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La Natura si mette in mostra!
È primavera, la natura pian piano si risveglia e rigogliose fioriture regalano scorci inaspettati a turisti e cittadini distratti a spasso per la nostra città. Nell’anno delle celebrazioni per i cinquecento anni dalla morte di Leonardo (2 maggio 1519), Milano dedica proprio al meraviglioso mondo della Natura numerose mostre, da quella del MUBA, dedicata ai più piccini, a quella appena inaugurata a Palazzo Reale, incentrata sul monumentale Ciclo di Orfeo che per oltre un secolo ha dato lustro a Palazzo Sormani: un’opera unica per le sue dimensioni (23 tele) e per la ricchezza degli esemplari zoologici e botanici rappresentati. 
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Il Ciclo di Orfeo. Particolari. XVII secolo 
Se è vero infatti che la rappresentazione del mondo naturale è sempre stata oggetto di attenzione da parte dell’uomo, questo è forse l’unico caso in cui la magnificenza e la pluralità delle forme di vita sono protagoniste indiscusse di un’opera tanto imponente.
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Il Ciclo di Orfeo. Particolari. XVII secolo
Il che risulta ancor più evidente se facciamo qualche passo indietro nel tempo. Nel Medioevo la rappresentazione della natura aveva avuto innanzitutto lo scopo di mostrare la ricchezza del Creato: le enciclopedie riproducevano animali e piante seguendo schemi convenzionali tramandati dalla tradizione classica e miravano a sollecitare il lettore a ragionare sul senso religioso che vi era collegato. Soprattutto nel caso degli animali, nei bestiari, la rappresentazione non doveva essere mimetica ma simbolica e didascalica, rimandando alla figura di Dio, della Vergine o dei demoni. Bisognerà aspettare il De arti venandi cum avibus di Federico II di Svevia o ancora i taccuini di Giovannino de’ Grassi (1350-1398) e di Michelino da Besozzo (1370-1455) per avere dei disegni che ponessero l’attenzione sull’animale in sé, così come appare nella realtà, e non una sua “stilizzazione astratta”.
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Alcuni particolari dal manoscritto del De arte venandi cum avibus; Giovannino de’ Grassi. Cervo. Taccuino conservato presso la Biblioteca Angelo Mai di Bergamo. Immagine tratta da qui
Diverso era l’intento per le specie botaniche, la cui rappresentazione, sin dall’età classica, era legata principalmente a uno scopo medico-pratico. Anche in questo caso, tuttavia, nonostante fosse fondamentale la verosimiglianza della raffigurazione, per molti secoli si ricopiarono modelli preesistenti senza preoccuparsi di ispirarsi alla natura circostante. Fu la nascita delle prime scuole mediche (a Salerno prima, a Padova poi) e la diffusione dei testi scientifici arabi a stimolare una maggiore attenzione nei confronti della rappresentazione della pianta “dal vero” e all’utilizzo dell’immagine per esplicare il contenuto del testo, esattamente come avveniva nei trattati di matematica e astronomia. 
In Italia settentrionale, dalla seconda metà del Trecento e per circa un secolo si realizzarono i tacuina sanitatis, dei veri e propri prontuari di scienza medica ispirati alla tradizione araba che descrivevano le proprietà mediche di ortaggi, frutti e altri alimenti. Il loro carattere “divulgativo” fece sì che ebbero notevole fortuna nel corso dei secoli successivi, come dimostra il Bomprovifaccia per sani et amalati, un vero e proprio prontuario in formato “tascabile” di tutte le piante conosciute, con indicate le loro virtù interne, esterne e particolari: le incisioni riproducono ancora la tradizione iconografica tipica degli erbari, con la pianta rappresentata dalla radice al fiore e il testo riprende fedelmente i testi classici. 
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Parallelamente a queste pubblicazioni, già dalla fine del XV secolo alcuni pittori e incisori dedicarono maggiore attenzione a una rappresentazione veristica delle piante. In mancanza di un vero e proprio linguaggio scientifico, Leonardo, per esempio, affidava ai disegni la descrizione particolareggiata fin nel più piccolo dettaglio di tutte le sue osservazioni sul meraviglioso mondo della natura e simili sforzi si possono riconoscere nell’opera di Dürer.
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Cl. Petri Antonii Michelii Catalogus plantarum Horti Caesari Florentini opus postumum iussu Societatis botanicae editum, continuatum, et ipsius horti historia locupletatum ab Io. Targionio Tozzettio ..., Florentiae, ex typographia Bernardi Paperinii, 1748: tab. I Acacia; tab. VI Helianthemum vulgare flore luteo
Comincia così un percorso parallelo nella rappresentazione della natura: da una parte continua la rappresentazione scientifica, con la stampa di trattati dedicati alle specie botaniche o a quelle zoologiche a fini didattici; dall’altra si diffonde nelle scuole dell’Europa settentrionale un nuovo tipo di rappresentazione in cui gli esemplari zoologici e botanici vengono inseriti nel loro ambiente naturale, esseri viventi che fanno parte di un paesaggio. 
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Conr. Gesneri Tigurini, ... Historiæ animalium liber 3. qui est de auium natura. Nunc denuo recognitus ac pluribus in locis emendatus, multisque nouis iconibus & descriptionibus locupletatus, ac denique breuibus in margine annotationibus illustratus.... Francofurdi, ex officina typographica Ioannis Wecheli : impensis Roberti Cambieri, 1585: De Noctua; De Ciconia
Si possono riconoscere come preludi della “pittura di paesaggio” le opere della scuola senese del Trecento (Simone Martini e Ambrogio Lorenzetti), ma anche alcune scene di genere già presenti sugli erbari tardoantichi e i tacuina sanitatis; in Italia tuttavia questo tipo di rappresentazione ebbe una scarsa eco (fatta eccezione per alcuni artisti come Pisanello), mentre ebbe fortuna e sviluppo in Francia, nelle Fiandre e nei Paesi Bassi.
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Discorsi di M. Pietro Andrea Mattioli sanese, medico cesareo, ne' sei libri di Pedacio Dioscoride anazarbeo della materia medicinale: colle figure delle piante, ed animali cavate dal naturale.... In Venezia, presso Niccolò Pezzana, 1744
Non a caso il Ciclo di Orfeo per anni è stato attribuito a Giovanni Benedetto Castiglione, detto il Grechetto, artista nato all’inizio del XVII secolo a Genova, la città che in quegli anni vedeva il passaggio e l’opera di grandi artisti fiamminghi come Rubens e Van Dyck, maestri riconosciuti nella rappresentazione del mondo naturale. Gli ultimi studi mettono in dubbio ora questa attribuzione e propongono nuove ipotesi interpretative. Volete saperne di più? La mostra rimarrà aperta fino al 14 luglio, non perdetela! A breve in biblioteca sarà disponibile il catalogo.
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