo lavoro di Gaetano Palermo, con Sara Bertolucci e Luca Gallio, che quest’anno è stato selezionato per la quarta edizione di ERetici_le strade dei teatri, il progetto di accoglienza, sostegno e accompagnamento critico, ideato e curato dal Centro di Residenza dell’Emilia Romagna.
In scena una black box ospita al suo interno un unico fermo immagine che solo alla fine si smaterializza lasciando lo spazio vuoto. Una donna, vestita con una sottoveste rosso mattone, è riversa a terra sul fondo destro del palcoscenico e lì resterà immobile, mossa solo da un respiro lento e profondo.
 La dimensione immaginifica e di spaesamento che si crea per lo spettatore è dettata dalla drammaturgia sonora, che ad ogni cambio di brano amplia l’immaginario in nuove visioni, e dall’impianto luminoso, che resta statico dopo una prima accensione a lampi di neon. Per rifarci al titolo ci troviamo davanti a una natura morta, che fa però permeare di vita quell’immagine statica in ogni attimo che passa.
Fotografia o cinema? Teatro o dj set? Installazione o durational performance? O tutto questo insieme? L’impianto del lavoro è decisamente teatrale: come si diceva in principio, c’è una scena nera che si illumina quasi cinematograficamente per restare così, con la stessa tonalità di colore e luce, fino alla fine. Poi c’è la drammaturgia sonora che è ciò che da movimento a un’immagine altrimenti immobile e fa sì che lo spettatore proceda nella giustapposizione di immaginari e di significati. 
Il dispositivo che il collettivo artistico mette in opera viene così definito da un crash mediale che fa collasse il cinema nel teatro, il teatro nel dj set, la fotografia nell’installazione e così via. Questo meccanismo inoltre sembra operare su quel piano di reinvenzione del medium di cui parla Rosalind Krauss (2005): facendo collassare sulla scena molteplici media il collettivo porta lo spettatore dentro il processo stesso, rendendo percettibile, grazie alla ripetizione all’infinito della stessa immagine, la finzione della rappresentazione e il funzionamento dell’immaginazione. 
La mente così vaga tra le immagini della memoria: da un’apparizione lynchiana a una classica vittima del cinema di Hitchcock, da un corpo collassato durante un rave party al corpo a terra di Babbo Natale nella clip de La Verità di Brunori sas, dai corpi della cronaca nera a quello di Aylan riverso sulla spiaggia greca e così via, continuamente si creano e distruggono immagini nella mente di chi guarda.
In questa pratica mediante la quale si crea un ibrido, per restare anche nella metafora naturale, che incrocia più media, si assiste a una sorta di Iconoclash (Latour, 2005): accade allora che chi guarda si ritrova in una sorta di terra di mezzo, di indecisione dove non sa l’esatto ruolo di un’immagine, di un azione perché, nel caso di The Garden, questo si modifica non appena viene assimilato dell’occhio di chi guarda; e su questa scena ciò che accade è proprio questo: lo spettatore è messo davanti ad un’immagine iconica che cambia costantemente di significato e senso, passando dal sentimento del tragico a quello del comico fino a dissolversi svanendo ironicamente, rompendo il quadro della rappresentazione.
Una delle caratteristiche fondamentali delle immagini è, sempre per Bruno Latour, la loro capacità di scatenare passioni ed è proprio su questo meccanismo che sembra lavorare il collettivo guidato da Palermo che a settembre presenterà al pubblico una prova aperta di questo lavoro presso la Corte Ospitale di Rubiera dove si chiuderà il progetto ERetici.
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*Krauss, R. (2005). Reinventare il medium. Cinque saggi sull'arte d'oggi, a cura di Grazioli E., Mondadori, Milano. 
* Latour, B. (2002). What is iconoclash? Or is there a world beyond the image wars. Iconoclash: Beyond the image wars in science, religion, and art, 14-37.
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telodogratis · 12 days ago
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Bimbo malato muore tra le braccia di Babbo Natale 
[[{“value”:” Ci sono storie davvero commoventi, di quelle talmente struggenti che tolgono il fiato; difficili da raccontare anche per chi, ogni giorno, per lavoro, parla di cronaca. Quando si parla di bambini, quando le vittime sono degli innocenti, degli indifesi; la fatica è tantissima. Se è vero il detto ” A Natale siamo tutti più buoni”, c’è chi la bontà la usa ogni giorno per far del bene…
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lamilanomagazine · 6 months ago
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Bologna, Attorno al Museo la rassegna dedicata al 44° anniversario della Strage di Ustica
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Bologna, Attorno al Museo la rassegna dedicata al 44° anniversario della Strage di Ustica Il 27 giugno 2024 ricorre il quarantaquattresimo anniversario della Strage di Ustica, che causò la morte di 81 persone in viaggio tra Bologna e Palermo su un DC9 della compagnia Itavia, in una sera di inizio estate del 1980, di guerra aerea, come ricordato dal Giudice Rosario Priore nella sua sentenza ordinanza del 1999. Manca ancora un pezzo è il tema scelto per la XV edizione di Attorno al Museo, la rassegna organizzata dall'Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica al Parco della Zucca, dove sorge il Museo per la Memoria di Ustica del Settore Musei Civici di Bologna con l'installazione permanente di Christian Boltanski attorno al relitto del DC-9 e in dialogo con esso, e, accanto, il "Muretto di Andrea", dedicato alla memoria del giornalista Andrea Purgatori, scomparso lo scorso anno, che alla strage di Ustica dedicò gran parte della sua vita. Dal 27 giugno al 10 agosto arte, teatro, musica, poesia, danza si confrontano ancora una volta con la strage, che nel corso di questi 44 anni ha continuato a sollecitare la necessità della riflessione e rielaborazione artistica e culturale, forse più di qualsiasi altro evento nella storia del nostro Paese. Un anniversario che si arricchisce quest'anno di due importanti notizie: da un lato la costituzione, da parte della Regione Emilia-Romagna, Il Comune di Bologna e l'Associazione dei Parenti, di una Fondazione per la gestione e la promozione del Museo per la Memoria di Ustica; dall'altro la decisione della Giunta Comunale di Mantova, città natale della Presidente dell'Associazione Daria Bonfietti, di intitolare alle vittime della strage di Ustica un giardino nella zona di Valletta Paiolo, quartiere dove risiedevano due delle cinque vittime mantovane. Tanti sono i protagonisti e le protagoniste del mondo della cultura, dell'arte e dello spettacolo che hanno voluto essere presenti anche quest'anno alla rassegna con produzioni originali che, a partire dalla strage, arrivano a riflettere sul presente. Giovedì 27 giugno alle 11.30 a Palazzo d'Accursio il sindaco Matteo Lepore incontrerà i parenti delle vittime. Saranno presenti il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e la presidente dell'Associazione Parenti delle Vittime della strage di Ustica Daria Bonfietti. L'incontro sarà trasmesso anche in streaming sul canale YouTube del Comune di Bologna. L'apertura della rassegna serale Attorno al Museo al Parco della Zucca è affidata nella stessa giornata alle 21.15 allo spettacolo Sempre, ovunque con te mi troverai di Concita De Gregorio, in cui parole e musica si intrecciano partendo dalla cronaca per arrivare alla poesia, "l'unica capace di raccontare la verità che abita l'animo". Sul palco le canzoni e la voce di Erica Mou diventano la musica che guarisce le ferite della memoria. Viaggio notturno per mare è il titolo della videoinstallazione di Jacopo Rinaldi a cura di Laura Brambilla costruita sulle immagini del relitto del DC-9 Itavia sul fondale marino girate nell'ambito della missione "Opera – Operazione di Recupero Aeromobile", che a partire dal 27 aprile 1987 diede avvio al recupero dei resti del velivolo consentendo al Giudice Rosario Priore di scrivere la verità sulle cause del disastro aereo. Il video sarà proiettato in alcuni luoghi della città, tra cui il MAMbo, Bologna Welcome e le sedi Tper di via di Saliceto e via Lame, a partire dalle 20 del 27 giugno e per tutta la notte, e al termine dello spettacolo all'interno del Parco della Zucca. L'opera di Rinaldi consente di immergersi nell'abisso marino riportando a galla la drammaticità dell'evento nello spazio pubblico della città. Il progetto è realizzato in collaborazione con MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna. La rassegna continua giovedì 4 luglio alle 21.15 con Stefano Massini per Ustica, in cui l'autore restituisce un affresco della storia italiana degli anni Ottanta in parole e racconti che nel suo stile caratteristico e travolgente 'toccano il cuore e la mente' per non dimenticare, fare memoria e ricordare la necessità di fare chiarezza sulle tante vicende ancora oscure della storia italiana. Giovedì 11 luglio è la volta del concerto, in collaborazione con il Conservatorio G.B. Martini di Bologna, dei Pulse Percussion Duo, al secolo Mattia Grassi e Pierfrancesco Semeraro, viaggio sonoro fatto di energia esplosiva, che porta le percussioni a esplorare un ampio repertorio musicale, dalla musica classica a quella popolare e contemporanea. 3D Soundscape - La Battaglia per Ustica è il titolo dell'opera sonora ideata da Oderso Rubini e composta da Carlo Cialdo Capelli, musicista e compositore, in occasione del terzo anniversario della morte di Christian Boltanski, che sarà presentata domenica 14 luglio alle 19: una partitura polifonica realizzata a partire dalle voci degli 81 altoparlanti – uno per ogni vittima – che compongono l'installazione dell'artista francese, che si allarga fino a creare un viaggio immersivo, rievocando le profondità marine e restituendo da un lato il senso della fragilità umana, dall'altro un messaggio di speranza, determinazione e coraggio. Una toccante e significativa esperienza d'ascolto che offrirà al pubblico fino al 10 agosto un modo diverso di vivere l'installazione permanente del Museo per la Memoria di Ustica (da venerdì a domenica alle 17.30 e nelle serate di rassegna alle 21 e al termine degli spettacoli). Alla memoria di Andrea Purgatori, che ha dedicato gran parte della sua vita di giornalista di inchiesta alla strage di Ustica, è dedicato venerdì 19 luglio, nel primo anniversario della sua scomparsa, il concerto di Francesco Cafiso e Alessandro Lanzoni, entrambi enfants prodiges della musica jazz e oggi tra i più affermati musicisti in ambito nazionale e internazionale, in una serata in collaborazione con il Bologna Jazz Festival. La danza d'autore di Virgilio Sieni sarà protagonista nello spettacolo Esistenze, in prima assoluta mercoledì 24 luglio: un mosaico di sette brevi danze dedicate e intervallate, misurate e sospese dalle parole che alcuni visitatori hanno lasciato nel guestbook del Museo, passando davanti al relitto, contribuendo a tracciare un punto di vista che si muove sempre verso noi. A David Riondino il compito di chiudere la rassegna sabato 10 agosto con La Notte di San Lorenzo: il poliedrico artista fiorentino reciterà testi poetici e narrativi legati al tema del volo, uno dei temi maggiormente presenti nella letteratura di tutti i tempi, da Luciano di Samosata a Giovanni Pascoli. Accanto a lui Monica Demuru, le cui canzoni si intrecceranno alle letture sospese tra nostalgia e speranza, tra malinconia e vitalità. Gli spazi esterni del Museo per la Memoria di Ustica si arricchiscono, durante le giornate della rassegna, dei disegni realizzati nel corso dell'anno dagli studenti e dalle studentesse di alcuni istituti scolastici romagnoli, frutto delle visite al Museo e degli incontri con l'Associazione dei Parenti, che raccontano il punto di vista dei ragazzi e delle ragazze rispetto all'esperienza del Museo e al racconto della strage. In una sorta di museo a cielo aperto, i disegni andranno a completare le installazioni già presenti sui muri esterni, accanto alle celeberrime vignette del settimanale satirico Cuore. Anche quest'anno si rinnova la collaborazione con il MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna, dove il 21 giugno nella Sala delle Ciminiere apre al pubblico (fino al 29 settembre) P E R S O N O M A L I A, mostra personale di Robert Kuśmirowski a cura di Lorenzo Balbi e Marinella Paderni con l'assistenza curatoriale di Sabrina Samorì: volontà dell'installazione dell'artista polacco, noto per il suo approccio alla creazione di ambienti immersivi che combinano elementi visivi, sonori e sensoriali, è quella di richiamare soprattutto i più giovani ad approfondire il loro legame con una vicenda che non li ha direttamente coinvolti ma che ha segnato la storia del Paese, affidando al linguaggio del contemporaneo una riflessione sulla memoria collettiva in un particolare momento di ripiegamento della storia su se stessa. Per tutte le serate della rassegna le Cucine Popolari di Bologna in collaborazione con il Centro Sociale Antonio Montanari prepareranno i "Piatti della solidarietà", nell'ambito del progetto La memoria in tavola. In collaborazione con Tper, il bus "vestito" con l'immagine coordinata della rassegna Attorno al Museo circolerà per le strade di Bologna a partire dal 27 giugno. Come di consueto, in corrispondenza delle date di tutti gli eventi in programma il Museo per la Memoria di Ustica propone aperture straordinarie con i seguenti orari: giovedì 27 giugno dalle 11 alle 14 e dalle 19 alle 24; 4, 11, 14, 19, 24 luglio e 10 agosto dalle 20 alle 23. In queste serate, ad eccezione del 27 giugno, il Dipartimento educativo MAMbo propone una visita guidata gratuita al Museo alle 20: la prenotazione è obbligatoria scrivendo alla mail [email protected] entro le 13 del giorno precedente. Negli altri giorni restano invariati gli orari di apertura estivi del Museo, validi dal 28 giugno al 29 settembre: venerdì, sabato e domenica dalle 17 alle 20. La rassegna fa parte di Bologna Estate 2024, il cartellone di attività promosso e coordinato dal Comune e dalla Città metropolitana di Bologna – Territorio Turistico Bologna-Modena. Il programma completo è disponibile sul sito www.attornoalmuseo.it Attorno al Museo è realizzata con il sostegno della Regione Emilia-Romagna; Assemblea legislativa Regione EmiliaRomagna; Settore Musei Civici di Bologna | Museo per la Memoria di Ustica; Città metropolitana di Bologna; Comune di Bologna; Bologna Unesco City of Music. Con il patrocinio di: Rai Media partner: Rai Radio 3. Si ringraziano: TPER; Legacoop Bologna; Gruppo Hera; Coop Alleanza 3.0; Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. Progetti realizzati in collaborazione con: Cronopios; Officina Immagine; Bologna Jazz Festival; Conservatorio G.B. Martini; Centro Sociale Antonio Montanari; Cucine Popolari Bologna. Per informazioni: www.attornoalmuseo.it www.associazioneparentiustica.it www.museibologna.it/ustica... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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micro961 · 7 months ago
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Noema - Il nuovo singolo “L’uomo con l’ombrello nero”
Torna il rock esplosivo della band sugli stores digitali e nelle radio
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“L’uomo con l’ombrello nero” è il nuovo singolo della poliedrica rock band dei Noema, primo estratto dal nuovo progetto discografico di prossima uscita, che dall’11 aprile si può ascoltare sui principali stores digitali e dal 26 aprile nelle radio in promozione nazionale. La band composta da Francesco Mastrapasqua, Roberto Gagliardi, Marco Perego, Luca Reale ed Andrea Castellaneta, ritorna nella discografia italiana dopo la pubblicazione degli album “Punto di Equilibrio” e “Voi siete qui”, contenente il brano “45°28'0"N 9°12'8"E” dedicato alla loro città natale, Milano.
Il genere suonato è figlio della grande quantità e varietà di musica che, per osmosi, le loro orecchie hanno più o meno digerito dalla pubertà in poi: un rock al fosforo, insolubile in acqua e che al contatto con l'aria brucia spontaneamente.
“Essere nel posto sbagliato al momento sbagliato... Uno degli eventi di cronaca che più hanno segnato il XX secolo... Cosa ci fa un uomo in abito scuro, con un ombrello nero aperto in una giornata di sole, ai bordi della strada, mentre il presidente Kennedy sfila, il giorno del suo assassinio?  Il brano parla proprio di come la casualità possa generare verità di comodo e di come la forza delle idee sia la strada verso il migliore dei mondi possibili.” Noema
Ascolta il brano
La scelta di pubblicare “L’uomo con l'ombrello nero” il giorno 11.04.2024 è un omaggio al brano “11 Aprile 1954”, contenuto in “Voi siete qui” ... Quel dì viene definito come il più noioso del XX secolo. Un po’ di sano rock italiano targato Noema lo avrebbe sicuramente reso meno monotono, più interessante e piacevole.
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cresy · 11 months ago
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RICORDIAMO LA STUDENTESSA SANTA SCORESE VITTIMA INNOCENTE
Cronaca Bari - Santa Scorese ( Bari, 6 febbraio 1969 - Palo del Colle, 16 marzo 1991)Santa Scorese è stata una studentessa e attivista cattolica italiana, assassinata da uno psicopatico a 23 anni Il padre, Piero, è un agente di polizia, la madre, Angela, è una casalinga; riceve la prima formazione cristiana nell'oratorio salesiano della chiesa del "Santissimo Redentore" della sua città natale,…
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Oggi in prima del 27/12/2023
Vai al contenuto della pagina RaiNews Video Cronaca Esteri Politica Sport Televideo Referendum 12 giugno … Rai News 24 • LIVE Temi Caldi Crisi Russia-Ucraina Verso il 2024 La guerra Israele-Hamas Covid Tensione in Serbia La crisi del clima Natale Il caso Ferragni Violenza sulle donne … Seguici su facebook Seguici su twitter Seguici su instagram Vai agli RSS Menu Home Temi Caldi Temi…
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tempi-dispari · 2 years ago
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From the depth: Necrodeath, la leggenda continua
Contesto storico culturale
Correva l’anno 1984. I Van Halen pubblicavano l’album 1984, la scena metal iniziava a distinguersi e, perché no, ‘perdersi’ in mille rivoli e sottogeneri. Iniziavano ad emergere filoni estremi. Oltre a lustrini e paillettes il mondo metal si stava tingendo sempre più di nero. Il contesto sociale era in fermentazione per infiniti motivi politici e non.
Cronaca a avvenimenti in Italia.
Nel nostro paese il 1984 fu caratterizzato da:
18 febbraio, la religione cattolica cessa di essere religione di Stato e si apre nel Paese la libertà a ogni culto: firmato da Craxi e il cardinal Casaroli il nuovo concordato Stato-Chiesa. Altra firma, Craxi la mette su un decreto legge d’urgenza che consente alle reti televisive private, in assenza di una legge sull’emittenza, di riprendere le trasmissioni. Muore una delle più importanti figure politiche italiane, Enrico Berlinguer, e sulla scia emotiva dell’avvenimento, il PCI è il primo partito italiano alle Europee di giugno.
Pochi giorni prima di Natale, una bomba uccide 16 persone sul rapido Napoli-Milano, nei pressi di San Benedetto Val di Sambro. La stagione vigliacca degli attentati non è ancora finita. Scoppiano in estate due dei primi polizieschi mediatici: a Vercelli, la “santona” chiamata Mamma Ebe è condannata a dieci anni di carcere per truffa, sequestro di persona, abbandono di malati ed esercizio abusivo della professione medica.
A Firenze, vengono ritrovati i cadaveri di Pia Rontini e Claudio Stefanacci, due giovani uccisi secondo le modalità del “mostro di Firenze”. Tommaso Buscetta comincia a cantare: in base alle sue rivelazioni vengono emessi 366 mandati di cattura.
La commissione parlamentare sulla P2 scopre poco e niente, e soprattutto non trova l’archivio segreto di Gelli che avrebbe dovuto fare luce sulla struttura di vertice dell’organizzazione massonica.
Nel resto del mondo:
24 gennaio – Apple lancia il Macintosh: Uno Steve Jobs in versione elegante, con blazer doppio petto blu, camicia bianca e papillon verde chiaro (siamo lontani dallo stile casual degli anni 2000), presenta a 2.600 persone il Macintosh 128k, il più il più famoso personal computer sviluppato dalla Apple che inaugura una nuova era nel mondo dell’informatica: l’era dei Mac!
1° giugno – Al cinema “C’era una volta in America”: Di sodalizi riusciti il cinema ne ha vissuti tanti, ma quello tra il regista Sergio Leone e il compositore Ennio Morricone è qualcosa di sublime. L’ultimo capolavoro che consegnano alla storia della  “settima arte” è C’era una volta in America, ritratto di struggente malinconia del genere gangster, che va dall’America degli anni Venti ai favolosi anni Sessanta, passando per la fine del Proibizionismo.
4 giugno – Pubblicato Born in the U.S.A. di Springsteen: Un uomo in jeans e con un berretto rosso in tasca, voltato di spalle sullo sfondo della bandiera degli USA. Con questa storica copertina debuttò nei negozi Born in the U.S.A., settimo album di Bruce Springsteen. Da quel 4 giugno del 1984 il mondo cominciò ad impazzire per il “boss del rock”.
6 giugno – Inventato il videogioco Tetris: Una realtà da costruire con tanti mattoncini colorati che piovono dall’alto e che vanno incastrati con rapidità e precisione. È la mission di Tetris, videogioco tra i più popolari e longevi della storia. A inventarlo, per caso, fu il programmatore russo Aleksej Pažitnov, mentre lavorava a un test d’intelligenza sul computer sovietico “Electronika 60”, per conto dell’Accademia delle Scienze di Mosca. 
La storia
In questo contesto mossero i primi passi i Necrodeath.
I Necrodeath si formarono a Genova il 5 febbraio 1984, con il nome Ghostrider, ad opera del batterista Peso e del chitarrista Claudio. I due decisero di far nascere un proprio gruppo in seguito alla tappa italiana del tour dei Venom alla quale Peso e Claudio assistettero. Fin dalle prime apparizioni, i componenti si facevano conoscere con gli pseudonimi Ingo Veleno (voce), Mark Peso (batteria), Fuckin’ Clod (chitarra) e Peter Volcano (basso). Con questa formazione incisero la demo Mayhemic Destruction. Nel 1985 il nome del gruppo fu ufficialmente cambiato in Necrodeath e con esso i loro relativi nomi si trasformarono da Ingo Veleno in Ingo, da Mark Peso in Peso, da Fuckin’ Clod in Claudio e Paolo, che sostituì Peter Volcano. Così venne inciso, nello stesso anno, il demo The Shining Pentagram.
Questa prima demo-release è ancora considerata un vero e proprio “pezzo di storia thrash/black”.
I Necrodeath esordirono con il primo concerto dal vivo assieme agli Hate il 21 marzo 1986 al Teatro Verdi di Sestri Ponente. Nel 1987 pubblicarono il loro disco di debutto, dal titolo Into the Macabre, album caratterizzato da un thrash metal violento e chiaramente ispirato a Slayer, Bathory, Venom, Possessed, Dark Angel e Kreator. Acquisita una buona fama, nel 1989 il gruppo pubblicò il secondo capitolo discografico, denominato Fragments of Insanity. La carriera dei Necrodeath subì un arresto sul nascere e il comportamento poco professionale della loro label spinse la band a sciogliersi improvvisamente agli inizi degli anni novanta. Ogni componente si dedicò a nuovi progetti; da rilevare che nel 1991 Peso fondò, insieme al chitarrista Tommy Talamanca, il gruppo death metal Sadist (ispirato dal nome di una vecchia canzone dei Necrodeath, “Necrosadist”), uno dei più importanti gruppi death metal italiani che ha avuto anche occasione di suonare con i Carcass nel 1995.
Ma le voci su un ritorno di Necrodeath iniziarono a circolare.
Finalmente, nel 1998, Peso e Claudio hanno risollevato dalle ceneri la prima e unica leggenda black/thrash italiana. La band firmò subito un contratto con Scarlet, ristampò il primo album ‘Into The Macabre’ su CD e iniziò a lavorare su nuovo materiale.
È passato un anno dalla loro rinascita e la leggenda del black/thrash italiano è tornata con il loro album più spaventoso ed estremo di sempre. Registrato agli Underground Studios, Svezia (Carnal Forge, Ebony Tears, Lost Souls, Killing Machine) nel settembre 1999, ‘Mater Of All Evil’ ha mostrato una stupefacente produzione assassina e prestazioni tecniche di grande talento. Velocissimo, ultra-aggressivo e supportato dalla voce malvagia da incubo del nuovo cantante Flegias, “Mater Of All Evil” è stato il terzo album dei Necrodeath a uscire dopo 10 anni di silenzio.
Sempre guidata dai compositori d’altri tempi Claudio (chitarra) e Peso (batteria), la band, più forte che mai, era pronta a portare nuova linfa fresca alla scena metal estremo. Puro, violento e maligno, ‘Mater Of All Evil’ ha dimostrato di essere l’essenza di ciò che abbiamo amato in passato: Slayer, Possessed, Kreator, Destruction, Sodom, Bathory, Dark Angel.
Thrash/black metal al suo meglio. La risposta sia dei media che del pubblico è stata semplicemente incredibile. I Necrodeath hanno infiammato il mondo con alcune esibizioni dal vivo “devastanti”, incluse le apparizioni al No Mercy Festival e Gods Of Metal! Dopo alcuni mesi di pausa e pesanti prove, la band esce con nuove killer songs e un sorprendente entusiasmo per la loro musica, celebrato con l’home video ‘From Hate To Scorn’ (aprile 2001), una sorta di tributo ai fan che ha sostenuto la band per tutti questi anni. Il lungo viaggio verso l’inferno non si ferma mai e i Necrodeath iniziano a progettare il nuovo album. il 4° della loro carriera!
‘Black As Pitch’ contiene l’atteggiamento più violento che i black-thrashers italiani abbiano mai mostrato prima. La sessione di registrazione si è svolta nuovamente presso gli studi Underground in Svezia con il produttore Pelle Saether. Acclamato dalla critica come la naturale evoluzione di ‘Mater Of All Evil’, il 4° album ‘Black As Pitch’ ha confermato ancora una volta la leadership nella scena italiana e si è rivelato l’album dei Necrodeath più acclamato in America e in Asia. La band ha anche preso parte al Tattoo The Planet Festival a Milano, Italia, insieme a Slayer, Soulfly, Children Of Bodom e Moonspell tra gli altri. È stato anche girato un videoclip per la canzone “Process Of Violation” e si è iniziato a concepire un nuovo album.
‘Ton(e)s Of Hate’ arriva nel settembre 2003. Questa volta la band decide di trascorrere più tempo in studio e sceglie uno dei migliori in Italia, Outer Sound (Novembre, Stormlord, Rosae Crucis, DGM), con produttore Giuseppe Orlando (anche batterista nei Novembre). Il mastering ha avuto luogo presso la Mastering Room in Svezia con Goran Finnberg (Soilwork, In Flames). Il risultato è stato un album complesso e sperimentale, che conserva ancora pienamente l’approccio estremo a lama di rasoio degli ultimi due album ‘Mater Of All Evil’ e ‘Black As Pitch’. L’album conteneva anche “The Flag”, una nuova versione della canzone originariamente inclusa nel capolavoro di debutto “Into The Macabre” e intitolata “The Flag Of The Inverted Cross”.
Il 2006 ha visto i Necrodeath pubblicare il sesto album in studio della loro lunga carriera, album che ha seguito i più acclamati successi (’20 Years Of Noise 1985-2005′ ha celebrato il 20° anniversario della band) e ha dato inizio a una nuova era per la band, nonostante il fatto che l’ex chitarrista Claudio sia uscito nello stesso periodo per motivi personali. I Necrodeath hanno iniziato a lavorare al nuovo album con il talentuoso giovane chitarrista Andy, ma subito dopo la registrazione (con le sessioni di registrazione che si sono svolte di nuovo agli studi Outer Sound), è stato sostituito da Pier Gonella dei Labyrinth.
‘100% Hell’, l’attesissimo nuovo album, è stato descritto come l’album dei Necrodeath più vario finora, contenente 10 tracce furiose che spaziano dal veloce assalto thrashing della metà degli anni Ottanta all’olocausto sonoro orientato al groove mostrato con gli ultimi sforzi. La band è stata orgogliosa di annunciare un’apparizione speciale del potente Cronos (Venom), universalmente descritto come il padrino del black metal. Seguì un tour europeo con i maestri del black metal Marduk.
‘Draculea’, il settimo album dei Necrodeath, pubblicato nell’ottobre 2007, è un concept intrigante sulla vita del re delle tenebre Vlad Tepes, con una vasta gamma di nuove influenze eseguite da una band al top della forma. Gli sforzi artistici sono stati ancora una volta gestiti dal famoso artista/regista Chad Michael Ward (che in precedenza ha lavorato con Marilyn Manson, Fear Factory, Billy Idol, Allhelluja tra gli altri) e Peter In De Betou (Marduk, Meshuggah) ha masterizzato l’album nei suoi studi Taylor Made in Svezia. È stato anche pubblicato uno straordinario videoclip per la canzone “Smell Of Blood”.
Ma è giunto il momento per il nuovo, ottavo album in studio dell’ormai leggendario gruppo.
‘Phylogenesis’ è il titolo della nuova fatica, un concept sull’origine della specie, 9 killer track sul passato, il presente e il futuro della popolazione mondiale.
La nuova formazione, composta dal bassista GL (in sostituzione dell’ex bassista John) e dal chitarrista Pier Gonella, insieme agli ex membri Peso e Flegias, è compatta come non mai e il risultato della loro collaborazione è uno degli album più pesanti e ispirati della band di sempre.
L’album è stato ancora una volta registrato agli Outer Sound Studios di Roma, in Italia, con Giuseppe Orlando (Novembre) che si è occupato del missaggio. Il mastering è stato fatto presso il rinomato Fear Studio di Ravenna, Italia. L’incredibile artwork è venuto da Nerve Design (Nile, Threshold, Legion Of The Damned, Vision Divine, Exilia). I Necrodeath intraprendono un intenso programma di tournée per promuovere il nuovo sforzo.
Sono seguiti diversi concerti di alto profilo, e con il 2009 che ha segnato un clamoroso 25° anniversario per la band, i Necrodeath hanno iniziato a festeggiare in grande stile con le ristampe in vinile dell’innovativo album di debutto “Into the Macabre” e una versione EP da 10″ del famigerato ” The Shing Pentagram” demo tape originale, entrambi in edizione molto limitata.
La band è rientrata in studio (questa volta nelle proprie strutture dei Quake Sound Studios) per spingersi un po’ oltre e celebrare adeguatamente quei 25 anni di rumore. Il risultato è “Old Skull”, non solo un altro album di cover, ma una fedele rivisitazione delle radici oldschool prive di ruggine dei Necrodeath, registrata, confezionata e pubblicata in vero stile underground. Comprese le apparizioni di membri ex-Necrodeath, ex-Schizo e Bulldozer, “Old Skull” è forza, culto e coerenza rituale dall’inizio alla fine.
Esce a maggio 2011 “The Age of Fear” su Scarlet Records, con canzoni dal loro intero catalogo precedente, a partire dal leggendario album di debutto del 1987 ‘Into The Macabre’ fino al loro ultimo ‘Old Skull’, ‘The Age Of Fear’ cattura l’intero essenza della band fino ad oggi in attesa del loro prossimo nuovo album, in uscita nell’autunno del 2011 su Scarlet Records.
“The Age of Fear” contiene 15 brani classici tra cui la versione “onirica” nedita della canzone “Queen Of Desire”, con la partecipazione di Giorgia Gueglio (Mastercastle) alla voce e Botys Beezard (Godyva) al piano, la splendida cover versione di “Black Magic” degli Slayer e la versione live di “The Theory” della band. La bellissima opera d’arte è stata realizzata dall’artista francese Pierre-Alain D. presso 3mmi Design.
Ma è giunto il momento per il nuovissimo album dei Necrodeath ‘Idiosyncrasy’, probabilmente il più impegnativo della band fino ad ora, sia musicalmente che liricamente. Consiste in una singola traccia di 40 minuti che riassume l’approccio musicale dei Necrodeath senza necessariamente cercare di suonare “progressivo”.
Il batterista Peso ha scritto ancora una volta la maggior parte della musica, questa volta con il grande aiuto del chitarrista Pier Gonella, la cui importanza all’interno delle dinamiche della band è in costante aumento. Il cantante Flegias e Peso sono coautori del concept lirico, ispirato dall’eterno conflitto tra il bene e il male e la lotta per raggiungere la pace interiore contro ogni previsione.
“Idiosyncrasy” è stato registrato agli Outer Sound Studios di Roma, in Italia, e ai Music Art Studios di Rapallo, in Italia, e mixato da Giuseppe Orlando (Novembre). L’artwork, ispirato al film classico di Quentin Tarantino “Reservoir Dogs”, è stato realizzato da Nerve Design (Nile, Threshold, Vision Divine, Bulldozer). Leif Jensen (Dew-Scented) è accreditato come ospite molto speciale alla voce. ‘Idiosyncrasy’ uscirà il 25 ottobre 2011 su Scarlet Records.
Intorno al 2013, gennaio, i Necrodeath hanno celebrato la loro lunga attività, con un DVD pubblicato dalla Scarlet Records, chiamato “Helllive”. Questo DVD contiene due live registrati nel 2012 a Milano e Catania, più interviste, scene di vita on the road e videoclip. Nello stesso anno, la band ha suonato molti concerti in Italia e all’estero.
A marzo 2014 è stato pubblicato un singolo ep chiamato “Wrath” per l’etichetta Night Of The Living Dead. “Wrath”, uscito in edizione limitata è l’anteprima del prossimo, decimo album della band. Infatti un mese dopo, l’album “The 7 deadly sins” usciva sempre per la Scarlet Records. Questo album è composto da sette tracce, ognuna ispirata ai sette peccati capitali, più due tracce extra, “Thanatoid” e “Graveyard of the innocents”. Per il brano “Wrath” è stato rilasciato un videoclip. L’album è stato supportato da esibizioni dal vivo come festival e atto di apertura per Marduk, At The Gates…
Un altro singolo è uscito nel 2015, intitolato “Headhunting”, in edizione limitata come il precedente, per l’etichetta Terror From Hell. In questa uscita ci sono due ospiti molto speciali, come Mantas e Demolition Man di Venom Inc. / M.pire of Evil. E’ uscito anche un videoclip del brano “Headhunting”, eseguito dai membri di entrambe le band. Dopo questa uscita, i Necrodeath hanno tenuto vari concerti in Italia.
A maggio 2016 la band entra in studio per la registrazione di nuovi brani, insieme ai Cadaveria. Infatti entrambe le band hanno nella loro formazione Flegias/Marcello Santos e GL/Peter Dayton. Pubblicheranno un EP chiamato “Mondoscuro”. La data di uscita è 2016, settembre, per l’etichetta Black Tears.
2018: “The Age Of Dead Christ” è l’undicesimo album dei Necrodeath, 33 anni dopo il loro ingresso sulla scena, quando è stato pubblicato l’ormai leggendario demo tape “The Shining Pentagram”. 33 come l’età di Cristo, il Cristo morto, come dice il titolo dell’album. I Necrodeath tornano alle loro radici rilasciando uno dei capitoli più veloci, violenti e brutali del loro mortale percorso musicale. La copertina ricorda l’artwork tipico dei demo tape degli anni Ottanta e presenta il vecchio logo della band.
“The Age Of Dead Christ” include la canzone “The Return Of The Undead”, una nuova versione del classico della band “The Undead” (originariamente inclusa nell’album di debutto del 1987 “Into The Macabre”), con un’altra leggenda del metal estremo alla voce, il possente A.C. Wild dei Bulldozer.
Aprile 2019: Defragments Of Insanity’ è la ri-registrazione del secondo album dei Necrodeath ‘Fragments Of Insanity’, originariamente pubblicato nel 1989. Questa nuova versione riesce a mantenere intatta la brutalità e l’atmosfera cupa originali dell’album, pur con un approccio molto particolare dell’attuale formazione della band, la più longeva nell’illustre carriera dei Necrodeath.
Defragments Of Insanity’ segue l’uscita di ‘The Age Of Dead Christ’, l’ultima raccolta di materiale originale dei Necrodeath, l’undicesima nella loro carriera, 33 anni dopo il loro ingresso nella scena, quando l’ormai leggendario demo tape ‘The Shining Pentagram ‘ è stato rilasciato.
Considerato un classico di culto per decenni, “Fragments Of Insanity” è la quintessenza dell’album Thrash/Black Metal, un album che ha influenzato molte band nel corso degli anni ed è stato elogiato sia dai fan che dagli artisti. E questa nuova versione darà la possibilità ai fan più giovani di possedere un pezzo di storia che non era più facile da trovare.
Aprile 2020: ‘Neraka’ è un nuovo EP in uscita per Black Tears. “Neraka” è un viaggio infernale composto da cinque tracce. Tre nuove canzoni intitolate “Inferno”, “Petrify” e “Succubus Rises”, una versione live di “Flame of Malignance” e una cover classica dei Dead Kennedys, come “California Uber Alles”. Rilasciato in formato digipack, “Neraka” è stato registrato, mixato e masterizzato al MusicArt Studio di Rapallo (Genova-Italia), sede dei NECRODEATH. Per quanto riguarda l’artwork, la band ha rinnovato la collaborazione con Jacob Angel (che ha eseguito il video di “Metempsicosi”), e Monica Tomaino, che interpretano in copertina il ruolo dietro i titoli di tre nuovi brani: l’angelo caduto, Medusa e Succubus.
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vorticimagazine · 2 years ago
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Il polmone blu, di Alessandro Macina
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Vortici.it, lo sapete molto bene è sempre particolarmente attenta alle novità editoriali.
Dallo scorso mese di Dicembre è disponibile in libreria Il polmone blu, di Alessandro Macina per Edizioni Dedalo, una nuova collana, chiamata SottoInchiesta, nata da un’idea del collega Riccardo Iacona per raccontare l’attualità, la scienza e la nostra società attraverso indagini giornalistiche di approfondimento.
Il libro è disponibile nelle librerie, nelle piattaforme o cliccando qui L’inchiesta diventa un viaggio sul campo per raccogliere storie e punti di vista originali, un’esplorazione minuziosa e a tutto tondo, che cala i dati nel contesto più ampio delle ricadute sociali ed economiche, presenti e future. Non una cronaca asettica, bensì una narrazione avvincente e sfaccettata, capace di offrire molteplici prospettive e scenari. Il polmone blu, di Alessandro Macina (Edizioni Dedalo), è il “diario di bordo” di un appassionato giornalista che negli ultimi cinque anni ha viaggiato dappertutto per toccare con mano e rendere conto delle trasformazioni climatiche, degli shock ambientali, dei tanti piccoli e grandi punti di non ritorno che il rapido aumento della temperatura sta provocando sugli ecosistemi. "L’ecosistema dei mari è sotto stress ormai da troppo tempo, e se i mari smettono di respirare smettiamo di respirare anche noi"(dalla prefazione di Riccardo Iacona) L’OPERA: Un respiro su due lo dobbiamo all’oceano. È lui a produrre la metà dell'ossigeno del pianeta. E gli oceani sono stati finora i nostri migliori alleati nella lotta ai cambiamenti climatici, assorbendo un terzo dei gas serra e il 90% del calore prodotto dalle attività umane. Se il riscaldamento globale non è ancora fuori controllo, è perché gli oceani ci stanno salvando da condizioni di vita insostenibili. Ma il prezzo è altissimo: riscaldamento e acidificazione delle acque, perdita di biodiversità e produttività, anossia. Per quanto ancora potremo andare avanti così? Eventi estremi sempre più intensi e frequenti, e innalzamento del livello dei mari sono solo un acconto di quello che potrebbe succedere nei prossimi decenni. Un viaggio nel “polmone blu” del pianeta tra inchieste, interviste esclusive e reportage da tutto il mondo: l’Artico, sentinella dei cambiamenti climatici, le grandi città costiere degli Stati Uniti, il Mediterraneo sempre più caldo, Venezia. Non diamo per scontato nulla, non esiste un pianeta B. BRANO: INTRODUZIONE 24 dicembre 1968, vigilia di Natale. Missione spaziale statunitense Apollo 8. «Hai una pellicola a colori, Jim? Passami un rotolo di colore, presto, per favore. Guarda laggiù!» dice Anders. L’astronauta posiziona le macchine fotografiche per immortalare lo spettacolo che si presenta davanti ai suoi occhi durante l’orbita intorno alla Luna. Con una Hasselblad teleobiettivo da 250 mm, Bill Anders ci consegna una delle immagini più iconiche del pianeta. Lo scatto numero di serie AS8-14-2383HR della NASA passa alla storia con il nome di Earthrise. L’alba vista dalla Luna. Per la prima volta l’uomo osserva la Terra da una nuova e inedita prospettiva. È l’immagine che cambia per sempre il modo in cui guardiamo al pianeta. Non solo perché ce lo mostra in tutta la sua fragilità, immerso nell’Universo, ma perché ci rende consapevoli di un fatto tanto semplice quanto evidente e ricco di conseguenze. Il nostro è un pianeta blu. L’oceano ricopre il 71% della superficie terrestre e racchiude il 97% di tutta l’acqua presente sul pianeta. È un unico grande ecosistema e come tale si comporta, anche se noi lo conosciamo suddiviso in mari e oceani. È l’habitat più esteso, la casa di gran parte delle specie viventi. Ed è vitale anche per noi. Dalle primissime lezioni di scienze possiamo ricordare che la vita sul pianeta si forma in mare con i primi batteri, poi seguiti dagli organismi unicellulari. E nell’arco di milioni di anni quella vita esce dall’acqua e inizia a svilupparsi sulla terraferma. Quello a cui non pensiamo mai è che all’oceano dobbiamo anche una delle funzioni necessarie alla nostra stessa esistenza. L’ossigeno. Un respiro su due, lo dobbiamo a lui. L’oceano è il polmone blu del pianeta. La sua salute è fondamentale pure per la nostra economia, risorse e attività collegate agli oceani generano infatti il 5% del PIL mondiale. A ridosso del mare vivono centinaia di milioni di persone. L’oceano garantisce cibo per tutti sul pianeta e per un miliardo di persone è la fonte di proteine primaria. Siamo troppo abituati a darlo per scontato. L’oceano non lo conosciamo affatto. Sappiamo tutto delle terre emerse sulle quali abitiamo, ma i fondali marini sono ancora un mondo sconosciuto. Ne è stato esplorato e mappato solo il 5%, più o meno come la Luna. Lo stesso per quanto riguarda i nostri mari. Li chiamiamo “nostri” come se ne avessimo un qualche diritto di proprietà, in quanto il genere umano trae da lì il suo sostentamento alimentare ed economico. Abbiamo sempre considerato il mare una delle risorse del pianeta apparentemente infinite di cui servirci a piacimento. Lo deprediamo con una pesca intensiva industriale che ha portato al minimo la produttività delle acque e al collasso intere popolazioni animali. E con l’inquinamento lo stiamo letteralmente soffocando. Quasi l’80% delle acque reflue viene scaricato in mare senza essere trattato. E in mare ogni anno finiscono 8 milioni di tonnellate di plastica, l’equivalente di un camion pieno di rifiuti riversato ogni minuto. Un’invasione che sta mettendo a rischio la sopravvivenza di centinaia di specie marine. Una parte considerevole di quella che è stata chiamata dagli scienziati la sesta estinzione di massa sta avvenendo lontano dai nostri occhi, sotto il pelo dell’acqua. E se nel Pacifico la “zuppa di plastica” è già estesa come un’isola ed è più grande della Francia, si calcola che entro la metà del secolo nei mari troveremo più plastica che pesci. Non ci sarà uccello marino che non l’abbia ingerita. Nanoplastiche e microplastiche sono state rintracciate persino nel nostro sangue. Un’immagine difficile da dimenticare mi è stata mostrata durante una visita all’Agenzia Spaziale Europea. L’inquinamento atmosferico generato dai traffici marittimi mondiali è una nube che avvolge tutto il pianeta. È così grande da essere visibile dallo spazio. Se un impianto produttivo avesse le stesse emissioni di una nave, oggi verrebbe immediatamente chiuso perché non sarebbe accettabile sulla terraferma avere quei livelli di azoto o particolato sottile. Ma in mare sì. Ogni singola nave – comprese quelle da crociera – inquina come migliaia di automobili. Eppure si calcola che il settore inquinerà il 130% in più nei prossimi dieci anni. Ci arriva un barlume di consapevolezza di quello che viene estratto e trasportato ogni giorno per mare solo quando fa notizia un grave incidente come quello del 2021 alle isole Mauritius o un disastro ambientale delle proporzioni della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, nel golfo del Messico. Passata l’iniziale commozione, non pensiamo mai a quante navi trasportano combustibile e merci su e giù per il mondo. Ogni giorno. Anche le attività estrattive in mare aperto alla ricerca di nuovi combustibili fossili non si arrestano. La scienza ci ha avvertito di aver quasi esaurito il carbon budget a nostra disposizione. Ma nuove esplorazioni e concessioni riguardano persino l’Artico, il “nuovo” Artico meno ghiacciato. In quella che è una delle aree più fragili del pianeta, si stima ci sia almeno un quarto delle riserve finora inesplorate di petrolio e gas. «Vedere l’Artico come un’opportunità per nuove perforazioni, quando sono stati proprio i combustibili fossili la causa di questo disastro, non è accettabile. Abbiamo già estratto fin troppo. E il risultato è l’aumento delle emissioni. Non c’è bisogno di cercare più nulla. Tutto quello che non è stato ancora estratto deve rimanere nel sottosuolo, lì dov’è. Basta perforazioni in Artico, non ce ne possiamo permettere nemmeno una di più». Parole perentorie che mi regalò Christiana Figueres, una diplomatica originaria della Costa Rica, Segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici tra il 2010 e il 2016. Considerata l’architetto dell’Accordo di Parigi, è la persona che è riuscita a convincere 194 Paesi del mondo a impegnarsi ad abbassare le emissioni per contenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 °C e il più possibile vicino a 1,5 °C. È quella la nostra soglia critica di aumento di temperatura media globale. Le sue parole dovrebbero essere la nostra stella polare. E invece l’oceano è il più sottovalutato anche quando si parla di cambiamenti climatici. Troppo vasto, pensiamo, per poter essere modificato da noi. Quando al contrario meriterebbe il massimo della nostra attenzione, perché è l’oceano che alimenta il nostro clima e ne determina il ritmo del cambiamento. Non solo abbiamo depredato e inquinato i nostri mari, con i cambiamenti climatici li stiamo modificando per sempre. E, di conseguenza, stiamo cambiando il volto del pianeta sul quale abitiamo. Il riscaldamento globale ha alterato e accelerato il ciclo dell’acqua. Lo vediamo nelle tempeste più violente, nel rapido scioglimento dei ghiacci, ma anche nelle lunghe siccità e le persistenti ondate di calore. Questo rischia di essere solo un acconto di quello che ci aspetterà nei prossimi decenni, senza un drastico cambio di rotta. L’oceano è stato il nostro miglior alleato contro il riscaldamento globale. Come una spugna ha assorbito il 30% dei gas serra e più del 90% del calore extra prodotto dalle attività umane e ci ha restituito indietro molto poco, con un’inerzia molto bassa. Possiamo pensare a un termosifone che riscalda a poco a poco la nostra stanza, rilasciando calore un po’ alla volta. Senza il lavoro degli oceani, il riscaldamento globale sarebbe già probabilmente fuori controllo. Questa non è che la dimostrazione di quanto siano fondamentali. Ma la domanda è: quegli oceani che ci stanno salvando da condizioni di vita insostenibili, per quanto tempo ancora riusciranno a farlo? Per rispondere a questa domanda e misurare gli effetti dei cambiamenti climatici ho viaggiato in tutto il mondo. Riscaldamento superficiale e ondate di calore marine, innalzamento del livello dei mari, acidificazione delle acque, deossigenazione non sono solo concetti scientifici. Sono reali. Sono sirene di allarme che ci dicono che l’ecosistema marino è stressato al punto da iniziare a pagare un prezzo altissimo. Di questo passo, irreversibile. La soluzione è conoscere l’oceano e proteggerlo sempre di più. Le buone pratiche dimostrano che si può ancora fare tanto. Si è visto che i mari sono gli ecosistemi che rispondono meglio e più velocemente alle buone pratiche di gestione. Nel mondo migliaia di scienziati sono al lavoro per questa missione impossibile, salvare gli oceani per salvare noi stessi. Una corsa contro il tempo per rendere i nostri oceani più sani e più vitali. Ne ho incontrati diversi in questo viaggio nei cinque continenti e voglio condividere in queste pagine ciò che mi hanno detto. Ho scoperto che siamo negli anni decisivi di questa sfida. Lo dimostra il fatto che le Nazioni Unite hanno denominato gli anni 2021-2030 il Decennio degli Oceani. Non è una coincidenza che questi siano anche gli anni decisivi dell’azione climatica, gli anni per contenere il riscaldamento globale entro livelli compatibili con il benessere, la salute umana e il nostro assetto economico e sociale. Dieci anni per curare il malato grave, direbbe il noto climatologo Luca Mercalli. Vorrei ringraziare uno a uno gli scienziati che ho incontrato in questi anni. Diversi li troverete citati in questi capitoli, con molti rimango in contatto per confronti sempre interessanti. Sono persone appassionate, oltre che competenti e rigorose. Sono consapevoli della difficoltà della sfida, ma anche dell’urgenza di far comprendere il loro lavoro. Stanno facendo uno sforzo di divulgazione e di informazione incredibile. Li dovremmo tutti ringraziare per come stanno rendendo accessibili concetti e sistemi complessi come quello climatico. Giornalisticamente, sono fonte di ispirazione per me. Mi hanno spinto ad andare a verificare come quei numeri, quei modelli, quei risultati siano già nelle nostre vite: sono storie di persone e luoghi. Il cambiamento climatico è qui e ora. Il pianeta è cambiato e l’uomo deve faticosamente adattarsi alle nuove condizioni. 40,5 miliardi di tonnellate di emissioni globali di CO2 solo nell’ultimo anno, con un ulteriore aumento dell’1%, dimostrano invece che la strada della mitigazione è ancora lunga. Insufficientemente praticata. Così lenta da risultare incompatibile con la velocità dei cambiamenti climatici in corso. Abbiamo costruito un mondo basato sui combustibili fossili. Un modello di sviluppo e di consumo che ha già ampiamente superato i limiti ambientali. L’idea stessa della crescita infinita ha le fondamenta nel carbone, nel petrolio, nel gas. È l’idea del consumare le risorse fin quando ce ne sono. Ma le emissioni climalteranti stanno riscaldando atmosfera e oceani a una velocità mai vista. Dare fondo alle risorse fossili accumulate nella Terra in milioni di anni, per bruciarle in un secolo e mezzo, significa spezzare un equilibrio, rompere il patto di convivenza con la natura. Trasformare l’atmosfera e gli oceani nella discarica delle nostre attività non sarebbe stato un nostro problema, ma di qualche lontana futura generazione, si diceva. Salvo poi essere riportati sui binari della realtà dalla scienza, che da almeno 30 anni ci dice che invece no, i cambiamenti causati dall’uomo hanno una forza tale da avere un impatto geologico oggi e nei prossimi decenni. Miope è anche considerare i modelli climatici come qualcosa di cui non occuparsi fino alla scadenza. Se il modello mi dice 2050, vuol dire che fino al 2049 non succederà niente? Mi potrò comportare come ho sempre fatto, il cosiddetto business as usual? È la metafora magistralmente rappresentata nel film Don’t Look Up. Non solo non si presta attenzione all’allarme della scienza, ma si va avanti come nulla fosse o persino negando l’evidenza scientifica. Fin quando non ci si ritrova l’asteroide davanti agli occhi. Con la stessa miopia abbiamo considerato l’oceano come qualcosa di distante o separato da noi. Indipendente da quello che succede sulla terraferma solo perché fisicamente separato da una striscia di sabbia. Questo libro mira anche a rimettere l’oceano al centro del racconto del mondo. Delle nostre vite. Un oceano sano sarebbe garanzia di un futuro sicuro per noi e i nostri figli. In fondo, l’azione climatica non è che una battaglia per un mondo migliore. Più bello. Meno inquinato. Più giusto. Ci piace davvero quello che vediamo intorno a noi? Potremmo avere aria più respirabile, camminare in città più vivibili, pagare meno l’energia, mangiare meglio. Lo so, non esistono soluzioni semplici a problemi complessi. E se esistono, non si realizzano rapidamente. In gioco, non ci sono solo extraprofitti di aziende private ma interessi nazionali, equilibri geopolitici e geostrategici. La chiusura di un rubinetto può far saltare tutto il fragilissimo equilibrio, nonostante la strada alternativa sia più che tracciata e praticabile. Ma questo è un altro discorso. Ora seguitemi, si va per mare. Alessandro Macina è giornalista professionista, in Rai dal 2007 e inviato di Presa Diretta dal 2009. Ha realizzato numerosi reportage in tutto il mondo sulla crisi climatica e ambientale. Ha vinto il XIX premio Ilaria Alpi nel 2013 e il premio nazionale di divulgazione scientifica nel 2019 per il reportage sui cambiamenti climatici “Caldo Artico”. Immagine di copertina: Edizioni Dedalo Read the full article
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apsny-news · 2 years ago
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Carabiniere ucciso, la Cassazione ha deciso che ci sarà 'appello bis' - Cronaca
Ci sarà l’appello bis per rivalutare le posizioni di Lee Elder Finnegan e Gabriele Natale Hjorth. Lo ha deciso la Cassazione. Per Helder la condanna a 24 anni di reclusione in relazione all’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega è stata annullata con rinvio sulle circostanze aggravanti e sulla sussistenza del reato di resistenza a pubblico ufficiale. Per Gabriele Natale Hjorth…
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pettirosso1959 · 2 years ago
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IN VIAGGIO VERSO LA TRANSIZIONE ECOLOGICA
(Cit. ricevo e trasmetto):
DA ROMA A PADOVA CON L'AUTO ELETTRICA (PEUGEOT E-208): CRONACA DI UN CALVARIO
11 dicembre 2022. Pianifico il viaggio impostando l'App Juice Pass (ora EnelX) con il filtro sulle colonnine 50 kW ed Over. Sapendo che su percorso autostradale la autonomia dichiarata di 350 km si riduce a 190 scarsi, stabilisco come prima fermata di ricarica il Fast Charge di Fabro (TR) che dista 145 km (in modo da avere una buona autonomia nel caso non riuscissi a ricaricare a Fabro). Partenza ore 9:00 del mattino. Imposto il limitatore di velocità a 120 km orari ma mi accorgo subito che la autonomia residua dichiarata dal display precipita vertiginosamente, riduco quindi il limitatore di velocità a 110 km orari e dopo un'ora e quaranta minuti arrivo al centro di ricarica di Fabro, che fortunatamente trovo deserto, come deserta è la location dove si trova, e quindi niente colazione. Al mio arrivo a Fabro l'indicatore della autonomia chilometrica residua segna 35 km, il che mi rende orgoglioso della mia scelta di fermarmi già a Fabro. Nell'attesa della ricarica pianifico la seconda tappa e la opzione più giusta mi sembra quella di ricaricare a Calenzano (FI), che dista 154 km: qui ho preso un po' di coraggio pianificando una percorrenza chilometrica superiore alla prima tappa.
Decido di arrivare fino al 90% di carica e quindi attendo esattamente un'ora per raggiungere tale soglia. Riparto alle 11:40 destinazione Calenzano (FI). Il morale è alto.
Dopo un'ora e 50 minuti arrivo al Fast Charge EnelX di Calenzano e mi imbatto in un oroglioso possessore di Tesla che mi appare subito estremamente nervoso. Lo osservo che armeggia con il display della colonnina e lo vedo imprecare e sbattere a terra la card EnelX. Il mio morale inizia a risentirne e subisce un netto calo quando apprendo il motivo di tanto nervosismo: la colonnina con doppia presa CCS Combo 2 non funziona. Verifico allora sulla App quale è il punto di ricarica più vicino e mi dirigo verso di esso, ubicato in Baragazza (Bo) a 47 km. L'indicatore di autonomia residua segna 50 km: il mio morale subisce un ulteriore lievissimo calo.
Dalla mia partenza al momento in cui (ore 13,40) mi muovo verso Baragazza (Bo) sono trascorse 4 ore e 40 minuti. L'emisfero malizioso del mio cervello inizia a segnalarmi che con una auto normale sarei già arrivato a Padova ma scaccio sdegnato tale perfido input.
Il percorso verso Baragazza è tutto curve e pure in salita e la cosa sembra non essere affatto gradita dall'indicatore di autonomia, che ormai impersonifico nel mio aguzzino, il quale in un batter d'occhio scende a 30 km per poi sostituire la numerazione con dei trattini orizzontali, che subito la parte maligna del mio cervello percepisce come un "e mò so cazzi". Ma io fortunatamente sono ottimista di natura e quindi metto a tacere quella vocina fastidiosa e continuo fiducioso il cammino (a 40 km/h, perché ottimista sì ma coglione no). Quando mancano 20 km alla salvezza il display-aguzzino inizia ad accendersi come un albero di Natale per segnalare il "livello di carica sotto al limite di guardia", il piede sul pedale è ormai leggero come una piuma e quindi non mi resta altro da fare che sperare che l'angelo protettore dei forzati del Green mi metta una mano sulla spalla. Il numero dei neuroni perfidi inizia a fare proseliti ma la residua parte sana del mio encefalo combatte strenuamente rassicurandomi che nulla è perduto e che nella peggiore delle ipotesi sarà sufficiente un carro attrezzi per cavarmi d'impaccio. Percorro gli ultimi 5 km in apnea per evitare che il peso della anidride carbonica del mio respiro possa rendere vano l'immane sforzo profuso dalle batterie iperecologiche. Finalmente la colonnina mi appare all'orizzonte come una visione mistica e mi rassicuro soltanto dopo aver constatato, toccandola, che è effettivamente costituita da materia. Intanto si sono fatte le 14,35 (5 ore e 35 minuti dalla partenza). Nonostante la ineffabile App EnelX indicasse una colonnina da 50 kWh, devo mio malgrado constatare che la velocità di ricarica è inferiore ai 20 kilowattora: faccio un rapido calcolo e, considerato che la batteria era praticamente a zero, mi rassegno ad attendere almeno due ore per arrivare ad un buon 80%. Approfitto dell'attesa per perlustrare la ridente cittadina di Baragazza, composta da esattamente da sei case, un bar aperto ed un ristorante chiuso. Mi rifocillo quindi con un buon panino ed una coca-cola ingannando così quindici dei 120 minuti di attesa.
Terminata la ricarica riparto. Si sono fatte le 16,40 (sette ore e quaranta dalla partenza). Inutile dire che i pochi neuroni rimasti ottimisti sono messi peggio del generale Custer a Little Bighorn.
Mi separano dalla meta "soltanto" 171 km e per dimostrare a me stesso che a Little Bighorn si poteva vincere decido che per nulla al mondo effettuerò una ulteriore sosta per ricaricare, imposto quindi il limitatore di velocità 90 km orari e lancia in resta suono la carica. Tacito il mio aguzzino applicando una buona striscia di nastro adesivo sul display e, come Ettore fuori dalle mura di Troia, mi dirigo verso il mio destino. Come tutti gli eroi omerici vengo premiato dal Fato ed eccomi entrare trionfante tra le mura di Padova accolto dal segnale acustico del livello zero batterie, che io percepisco come fanfare di trionfo. Sono le 19,30, ci ho messo soltanto 10 ore e mezzo! Fa un freddo cane ma non per me, grazie allo splendido tepore irradiato dal falò della mia Peugeot E-208.
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alessandro54-plus · 2 years ago
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Jovanotti, il regalo al canile dell'Ossaia: quintali di crocchette e antiparassitari
Jovanotti, il regalo al canile dell’Ossaia: quintali di crocchette e antiparassitari
articolo di  Salvatore Mannino: https://corrierefiorentino.corriere.it/cronaca/22_dicembre_30/jovanotti-il-regalo-di-natale-al-canile-dell-ossaia-quintali-di-crocchette-e-antiparassitari-73ef1a65-fb76-4cee-8bf1-d4ea75fbexlk.shtml Un regalo che arriva ogni anno. Il cantante ha anche autografato i calendari che servono all’autofinanziamento del canile Lui, che è uno dei cantanti più famosi…
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lamilanomagazine · 7 months ago
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Antimafia, Colosimo: «Alle elezioni amministrative 32 impresentabili»
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Antimafia, Colosimo: «Alle elezioni amministrative 32 impresentabili». Per la Commissione Antimafia sono 32 i candidati impresentabili alle prossime elezioni amministrative. Oltre a loro, la Commissione ha segnalato anche la presenza di 13 nomi nelle liste che hanno già ricoperto il ruolo di sindaco o di componente della giunta in sette comuni sciolti per infiltrazioni mafiose. A comunicare i nomi è stata la presidente della Commissione Chiara Colosimo, nel corso dell'audizione a Palazzo San Macuto. La Direzione nazionale antimafia aveva segnalato 71 nomi. Tuttavia, di questi, sono in totale 45 quelli che sono stati ritenuti dalla commissione in "conflitto" con il codice. Tra questi figurano 3 esponenti di Fratelli d'Italia: Sabatino Andreelli, candidato per il comune di Pescara e con un procedimento per accesso abusivo ad un sistema informatico; Luigi De Nittis, candidato al comune di Bari e accusato di bancarotta fraudolenta; Antonio Di Giuseppe, anche lui candidato al comune di Potenza, con un procedimento per autoriciclaggio e con la prossima udienza fissata per il 28 giugno prossimo. Tra i nomi comunicati dalla commissione, inoltre, figura anche un esponente di Forza Italia: Palmiro Ruggiero, candidato al comune di Vibo Valentia, per cui risulta emessa una sentenza di condanna per bancarotta fraudolenta. E anche Andrea Giudo, candidato al comune di Lecce per la lista "UDC - Puglia Popolare", con un procedimento per corruzione. Infine, per quanto riguarda i 13 candidati in violazione del codice nei comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, si tratta di: Fabio Ramundo, assessore al comune di Neviano; Rocco Luglio, sindaco del comune di Portigliola e Domenico Musolino, assessore nello stesso comune; Luigi Cirillo, assessore del comune di Torre Annunziata; Emanuele Pio Losapio, sindaco del comune di Trinitapoli, insieme a Francesco Di Natale, vicesindaco, e Maria Michela Montuori, assessora; Tommaso Andreoli, assessore del comune di San Giuseppe Vesuviano, insieme agli assessori Silvia Annunziata, Enrico Ghirelli, Marica Miranda e Nunzio Zurino.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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