#cresco amor
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vwhi ¡ 4 months ago
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piangere per amore mi sembra sia solo peggiore piĂš grande divento, mentre quando ascolto certi amici trentenni sembrano unanimi a descrivere la graduale anestetizzazione o cortificazione del cuore dopo una certa etĂ . sembra questo non succeda e cammino come una ferita aperta, forse cresco al contrario, di sicuro cresco poco. di sicuro sono un'altra volta inconsolabile e forse deve finire
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ma-petite-cerise ¡ 7 months ago
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La domenica,in famiglia
Un posto in meno,ma non eravamo 14? Ah forse mi sbaglio “quanti piatti mancano?”
“Vai a dare il bacio alla nonna e a me non lo dai?” Corro,siete la mia anima, tutto ciò che mi resta e che non mi ha mai fatto paura. Ma oggi sì, voi a capo tavola al tavolo dei grandi e noi al tavolo dei piccoli… noi cresciamo e voi tornate bambini. Vi guardo, e sono felice. Esco di lì e penso a quanto il tempo voli e io sto qui a non riuscire a capire nemmeno uno dei motivi per cui mi amate.
Ne eravamo 14, ne siamo 13, hai finito di dire che ho le sue movenze? Guarda che io ti sento. Possiamo fermare questo maledetto tempo che vi sta spegnendo? gentilmente, la finite di ripetermi le stesse cose come un disco rotto e andiamo a mangiare un gelato nella macchina del nonno?
Sono stanca,non sono pronta, non mi va, cresco e anche voi,troppo. Poi che faccio? Ho bisogno ancora di amore.
Amore di mamma,guarda i nonni cosa ti hanno regalato.
Bimba, ci sono novitĂ ? Vieni qua dammi la mano guarda come sono fredda
Il nonno ti vuole tanto tanto tanto bene lo sai?
Ma la patente? E il fidanzato? E quando ti sposi, il nonno deve essere il primo invitato!
Quella quando era piccola, trasformava i tovaglioli in rose! Avevo la casa piena di queste rose!
E perchĂŠ mi elogiate se io mi odio cosĂŹ come sono?
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sognosacro ¡ 8 months ago
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Consideriamo il fatto che sono predisposta ad agire, a concretizzare le cose, ma che non so cosa, ne come.
Dobbiamo valutare gli aspetti illusori di questo atto psicologico sulla salute:
Devo dire che in certe circostanze mi trovo in completa armonia con me stessa, la mie sensazioni di pace e liberazione mi pervadono e la percezione della realtà è una sensazione di luce, bellezza e amore.
Qualità moltorara per il mio ego, che costantemente si preoccupa, si ossessiona e la mancanza di denaro è fattore fondamentale di questo. Poi ci aggiungiamo "Uh a 26 anni vivi con il padre, non hai un lavoro nè un fidanzato, quello che fai non ti guadagni una cippa e fai cose sui social, ma quanto sei patetica?!"
Però sei felice cazzo. Sei piÚ felice ora di quando vendevi gelati.
"Oh ma potresti tornare ai mercatini a vendere rame, quanto sei ridicola ad aver rinunicato a tutto quel materiale."
Io che mi arrovello in questo triturante pensiero di aver fallito, di essere un fallimento, di aver sbagliato tutte le scelte della mia vita.
Una mano angelica che mi mostra "quanto sono andata avanti, quanto sono cresciuta, quanto sto ancora cambiando e cosa posso diventare".
Io che ritorno al presente e non vedo niente di tutto questo e ritorno nel mio buco scricciolo sola come un verme, sudicio che non vuole nessuno.
Incapace di intendere e di volere, di parlare e di farsi valere.
Io che non ho nessuno su cui appoggiarmi e il mio ego che ride di me, del mio povero padre e di tutto quello che sono.
Una madre che pressiona e mi aiuta in questo processo.
La rigiditĂ  e l'oppressione sociale, il governo, le lamentele, il presidenzialismo e il posizionamento sociale.
Io non ho un cazzo da dare a questo mondo, mi ripeto ed è cosÏ che rimango senza niente.
Ed è cosÏ che riconquisto me stessa e riscopro il mio valore interno, che a mio avviso si situa nel terzo chakra, dove si situa l'autostima. LÏ dove ho piÚ male, la pancia.
Li dove mi sento costretta a fare a pugni per guadagnarmi la vita.
Li dove non ho potuto far altro che scappare
LĂŹ dpve ho tradito me stessa, il mio valore piĂš alto.
Non posso credere che devo ancora aspettare per qualcosa che mi oppressa e ossessiona cosĂŹ tanto.
Quando cazzo me lo merito il mio successo?
Quando avrò la realtà che desidero?
Quando portò vivere la mia atessa vita?
Oh e non accetto "Il tempo è relativo"
È una grandissima cazzata, perchè per quanto il tempo possa essere illusorio o relativo, sono complice del fatto che cresco fisicamente e mi modifico sembrando sempre piÚ adulta.
In una casa, dove sono figlia, dove sono bambina, dove sono mantenuta cazzo.
Cosa c'è di coerente in questo? Cosa posso fare per migliorare? Quale aspetto di me è cosÏ immaturo e irresponsabile da non permettersi di mantenersi da solo nella vita? Dal non semtirsi degno o capace di sostenere le responsabilità di una casa, di una macchina, di un telefono, che ne so.
Mi chiedo questo come una pretesa fondamentale di un mio diritto della vita.
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zeroluce ¡ 2 years ago
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Peloso
E il problema era questo che nessuno mi comprendeva perchĂŠ ero un disastro in molte cose anche se la veritĂ  si scopre e inizio con un mondo un sole e una luna..
E una scimmia aveva capito tutto sapientemente sa la veritĂ  che discendiamo dai brutti che si amavano lo stesso ora perchĂŠ si credono uomo sapiens pensano che potevano sapere quel che so la veritĂ  che non volevo farlo ancora o odio e tanto amore da dare non importa tutte le mie cicatrice tanto se risanano e cresco da errori e ti dico vera.
Tu non sai un cazzo di me sai solo quello che ti o voluto raccontare però non racconto a tutti perche amo latte con caffeina e una botta de coccaina e dopo una Canna.
E mo che mi voi dire tu che ti credi onnipotente pensi di capire tutti però il tuo cervello e troppo piccolo però però non simile con coraggio da vedere che o tenuto io zero.
Giorno secondo dopo minuti dopo milli secondi dopo milli milli gliadi di altri milli secondi però vado alle 3 del mattino a scrivere e non dormo da anni però non O un cazzo.
O la luna in casa cazzo di coraggio che oh perchÊ non la lascio uscire perchÊ la bestia mille code si sveglia però lo imparato quasi dominare la sua ira...
E poi mi anno di riso mi anno torturato ammazzato pero tutte le volte o ammazzato tutti in questa terra ni loro sanno che sta scultando la veritĂ .
E COSA piĂš potente del intero creato.
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hipsbef0rehands ¡ 8 years ago
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Cresco Amor: Chapter 2
Author: @hips-bef0re-hands Timeline: Season 6 Rating: PG-13 (for now) Summary: How I think the ‘ship came to be You can read part one here
December 25th 1998 12:30am
“Maybe I did want to be out there with you
“I know we said we weren’t going to exchange gifts…but uh, I got you a little something” “Mulder…”
“Merry Christmas”
“Well I got you a little something too”
The two agents rushed excitedly to Mulder’s couch and began to open their gifts. Mulder tore the wrapping off his with the enthusiasm of a child, letting scraps of the paper fall to the floor. Scully was more careful, using her thumbnail to break the seal of tape with surgical precision.
Mulder arrived at his gift first, a small, leather bound notebook. Inside the front page, in Scully’s perfect scrawl was a message.
M,
I can’t wait to read the first book by The Fox Mulder; there is nobody I would rather find all the answers with.
Love,  
- S
He looked up from the message at his partner.
“For when you decide to get out of the car”, she said. He remembered their conversation only weeks before.
“Thank you, Scully.”
The two stared at one another for only slightly longer than necessary before Mulder glanced down at the package still resting in Scully’s lap. He raised his eyebrows in encouragement for her to open it.
She broke eye contact and began to meticulously remove its packaging.
She wasn’t sure what the item was as she slid it out of a cylindrical velvet sleeve. It was beautiful, some sort of wooden box with gold leafing around the edges and a rose inlay along the top. She popped the latch and the box opened. It was a jewelry box, a beautiful antique jewelry box just big enough for a few small items. The box began to play a soft tune and she realized it was also a music box. She cradled the item delicately, running her fingers along the roses.
“I got it the last time I was at the Vineyard,” he said quietly. “It caught my eye. It made me think of you.
“Mulder, it’s... beautiful.”
“Must have been why it made me think of you.
She looked up at him quickly, their eyes meeting, and he realized he might have said too much. He looked down at his lap.
It is true, he had picked the jewelry box up the last time that he was on the vineyard visiting his mother but it had been years ago, after Scully was diagnosed with Cancer. He had wanted to give it to her as a gift at the time, but the perfect moment never arrived, that or else he had never seized it. Once her cancer had gone into remission, the gift seemed trivial, too small and not important enough for the magnitude of the event. He had placed the box away only thinking about it again recently when they were on a particularly grueling case in November and Scully had asked him to hold her gold cross necklace in his wallet for safe keeping. The way he had unceremoniously crumpled the gold chain and zipped it into a secure pocket didn’t seem right to him, and he had remembered the box, just in time for Christmas.
He was brought back into the moment by the feeling of a soft hand against his.
“Thank you, Mulder. This is perfect.”
“Yeah” he shrugged, “I figured it was better than a keychain or coffee mug.”
Scully turned to him and put her other hand on top of his hands as well.
“Merry Christmas, Mulder.”
He squeezed her hands gently. “You too, Scully.”
Scully turned to the TV where ‘It’s a Wonderful Life’ was just beginning.
“This movie was always my parents’ favorite” Mulder said.
“Mine too,” she said with a yawn. “It’s late. I better get home and get some sleep. 3 kids under the age of 10 on Christmas morning, I’m going to need my stamina.”
xxx
February 16th 1999
6:36pm
He eased Scully onto the couch as reached for the pillows propping them up along the armrest for her to lounge back upon.
“Mulder, really, I’m fine” she said, slightly annoyed.
“You know, Scully, I could die a happy man if I never heard those words again.”
She looked at him, giving him a pinched smile. She winced as she let her head lay back on the pillows, feeling the fresh, cool cotton against her neck. It was good to be home. It had been two weeks since her incident in New York. That’s what they had been calling it, an” incident”.
She had spent 5 days in intensive care after having part of her small bowel removed, received 4 units of blood, 7 days of tube feedings, and one apology letter from the FBI. Mulder had taken it off her hospital table and thrown it into the trash once he had seen it. ‘Sonofabitch’ he had muttered tossing the balled up paper into the basket. He had not left her side since he arrived from DC.
“So what should we have for dinner? Your mom stocked the freezer full of soups and stews. The doctors say that you can ease back into normal foods but to start slow, you may feel nauseated or have cramping after heavy meals. We should avoid greasy things so pizza is out…”
“Mulder, I already eased my way into eating. 3 days of clears,” she shifted her butt “2 days of softs,” she lined up her back “…and I have been eating solids since Saturday night. Besides, I am a doctor incase you forgot. I will have a bowl of the tomato soup and I will whip up a couple grilled cheeses.” She tried to stand up.
Mulder was at her side easing her back to the couch “Tomato soup is highly acidic and…”
“Enough” she sighed. “Mulder, I really appreciate all you are doing but you need to back off.”
He was caught off guard by her anger and annoyance and sulked silently into the kitchen to make the sandwiches. He knew he had been breathing down her neck for days now. Maybe it was time to step aside. He knew Scully was more than capable of caring for herself.
“I’m sorry.”
He turned around to see Scully standing behind him gripping one of the kitchen chairs for support. 
“Scu…”
“Mulder, I know that you are trying to do what’s best for me. I appreciate it. I know that you feel like had you been with me that day, none of this would have happened.”
“It wouldn’t have,” he grumbled.
“Probably not. You and I have always shared a connection, one that I can’t imagine having with any other partner. I think we both feel an obligation to carry the other at times. But Mulder, this did happen, and its over, and I am fine.”
He knew she was right but he couldn’t help the eye roll and flippant huff at her choice of words.
Scully smiled. “Ok, I will be fine… but now, I am hungry.”
He back around towards the stove, giving up this round.
“One grilled cheese coming right up.”
xxx
“I was thinking that I will probably go home tonight, you know, give the boys a night off from watching my fish… that is unless you wanted me to stay.”
Mulder did not want to go home at all, but he had overheard Scully talking to her mom on the phone earlier about how she half expected him to move in to her apartment, she sounded annoyed. He decided he would let her think that going home was his idea.
“Yeah? Mulder that’s good, I will be f-…” she paused, “I will manage on my own. Actually it will be nice to sleep through the night without a nursing coming in to check 3am vitals for a change. Are you planning on going back to work tomorrow?”
“I’m off until next week. It’s ok, I’m sure they can investigate mishandlings of manure without us for a few more days.”
Mulder had taken two weeks vacation to help care for Scully. Scully did not want Maggie visiting her while she was in ICU and insisted on her waiting until she was transferred to the step down unit. She was scared that seeing her only surviving daughter hooked up to monitors with a tube coming out of her nose would be more than Maggie could bear. She had assured her mother that Mulder was watching over her and after a fair amount of push back, Maggie agreed. Maggie had spent three days in New York before returning to DC. She had offered to let Dana make her recovery at her Maryland home but Scully politely declined the invitation telling her mother she needed her own bed.
Scully planned to return to desk duty on Monday. Because she was injured in the line of duty, she did not have to put any of her vacation or sick time towards her recovery. Mulder however did. She inquired with the HR department about donating her vacation time to Mulder but was told it was against policy. She knew he would never use the time, and likely still had weeks left, but it felt like the right thing to do.
“Well, I could use a fresh change of clothes,” Scully said easing herself off the couch, and putting her plate on the coffee table. “Not to mention a nice, long, hot shower. The water pressure and temperature at the hospital is an actual sin.” She stood up and stretched, letting out a low moan as pain settled in her abdomen.
Mulder was at her side in seconds. She threw daggers at him with her eyes and he retreated.
“It is a shame that I can’t soak in the tub for a few more weeks. A bath is what I really need.”
“Well why don’t you head in there to get washed up, and I will clean up dinner.”
Scully accepted his offer with a nod and made her way to the bathroom.
Pulling out a plush towel from her hallway closet she buried her face into it. The soft smell of her fabric softener filled her nostrils. ‘My god this is so much better than the bleach smell of the hospital linens’ she thought wistfully. She walked into the bathroom turning on the faucet to the warmest setting and walked to the sink to brush her teeth while the shower warmed up.
Fog was just starting to fill the bathroom as she swished and spit the remainder of the toothpaste from her mouth. Her minty crest was so much better than the arm and hammer baking soda paste the hospital used.
Scully had never been hospitalized for that long before. Even after her abduction she was able to return home within a weeks time. She hoped to never have to do it again.
She sat on the lid of the toilet to remove her socks. She could feel the pain in her stomach begin to radiate as she bent over towards her feet. She had been off all narcotic pain relievers for a few days now but was considering taking one before bed tonight. She did not want her doctors to keep her any longer, or to upset Mulder, so she downplayed her pain significantly. After her socks were off, she stood to untie her drawstring pants and let them fall at her feet. She had not been wearing underwear due to the new hassle she faced removing them. She smiled to herself and inwardly thought ‘If Mulder had known he spent a week with me going commando, I would never hear the end of it.’
She reached down to the bottom hem of her long t-shirt and started to pull upward when an extremely sharp pain tore through her gut and traveled straight to her back.
“Damnit!” she hissed, louder than she intended.
“Scully?” She heard Mulder call from the kitchen.
“My God, what does he have super human hearing or something?” She muttered to nobody in particular.
“I’m OK Mulder, just some pain that’s all.”
“I told you you should have taken a Percocet,” he said from the other side of the door.
She rolled her eyes.
There was a long pause while she tried to fiddle with the shirt, lifting her arms, especially the left one, was causing a strain on the taut skin of her abdomen. She was afraid the skin, where the sutures had only been removed yesterday, would begin to separate.
On her third night in the step down unit a young nurse, Shannon had been taking care of her for the first time. “Mrs. Scully,” she said, “Because you are now considered stable and have a doctors order to be off the cardiac monitor for bathing, you are more than welcome to have your husband help you in the shower instead of our staff… if that makes you more comfortable.”
Mulder’s face broke out into a huge smile while Scully’s turned red as a cherry.
“That’s my FBI partner, Shannon. Its MISS Scully… just call me Dana.”
Shannon’s eyes widened and her hands flew up to her mouth. “Oh my God I am so sorry, I only assumed… My apologies sir,” she nodded towards Mulder “and to you, Dana.”
Being naturally independent, it was hard to have a nurse help her with daily tasks for the past couple of weeks, but she was beginning to realize how necessary it was.
She took a deep inhale and closed her eyes.
“Mulder, do you think you would be able to help me… get ready and get into the shower.”
“Of course, Scully.” He put his hand on the doorknob and began to turn it.
“Mulder, I’m half naked in here… give me a second.” She reached for the towel, which she had placed on the sink and haphazardly wrapped it around her waist. “Ok, I’m decent.”
Mulder walked into the steamy bathroom to see Scully standing with a towel covering her from the bellybutton down and a t-shirt bunched up under her breasts, exposing her scar.
“Here, let me help you with this.” Mulder said walking towards Scully. He placed his hands on her shoulders and turned her around so that he was facing her back, and she was facing the frosted window instead of the mirror. He took his hands and brought them up her back to the hem of her t-shirt while Scully secured the towel in place.
He slowly eased the t-shirt up over her torso then took her elbows and gently slid them through the sleeves without over extending her arms. All the while, he was reminding himself that Scully was sick and not to allow any specific part of him to become too excited by the task at hand.
Once the shirt was off, Mulder reached around the front of her to grab the shirt. The backside of his hand gently brushed over one of her hardened nipples and Scully inhaled sharply.
“Sorry, Scully” he whispered, cursing himself for not being more careful.
“It’s ok… I’m just a little cold that’s all” she lied; trying to explain her breasts’ aroused state.
It was about 100 degrees in the steamy bathroom and Mulder didn’t buy a second of her excuse, but dropped the matter for the sake of her ego.
He then took the shirt and held it open in front of him.
“Turn,” he said.
Scully did as he requested and was now standing totally naked, but covered in front of him. She looked up at him with her lips slightly parted and slightly breathless. She wasn’t sure if he was making her feel light headed or the steam from the shower.  
“Step back into the shower, wet your hair, and I will close my eyes and help you lather and rinse your hair. The doctor said you shouldn’t have your arms extended up over your head,” he reminded her.
“I can If I keep my elbows close to my body” she quipped back, proudly.
He shook his head. “Ok, but I’m going to be right outside that door. Call me when you are ready to dry off.”
xxx
After her shower, she felt like a new person, or at least like the one she used to be before this whole mess. She felt clean for the first time in weeks but pretty sleepy from the steam of the shower. She anticipated feeling a lot better by morning. She took the bottle of pain medicine from the medicine cabinet and popped one pill.
Mulder came back into the bathroom with his hand over his eyes, making her chuckle. They had each seen one another naked, usually in times like this, when someone was sick or injured, but she was amused and quite thankful by his attempts at preserving her dignity.
She wrapped her body in the towel after applying an antiseptic cream to the fresh scar on her abdomen.
“Ok” she said, and he removed his hand from his eyes. “I think if you could just help me with my hair I can manage the rest.”
Mulder took the smaller towel that was hanging on a rack and began to gently dry her hair. Then, he picked up the brush on the ledge of the window and began to brush the strands into straight pieces.
Scully looked up at their reflection in the mirror, which was becoming less foggy now that the shower was off. Their eyes met and Scully smiled lazily at him
“Mulder, I don’t think I’ve properly thanked you yet… for taking care of me like this. I really appreciate it. I owe you...”
“You don’t have to thank me, Scully… and you owe me nothing.”
“I’m really lucky to have you.”
“Likewise” he said putting the brush down on the sink and running his fingers through her hair one last time. “All done.”
Mulder walked out of the bathroom while Scully put on a pair of satin sleep shorts and a button up shirt, which would be much easier to remove in the morning than a pullover.
She walked out of the bathroom and into the kitchen where Mulder was putting away the dishes from dinner.
“Are you sure you don’t need me to stay?” he asked, hoping she would ask him to.
“Mulder, go home, I’m going to be ok.”
He walked up to her and kissed her forehead along her hairline.
“No doubt in my mind, partner.”
He grabbed his duffel bag and walked out the door. Scully was left standing in the foyer feeling a little woozy. She didn’t think that it was from the pain medicine.
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- Jen
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blackdahlia01 ¡ 3 years ago
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Chi scegli?
//
Oggi ho posto una domanda al mio ragazzo: chi viene prima tra tua mamma, me o la nostra futura figlia?
È rimasto zitto per un secondo, ma poi abbiamo ragionato insieme;
La mamma è la mamma, ci vuole bene e ci ha messi al mondo. Siamo vivi grazie a lei, ma arriva un punto dove noi creeremo la nostra famiglia e per quanto amiamo le nostre madri, la persona piÚ importante diventa il partner.
E su questo eravamo d’accordo.
Ma poi abbiamo parlato dei figli. La mia risposta era un po’ più semplice, anche se pensata parecchio: rimane il mio partner. Perché?
PerchÊ è con lui che inizio la mia famiglia, con la quale la cresco e la amo. E un giorno, come noi due stiamo facendo, i nostri figli creeranno la propria famiglia, e la persona con la quale continuerò il mio viaggio sarà il mio partner.
La sua risposta è stata: la figlia. PerchÊ?
Perché noi una figlia la sognamo da tempo, e stiamo aspettando ad avere una buona situazione economica prima di provarci, perché vogliamo poterle dare tutto. In più, la vediamo proprio come una grande prova d’amore. La fusione di entrambi.
Allora lui mi ha chiesto: se tu dovessi scegliere tra me e noi, chi scegli?
Ci ho pensato, e ho capito: noi. Noi vediamo entrambi l’avere dei figli come un gesto di puro amore. Quasi quasi un’ “incarnazione” del nostro amore.
Allora lui aveva visto la domanda come un: scegli me o il nostro amore?
Io scelgo il nostro amore. Scelgo il noi.
//
-BlackDahlia
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Ispirazione libra nell'aria,
tangibile e amorfa sfiora le mie dita bianche
si spezza, ricompone sui polpastrelli e scivola
percorrendo la lunghezza delle braccia
non ha identitĂ  alcuna nĂŠ forma
eppur si materializza se a lei mi concedo
amore, pensiero rosso su carta, tuonante in petto
nera pece talvolta mi ingoia o tiene per la gola
viola mi corteggia, verde mi dĂ  vita
tristezza mi graffia, indaco mi rigenera
cresco cullato dal tempo, plasmato dal dolore
accarezzato da nuove consapevolezze
dormo con la luna
mi sveglio col sole illuminante un po' piĂš
il giorno passato che dona un senso al domani
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esplodeilcuore ¡ 4 years ago
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Cresco, cambio forse in meglio per certi aspetti e in peggio per altri, ma la mia essenza resta invariata. Sono sempre quella dal troppo amore per gli altri e dalle poche smancerie, sempre quella che se sta male preferisce chiudersi in se stessa in una stanza piuttosto che gravare sugli altri. Sono sempre quella del pochi, ma buoni. Quella che talvolta arrossisce per un non nulla, ma che cerca di sfidare la propria timidezza. Sono sempre quella che cerca di essere gentile con tutti anche se non riceve lo stesso trattamento, quella che prova mille volte a recuperare un rapporto, ma quando si accorge ad essere la sola a provarci molla completamente la presa. Sono quella dei troppi grazie, scusa e mi dispiace, quella che non ha paura a parlare in faccia e lo fa pur di risultare troppo esplicita o troppo vera. Sono sempre la stessa, un po' cresciuta, coi capelli corti e a cui ho fatto cambiare mille volte colore. E mi guardo allo specchio e mi dico che vado bene cosĂŹ, cosĂŹ estremamente vera.
esplodeilcuore
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forwhatidream ¡ 4 years ago
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Ciao amici, come state? Che mi raccontate di bello? Io e la mamma stiamo bene, oggi va meglio rispetto ad ieri, per fortuna S. è stato molto dolce questa mattina, dopo aver discusso un po’ con la mamma ieri sera, per me, anche se io non esisto.. questa mattina le ha fatto una sorpresa e appena si è svegliata, era già lì con lei è le ha portato la colazione, sono stati un po’ insieme, hanno riso, scherzato, si sono abbracciati e hanno giocato anche insieme. La mamma oggi ha preparato il pranzo insieme a quel King di mio zio, sono due cuochi provetti, hanno preparato un primo da leccarsi i baffi, non vedo l’ora di mangiarlo insieme a zio un giorno. Dopo aver preparato il pranzo, lo zio è andato via con la nonna e nonna bis e la mamma è rimasta con mia zia piccolina e hanno sistemato insieme la cucina. Che belle che erano, le mie due regine in azione. S, quando è arrivato a casa ha abbracciato la mamma, sono stati insieme a preparare la tavola e hanno riso e scherzato tanto, ma la mamma non l’ho vista brillare come sempre, la sua luce è stata offuscata da qualche nuvola/paranoia di troppo e a me non piace questa cosa, perché la mamma è la mia stella e so che riesce a brillare anche quando ci sono mille nuvole intorno a lei.. ma l’idea che il mio ipotetico arrivo, venga visto come “non tanto bello”.. a me dispiace tanto, perché un piccolo ometto come me, che tristezza può portare? Io penso che ogni ometto come me porti sempre la luce, l’amore, l’allegria, si, magari posso togliere qualche ora di sonno e posso piangere un po’.. ma alla fine, cosa c’è di più bello? Io e la mamma stiamo crescendo insieme, io cresco nel suo cuore e lei cresce nel mio sogno e ci basta questo per il momento, abbiamo deciso di tenere per noi questo amore, l’amore tra me e mia mamma resta chiuso in uno scrigno, nel nostro scrigno segreto, e la chiave è in fondo al nostro cuore che batte all’unisono, anche se io non esisto. Io amo la mia mamma e lei ama me, ed è questa la cosa più bella, creare un legame che non esiste, ma farlo esistere solo per noi. La giornata sta terminando ed io e la mamma non abbiamo riposato molto oggi, perciò amici miei vi do la buonanotte, ci sentiamo domani come sempre, stesso posto, stessa ora. A domani mamma, stai tranquilla. Io non esisto, ma già ti amo alla follia, come so che tu ami me. Non ti conosco ma sei già il mio faro nella notte. Buonanotte mamma, ti amo da impazzire. Il tuo piccolo Ricky.🧸💙
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lonleysometimes ¡ 4 years ago
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Eccomi qua, anche io con una relazione difettosa, o forse quella difettosa sono io.
Sono una ragazza di 30 anni, indipendente, ambiziosa e che sa il fatto suo e il suo valore nella vita e nel lavoro che sto intraprendendo. Sto cercando di costruirmi una carriera. Viaggio tanto, ho un giro di amicizie fantastiche, tanti interessi e una famiglia che mi ama e mi supporta in tutto quello che faccio. Le relazioni amorose però, per un certo verso, non sono il mio forte.
Ti faccio una premessa, ho perso mia madre quando avevo 10 anni e mio padre a 19. Genitori che ho amato/amo alla follia. In particolare mio padre. Un uomo che ad oggi, con un po’ di complesso di Elettra, vedo perfetto e inarrivabile. Un padre che però mi ha insegnato che non avrei mai dovuto dipendere da uomo, ma quest’ultimo doveva essere un compagno di vita che sceglievo per amore indipendentemente dal resto. Dovevo insomma essere felice.
Ti tralascio i dettagli di storie passate andate male, una miriade di amori non corrisposti in cui mi sono persa inutilmente, non sono riuscita a stare con uomini che non amavo, ma loro mi avrebbero portato la luna. Relazioni brevi e fugaci, mai nulla di veramente serio, ma sono sempre loro che mi lasciano e poi trovano una nuova che sembra “l’amore della vita”. Mi chiedo come mai, dove sbaglio, perché sono l’eterna seconda e che cosa mi manca per non essere scelta. Troppo super donna? Troppo indipendente? Troppo incasinata? Troppo ingestibile? O forse no, forse sono solo io che mi vedo così e in realtà non c’è grande valore in tutto quello che ti racconto di me.
Eppure io cerco qualcuno con cui costruire una vita e chissĂ  magari una famiglia e piĂš cresco piĂš ho voglia di questo.
Arriviamo alla mia ultima relazione difettosa.
L’anno scorso ho incontrato P., poco più grande di me, affascinante e intrigante. Già ci conoscevamo, io sapevo che lui non era in cerca di cose serie, ma io, uscita da un’altra storia difettosa, decido di accettare un suo invito. Parte così una relazione friends with benefits, cercata da entrambi ma principalmente imposta da lui (ma dai). Lui mi inizia a piacere sempre di più, quindi arriva un punto in cui questa relazione non è abbastanza per me.
Chiudo la relazione facendomi piano piano di nebbia, con dispiacere ma senza rancore. Incontro un altro ragazzo E., sulla carta il principe azzurro. Fa tutte quelle cose che P. non faceva. “Ti vengo a prendere in stazione”, “Mi manchi”, “Passiamo una giornata insieme”. Insomma tutte quelle cose belle da relazione normale. P. appena scopre che mi sono fidanzata mi cerca e mi ricerca, convinto che mi avrebbe portata tra le sue braccia di nuovo. Ma io non ci casco, non posso farlo a me stessa e al rispetto che ricevo in questa relazione. Lo respingo più e più volte per 8 mesi. Come un fulmine a ciel sereno E. mi lascia con un “non provo sentimenti”. La vera realtà dei fatti è che aveva incontrato un’altra. A quel punto, dopo una delusione iniziale, capisco che questa relazione, che sembrava perfetta e un trampolino verso una vita insieme, in realtà non mi aveva lasciato niente.
Ovviamente cosa faccio, ovviamente torno da P. – Cerco di impormi più leggerezza, “quel che viene viene”.
Non ho aspettative e sono più sicura di me. Per tre mesi ci vediamo, di base sembra solo sesso, ma è tutto diverso rispetto all’anno prima. Parliamo, ceniamo insieme. Io vedo solo lui e lui vede solo me, ma rimaniamo nel limbo. Viviamo e stiamo bene. Accade la quarantena e non ci possiamo più vedere. Il tempo si ferma e siamo alienati. Veniamo sottratti del sesso, ma abbiamo entrambi voglia di sentirci accanto. Parliamo tanto e ci preoccupiamo l’uno dell’altra “mi man
chi” “non vedo l’ora di vederti” “quando finisce tutto stiamo un giorno insieme”. Io ovviamente non sono immune a tutto questo, ma mi ripeto che è il disagio della quarantena che spinge lui a fare questo, per proteggermi
La quarantena volge al termine, torniamo a una vita pseudo normale. Ci vediamo, lui è freddo e distante. Io quindi mi comporto di conseguenza. Di lì a qualche settimana mi dice che ha iniziato a frequentare seriamente un’altra, ma che a me ci tiene, magari “rimaniamo amici”. Di nuovo, l’eterna seconda, quella che non è abbastanza.
Senza rancore, scenate o spiegazioni, gli auguro il meglio e gli dico che possiamo mantenere un rapporto civile. Sono ferita, ma intraprendo la graceful exit, da signora. Lui continua a scrivermi continuamente (ammetto che mi fa pure piacere), io rispondo per educazione ma ovviamente distante e senza provocarlo. Lui rigira la frittata, dicendo che sono fredda, arrabbiata e che non ne ho motivo. Quindi adesso sbaglio pure le reazioni? Troppo dura? Cosa si aspettava l’amicona o la gatta morta che continua a provarci? Niente Ester, vorrei avere la forza di uscire definitivamente da questa storia e abbandonare questa persona, ma una voce dentro di me mi dice di provare il tutto per tutto perché non hai niente da perdere.
Scusami per il papiro.
Grazie mille.
G. 
Cara G.,
insomma siamo sempre qui. Che mi squaderni a fare il curriculum della prima della classe se poi non usciamo dal desiderio somaro di relazione complessa? A che serve aver letto i libri giusti, viaggiare, l’iscrizione al circolo arci?
Devo provare tutto perchĂŠ non ho niente da perdere. Che invidiabile disprezzo per il tempo, G., hai trovato il negozio che vende vite di riserva a poco prezzo senza intercessione del demonio?
Dannarsi piace e tutte le scuse sono buone. C’è poco da fare a parte ammetterlo.
La prendo con leggerezza, quello che viene, viene – la balla suprema. Chi sa pendere le cose con leggerezza inconsistente è la gattamorta, padrona e gran Ciambellana dei sentimenti. E le gattamorte certo non scrivono, sono offline a comandare il mondo. È una questione di carattere. Per le cose prese con leggerezza ci vuole la mano, il talento, lo spirito, serve fregarsene in fondo dell’amore e serve nascerci. Quelle streghe sono inarrivabili, disinvolte bellissime. Pure io volevo essere una di loro.
Tuo padre aveva totalmente ragione. Serve un uomo perbene, rispettoso, di rette abitudini e sani pensieri, non prepotente, forte, generoso, lucido, intelligente, cresciuto, risolto. Ce ne sono, questa è la buona notizia, non con tutte le qualità in equo bilanciamento, ma ce ne sono. Codesti masculi santi non sono neanche avvolti nelle tenebre, occultati, tenuti a chiavistello. A differenza del marcio, il buono non è qualità che resta nascosta a lungo. Insomma il bravo figliolo di solito lo riconosci, non serve scavare alla ricerca di qualità inabissate.
Gli inutili, quelli che scrivono ma non ti vogliono, pure loro ci tengono a farsi riconoscere, a dirla tutta. Certi (come il tuo) propongono senza tema il contratto di assunzione alla poveracrista: non voglio niente di serio da te. Sei al nero, baby. E il pesce abbocca lo stesso! Senza esca! Alcune automunite si recano anche a casa sua! We deliver!
La verità è che la femmina non vede l’ora: si sente sfidata a riuscirci, tu non mi vuoi ma io ti plagerò – l’eroina, la cretina. Alzi la mano chi l’ha fatto e si scagli la prima pietra da sola.
Parità di genere sarebbe accettare davvero l’accordo “va bene così”. Poi però non va mai bene così e precipitiamo negli eterni anni novanta del “perché non chiama?”.
A complicare le cose ci si mette la fortuna di incontrare per la via gente che invece a te ci tiene. Ogni relazione decente che il padreterno ti manda sarà sempre sfregiata da una domanda: epperò come mai non provo niente? PerchÊ sono invece attratta da eccetera?
Succede perché il buono non garba tanto spesso, G., figurarsi a vent’anni, trenta. Bisogna essere persone con tutti i bulloni a posto per innamorarsi solo degli adatti, servono troppe circostanze fauste: eccellenti genitori, belle amicizie, vita in città con alternative facili – dove basta cambiare quartiere per cambiare gente. E soldi, non parliamo di quanto aiutino i soldi a non innamorarsi male.
Non mi prendo la responsabilitĂ  del freddo che sta per scendere su questa pagina, lascio a Flaiano. Che spiega perchĂŠ molte di noi sono sceme, o sono state sceme per qualche decennio, e in generale perchĂŠ il mondo va alla rovescia.
Indulgenza per la gente che si comporta male. Chi non suscita né simpatia né compassione è l’uomo medio, onesto e senza grandi inclinazioni al male. L’uomo che lavora per tirare avanti, che mette su famiglia e la mantiene. L’uomo medio è antipatico. (Io sono antipatico. Mi si sopporta). Per diventare simpatico bisogna comportarsi da canaglia, per farsi amare bisogna farsi mantenere. È l’equivoco erotico che continua. Il malvagio dà quelle garanzie sessuali che la persona per bene non dà. Chi si comporta rettamente ammette la sua «ordinaria» attività sessuale e non interessa.
Il seguito, quello che osservo sugli esiti degli amori stracciati, ovvero la convalescenza, come guarisce la testa di femmina che picchia sul muro alla ricerca dell’amore fatto apposta per me, è una lenta convergenza verso uno stato d’animo non troppo definibile, fatto della stessa sostanza della vittoria e della rassegnazione, che s’addensa in luoghi comuni. Sono il patrimonio dell’umanità femminile che viene tenuto nelle stanze segrete, questi luoghi comuni.
Li avrai sentiti pure tu. Più ti allontani dai vent’anni meno sanno di rancido. Eccone alcuni, ho preso i più banali: “Poi subentrano altre cose” “L’amore non è quello dei vent’anni” “se mi mettevo a cercare quello perfetto lo trovavo all’ospizio” “le favole lasciamole alle ragazzine” “leviamole pure alle ragazzine”.
L’amore è fatto di una mezza misura perfetta, G.. E’ una lenta aggiustata delle aspettative, una sudata discesa nelle valli del compromesso. Vedi tu per che via arrivare alla relazione finale. Guerra o pace. Se sei più a tuo agio dentro le dolenti poesie o in un messaggio whatsapp che dice “manca il detersivo per la lavastoviglie”.
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3nding ¡ 5 years ago
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Anno 1982. Era la guerra di mafia in un paese nel pieno del boom economico. Animali, nati umani e non cani per mero errore nel disegno di Dio, pronti a impallinarti se non pagavi le cinquecentomila lire. E anche farti a pezzi e seppellirti in montagna come accaduto a nomi già dimenticati, Panaro e Gravina, nomi non solo dimenticati, ma pronunciati con un sospiro di sollievo per l’eterno ringraziamento al Dio cui sopra, “meno male che non è capitato a me”, la formula che ricorre da mane a sera nelle nostre menti di terroni maledetti in eterno, incapaci di qualsiasi slancio di coraggio, di qualsiasi raddrizzatura della schiena se non abbiamo alle spalle nessuno. I miei genitori che aprivano e chiudevano la serranda con in tasca [cazzi r'i mia, post modificato]. Perché i poliziotti dell’epoca si cacavano addosso. I malandrini ci entrarono in casa con il fucile spianato mentre ero in grembo della mamma.
Ma credete che la situazione fosse così seria? No, era grave. Non era seria. All’epoca bastò il commissario Cappelli e le teste di cuoio scese da Roma, a prendere a calci nel muso e trascinare quei malandrini per le vie della città ammanettati, con tutti a guardare con la faccia da pesce lesso, per poi chiosare ai colleghi paolani: “E c’avette fatto veni giù pe’ sti quattro stronzi, ahò?”.
Immaginatevi Alvaro Vitali che vi ripete questa frase nelle orecchie e capirete perché queste cose voi non le ricordate. Perché siamo un paese senza memoria. Senza tradizioni che non si possano infilare nel nostro apparato digerente, perché è l’unica cosa che conta. Quando dico “voi”, dico voi che per aver letto mezzo libro in più degli altri vi ritenete detentori dell’illuminazione, che abdicate persino al compito di prenderci per mano e guidarci, perché siete eredi della tradizione più nefasta della borghesia napoletana, del piangi e fotti, dello scherno verso il tamarrone che vi campa, dell’imitazione di tutto ciò che viene da fuori e può elevarvi dalla zimma in cui lasciate morire chi non appartiene alla vostra tribù.
Intanto cresco, per mia sventura, nel mondo reale. I malandrini tutti assunti negli enti pubblici. Chi li aiutava faceva carriera, riusciva a riprodursi e a sistemare i figli. Sistemare: inserire in un sistema, fradicio quanto fosse, era l’unica cosa che contava. L’eroina negli anni ottanta, generazioni falciate, il massimo del merito sociale riassunto nella frase “ma tu mi mini a mmia?”. Tutti, ricchi, poveri, paolani doc e figli di stranieri (leggi: reggini, sanlucidani, falconaresi e gente di altre lontanissime culture) obbedivamo alla stessa legge di cazzo.
Passo indenne per la canna, salvato da un discorso fattomi in riva al mare da uno spacciatore che mi consiglia “se non sei perfettamente tranquillo, se non hai il rischio di cadere in paranoia, non farti mai niente oltre la canna”. E sopravvivo. Gli sono ancora grato.
Passano 20 anni. Anni duemila. Ritrovo [gran cazzi r'i mia]. E mi interrogo. Non è cambiato un benemerito. I malandrini sono ancora lì, con gli stessi cognomi, solo che è finita la pacchia dei soldi pubblici. Chi li ha favoriti, accontentati, tollerati, ha la sua bella villetta vista mare e se la ride. Ho la fortuna di allontanarmi e vedere come va il mondo altrove, poi torno. E un’amata straniera, cresciuta sotto la dittatura comunista fatta di spie, sbirri, agenti sotto copertura e corruzione lampante, mi conosce. Sceglie di seguirmi, innamorata degli alberi di limone, dei monti meravigliosi, della fortuna di avere il mare a due passi, di stare lontana dai morsi del gelo. E del genius loci. Di quelle battute fulminanti e delle risate che sa regalare il dialetto paolano. E della sua impareggiabile validità nell’esprimere la rabbia e la violenza. Degli aneddoti che puoi raccontare al newyorchese più scafato e puoi stare certo di strappargli una risata.
Passano 40 anni. 2019. Io gliel’avevo detto, guarda che qui stiamo inguaiati con i cazzi. E siamo finalmente giunti alla squagliata d’a niva. Lei si meraviglia che le persone non denuncino nulla. Guarda con disprezzo alla nostra attitudine a commerciare su tutto, a vendicarsi aspettandoti con un’accetta in mano dietro la siepe, a mentire anche con gli amici più intimi, a temporeggiare chiedendosi quanto si guadagna se faccio così e quanto se faccio colì. Si meraviglia quando uno sbirro napoletano le chiede i documenti, chi è, cosa sta facendo, dove va. Mi dice che sotto la dittatura noi eravamo più liberi. Poi si corregge, non eravamo più liberi, ma avevamo più palle.
E mi dice che nel suo paese, quando si vede qualcuno che taglia un albero di frodo, lo si corre a denunciare perchĂŠ lei, delle polizie, si fida. Sa che quando denuncia sono cazzi del denunciato.
Qui, anno del Signore 2019, Italia potenza industriale e paese sviluppato, sottoinsieme Calabria, sotto-sottoinsieme Paola, zona montagne, sono cazzi del denunciante. Hai voglia, amore mio, che mi citi la gente che ha avuto il coraggio di opporsi alla dittatura, di farsi il carcere.
Qui è diverso. Cos’è peggio tra lo sbirro che ti mette i ceppi e il malandrino che ti aspetta con l’accetta e spunta dietro il cespuglio? Meglio la polizia segreta o la pletora di avvocati pronti a dimostrare che se sparisce un prosciutto, il porco era nato con tre gambe; gli sbirri ai quali basta lo stesso prosciutto per chiudere un occhio su qualsiasi taglio abusivo in montagna; i politici che con lo stesso cazzo di prosciutto sono capaci di autorizzarti anche lo sventramento di un fiume; i cazzoni che li votano per ruffianaggine innata e non convertibile, abituati come sono a secoli di leccare il culo al barone, e a sacrificare la buonuscita per “sistemare a mio figlio” con una bella mazzetta; l’amore folle e incondizionato che chiunque, dal proprietario milionario all’ultimo morto di fame passando per il poliziotto corrotto, nutre verso quel gesucristo di prosciutto, unica passione delle nostre vite di calabresi, ultima razza della terra, intestino retto d’Europa.
A questo punto condividete e fate il cazzo che vi pare. Né a me né alla mia amata frega più nulla. Vi urliamo con tutto il dolore di cui siamo capaci: per quanto ancora, Paola, abuserai della nostra pazienza? Per quanto sarai disposta a lasciar scannare i figli che ti amano di più, che ti immaginano diversa, che amano le tue montagne e il tuo mare, fino a che quei tuoi figli scelgano di tacere e di non essere più capaci di guardarsi allo specchio, con tutta la rabbia che nutrono non solo verso chi a questo sistema si è piegato a novanta pur di campare un po’ meglio di te, ma anche verso sé stessi, scoprendosi così impotenti, consci di lottare per una comunità di atomi di cui a nessuno frega una minchia dell’altro? Paola è solo un’espressione geografica funzionale all’eredità dei propri averi.
Non abbiate più paura di un cazzo, signori. “Quattro stronzi”, ripetiamolo tutti insieme, “quattro stronzi”, diceva il romano. Che al “tu mi mini a mmia” parta un cazzotto con tutte le forze che ci restano. Più siamo e meno rischi correremo. È l’ultima carta che possiamo giocare prima di mettere al mondo persone che, su quella stessa spiaggia, davanti all’erede di quello stesso spacciatore, per debolezza congenita, cederanno, mentre risuonano le risatine supponenti dei benestanti appollaiati sulla barca a vela poco più in là. Ci penserà la cocaina a sterminarli; quella sì che è una fine di merda. Non quella di cui avete paura.
Il commissario Cappelli è esistito. O ne aspettiamo un altro e possono passare altri quarant’anni, o tocca a noi. - https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10157526699354876&id=556799875
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sahara1002-blog ¡ 5 years ago
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La mia bellissima disfunzionale famiglia
Vi siete mai chiesti se la vostra famiglia corrisponda ai canoni che ci hanno insegnato fin da piccoli di lealtà e amore al di sopra di tutto? 
Ho sempre avuto un’idea in mente di come fosse la mia famiglia. Essendo cresciuta lontana da tutti, solo con mia mamma, ho idealizzato tutti i miei parenti basandomi principalmente sui film e le storie che leggevo nei libri. Mio nonno era il mio guerriero, quello che non temeva mai niente e affrontava la vita di petto. Mia nonna era l’amore della mia vita, la persona con l’anima più candida e pura che esistesse al mondo, niente poteva corromperla ed era sempre disponibile per tutti, molte volte dimenticandosi di se stessa. Mia zia era la mia protettrice, mi dava l’amore e la cura che non avevo avuto dai miei genitori. E poi, per cause di forza maggiore come questo virus che ha bloccato tutti nelle proprie case e ci obbliga a doverci relazionare ogni giorno con le stesse persone, si è distrutto tutto. 
Mi sono resa conto che mio nonno è si un cavaliere, ma un cavaliere egoista. Che mia nonna è sempre disponibile per tutti ma anche pronta a criticare ogni cosa di ogni persona non appena ne ha l’occasione. Che mia zia si preoccupa per me, ma che riflette nel carattere coloro che l’hanno cresciuta, e mi sono arrabbiata molto, mi si è spezzato il sogno e di conseguenza anche il mio cuore. Non avevo mai avuto la possibilità di condividere per così tanto tempo una casa con qualcuno, ed essendo abituata a vivere da sola e stare per le mie la maggior parte del tempo non avevo mai dovuto cercare di venire a compromessi o capire le altre persone. E’ molto più semplice vivere in un sogno che ti sei creato dove tutti sono felici e nessuno sbaglia piuttosto che accettare la realtà e dover affrontarla. Ma sono felice che sia successo, ho imparato a perdonare, a cercare di non portare rancore inutilmente per futili discussioni, a contare fino a 10 come mi hanno insegnato da piccola piuttosto che rispondere e agire d’impulso. Più cresco e più mi rendo conto che la vita non è semplice, nessuno di noi segue un percorso predisposto da qualcuno, è imprevedibilità che ci rende umani prima di tutto. Le relazioni sono difficili, le persone sono difficili, l’amore è difficile. Quindi non ci rimane che affrontare giorno per giorno cercando di fare del nostro meglio e imparando qualcosa, anche la più banale, che ci migliori e faccia dormire con il cuore leggero, per quanto possibile. 
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hipsbef0rehands ¡ 8 years ago
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Cresco Amor
So I have been trying to start writing little things here and there and decided to give this a shot. I wanted to explore slow, burn, pre-official MSR with my own personal ideas of the season 6-7 timeline and what I think may have been happening behind the scenes leading to ... well, everything. Totally innocent (at this point), nothing explicit here. This is (hopefully) going to be the first of many stories. But that all depends on my motivation and bursts of quasi-creativity.
  Somewhere in Nevada, heading east
October 30, 1998
  “I do want to stop.”
  “Mmk” she responded groggily rubbing her eyes and reaching for the folded map in the glove box. “I think there’s a motel about 20 miles or so ahead, small town called Littlefield.”
  “No. I mean stop. Get out of the car… eventually”
  “Oh.” She said simply, realizing his meaning. “That’s… good, Mulder.” She looked out of the window into the darkness wondering what she would be seeing if it were daylight. It was a barren desert which they had been driving through for two hours now, since they were turned away from Area 51.
  “I just cant stop now, Scully. Not with everything that’s been taken from us.”
  She turned to face him. His use of ‘us’ was both surprising, and not, at the same time.
  “I can’t give up now. But eventually, I will stop.  You don’t think I’m going to call it quits while Agent Spender has my job now do you?” he said, throwing her a smile and trying to lighten the mood surrounding what could be a very morose conversation.
   “No, I guess not” she answered, pressing her lips tightly at the mention of Agent Spender’s name.
  “We are going to get the X-files back, Scully. We are going to get them back and prove what we’ve been working so hard to prove for all these years. Once we have answers, answers of what happened to Samantha, answers to what happened to you… Then I can stop, get out of the car.”
  “Mulder, you wouldn’t know what to do with yourself if you had all the answers.” It was true. She knew that if he had an answer, he’d only go looking for more questions. She couldn’t imagine a content Agent Fox Mulder. It saddened her slightly.
  “Sure I do, I’d write. I’d tell the world what we discovered.”
  “Mmm.” She acknowledged his response. “Well, I don’t know what I’d do.” She turned again, looking out the window.
  “You wouldn’t go back into medicine?” He questioned.
  “Maybe.” she shrugged. “I guess I’d like to go back into teaching.”
  “Ahh, maybe we could open our own school for the paranormal.” He quipped.
  “She rolled her head around to rest on her left shoulder, “Mulder, that doesn’t sound like getting out of the car to me.”
  “I always thought that I would move on eventually. Maybe move out of the city, buy a house, settle down... but over the years, those kind of dreams started to feel like a luxury… like something I’d never have, not as long as long as…” he started to trail off.
  She reached for his hand, which was resting on the center console, wrapping her small hand around his fingers.
“You don’t need to carry the weight of the world on your shoulders, Mulder.” She gave his hand a small squeeze and let go.
  He was quiet.
  “Have you ever… do you ever think… do you want a family?” She braced herself for his response. The idea of him making his way through life, standing strong with someone, anyone that wasn’t her gave her an uneasy feeling, one which she was not expecting, and one that she would not admit.
  “I never thought that I did. I certainly didn’t have the model family growing up.” He snorted out a nervous laugh and bit his lower lip. “But lately, I think that maybe a family would be nice, someday.”
  “Yeah.” Scully agreed, looking back out the window at the night sky over the lonely open desert.
  “Who knows, I may have to settle for a dog at this point.”
  She laughed. “You’d be a good dad.”
  He glanced at her, raising his eyebrows. “What about you, Scully?” He asked. Immediately regretting his words, he turned back to the road. “I mean… not that… God, I’m sorry. I just mean that you come from a big family, lots of good memories… Do you ever think you’ll want that some day?”
  “I always thought that I did, but now, now I’m not so sure. Finding out…” she paused, “…That I can’t have children it was upsetting, and then… Emily.” She paused. “Now I just don’t know. Maybe it was meant to be this way.”
  “Nah.” He shook his head “you’d be a great mom, Scully… to any child.”
  xxx
October 31st, 1998 7:06am
  “Hey Scully, I know its not your normal life, but thanks for coming out there with me.”
  “You’re welcome”
  As he hung up the phone and walked into his apartment he was immediately taken by the smell. Instead of the stale scent of days old garbage, which he was expecting after dropping everything Wednesday and heading out West straight from work, he was greeted with the smell of something citrus.
  Candles, there were candles on his dining room table, his kitchen was spotless and there were wine glasses on the counter.
  As he made his way into the living room he noticed a spotless coffee table. Glancing into his bedroom he began to laugh. Putting his hands on his knees, he bent down continuing to chuckle as he put his phone to his ear and hit speed dial #3.
  “This better be good.” The voice on the other end muttered sleepily. “Its 7 in the morning.”
  “Sorry, I forgot that the three bears don’t come out of hibernation until at least 10”
  “Mulder!” Langley shouted, loud enough for the other guys to hear “hang on, let me secure the line.”
There was a long pause on the other end of the phone and Mulder could hear some clicking and whispering among the men.
  “Ok, we’re all good, Man. What did you find out in Dreamland?”
  “Uh… nothing, actually. What I found when I came home was actually a lot more interesting. Thanks guys, I get the picture here, but I don’t need your help setting up any hot dates.”
  “What are you talking about?” Frohike asked. “What’s he talking about” he whispered to the other two. 
  “Guys, the leopard sheets, the trippy scented candles, the WATER bed? Not my scene, and not any woman’s scene since 1975.”
  “Huh? Mulder, you didn’t find anything in Nevada?” Byers chimed in.
  “Sorry to disappoint boys, but no.”
  “Damn! We were sure you had this one in the bag.” Frohike hissed.  “Now, what’s all this about a water bed?” He asked suggestively.
  “I came home to a spotless apartment and a bedroom that looks like Hugh Heffner decorated it.”
  “Nice” the three of them said in tandem. “But Mulder, we don’t know anything about that” Byers stated.
  Mulder could hear the three men whispering on the other end of the line “Did you?” “No, you?” “Of course not man, that’s not Byers’ style.” “You can’t even keep your own place clean” “Dude!”
  “Ok, ok.” Mulder pleaded incredulously. “It ‘wasn’t any of you’. I get it. Anyway I’m gonna get going, I just got home.”
  “Alright Mulder, talk to you later man, and I really don’t think Scully would go for leopard sheets…may want to try something in a soft beige or peach….”
  Rolling his eyes, Mulder hung up the phone before Frohike could finish and walked to the kitchen to grab a drink. On the counter was a half empty bottle of champagne and two used glasses. He had a sudden epiphany that maybe one of the gunmen used his place while he was gone to entertain company.
  ‘No, that couldn’t be’ he thought.
  Opening the fridge, he found it stocked. Shutting the door and shaking his head he grabbed a glass of water and headed to his couch.
  He sat down, rubbing his eyes and laying his head back when he realized that there was a brand new bed in the next room. He got up deciding to sleep in his own bed, for the first time in years.
  xxx October 31st 1998 5:35pm
  -ring-  -ring-  -ring- “Scully” she exhaled into the phone setting the grocery bag down on her desk.
  “It’s me, sorry, did I catch you at a bad time?”
  She glanced at her watch. “No, I just got in from the store. What’s up?”
  “Oh not much I was just wondering if you wanted to come over to my place tonight.”
  “Uh, sure.” She answered in the form of a question “Do you want to review last Monday’s case? Kersh is going to want the formal report on his desk by 9am day after tomorrow. I’m hoping he doesn’t start asking questions as to why we didn’t have it to him by the end of the week.”
  “Well, we could go over the case, if you wanted to. I was thinking we could eat dinner and maybe pass out candy.”
  “Huh”
  “Halloween, Scully. All Hallows Eve. October 31st….”
  “Oh shoot. I completely forgot. I don’t have anything to pass out.”
“Perfect, come over here, pretend you aren’t home.”
  “I wont be home.”
  “So that’s a yes?”
  “Yeah, Mulder that would be nice. See you around 7?”
  “Great. I’m making spaghetti.”
  xxx
October 31st 1998
7:10pm
  Scully walked from her car down the block towards Mulder’s apartment dodging a group of pre-teen girls dressed up like the spice girls.
  “Scuse me, miss” Scary Spice said as she slid past Scully rushing into Hegal Place.
  There were no trick-or-treaters in the 4th floor hallway as Scully approached #42. She knocked softly and was surprised when Mulder opened the door holding a huge bowl of candy.
  “Snickers, Madam?” he said with a smile.
  She gave him a challenging look and snagged a bite sized snickers bar. She figured he would assume she didn’t eat candy like this when they weren’t on a case, living off vending room snacks.
  “Yeah, actually… I’m starving.”
  “Good, come on in.”
  Scully was greeted with the smell of garlic and the sight of a spotless apartment.
  “Mulder, wow! Did you hire a decorator?”
  “I think it was the Gunmen, actually.”
  Scully raised her eyebrows and shot him an inquisitive look.  
  “Although they won’t fess up to it. Here come in, have a seat.”
  She walked in to his living room and sat on the couch. He followed behind her with a bottle of red wine and two glasses which he set on the table. She raised her brows and smiled at him.
  “Fancy.” She said, remembering the last time she had shared a bottle of wine with ‘Mulder’ and quickly attempted to shake the memory from her consciousness.
  “Well, I tried.” Mulder said pouring her a glass of wine. “I figured it was time to take an evening off work and just kick back.” He handed her the glass. “You know, normal people stuff.”
  She took a sip glancing at the TV.
  “Dracula?”
  “Yeah, a marathon with all the classics. Dracula, Frankenstein, Wolf Man…”
  “Sounds like work to me” she smiled.
  “Touché’” he said. “Cheers.”
  They clinked wine glasses and each took a generous sip. There was a knock at the door
  “Trick or treat!”
  “You grab that, Scully. I’m going to stir the pasta.”
  Scully picked up the bowl of candy and headed to the door. Opening up she found a young mother holding the hand of her son. Scully smiled placing a snickers bar into the small child’s pumpkin shaped bucket.
  “What do you say, Dylan?”
  “Thank you. Twick or tweet”
  “The other way around buddy.” She said shaking the boy’s hand. “We’re working on that one.” She said to Scully.
  “That’s ok.” she smiled at the women and then turned back to the young child. “I love your costume… are you Buzz Lightyear?”
  “YES!” the boy shouted, throwing his right arm up in the air.
  “Dylan! My man!” she heard Mulder exclaim as he came up behind her putting his arm on Scully’s shoulder. With his other hand, he reached out giving the five year old a high five.
  “Fox!” the boy squealed.
  “Great costume…here, take another candy bar.” Mulder said tossing another treat into the pumpkin. “Not before dinner, of course” He said, winking at the boy’s mother.
  “Thanks, Fox.” The woman said
  “This is my partner, Dana Scully.” He said while the two women exchanged polite smiles.  “Scully, this is Julie, she lives down on the second floor.”
  “Hello.” Scully said noticing how the slender brunet woman was eyeing Mulder, blushing.
  “Well Dylan, you behave yourself tonight. Don’t give your mom too much trouble” he said using a light hearted but stern voice.
  “Ok” Dylan said. “Pwomis.”
  “Goodnight.” Mulder said to the boy and his mother as he shut the door and turned to Scully. “Neighbors.” He said shaking his head and pointing at the door. “Cute kid though. I watched him once while his mother took her aunt to the hospital. Must have made an impression.”
  Scully had a disbelieving look on her face and Mulder faked offense.
  “What? Can’t believe I can play Mr. Mom for an evening?”
  “No, not at all” she said shaking her head slowly and then craning her neck to see what was producing such an appetizing aroma in the kitchen.
  “Ready for some pasta?” he asked, changing the subject.
  “Mulder, I don’t know if I’ve ever seen you cook” she admitted, thinking back to all the times she shared a meal with her partner. There were a lot of old diners that looked like they had been spit right out of the 70s. There had been lots of grease stained boxes of pizza. There had even been the one pot roast that she prepared for him on his 36th birthday after finding out that he hadn’t celebrated in ‘at least the past 5 years’, but she was sure that he never cooked for her.
  “If you call boiling noodles and choosing the best selling vodka sauce from Luciano’s ‘cooking’, then you might actually be more amazing than originally thought, Scully.”
  She blushed involuntarily at his comment.
  “Well it’s nice, Mulder. I haven’t had a home cooked meal in… wow…. a long time.”
  “Well then we will have to start a new tradition, ‘home cooked Mulder noodles’ every few weeks.”
  She smiled taking another sip of the wine as he carried the large bowl of pasta from the kitchen.
  “Dining room or living room?”
  “Living room” she answered with conviction. “Wouldn’t want to miss this movie marathon.”
  “Ahhh, a lady after my own heart.” He said as he went back to the kitchen to grab some plates. “But Scully, if I catch you twirling this spaghetti against your plate instead of a spoon, I just might change my mind.”
  “Bring two spoons.” She shouted, impressed with her own comeback.
  xxx
  She was laughing, and she was laughing hard. It was music to his ears.  Her head was cast downward and all of her hair was hanging over the crown of her head like a copper waterfall.
  “Mulder, stop. That isn’t true.” She said between laughter and a deep inhale. She swung her head up wiping the tears from her eyes. “There is no way you got off that easy.”
  “The Mulder family didn’t excel in discipline.” He confessed raising his beer bottle to his mouth. “And believe me, a drunk Captain Spock peeing on the front bushes of the high school lawn was the least of my parent’s worries.”
  “I never pegged you as a trecky, Mulder.”
  “Hey, I wouldn’t go that far. But it was a childhood guilty pleasure.”
  The room became quiet
  “Trecky.” She chided as they both began laughing.
  The pleasant sound of laughter settled into a comfortable silence
  “What about you, Scully? Any wild Halloween stories?”
  “No.” she answered quickly “At least nothing that could live up to that.” She raised the bottle, feeling the cool rim against her lower lip. Dropping her voice, she said into the bottle “Melissa on the other hand… she would have some tales to tell”.
   Mulder looked towards her, unsure of what to say next. He wasn’t used to her bringing up her sister in conversation. He wanted to hear the stories, but he didn’t want to push her. She surprised him by continuing.
  “Melissa was some what of a wild child. One year, she drug me along to go trick or treating because a boy she was dating had a younger brother who I was supposed to entertain while Missy had alone time with Jonathan Brock. Little did I know, Missy had no intention of trick or treating and instead we ended up, much to my dismay, at a party… you know, spin the bottle, seven minutes in heaven… that sort of thing.”
  “Sounds like a normal Saturday night” Mulder nodded with a small smile.
  With one short burst of laughter she continued, “Well, I was 13 at the time and Missy was 15. I didn’t realize that 15 was the age where dressing up was considered ‘too cool’. Nobody at this party was in character except the little brother and me. Gosh, I think his name was James, Jimmy or something. Anyway, there we sat, Luke Skywalker and Raggedy Anne the whole night. Well, until somebody called the cops and I ended up dragging Missy home crying and vomiting the entire way. Missy had been drowning her sorrows in about 4 beers and a shot of non-descript brown alcohol. Turns out Jonathan was actually playing Romeo for more girls than one that night.”
  “But I bet there was only one Jimmy What’s-his-face” Mulder said dreamily.
  “That there was. We kept in touch through middle school and into high school. The Brock’s moved, not sure what ever happened to him.”
  “Ahhh…” Mulder smiled with a smug grin “Raggedy Ann was definitely little what’s-his-face’s dream girl.”
  “Well, he was no Spock” she smiled back.
  “You didn’t have many boyfriend’s growing up, did you Scully?”
  ‘Where the hell did that come from’ he thought, shaking his head at his own comment, and nervously looking at her. He mentally began tallying up the alcohol he had consumed over the past few hours.
  She wasn’t expecting his comment, but it didn’t surprise her either. She never was the relationship type. She’d only had 4, maybe 5, boyfriends in her life one serious and one affair with a married man. She didn’t pride herself in her romantic choices, and her default single nature was no secret from those close to her. She began to have thoughts of her brothers, their weddings, her mother, who had not tried to set her up on any dates for almost 10 years now, old friends from medical school who tried to fix her up with friends of their husbands. She shook her head.
  “No, I didn’t” she said simply.
  She knew that having a large number of relationships did not define a woman, or her level of desirability. Scully always thought of herself as a sensual woman. Her profession, a traditional boys club, required somewhat of a wall to be erected around the more feminine aspects of her persona. She knew that many people assumed her to be icy or standoffish but she knew Mulder did not feel this way. Although it rare, Mulder had seen Scully at her most vulnerable, he knew her for her tender compassion, for her hostility, for her passion, anger, sadness, and for her joy.  Nobody had seen her entire emotional range the way that he had over the past six years. But for some reason, his acknowledgement of her chronic singleness, although correct, gave her an unsettled feeling.
  “You on the other hand, seem to attract women like moths to a flame.”
  “Hardly” he snorted.
  She looked at him with a non-believing expression and turned back to the TV.
  “I dated a lot in college, there was Phoebe at Oxford, some more casual relationships during my time at the academy, then Diana…” he paused nervously. “…Well you know about that.”
  “Mmm no, actually, I don’t” she admitted.
  “Well, a different story of a different life for a different time.”
  She accepted his dismissal of the topic. It was personal. It was private.
  “Your neighbor sure seems to have eyes for you.”
  Shocked at her own boldness, she made a mental note to change the subject soon. The bottle of wine, which was shared, and the beer she had been casually sipping on were obviously affecting her words. She never really drank anymore and obviously had been turning into a lightweight.
  “Julie?” He shook his head. “I don’t know, maybe, she’s got the kid. She’s probably not even thinking about that.”
  “It’s probably all she can think about.”
  “Nah” he dismissed. He turned to Scully with his head lolling to the back of the couch. “Plus, she’s not really my type.”
  That surprised Scully. The slender brunette seemed to be exactly his type. At least based on the history she was aware of. She decided not to analyze the situation further.
  ‘Does she really not know that’ Mulder wondered. There was a longing that he had felt for a long time towards his partner. He never let himself explore the depth of those feelings for fear of where it would lead. But there had been moments. Most notable this past spring, after they had lost the X-files and just before she had been taken from him, for the second time. The moment in his hall had happen, it existed, lingering in the back of his mind since their return from Antarctica.
  Then, earlier this month after his return from Bermuda, he had told her he loved her. There was definitely an aspect of narcotic courage that lead to the confession. ‘What was that saying?’ he wondered. ‘Drunken words are sober thoughts.’ She had dismissed the comment and he had been struck with both a feeling of relief, but also disappointment. Lying in a hospital gown that doesn’t even cover your own ass and confessing morphine-laced love didn’t exactly make him the suave Romeo Scully insinuated him to be.
  He was taken out of his own head by the sound of a yawn.
  “It’s getting late, Mulder. I should really go,” she said, standing up. Realizing how the alcohol was affecting her. “It may be best to call a cab,” she confessed.
  Standing up beside her, slightly less affected by the alcohol, Mulder placed his hand on her shoulder. “Nonsense, Scully. Just stay here, you can head home in a couple of hours or stay until morning. My pasta-making skills are nothing compared to toast.”
  She smiled and shook her head in dismissal of his offer. “Mulder, no it really is no trouble, I can come for my car tomorrow. I don’t have clothes, a toothbrush…”
  He made a mental note to pick up a toothbrush and some other comfort items to stock in the closet.
  “Ok…” he didn’t argue. “…If that’s what you’d like. I’ll call you a cab.”
  Twenty minutes and a cup of tea later, the cab had arrived. Mulder walked her to the door and opened it as she turned to him.
  “Thank you, Mulder. This was really nice. We don’t do this kind of thing nearly enough.”
  “No we don’t,” he agreed. With the knuckles of his index finger, he gently ran the back of his hand from her left shoulder to her elbow. “Thanks for keeping me company, Scully.”
  “Anytime, Mulder” she smiled. “Goodnight.”
  He watched her the entire way down the hall and as she stepped into the elevator. Once she was out of sight he turned to close the door. Making his way into the bedroom, he threw himself on the undulating bed where he would sleep for the second time in many years.
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vintagebiker43 ¡ 5 years ago
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Annalinda Lupis
Salve
Il mio nome è Princess Adesuwa Sarah e, mia madre, ha firmato una pagella che mi appartiene. Una A in condotta e tutti 10 con molto onore, sentimento e strette di mano. Mia madre è orgogliosa soprattutto perchè il molto onore, è dovuto alla mia estrema capacità di leggere utilizzando tutte le sfumature espressive richieste dai testi. Mia madre è orgogliosa soprattutto perchè il molto onore è il mio senso di responsabilità nei confronti di chi resta indietro, il tempo che impiego in classe ad aiutare le mie compagne e i compagni. La mia allegria e la voglia di condividere, il senso di servizio e condivisione all'interno della comunità scolastica. Tutte storie di cui, in realtà, neanche sono consapevole.
Salve Il mio nome lo conoscete già. Sono genitrice di questa bambina con i capelli a cespuglio. La mia tazza di latte e caffè. Il mio barboncino senza guinzaglio. La quarta di quattro esseri umani speciali. Oggi entro in modalità vanto, orgoglio sfacciato. Perchè sono una genitrice distratta, incostante, bipolare, disattenta, adolescente dentro. Cresco figli* come si crescono le piante nell'orto. Innaffio se la terra è secca e mi meraviglio di fioritura e frutti, consapevole che potevo arare, diradare, potare. Invece aspetto perchè mi distraggo e credo di avere proprio tanta fortuna. Ringrazio le maestre. Hanno percorso ogni giorno, da settembre, la distanza fra il Salento e Bari. Senza un solo giorno di assenza. Devote, pazienti, presenti nonostante un contesto sociale difficile in questo rione. Nonostante la composizione multietnica di una classe che diventava ogni mese più affollata. Nonostante le difficoltà linguistiche di molt* bambin* arrivat* da lontano. Ringrazio la scuola pubblica. Soprattutto questo plesso scolastico immerso in una serie di problemi oggettivi e consapevole che "essere scuola" al rione Libertà, è una missione. A parte il vanto personale, che ogni scarrafone è bello a mamma sua, voglio vantare i prodigi della scuola pubblica. Baluardo di cultura, integrazione, nonostante i tentativi costanti di boicottaggio. Unico vero presidio di condivisione e solidarietà nei luoghi che, il sistema, ha reso periferia del cuore. A parte il vanto personale, proteggiamo, sosteniamo, valorizziamo, lottiamo per la scuola pubblica, laica e solidale. E resistiamo al fianco di chi insegna nella scuola pubblica. E resistiamo affinchè la scuola pubblica continui ad essere pubblica. E resistiamo per continuare ad avere la scuola pubblica di quartiere. Con amore❤
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motidelcuore ¡ 6 years ago
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Ma tutto questo a me non basta
adesso cresco
No, amore, no!
Io non ci sto
-Laura Pausini
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seagullmagique ¡ 6 years ago
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Or m’allegro, or m’attristo, or rido, or gemo, di mia pena or m’affliggo, or mi compiaccio, or m’adiro, or mi placo, or grido, or taccio, or fuggo, or torno, or mi confido, or temo. 5 Ora moro, or rinasco, or’oso, or tremo, or tento sciôrre, or lego io stesso il laccio, or gelo, or ardo, or mi rilevo, or giaccio, or mi glorio, or mi pento, or cresco, or scemo. Or me stesso offro a i colpi, or mi difendo, 10 or notte, or giorno bramo, or vita, or morte, or chiamo aita al foco, or’io l’accendo. Or’apro, ora ad amor chiudo le porte, or piango, or canto, ora rifiuto, or prendo. Questa, chi vuol saperla, è la mia sorte.
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