#corsi di laurea digitali
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Pubblicati bandi per corsi di Laurea in medicina all'Umg
L’Università Magna Graecia di Catanzaro ha pubblicato i bandi per l’ammissione ai corsi di Laurea magistrale in Medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria e in Medicina e chirurgia e tecnologie digitali per l’anno accademico 2024/2025, consultabili al…
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Con “Research and the City”, Mantova incontra i suoi ricercatori
Con “Research and the City”, Mantova incontra i suoi ricercatori. Le Università presenti a Mantova “escono” dai loro laboratori e si raccontano alla cittadinanza per una serata dedicata alla ricerca e alla sua divulgazione. L’iniziativa si svolgerà venerdì 29 settembre, dalle 17 alle 22, nelle suggestive Logge di Giulio Romano, in via Pescheria. La ricerca e la città “Research and the city” è il titolo dell’evento organizzato dal Comune di Mantova e vedrà partecipare: Fum- Fondazione Univermantova con la Scuola Superiore Mediatori Linguistici, Polo Territoriale di Mantova del Politecnico di Milano con il laboratorio Unesco Research Lab, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia con i Corsi di Laurea in Ingegneria Informatica e in Chimica Verde e Sostenibilità. E ancora l'Università degli Studi di Brescia con il Corso di Laurea in Economia e Gestione Aziendale con indirizzo in Economia e gestione delle attività culturali, il Corso di Laurea magistrale in Marketing per il Made in Italy, il Corso di Laurea in Educazione Professionale (Enaip) in Infermieristica e Fisioterapia, Università degli Studi di Milano con i Corsi di Laurea in Ostetricia e Ginecologia e la partecipazione di Lto-Laboratorio territoriale per l’occupabilità. Incontro con la cittadinanza I vari laboratori di ricerca mostreranno le loro attività alla cittadinanza e coinvolgeranno chi vorrà partecipare a diversi tipi di esperienza e saranno prese in esame varie tematiche, come: esplorazioni virtuali delle architetture di alcune città attraverso tecnologie virtuali in 3D, tecniche innovative sulle competenze della traduzione, medicina di genere, studi su famiglia-lavoro e adolescenti, le “ragazze digitali”, collaborare con i robot, la chimica verde, le città intelligenti al servizio dei cittadini, i veicoli Autonomi e la Formula Student, Economia del Turismo ed Economia della Cultura, nuove tecnologie in ambito sanitario. Saranno inoltre presentati i risultati dell’Hackathon Green and Digital Transformation, a cura di Lto Mantova. L’evento, aperto a tutti gratuitamente, si svolgerà in simultanea con l’iniziativa europea la “Notte dei Ricercatori” che ogni anno coinvolge migliaia di ricercatori e istituzioni di ricerca in tutti i Paesi europei. Poli di eccellenza “Le Università a Mantova – ha detto l’assessora all’Università e Ricerca del Comune di Mantova Adriana Nepote – sono poli di eccellenza nella ricerca. Occorre, quindi, creare occasioni di incontro tra ricercatori e cittadini per diffondere la cultura scientifica e la conoscenza delle professioni della ricerca, in un contesto informale e stimolante, dove parlare ed interagire con i suoi protagonisti e scoprire cosa si fa nei loro laboratori e condividere esperienze”. “La serata si svolgerà presso le Pescherie di Giulio Romano – ha sottolineato l’assessora alla valorizzazione del sito Unesco e alle Politiche giovanili Alessandra Riccadonna –, location di grande significato per la nostra città, per la sua collocazione e la sua storia, che presto ospiterà una delle sedi dell’Heritage center diffuso aprendosi così alla cittadinanza e agli studenti. L’iniziativa conferma il dialogo aperto e costruttivo tra l’Amministrazione, l’Università, gli studenti e la Cattedra Unesco per quanto riguarda le tematiche del patrimonio mondiale”. Read the full article
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Teledidattica
Vedo tutto un cringe che viene dal mondo della scuola, patetiche lamentele di personaggi che vogliono cancellare la teledidattica dal mondo scolastico.
In gran parte si tratta di professori anziani che hanno ottenuto delle posizioni gerarchiche ufficiose nelle scuole, solo perche' hanno familiarita' con le tortuose astruserie della burocrazia ministeriale. E sanno che se tutto si muove online, molto del loro potere verra' trasferito a colleghi che sono piu' agili se immersi nei media digitali.
Ma quello che non si dice e' di che cosa abbiano davvero paura quando si parla di teledidattica. Ed e' semplice.
Hanno paura delle scuole private.
Proviamo a vedere che cosa cambia, per le scuole private, se il pubblico si familiarizza con la teledidattica. Immaginate di disegnare una scuola privata e digitale, e confrontiamola con la situazione attuale.
Allora, oggi come oggi se volete fare una scuola privata parificata decente dovrete comprare o affittare un edificio. Dovrete portarlo ad avere i requisiti abitativi e di sicurezza che servono a fare una scuola. Non importa che lo stato abbia il 70% degli immobili scolastici pericolosi per gli studenti: se siete dei privati dovete provvedere alla conformita'. Se non volete perdere una fetta importante di studenti, anche quella per gli studenti handicappati.
Poi si tratta di arredarli per poter fare lezione, per esempio. E dovete tenere il tutto salubre e a norma. Altre spese, piu' la burocrazia.
Poi dovrete tenere il tutto riscaldato, e dovrete anche provvedere alle pulizie. Piu' ovviamente avrete lo stipendio degli insegnanti. Piu' le tasse.
Se invece fate una scuola online, vi serve un rack 42U, i server, qualche firewall, degli switch BOR, switch TOR, uno storage e la connettivita'. Se non lo volete fare on premise, potete usare un cloud a vostra scelta, purche' abbia un tenant nel vostro paese (per la privacy).
Al massimo, il giorno degli esami vi tocchera' affittare la hall di un'albergo per tenerci gli scritti e gli orali. Ormai tutti gli alberghi hanno una sala conferenze, e i prezzi sono abbastanza approcciabili.
Parliamo di un risparmio che va dal ~80 al 90~ rispetto alla situazione di prima. E questo 80,90% di differenza e' il motivo per il quale le uniche scuole private di fatto sono proprieta' ecclesiastica: essendo fiscalmente esonerate ed essendo extraterritoriali, i loro requisiti (e relativi costi) sono bassi.
Quindi, la didattica a distanza rende MOLTO meno costoso fare delle scuole private. Ma se abbiamo esaminato il costo dell'offerta, proviamo ad esaminare la domanda.
Perche' se fate una scuola privata oggi, avete due scelte: comprare/affittare lo stabile in centro , in una zona densamente popolata, oppure perdere la stragrande maggioranza degli studenti.
Ma anche se la faceste in centro (ove l'affitto o il costo dell'immobile vi ucciderebbero) , non andrete oltre la citta' ove vi trovate. Se non e' grande, raggranellare , diciamo , 100 iscritti sara' difficilissimo. Ne avrete una dozzina, al massimo. E non ci pagate le spese, anche se fossero cosi' ricchi da poter pagare molto.
Adesso andiamo ad una scuola privata digitale.
Quale bacino di utenza avete? Beh, avete praticamente tutta Italia. Arrivare a 100 iscritti/anno, con una buona campagna pubblicitaria, non e' complicato. Qui si comincia a ragionare.
Potreste anche contare quali sono i licei meno diffusi sul territorio, ovvero quelli mediamente piu' difficili da raggiungere. Stiamo mettendo in campo il risparmio di qualche ora di trasporti locali, o la rinuncia dei ragazzi ad andare nella scuola che preferiscono, e la stiamo paragonando con la possibilita' di fare DAVVERO la scuola che vogliono, senza il problema “ma qui vicino non c'e' “.
Ora mettiamoci dalla parte delle famiglie. E' vero che il pargolo sarebbe a casa, ma parliamo di scuole superiori. Lasciare a casa un pargolo di 14+ anni non e' un problema.
Ma dal punto delle famiglie il discorso e':
1) risparmiamo sui libri. ~1000 euro l'anno che possono essere sostituiti da ebooks/PDF da scaricare. La storia dei romani non cambia nel tempo. Senza la mafia delle case editrici , la scuola puo' decidere di usare lo stesso testo per piu' anni.
2) risparmiamo sul trasporto. Ci sono famiglie che hanno due automobili solo per portare i figli a scuola. Altre i cui figli prendono autobus, treni & quant'altro solo per andare ogni giorno a scuola. Ma visto lo stato dei trasporti pubblici, questo implica che il genitore si sacrifica ad ogni sciopero/malfunzionamento/evento atmosferico.
3) risparmio vestiti. Ho provato sulla mia pelle il discorso. La quantita' di vestiti che un'adolescente richiede per andare a scuola e quella che richiede per rimanere a casa sono molto diverse. La pressione sociale e' completamente diversa.
4) Questioni sociali. Se siete i genitori di un bambino che vive in una scuola di una zona, diciamo, socialmente problematica (diciamo la scampia della situazione) forse invidierete le scuole di altre zone. Se siete un genitore di un bambino del sud, e leggete alla TV che ai test emerge un gap con gli studenti del nord, potreste valutare di mandare il pargolo ad una scuola del nord Italia. E' comprensibile.
Non dico che questo riguardi tutte le famiglie: migliaia di Karen la mattina non vedono l'ora di prendere il SUV per portare il figlio a scuola e sfogare i loro peggiori istinti nel tragitto. E a loro piace.
Ma se si tratta di raggranellare 100, 200 studenti/anno in tutta Italia, ce la fate tranquillamente, e ve la cavate con una retta mensile che i genitori recuperano quasi integralmente tra i costi accessori.
Anche perche' se seguite il metodo coursera, con pochissimi professori potete fare tantissime classi, visto che riciclate il materiale (video, documentazione, dispense, etc)
In poche parole, la scuola a distanza fa paura ai professori statali perche' abilita le scuole private ... ad esistere. E a competere con quelle pubbliche.
Le universita' si stanno letteralmente cagando sotto, e non per nulla si stanno attrezzando quasi tutte: sanno che se per disgrazia qualche universita' straniera cominciasse a fare davvero teledidattica, sarebbe molto difficile competere. Potete essere la Bocconi quanto volete, ma lo studente adesso potrebbe anche scegliere la LSE , anche se la famiglia non e' abbastanza abbiente da mantenerlo a Londra.
Il passaggio non e' SOLO materiale, e' culturale. La LSE fa gia' corsi di laurea online, per dire. Ma nessuno prima aveva mai rotto la barriera culturale. La laurea online sa di “corso per corrispondenza”.
Ma se si rompe questo pregiudizio, cambia tutto.
E col coronavirus il pregiudizio si e' rotto.
Ed e' per questo che si stanno letteralmente cacando sotto.
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Università e Metaverso: un avatar aiuta a scegliere il corso di laurea
Università e Metaverso: due mondi che sembrano agli antipodi ma che in realtà possono convincere in maniera perfetta. Questo sarà il tema della storia di oggi. Università e Metaverso: storia di innovazione e tecnologia Il settore della formazione universitaria online ha visto negli ultimi 5 anni una crescita del 300%, e dati recenti indicano che un liceale su due considera di avviare il proprio percorso universitario studiando da remoto. In parallelo, gli ultimi anni hanno anche visto un’esplosione in popolarità del cosiddetto “metaverso”: spazi di aggregazione digitali altamente immersivi, spesso caratterizzati da componenti di gioco e da un pubblico di giovane età. Da qui il lancio su Roblox dell’avatar AteneiOnline, il cui obiettivo primario sarà divenire un punto di contatto tra i giovani utenti del Metaverso e un team di orientatori professionisti specializzati nella formazione universitaria a distanza, che possa coniugare la complessità della scelta del percorso di studi e gli aspetti ludici tipici delle più popolari piattaforme interattive. Intervista a Matteo Monari, fondatore di AteneiOnline Un progetto molto ambizioso ed importante. Se volete saperne di più, ecco la nostra chiaccherata che abbiamo fatto con Matteo Monari, fondatore di AteneiOnline: Ogni storia ha un punto d'origine: cos'è AteneiOnline? AteneiOnline è un'iniziativa indipendente che nasce nel 2021, quindi in piena pandemia, con l'obiettivo di offrire supporto e risposte chiare a tutti gli studenti potenzialmente interessati a seguire corsi di laurea non presenza ma online, cioè i corsi tipicamente erogati dalle cosiddette "Università Telematiche" - università riconosciute dal MIUR e regolarmente operanti in Italia, il valore dei cui titoli di studio è identico a quello delle università tradizionali. Il nostro servizio, a cui già nel primo anno di vita si sono rivolti più di 80.000 studenti, prende la forma di un ricco portale informativo (AteneiOnline.it) e di uno sportello telefonico di orientamento didattico, raggiungibile gratuitamente al numero 800 82 74 84 - oltre che, da questo mese, dell'avatar AteneiOnline sulla piattaforma Roblox. Metaverso ed università, come avete unito questi due mondi? I corsi universitari online hanno visto negli ultimi 5 anni una crescita del 300%, e secondo una recente indagine già oggi un liceale su due considera di avviare il proprio percorso universitario studiando online a distanza. Questa propensione verso l'online, molto forte nei più giovani, è la stessa che si trova alla base dell’esplosione in popolarità del cosiddetto “metaverso”, cioè essenzialmente spazi di aggregazione digitali - che spesso hanno funzione ludica ma non solo. Alla luce di questa matrice comune e dell'elevata popolarità della piattaforma Roblox abbiamo deciso di lanciare un nostro avatar all'interno della piattaforma, in modo da presidiare un nuovo canale vicino agli studenti più giovani - che oggi hanno più familiarità con Roblox che non con i numeri verdi o il Web. Obiettivo dell'avatar sarà quindi divenire un punto di contatto tra gli utenti di Roblox e il nostro team di orientatori professionisti, che potrà così offrire il proprio supporto gratuito in un contesto già estremamente familiare al nostro target. Il Metaverso può essere davvero una soluzione per il mondo universitario? Come per tutti gli strumenti - anche quelli digitali - il risultato che sarà possibile ottenere dipenderà più da chi e come userà lo strumento che non da quest'ultimo. In questo contesto AteneiOnline sta cercando di dare il buon esempio iniziando a battere una strada non ancora percorsa e di certo oggi sottovalutata - o forse snobbata - dal settore. La nostra idea è che come tutti i servizi, anche quelli legati al settore dell'istruzione e a quello accademico debbano andare là dove si trova la propria utenza, e speriamo quindi che altre realtà del settore vorranno seguirci presto in questo nuovo viaggio. Come si svilupperà poi successivamente questo ambizioso progetto? Se i numeri ci daranno ragione, i prossimi step saranno l'organizzazione di seminari di orientamento e "open day" direttamente all'interno della piattaforma: interesse e strumenti non mancano di certo, ma bisognerà vedere se anche gli utenti saranno pronti a fare un uso più "adulto" di quello che per molti è oggi uno strumento di gioco. Read the full article
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Il Recovery Plan di Draghi ha un “gusto di futuro” per gli italiani
(di Davide D'Amico, Dirigente PA e Consigliere Aidr) È stato finalmente presentato anche alle Camere il nuovo PNRR del governo Draghi e entro il prossimo 30 aprile sarà inviato formalmente a Bruxelles. Dopo un duro lavoro, in tempi peraltro strettissimi, c’è stata la quadra anche attorno alla strategia, alla nuova narrativa ed alle modalità di implementazione (Obiettivi, milestone, target, etc.). E’ un piano di investimenti ambizioso quello che l’Italia si appresta ad inviare in Europa. Ma non solo. Parallele viaggiano numerose riforme, senza le quali, gli investimenti rischiano di non portare frutti nel medio lungo periodo. Si tratta di uno strumento che mette in campo risorse finanziarie ingenti finalizzate ad accelerare la ripresa economica, rispondendo in modo, speriamo efficace, alla crisi pandemica provocata dal Covid-19. Il PNRR italiano si inserisce all’interno del programma Next Generation EU (NGEU), che prevede per tutti i Paesi un totale di 750 miliardi di euro. All’Italia spettano 191,5 miliardi di euro, finanziati attraverso lo strumento chiave del NGEU: il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza. A questi si aggiungono ulteriori 30,6 miliardi che sono parte di un Fondo complementare, finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio che è stato approvato nel Consiglio dei ministri del 15 aprile scorso. Pertanto abbiamo a disposizione 222,1 miliardi di euro. Mai abbiamo avuto la disponibilità di così tante risorse finanziarie da spendere in un tempo così ristretto (2021-2026) e con modalità di “messa a terra” (attuazione) che devono seguire precise indicazioni che noi stessi, come Paese, abbiamo scritto “nero su bianco” e consegnato all’Europa nella fase di progettazione e interlocuzione. Infatti, se da un lato il piano complessivo offre una visione di sintesi, strategica e narrativa del cosa si vuole fare, del “come” e del “quando” (i tempi di massima di realizzazione degli interventi), occorre anche considerare che il “back office del piano” prevede azioni di dettaglio di ogni singola fase e per ogni singolo progetto, sia esso di investimento o di riforma, con una scansione davvero rigorosa dei tempi e molto severa relativamente ai “deliverable” (prodotti) che devono essere raggiunti. Quindi, non si può non concordare con Draghi quando dice che bisogna avere “il gusto del futuro” parlando del PNRR. Sono parole queste che hanno un significato intenso, che mirano a scuotere l’intero Paese: da un lato le pubbliche amministrazioni e i dipendenti pubblici che dovranno “abilitare” e mettere in campo le azioni previste dal Piano, dall’altro il tessuto imprenditoriale, che in molti casi e su diverse linee di azione, dovrà assicurare la realizzazione di progetti, molti dei quali ad elevata complessità. In questo senso, “il gusto di futuro” è quasi un voler far riflettere ciascuno di noi a riscoprire quel senso di appartenenza al nostro Paese, che va ben oltre le ideologie politiche e che mira a unire, più che dividere, rafforzando quel concetto di coesione sociale e favorendo quei progetti con impatto a carattere “strutturale”, che possano essere moltiplicatori di valore economico nel tempo, anche adottando paradigmi diversi di partnership rafforzate pubblico-privato, riducendo, al contempo, la corruzione e tutti i suoi effetti negativi su crescita, innovazione, qualità e competenze. Proprio perché il piano vuole avere un “carattere strutturale”, esso include un numero consistente di riforme, certamente quasi scontate per gli addetti ai lavori, ma che rappresentano invece il bisogno di realizzare solide fondamenta su cui far poggiare tutti gli investimenti. Si tratta di riforme da adottare negli ambiti della: - pubblica amministrazione (favorire il ricambio generazionale, valorizzare il capitale umano e professionale , attuare la digitalizzazione, realizzare la piattaforma unica di reclutamento, erogare corsi di formazione per il personale e rafforzare e monitorare la capacità amministrativa); - giustizia (ridurre la durata dei processi ed il peso degli arretrati giudiziari, rivedere il quadro normativo e procedurale aumentando il ricorso a procedure di mediazione e interventi di semplificazione sui diversi gradi del processo); - semplificazione normativa (semplificare la concessione di permessi e autorizzazioni, garantire attuazione e massimo impatto degli investimenti attraverso interventi sul codice degli appalti); - concorrenza (rafforzare la coesione sociale e sviluppare la crescita economica). E’ un Piano che ha come principali beneficiari le donne, i giovani e il SUD e vuole contribuire a favorire l’inclusione sociale e a ridurre i divari tra i territori. Il digitale assorbe il 27% delle risorse mentre il 40 % è dedicato agli investimenti per il contrasto al cambiamento climatico e dunque a favore della transizione ecologica, più del 10% sono indirizzati verso un tema estremamente importante in questo momento di crisi economica: la coesione sociale. Il estrema sintesi, il Piano è articolato lungo le seguenti sei missioni: 1. “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura”( 49,2 miliardi – di cui 40,7 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 8,5 miliardi dal Fondo). I suoi obiettivi sono promuovere la trasformazione digitale del Paese, sostenere l’innovazione del sistema produttivo, e investire in due settori chiave per l’Italia, turismo e cultura. 2. “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”, ( 68,6 miliardi – di cui 59,3 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 9,3 miliardi dal Fondo).I suoi obiettivi sono migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico e assicurare una transizione ambientale equa e inclusiva. 3. “Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile”(31,4 miliardi – di cui 25,1 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 6,3 miliardi dal Fondo). Il suo obiettivo principale è lo sviluppo razionale di un’infrastruttura di trasporto moderna, sostenibile e estesa a tutte le aree del Paese ( Alta velocità, potenziamento linee ferroviarie regionali, sistema portuale e digitalizzazione catena logistica. 4. “Istruzione e Ricerca”(31,9 miliardi di euro – di cui 30,9 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 1 miliardo dal Fondo). Il suo obiettivo è rafforzare il sistema educativo ( Asili nido, scuole materne, servizi di educazione e cura per l’infanzia, edilizia scolastica), le competenze digitali STEM, la ricerca e il trasferimento tecnologico. Inoltre, è prevista una riforma dell’orientamento, dei programmi di dottorato e dei corsi di laurea. Si punta sui percorsi professionalizzanti post diploma degli Istituti tecnici superiori (da non confondere con gli istituti tecnici e professionali) e si rafforza la filiera della ricerca e del trasferimento tecnologico. 5. “Inclusione e Coesione”(22,4 miliardi – di cui 19,8 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 2,6 miliardi dal Fondo). Il suo obiettivo è facilitare la partecipazione al mercato del lavoro, anche attraverso la formazione, rafforzare le politiche attive del lavoro e favorire l’inclusione sociale (centri per l’impiego, imprenditorialità femminile, servizi sociali ed ed interventi per le vulnerabilità, etc.). 6. Salute”( 18,5 miliardi, di cui 15,6 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 2,9 miliardi dal Fondo). Il suo obiettivo è rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio, modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario e garantire equità di accesso alle cure (assistenza di prossimità diffusa sul territorio, case e ospedali di comunità, incremento assistenza domiciliare, telemedicina e assistenza remota, attrezzature nuove per diagnosi e cura, etc). Il Piano rafforza l’infrastruttura tecnologica per la raccolta, l’elaborazione e l’analisi dei dati, inclusa la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico. Per ciò che concerne la governance è prevista una responsabilità diretta dei ministeri e delle amministrazioni territoriali per la realizzazione degli investimenti e delle riforme secondo le scadenze previste mentre il Ministero dell’economia e delle finanze, attraverso un apposito sistema, avrà il compito di monitorare e controllare costantemente l’attuazione delle riforme e degli investimenti e funge da unico punto di contatto con la Commissione Europea. Le premesse per fare bene ci sono tutte, occorre a questo punto augurarci buona fortuna e che “il gusto di futuro” abiliti entusiasmo e intelligenza collettiva in modo da assicurare una piena attuazione dei tanti e importanti progetti che, non senza fatica e ricercato consenso, sono stati programmati. Read the full article
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Questo articolo serve a farvi sapere che Salvatore Aranzulla ha lasciato il piccolo “monolocale milanese di Porta Romana a Milano” (testuale) in cui abitava prima e si è spostato in uno spazioso appartamento di City Life, quartiere chic sempre di MIlano.
21 apr 2020 08:30
I NATIVI DIGITALI NON SONO COSÌ DIGITALI! PAROLA DI ARANZULLA – IL DIVULGATORE INFORMATICO PIÙ FAMOSO D’ITALIA: “VANNO IN TILT QUANDO SI CHIEDE DI CARICARE UN DOCUMENTO SU GOOGLE DRIVE. USANO I SOCIAL MA NON SANNO USARE EXCEL” – CHI AVREBBE MAI IMMAGINATO LE LAUREE A DISTANZA? - SMART WORKING? “IO LO FACCIO DA 14 ANNI. ALL’INIZIO MI CRITICAVANO, ORA FATTURO…"
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Piera Anna Franini per “il Giornale”
Nel periodo della quarantena, due ragazzi italiani su dieci non stanno facendo nulla. Degli 8,3 milioni di studenti, 1,6 milioni non sono infatti coinvolti nella didattica a distanza. Numeri che rispecchiano il 24° posto occupato dall' Italia nella classifica europea Desi (Indice di digitalizzazione dell' economia e della società).
A scattare la fotografia è Salvatore Aranzulla, il più conosciuto divulgatore informatico d' Italia. Il suo sito (www.aranzulla.it) è il numero uno per visite su argomenti di informatica e tecnologia: parlano i 740mila clic al giorno. Per molti è un angelo salvatore: quando non si sa che app scaricare, si blocca il sistema operativo o non si trova la password giusta, basta digitare il problema sul motore di ricerca e trovare la soluzione offerta da Aranzulla.
Lei ci tira sempre fuori dai guai digitali. La ringraziano per questo?
«Ricevo tantissime mail ogni giorno. In epoca pre-Covid19, quando partecipavo a eventi e giravo per Milano, mi fermavano regolarmente per salutarmi e dirmi grazie. Uso il passato perché mi sono isolato ben prima dei vari decreti. Soffro di una malattia infiammatoria all' intestino, prendo regolarmente farmaci per tenerla sotto controllo, ho preferito evitare i rischi del contagio da subito isolandomi in casa».
Con un' azienda che fattura 3 milioni probabilmente non abita più nel monolocale milanese di Porta Romana a Milano. Giusto?
«Sono a City Life e l' appartamento è spazioso, una parte l' ho adibita a ufficio».
Perché per lei il telelavoro è una prassi quotidiana da anni
«Per me e per i 14 componenti della squadra dell' azienda».
Per le riunioni cosa usate?
«Skype. Impeccabile».
E per i contatti al volo?
«E-mail, lo strumento più semplice ed efficace che ci sia».
Ora più che mai sono venuti al pettine i nodi dell' emergenza digitale nella scuola italiana. O almeno: in tanta scuola italiana. Una sua riflessione?
«Purtroppo è venuto a mancare un coordinamento a livello nazionale. Le scuole si sono mosse in maniera indipendente, cosa che alla fine sarà penalizzante. Pensiamo ai docenti che annualmente migrano di scuola in scuola, che oggi lavorano con una piattaforma e da settembre, cambiando istituto, molto probabilmente dovranno abbandonarla a favore di un' altra. Sarebbe stato opportuno muoversi uniti anche per ottimizzare i corsi di formazione: ti concentri su una piattaforma e formi il personale su quella. Senza contare il fatto che alcune piattaforme sono collassate, travolte dai clic».
Chi ha superato la prova? Quali sono le migliori?
«Difficile dirlo. Però va detto che alcune sono costruite in casa, e non sono state concepite per un utilizzo così massivo. Le piattaforme dovevano essere pronte per essere scalate.
Quelle legate a Google, per esempio, erano state pensate da subito per i grossi numeri».
Possibile che al di là del Covid-19, non fosse considerato un grosso problema l' ignorare l' Abc del digitale?
«Bisogna darsi una svegliata, è innegabile, partendo dagli strumenti di base. È essenziale avere almeno un dispositivo, che sia computer o tablet: basta che ci sia uno strumento, anche solo per accedere ai servizi pubblici.
Di recente ho fatto il passaporto elettronico, ho fissato l' appuntamento telematico, poi arrivato in questura in tre minuti avevo il documento. Pensiamo alla fatturazione elettronica. Non puoi non attrezzarti, al giorno d' oggi. Qualcosa, però, si sta muovendo. Pensiamo al telelavoro, le aziende si sono adattate subito. E comunque al di là dell' arroccamento di qualche sindacato, la maggior parte delle scuole ha reagito, chi avrebbe mai immaginato le lauree a distanza?».
I cosiddetti nativi-digitali, in concreto, quanto sono digitali?
«Sembrerebbe poco, vanno in tilt quando si chiede di caricare un documento su GoogleDrive. Il problema è che molti si limitano a utilizzare i social network, poi non sanno scrivere in Word o Excel. Perché una cosa è avere il cellulare e smanettare con Instagram o TikTok, e un' altra è sapere utilizzare gli strumenti. Spesso i ragazzi non hanno le competenze di base, quelle certificate dalla patente europea».
Pare che lei non vada tanto d' accordo con i social.
«Li uso con molta parsimonia. Ogni tanto faccio delle storie su Instagram. Un tempo avevo livelli di concentrazione più alti, ora notifiche e altre forme di intrusione limitano la capacità di stare sul pezzo. Bisogna difendersi. Ecco perché ho annullato tutte le notifiche mantenendo solo quelle di Whatsapp e dei messaggi».
Lei offre risposte semplici e concrete. Però prima di arrivare al nodo cruciale, fa un' introduzione. Dritte secche e chiarissime.
«Avevo 12 anni quando ho iniziato a sviluppare i primi contenuti. E ho sempre visto nel paragrafo iniziale il modo per tranquillizzare il lettore. È come se lo facessi accomodare in poltrona: il lettore si siede, si rilassa ed è pronto per affrontare il problema».
Nei giorni del #iorestoacasa, gli italiani digitali sono ancor più digitali. Forse troppo? Domanda che le pongo perché spesso lei lancia, diciamo, diete «detox».
«Come ha rilevato l' americana Cloud-flare nel Nord Italia in epoca Covid-19, il traffico internet è aumentato del 30%. C' è gente collegata a internet da mattina a sera. Bisogna fare attenzione.
Io sono sempre andato in palestra ogni giorno per creare uno stacco e ora che non posso andarci, ho comprato bande elastiche e mi alleno in casa, un' ora al giorno. Per dire che bisogna ritagliarsi degli spazi extra computer. Non bisogna perdere il contatto con la realtà. Ora che siamo tutti a casa, anziché ordinare il piatto pronto, facciamolo noi, dedicando un' ora del nostro tempo alla cucina».
Ma lei al computer quanto sta?
«Dipende dal periodo. Vado dalle tre ore alle dodici se serve. E sto così tanto al computer che ho bisogno di ricorrere a colliri. Però devono essere delle eccezioni perché - ripeto - bisogna ritagliarsi spazi extra computer».
Un paio di anni fa disse che sarebbe andato in pensione il 24 febbraio 2020, giorno del trentesimo compleanno. La vediamo ancora iperattivo. Cambiato idea?
«Spesso mi arrabbio con me stesso perché c' è sempre qualcosa da fare ed è una corsa senza sosta. Però ho provato a stare fermo per alcuni giorni, addirittura calmo sul divano, ma non riesco a non fare nulla. Anche perché sei lì, sul divano e pensi agli amici in attività. No, non posso. A gennaio mi ero prefissato di portare il sito alla massima velocità entro febbraio per ritirarmi in santa pace. Invece? Ho riscritto parte del codice, ora il sito è più veloce del 26%. Nel frattempo sono spuntate altre idee per cui non vado in pensione».
Un imprenditore nato. Ma almeno le vacanze, quelle le fa?
«Non vado oltre i quattro giorni, poi devo tornare al lavoro».
Ha una laurea alla Bocconi. Non in informatica ma in management.
«Quando mi iscrissi all' università volevo trasformare la mia passione in un' azienda vera e propria. E per farlo era opportuno acquisire competenze manageriali. O almeno questo fu il ragionamento che feci».
E che rifarebbe?
«Assolutamente sì, continua a interessarmi il lato gestionale dell' azienda. Per il mio sito ho bisogno di professionisti con super-competenze nei rispettivi settori, con abilità che superino le mie. Mi sono circondato di collaboratori specializzati su singoli temi, espertissimi in determinati ambiti».
In quanti si sono offerti di acquistare la società?
«In tanti, ma non ha senso venderla perché è legata al mio nome. Tema non banale. Poi economicamente va bene, tre milioni l' anno. Perché venderla?».
In sintesi, lei è un giovane uomo ricco. Che rapporto ha col denaro?
«Continuo a fare la vita di sempre».
Si sa che viaggia moltissimo. Non mi dica che va in economy.
«Vado in business. È tra i pochi piaceri che mi concedo. Anche perché ho la passione per gli aerei. Per raggiungere la meta, mi costruisco un tragitto complicato pur di provare determinate compagnie. Poi mi piace soggiornare in hotel confortevoli. Per il resto, vita semplice e di lavoro. Il web ospita siti talmente riconoscibili e rodati da non lasciare spazio alla concorrenza. Si va da Aranzulla a GialloZafferano per la cucina, per dire».
Ci sono ancora nicchie occupabili?
«Oggi gli spazi sono sempre più risicati e la pubblicità vale sempre meno, quindi per riuscire a guadagnare, devi poter vendere tantissima pubblicità. E comunque il tuo sito deve fare grandi, ma grandi, numeri. Quindi, o ti accontenti di rimanere piccolo, lavorando per conto tuo con piccoli ricavi, oppure riesci a diventare un colosso: il Louis Vuitton del digitale. In ogni caso, in questa fase economica è chiaro che la pubblicità crollerà».
Lei come si informa? Carta o digitale?
«Leggo i vari quotidiani on line, poi mi sono costruito una lista di siti internet che seguo via twitter. Mi piace il cartaceo, ma lo leggo quando viaggio. Ma nove info su dieci vengono dal web».
Viaggia per?
«Passione, piacere».
Mete legate al mare, da siciliano verace qual è?
«Stranamente non mi piace il mare. Amo visitare le grandi metropoli, da Tokyo a New York. Ho un debole per le città costruita da zero, penso a Dubai dove sono stato decine e decine di volte».
Va per musei? Teatri?
«No. Mi piace girare per la città, camminare senza una meta precisa.
A Milano capita che compia 15 km al giorno. A Dubai o Muscat mi diverto a vedere cosa c' è di nuovo, come cambiano i quartieri in pochi mesi».
Riprendiamo il discorso di lei, siciliano di Caltagirone, che adolescente viene a Milano dove studia e lavora.
«Lavoravo per pagarmi le rette, e comunque l' esperienza in campo fa bene. Bisogna partire rapidamente se vuoi essere indipendente. Il lavoro non cade dal cielo. I ricavi vengono se sei sul mercato, se sei competitivo, se punti sull' innovazione. Bisogna entrare nel mercato del lavoro il prima possibile».
Che studente era?
«Studioso. Continuo a non capire i ragazzi che si inventano una cosetta e subito smettono di andare all' università credendo di essere arrivati.
La scuola dà gli strumenti per gestire un' azienda, non puoi fermarti a un colpo d' intuito. Come fai a gestire un' azienda se non sai leggere un bilancio?».
L' italiano ha tante qualità, ma fatica a solidarizzare con il successo altrui. È nota la faccenda di Wikipedia italiana che le ha negato la pagina perché Aranzulla non avrebbe i criteri di fama necessari. Altri attacchi?
«All' inizio mi criticavano molto. Dicevano: Com' è possibile che tu riesca a guadagnare dando risposte stupide.... Gli utenti mi hanno poi dato ragione, il sito è esploso e le critiche implose. Quanto a Wikipedia so che la persona che mi ha cancellato dalla versione italiana ha tentato di fare altrettanto sulle Wikipedia in altre lingue, fallendo però».
Come si vede nei prossimi cinque anni?
«Voglio continuare a fare quello che sto facendo. Ovviamente cambieranno le tematiche, l' imperativo del mio lavoro è essere al passo coi tempi».
In tutto questo, è riuscito a farsi una fidanza? O una tele-fidanzata?
«Certo. Sta con me, ma si occupa di tutt' altro. Non è nemmeno appassionata di informatica anche se ora si sta un po' aprendo».
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Education e trasformazione, VMware e CRUI svelano Orizzonte Digitale
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Education e trasformazione, VMware e CRUI svelano Orizzonte Digitale
VMware e CRUI, Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, hanno svelato “Orizzonte Digitale”, l’education per accelerare la trasformazione digitale italiana.
Le iniziative prevedono, a partire dal 2020, la realizzazione di incontri formativi, seminari e lezioni didattiche che si terranno presso le principali Università italiane. Coinvolgeranno studenti, professori e personale accademico, mettendo a sistema il know-how consolidato di VMware nelle tecnologie digitali. I primi centri di competenza oggetto del programma saranno l’Università di Pisa, l’Università Federico II di Napoli e l’Università di Milano-Bicocca. Presso questi Atenei, VMware e CRUI prevedono di formare circa 1000 studenti l’anno.
Le attività didattiche permetteranno agli studenti di acquisire competenze sulle tecnologie più innovative. L’obiettivo è quello di aiutarli a orientarsi verso le nuove figure professionali che saranno sempre più richieste dal mercato del lavoro. I programmi formativi rivolti ai docenti e al personale universitario consentiranno loro di perfezionare le proprie conoscenze e capacità in chiave. Ciò per colmare la carenza di competenze che ancora accompagna il mondo della tecnologia.
Education e trasformazione
Le iniziative promosse da VMware con la CRUI e le Università Italiane si inseriscono in un più ampio impegno per l’education che l’azienda sostiene a livello globale. Esse rientrano nel programma VMware IT Academy, il percorso educativo volto a sviluppare le competenze tecnologiche degli studenti delle scuole secondarie e universitari. L’IT Academy fornisce inoltre risorse agli educatori che erogano corsi VMware autorizzati. VMware e la CRUI gestiranno i corsi di alta formazione, i seminari e la formazione continua presso i centri di competenza VMware.
In occasione dell’annuncio del programma “Orizzonte Digitale” VMware e la CRUI annunciano i risultati di uno studio condotto da Forum PA. La ricerca ha interessato il ruolo del sistema universitario per lo sviluppo territoriale, mostrando come la presenza universitaria abbia un impatto positivo sulla diffusione di esperienze imprenditoriali. A partire dai dati resi pubblici, la ricerca evidenzia lo stretto legame che unisce la comunità accademica e il mondo delle aziende:
È Pisa la Provincia con un rapporto più alto fra iscritti all’Università e residenti. Pisa vanta 42.607 iscritti su 420.752 abitanti e supera la soglia dei 10 ogni 100. Un rapporto superiore a 5 iscritti ogni 100 residenti lo si rileva sia in alcune grandi realtà sia in province di dimensione decisamente minore.
Esiste una relazione fra presenza universitaria nelle province italiane e i principali indicatori socio-economici: nelle 10 province del Nord con alta presenza universitaria il tasso di occupazione è del 67,2%.
Education e trasformazione
Esiste una relazione anche fra la presenza universitaria e la diffusione delle attività produttive ad alto contenuto di conoscenza nei servizi e ad alta intensità tecnologica. I dati dimostrano che la relazione è molto netta al Centro-Nord, molto meno al Sud. Secondo la classificazione EUROSTAT/OCSE, rientrano tra i servizi ad alto contenuto di conoscenza i servizi di informazione e comunicazione e le attività di ricerca scientifica e di sviluppo. Rientrano tra le industrie ad alta intensità tecnologica le imprese che operano, tra l’altro, nelle attività relative a elettronica, aeromobili etc.
Per quanto riguarda le start up, il numero medio di start up per 10.000 imprese tende ad aumentare al crescere della presenza universitaria nella provincia. Si passa infatti da un valore minimo di 7,9 nei territori con presenza universitaria marginale, al 14,5 nelle province appartenenti al livello medio basso. Il massimo è 23,4 nelle province centrosettentrionali ad alta intensità universitaria. Tuttavia, anche nelle province del Mezzogiorno innovative risulta inferiore a quella calcolata per le province del Centro-Nord.
Le richieste del mondo del lavoro
Gli studenti iscritti ai corsi STEM rappresentano quasi il 30% del totale degli iscritti, mentre l’offerta di corsi STEM copre il 37% del totale dei corsi disponibili in Italia (14.117). In cima alla classifica per numero di iscritti ai corsi di laurea STEM troviamo le grandi città metropolitane di Milano (56. 123), Roma (54.911), Torino (40.761), Napoli (39.2015), seguite da Padova (19.589), Bologna (17.225), Pisa (16.589) e Bari (15.833).
In termini di domanda di lavoro qualificata, la richiesta di laureati si concentra tra le imprese delle città metropolitane di Milano (87.440 unità), Roma (64.220) e in misura minore Torino (28.220) e Napoli (21.050). Complessivamente le quattro maggiori aree urbane coprono più di un terzo della domanda totale (36,5%).
Per quanto riguarda le province del Mezzogiorno, la relazione con i livelli di presenza universitaria esiste, ma è un po’ meno nitida per quanto riguarda i tassi di occupazione. A livello di macro-ripartizione territoriale lo studio ha rilevato come, mentre nel Centro e Nord Italia a maggiori livelli di presenza universitaria corrispondono maggiori tassi di occupazione. Nel Sud e nelle Isole la corrispondenza è meno lineare. Questo dato conferma alcune premesse dello studio, ovvero che la qualificazione del capitale umano attraverso la formazione universitaria sia “uno dei” fattori di sviluppo territoriale. È plausibile ipotizzare che esso agisca con più efficacia quando si combina con altri fattori mentre produce un effetto minore quando agisce in assenza di altre condizioni favorevoli.
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SAN BENEDETTO – L’istituto sambenedettese Roi diviene ufficialmente Ente di alta formazione accreditato alla Regione Marche e pertanto abilitato al rilascio di qualifiche professionali e master post-laurea. L’Ente è specializzato nel settore dell’Ict, Information and Communication Technologies , un settore in fortissima ascesa che vede formare figure professionali come sviluppatori web ed app, marketer digitali, social media specialist, grafici pubblicitari, ovvero tutti gli operatori protagonisti nello sviluppo delle nuove tecnologie.
Grazie ai Voucher formativi della Regione Marche l’Istituto Roi ha avuto la possibilità di avviare quattro corsi, dei quali tre con rilascio di qualifica professionale di II livello in Web Marketing ed uno in Grafica Pubblicitaria con rilascio di specializzazione professionale.
Questi corsi hanno tutti rispettivamente una durata di 406 ore, esami compresi e prevedono oltre la metà delle ore dedicate alla pratica, con “case history” reali sui quali lavorare, in modo da rendere subito operativa la figura professionale uscente. Il Covid-19, con la sospensione forzata delle scuole, ha dato un forte rallentamento a una macchina formativa che stava viaggiando a pieno ritmo, ma poi il Decreto Regionale dello scorso 9 Marzo, pienamente in linea con le direttive ministeriali, ha permesso il prosieguo della classica formazione in aula in modalità Fad, ovvero con lezioni a distanza che verranno proposte dall’Istituto Roi.
La prerogativa da direttive regionali consente solo lezioni in modalità sincrona, ovvero svolte dal vivo attraverso connessione internet, con la presenza contemporanea del docente e dei corsisti in un’aula virtuale. «Si tratta di un’esperienza che non è nuova per noi tecnici del settore dato che utilizziamo molto i webinar, seminari-online, anche se non avevo ancora avuto modo di sostenere intere lezioni con questa tecnologia – racconta l’amministratore della Roi Fulvio Silvestri – e oggi la velocità delle connessioni e la qualità dei software ci permette davvero di poterle sostituire alle classiche lezioni in aula.
È quando la lezione finisce e si “spegne” l’aula, che ci si rende conto che stiamo vivendo in un mondo comunicativo che è profondamente cambiato». Per il prossimo futuro c’è un grande ed ambizioso progetto in cantiere, che l’Istituto Roi condividerà con altri enti formativi del territorio, ovvero quello di creare un Polo Didattico dedicato all’Ict. Qui potranno essere accolti tutti gli studenti che, dopo le scuole superiori, vorranno entrare nel mondo delle nuove tecnologie, non rinunciando a un importante titolo di qualifica valido in tutta Europa.
In questo modo, i giovani che non trovano piani formativi simili all’interno degli atenei universitari, potranno comunque intraprendere un percorso che ufficializzi le loro competenze, rendendoli così, i veri protagonisti delle nuove frontiere del lavoro. Viene così colmato un gap importante tra Ancona e Pescara, ove sono presenti importanti realtà formative specializzate nelle soluzioni digitali. Contatti: [email protected].
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“Fotografare è un modo di vivere”: 15 anni senza Henri Cartier-Bresson. Ecco qual è la sua fotografia più bella
“Una volta, non ricordo più dove, mi hanno chiesto cosa pensavo della Leica e ho detto che poteva essere un bacio bollente e appassionato, poteva essere anche un colpo di rivoltella, poteva essere il lettino dello psicanalista. Si può fare tutto con la Leica”.
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Prima di lui, semplicemente il nulla. Certo, qualche rudimentale (e costosa) sperimentazione, relegata a pochi eletti, ai danarosi intellettuali ricchissimi che, nella noia più noiosa, osservavano cosa usciva da quella dannata scatola di legno che imprigionava il dagherrotipo, inventato più o meno un secolo prima e che forniva un’unica copia positiva, non riproducibile, su supporto in argento o rame argentato sensibilizzato, in camera oscura, mediante esposizione a vapori di sodio.
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“La fotografia è un’azione immediata, il disegno una meditazione”.
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È stato definito l’occhio del secolo. Per la bravura a imprigionare in uno scatto, per l’eternità, persone, cose e fatti che hanno fatto la storia del Novecento. Il suo segreto? Semplice, in apparenza: “Fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. È un modo di vivere”.
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HCB, pur attraverso una minima eleganza formale, privilegiava l’approccio documentario; ma non una documentazione analitica bensì un documento istantaneo, istintivo, sintesi di una situazione colta velocemente nel suo divenire. Una percezione più umana che meccanica colta dall’occhio nel momento irripetibile in cui un evento si manifesta.
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“La fotografia non è come la pittura. Vi è una frazione creativa di un secondo quando si scatta una foto. Il tuo occhio deve vedere una composizione o un’espressione che la vita stessa propone, e si deve saper intuire immediatamente quando premi il clic della fotocamera. Quello è il momento in cui il fotografo è creativo. Oop! Il momento! Una volta che te ne accorgi, è andato via per sempre”.
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Henri Cartier-Bresson, Kashmir, 1948, la fotografia più bella
Henri Cartier-Bresson se ne è andato 15 anni fa, nel 2004 quando, anche per motivi di età, aveva già smesso di fotografare (era nato nel 1908). Quello che ha lasciato però è un archivio straordinario, un racconto di un secolo, il Novecento, eseguito senza una parola (“Si parla sempre troppo. Si usano troppe parole per non dire niente. La matita e la Leica sono silenziose” disse una volta il Maestro francese). Immagini mute quindi, ma solo a una prima, superficiale lettura: evitare la grafia significa innalzare quello che si ha da dire a una dimensione universale. Scrivere parole è un limite. Scrivere senza parole è un inno all’infinito.
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Ai ricercatori moderni sempre più tesi all’esasperazione dei pixel digitali (come se una buona fotografia dipendesse dalla definizione dell’immagine – coglioni!) il Maestro risponde con una vecchia Leica e chilometri di pellicole, acidi per sviluppare, una buona carta per stampare e la “mitica” cornice nera, voluta per evitare i tagli delle foto. Il resto avviene nella testa, nella capacità di inquadrare un attimo, nella composizione. Lo sapeva bene, HCB: “In ogni caso, sfocata o meno, nitida o meno, una buona fotografia è una questione di proporzioni, di rapporti tra neri e bianchi”. Sarebbe utile disinnescare le abitudini e i selfie, il fotoritocco che trasforma una foto in un’immagine grafica, la necessità di far vedere agli altri che si sta bene quando invece la tendina del cuore è sigillata e non fa passare nemmeno un filo di luce.
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Raccontare i colori della vita attraverso il bianco e nero. Non aveva altre possibilità, HCB. E questo limite è diventato la sua forza: restituire a chi osserva una sua immagine la “forza” arcobalenica della vita che accade che gli passa davanti agli occhi.
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Qual è la foto più bella di Henri Cartier-Bresson? Di certo quell’uomo ama le linee, a differenza di Federico Fellini che ha abolito gli spigoli. Le linee delle strade, le linee tracciate dagli sguardi delle persone che ha fotografato, le linee della terra, le linee degli edifici. Da un punto A ad un punto B la strada più diretta e veloce è quella che non prevede curve.
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Siamo nel Kashmir, alla fine degli anni ’40. Quattro donne di spalle, una sola è in piedi. Con un gesto delicatissimo, alza la mano verso il cielo, mentre la montagna risponde con una manciata di nuvole. Di fronte all’incanto, sarebbe bene abbassare lo sguardo. Per rispetto.
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“Ci sono scuole per qualsiasi cosa, dove si impara tutto e alla fine non si sa niente. Una cosa è certa, non esiste una scuola che ti insegni a vedere, non esiste una scuola per la sensibilità. Non esiste, è impensabile. Ci vuole un certo bagaglio culturale”. Verrebbe da dirlo a chi si iscrive ai corsi di fotografia, a chi si laurea in fotografia. A chi cambia macchina fotografica digitale ogni sei mesi perché nel nuovo modello ci sono più pixel. Cagate. La sensibilità non è quella degli ISO (o degli ASA) ma quella della mente.
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“Se le foto non sono abbastanza buone, non siete abbastanza vicini”. Lo ha detto Roberto Capa, uno dei fondatori, assieme a Henri Cartier-Bresson, dell’Agenzia Magnum, un’istituzione per chi è appassionato di immagini. Ha fatto giusto in tempo a spiegarlo al mondo, Capa, che poi è saltato in aria su una mina antiuomo.
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“Ogni volta che premo il pulsante dello scatto, è come se conservassi ciò che sta per sparire”. Ogni volta che si preme il pulsante del cuore è come se si volesse preservare e proteggere un affetto, introdurlo non in un hard disk ma nell’argenteria della memoria, quella da lustrare con attenzione e delicatezza. Un esercizio di stile, elegante, oggi purtroppo dimenticato.
Alessandro Carli
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Gianfranco Valenti al Festival d'Autunno
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Gianfranco Valenti al Festival d'Autunno
Prima la televisione e poi il web sono state considerate una minaccia per la radio. Ma niente ha scalfito il fascino e l’amore del pubblico per questo mezzo di comunicazione che, nell’epoca dei social, non conosce crisi.
Il perché è forse spiegato nella capacità della radio di raccontare e far immaginare il proprio ascoltatore, sollecitando quell’elaborazione personale che forse nessun altro media riesce a stimolare. Anche di questo si parlerà nel prossimo appuntamento del Festival d’Autunno, fissato per mercoledì 23 ottobre, alle ore 18:30, al Museo del Rock di Catanzaro.
“Il ritorno della radio parlata” è il titolo dell’evento che avrà come protagonista Gianfranco Valenti. Catanzarese doc, autore, conduttore Rai Radio 2 e docente di “Tecniche dell’intrattenimento radiofonico” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Valenti illustrerà le sue idee sul perché la radio resiste al cambiare dei tempi, confrontandosi con alcuni speaker storici delle radio locali.
Come è nata la tua passione per la radio?
E’ nata quasi per caso, come tutte le cose belle. Avevo 20 anni e mi trovavo in gita a Roma. La sera andai con un caro amico al Teatro Brancaccio a vedere il musical “Full Monty” per la regia di Gigi Proietti. E il giorno seguente lo stesso amico (tra l’altro di Catanzaro) mi convinse ad andare con lui negli studi di Radio Rai ad assistere al programma di Fiorello, Viva Radio 2. Mi innamorai subito di quel palazzo e rimasi subito incuriosito dalle possibilità che dava il mezzo radiofonico, se sfruttato a dovere.
Come hai coltivato, negli anni, questa passione?
Pochi mesi più avanti, dopo un’attenta mappatura della radiofonia provinciale, decisi di andare a proporre un varietà a Radio Valentina Soverato. Un po’ perché in quella città viveva una ragazza che mi piaceva moltissimo e un po’ perché non mi avevano parlato benissimo del direttore. Arrivai da Frank Teti con un block notes pieno di idee, appunti, rubriche. Accettò tutto e tutte le mie richieste, senza condizioni. E meno male che non me ne avevano parlato bene… Oggi, a distanza di 17 anni, è per me uno di famiglia.
Fu un grandissimo successo, prima con il “Paraponziponzishow” nel 2002 e poi con “Quelli della Radio” nel 2003. Entrambi in coppia con il mio amico attore Giuseppe Abramo. Senza contare gli anni in cui andammo al Festival di Sanremo.
Dopo la laurea ho avuto la fortuna di fare uno stage a Radio 2, proprio in quel palazzo e in quello studio in cui ero entrato nel 2001. Mesi in cui lavorai al fianco di professionisti come Vincenzo Mollica, Massimo Cervelli, Roberto Gentile, Asia Argento, Angelo Pintus e gli stessi Fiorello e Baldini. Pochi anni fa il calabrese Gianmaurizio Foderaro mi chiamò a lavorare con lui ai nuovi canali digitali della radio e il resto, storia recente, lo conoscete già…
Qual è il segreto, a tuo avviso, del successo della radio che è sopravvissuta, direi benissimo, all’evoluzione dei mezzi di comunicazione di questi anni?
La radio non morirà mai. Il web è fatto apposta per aumentarne la forza, l’appeal, il seguito. Gli stessi speaker oggi sono quasi delle piccole celebrità proprio grazie a Instagram e Facebook. Vent’anni fa non era così. Il processo di modernizzazione della televisione è un po’ più lento, più compassato. Aumentano i canali, ma non la quantità e la qualità delle trasmissioni. O, meglio, sono pensate quasi tutte per il televisore e non per il web. La radio è sopravvissuta anche perché – e Fiorello già nel 2001 lo diceva – se viene fatta con passione e determinazione, può e sa dare le stesse soddisfazioni della televisione. Anche maggiori. La tv – se escludiamo le serie tv – ha un target medio alto, per noi “giovani” non è facile (e né paradossalmente) conveniente starci dentro, se non troviamo lo spazio adatto a noi. Avere pochissima libertà è un rischio. Invece la radio ti permette spesso di sperimentare, ti dà maggiore libertà e maggiore possibilità di sbagliare. Ci sono autori e redattori, ma al microfono ci vai sempre tu e se sei bravo a improvvisare, se hai un talento, loro ti lasciano fare. E così migliori giorno dopo giorno.
“Che spettacolo” è la tua trasmissione andata in onda su Radio 2 insieme con Silvia Salemi. Come ti sei trovato con la cantante siciliana e che riscontri hai avuto dal pubblico?
Avevo scritto questo format dopo che me ne avevano bocciato un altro. Avevo proposto una conduzione a tre con altri due nomi celebri – che non vi dirò neppure sotto tortura -, un’attrice e un cantante. Due amici celebri, mettiamola così. Poi la Rai scelse di creare questa coppia con Silvia. Già dalla prima riunione entrammo immediatamente in sintonia. Piano piano siamo riusciti a scioglierci e a portare buoni risultati. Anzi, forse migliori di quelli che potessimo aspettarci e di quelli che potessero aspettarsi i nostri “capi”.
Ricordo la sera dopo la prima puntata, erano passate le 22, quando mi telefonò la capostruttura di Radio 2 per farmi i complimenti. Grande soddisfazione, un premio inaspettato.
I riscontri del pubblico sono stati, anche quelli, inaspettati. E poi, fidatevi, la radio è terapeutica. Ho passato un’estate in Rai con una brutta discopatia, ma ogni volta che facevamo riunione o andavamo in onda tutto magicamente passava! Con Silvia ci siamo visti, sentiti o scritti tutti i giorni, abbiamo riso molto ma abbiamo anche discusso criticamente… Se dovessi fare un bilancio, quindi, direi che il nostro sia stato un rapporto “vero”.
Autore, conduttore, docente: qual è il ruolo che ti piace di più?
Scontato rispondere che la scelta è sempre una tortura. Tempo fa avrei sempre desiderato fare radio o tv con programmi scritti da me, oggi sono maturato e – se necessario – mi metto al servizio di idee altrui. In Rai mi prendono in giro perché dico spesso “Io sono un soldato, faccio quello che mi dite voi. Però secondo me si dovrebbe fare così…”. Ho avuto la fortuna di fare l’autore e il conduttore ma soprattutto di avere una squadra fantastica, tutti pronti a supportarci, a criticarci solo in maniera costruttiva. E a fare un po’ di casino, che non guasta mai. Insegnare all’Università è un miracolo per me. Venti giorni prima di ricevere a sorpresa l’incarico da Giorgio Simonelli, mi ero autoproposto per fare dei corsi in un istituto religioso. E non mi avrebbero neppure pagato. Poi ti chiama la Cattolica e… “quando pensi che sia finita…che fantastica storia è la vita!”. Insegnando s’impara. Ho avuto classi di alta classe, corsisti tra i 23 e i 45 anni, spesso ho imparato io da loro, con loro. Fare una lezione da una grossa scarica di adrenalina, proprio come presentare un programma radiofonico o televisivo.
Catanzaro è la tua città natale alla quale tu sei molto legato. Come hai accolto la notizia della nascita di una radio che raggruppa moltissimi speaker storici del capoluogo – che saranno presenti all’evento del prossimo 23 ottobre – e quale ruolo, a tuo avviso, deve svolgere una radio locale?
Loro non lo sanno ma mesi fa, sempre attraverso Frank Teti, feci arrivare nei loro uffici un vinile di Lucio Dalla, a mo’ di buon augurio. La radio locale può essere ancora una bellissima palestra per chi vuole fare questo mestiere da grande, per chi vuole fare comunicazione. Che sia radio, tv, cinema, pubblicità o teatro. Bisogna tenere conto di una cosa: la radio ha retto l’onda d’urto del web, è al passo coi tempi, si è innovata. La radio locale non deve far passare il messaggio che fare radio sia “chiacchiera e basta”. Radio di parola vuol dire essere ficcanti in 3 minuti di talk, 4 al massimo quando hai un ospite in studio o al telefono. Un po’ come fece Battiato 40 anni fa quando uscì con l’album “L’era del cinghiale bianco”. Lo speaker deve essere bravo ad adattarsi alla musica che passa la radio e non adattare la musica ai suoi argomenti. Almeno non come regola. Io tutto questo non so ancora farlo alla perfezione, al microfono non sono ancora fresco come Linus, ad esempio. So insegnarlo, quello si. Ma pratica e grammatica sono spesso come il sole e la luna.
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Settima conferenza internazionale di Tokyo sullo sviluppo africano (TICAD 7): Giappone, Sudafrica e African Development Bank svelano le priorità per accelerare il viaggio di trasformazione della tecnologia in Africa
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Settima conferenza internazionale di Tokyo sullo sviluppo africano (TICAD 7): Giappone, Sudafrica e African Development Bank svelano le priorità per accelerare il viaggio di trasformazione della tecnologia in Africa
Scienza, tecnologia e innovazione, nonché lo sviluppo delle risorse umane sono fondamentali in Africa, un continente, che ha il più grande potenziale sulla terra, ha affermato il Primo Ministro Shinzo Abe al forum Science and Technology in Society ( STS ) tenutosi a Yokohama, mercoledì, come parte del TICAD 7.
visita del primo ministro del Jappone Abe al presidente della Repubblica Italiana Mattarella
Il forum Science and Technology in Society (forum STS ) è una delle più grandi e influenti organizzazioni no profit istituite nel 2004 da Koji Omi, ex ministro delle finanze giapponese. Il forum mira a rafforzare la cooperazione tra Giappone e Africa in materia di scienza, tecnologia e innovazione.
Nel suo intervento, il Primo Ministro Abe ha anche sottolineato l’importante ruolo che la scienza e la tecnologia hanno avuto nella storia della modernizzazione del Giappone.
Erano presenti il sig. Yasutoshi Nishimura, vice segretario di gabinetto aggiunto, presidente della Repubblica del Sudafrica Cyril Ramaphosa, Akinwumi Adesina, presidente del gruppo African Development Bank (http://AfDB.org), Koji Omi, fondatore e presidente di il forum STS e Asako Omi, membro della Camera dei rappresentanti giapponese.
“Il Sudafrica sostiene l’attenzione su scienza, tecnologia e innovazione come tema prioritario per TICAD 7, dato il suo grande potenziale per accelerare lo sviluppo africano attraverso partenariati reciprocamente vantaggiosi con il Giappone, ha detto il presidente Ramaphosa ai partecipanti.
“Il forum STS ha cambiato con successo il discorso globale sul ruolo della scienza nello sviluppo, cerchiamo il sostegno del forum nel cambiare il discorso sul ruolo dell’Africa nella scienza e nell’innovazione”, ha concluso Ramaphosa.
Adesina ha condiviso approfondimenti sul lavoro della Banca e supporto per la formazione e lo sviluppo della prossima generazione di scienziati. Dal 2005 la Banca ha finanziato oltre 2 miliardi di dollari a sostegno dell’istruzione, offrendo opportunità educative a 6 milioni di studenti.
“Siamo orgogliosi del nostro investimento a sostegno dell’istituzione del Centro regionale di eccellenza a Kigali in collaborazione con la Carnegie Mellon University, che offre corsi di laurea specialistica in ICT . Sono lieto che tutti gli studenti che si sono laureati all’università abbiano un’occupazione del 100%, compresa la creazione di attività commerciali ”, ha affermato Adesina nelle sue note chiave.
La Banca ha sostenuto la creazione di parchi digitali ICT in Senegal e Capo Verde e sta collaborando con la Rockefeller Foundation, Microsoft, Facebook, LinkedIn e Safaricom per stabilire centri di codifica in diversi paesi.
Adesina ha offerto alcune aree chiave per dare priorità alla scienza e alla tecnologia, tra cui l’istituzione di centri regionali di eccellenza; l’urgente necessità di aumentare la quota del PIL dedicata alla scienza e alla tecnologia e colmare il divario di genere nell’istruzione superiore.
“Siamo visionari. Siamo audaci. Sosteniamo iniziative concrete per stimolare la scienza, la tecnologia e l’innovazione in Africa “, ha concluso.
Hanno partecipato al forum ministri della scienza e della tecnologia, ambasciatori, dirigenti di agenzie nazionali e internazionali e imprese in Africa e Giappone.
TICAD 7 va dal 28 al 30 agosto a Yokohama, in Giappone.
Distribuito da African Development Bank Group (AfDB).
Contatto per i media: Nafissatou Diouf Dipartimento Comunicazione e relazioni esterne Banca africana di sviluppo Email: [email protected]
#Africa#conferenza#Facebook#jappone#LinkedIn e Safaricom#Microsoft#Rockefeller Foundation#sviluppo africa#ticad7
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VIGAMUS Academy a Campus Party Italia I 18-22 luglio 2018 I Rho Fiera Milano
VIGAMUS Academy, l’organizzazione di Fondazione VIGAMUS che all’interno di Link Campus University ha dato vita ai primi corsi di laurea interamente ed esclusivamente dedicati ai videogiochi, è presente a Campus Party, la tappa italiana del più grande festival internazionale sul mondo dell’innovazione e della creatività, dal 18 al 22 luglio 2018 a Rho-Fiera Milano.
L’evento coinvolge giovani fra i 18 e i 35 anni – molti ospiti in tenda da campeggio 24 ore su 24, da cui il termine ‘campuseros’ – e propone un programma denso di appuntamenti con l’innovazione, workshop, hackaton, talk show dedicati a scienza, imprenditoria, coding, intrattenimento e creatività. Grazie al supporto di numerosi partner, aziende e Istituzioni, Campus Party è anche un’occasione unica per studenti e giovani professionisti di entrare in contatto con le realtà italiane più innovative alla ricerca di nuovi talenti.
VIGAMUS Academy partecipa all’interno dell’Arena, lo spazio cuore della manifestazione dove si svolgono talk, panel, interviste, workshop e il BarCamp e luogo di divertimento con attività speciali, dj set e attività autogestite dai partecipanti. Qui incontra ragazze e ragazzi interessati a intraprendere un percorso di studi o professionale nel mondo del digital entertainment e del gaming, presentando le tante opportunità e le prospettive per il futuro che il settore offre, condividendo le esperienze di chi, dopo la laurea, ha trovato il lavoro dei propri sogni.
“Sosteniamo questo evento con entusiasmo perché sa coniugare momenti formativi e di conoscenza a tecnologia, divertimento e tanta creatività. Partecipiamo dall’anno scorso, da quando è approdato in Italia ma per questa seconda edizione desideriamo presentare in modo approfondito l’offerta di VIGAMUS Academy-Link Campus University e coinvolgere direttamente i nostri studenti”, afferma Marco Accordi Rickards, Direttore Generale di Fondazione VIGAMUS e Professore straordinario di Link Campus University. “Creare occasioni di relazione tra giovani e il mondo del lavoro è una delle nostre priorità. Così nascono i progetti migliori, dall’incontro di idee, innovatori, manager e giovani entusiasti”.
Gli spazi dell’evento includono l’area Experience dove è possibile toccare con mano le tecnologie digitali, partecipare a tornei, visitare sezioni dedicate al gaming con postazioni di giochi e titoli di eSport, conoscere progetti all’avanguardia di aziende, Istituzioni e università, e il Village, dove è allestita l’area di riposo del campusero con tende da campeggio.
Per informazioni consultare il sito http://italia.campus-party.org/
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La Favola Dei Bambini "Naturalmente" Protetti Dal Tetano
DHL vi permette di rintracciare le tue spedizioni utilizzando un quantitativo di riferimento personalizzato. Il portacolori dell'Atletica Libertas Runners Lapo Pini impone il ritmo fin dal primo metro seguito da vicino dai tre atleti dell'Atletica Casalguidi Mcl Ariston, Simone Minnella, Mattia Bruni e Federico Arfa, dietro Pietro Lenaz, Atletica Cassa Risparmio Pistoia e Lucchesia, leggermente più attardati i ragazzi dell'Atletica Libertas Runners Livorno, quale si alternano nelle posizioni dalla sesta all'ottava. Forse la crisi economica periodo anni duemila ha contribuito per dare libero spazio alle intolleranze; esemplare è l'esempio di accusare gli immigrati di rubare il lavoro agli italiani quando questi ultimi non sarebbero mai e poi mai disposti a guagnare 5 euro l'ora per raccogliere pomodori durante la campagne assolate. L'intesa prevede di istituire nelle scuole elementari ed medie pubbliche e paritarie del Veneto programmi sperimentali per aumentare la fisica del nuoto e la sicurezza in acqua, sia con attività formative rivolte a docenti e alunni sia con esperienze pratiche negli impianti delle società affiliate alla Fin. Il primo attraversamento concreto verso l'istruzione gratuita, per gli asili, risale al 1995, attualizzato nel 1998 al fine vittoria garantire almeno 1 anno di asilo gratuito prima della scuola elementare. L' F-14D sembrava aver restituito piena giovinezza a un velivolo il quale traeva nel modo gna sue radici da un progetto degli anni '50 (il Missileer), eppure il universo stava cambiando, e la fine ancora oggi Guerra Fredda improvvisamente restituì al Tomcat tutti i suoi anni. Nel passaggio della mia carriera specializzato, ho avuto modo successo confrontarmi con molte persone che fanno il mio stesso professione provenienti da tutte le parti d'Italia e dall'Estero, riscontrando il quale in molti casi nel modo gna conoscenze acquisite presso i corsi vittoria Laurea quale ho seguito sono state qualitativamente piu elevate a quelle dei miei interlocutori (seppur laureati osservando la blasonate facoltà italiane). Lo scopo vittoria questa notes, che Giorgio Bert ha stupendamente introdotto come una piazza, ha proprio lo scopo vittoria porre interrogativi, presentare punti di vista diversi, introdurre un sano scetticismo sull'efficacia a 360° della medicina (Gianfranco Domenighetti, ”La medicina delle prove di efficacia” a cura di Alessandro Liberati) e avviare una discussione aperta e costruttiva capace di stimolare la curiosità ed l'interesse delle persone nei confronti le sfide di un sapere costruiti in perenne evoluzione. ebook gratis kindle Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR): finanzia i settori ancora oggi comunicazione, dell'energia, dell'istruzione, ancora oggi sanità, tuttora ricerca e dell'evoluzione tecnologica ed a grandi linee progetti il quale abbiano riflessi occupazionali sul territorio. Ciascuno questi disturbi non scalfirono l'industria automobilistica, che anche se subì degli arresti per livello evoluzionistico, resistette ciononostante ai differenti problemi socio-economici del paese, riuscendo in aggiunta a continuare la propria grande crescita. Si sta rischiando un mondo popolato di digital champions, il quale nemmeno sanno che gli apparati digitali hanno bisogno di materie prime - materie prodotte da ingegneri con anni di esposizione e operatori manuali con anni vittoria esperienza. Respira in dinastia dei un atmosfera di ammirazione per la Natura e per gli Animali, e all'età di sedici anni decide vittoria diventare vegetariano, scelta condivisa quasi immantinente anche dai genitori; in seguito tutti e tre abbracciano il veganismo. E propone piatti vittoria Ristoranti e vino osservando la Oceania vengono effettuate specializzati in prodotti del cibo locali. Un modello nato dalla caccia sul sistema della subfornitura aeronautica del progetto vittoria assessment tecnologico e produttivo VIVACE e del progetto PHENIX di cui parleremo più avanti. film da vedere su internet Il nome al tessuto viene dall'impiego dell'omonimo filato fantasia arricciato irregolare il quale forma piccoli anellini, nodini arricciati, usato in laneria e maglieria, in categoria con filo cardato, per donna per struttura piuttosto larga, che da posto ad una singola superficie parecchio mossa e arricciata, con anellini, ecc. Oracle Product Lifecycle Management (PLM) offre nuove funzionalità, tra cui sviluppo collaborativo, progettazione dei sistemi basata su modelli, supply chain collegata, analisi dei dati, attraverso una piattaforma osservando la cloud moderna e sicura in grado di accelerare le operations e sintetizzare i costi. film gratis da vedere Tuttavia, ciò non si traduce proporzionalmente in una singola maggior spesa, perché gli insegnanti italiani sono pagati molto vittoria meno il quale in altri paesi, approssimativamente il 10 per cento in di meno a parità di adesso insegnata (Qb: tavola 1. 19, p. 63). Ristorante vegetariano e vegano organico.
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Combattere il gender gap in ambito Ict. Anitec-Assinform si mobilita
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Combattere il gender gap in ambito Ict. Anitec-Assinform si mobilita
Combattere il gender gap in ambito Ict. Sono ancora poche le donne che lavorano nel campo del digitale con un titolo di studio informatico, così come poche sono le studentesse che seguono questi corsi di laurea. La quarta rivoluzione industriale porterà la digitalizzazione ben oltre i tradizionali lavori tecnico scientifici. Per non rischiare di approfondire il gender gap, dobbiamo assicurarci che le donne abbiano accesso alle competenze specialistiche per inserirsi a pieno in questo nuovo scenario.
E’ questo il senso dell’iniziativa di Anitec-Assinform che prende il via il 30/1 alle ore 15,30 presso Milano Luiss Hub for makers and students, location partner dell’evento, con la “Tavola rotonda dedicata alle Donne dell’ICT” (www.donneinict.it) con cui l’Associazione intende contribuire a sensibilizzare le istituzioni, le scuole, le imprese sulla necessità di avere un numero maggiore di donne esperte nell’informatica e di promuovere misure concrete per attrarre le ragazze a intraprendere studi e una carriera professionale in questo campo.
All’evento, patrocinato da AICA, Fondazione Marisa Bellisario, STEAMiamoci, Tuttoscuola e Women&Tech, prenderanno parte 20 protagoniste del settore digitale che attraverso le loro testimonianze racconteranno, a partire dalla loro esperienza personale nello studio e nella carriera professionale, come sta cambiando il mondo del lavoro, quali mestieri nuovi sono emersi, come si stanno trasformando quelli tradizionali e cosa ha di speciale il talento femminile.
Combattere il gender gap in ambito Ict. Anitec-Assinform si mobilita
Secondo il ‘Global Gender Gap Report’ del World Economic Forum, lo studio che ogni anno fa il punto sulle disparità di genere sia sul piano nazionale che su quello europeo, le statistiche dicono che la situazione peggiore in termini di equilibrio di genere riguarda proprio il settore dell’ICT, in particolare nei campi emergenti, come il cloud computing, l’ingegneria, la gestione dati e l’intelligenza artificiale.
Combattere il gender gap in ambito Ict
Nella corsa al conseguimento della parità di genere, che secondo il report non sarà raggiunta prima di 99,5 anni, a guidare la classifica è il Nord Europa compresa quella Finlandia con una premier trentenne da qualche mese.
Se l’Italia lo scorso anno era risalita al 70esimo posto (dall’82esimo posto del 2017), quest’anno è tornata a scendere al 76esimo nel 2019 su 153 Paesi. Inoltre il report indica che l’Italia è 44esima quanto a ruolo delle donne in politica, 30esima per la quota di donne in Parlamento, addirittura peggiora al 117esimo posto per opportunità e partecipazione economica (nel 2006 era 87esima) e 125esima per parità retributiva con gli uomini. Quanto alle competenze educative delle donne il nostro paese si colloca al 55esimo posto: un dato migliore rispetto agli altri indicatori, ma senza dubbio ancora molto insufficiente.
Combattere il gender gap in ambito Ict. Anitec-Assinform si mobilita
Un punto assai dolente è l’occupazione femminile. In Italia lavora ancora meno di una donna su due. Il divario fra il tasso di occupazione delle donne e quello degli uomini è del 18,9%. In Europa siamo penultimi davanti a Malta. E tutto questo si aggrava se pensiamo che secondo l’Osservatorio delle Competenze Digitali presentato nel dicembre scorso, tra il 2019 e 2021 ci sono oltre 90.000 posizioni aperte per le professioni ICT. E in realtà non abbiamo solo i nuovi mestieri e professioni del settore ICT: tutti i mestieri stanno evolvendo digitalmente. Non soltanto l’industria dell’ICT ha bisogno di un numero maggiore di professionalità arricchite da componenti digitali e specialisti dell’IT, ma è l’intero settore produttivo in trasformazione digitale ad averne bisogno.
Marco Gay, Presidente di Anitec-Assinform ha così commentato: “I dati sulla disparità di genere fra uomini e donne nell’economia e società italiana sono inaccettabili e insostenibili, tanto più per un paese che si colloca come decima potenza industriale a livello mondiale. E’ tempo di agire e in fretta perché non possiamo continuare a rinunciare al contributo fondamentale che è in grado di offrire il talento femminile al nostro Paese. Far crescere la presenza qualificata professionale e dirigenziale delle donne nell’ambito delle attività dell’Ict rappresenta un fattore chiave per dare nuovi impulsi alla crescita dell’economia e accelerare i processi di innovazione e trasformazione digitale”.
Combattere il gender gap in ambito Ict. Anitec-Assinform si mobilita
“Questa nostra iniziativa è molto importante e esprime l’impegno dell’intero settore ICT a favore di una più decisa azione da parte di istituzioni, imprese, famiglie, opinion leader e policy maker per ottenere un maggior numero di donne esperte nell’informatica, attrarre le ragazze ad intraprendere studi e carriere professionali in questo campo. Sarà un bene per l’occupazione, per tutto il sistema produttivo e darà una spinta all’innovazione facendo evolvere cultura e mindset di una industria che deve affermarsi come best practice di inclusione e sostenibilità” ha aggiunto Maria Rita Fiasco, Vice Presidente Anitec-Assinform e coordinatrice Gruppo di Lavoro “Skills per la crescita d’Impresa” dell’Associazione.
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“Comprendere meglio i contesti storici confrontando passato e presente.” M. Orlandi (3/3)
Tempo stimato di lettura: 5 min.
Abbiamo intervistato Marco Orlandi, ricercatore e professore presso il Dipartimento di Beni Culturali dell'Università di Bologna. I suoi studi riguardano principalmente le tecnologie applicate allo studio, all'analisi e alla valorizzazione del patrimonio culturale. In questa intervista, divisa per praticità in tre parti, ci verranno presentati i progetti e la storia di FrameLab (Laboratorio fotografico e multimediale per i beni culturali), un team di ricerca multidisciplinare che si occupa della digitalizzazione del patrimonio culturale.
Leggi la prima e la seconda parte.
Come valuta l'utilizzo delle tecnologie virtuali in ambito dei Beni Culturali? Si possono, secondo lei, considerare come il futuro della conservazione?
Penso che la conservazione dei Beni Culturali consista in prima istanza nella loro preservazione materialequando sia possibile. Il digitale ci offre però una facilitazione straordinaria e mai vista prima nella loro conservazione. Prendiamo ad esempio un documento manoscritto o una cartografia storica: deve essere innanzitutto preservata la sua salvaguardia materiale, evitando attraverso interventi di restauro fisico che il supporto venga mangiato dagli inchiostri troppo acidi. Una volta messo in sicurezza questo aspetto indubbiamente la sua scansione digitale ad alta risoluzione e la condivisione via web tra studiosi e pubblico ne favorisce la conoscenza e ne inibisce l’usura. Gli utenti che vorranno consultarla potranno vedere la copia digitale, senza sottoporre un fragile documento a stress meccanici dovuti allo svolgimento o spiegatura delle sue parti (che solitamente porta al divieto di consultazione per chiunque a causa delle precarie condizioni conservative). Un discorso a parte va ovviamente fatto per le situazioni archeologiche che versano in stato di estremo pericolo, come i siti in terre di conflitti. In questo caso la loro digitalizzazione in 3D rischia di essere l’unica testimonianza in caso di distruzione e diventa un aspetto fondamentale e da compiere ovunque ce ne sia la possibilità.
Le ricostruzioni virtuali potranno in qualche modo avere priorità maggiore rispetto ai metodi tradizionali di conservazione? (i.e. se pensiamo per esempio ai siti archeologici in zone di conflitto..)
Bisogna secondo me distinguere tra il rilievo digitale e la ricostruzione digitale: il rilievo digitale, attraverso ad esempio scanner laser o a luce strutturata, ha rivoluzionato il sistema di documentazione del patrimonio, consentendo una velocità di rilievo e un’accuratezza di misurazione prima impensabili nel campo dell’archeologia. Oggi credo che un rilievo digitale si ponga come una base imprescindibile sia per interventi fisici sia per ricostruzioni digitali, a maggior ragione in contesti difficili come zone di conflitto, dove la presenza di lunghe campagne di scavo e documentazione non è possibile o addirittura rischiosa. Certamente il rilievo digitale si pone anche come base per una eventuale ricostruzione tramite tecniche di prototipazione rapida o stampa 3D (con tutte le loro limitazioni) di manufatti che disgraziatamente vadano danneggiati o distrutti. Bisogna in questo caso avere però la consapevolezza che, per quanto precisa la ricostruzione possa essere, siamo comunque in presenza di una perdita irrimediabile, vale a dire quella dell’originale. Credo che l’uso dei modelli 3D per il restauro e la reintegrazione sarà uno dei temi più sviluppati nei prossimi anni, anche considerando la capacità sempre maggiore di stampare in 3D in materiali sempre diversi. La ricostruzione 3D invece riguarda più la sfera della memoria e direi della didattica.
“In qualche modo spiegando l’edificio si finisce a spiegare la vita sociale di una comunità del passato.”
La ricostruzione di un qualcosa di scomparso è la ricerca di riproporre visivamente lo stato architettonico passato e modificato di un edificio che oggi vediamo in forme diverse, cercando di comunicarne anche l’uso che ne veniva fatto all’interno di una comunità di persone: dunque in qualche modo spiegando l’edificio si finisce a spiegare la vita sociale di una comunità del passato.
Come si immagina il futuro della conservazione dei Beni Culturali? Quanto spazio potranno avere le nuove tecnologie virtuali in esso?
Se avessi dovuto rispondere a questa domanda qualche anno fa, avrei detto con una certa sicurezza che le tecnologie digitali sarebbero diventate velocemente uno standard per tutti i contesti del patrimonio culturale, dal rilievo alla comunicazione, e che sarebbero sorti corsi all’interno delle nostre Università per formare nuove schiere di conservatori, con una solida formazione storico-umanistica e una grande propensione per il digitale. Ad oggi penso che questo processo si stia attuando, anche se più lentamente di quanto mi sarei aspettato. Ci sono certamente tanti progetti di applicazione digitale al patrimonio, la ricerca si fa.
“Penso che le discipline legate al Digital Heritage non abbiano ancora sviluppato del tutto una loro identità nonostante siano sempre più richieste anche a livello internazionale, come testimoniano le tante call di H2020, che promuovono lo sviluppo tecnologie per l’analisi e la fruizione del patrimonio culturale.”
Ma accanto a tanti progetti seri e concreti si trovano anche tanti progetti più approssimati, senza un fine di ricerca preciso se non la spettacolarità della tecnologia che di volta in volta è di moda e che vengono portati avanti senza una adeguata preparazione. Nonostante i tanti passi avanti fatti negli ultimi anni (come ad esempio la creazione della London Charter oramai più di dieci anni fa) penso che le discipline legate alDigital Heritage non abbiano ancora sviluppato del tutto una loro identità nonostante siano sempre più richieste anche a livello internazionale, come testimoniano le tante call di H2020, dove in campo umanistico c’è una richiesta altissima di sviluppare tecnologie per l’analisi e la fruizione del patrimonio culturale. Per quanto riguarda l’Italia, il problema più grande è che ancora nel 2017 termini come Digital Heritage, Digital Humanities o Digital History non appaiono ancora nella classificazione delle discipline universitarie, specie in quelle umanistiche. Questo significa che il Digital Heritage non è ancora avvertito come una disciplina a sé stante ma come una derivazione di altre discipline. Mi auguro che entro pochi anni il Digital Heritage possa diventare invece un settore scientifico con una sua propria identità e con propri insegnamenti all’interno di ogni corso di laurea inerente i Beni Culturali, così da poter formare al meglio nuovi umanisti con competenze digitali per una più completa conservazione del patrimonio.
Quale bene culturale o sito archeologico sogna di poter ricostruire in 3D?
I progetti che più mi appassionano non riguardano tanto contesti archeologici lontani nello spazio o nel tempo né casi eclatanti o famosi; uno degli aspetti che amo di più è la ricostruzione di contesti urbani, anche vicinissimi a noi ma che nel corso dei secoli sono cambiati a tal punto che anche chi oggi ci vive non riuscirebbe a riconoscerli.
“Il confronto tra passato e presente è la chiave per poter comprendere il cambiamento di un contesto storico.”
Una città prima dell’avvento dell’industrializzazione appare già molto diversa nelle sue forme, in molti casi solcata da corsi d’acqua che erano al contempo energia per imprese o botteghe e vie per il trasporto di merci e per il commercio. Un modello digitale di uno spazio urbano o di un territorio in diverse epoche permette di poter confrontare la ricostruzione del passato con lo stato presente, ed il confronto tra passato e presente è la chiave per poter comprendere il cambiamento di un contesto storico o archeologico che sia.
Immagini: crediti FrameLab
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Il Decreto Scuola è legge, approvato in via definitiva alla Camera
È legge il decreto sulla scuola che disciplina gli Esami di Stato conclusivi del I e del II ciclo di istruzione, la valutazione finale degli alunni, la conclusione dell’anno scolastico 2019/2020 e l’avvio del 2020/2021, le procedure concorsuali straordinarie per la Scuola secondaria di I e II grado. Il decreto, che era stato approvato al Senato il 28 maggio scorso, ha ricevuto oggi il via libera definitivo dalla Camera dei Deputati. “È un provvedimento nato in piena emergenza che consente di chiudere regolarmente l’anno scolastico in corso. Il testo è stato migliorato durante l'iter parlamentare grazie al lavoro responsabile della maggioranza di governo. Con l’obiettivo di mettere al centro gli studenti e garantire qualità dell'istruzione. Ora definiamo le linee guida per settembre, per riportare gli studenti a scuola, in presenza e in sicurezza”, commenta la Ministra Lucia Azzolina. Di seguito una sintesi del provvedimento Esami di Stato e valutazione finale degli alunni Il decreto contiene la cornice normativa per lo svolgimento degli Esami di Stato conclusivi del I e II ciclo e per la valutazione finale delle studentesse e degli studenti. A seguito dell’emergenza coronavirus sono state infatti previste misure specifiche e semplificate per questo anno scolastico. In particolare, l’Esame di Stato del I ciclo coincide con la valutazione finale da parte del Consiglio di classe, che terrà conto anche di un elaborato consegnato e discusso online dagli studenti. Mentre per il II ciclo è prevista la sola prova orale in presenza. Le scuole stanno già operando sulla base delle Ordinanze emanate dal Ministero. Qui la sintesi delle novità previste: https://www.miur.gov.it/web/guest/-/scuola-pubblicate-le-ordinanze-su-esami-di-stato-e-valutazione-presentate-le-misure-di-sicurezza-per-la-maturita. Voti alla scuola primaria, si cambia Tornano i giudizi descrittivi, alla scuola primaria, al posto dei voti in decimi. La novità sarà reintrodotta dal prossimo anno scolastico. Una successiva Ordinanza del Ministero dell’Istruzione darà alle scuole tutte le indicazioni operative. Più tutele per gli alunni con disabilità I dirigenti scolastici, sulla “base di specifiche e motivate richieste da parte delle famiglie degli alunni con disabilità”, tenuto conto della particolarità di questo anno scolastico, dopo aver sentito i Consigli di classe e acquisito il parere del Gruppo di lavoro per l'inclusione della loro scuola, potranno consentire “la reiscrizione dell'alunno al medesimo anno di corso frequentato nell'anno scolastico 2019/2020”. Questo consentirà di recuperare il mancato conseguimento degli obiettivi didattici e inclusivi per l'autonomia, stabiliti nel Piano educativo individualizzato. Una misura a favore degli studenti con disabilità e della loro reale inclusione. Privatisti, novità per chi fa l’Esame a settembre Per i candidati privatisti che dovranno sostenere l’Esame del II ciclo nella sessione straordinaria di settembre: in attesa di conseguire il diploma, potranno partecipare con riserva alle prove di ammissione ai corsi di laurea a numero programmato e ad altre prove previste dalle Università, istituzioni dell'Alta formazione artistica musicale e coreutica e altre istituzioni di formazione superiore post diploma. Potranno partecipare con riserva anche a procedure concorsuali pubbliche, selezioni e procedure di abilitazione per le quali sia richiesto il diploma di II grado. Edilizia scolastica, poteri speciali ai Sindaci Velocizzata l’esecuzione degli interventi di edilizia scolastica: fino al 31 dicembre 2020 i Sindaci e i Presidenti delle Province e delle Città metropolitane potranno operare con poteri commissariali. Gli Enti locali avranno, dunque, uno strumento in più per agire e garantire che gli interventi possano svolgersi rapidamente e in tempi utili per l’avvio del prossimo anno scolastico. Precari, come cambia il concorso straordinario Cambia il concorso straordinario per l’ingresso nella Scuola secondaria di I e II grado. I docenti che hanno i requisiti per partecipare non sosterranno più una prova a crocette, ma una prova con quesiti a risposta aperta, sempre al computer. La prova sarà diversa per ciascuna classe di concorso. Il bando di concorso, già pubblicato in Gazzetta Ufficiale a fine aprile, sarà modificato tenendo conto delle novità introdotte. Le prove si svolgeranno appena le condizioni epidemiologiche lo consentiranno. Ai vincitori di concorso immessi in ruolo nel 2021/2022 che rientrano nella quota di posti destinati all’anno scolastico 2020/2021 sarà riconosciuta la decorrenza giuridica del contratto, anche ai fini dell’anzianità, dal 1° settembre 2020. Supplenti, le graduatorie diventano provinciali e digitali Le graduatorie dei supplenti saranno aggiornate, ma anche provincializzate e digitalizzate. Si attuerà, perciò, quanto previsto dal decreto scuola di dicembre, ma con un’importante semplificazione per garantire l’attuazione delle nuove regole in tempo per il nuovo anno scolastico: il Ministero potrà emanare un’apposita Ordinanza, anziché muoversi per via regolamentare. La provincializzazione consentirà di sgravare le segreterie delle istituzioni scolastiche: saranno gli Uffici territoriali del Ministero a seguire il processo e assegnare le supplenze. La presentazione delle domande sarà, poi, informatizzata per tagliare i tempi e rendere il processo più efficiente anche a vantaggio degli insegnanti e degli studenti. Con il nuovo modello le supplenze saranno assegnate più rapidamente. Al via il Tavolo sui percorsi abilitanti È prevista l’istituzione di un apposito Tavolo di confronto per avviare “con periodicità percorsi abilitanti” e fare chiarezza sul percorso per diventare insegnanti, consentendo così anche ai giovani neo-laureati un percorso di accesso all’insegnamento “caratterizzato da una formazione adeguata”. Il Tavolo sarà presieduto dal Ministro. Read the full article
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