#crimine minorile
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pier-carlo-universe · 4 days ago
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Perquisizioni nella notte: sgominata dai Carabinieri la banda di giovani responsabili di numerosi furti in autogrill. Castellazzo Bormida 
Castellazzo Bormida – Spavaldi, senta nessun timore o remora, dal novembre scorso hanno commesso numerosi furti presso il locale autogrill “Bormida Est”. Una banda di giovani tra i 20 e i 25anni, in diverse occasioni, a volto scoperto nonostante la presenza degli impianti di videosorveglianza e facendosi beffa dei commessi, è entrata in gruppo nell’autogrill in orario notturno e, sfidandosi a chi…
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corallorosso · 4 years ago
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- William Wilson, arrestato per aver rubato dei pesci - George Burn, arrestato per aver rubato alcune spazzole e una scatola - Alfred Yarrow, arrestato per aver rubato a sua madre - Benjamin McMurdo, arrestato per aver danneggiato un negozio - George Wilson, arrestato per aver rubato al padre - Thomas Wallace, arrestato per “Indecent Exposure” - Margaret Leadbitter, arrestata per aver rubato soldi ad altri bambini - Margaret Ann O’Brien, arrestata per aver ottenuto denaro con falsi pretesti - Susan Joice, arrestata per aver rubato denaro da un “Gas Meter” - Charlotte Branney, arrestata per furto L’età Edoardiana, fra il 1901 e il 1910, fu un’epoca in cui la società inglese continuò un processo di evoluzione in termini di diritti umani ed equità sociale. (...) Fu proprio negli anni ’10 del secolo scorso che iniziò a prender corpo il movimento femminile per il suffragio universale, ed iniziarono le prime considerazioni consapevoli in termini di diritti per l’infanzia. Durante l’epoca vittoriana, lo sfruttamento del lavoro minorile fu causa di gravissime difficoltà sociali, tanto che la mortalità infantile, per i poveri di Londra, raggiunse in alcuni periodi un cifra prossima al 25/30%. Naturalmente, i bambini venivano trattati come adulti e non, come oggi, in funzione della propria età. Così come per il lavoro, anche lo stato di diritto considerava i minori come adulti, e li imprigionava in caso di crimini, anche banali. All’inizio dell’800 e sino alla metà del secolo, i minori di 13 o 14 anni venivano messi in celle con adulti, finendo per esser brutalizzati dai detenuti o impiccati dalle autorità, anche per piccoli crimini. Una riforma della fine del XIX secolo divise le prigioni, ed i carceri minorili garantirono ai più piccoli un luogo dove non temere costantemente per la propria vita. (...) Queste immagini tratte dal “Tyne & Wear Archives & Museums”, che mostrano alcuni bambini-criminali del comune di North Shields, in Inghilterra. Il crimine più frequente era ovviamente il furto, che veniva punito severamente con lavori forzati accanto a criminali adulti. A volte il furto era compiuto addirittura nei confronti di un genitore, un sistema usato da alcuni per “liberarsi” del peso del bambino consegnandolo alle autorità. di MATTEO RUBBOLI
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paoloxl · 5 years ago
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Una nota del centro sociale Pedro di Padova su un recente episodio di cronaca, che chiama in causa il fallimento di un modello basato su una visione proibizionista e securitaria della società.
È di ieri la notizia di un rocambolesco inseguimento fra polizia e baby pusher tunisini per le vie dell’Arcella.
Accade che un gruppo di residenti preoccupati si accorge di un via vai sospetto di giovani in via Bolis, al confine nord del quartiere Arcella. Sono giovani che non avrebbero alcuna ragione di frequentare quelle vie, e due ragazzini catturano l’attenzione dei residenti. I ragazzi sono due giovanissimi di 15 e 16 anni arrivati via mare dalla Tunisia, e sembrano essere al centro di un’attività di spaccio, il che fa scattare le segnalazioni e il pronto intervento della polizia, che durante un controllo ferma i due sospetti (e non dopo un rocambolesco inseguimento, come scrivono i media locali spettacolarizzando l’accaduto), trovandoli in possesso di 21 dosi di cocaina e quasi 3mila euro in contanti. I due vengono quindi arrestati e «messi dietro le sbarre» del carcere minorile di Treviso.
È una notizia che offre molteplici elementi di riflessioni.
In primis abbiamo l’elemento sicurezza: l’ossessione securitaria dei residenti, che li porta a reputare sospetti dei giovani stranieri solo perché improvvisamente si incontrano e stazionano nella loro via. Già questo implica la presenza di un’alterità rispetto ai residenti che se si manifesta va controllata, poiché sospetta di condotte necessariamente devianti. 
Questa è la stessa ossessione che alimenta l’insieme di dispositivi messi in campo nelle città allo scopo di prevenire il crimine, dal dispiegamento di oltre 4000 telecamere al progetto dell’associazione del Controllo del Vicinato (avviato proprio nel quartiere Arcella) che criminalizza gli “ultimi”, esattamente come in questo caso, sulla cui utilità conserviamo tutti i dubbi possibili.
Abbiamo però un secondo elemento, poiché i giovanissimi ragazzi tunisini di fatto vanno a confermare lo stereotipo dei residenti: vengono trovati in possesso di 21 dosi di cocaina e numerosi soldi in contanti, dalla polizia. È da qui in poi che si esplica, in tutta la sua pienezza, il fallimento dello Stato.
È il fallimento di uno Stato incapace, volutamente miope e criminogeno, che non è in grado di fornire alternative migliori rispetto allo spaccio a due ragazzi di 15 e 16 anni tunisini, approdati in Europa - il 19 settembre a Lampedusa il più grande e il 25 febbraio a Salerno il più piccolo - in cerca di opportunità migliori. 
È il fallimento di uno Stato che a minori non accompagnati intraprendenti e con voglia di riscatto non sa offrire altro che una gincana fra centri di accoglienza, centri minorili, offrendo il peggio del peggio di una integrazione oramai scomparsa, grazie ai tagli nel settore, allo smantellamento sistemico dell’accoglienza da parte dei vari governi che si sono alternati in questi anni, riducendo la persona a una condizione di totale dipendenza.
È poi il fallimento tangibile di anni e anni di politiche proibizioniste, di una lotta alle droghe e ai consumi perseguita unicamente con strumenti repressivi, incapace di minime lungimiranze che possano mettere in campo politiche che riconoscano che se c’è offerta da un lato è perché c’è domanda dall’altro, e forse si coltiverebbe meglio la sicurezza di tutti mettendo in campo politiche volte alla sensibilizzazione e alla tutela. 
Un proibizionismo di Stato che non ha alcun interesse nello smantellamento delle narcomafie, utile elemento di riciclo per le liquidità del nostro sistema economico, ma che fa del contrasto ai piccoli e medi spacciatori di strada il proprio vanto, specie se corrispondenti al profilo del giovane maschio non bianco.
È un fallimento sistemico e scientificamente voluto. E forse è proprio su questo che torna utile un approccio non critico e radicale, ma “funzionalista” nel cercare di analizzare e comprendere il perché. Ciò succede proprio perché è assolutamente funzionale alla riproduzione del nostro sistema economico, politico e sociale. Perché è necessario creare le precondizioni per impedire percorsi di accoglienza per i giovani migranti che arrivano oggi in Italia, tagliare i servizi di integrazione nel territorio. Tutto questo vede come unica alternativa possibile, per rendersi autonomi e indipendenti, la fuga dal parcheggio dell’accoglienza e il rivolgersi al mercato delle economie illegali, dominato dallo sfruttamento di organizzazioni criminali o da parte di diversi caporali sparsi per il territorio nazionale (è sempre di ieri la notizia della paga in provincia di Empoli pari a 1,28€ all’ora), per racimolare un minimo di reddito.
È altrettanto necessario che queste economie illegali avvengano nello spazio pubblico urbano, siano visibili ed evidenti, che vadano quindi a confermare lo stereotipo, propagandato e narrato dai vari media in una sorta di ciclica profezia che si auto-avvera. Questo convoglia l’insicurezza collettiva, causata da una molteplicità di concause (dall’impoverimento generalizzato al cambiamento climatico), verso una causa più immediata e diretta e in un certo senso risolvibile: la micro-criminalità e le “piccole inciviltà” degli stranieri che vivono lo spazio pubblico diventano un fenomeno da reprimere e reprimibile, risolvibile attraverso l’arresto, i controlli e le retate, e il cittadino perbene può constatare il lavoro delle forze dell’ordine e delle amministrazioni. Il tutto lasciando intoccate le reti criminali che lucrano attorno allo sfruttamento dei tanti che sopravvivono grazie alle economie illegali.
È quindi la sistematica riproduzione dello stigma sociale, del panico morale e moralistico, il cui personaggio principale, protagonista è il corpo non immediatamente bianco, maschile, adulto, lavoratore ed eterosessuale. Ed è quindi un consenso politico-elettorale costruito e fondato sul mantenimento di un insieme di soggetti stigmatizzati e stigmatizzabili.
Ma abbandonando questo livello macroscopico di analisi, la cronaca riguarda un quartiere complesso come quello dell’Arcella, dove migliaia di migranti, studenti, anziani etc ogni giorno si incontrano/scontrano a partire dalle rispettive necessità e bisogni. Un quartiere che conosciamo bene, dove sono ben evidenti una serie di operazioni di speculazione, edilizia e immobiliare in primis (basti tenere sotto occhio la crescita inarrestabile dei canoni di affitto o i progetti di riqualificazione di diverse zone a firma Renzo Piano che ogni settimana occupano i titoli dei giornali locali). Sono processi di gentrificazione che necessitano pulizia di tutti quei corpi che non possono permettersi il nuovo stile di vita, una pulizia condotta reprimendo gli spazi pubblici, rendendoli sempre più sotto controllo e oggetto delle nuove sperimentazioni in ambito repressivo e securitario.
Un quartiere che però ogni giorno si dimostra essere un laboratorio di partecipazione e attivazione da parte dei suoi molteplici abitanti. A partire dalla numerose associazioni, realtà sportive, gruppi informali, cooperative e tante e tanti altri che anche singolarmente animano le piazze e gli spazi del quartiere, con offerte culturali, con servizi di mutualismo e di cooperazione sociale, volti all’inclusione e aperti a tutte e tutti. Nel quartiere dove noi abbiamo il nostro centro sociale e le numerose attività e progettualità che portiamo avanti all’insegna dell’anti-razzismo, dell’anti-fascismo e dell’anti-sessismo, e continueremo a preferire al controllo di vicinato il rapporto di vicinato, a quella cittadinanza che si attiva per discriminare e ghettizzare chi si impegna per abbattere muri e confini di esclusione nel luogo in cui vive.
È a partire da questo che è necessario ribaltare l’intera questione e non soffermarci sul mero fatto di cronaca, al contrario di politicanti nostrani che festeggiano l’avvenuto arresto: è da ripensare quale modello di città vogliamo, ripensare il sistema di accoglienza e constatare che il proibizionismo da un lato e il securitarismo dall’altro hanno platealmente fallito nella loro missione.
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momentidicri · 6 years ago
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[vignetta di Roby il pettirosso]
Come ogni commemorazione, oggi tutti condividono le immagini di Falcone o della strage di Capaci. Io ho un rapporto strano con le commemorazioni, perché da una parte so che è giusto ricordare, ma dall’altra è brutto comunque pensare che il giorno dopo metà delle persone se lo saranno dimenticato. E poi non so mai cosa scrivere, non mi escono parole dalla bocca. E quindi condivido e basta. 
Io sono nata nel ‘95, non ho vissuto in prima persona questa strage. Ma mi ricordo quando ho visto un film (che non mi ricordo quale, forse quella meraviglia di “La mafia uccide solo d’estate” di Pif) la ricostruzione delle immagini. Mi sono messa a piangere e tanto anche. Come tutte le volte che vedo immagini di vittime delle organizzazioni criminali. Mi viene si una rabbia che proprio non riesco a trattenere. Non ho capito perché tematiche relative al crimine organizzato mi stanno tanto a cuore, forse perché collega tanti temi insieme: femminicidio, ecosostenibilità, diritti umani, legalità.
Però ci sono cose che non mi piacciono delle condivisioni sui social in questa giornata: ci si dimentica che quel giorno sono morti anche 3 agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Grazie alla madre di Antonio Montinaro, che chiede a Don Luigi Ciotti perché non ricordano mai il nome di suo figlio durante le commemorazioni, nasce la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia.
Ci si dimentica che in quel giorno è morto un’altra magistrata, Francesca Morvillo, semplicemente ricordata come la moglie di Falcone. Francesca era un giudice minorile.
Ci si dimentica che qualche mese, il 19 luglio 1992, dopo morì nella strage di Via D’amelio pure Paolo Borsellino,  insieme a cinque agenti di scorta Agostino Catalano,  Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Non era meno di Falcone. Erano grandi amici, hanno condiviso le loro lotte insieme. Senza l’uno o l’altro non sarebbe stata la stessa cosa. 
Non bisogna chiamarli eroi. Chiamarli eroi significa renderli persone con superpoteri. Chiamateli Magistrati e poliziotti, perché quello sono stati. Svolgevano tutti il loro lavoro. E se tutti svolgessero il loro lavoro con il loro stesso impegno, ci sarebbe un’Italia differente da quella di oggi. 
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latinabiz · 4 years ago
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Il bilancio dei controlli della settimana dellla Polizia di Stato
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Polizia E' stata ancora una settimana di controllo e vigilanza nell’intera provincia finalizzata alla prevenzione e repressione dei reati per gli uomini della Polizia. Negli ultimi sette giorni la Questura di Latina ha messo in campo oltre 200 pattuglie, cui si sono aggiunte anche sei unità del Reparto Prevenzione Crimine Lazio, che hanno permesso di identificare, anche nel corso di 122 posti di blocco, 1769 persone, controllare 668 veicoli ed elevare 179 contravvenzioni per violazioni al Codice della Strada, con il ritiro di 10 carte di circolazione e 3 patenti. Nello stesso periodo sono state  arrestate 8 persone, tra le quali un pluripregiudicato del capoluogo per evasione dal regime degli arresti domiciliari cui era sottoposto. Al termine di una delicata attività investigativa svolta dalla Squadra Anticrimine del Commissariato di Fondi, sono stati posti in stato di fermo tre cittadini indiani gravemente indiziati del delitto di violenza sessuale ai danni di una ragazza di appena 12 anni. Altri due uomini sono stati arrestati per maltrattamenti in famiglia e, uno degli uomini, responsabile anche di sequestro di persona. Un minore, responsabile di atti persecutori, è stato collocato in una comunità minorile della capitale. Read the full article
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recensioniyoungadult · 5 years ago
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PICCOLI SEGRETI PROIBITI - Rebecca Donovan, RECENSIONE
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Titolo : PICCOLI SEGRETI PROIBITI Autore : Rebecca Donovan Casa Editrice : Newton Compton Editori Vuoi ricevere in anteprima le nostre uscite ?
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Recensione
PICCOLI SEGRETI PROIBITI – Rebecca Donovan Buonasera readers, oggi vi parlerò di Piccoli Segreti Proibiti, il secondo volume della serie Cursed di Rebecca Donovan; comincerò col dire che non è il mio genere, ma ho voluto leggerlo comunque. Ho faticato parecchio infatti a finirlo trovandolo interessante per il mio gusto personale solo nel finale, ma il libro è scritto davvero bene.  Piccoli Segreti Proibiti è il secondo capitolo di una storia ce racconta il disagio della vita di una ragazzina di sedici anni che deve fare i conti con i mali della vita con la sua maledizione personale e con i segreti legati al passato. Un passato di cui a quanto pare lei non sa nulla. “La prima volta che mi sono ritrovata qui è stata due anni fa e ho imparato in fretta che l’unico modo per tenersi lontana dai guai è essere superiore.  Devi far capireche non te ne frega nulla di quello che pensano di te.   Ma se qualcuno mi tocca, gliela faccio pagare. E saranno guai… per una di noi.” Nel capitolo precedente racconta l’antefatto che porta a questa seconda storia, che a sua volta prepara il terreno per la terza parte. Lana ha giurato a sua nonna che avrebbe sempre detto la verità, ma quando la verità è scomoda o pericolosa invece di mentire sceglie di ometterla e tacere, questo è il motivo che la porta di nuovo nel carcere minorile. “Ma non avevano considerato il mio tutor: anche lui sarà una bella distrazione.  –Non ci credo-,esclama dalla soglia.  Rido per la maledetta coincidenza. Certo che è lui. Soprattutto dopo la mia umiliazione di stamattina.  Aggiungiamoci il fatto che non mi sono fatta la doccia e lavata i denti oggi. Qualcuno, da qualche parte nel cosmo, se la sta spassando alle mie spalle.  Non credo che Grant sarà sconvolto dalla mia accecante bellezza stasera.” Se la procura troverà le prove questa volta dovrà affrontare un’accusa seria, un’accusa per un crimine che non ha commesso, ma il suo nuovo avvocato riesce a ottenere che sconti la pena per il crimine minore in una scuola speciale, una scuola con la quale lei non ha niente in comune. Piccoli segreti proibiti racconta le dinamiche complicate fra gli adolescenti coinvolti,i segreti, le emozioni, le difficoltà e gli amori che a quell’età sembrano inarrivabili, ingestibili, impossibili… “-Ho capito tutto quello che hai detto l’altra sera riguardo al fatto che tu non frequenti nessun ragazzo. E non vorrei mai che tu non fossi te stessa con me.  Ma non mi interessa Sophia e nessun’altra. Mi piaci tu, Lana. E non so come comportarmi per continuare a rispettare i tuoi paletti.- Deglutisco, contenta che questa volta non ci sia acqua nella mia bocca. –Anche tu mi piaci-, dico.Vorrei non aver parlato.-Ma non posso uscire con te-.” Lana trova nei nuovi amici un sostegno e dei complici che cercano di aiutarla a scoprire quali sono i segreti che girano intorno alla sua vita. Questa seconda parte della serie si conclude portando il lettore a farsi una domanda: chi è Lana? Se volete conoscere la risposta dovrete leggere il prossimo capitolo, buona lettura Jenny. SCOPRI IL NOSTRO TEAM Vuoi ricevere in anteprima le nostre uscite ?
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Trama
PICCOLI SEGRETI PROIBITI – Rebecca Donovan Cursed Series Non fidarti di nessuno. Tutti mentono. Solo tu puoi salvare te stessa. Doveva essere un venerdì sera qualunque per Lana e le sue migliori amiche ma all’improvviso tutto cambia. Lana è testimone di un crimine orribile, di cui non può parlare con nessuno, se vuole proteggere le sue amiche. Nessuno le crederebbe ed è costretta a pagare per il suo silenzio. Invece di frequentare il riformatorio, però, viene trasferita in una scuola per ragazzi privilegiati, la Blackwood School nel Vermont. Qui tutto sembra un’illusione, comprese le vite dell’elite che la frequenta. Lana non è ricca, né privilegiata. L’unica cosa che ha in comune con i figli di politici e celebrità è il fatto di essere una delinquente, esattamente come loro. Proprio quando inizia a sentirsi accettata, sui muri della scuola qualcuno scrive delle minacce rivolte a lei e tra le sue cose Lana ritrova degli strani biglietti. Lei sa chi può averlo fatto. Qualcuno che credeva le fosse amico. I segreti iniziano a riaffiorare e Lana ha troppe domande irrisolte ma poche persone di cui fidarsi. PICCOLI SEGRETI PROIBITI – Rebecca Donovan Buona lettura, Jenny. Se ti è piaciuta questa recensione ti consiglio di acquistare questo libro direttamente su Amazon  Cliccando qui Ringraziamo di cuore a tutti quelli che continueranno a sostenerci seguendoci e per chi farà una piccola donazione! Grazie di cuore! SERVIZI ONLINE PER IL TUO LIBRO Vuoi ricevere in anteprima le nostre uscite ?
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thenightreview · 7 years ago
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Le Migliori Storie del 2017
Da oltre quattro anni selezioniamo ogni giorno le migliori long read, perché pensiamo che ogni storia importante meriti di essere raccontata al lettore con il giusto livello di approfondimento e di qualità. Nel corso del 2017 abbiamo suggerito la lettura di 1.824 articoli, firmati da più di 1.000 autori e pubblicati su oltre 130 media italiani e internazionali. Come lo scorso anno, e quello precedente, abbiamo selezionato i migliori (e non i più letti). Condividili con l'hashtag #NRbestof2017
Il Team di #NightReview
Il rischio di una guerra nucleare con la Corea del Nord: potrebbero davvero Kim Jong Un e Donald Trump spingersi l'un l'altro verso uno scontro devastante? Il miglior racconto scritto finora da Pyongyang. Evan Osnos sul New Yorker
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La vita sotto la dittatura di Kim Jong-un. In sei mesi di interviste in Corea del Sud e Thailandia, Anna Fifield ha parlato con oltre 25 nordcoreani che hanno vissuto sotto il regime e sono riusciti a fuggire. Mentre la vita in Corea del Nord sta cambiando, anche le ragioni delle persone che scappano sono diverse dal passato. Non fuggono più per la fame, motivazione piuttosto comune durante i quindici anni di carestia. Ora se ne vanno perché disillusi. Sul Washington Post
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In che modo Donald Trump sta cambiando la politica estera degli Stati Uniti. La filosofia dell'America First ha guidato alcuni cambiamenti concreti. Ma ha anche lasciato scoperti altri fronti in cui gli obiettivi sono parzialmente o completamente irrealizzati. Un approfondimento grafico costantemente aggiornato di Reuben Fischer-Baum e Julie Vitkovskaya sul Washington Post
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Da Duterte nelle Filippine a Farage in Gran Bretagna, passando per Fillon in Francia e ovviamente Trump negli Stati Uniti: in che modo Vladimir Putin è diventato l'eroe ideologico dei nazionalisti in tutto il mondo. Franklin Foer sul The Atlantic
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RT, Sputnik e la nuova teoria di guerra della Russia. In che modo il Cremlino ha costruito una delle più potenti armi di informazione del ventunesimo secolo. E perché è impossibile fermarla. Jim Rutenberg sul New York Times entra nei dettagli del funzionamento e degli effetti dei mezzi di propaganda russi
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Cosa vuole davvero Putin. Come siamo arrivati al punto che molti americani sono convinti che il presidente russo sia un genio manipolatore. Una ricostruzione firmata da Julia Ioffe sul The Atlantic
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Quello realizzato da BuzzFeed News è uno dei migliori reportage dell'anno. Gli autori hanno svelato le prove che dimostrano come alcuni omicidi di spie, scienziati e di "persone che sapevano troppe cose", compiuti sul suo britannico, siano stati ordinati dal Cremlino. La storia racconta anche in che modo e perché le autorità inglesi hanno messo tutto a tacere. È una storia molto lunga, divisa in sei parti, piena di dettagli.
Parte 1: Poison in the System
Parte 2: From Russia With Blood
Parte 3: The Man Who Knew Too Much
Parte 4: The Secrets Of The Spy In The Bag
Parte 5: Everyone Thinks He Was Whacked
Parte 6: Holes In The Investigation
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Lo scrittore Emmanuel Carrère ha trascorso una settimana con Emmanuel Macron. E si chiede: il presidente francese è davvero un miracolo politico oppure è solo un miraggio che sta già svanendo? Sul Guardian (articolo tradotto in italiano da Paola Peduzzi su IL 24 Magazine)
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"Non possiamo aspettare che muoia". La sua modestia e la sua umiltà lo hanno reso una figura popolare in tutto il mondo. Ma all'interno della Chiesa, le sue riforme hanno fatto infuriare i più conservatori e hanno scatenato una rivolta. C'è una guerra in corso contro Papa Francesco. Sul Guardian
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Dietro la cosiddetta cyberguerra, tra hacker, email e violazioni di sistemi di sicurezza, c'è un'intera industria molto redditizia che finora è rimasta nell'ombra, pur avendo acquisito un potere politico fondamentale. Eccezionale approfondimento firmato da Mattathias Schwartz sul New York Times Magazine
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L'intelligenza artificiale è un'opportunità o una minaccia incombente? Elon Musk si è messo in testa di salvare l'umanità combattendo una crociata da un miliardo di dollari contro la Silicon Valley che sta sviluppando sempre di più questa tecnologia. Maureen Dowd su Vanity Fair US
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La tecnologia continua ad evolvere anche se non ce ne accorgiamo. E lo sta facendo in modo silenzioso, quasi come se stesse scomparendo. Per entrare poi nelle nostre vite già integrata nell'ambiente. Ed è per questo che c'è sempre più bisogno di rafforzare le norme sulla sicurezza e sulla privacy. L'ultimo editoriale dello storico giornalista di tecnologia Walt Mossberg su The Verge
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È in corso una nuova rivoluzione nello spazio e la stanno facendo alcune società che inviano in orbita centinaia di minuscoli satelliti a basso costo per monitorare come cambierà la vita sulla Terra. Ashlee Vance su Bloomberg Businessweek
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Globalizzazione: ascesa e caduta di un'idea che ha travolto il mondo. Non è solo un contraccolpo populista, anche molti economisti che una volta erano grandi sostenitori del libero mercato adesso hanno cambiato idea. In cosa si erano sbagliati e cosa non avevano capito di questo fenomeno? Sul Guardian
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Coca Story. Da sostanza di lusso per yuppie facoltosi, la cocaina è diventata ormai una droga performativa diffusa in ampi strati delle nostre società. Ma è possibile rileggerne la storia (e l'utilizzo) senza ricorrere a proibizionismi e semplificazioni moralisteggianti? Enrico Petrilli su PrismoMag
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Nemmeno i fatti riescono a farci cambiare idea. Nuove scoperte sulla mente umana mostrano i limiti della ragione: le nostre credenze sono talmente forti e radicate che tenderanno sempre a respingere le informazioni che le contraddicono. Una lettura fondamentale pubblicata sul New Yorker e firmata da Elizabeth Kolbert, vincitrice del Pulitzer con il saggio La sesta estinzione
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In che modo una notizia falsa, riguardante un crimine sessuale minorile e diffusa da Breitbart nei mesi precedenti alle elezioni americane del 2016, ha completamente messo sottosopra la piccola città di Twin Falls, Idaho. Che non si è ancora ripresa. Una storia incredibile. Caitlin Dickerson sul New York Times Magazine
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In che modo la statistica ha perso il proprio potere e soprattutto la capacità di raffigurare accuratamente il mondo. E dovremmo preoccuparci di questo, perché una nuova èra di big data controllati da società private può mettere in pericolo la democrazia. William Davies sul Guardian
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I media hanno un serio problema con i numeri. Da loro, che spesso vengono utilizzati come fonti, ci si aspetta sempre tanta precisione. Ma per raccontare un mondo complesso come quello in cui viviamo oggi non si può prescindere da un certo rigore statistico. Nate Silver su FiveThirtyEight
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Storia dopo storia, inchiesta dopo inchiesta, quella che stanno combattendo New York Times e Washington Post, e che sta fruttando loro un notevole aumento di lettori e abbonati, è davvero l'ultima grande guerra tra giornali? Donald Trump gli sta rendendo le cose facili. Tuttavia, i due quotidiani hanno un nemico in comune: la totale sfiducia di una parte degli americani che non credono nemmeno all'articolo più dettagliato. James Warren su Vanity Fair US
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La bolla mortale della nuova democrazia. La bolla culturale in cui siamo imprigionati elimina dalla nostra visuale punti di vista alternativi e alimenta la nascita di teorie del complotto e partiti esoterici. Come uscirne? Un saggio pubblicato su Il Foglio
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Come Internet ha contribuito a creare uno dei nazisti più pericolosi d'America. Andrew Anglin era un liberale vegano antirazzista. Oggi è uno dei troll più violenti e propagandisti dell'alt-right, oltre che fondatore del The Daily Stormer, uno dei principali siti dei suprematisti bianchi. Una grande storia. Luke O'Brien sul The Atlantic
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London Bridge is down. È venerata in tutto il mondo, è sopravvissuta a dodici presidenti americani e i suoi sudditi sono convinti che il suo regno non finirà mai: questo è il motivo per cui esiste un dettagliatissimo piano che sarà attuato quando la Regina Elisabetta II morirà tra le mura di Buckingham Palace. E Sam Knight lo ha raccontato sul Guardian
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My Family’s Slave è una storia vera e incredibile di una schiava nell'America moderna. Una lettura meravigliosa sul The Atlantic, scritta in modo impeccabile e firmata dal giornalista americano di origini filippine Alex Tizon, vincitore di un premio Pulitzer nel 1997 e morto lo scorso marzo. Parla di Eudocia Tomas Pulido, detta Lola, una donna vissuta nella famiglia di Tizon per 56 anni come schiava, una persona-oggetto regalata a sua madre quando erano entrambe bambine costretta a lavorare gratis dall’alba al tramonto, dormendo su un cumulo di stracci e subendo violenze fisiche quotidiane. L'articolo è diventato virale per diversi motivi e ha scaturito anche un dibattito
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La storia di Angelo Milazzo, il poliziotto che usa Facebook per identificare i morti nel Mediterraneo. È riuscito in due anni e mezzo a contattare le famiglie di 22 persone – quasi tutte siriane – annegate in un naufragio davanti alle coste libiche il 24 agosto del 2014. Annalisa Camilli su Internazionale
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Una ricercatrice dilettante sulle tracce della verità, una fossa comune scoperta per caso, una Casa di suore che avrebbe dovuto accogliere madri e figli, invece cacciava le madri e lasciava morire i bambini. 796 in 36 anni, uno ogni 2 settimane. Sembra un film horror ma è una storia vera, accaduta in Irlanda. La racconta Silvia Nucini su Vanity Fair Italia
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In che modo Emmanuel Carrère ha reinventato il genere nonfiction. I suoi libri sono inclassificabili perché hanno il potere di fondere insieme storie personali, reportage, filosofia e teologia. Una bellissima conversazione con l'autore francese pubblicata sul New York Times Magazine
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A casa di Bret Easton Ellis. L’America di Trump, il rapporto con Hollywood, l’idea (forse) di un nuovo libro: un incontro a Los Angeles con lo scrittore icona. Michele Masneri su Rivista Studio
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Il Tempo di Carlo Rovelli. Relatività, meccanica quantistica, filosofia, letteratura, politica. Intervista al fisico più letto del mondo. Matteo De Giuli su Il Tascabile
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Un pezzo di storia nera, estratti di saggi di sociologia, stralci di interviste: una monografia di Kendrick Lamar. Il pezzo più completo mai scritto fino ad oggi in italiano sul rapper americano l'ha firmato Francesco Abazia su Sentireascoltare
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Wonder Year. In che modo Roger Federer ha aggiornato (e portato ad un livello superiore) il suo gioco. Peter de Jonge racconta un allenamento del campione svizzero, realizzando un'analisi del suo attuale gioco. Sul New York Times Magazine
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showroomhaircut · 5 years ago
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Questa vacanza sta per concludersi non senza uno strascico doloroso ma non tragico. Ieri sera ho avuto la brillante idea di giocare con i miei due nipotini e PAM! Dun tratto una fitta che neanche Zeus proclamerebbe, mi ha bloccato la schiena. Un dolore atroce. La notte lo passata cercando una posizione tranquilla e riposante ma non ho avuto molta fortuna. Va bene, domani si vedrà come sopravvivere al viaggio da Malpensa a casa. Nel frattempo però ci tenevo a mostrare il mio cazzeggio cittadino per Casteddu (alias Cagliari) con
foto scattate dal mio nuovo smartphone, lo Xiaomi Mi 8 Lite che ha tanti pregi ma anche alcuni difetti, in primis proprio delle foto. Ha una buona fotocamera ma non esaltante. Resta il fatto che il passaggio fra il precedente Ngm e lo Xiaomi è gargantuesco. Persino apocalittico. In parola povere, non c’è storia. Mi ha permesso senza timore di non fare schifezze, realizzando un piccolo reportage.
Tutto sommato mi sono divertito a fare foto diverse dal solito, modificandole in bianco e nero perché le trovavo più interessanti che a colori, virando in sovraesposizioni che fornissero una connotazione più antica e storica, sopratutto degli antichi ingressi ora inaccessibili nell’antico quartiere del Castello.
Di bello è stato ritrovare finalmente aperto, dopo vari anni di lavori interminabili, il bastione di San Remy (no, non è dedicato al famoso personaggio sfigato dei cartoni animati) e tanti, tantissimi turisti in giro per la città, felici di trovarsi in un ambiente a misura  d’uomo, meno caotica e più intimista. Molti i visi soddisfatti, fotografando il bel vedere o i numerosi monumenti cittadini.
Ciò che mi ha colpito di questi giorni era la mancanza dei gaggi cittadini (gaccio, parola sarda/cagliaritana per indicare una persona grezza, non particolarmente raffinata. Attenzione che nel continente vuol dire che una persona è un ostaggio oppure indica una paga militare). Non che siano scomparsi, perché di questa gente Cagliari ne abbonda, ma semplicemente non ne ho visti, neppure nel mio pellegrinaggio fra una casa all’altra per salutare gli amici. Con una piccola riflessione sociale: ma Cagliari, di quanti ghetti è composta? Così, giusto per dire, però mi sembrano tanti, da sant’Elia, centro nevralgico della delinquenza minorile a Is Mirrionis, centro del crimine mafioso e organizzato. Poi ci troviamo San Michele, che proprio una bella zona non è. Sant’avendrace e la Marina sono migliorate ma va fatto ancora molto lavoro, sopratutto antistante il Comune in via Roma, dove piazza Matteotti è imbarazzante da mostrare ai turisti. Tuvixeduu ha delle zone a rischio perché circondata da San Michele e Is Mirrionis. Barracca Manna e Mulinu Becciu è un mix. Insomma, girovagando per la città mi sono reso conto di quante, forse troppe zone cittadine siano circondate da disperati e ne ho avuto conferma ieri mattina, muovendomi fra le bancherelle improvvisate nell’area di viale Trieste e di via Po e via Simero, dove la povertà si tocca con mano. Una povertà che si sta lentamente impadronendo delle numerose vite di molte, troppe persone.
Avrei però delle frecciate da sparare contro i miei concittadini sardi, ad iniziare dalla mancanza di una mentalità imprenditoriale. Un’assenza grave causata da una sub cultura che rende le persone gelose del successo altrui e quindi dedite alla vendetta. Se non è ignoranza questa, che altro può essere?
Carlo V, quando scese a Cagliari nel 1535 per combattere gli ottomanni che facevano continue scorrerie, non usò parole docili nei nostri confronti: in Sardegna non c’è peggior nemico del suo stesso popolo (le parole non sono esatte ma rende l’idea). Di fatto, in 500 anni, nulla o quasi pare cambiato. Solo la tecnologia, ma non a passi con la mente reattiva nelle persone.
Ciò nonostante, resta una città ancora affascinante che sta vivendo una seconda giovinezza. Basta vedere la foto qui sotto per affermare, senza timore di essere catapultato giù per una torre, che i suoi scorci sono fra i più belli in Italia (a parte Firenze e Roma, secondo me insuperabili). La prima foto è quella della mia chiesa d’infanzia, Sant’Anna. Una maestosa chiesa nata male per via dell’interminabile lavoro per la sua costruzione, ridotta quasi in cenere dalla guerra e ricostruita nel modo peggiore per non aver salvato le decorazioni originali. Ma pur sempre, resta la mia chiesa:
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ed ecco il suo interno che ho virato sullo scuro più tetro, per darle una connotazione personale e più misteriosa, quasi mistica:
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Ovviamente non poteva mancare il solito panorama, beccando favorevolmente l’intrusione di un paio di nuvole che mi hanno aiutato a rendere una foto altrimenti piatta, più bella:
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Dopodiché una serie di vedute in bianco e nero di ingressi, particolari, le stradine nei sali e scendi interminabili del quartiere di Villanova:
Per concludere con il quartiere di castello, sulla sommità del colle da cui per millenni è stata roccaforte di svariati popoli ad incominciare da nuragici (eh si, sotto la base della trecentesca Torre dell’Elefante hanno trovato traccie di monumentali Nuraghi):
Ma non è finita qui perché ho molte altre fotografie da mostrarvi, sopratutto di alcune panoramiche assai suggestive e della spiaggia del Poetto.
In definitiva, le foto non sono male ma rispetto alle più blasonate Samsung e iPhone, non ci siamo. Lo stacco in qualità è notevole e tutto sommato, sono riuscito a fare un discreto lavoro di reportage. A voi la parola.
  A casseggium cagliaritanus Questa vacanza sta per concludersi non senza uno strascico doloroso ma non tragico. Ieri sera ho avuto la brillante idea di giocare con i miei due nipotini e PAM!
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sciscianonotizie · 7 years ago
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paoloxl · 8 years ago
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Soffriva di cleptomania, caduto accidentalmente è morto nel carcere romano di Regina Coeli. Doveva scontare un residui di pena di un anno. Alla fine del 2016 i detenuti dai 60 anni in su sono 4000 di cui ben 715 hanno superato i settant’anni La memoria va al film di Vittorio De Sica, ma questa storia è, purtroppo, molto diversa da quella che ha avuto come protagonista un signore di 80 anni, morto domenica nel carcere romano di Regina Coeli. Nel film di De Sica il protagonista, derubato della sua bici, diventa per necessità ladro, ma viene subito beccato e si salva da un linciaggio grazie al pianto del figlio. Il detenuto morto a Regina Coeli era soprannominato il “ladro di biciclette”, perché nel corso della sua vita ne aveva rubate migliaia. Ma sembra che non lo facesse per necessità: era affetto da cleptomania. Agiva soprattutto nel quartiere Prati e sembrerebbe che negli ultimi anni ne abbia rubate tantissime. Al punto da essere spesso detenuto a Regina Coeli. Malgrado il suo problema e la sua avanzata età, era recluso per scontare un residuo di pena di un anno. Sabato pomeriggio, mentre era nel reparto di medicina del carcere, accidentalmente è caduto, riportando delle gravi ferite. Trasportato in ospedale, le sue condizioni sono peggiorate e domenica mattina è morto. A darne notizia è stato il segretario generale aggiunto Cisl Fns, Massimo Costantino, che denuncia da tempo le condizioni di sovraffollamento del carcere romano dove sono reclusi 909 detenuti, ben 287 in più rispetto ai 622 previsti. Per il sindacalista «occorrono misure diverse per detenuti che hanno una certa età che, compatibilmente alla gravità del reato, dovrebbero espletare la loro pena in altre strutture e certo non penitenziarie». Il sindacalista, infine, aggiunge: «Occorre segnalare che persiste il sovraffollamento anche a livello regionale con 973 detenuti in più, considerato che 6.208 risultano essere i detenuti nei 14 Istituti del Lazio al 31 marzo 2017, rispetto a una capienza regolamentare di 5.235. Pur apprezzando le nuove normative in tema di esecuzione penale, istituendo il nuovo Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità, i risultati concreti tardano ad arrivare». La notizia della morte del detenuto ottantenne smentisce un luogo comune secondo il quale dopo una certa età non si vada più in carcere. Dai dati, messi a disposizione dal Dap, risulta che alla fine del 2016 i detenuti dai 60 anni in su sono pari a 4000. Di cui ben 715 hanno superato i settant’anni d’età. Sempre più anziani si danno al crimine, perché la necessità di superare le ristrettezze economiche può spingere a commettere reati. Secondo i dati recenti dell’Istat, la maggioranza degli anziani che vengono arrestati, sono coloro che hanno commesso reati minori come la detenzione degli stupefacenti o piccoli furti. Si arriva così a casi drammatici, al limiti del grottesco, come quello del pensionato genovese che, per arrotondare, si era ridotto a custodire un chilo di cocaina per conto di una gang di spacciatori albanesi. Oppure, l’anno scorso, il caso di un ottantaduenne arrestato per il furto di un film in dvd da 8 euro, commesso nel lontano 2008. Fu emessa una condanna per “rapina aggravata” perché aveva contestualmente strattonato una commessa, arrecandole lesioni guaribili in quattro giorni. Avrebbe potuto chiedere la sospensione della pena, ma se ne era dimenticato di farlo tramite l’avvocato. Altri sono i casi con protagonisti degli ottantenni incarcerati a distanza di anni per reati non gravi. L’ 81enne Emanuele Rubino di Genova, in dialisi e già vittima di un infarto, nel 2011 era stato condannato a 34 giorni di libertà vigilata per aver “insultato un vigile urbano” che lo aveva multato. Ma Rubino avrebbe violato la misura ed è stato perciò portato in carcere a febbraio scorso, dove però – grazie al tam tam via web dove è diventato simbolo di una ingiustizia – non ha trascorso tutti i 17 giorni mancanti e ai primi di marzo, per fortuna, è stato liberato. Altro caso, riguarda Stefanina Malu, una anziana di 83 anni che era reclusa nel carcere sardo di Uta per detenzione di droga. Aveva problemi fisici, non riusciva a deambulare e più volte era stata portata all’ospedale. Dopo anni, finalmente, le era stata data la detenzione domiciliare. Aveva fatto appena in tempo ad essere accudita dalla figlia, che si sentì male tanto da essere condotta, d’urgenza, con un’ambulanza in ospedale. Nonostante l’impegno del personale sanitario, l’anziana donna non ce l’ha fatta ed è morta. Damiano Aliprandi da il dubbio
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goodbearblind · 8 years ago
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Il turismo sessuale diventa un crimine quando sfrutta le diseguaglianze di sesso, età, condizione sociale ed economica delle popolazioni delle mete turistiche. Nessuna leggerezza nel giudizio quando la prostituzione è un fenomeno dovuto al "bisogno" e non ad una libera scelta. E nel caso di minori il tutto è ancor più tragico e abusante. Qualche anno fa l'Italia risultava una delle maggiori risorse di turisti sessuali secondo uno studio della Ecpat Italia (organizzazione che si batte contro lo sfruttamento sessuale dei bambini) saltò fuori che gli italiani (per lo più uomini) sono ai primi posti come clienti di bambini fatti prostituire in Paesi del Terzo Mondo. L' organizzazione ha stimato che nel mondo ogni anno ci sono un milione di turisti sessuali che rivolgono le loro attenzioni a minori tra i 12 e 14 anni, e a volte anche più piccoli. I turisti che si rivolgono alla prostituzione minorile sono un terzo del totale. A parlare del rapporto è anche il Daily Telegraph, che indica come le mete preferite dai turisti sessuali italiani siano il Kenya ( il Kenya è tra i paesi più a rischio: da 10.000 a 15.000 bambine che vivono nelle aree costiere di Malindi, Mombasa, Kalifi e Diani sono coinvolte nella prostituzione occasionale – fino al 30% di tutte le bambine fra i 12 e i 18 anni che vivono in quelle zone. Fra 2.000 o 3.000 bambine e bambini sono inoltre coinvolti nel mercato del sesso a tempo pieno), Santo Domingo, la Colombia e il Brasile. Il turismo sessuale e la pornografia sono spesso gestiti da reti criminali internazionali. -Emma di cielo bagnata-
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thenightreview · 7 years ago
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Le armi per cercare la vita - 02 ottobre 2017
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