#cinema degli anni '60 e '70
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1. Nome e cognome?
2. Quanti anni hai?
3. Dove vivi?
4. Single?
5. Com'è la tua famiglia?
6. La stanza preferita di casa tua?
7. Ti senti sicuro a casa tua?
8. Vivi nella stessa casa in cui hai passato l'infanzia?
9. Quali nomi daresti ai tuoi figli?
10. Ti piacciono i bambini?
11. Ti piacciono gli animali?
12. Top 3 animali che preferisci?
13. Quale animale ti rappresenta meglio?
14. Quale animale ti spaventa di più?
15. Quali sono le tue paure più grandi?
16. Hai mai superato una tua paura nella vita?
17. Qual è la cosa più folle che hai fatto per amore?
18. Ti vorresti sposare?
19. Meglio lasciare o essere lasciati?
20. Meglio amare o essere amati?
21. Nel sesso, meglio dare o ricevere?
22. Qual è l'ingrediente segrete per del buon sesso secondo te?
23. Il posto ideale per fare l'amore?
24. Mai provato attrazione per qualcuno del tuo stesso sesso?
25. Mai provato attrazione per qualcuno del sesso opposto al tuo?
26. Lingerie o nudità?
27. Pagheresti mai per fare sesso?
28. Legalizzeresti droghe e prostituzione?
29. Ti trasferiresti in un'altra nazione se ne avessi la possibilità?
30. Se ti costringessero a lasciare l'Italia, in quale Paese andresti?
31. Cosa ne pensi della politica?
32. Qual è l'ingiustizia più grande del mondo secondo te?
33. Le guerre sono sempre sbagliate secondo te?
34. Quale sarebbe la tua reazione se una persona ti dicesse che è vittima di violenza in famiglia?
35. Cosa pensi dei bulli?
36. Ricordi con piacere i tuoi anni scolastici?
37. Qual era la tua materia preferita a scuola?
38. Avevi un buon rapporto con i professori?
39. Quali tecniche usavi per saltare le interrogazioni?
40. Come si chiamavano i tuoi compagni di banco?
41. Maglio scuola o lavoro?
42. Che lavoro fai?
43. Che lavoro vorresti fare?
44. Sei un procrastinatore seriale?
45. Lavori meglio da solo o in team?
46. Come hai vissuto il periodo della pandemia?
47. Come te la cavi in cucina?
48. Dolce o salato?
49. Quale tipo di pasta preferisci?
50. Frutta o verdura?
51. Quale panino ordini più spesso al McDonald's?
52. Sei vegetariano o vegano?
53. Sei astemio?
54. Il tuo drink preferito?
55. Meglio vino o birra?
56. L'ultima cosa che hai mangiato?
57. Ti va di descriverti fisicamente?
58. Ti va di descriverti caratterialmente?
59. Vai in terapia?
60. Credi che la terapia di coppia sia utile?
61. Ti fidi dei medici?
62. Hai mai messo i punti per qualche ferita?
63. Cosa credi che succeda dopo la morte?
64. C'è qualche caro morto che vorresti riabbracciare?
65. Con quale personaggio storico vorresti passare 24h per conoscerlo meglio?
66. Consigliami tre film
67. Consigliami tre serie TV
68. Consigliami tre videogiochi
69. Consigliamo tre giochi in scatola
70. Il tuo personaggio preferito del signore degli anelli?
71. Il tuo personaggio preferito della Marvel?
72. Il tuo personaggio preferito Harry Potter?
73. Hai mai fatto teatro/cinema?
74. Hai qualche talento nascosto?
75. Meglio lodare o essere lodati?
76. Che modello di telefono hai?
77. A quanto sta la tua batteria?
78. Quale invenzione già esistente avresti voluto inventare tu?
79. Collezioni qualcosa?
80. Hai una morning routine?
81. Sei una persona disordinata od ordinata?
82. Quale lingua vorresti saper parlare?
83. Quale laurea vorresti avere?
84. Di quale sport vorresti essere campione del mondo?
85. Ti piacciono le persone muscolose?
86. Ti piacciono le persone alte?
87. Ti piacciono le persone in carne?
88. Il tuo orientamento religioso?
89. Che ruolo ha Dio nella tua vita?
90. Qual è un difetto che non sopporti negli altri?
91. Qual è un pregio che apprezzi sempre negli altri?
92. Meglio parlare od ascoltare?
93. Quale social usi di più?
94. C'è qualcuno che ti manca?
95. C'è qualcuno che vorresti ti lasciasse in pace per sempre?
96. Cosa diresti al te di dieci anni fa?
97. Quale stagione preferisci?
98. Qual è il tuo colore preferito?
99. Qual è un cartone della tua infanzia?
100. Dimmi a quale domanda vorresti rispondere così te la faccio
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GLI ANZIANI
"Siamo nati nel 40-50-60".
"Siamo cresciuti negli anni 50-60-70".
"Abbiamo studiato negli anni 60-70-80".
"Ci frequentavamo negli anni 70-80-90."
"Ci siamo sposati e abbiamo scoperto il mondo negli anni 70-80-90".
Ci avventurammo nell'80-90.
Ci stabilizzammo negli anni 2000.
"Siamo diventati più saggi negli anni 2010".
E stiamo andando con decisione verso ill 2030.
"Si scopre che abbiamo vissuto OTTO decadi diverse..."
"DUE secoli diversi..."
DUE millenni diversi...
"Siamo passati dal telefono con operatore per le chiamate interurbane alle videochiamate in qualsiasi parte del mondo, siamo passati dai cinema a YouTube, dai dischi in vinile alla musica online, dalle lettere scritte a mano alle email e WhatsApp".
"Dalle partite in diretta alla radio, alla TV in bianco e nero, e poi alla TV HD".
Siamo andati al Video Club e ora guardiamo Netflix.
"Abbiamo conosciuto i primi computer, schede perforate, dischetti e ora abbiamo gigabyte e megabyte in mano sui nostri telefoni cellulari e IPad".
Indossammo pantaloncini per tutta la nostra infanzia e poi pantaloni lunghi, stringate, bermuda, ecc.
"Abbiamo evitato la paralisi infantile, la meningite, l'influenza H1N1 e ora il COVID-19".
Abbiamo guidato su pattini, tricicli, auto inventate, biciclette, motorini, auto a benzina o diesel e ora guidiamo ibridi o elettrici al 100%.
"Sì, ne abbiamo passate tante ma che bella vita abbiamo avuto!"
Potrebbero classificarci come “essenziali”; persone nate in quel mondo degli anni Cinquanta, che hanno avuto un'infanzia analogica e un'età adulta digitale.
"Siamo una specie di "Yaa seen-it-all - già visto tutto "
La nostra generazione ha letteralmente vissuto e testimoniato più di ogni altra in ogni dimensione della vita.
È la nostra generazione che si è letteralmente adattata al “CAMBIAMENTO”.
Un grande applauso a tutti i membri di una generazione molto speciale, che sarà UNICA".
*🏹🏹*IL TEMPO NON SI FERMA*
"La vita è un compito che ci siamo portati a fare a casa._
Quando guardi... sono già le sei del pomeriggio; quando guardi... è già venerdì; quando si guarda... il mese è finito, quando si guarda... l'anno è finito; quando si guarda... sono passati 50, 60 e 70 anni!
Quando guardi... non sappiamo più dove sono i nostri amici.
Quando guardi... abbiamo perso l'amore della nostra vita e ora è troppo tardi per tornare indietro.
Non smettere di fare qualcosa che ti piace per mancanza di tempo.
Non smettere di avere qualcuno al tuo fianco, perché i tuoi figli presto non saranno tuoi e dovrai fare qualcosa con quel tempo rimanente, dove l'unica cosa che ci mancherà sarà lo spazio che può essere goduto solo con i soliti amici. Quel tempo che, purtroppo, non torna mai..."
È necessario eliminare il "DOPO"...
"DOPO"...
Ti chiamerò.
"DOPO"...
Io faccio.
"DOPO"...
lo dico.
"DOPO"...
Io cambio.
Lasciamo tutto per *Dopo*,
come se il *Dopo*
fosse migliore...
Perché non lo capiamo...
"DOPO"...
il caffè si raffredda
"DOPO"...
la priorità cambia,
"DOPO"...
il fascino è perso
"DOPO"...
presto si trasforma in tardi,
"DOPO"...
la nostalgia passa,
"DOPO"...
le cose cambiano,
"DOPO"...
i bambini crescono
"DOPO"...
la gente invecchia,
"DOPO"...
il giorno è notte,
"DOPO"...
la vita è finita
Non lasciare niente per *Dopo*,
perché in attesa del *Dopo*,
puoi perdere
i migliori momenti,
le migliori esperienze,
i migliori amici,
i più grandi amori.
Ricorda che *Dopo* potrebbe essere tardi.
*Il giorno è oggi!*
*NON SIAMO PIÙ IN UN'ETÀ PER RIMANDARE NULLA.*
Spero che tu abbia tempo per leggere e poi condividere questo messaggio... oppure lascialo per *Dopo* e vedrai che non lo condividerai mai!
Sempre insieme
Sempre uniti
Sempre Fratelli
Sempre amici
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Morta Raquel Welch, sexy diva degli anni ’60 e ‘70. È stata indubbiamente una delle dive sex symbol del cinema di Hollywood tra gli anni Sessanta e Settanta, interprete in film del calibro di "I tre moschettieri" (1973) diretto da Richard Lester, accanto a star come Richard Chamberlain, Oliver Reed, Charlton Heston, Christopher Lee e Faye Dunaway. Proprio per quella interpretazione Raquel Welch, scomparsa all’età di 82 anni dopo una breve malattia, aveva anche vinto un Golden Globe.
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GUERRIGLIERI E DISCOTECHE
La Casa del Popolo di San Martino in Strada (Forlì) fu fondata nel 1949 dai socialisti e comunisti del paese per avere un luogo di svago e attività politica. Negli anni ’50 nacque il Giardino d’estate, uno spazio per le feste da ballo e le proiezioni cinematografiche che negli anni ’60, coperto da una cupola, diventò Giardino d’Inverno. Negli anni ’70 fu allestito un palcoscenico per spettacoli teatrali di carattere nazionale, tra i quali quelli di Dario Fo e Franca Rame e fu restaurata l’area dedicata al cinema: quello che era Cinema Lux diventò Cinema Neva, ispirandosi al fiume russo. Il nome fu scelto da un gruppo di amici durante un viaggio in Unione Sovietica, tra i quali mio padre. Dal '93 la gestione del cinema passò a Nanni Moretti e la sala fu da lui rinominata Nuovo Cinema Sacher. Io ero piccolo ma ricordo bene l'insegna. All’inaugurazione, il regista fu accolto da applausi e fette di torta al cioccolato. Intanto, anche il Giardino d’inverno aveva cambiato nome ed era diventato il Ciaika, altro nome russo come si usava ai tempi, diventando uno dei locali più grandi della Romagna. Vi suonarono Dalla, De André, Venditti, Vasco Rossi e ci furono spettacoli di Walter Chiari e Benigni. Nacque una biblioteca per i ragazzi del quartiere e un laboratorio di sperimentazione educativa centrato su tematiche politiche e sociali. E poi i congressi del PC, le Feste dell’Unità, fino alla visita di una delegazione di guerriglieri e politici del Fronte di Liberazione Nazionale del Vietnam davanti a 2.000 persone. Negli anni ’80 iniziò la collaborazione con il Naima Club e iniziarono i concerti jazz con l’obiettivo di rendere accessibile un genere musicale elitario. Chet Baker ci suonò nel 1984 tra l'entusiasmo del pubblico. Alla fine degli anni '80, divenuti insostenibili i costi di gestione, il Ciaka fu ceduto a una società privata e nacque la discoteca Empyre, chiusa nel 2012. Nel ’97 anche l’area bar era stata affittata a privati che avevano ridisegnato la struttura in chiave moderna, ponendo fine al modello popolare e aggregativo del circolo. Oggi non esiste più nulla della struttura originale né delle iniziative a esse legate. Al suo posto ci sono appartamenti e negozi.
(nelle foto: la facciata esterna, De Andrè il 26 dicembre 1975, Chet Baker nel 1984, l'interno del Ciaka, i Giovani Comunisti del paese accolgono i guerriglieri vietnamiti)
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Rivisitazioni
Frankenstein, lo ricordo, è il medico, il barone Victor. Eppure appena si sente il nome in questione, la prima immagine che viene in mente è questa:
cioè il ruolo della Creatura che Boris Karloff ebbe in una serie di film prodotti dalla Universal con la regia, tra gli altri, di James Whale, negli anni ‘30. Partendo dal capolavoro di Mary Wollstonecraft Godwin Shelley, pubblicato nel 1818 e riedito dalla stessa autrice nel 1831, tantissimi hanno pensato di farne un film, per quella che è, con Dracula e i Vampiri, il soggetto più trasporto della storia del Cinema. Ho ritrovato una lista, da un’idea di Marco Giusti, che raccoglie alcune perle.
La Parodia - Frankenstein Junior, Mel Brooks, 1974
Uno dei massimi film comici di tutti i tempi. Gene Wilder è il nipote del dottore, Peter Boyle nel ruolo della vita dopo Crazy Joe (di Carlo Lizzani, sulla figura del gangster Joe Gallo) è la Creatura, Marty Feldman il più indimenticabile degli Igor, Teri Garr è Inga, Cloris Leachman è Frau Blücher. Una marea di gag, camei leggendari (Gene Hackman nel ruolo dell’eremita), Mel Brooks scopre per caso che lo sceneggiatore dei film di Whale, Gerald Hirschfeld, conservava ancora le scenografie originali, che furono usate nella stessa maniera dei film degli anni ‘30, compreso montaggio e riprese in bianco e nero. Gli Aerosmith riprendono una delle battute di Igor, Walk This Way, per farne un imperituro inno rock. Stracult!
Gli Inglesi - i Frankenstein degli Hammer Studios
La casa di produzione che diffuse i film horror negli anni ‘60 e ‘70. Peter Cushing è nei film di Terence Fischer il barone medico, che in ogni film diventa più cattivo e malefico, e le peripezie della creature fruttarono 7 film tra il 1957 e il 1974. Il più bello è Distruggete Frankenstein del 1969, con annessa scena di stupro, imposta dai produttore per rendere pruriginosa la storia (e del tutto inutile ai fini della sceneggiatura) con il mostro che è Freddy Jones, il padre di Elephant Man di David Lynch (prodotto da Mel Brooks).
Il Blaxploitaion
Nella leggendaria trilogia delle rivisitazioni black dei film, Blackenstein (1973) supera di molto per trash sia Blacula che il leggendario Abby, rivisitazione de L’Esorcista. Il mostro, il cui trucco fu curato da Ken Strickfaden, il truccatore dei Frankestein di Karloff, non fa paura per niente, ha la faccia molle e sembra un Arnold gigante. Il successo nullo della pellicola impedì la trilogia, dato che erano già pronti The Fall Of The House Of House Of Blackenstein e Blackenstein III.
Franco e Ciccio
Immancabile la rivisitazione del duo comico. Regia di Steno, titolo bizzarro, Un Mostro e Mezzo (1965), Ciccio Ingrassia è il dottore, Franco Franchi la cavia. Vuole diventare come Carlo Ponti, il famoso produttore, che è brutto, ma ha come moglie il suo idolo: Sofia Loren. Scena cult: quando dopo la creazione, Franco dice al dottore: Mi viene da ridere, mi ha fatto la faccia da fesso.
Il Trash
Non si sa ancora chi fu il regista di uno dei massimi trash movie di ogni tempo: Terror! Il Castello Delle Donne Maledette (1973). Ai più risulta Robert Oliver, regista americano dei b movie, per altri da Oscar Brazzi, che era sceneggiatore per i Bertolucci e famoso produttore, nonchè fratello del famoso attore italiano Rossano Brazzi. Che si macchia una grande carriera facendo il ruolo del Conte (non barone) Frankenstein, che produce mostri aiutato da una pattuglia di strani tipi, tra cui alcuni dei più grandi protagonisti del cinema di serie B: Gordon Mitchell come Igor, il nano vero Michael Dunn come gobbo Genz, che si mangia i pezzi degli esperimenti del Conte, Luciano Pigozzi (uno che ha recitato in 180 film!), Ciro Papa, qui battezzato Xiro Papas e anche produttore (Papa era di Torre Annunziata) ma soprattutto la creatura, che prende vita dai resti di un uomo di Neanderthal, il mitico Salvatore Baccaro, qui battezzato Boris Lugosi. Che nel film era così:
L’ultragore
Il Mostro È In Tavola... Barone Frankenstein (1973)
Uno dei film in 3D sulle vicende del famoso dottore, prodotto da Warhol, Carlo Ponti, girato da Paul Morrissey e da Antonio Margheriti per le riprese in 3D. Tonino Guerra è accreditato alla sceneggiatura, il film vede Udo Kier folle barone che crea un mostro donna, una giovane Dalila Di Lazzaro. Little Joe Dallessandro è il giovane aiutante, uno stalliere, ed era già passato alla storia per essere citato in Walk On The Wild Side di Lou Reed e, secondo la leggenda, di essere il modello del jeans nella copertina di Sticky Fingers dei Rolling Stones. Penso sia introvabile la versione originale, quelle che si trovano oggi tagliano tutte le scene “macabre” ed erotiche.
Versione Giapponese
Furakenshutain Vs Baragon - Inoshiro Honda, 1965
I giapponesi rubano ai tedeschi durante la guerra un pazzo esperimento per creare un uomo invicibile. Però durante uno studio, la creatura viene bombordata da radiazioni, che lo fanno crescere a dismisura. Sul punto di essere distrutto, un gruppi di archeologi fa rinascere un mostro, Baragon (una specie di Godzilla con il naso a lampadina) e si decide di farsi aiutare dal gigante per sconfiggere il mostro. Grandissimo!
Sono super accette altre segnalazioni!
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Romanzi italiani del 900: racconti di un secolo di cambiamenti
I romanzi italiani del 900 hanno saputo catturare le sfumature della società, la politica, la cultura e le emozioni di un Paese che ha vissuto due guerre mondiali, profonde trasformazioni sociali e una rapida modernizzazione. Per questo motivo la letteratura italiana nel Novecento è un affascinante mosaico di stili, voci e storie che riflettono il tumultuoso periodo storico attraversato dall'Italia durante quel secolo. I primi anni del 900: il Futurismo Gli inizi del Novecento italiano hanno visto emergere il movimento futurista, che ha cercato di abbracciare il cambiamento e l'innovazione nella letteratura, nell'arte e nella società. Un esempio notevole di romanzi futuristi è "Zang Tumb Tumb" di Filippo Tommaso Marinetti, un'opera che sperimenta con la forma e il suono delle parole per esprimere l'entusiasmo per la modernità e la tecnologia. Questo movimento ha contribuito a gettare le basi per il modernismo letterario in Italia. I romanzi italiani del 900 e la Seconda Guerra Mondiale La Seconda Guerra Mondiale è stata un'incredibile fonte di ispirazione per gli scrittori italiani dell'epoca. - "Il giardino dei Finzi-Contini" (1962) di Giorgio Bassani narra la triste pagina della persecuzione degli ebrei. - "La casa in collina (1948) di Cesare Pavese analizza la guerra in quanto impegno storico e civile. - "Il sentiero dei nidi di ragno" (1947) è uno dei più bei romanzi sulla Resistenza. - "La ciociara" (1957) di Alberto Moravia rappresenta un'altra tragica pagina del conflitto: lo sbarco degli alleati Il dopoguerra, con tutte le difficoltà della ripresa economica, ha ispirato, invece, la nascita di una vera e propria corrente letteraria che ha coinvolto la letteratura e il cinema: il neorealismo. I romanzi neorealisti più emblematici sono: - "Ragazzi di vita" (1955) di Pier Paolo Pasolini; - "Una questione privata" (1963) di Beppe Fenoglio; - "Se questo è un uomo" (1947) di Primo Levi; - "La romana" (1947) di Alberto Moravia. I romanzi postmoderni Gli anni '60 hanno portato una nuova onda di romanzi italiani che riflettevano i cambiamenti sociali e culturali in corso. "Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicato postumo nel 1958, ha catturato l'atmosfera di una società aristocratica in declino. Altro autore esemplare di questo periodo fu Leonardo Sciascia che con i suoi romanzi accese un faro sulla Sicilia e sul fenomeno della mafia. Ricordiamo "Il giorno della civetta", "A ciascuno il suo", "Il caso Majorana". Negli anni '70 e '80, l'Italia ha assistito a una rinascita letteraria con l'emergere di autori postmoderni come Umberto Eco, che ha scritto "Il nome della rosa" (1980), un romanzo che mescola storia, mistero e teologia. I romanzi che in una certa misura hanno segnato gli anni Novanta del Novecento sono "Castelli di rabbia" (1991), "Oceano mare" (1993), "Seta" (1996) di Alessandro Baricco. In copertina foto di Priscilla Du Preez 🇨🇦 su Unsplash Read the full article
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La vecchia Fiat 500 nel mondo del cinema e della moda italiana
La vecchia Fiat 500 ha saputo distinguersi non solo per le sue linee semplici ma affascinanti, diventando una protagonista in film indimenticabili e sulle passerelle più importanti.
La Fiat 500, un'auto piccola ma piena di carattere, è da sempre un simbolo di stile italiano. Nata per dare agli italiani una macchina economica e funzionale, ha rapidamente conquistato il cuore delle persone, tanto da diventare protagonista non solo nelle strade di tutti i giorni, ma anche nelle pellicole cinematografiche e sulle passerelle della moda. Il suo fascino semplice, abbinato a una straordinaria praticità, l'ha resa una scelta perfetta per rappresentare l'eleganza e lo spirito italiano. La Fiat 500 nel cinema La storia del cinema ha visto la vecchia Fiat 500 apparire in numerosi film, specialmente durante gli anni '60 e '70, quando il suo successo era al culmine. In quei decenni, il cinema italiano viveva il suo periodo d'oro, con registi del calibro di Federico Fellini e Vittorio De Sica, e la Fiat 500 era spesso sullo schermo, diventando il simbolo di una società in cambiamento. Tra le prime apparizioni significative della vecchia Fiat 500 nel cinema troviamo il film I Motorizzati (1962), diretto da Camillo Mastrocinque. In uno degli episodi, due ladri maldestri, fingendosi parcheggiatori, rubano proprio una Fiat 500, sottolineando come questa piccola auto fosse già diventata un simbolo riconoscibile dell'Italia di quel periodo.
I Motorizzati (1962) La Fiat 500 appare anche come spalla di Franco e Ciccio, celebri comici dell'epoca, contribuendo a dare un tocco di umorismo a una pellicola già ricca di ironia. Un anno dopo, nel 1963, la Fiat 500 compare in un altro classico del cinema italiano: Il Boom, diretto da Vittorio De Sica e interpretato da Alberto Sordi. Nel film, la piccola utilitaria diventa oggetto del desiderio per il protagonista, Giovanni Alberti, simbolo della ricerca di uno stile di vita all'altezza del boom economico italiano. Anche qui, la vecchia Fiat 500 rappresenta il desiderio di riscatto sociale e benessere di un'intera generazione.
Film: il Boom Non meno significativa è la presenza della Fiat 500 in Io la conoscevo bene (1965), di Antonio Pietrangeli, dove accompagna Adriana, interpretata da Stefania Sandrelli, nella sua faticosa ricerca di successo a Roma. La Fiat 500 bianca diventa il simbolo della sua ingenua speranza di realizzare i propri sogni, un'auto che la accompagna mentre attraversa le difficoltà della vita nella grande città.
Io la conoscevo bene (1965) Tra le ultime apparizioni, invece, c’è quella rosso fuoco guidata da Aldo, Giovanni e Giacomo in Il Ricco, il Povero e il Maggiordomo, uscito nel 2014 e campione di incassi con quasi 15 milioni di euro al botteghino. La vecchia Fiat 500 riesce a strappare ancora un sorriso al pubblico italiano, consolidando il suo ruolo di compagna fedele e divertente anche nel cinema contemporaneo.
Aldo, Giovanni e Giacomo e la 500 rossa Raccontando il viaggio della Fiat 500 sul grande schermo, arriviamo letteralmente fino ai giorni nostri, dove la piccola auto italiana torna in primo piano addirittura in The Laundromat di Steve Soderbergh. Il film, con un cast stellare che include Gary Oldman, Antonio Banderas e Meryl Streep, si concentra sullo scandalo dei Panama Papers ed è stato presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. Anche qui, la Fiat 500 trova il suo spazio in una trama globale, dimostrando come il suo fascino non conosca confini né epoche.
THE LAUNDROMAT Questi film, insieme a tanti altri, hanno contribuito a consolidare la Fiat 500 come simbolo del cinema italiano, rappresentando non solo un mezzo di trasporto, ma una vera e propria metafora della vita quotidiana, dei sogni e delle ambizioni degli italiani di quell'epoca. La Fiat 500 nella moda Non è solo nel cinema che la vecchia Fiat 500 ha brillato. Anche il mondo della moda ha riconosciuto il suo fascino. Negli anni '60 e '70, era comune vedere modelli e modelle salire su una Fiat 500 dopo una sfilata, o posare accanto ad essa per servizi fotografici destinati alle riviste più prestigiose.
La sua linea semplice, ma perfettamente proporzionata, si prestava benissimo alle pubblicità di abbigliamento e accessori. Molti stilisti italiani hanno utilizzato la Fiat 500 come sfondo per le loro creazioni, celebrando il fascino unico del design italiano. Dolce & Gabbana, ad esempio, hanno inserito la Fiat 500 in diverse campagne pubblicitarie, accostandola a capi che rappresentano l’essenza del “Made in Italy”.
Un'auto che continua a ispirare Oggi, più di cinquant’anni dopo il suo debutto, la vecchia Fiat 500 continua a essere una fonte di ispirazione per stilisti, fotografi e registi. La sua capacità di evocare nostalgia, combinata con un fascino senza tempo, la rende l'accessorio perfetto per chi cerca qualcosa di più di un semplice mezzo di trasporto. Il futuro della Fiat 500 Il fascino della vecchia Fiat 500 non accenna a svanire. Anche oggi, in un mondo sempre più orientato verso la tecnologia e l'innovazione, la piccola utilitaria italiana continua a far battere il cuore degli appassionati. Le nuove generazioni, alla ricerca di un contatto con le radici del passato, trovano in questa auto un simbolo di una semplicità ormai scomparsa. La Fiat 500 rappresenta più di un semplice oggetto da collezione: è un vero e proprio pezzo di storia, un emblema di stile e buon gusto che ha saputo attraversare i decenni senza perdere il suo fascino. E tu, hai mai sognato di possedere una vecchia Fiat 500? Raccontaci nei commenti cosa ti ispira di più di questa splendida auto!
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2 giu 2024 08:25
SE NE È ANDATO ALLA BELLA ETÀ DI 93 ANNI PHILIPPE LEROY, ATTORE CON UNA CARRIERA DI 190 FILM E CON UN PASSATO AVVENTUROSO: PARACADUTISTA, LEGIONARIO, CONTRABBANDIERE E UNA SERIE DI MEDAGLIE IMPORTANTI - BELLO, ALTO, ELEGANTE, PER NOI ERA UNA SORTA DI FRANCESE ITALIANIZZATO, MA PER IL GRANDE PUBBLICO DELLA TV È STATO IL MIGLIORE DEGLI YANEZ A FIANCO DI KABIR BEDI NELLA LUNGA SAGA DEDICATA A SANDOKAN… - VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
Con una carriera di 190 film, da “Il buco” di Jacques Becker nel 1960 a “Hotel Gagarin” di Simone Spada nel 2018, con ruoli che lo hanno reso popolarissimo, da Albert il Professore in “7 uomini d’oro” a Leonardo Da Vinci nella serie televisiva “La vita di Leonardo Da Vinci”, con un passato oltremodo avventuroso, paracadutista, legionario, contrabbandiere, combatte coi francesi in Vietnam a Bien Dien Phu, poi in Algeria, una serie di medaglie importanti, Légion d'honneur, La Croce al Valor Militare, Croix de guerre des théâtres d'opérations extérieures.
Philippe Leroy, che se ne è andato ieri alla bella età di 93 anni, ha affrontato la vita e i ruoli che ha interpretato al cinema con la stessa spavalderia. Ha recitato con qualsiasi regista da Fernando Di Leo in “Milano calibro 9” a Jean-Luc Godard in “Una donna sposata”, da Riccardo Freda in “Solo contro Roma” a Luc Besson in “Nikita”, attraversando in lungo e in largo sia il cinema italiano, dove è sempre vissuto dopo il 1961, a quello francese, dove ogni tanto tornava.
Per noi era una sorta di francese italianizzato, un duro da polar o da avventuroso, ma per il grande pubblico della tv è stato il migliore degli Yanez salgariani possibili a fianco di Kabir Bedi nella lunga saga dedicata a Sandokan.
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Poco adatto al peplum, e al western, anche se era stato il protagonista di “Yankee” di Tinto Brass, esperimento piuttosto bizzarro, è stato incredibilmente duttile sia nella commedia, lavorando con tutti, da Vittorio Caprioli in “Leoni al sole” a Giorgio Capitani in “Non fate la guerra fate l’amore” a Pasquale Festa Campanile in “le voci bianche”, sia nel cinema d’autore anni ’60, penso a “Senilità” di Mauro Bolognini a “Interno berlinese”, “Al di là del bene e del male” e “Il portiere di notte” di Liliana Cavani, alternando una certa ironia, come nella saga di “7 uomini d’oro” di Marco Vicario, a una recitazione più da duro, diventando negli anni ’60 un attore che faceva cassetta, pagato 40 milioni di lire a film (contro i 50 di Totò e i 30 di Salerno).
Bello, alto, elegante, all’occorrenza avventuriero, avrebbe potuto interpretare qualsiasi ruolo nel cinema italiano degli anni 60 e 70. Nato a Parigi nel 1930, considerato la pecora nera della famiglia, una famiglia importante, nonno capo della Scuola di Scienze Politiche di Parigi, padre deputato, madre economista, zio ambasciatore, a 16 anni scappa di casa e va in America senza una lira attraversandola tutta e finendo anche in prigione. Torna e fa un po’ di tutto prima di partire soldato per la guerra di Indocina, dove combatte a Bien Dien Phu, e poi in Algeria.
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Ma lo troviamo, almeno così si legge sui giornali del tempo, in Tailandia, a Tahiti. Inizia a lavorare nel cinema un po’ per caso all’inizio del 1960 con un ruolo, quello di Manu Borrelli, in “Il buco” di Jacques Becker, dove troviamo anche una giovanissima Catherine Spaak, che ritroverà poi in Italia. Venne anche nominato ai premi BAFTA, gli Oscar europei. Ma dal set di “La verité” con Brigitte Bardot viene cacciato dal regista, il grande Henri Georges Clozout ufficialmente per motivi artistici, ma secondo i pettegolezzi del tempo perché il fidanzato di B.B., gelosissimo, aveva fatto incredibile scenate dopo aver scoperto che c’era qualcosa tra lui e la Bardot.
Fa altri film in Francia, come “piena luce sull’assassino” di Georges Franju con Pierre Brasseur, ma ben presto lo troviamo fisso in Italia, dove ha il ruolo di O Zelluso (lo zozzone) in “Briganti italiani” di Mario Camerini con Vittorio Gassman, Ernest Borgnine, Bernard Blier, in “Caccia all’uomo” di Riccardo Freda e in “Leoni al sole” di Vittorio Caprioli che lo lancia come uno dei flaneur della costa amalfitana, Mimì. Sui giornali americani si legge che il motivo dello spostamento dalla Francia all’Italia sia dovuto non a interessi artistici, ma al fatto che una soffiata degli amici gli ha fatto capire che a Parigi è sotto tiro da parte delle forze algerine dell’Oas, che non hanno molto gradito quello che ha fatto in Algeria.
Anche se il cinema italiano lo accoglierà a braccia aperte, in piena politica di coproduzioni, girerà “Senilità” di Bolognini con Claudia Cardinale a Trieste, “L’attico” di Gianni Puccini, “Il terrorista” di Gianfranco De Bosio, l’horror “Il castello dei morti vivi” di Warren Kiefer con Christopher Lee e un giovane Donald Sutherland, all’occorrenza si sposterà in Francia. Lo troviamo infatti nel polar “Grisbi da un miliardo” di Charles Gerard, “Una donna sposata” di Godard con Macha Meril, che gli darà una bella spinta internazionale e verrà presnetato al Festival di Venezia nel 1964.
Marco Vicario, che lo ha avuto già protagonista di “Le ore nude”, lo sceglie come protagonista assieme a Rossana Podestà di “7 uomini d’oro” e “Il grande colpo dei 7 uomini d’oro”, risposta italiana ai film di grandi colpi. Sono i suoi film di maggior successo popolare negli anni ’60 assieme alle commedie in costume, come “Una vergine per il principe” di Pasquale Festa Campanile e “La mandragola” di Alberto Lattuada.
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Seguita a alternare ruoli più seriosi, “Lo scandalo” di Anna Gobbi in coppia con Anouk Aimée, “L’occhio selvaggio” di Paolo Cavara dove interpreta un film-maker alla Gualtiero Jacopetti, a più tranquille commedie, “Che notte ragazzi!” con Marisa Mell o “La matriarca” di Pasquale Festa Campanile, dove incontra nuovamente Catherine Spaak. Fa di tutto, dal film politico, “Cuore di mamma” di Salvatore Samperi, al fantascientifico erotico di “Ecce Homo” di Bruno Gaburro dove recita con Irene Papas, all’erotico surreale di “Femina Ridens” di Piero Schivazappa con Dagmar Lassander, a “Come quando perché”, ultimo film di Antonio Pietrangeli.
Divide con Gabriele Ferzetti i ruoli da maschio adulto alto-borghese, anche per la figura fisica. Gira moltissimi film anche negli anni ’70, “Roma bene” di Carlo Lizzani, dove fa appunto il ricco marito di Virna Lisi, il buffo “Ettore lo fusto” di Enzo G. Castellari dove è Ettore, “Il soldato di ventura” di Pasquale Festa Campanile con Bud Spencer e “La vita di Leonardo Da Vinci” di Renato Castellani. Seguita a richiamarlo il cinema francese. Lo troviamo così in “Coraggio scappiamo” di Yves Robert con Jean Rochefort e Catherine Deneuve, “Un uomo una donna oggi” di Claude Lelouch, “Il ritorno di Casanova” con Alain Delon e France Luchini.
Negli ultimi vent’anni ha girato di tutto, un po’ casualmente, da “Don Gnocchi” a “L’ispettore Coliandro”, da “Elisa di Rivombrosa” a “Piazza delle cinque lune”, da “Il sangue die vinti” a “I Cesaroni”. Ripensando ai suoi film mi disse in una puntata di Stracult che non si ricordava quasi niente. Erano davvero troppi. Ma fino a 80 anni ha continuato a fare paracadutismo senza paura. Facendosi anche male.
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I mitici robot animati: storia, nascita e arrivo in Italia
I cartoni animati nascono da un'idea creativa che viene sviluppata da sceneggiatori, registi, disegnatori e animatori. Dopo aver elaborato il concept e scritto la trama, si procede con la realizzazione delle animazioni mediante disegni, computer grafica o pupazzi animati.
Una volta completata la produzione, i cartoni animati vengono trasmessi in televisione o distribuiti in formato home video o streaming. In Italia, i cartoni animati arrivano attraverso le reti televisive, i canali a pagamento, i servizi di streaming come Netflix o Amazon Prime Video, o grazie alle edizioni home video.
Solitamente i cartoni animati vengono doppiati in italiano prima di essere trasmessi in televisione per permettere al pubblico italiano di godere dell'opera nella propria lingua. La trasmissione dei cartoni animati in Italia dipende dalle scelte delle reti televisive e dei distributori e da accordi di licenza con le case di produzione straniere.
I primi cartoni animati in Italia arrivarono negli anni '20, con la diffusione del cinema d'animazione. Tuttavia, il vero boom dei cartoni animati in Italia avvenne negli anni '60 e '70, grazie alla trasmissione in televisione di serie animate come "Hanna-Barbera" e "Looney Tunes". Per intenderci i celeberrimi Tom & Jerry, Paperino, Duffy Duck e tanti altri. All'inizio i cartoni giapponesi dovevano lottare con i famosi fumetti della Marvel che in quel periodo erano davvero fortissimi, ma la nuova tecnologia prese subito il sopravvento.
Gli anni '80 sono stati un periodo d'oro per i cartoni animati in Italia. I bambini e i ragazzi di quell'epoca hanno potuto godere di una vasta gamma di anime giapponesi, come "Holly e Benji" (Captain Tsubasa), "L'Uomo Tigre" (Tiger Mask), "Heidi" e "Lady Oscar". Questi cartoni animati hanno riscosso un grande successo e sono diventati veri e propri cult, ancora oggi amati da molti.
Inoltre, in quegli anni sono stati trasmessi anche altri celebri cartoni animati americani come "He-Man", "I Puffi", "Transformers", "Thundercats" e "Inspector Gadget", che hanno saputo conquistare un vasto pubblico di bambini e ragazzi.
Il successo di questi cartoni animati degli anni '80 è dovuto alla loro capacità di coinvolgere e intrattenere il pubblico con storie avvincenti, personaggi memorabili e animazioni di qualità, diventando dei veri e propri fenomeni di culto che hanno lasciato un'impronta duratura nella memoria di tutti coloro che li hanno visti.
Gli anni '80 sono stati un'epoca d'oro per i grandi robot giapponesi, con alcuni degli iconic che sono entrati nella cultura popolare di tutto il mondo. Ecco alcuni dei più famosi robot degli anni '80:
Goldrake (ou UFO Robot Grendizer): un robot gigante pilotato dal principe dei mostri spaziali, creato dal leggendario Go Nagai. È diventato uno dei robot più amati di sempre, con la sua incredibile potenza di fuoco e il suo design iconico.
Mazinga Z: un altro robot gigante creato da Go Nagai, Mazinga Z è stato uno dei primi robot a combattimento pilotati da un pilota umano. La sua armatura in lega di zaffiro e il pugno a razzo ne fanno uno dei robot più potenti dell'universo.
Daitarn 3: un robot di dimensioni enormi creato per la difesa della Terra, pilotato da Banjo Haran. Dotato di una grande varietà di armi e tattiche di combattimento, Daitarn 3 è stato uno dei robot più amati degli anni '80.
Getta Robot: una serie di robot giganti che si combinano per formare un robot ancora più grande, il Getta Robot è diventato un'icona degli anni '80 per il suo design futuristico e le incredibili capacità di combattimento.
Combattler V: un robot combattente che combina cinque diversi robot giganti per formare un'unica unità di combattimento, Combattler V è stato uno dei robot più popolari degli anni '80 per la sua versatilità in battaglia.
Trattando la storia dei cartoni animati trasmessi in Italia non possiamo non parlare dei manga giapponesi, nato come fumetti e poi diventati anche loro serie animate per la TV. Rimandiamo però ad un articolo specifico questo tema molto interessante sugli anime giapponesi e sul loro arrivo in Italia.
Questi sono solo alcuni dei grandi robot degli anni '80, ma possiamo verificare una lista di cartoni animati degli anni '80 trasmessi in Italia per vedere la grande quantità che rappresentano alcuni dei migliori esempi dell'epoca d'oro dei robot giganti giapponesi.
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Catherine Spaak
https://www.unadonnalgiorno.it/catherine-spaak/
Catherine Spaak è stata un’attrice e una nota conduttrice televisiva.
Nacque in Francia, a Boulogne-Billancurt, il 3 aprile 1945, da una famiglia belga. Sua madre era l’attrice Claudie Clèves e il padre, Charles Spaak, uno sceneggiatore cinematografico.
Il suo debutto nel cinema è avvenuto a quindici anni, nel film Dolci inganni di Alberto Lattuada, da quel momento scelse di vivere in Italia dove si è dipanata tutta la sua carriera artistica.
Nel corso degli anni ’60 e ’70 ha lavorato con i più importanti nomi del cinema italiano, è stata diretta da registi come Dino Risi, Luigi Comencini, Mario Monicelli, Pasquale Festa Campanile, Steno e altri ancora.
È stata una donna dai tanti talenti, ha recitato a teatro, è stata ballerina, cantante e collaborato con vari quotidiani e riviste, come Corriere della Sera, il Mattino di Napoli, Anna, Moda e TV Sorrisi e Canzoni.
Ha anche scritto cinque libri.
Il successo popolare è arrivato quando ha ideato e condotto il talk-show televisivo Harem, andato in onda per quindici anni sulle reti RAI. Molti altri sono stati i programmi che ha condotto con la sua grazia, eleganza e spiccata intelligenza.
Ha avuto una vita personale travagliata, a soli diciassette anni è rimasta incinta di quello che poi sarebbe diventato il suo primo marito, Fabrizio Capucci che, dopo una delle tante liti familiari, aveva deciso di lasciare scappando con la figlia Sabrina. Denunciata, venne arrestata al confine con la Francia e il tribunale decise di affidare la bambina ai nonni paterni con la motivazione che, essendo un’attrice, era una donna di indubbia moralità. Un rapporto che non è mai più riuscita a ricucire e il suo grande rammarico. È stata sposata altre tre volte e avuto un altro figlio, Gabriele, con l’attore Johnny Dorelli.
Anticonformista, talentuosa, arguta, duttile, elegante, sofisticata e curiosa, ha spaziato con leggerezza profonda nell’industria dello spettacolo.
Icona di stile, ha avuto il coraggio e subito le conseguenze di essere una donna libera.
Si è raccontata con generosità e senza remore, dicendo quello che altre non avevano il coraggio di dire, comprese le molestie subite da personaggi famosi, attori e registi, in un’epoca in cui questo genere di cose si taceva per continuare a lavorare o perché non si veniva credute.
In anni in cui si anelava alla libertà ma i tempi erano ancora acerbi, ha vissuto tra gli apprezzamenti e l’invidia, tra l’ammirazione e l’incomprensione.
È morta a Roma, il 17 aprile 2022, per le conseguenze di un ictus che l’aveva colpita l’estate precedente.
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*"GLI ANZIANI"*
"Siamo nati nel 40-50-60".
"Siamo cresciuti negli anni 50-60-70".
"Abbiamo studiato negli anni 60-70-80".
"Ci frequentavamo negli anni 70-80-90."
"Ci siamo sposati e abbiamo scoperto il mondo negli anni 70-80-90".
Ci avventurammo nell'80-90.
Ci stabilizzammo negli anni 2000.
"Siamo diventati più saggi negli anni 2010".
E stiamo andando con decisione verso ill 2030.
"Si scopre che abbiamo vissuto OTTO decadi diverse..."
"DUE secoli diversi..."
DUE millenni diversi...
"Siamo passati dal telefono con operatore per le chiamate interurbane alle videochiamate in qualsiasi parte del mondo, siamo passati dai cinema a YouTube, dai dischi in vinile alla musica online, dalle lettere scritte a mano alle email e WhatsApp".
"Dalle partite in diretta alla radio, alla TV in bianco e nero, e poi alla TV HD".
Siamo andati al Video Club e ora guardiamo Netflix.
"Abbiamo conosciuto i primi computer, schede perforate, dischetti e ora abbiamo gigabyte e megabyte in mano sui nostri telefoni cellulari e IPad".
Indossammo pantaloncini per tutta la nostra infanzia e poi pantaloni lunghi, stringate, bermuda, ecc.
"Abbiamo evitato la paralisi infantile, la meningite, l'influenza H1N1 e ora il COVID-19".
Abbiamo guidato su pattini, tricicli, auto inventate, biciclette, motorini, auto a benzina o diesel e ora guidiamo ibridi o elettrici al 100%.
"Sì, ne abbiamo passate tante ma che bella vita abbiamo avuto!"
Potrebbero classificarci come “essenziali”; persone nate in quel mondo degli anni Cinquanta, che hanno avuto un'infanzia analogica e un'età adulta digitale.
"Siamo una specie di "Yaa seen-it-all - già visto tutto "
La nostra generazione ha letteralmente vissuto e testimoniato più di ogni altra in ogni dimensione della vita.
È la nostra generazione che si è letteralmente adattata al “CAMBIAMENTO”.
Un grande applauso a tutti i membri di una generazione molto speciale, che sarà UNICA".
*🏹🏹*IL TEMPO NON SI FERMA*
_"La vita è un compito che ci siamo portati a fare a casa._
_Quando guardi... sono già le sei del pomeriggio; quando guardi... è già venerdì; quando si guarda... il mese è finito, quando si guarda... l'anno è finito; quando si guarda... sono passati 50, 60 e 70 anni!_
_Quando guardi... non sappiamo più dove sono i nostri amici._
_Quando guardi... abbiamo perso l'amore della nostra vita e ora è troppo tardi per tornare indietro._
Non smettere di fare qualcosa che ti piace per mancanza di tempo. Non smettere di avere qualcuno al tuo fianco, perché i tuoi figli presto non saranno tuoi e dovrai fare qualcosa con quel tempo rimanente, dove l'unica cosa che ci mancherà sarà lo spazio che può essere goduto solo con i soliti amici. Quel tempo che, purtroppo, non torna mai..."_
È necessario eliminare il "DOPO"...
"DOPO"...
Ti chiamerò.
"DOPO"...
Io faccio.
"DOPO"...
lo dico.
"DOPO"...
Io cambio.
Lasciamo tutto per *Dopo*,
come se il *Dopo*
fosse migliore...
Perché non lo capiamo...
"DOPO"...
il caffè si raffredda
"DOPO"...
la priorità cambia,
"DOPO"...
il fascino è perso
"DOPO"...
presto si trasforma in tardi,
"DOPO"...
la nostalgia passa,
"DOPO"...
le cose cambiano,
"DOPO"...
i bambini crescono
"DOPO"...
la gente invecchia,
"DOPO"...
il giorno è notte,
"DOPO"...
la vita è finita
Non lasciare niente per *Dopo*,
perché in attesa del *Dopo*,
puoi perdere
i migliori momenti,
le migliori esperienze,
i migliori amici,
i più grandi amori.
Ricorda che *Dopo* potrebbe essere tardi.
*Il giorno è oggi!*
*NON SIAMO PIÙ IN UN'ETÀ PER RIMANDARE NULLA.*
Spero che tu abbia tempo per leggere e poi condividere questo messaggio... oppure lascialo per *Dopo* e vedrai che non lo condividerai mai!
Sempre insieme
Sempre uniti
Sempre Fratelli
Sempre amici
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Milano: la sfilata di N°21 alla Milano Fashion Week 2023-24
Milano: la sfilata di N°21 alla Milano Fashion Week 2023-24. «Ho iniziato a lavorare pensando a due figure femminili create dal cinema degli anni Sessanta ma che mi sembrano caratterizzare molto i nostri anni. Monica Vitti e Jeanne Moreau nel film La notte, ma anche la sola Vitti in Deserto rosso» Forte personalità e determinazione, esempio di emancipazione, una sfida alle convenzioni sociali dell'epoca: ecco gli abiti che sfilano sulle passerelle di Alessandro Dell'Acqua. Scorpioni che diventano spille gioiello, abiti con sottovesti leggerissimi e trasparenti, cardigan allacciati al contrario, top che svelano il corpo, sovrapposizioni di bralette, corsetti e reggiseni che richiamano l'idea di una donna sicura di sé e determinata, pellicce di marabou svolazzanti e abiti che fluttuano nell'aria. «Mi interessa lo stesso atteggiamento che ricerca il nuovo senza nascondersi nella comodità delle certezze e per questo ho messo insieme molti cliché del guardaroba femminile per meglio identificarli, stravolgerli, abbatterli o semplicemente per sdrammatizzarli». Scelte estetiche che, dunque, richiamano la figura della donna forte e indipendente tipica della cinematografia delle attrici di Antonioni, in una società che è quella degli anni '60 e '70. Società fatta di profondi cambiamenti sociali e culturali, caratterizzati da un crescente movimento femminista e da una maggiore consapevolezza delle questioni di genere. «Sono gli anni in cui i cliché della provincia italiana e della media borghesia si sgretolano messi di fronte a un mondo in mutazione», ed è ciò che lo stilista ritrova nel nostro presente. Così Dell’Acqua porta in passerella la sensualità di Monica Vitti, l’erotismo sofisticato, una femminilità libera e consapevole. ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Addio a Raquel Welch, sex-symbol degli anni '60 e '70
A lanciare l'attrice americana nell'Olimpo del cinema fu una sua apparizione in bikini nel film "Un milione di anni fa", uscito nel 1966. Sposatasi quattro volte, ha sempre conservato il cognome che la rese celebre; quello del primo marito
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Change Evolution and Disruption: all’Iic di Londra la conferenza annuale dell’Asmi
Di Simone Platania @ItalyinLDN @ICCIUK @ItalyinUk @inigoinLND Change Evolution and Disruption è il titolo della conferenza annuale dell’Asmi dedicata all'Italia moderna e contemporanea. Change Evolution and Disruption: questi i temi della conferenza annuale Asmi all'Iic di Londra La storia, la cultura, la politica che hanno segnato l’Italia moderna e contemporanea. Dall’800 fino al collasso del Fascismo, dalle politiche internazionali fino all’avanguardia femminista romana degli anni ‘70. L'obiettivo dell'Asmi (Association for the Study of Modern Italy) è quello di promuovere lo studio e la conoscenza della storia, della politica, della cultura e della società italiana dal XVIII al XXI secolo. Da qui Change, Evolution e Disruption, il titolo della conferenza annuale dell’Asmi che si svolgerà tra venerdì 2 e sabato 3 dicembre all’Istituto Italiano di Cultura a Belgrave Square e che include un ciclo di conferenze dedicato alla storia moderna e contemporanea italiana. Il comitato organizzativo, formato da Maria Stella Chiaruttini (Università di Vienna) e Vanda Wilcox (Università John Cabot, Roma), darà il benvenuto agli ospiti alle ore 9.15. In ogni sessione di un'ora e mezza circa interverranno dai due ai tre ospiti su diversi temi. Tra coloro che interverranno sono attesi studiosi, professori e ricercatori provenienti da un'ampia gamma di contesti disciplinari tra cui storia, scienze politiche, lingue, geografia, letteratura e antropologia. Le tematiche trattate nei due giorni di conferenze sono molteplici e diversificate. Si spazia dal rapporto tra la Chiesa cattolica e lo Stato, al colonialismo italiano e le eredità post-coloniali. Ma anche il lascito culturale del fascismo e dell'antifascismo, il cinema e le trasformazioni degli anni '60. Fino ad arrivare al cambiamento sociale nell'Italia del Dopoguerra passando per i punti di svolta economici e politici nel panorama italiano. E molto altro. Il programma completo è consultabile qui. Invece, i biglietti possono essere acquistati qui. Al termine delle conferenze di venerdì sono attese una wine reception e una conference dinner. ... Continua a leggere su www. Read the full article
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Fassbinder Fotogrammi
John Waters / Hans Helmut Prinzler / Peter Handke
Jaca Book, Milano 2020, 224 pagine, 20,3 x 14,9 cm., ISBN 978-8816606289
euro 28,00
email if you want to buy :[email protected]
Cineasta autodidatta e gigante del cinema tedesco degli anni ’60 e ’70, Fassbinder ci ha lasciato in eredità ben 44 film, realizzati in soli 17 anni. Questo grazie a un’espressività incondizionata e a un estro creativo forsennato e incontenibile, che ha saputo attingere dalla poesia di Brecht, dall’eleganza di Jean-Luc Godard e dalla scoperta del profano nell’arte nello spirito di Warhol. Il volume, che cerca di contenere tutto il furore creativo di questo genio del cinema, raccoglie 180 immagini da quasi tutti i suoi film. Nel suo testo di accompagnamento, lo storico del cinema Hans Helmut Prinzler rende omaggio al lavoro di questo ingegnoso enfant terrible del cinema tedesco e non solo, mentre John Waters, altro regista di culto e enfant terrible del cinema americano, ne celebra il coraggio registico che infuoca ancora il nostro immaginario. Le foto di scena che si susseguono nel volume hanno la forza di suscitare nel lettore – come già i fotogrammi dei suoi film – desideri, suggestioni e ricordi. Come in un trailer, pagina dopo pagina, l’estetica di Rainer Fassbinder si disvela a tutti coloro che vogliono conoscerlo, regalando un distillato di memoria della sua intramontabile filmografia.
07/10/22
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I 120 anni della Titanus: una storia del cinema italiano
La Titanus, nata a Napoli nel 1904 per opera di Gustavo Lombardo, è la più antica casa di produzione cinematografica italiana ancora in attività. Nel corso dei suoi 120 anni di storia, ha contribuito in maniera determinante all'evoluzione del cinema italiano, producendo oltre 1.500 film e distribuendone molti di più. I grandi classici Tra i film prodotti dalla Titanus figurano alcuni dei più grandi classici del cinema italiano, come "Rocco e i suoi fratelli" di Luchino Visconti, "La dolce vita" di Federico Fellini, "Pane, amore e fantasia" di Luigi Comencini e "Gladiatore" di Ridley Scott. La casa di produzione ha collaborato con i più grandi registi italiani, tra cui Vittorio De Sica, Roberto Rossellini, Michelangelo Antonioni, Francesco Rosi e Mario Monicelli. L'innovazione e la sperimentazione La Titanus si è sempre distinta per la sua attenzione all'innovazione e alla sperimentazione. È stata anche tra le prime case di produzione ad utilizzare il sonoro e il colore, e ha prodotto alcuni dei primi film italiani in Cinemascope. Negli anni '60 e '70, la Titanus ha avuto un ruolo importante nello sviluppo del cinema di genere italiano, producendo spaghetti western, film di spionaggio e horror. I 120 anni della Titanus: un'occasione per celebrare il cinema italiano In occasione del suo 120esimo anniversario, la Titanus ha organizzato una serie di iniziative per celebrare il cinema italiano. A partire da giovedì 27 giugno, cinque capolavori restaurati della casa di produzione torneranno in sala: "Il Gattopardo" di Luchino Visconti, "La ciociara" di Vittorio De Sica, "Rocco e i suoi fratelli" di Luchino Visconti, "Pane, amore e fantasia" di Luigi Comencini e "La prima notte di quiete" di Valerio Zurlini. Si tratta di un'occasione imperdibile per riscoprire alcuni dei più grandi film della storia del cinema italiano e per celebrare il genio dei registi e degli attori che hanno reso grande la Titanus. Foto di Mohamed Hassan da Pixabay Read the full article
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