#cristina trivulzio principessa di belgioioso
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On this day in history, September 24, 1824, Emilio Barbiano, principe di Belgioioso, and Cristina Trivulzio married.
Born to seduce, [Emilio] pursued his career without scruple or remorse. Around him was a group of jovial companions imitating his vices, artists, musicians, madamines, ballerinas, sexually liberated women, a whole world completely estranged to virtue. His health resisted the excesses, but the same could not be said of his fortune; his paternal inheritance risked being undermined when the ease of a marriage, such as one a mother dreams of for her beloved son, disrupted the course of his pleasures. Nothing could have been more unexpected: a young girl in her bloom, with a strict upbringing, devout, well-educated, but curious and superb, Cristina, the last descendant of the Trivulzios, the one whom they called la belle héritière, disdaining a host of suitors, began desiring the only one who didn't look at her. The prince's troubles, repeated and magnified by a thousand complacent echoes, her parents' disapproval, the perils of an indissoluble bond between an aspiring saint and a rake had no other effect than to change her desire into will: she had seen the monster and engaged her pride into taming him.
– Edmond d'Alton-Shée (1869). Mes Mémoires
The date of the wedding was set for the 24th of September 1824 in the church San Fedele, built on the orders of saint Carlo Borromeo in the first half of the fifteenth century behind Palazzo Marino, where Marianna de Leyva, the Nun of Monza, was raised, before being forcedly sent to a convent.
– Pier Luigi Vercesi (2021). La donna che decise il suo destino: Vita controcorrente di Cristina di Belgioioso
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Cristina Trivulzio di Belgiojoso
https://www.unadonnalgiorno.it/cristina-trivulzio-di-belgioioso/
“Vogliano le donne felici e onorate dei tempi a venire rivolgere tratto tratto il pensiero ai dolori e alle umiliazioni delle donne che le precedettero nella vita, e ricordare con qualche gratitudine i nomi di quelle che loro apersero e prepararono la via alla non mai prima goduta, forse appena sognata felicità!”
Cristina Trivulzio di Belgiojoso, eroina milanese del Risorgimento, femminista ante litteram, è stata patriota, giornalista, editrice, imprenditrice e grande viaggiatrice.
Per tutta la sua esistenza ha sfidato le convenzioni e costrizioni in un mondo concepito soltanto per gli uomini. Una donna libera, audace, che non si è fatta mai scoraggiare dagli ostacoli che la società le poneva davanti.
Il suo carisma, la sua popolarità, la sua eccentricità, i suoi eccessi, la sua straordinaria umanità, i suoi scritti pubblicati anche sulla Revue des deux mondes, la sua vita sicuramente fuori dagli schemi ottocenteschi, il suo prodigarsi in ogni momento a favore della causa italiana, hanno fatto di lei un’eroina a tutto campo, un personaggio che continua ad affascinare anche oggi.
Nacque a Milano il 28 giugno 1808, in una delle famiglie storiche dell’aristocrazia milanese i Trivulzi. Rimase presto orfana di padre, ma sua madre si risposò e ebbe altri figli e figlie. Cristina, fin da piccola soffrì di epilessia, che la costrinse a lunghi periodi di riposo e alla ricerca di cure innovative nei suoi lunghi viaggi. A 16 anni sposò il principe Emilio Barbiano di Belgioioso portando in dote un’ingente somma di denaro, era infatti la più ricca ereditiera d’Italia. L’unione non durò molto a causa dei continui tradimenti del marito. Si separarono nel 1828 ma rimasero sempre in buoni rapporti.
Mel 1829, divenne attivista politica nella sezione femminile della Carboneria (le Giardiniere). Cristina Trivulzio di Belgiojoso si avvicinò alle persone più coinvolte con i movimenti per la liberazione, con le quali si espose vistosamente sfidando lo spionaggio e la polizia austriaca. La sua fama, la sua posizione sociale e la sua scaltrezza la salvarono più volte dall’arresto. Milano e i pettegolezzi seguiti alla sua situazione matrimoniale, la spinsero a spostarsi a vivere altrove. Prima a Genova, dove conobbe e frequentò i salotti della marchesa Teresa Doria, fervente patriota. Visse poi a Napoli, a Roma, dove fece parte del circolo che ruotava attorno a di Ortensia di Beauharnais, figlia di Napoleone I.
Per sfuggire all’arresto del capo della polizia austriaca che si era particolarmente accanito contro di lei, fuggì in Francia dove si dedicò più da vicino alla causa italiana. Tutti i suoi averi, nel 1831, furono messi sotto sequestro, fu emanato un decreto in cui venne minacciata di morte civile qualora non fosse rientrata nel territorio austriaco entro tre mesi. Ma Cristina Trivulzio non si perse d’animo e preferì subire le conseguenze dell’esilio piuttosto che sottostare alle condizioni imposte dallo Stato la cui dominazione era ormai determinata a combattere con tutte le sue forze.
Accettò la povertà e gli stenti. Visse in un piccolissimo appartamento a Parigi dove si arrangiò con pochi soldi per alcuni mesi. Si cucinò per la prima volta da sola e si guadagnò da vivere impartendo lezioni e cucendo pizzi e coccarde. Una vita molto diversa da quella a cui era abituata da quando era nata, che le diede molta forza e ancora più grande determinazione. Il suo orgoglio patriottico la portò a accettare la povertà piuttosto che sottostare allo straniero. Trovò lavoro nella redazione di un giornale per cui scrisse articoli sulla questione italiana e ne tradusse altri dall’inglese. Riuscita poi a recuperare un po’ di denaro, si trasferì in un appartamento più grande con suo marito, arrivato in Francia.
I pettegolezzi sulla figura di questa donna nobile, bellissima, testarda, malata e infervorata dalla politica, riempirono le cronache dell’epoca.
Il suo salotto riunì gli esiliati italiani e i maggiori intellettuali europei, tra cui Bellini, Liszt, Heine, Balzac, de Musset. Soltanto nel 1835 la sua situazione economica migliorò, ottenne il passaporto e poté regolarizzare la permanenza parigina.
Cristina Trivulzio ebbe una figlia illegittima, Maria, nata forse dalla sua relazione con lo storico e consigliere di stato, François Mignet. Con la bambina si trasferì nel Regno Unito, per un periodo vissero in Belgio e nel 1840 tornò in Italia.
In patria trovò un’accoglienza molto fredda da alcune personalità come Alessandro Manzoni che la emarginò come peccatrice e arrivò addirittura a negarle la possibilità di recare l’ultimo saluto al capezzale della madre Giulia Beccaria, a cui era molto legata.
Subito dopo il rimpatrio la nobildonna andò a vivere nella residenza di famiglia a Locate, in piena campagna, dove ebbe modo di rilevare la drammatica situazione dei contadini e dei loro bambini. Si adoperò allora per costruire asili, scuole, cucine comuni, abitazioni per i contadini, organizzando l’assistenza sanitaria. Arrivò a creare associazioni di lavoratori, anticipando il sindacalismo.
Nel 1848, si trovava a Napoli quando scoppiò l’insurrezione delle cinque giornate di Milano, partì quindi per il Nord Italia pagando il viaggio ai circa 200 napoletani che decisero di seguirla.
Per qualche mese si respirò aria di libertà, ma si svilupparono anche forti discordie interne sulle modalità del proseguimento della lotta anti austriaca. Pochi mesi dopo, il 6 agosto 1848, gli austriaci entrarono a Milano e fu costretta all’esilio in Francia per salvarsi la vita. A Parigi raddoppiò i suoi sforzi, attraverso la stampa, i salotti e i contatti con gli amici francesi di un tempo, per convincere il governo, ma non ottenne nulla.
Nel 1849, Cristina Trivulzio di Belgiojoso si ritrovò a Roma, in prima linea, nel corso della battaglia a difesa della Repubblica Romana, durata dal 9 febbraio al 4 luglio. Le fu assegnata l’organizzazione degli ospedali e fu direttrice delle ambulanze civili e militari. Ha dato il via alla prima forma di assistenza infermieristica laica. Fece un appello alle donne romane per assistere i feriti, ne impiegò trecento, senza distinzione di origine e classe, romane e forestiere, aristocratiche e popolane, anche prostitute. Scelta che le fu molto criticata e che dové difendere anche davanti al papa.
Denunciò gli abusi riscontrati negli ospedali, creò una casa centrale di assistenza per istruire le infermiere, si rivolse al ministro della Guerra per reclamare quanto dovuto, anche in termini economici, ai feriti affidati alle sue cure. Denunciò la mancanza di fondi per gli ospedali, la grave carenza di strumenti chirurgici, la mancanza di etere per lenire le sofferenze dei ricoverati, la mancanza di letti, si spinse a dire che l’incompetenza di certi chirurghi sfiorava il crimine. Le sue liti coi medici furono continue. A sue spese, o girando direttamente per le vie di Roma e chiedendo aiuto alla gente, faceva arrivare farmaci, i cibi che mancavano. Assisteva gli ammalati con grande serietà e umanità.
Ma, il movimento dei patrioti venne represso proprio con l’aiuto dei francesi sui quali aveva tanto contato.
Delusa, lasciò l’Italia su una nave diretta a Malta. Iniziò così un viaggio che la portò in Grecia e in Turchia. Qui, sola con la figlia Maria e pochi altri esuli italiani, senza soldi e mantenendosi solo a credito, organizzò un’azienda agricola. Inviò articoli e racconti delle sue peripezie orientali riuscendo a raccogliere somme che le consentirono di continuare a vivere per quasi cinque anni.
Nel 1855, grazie ad un’amnistia, riottenne dalle autorità austriache il permesso di tornare nella sua casa di Locate.
Nel 1861 si costituì l’Italia unita e poté lasciare la politica.
Morì il 5 luglio 1871, a 63 anni. Aveva sofferto di varie malattie, subito molte peripezie, tra cui un tentativo di omicidio che le aveva lasciato diverse ferite. Fu sepolta a Locate di Triulzi, dove la sua tomba si trova tuttora. Al suo funerale non partecipò nessuno dei politici dell’Italia, che lei così generosamente aveva contribuito a unire.
Cristina Trivulzio di Belgiojoso l’ereditiera più ricca d’Italia ebbe il coraggio di sfidare l’Austria e la sua polizia, organizzò un battaglione a Napoli per contribuire alle Cinque Giornate di Milano, partecipò alla difesa della Repubblica Romana. Col suo patrimonio ha finanziato rivolte e persone, ha vissuto come una principessa e da donna povera. Ha scritto articoli e libri, è stata editrice di riviste internazionali. È stata corteggiata dai più eminenti intellettuali del suo tempo. Ha costruito strutture sanitarie e scuole per le persone meno agiate.
Non si è mai piegata e arresa.
Avrebbe potuto benissimo starsene nelle sue residenze e fare la vita della nobildonna, ma ha lottato, agito, scritto, vissuto come desiderava. È stata un grande esempio di coraggio e determinazione.
Nel 150° anniversario della sua morte, il 5 luglio 2021, a Milano, in Piazza Belgioioso, le sarà eretta una statua, la prima dedicata a una donna.
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Deathly pale, chronically ill, but free-spirited, she refused to yield to social or political coercion, thus condemning herself to solitude and persecution—the natural condition of a Romantic hero.
— Beth Archer Brombert, Cristina: Portraits of a Princess
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Lafayette’s interest in his young Italian friend soon generated invitations to La Grange, where [Cristina di] Belgiojoso began to visit in the summer of 1831. “Come see us, dear Princess,” Lafayette wrote in an early letter, “and tell yourself that your youthful affection has become necessary for the well-being of your old and tender friend’s heart.” Such invitations, filled from the beginning with references to personal affection, expressed the remarkable emotional attachment that characterized Lafayette’s immediate and enduring interest in Belgiojoso; and though he was apparently more straightforward than his friend in declaring his affections (a prerogative of his age or sex?), her responses to his interest conveyed strong, reciprocal feelings.
She remembered in her memoirs that the visits to La Grange brought her into Lafayette’s inner circle and showed her how his family revolved around his patriarchal presence, but this paternal dominance seemed not to disturb Belgiojoso. Indeed, she began referring to her friend as the new father in her life and stressing her appreciation for the filial relationship that she had found. When she was unable to stop at La Grange en route to Geneva in the summer of 1832, for example, she wrote to ask Lafayette for assurance that at the time of “my return from Switzerland you will receive me with kindness and affection, as warmly as the good father in the Bible welcomed the child who had left him.” Unlike the prodigal son in the Bible, Belgiojoso explained, she did not choose to leave her “father,” and she did not want a long separation. Meanwhile, she could only ask him to “conserve for me ... this thoroughly paternal affection ... which makes me so happy, so proud, and believe that my respect and my tender gratitude make me worthy of this precious favor!" After years of wandering outside her native Milan and after even more years without her own father, Belgiojoso apparently discovered some kind of security or domestic refuge in Lafayette’s paternal embrace. “I often think about La Grange,” she wrote on another occasion when illness prevented her from traveling to the countryside; “but somewhat like I think of Milan—with a great deal of desire and little hope.”
— Lloyd Kramer (1996). Lafayette in Two Worlds: Public Cultures and Personal Identities in an Age of Revolutions
#cristian referred to some of her closest friends as family#she once called ernesta bisi “une seconde mère”#and almost always called augustin thierry “mon cher frère” in her letters to him#so considering how close she and lafayette were during this period of her life and their age difference#it's not all that surprising that she saw him as a father figure#cristina di belgioioso#cristina trivulzio principessa di belgioioso#marquis de lafayette#19th century#history#quotes#historian: lloyd kramer#*cristinadibelgioioso
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On this day in history, 28 June 1808, Cristina Trivulzio was born to Gerolamo Trivulzio and Vittoria Gherardini. The birth took place at the family's palace in Milan at around 10:45 in the morning. The little girl, who was baptized with twelve different names, would go on to become a writer, a journalist and a political player in the historical events that are nowadays known as the Italian Risorgimento. During the 1830s she also held a salon in Paris which quickly became a pole for intellectuals, artists and musicians.
Cristina passed down in history as la principessa di Belgioioso (also spelled as Belgiojoso), a title she gained through her marriage to Emilio Barbiano; although the two separated four years after the wedding due to Barbiano's infidelities, they never officially divorced and Cristina retained the title.
(image's source: cristinabelgiojoso.it)
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Miniature portrait of young Cristina Trivulzio by George Emmanuel Optiz. (image's source: cristinabelgiojoso.it)
The exact date of the painting is unknown, however it seems to precede her marriage to Emilio Barbiano principe di Belgioioso in 1824, meaning that Cristina Trivulzio would have been sixteen years old at most when Optiz took her likeness.
#i love this portrait <3#cristina di belgioioso#cristina trivulzio principessa di belgioioso#history#19th century#portraiture#art#historicwomendaily#*cristinadibelgioioso
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When returning from England, Cristina must have truly been in one of the brightest moments of her life. Arrivabene and Confalonieri both felt the need to point that out in their letters. The former wrote to the marquise [Costanza] Arconati: «Today, lunch with Confalonieri at la Belgioioso's, I have never seen her more beautiful, more lovely, and in better health.» And the count to Margherita [di Collegno]: «La Belgioioso has returned from the Isle of Wright fresher than she was before the illness.»
Pier Luigi Vercesi (2021). La donna che decise il suo destino
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Online sources for free on Cristina di Belgioioso
Memoirs
Jules Cloquet. Souvenirs sur la vie privée du général Lafayette (translation in English)
Comte d'Alton-Shée. Mes mémoires (1826-1848)
Journal du Comte Rodolphe Apponyi
Charles Monselet. Statues et Statuettes contemporaines
Les salons de Paris et la societé parisienne sous Louis-Philippe Ier
Katherine O'Meara. Un salon à Paris: Madame Mohl et ses intimes
Giovanni Visconti Venosta. Ricordi di gioventù: Cose vedute o sapute 1847-1860
Letters
Franz Liszt et la Princesse de Belgiojoso: Lettres
Nouvelle Revue Des Deux Mondes 1925-09-01: Vol 29 - Nouvelle Revue Des Deux Mondes 1925-09-15: Vol 29 - Nouvelle Revue Des Deux Mondes 1925-10-01: Vol 29 - Nouvelle Revue Des Deux Mondes 1925-10-15: Vol 29 [Cristina di Belgioioso's letters to Augustin Thierry]
Silvia Tatti. La scrittura epistolare di Cristina di Belgiojoso e le lettere inedite a Jules Mohl (1835-1868) in «Franco-italica»
Léon Séché (edited by). Alfred de Musset: Documents inédits
Léon Séché (edited by). Alfred de Musset: Correspondance
Caroline Jaubert. Souvenirs. Lettres et correspondances: Berryer (1847-1848), Alfred de Musset, Pierre Lanfrey, Henri Heine
Honoré de Balzac. Correspondance
Her Writings
MEMOIRS
Ricordi nell'esilio [translation in Italian + text in the original French]
Asie Mineure et Syrie: Souvenirs de voyages (translation in English)
ESSAYS
Essai sur la formation du dogme catholique
Histoire de la maison de Savoie
Studi intorno alla storia della Lombardia (alleged)
Osservazioni sullo stato attuale dell'Italia e sul suo avvenire
FICTION
Scènes de la vie turque [her three novellas] ( Emina [translation in Italian] Un contadino turco [translation in Italian] )
Biographies
Beth Archer Brombert. Cristina: Portraits of a Princess
Charles Nelson Gattey. A bird of curious plumage: The life of Princess Cristina di Belgiojoso, 1808-1871
Henry Remsen Whitehouse. A Revolutionary Princess: Cristina Belgiojoso-Trivulzio
Other
Raffaello Barbiera. Passioni del risorgimento; nuove pagine sulla Principessa Belgiojoso e il suo tempo con documenti inediti e illustrazioni
Angelo Pagliardini. Mappe interculturali della letteratura italiana nel Risorgimento
D.W. Davenport Adams. Celebrated women travellers of the nineteenth century
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I went recently to see her [Cristina di Belgioioso] at home. I found her seated on a Renaissance-style sofa in a similarly furnished study. It was in the morning. She was wearing a white dressing-gown. I caught a glimpse of a sort of red velvet bodice which she had on beneath it. On her head was an immense turban which reminded me of that worn by Michael Angelo’s Sibyl.
— Souvenirs de Comte Apponyi (trans. Charles Nelson Gattey)
#she was hanging out with liszt and mignet when apponyi visited her btw#cristina di belgioioso#cristina trivulzio principessa di belgioioso#19th century#history#quotes#primary sources#*cristinadibelgioioso
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A lady as remarkable for her beauty as for her intelligence and the qualities of her heart, the Princess Christine de Belgiojoso, (whose maiden name was Trivulzi), attended Lafayette with assiduous care when the state of his health permitted him to receive her. The General had in a manner adopted her amongst the number of his children, and entertained for her that pure attachment which superior mental qualities always inspire in those who can feel and appreciate them. I often found this excellent woman by his bed-side; and her information, no less solid than varied, and the charms of her conversation, beguiled his fatigues and made him at times forgetful of his sufferings. Lafayette often spoke to me of this lady’s rare merit, of her nobleness of character, and of her benevolence towards her unfortunate compatriots.
— Jules Cloquet, Marquis de Lafayette's physician, Recollections of the private life of General Lafayette
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Cristina [di Belgioioso] went out in her home in Milan on 5 July, 1871. When she sensed that death was nearing, she didn't wish to be caught lying down. Being unable to die while standing on her feet, she rested on an arm-chair. In the afternoon she had received Giovanni Visconti Venosta. «Gino, do we have good news from Italy?» she had asked. «Very good, princess, very good».
— Pier Luigi Vercesi. La donna che decise il suo destino: Vita controcorrente di Cristina di Belgioioso
#(my translation)#i thought this bio was pretty mid but i don't have the time to check other books right now#on this day in history#cristina di belgioioso#cristina trivulzio principessa di belgioioso#19th century#italian history#history#quotes#author: pier luigi vercesi#*cristinadibelgioioso
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The profound friendship that unites Princess Belgiojoso and the author of 'La Conquête d'Angleterre' is one of the most beautiful and noble things we know.
— Charles Monselet (1852). Statues et Statuettes contemporaines
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Portrait of Cristina Trivulzio di Belgioioso. Ernesta Bisi, circa 1824
#this and lehman's portrait really fit the contemporary descriptions of cristina's appearence#cristina trivulzio principessa di belgioioso#cristina di belgioioso#ernesta bisi#art#portrait#drawings#history#19th century#*cristinadibelgioioso
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I have never seen anything so fabulous, so poetic, so fairy-like, as those black locks that fell in natural waves on the transparent whiteness of your face!
— Heinrich Heine to Cristina di Belgioioso, 18 April 1834
#(translation by beth archer brombert)#cristina trivulzio principessa di belgioioso#cristina di belgioioso#heinrich heine#letters#19th century#*cristinadibelgioioso
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Francesca Inaudi as Cristina Trivulzio di Belgioioso in Noi Credevamo (2010) dir. Mario Martone
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