#ci ho passato mezza vita a fare avanti e indietro in quel posto
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Believe me or not, ma quel San Gennaro affianco alla chiesa di San Giorgio Maggiore (che adoro per le sue "sorprese") è, per me, tra i posti più meritevoli di tutta Napoli.
Jorit Agoch, San Gennaro operaio (2015), Forcella, Napoli.
#joritagoch#napoli#san gennaro#forcella#street art#contemporary art#ci ho passato mezza vita a fare avanti e indietro in quel posto
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E quindi il tempo è passato, e quella notte è ormai un ricordo lontano. Domani è settembre e solo io so cosa significa. Per una volta avevo sperato che non fosse così negativo, che mi sarei portata dietro sensazioni belle e positive, che lo avrei affrontato con il sorriso questo maledetto mese e invece eccomi qui. Domani è settembre e tu non ci sei. Non darò la colpa a nessuno, forse alle circostanze e alla vita che come al solito aspetta il nono mese dell’anno per farmi aprire gli occhi e riportarmi con i piedi per terra. Settembre è realizzare che la vita è altro, è lontana da quelle notti passate insieme, senza regole, solo io te e qualche canzone che spero riascolterai pensando a me. Settembre mi taglia le ali e mi mostra le cose con più lucidità, la stessa lucidità che ho scelto consapevolmente di mettere da parte per godermi al massimo queste settimane insieme a te. È stato fantastico ma settembre è arrivato e nonostante sia dura e vorrei schiacciare un pulsante per tornare indietro, quello che ci resta da fare è prenderne atto e voltare pagina. Non è quello che voglio ma è quello che bisogna fare. Perché infondo infondo lo sapevamo entrambi che quell’abbraccio era l’ultimo così come quel bacio che ho fatto durare qualche secondo per averlo impresso, nella mia memoria. E lo sapevo, mentre ti vedevo andare via, che non ti avrei rivisto, ma è sempre più facile nascondere la verità per qualche attimo in più di pace. Vorrei dirti che non è facile, lasciare andare. Vorrei prendere un treno e raggiungerti ora, ma poi cosa avrei risolto? Assolutamente nulla. Sarei forse ancora più confusa e dividermi da te sarebbe ancora più difficile. Quindi ecco, questa è la nostra fine, per ora. Nessuno dei due sta più scrivendo all’altro e in pochi giorni svanirà tutto, come se non ci fosse stato niente. Forse lo sapevo già dall’inizio. Ma l’ho fatto lo stesso. Magari per un assoluto caso del destino mi sarei ricreduta, scegliendo questa volta di non lasciare andare e di combattere, ma ora so che non è il momento giusto per farlo. Ti lascio andare a malincuore, ho provato tanto, ma non gli so dare un nome. Questo non significa che non sia stato importante, però. Ci rincontreremo un giorno, forse sarà tutto finito per entrambi, avremo qualcun altro in mente e ci saluteremo come due vecchi amici che hanno condiviso tanto. Forse avremo ancora in testa i nostri nomi, e sarà come una pugnalata rivederci, ma avremo la forza di non lasciarci andare, non per una seconda volta. Forse tu sarai un po’ più sicuro, avrai la testa libera dalle tue vecchie storie e il tempo avrà curato le tue ferite preparandoti a qualcosa di nuovo. Forse io sarò più decisa, saprò quello che voglio, sarò meno spaventata di iniziare qualcosa di importante, con te, e avrò imparato a fidarmi delle persone. Forse invece non ci incontreremo più. Mi fa strano pensare che sia finita così, infondo tre giorni fa eri tutto quello a cui pensavo e ora se ti penso sto male.
Mi chiedo spesso se ci hai mai davvero capito qualcosa di me, se guardandomi negli occhi sei riuscito a vedere qualcosa di più profondo oltre al colore. Occhi tristi e malinconici, mi dicono spesso di averli così e ad oggi penso che un motivo ci sia; se hai provato ad andare oltre quel verde avrai capito che provo a nasconderli perché non mentono, quelli. Perché se mi avessi guardato negli occhi avresti capito che facevo fatica a guardarti, perché già sapevo che ti avrei perso, lo sapevo dal primo istante. E il mio difetto più grande è posticipare le decisioni importanti, prendere tempo, rimandare, come se un bel giorno svegliandomi sentissi dentro di me che sì, quel dannato momento di mettere un punto è arrivato. Ma la vita ti fotte, quel momento non arriva mai, e senza una grande dose di sofferenza, frustrazione e dolore niente ti viene servito gratis. Mi hanno insegnato che nella vita non è come mai come pensi ma è come senti. E io con te ho sentito tanto, per la mia prima volta. E ci ho sperato che un bel giorno un segno del destino mi avvertisse dicendomi di tenere duro che tutto si sarebbe sistemato e che tu eri quella persona, ma la verità è che la mia mente mi ha sempre avvertito che non eri tu quella persona per me e che io, al tempo stesso non lo ero, per te. Intendo dire quella persona che magicamente con la sua sola presenza sembra sistemare ogni tuo problema, rallegrarti la vita e disegnarti davanti agli occhi una prospettiva nettamente migliore di come era prima. Io avrei incasinato tutto nella tua vita e tu mi avresti distrutto, a lungo andare sarebbe rimasto solo odio e tanti rimorsi.
E ci ho provato, credimi, a farla funzionare, ma non puoi forzare qualcosa che non è destinato ad essere. O meglio, potresti, ma poi dovresti accettare tutto il male che ne deriva e dovresti accettarlo a testa bassa. E non voglio questo per me e nemmeno per te. Quindi domani è settembre ed è arrivato per noi il momento di chiudere questo piccolo capitolo e andare avanti. E mentre farò finta di niente ogni tanto mi verrai in mente tu, i tuoi modi un po’ strani che mi infastidivano, il tuo sorriso che faceva ridere anche me anche quando cercavo di rimanere seria e i tuoi occhi e il modo in cui mi guardavano. Ripenserò alle ore passate al porto per parlarti anche solo 5 minuti; mentre ti guardavo non sapevo minimamente cosa stavo facendo, se fosse giusto o sbagliato, se avrei rimpianto quei momenti, un giorno. Penso troppo, questo me lo dico da sola, e tu me lo hai chiesto un’infinità di volte ‘a cosa stai pensando’ e non te l’ho mai saputo dire; pensavo a tante, troppe cose, e non avrei saputo dirtele, non ce l’avrei fatta senza piangere. Pensavo che i giorni volavano e il momento di salutarti si avvicinava troppo velocemente. Pensavo al primo incontro, a come mi sentivo quando ti abbracciavo, al tiramisù di tua nonna, alla luna piena quella notte, a quella maledetta canzone che ormai associo a te, a quella volta in macchina e a noi due a cantare alle 4 e mezza di mattina, te stanco morto e io in lacrime perché lo sapevo che finiva e non sapevo come dirtelo a parole. Non dimenticherò niente, ma non potrò dirtelo. Quindi ti saluto qui, accetto il fatto che tu possa odiarmi perché come si fa a non odiare chi promette e poi scompare, ma capirai con il tempo che ho fatto bene, che forzare le cose quando non è il loro momento fa stare male il doppio e che se tornassi ora sarebbe impossibile allontanarci, e ci condannerei a tanta sofferenza. Non voglio questo, non lo voglio per me ma sopratutto per te. Perché in questo momento della mia vita sono una bomba pronta ad esplodere in qualsiasi momento e sono molto più complicata di quello che hai potuto intravedere. E non voglio che tu ti senta in dovere di aiutarmi, e non voglio trascinarti a fondo, insieme a me. Spero dimenticherai la promessa che ci siamo fatti, perché ripensandoci a mente lucida non vorrei che un bel giorno ripiombassi nella mia vita per avvisarmi che sei andato a letto con una ragazza, perché sarebbe come una pugnalata al petto e poi ci cadrei di nuovo, in questo circolo vizioso. Tanto lo so che probabilmente è già successo, ma mi piace pensare che non è così e per quanto egoista possa sembrare, a volte è meglio vivere nell’ignoranza per un briciolo di serenità piuttosto che soffrire inutilmente conoscendo la realtà dei fatti. Una bugia a fin di bene potrei chiamarla, per il mio bene.
Quindi ciao C ti porterò dentro di me, so che non sei come dicono, sei tanto altro. È stato un caso con te, è successo. E no, non credo che le cose succedano per caso quindi non me la prenderò con il destino o con qualsiasi cosa che governa l’universo per averti incontrato, perché evidentemente doveva andare così e il motivo lo capirò crescendo un giorno quando sarò più grande e matura. Perché per quanto io possa sforzarmi i 19 anni che ho si sentirebbero troppo e forse cerco la leggerezza di una storia che che tu hai già vissuto con qualcun altro, e questo mi fa stare male. E mi fa stare tanto male pensare che in questo momento tu hai ancora in mente lei, e te ne renderai conto con il tempo; che ogni nostro piccolo traguardo, per me nuovo e importante, sarebbe per te solamente una replica di qualcosa che hai avuto con una ragazza che non sono io; che passeresti il tuo tempo a fare paragoni e alla fine vorrai tornare da lei. Quando incontri qualcuno succede e basta, non lo scegli, ma puoi scegliere come finirla e io scelgo di farti stare bene, senza di me, la mia assoluta instabilità e freddezza. All’inizio è difficile ma come tante cose nella vita la parte complicata è iniziare, poi tutto tornerà al suo posto e sarà solo un ricordo, triste forse, ma almeno non doloroso. Settembre arriva e si porta via tutto, per prime le parole. Cercherò di ricordare quale fosse il soprannome che mi avevi dato, ci sto pensando da giorni ma niente, l’ho rimosso, però era molto carino e mi faceva sorridere. Come tutte le parole che ci siamo detti è svanito. Perché per quanto possa sembrare una frase fatta alla fine rimangono i gesti e abbiamo scelto entrambi di mollare la presa. Questi erano i miei motivi. Ci incontreremo quando saremo più pronti, meno arrabbiati, un po’ più soli. E oggi è settembre, mi faccio forza da sola, non sarà facile, ma sarà come deve essere. Non dimenticarmi e prenditi cura di te.
La tua ���piccolina’
AxA
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Capitolo V
Non riesco ad abbassare lo sguardo.
L’affresco sul soffitto del corridoio principale del campus attira la mia attenzione per la sua maestosità. E’ curato al punto di sembrare nuovo, è come se mi stesse permettendo di tornare indietro di secoli e avere il privilegio di essere la prima persona al mondo a vederlo.
Due ragazze praticamente identiche mi squadrano, con le loro minigonne nere e due sigarette, sottili come loro, trattenute tra indice e medio. Ovviamente, sono troppo preso da altro per degnarle di troppe attenzioni.
Passo davanti al bar dell’università, un cubo pieno di vetrate gigantesche e pareti rosse. Ricorda vagamente una tavola calda anni ’50, e mi basta intravedere il cartellone dei prezzi per rassicurarmi che sono ancora fuori posto in questo Paese delle Meraviglie della giovane élite zaricciana.
Continuo a ignorare il telefono, che vibra da mezz’ora.
Quando noto davanti a me una bacheca di annunci, mi avvicino. La superficie in legno è tutta rovinata, con diversi fogli mossi dal vento al punto di stropicciarli, se non addirittura strapparli. Numeri di telefono ovunque, pubblicità di eventi e di stanze in affitto a prezzi stratosferici… mi passa per la testa l’idea di lasciare un’implorazione scritta riguardante il mio desiderio di lavorare a Zaricci, ma per una ragione o per l’altra sento come se fossi già stato umiliato abbastanza per oggi.
Una lampadina preme ogni parte del mio cervello, facendomi spalancare gli occhi.
Faccio un mezzo metro indietreggiando e afferrando una copia del mio curriculum dallo zaino.
Mentre entro nel bar, mi accorgo subito dell’aria condizionata destinata a farmi venire un’impressionante pelle d’oca e le diverse televisioni sintonizzate su un programma di musica pop contemporanea. Seppur il pavimento a scacchi nero e bianco e le sedie rosse mi avevano portato all’ipotesi si trattasse di un American Diner, rimango deluso nel notare che è un semplice bar, a dirla tutta abbastanza generico e anonimo, un po’ vintage e un po’ futuristico. Un casino stilistico, si potrebbe dire.
Una signora di mezza età dietro al bancone mi squadra man mano che mi avvicino a lei. Sopra la sua testa si trova una lampadina neon viola, intenta a donarle un’aria piuttosto raccapricciante. Sembra studiare attentamente ogni tremolio delle mie dita, intente a tenere fermo il più possibile questo foglio a colori con una patetica lista di esperienze lavorative che mi sono inventato di sana pianta solo per avere più probabilità di accaparrarmi un colloquio.
A quanto pare ho fatto ripetizioni ai bambini delle elementari e sono catechista da oltre tre anni. Ora come ora mi sembrano due stupidissime e inutili bugie da scrivere su un curriculum, ma sono le uniche posizioni che non mi creerebbero problemi nel caso qualcuno provasse ad indagare sulla veridicità del mio CV. Voglio dire, tutti mentono sul curriculum, anche solo per piccole cose.
Saluto la signora, che grugnisce in modo spazientito, e abbandono il foglio sotto il suo naso. Lo afferra con le sue dita enormi, unte. Vedo degli aloni trasparenti rovinare i bordi della mia candidatura, ma penso sia già buono che questa donna si sia presa la briga di leggerlo.
La ringrazio, e lei appare confusa. Non dice niente. Mi accorgo che non ha ancora parlato da quando sono entrato, e non capisco se è muta o semplicemente maleducata.
Mi giro sui talloni e mi dirigo verso la porta, giusto in tempo per capire che sto arrossendo come un bambino che si è pisciato addosso sullo scuolabus.
Sbircio un’ultima volta dalla vetrata del bar, e noto la signora intenta a servire un ragazzo altissimo con una giacca blu e uno zaino in pelle bianco. Penso a quanto possa essere geneticamente perfetto per non essere inondato dal sudore anche vestito così, e mi sento ancora più minuscolo e insignificante quando vedo che la signora non ha più il mio CV tra le mani.
Forse si è accorta che ho scritto un uragano di stronzate.
Si ingigantisce tutto nei curriculum, però, o così mi ha detto Sami. E, man mano, tutto ciò che hai ingrandito e reso sfarzoso perde di utilità perché cominci a salire di livello, proprio grazie a quelle piccole bugie bianche che ti elevano dalle altre candidature. Eventualmente, sempre secondo Sami, si arriva a un punto in cui non serve più mentire sulla resumee per ottenere il lavoro che si desidera da anni.
Non ne so molto di curriculum e lavoretti vari. Come potrei saperlo, d’altronde? Se si vuole proprio lavorare a Cordello bisogna essere il figlio del macellaio o una ragazza a cui va bene fare la cameriera in nero per dieci ore al giorno ed essere spogliata con gli occhi dagli ubriaconi del bar di paese.
Giuditta lavorava part-time in una pizzeria poco distante da Cordello prima che sua madre, rimasta vedova già da anni, sposasse il signor Moschella, cognome famoso per essere storico nell’élite del nostro paesino. E’ una verità scomoda quel pettegolezzo che girava, ossia che molto probabilmente i genitori stessi avevano vietato a Giuditta di continuare a lavorare mentre studiava per non far apparire l’intero nucleo famigliare meno agiato rispetto agli altri splendidi del quartiere.
I ricchi di Cordello non sono neanche così ricchi se paragonati ai pesci grossi di Zaricci, ma hanno le stesse venature presuntuose, elitarie ed aristocratiche molto impostate che caratterizzano qualsiasi stereotipo riguardante i cittadini benestanti. Essermi fidanzato con uno di loro mi ha proprio fatto sbattere il naso contro il muro che ci sarà sempre tra queste auto-proclamate divinità ultramoderne e i comuni mortali con una Panda del 2004 e un braccialetto in legno attorno al polso invece che un Rolex. Non penso che Sami faccia apposta a farmelo pesare, ma la differenza di background tra noi due è sempre stata un problema. Non amo mi offra le cene o mi regali vacanze, perché mi fa sentire come se fossi un toy-boy. Mi ha fatto sentire più volte come una collana eccentrica che indossa per mostrarsi alle feste dei suoi amici. Mi ha sempre fatto percepire questo mio dovere a sentirmi riconoscente, come se senza di lui finirei ancora nel baratro. A volte mi vedo come il nuovo souvenir dell’occidentale benestante dopo la sua ennesima esperienza di turismo sessuale.
Mi sento esagerato quando il mio cervello canalizza le sue attenzioni su questo fiume di negatività e mancanza di fiducia nell’umanità, ma se c’è una cosa che ho capito dei ricchi che non si sentono abbastanza ricchi è che devono sbattere in faccia a tutti quante belle cose hanno nella loro vita.
Se da una parte sono sempre stato stuzzicato dalle cronache luccicanti de “Gli schifosamente benestanti di Cordello”, è anche vero che l’unico desiderio che ho nello stare in mezzo a loro è potermi permettere di vivere in maniera spensierata, senza sentirmi in colpa per essere andato al McDonald’s per merenda o per comprarmi venti euro di erba dallo spacciatore in stazione ogni settimana.
Vorrei avere più risorse, ma sento di non avere mai i mezzi per ottenerle. I miei genitori mi supportano come possono, ma è difficile quando anche dare venti euro al tuo unico figlio sono una faticaccia.
Ho risparmiato i soldi per le sigarette e le canne per pagarmi la patente, ma che senso ha quando si usa una macchina in tre e non facciamo un pieno da due anni?
Sono colpito da una maledizione che mi tiene fermo a Cordello, le mie gambe si stanno trasformando pian piano in radici e non importa quanto mi dimeni per scappare o urli per farmi aiutare, rimango bloccato nella mia mutazione. Ho passato anni di sacrifici per essere il ragazzino sprovveduto con un curriculum farlocco che vuole essere qualcun altro, ma che non ci riesce.
Sono il ragazzino che non capisce se Sami lo vede come un partner o come una via di fuga, un escamotage dal mio futuro, troppo misero se bilanciato alle mie ambizioni.
Non siamo mai stati veramente felici, io e lui. Ci ho messo mesi e mesi per capirlo, ma non siamo mai stati veramente felici.
E sento le lacrime corrodermi le gote come se fossero acido, perché capisco che sono soltanto un disperato che gira attorno ai suoi problemi a trecentosessanta gradi ma non riesce a muovere un passo per tuffarsici dentro e risolverli. Sami, sotto sotto, è sempre stata la dimostrazione che mi serviva per convincermi che stavo correndo verso la luce, ma ora penso che ci sia soltanto il nulla.
Sono passato dall’essere quel bambino innocente che corre verso la speranza al ragazzo che tiene dei passanti per mano, implorando per ricevere un po’ di calore.
Ma se glielo danno, ha troppo caldo.
╪
Quando afferro il cellulare dalla tasca per controllare l’orario, mi insulto mentalmente.
Ho cercato per ore di non guardare il telefono, perché non volevo sapere niente di Sami e delle sue inutili scuse. Ha fatto un qualcosa di meschino, che in sé non è una novità, ma l’averlo fatto oggi mi crea problemi.
Lo perdono per avermi mentito, per avermi trattato come una scimmietta da circo davanti ai suoi amici di plastica, ma c’è poco da fare: più vado avanti a conoscere Sami, meno riesco a fidarmi di lui. E’ affidabile solo per quel che riguarda se stesso, e se fai parte dei suoi piani bene. Altrimenti, tieniti forte perché non sai dove finirai.
Nel mio caso, sono di nuovo in stazione, che ora studio con aria maniacale. Mancano tredici minuti al mio treno, e se metà del mio cervello vuole che il desolato principe azzurro si materializzi sul suo sfarzoso cavallo bianco, l’altra muore dal mandare all’aria l’unica parte che sembra aver senso della mia vita. Quando butti via qualsiasi stabilità è quando inizi a giocare e a ricostruire. Ricostruirti, da zero.
Riguardo le otto chiamate perse di Sami, i suoi venti messaggi minatori.
E poi, come una margherita in un campo deserto, spunta una nuova notifica.
Giuditta
“Hey, scusa il ritardo, mi si era rotto il telefono!
Comunque bene, succedono un sacco di cose ogni giorno qui.
Sono un po’ persa nel mio, ma per ora tutto bene.”
11:27
Rileggo il messaggio innumerevoli volte, come per ricalcarlo nella mia mente fino a renderlo indelebile.
Giuditta è un orologio svizzero.
Giuditta
“Tu come stai?”
11:28
Mi guardo attorno, è tutto più luminoso.
Rimetto il telefono in tasca, emozionato come un bambino che scopre che andrà a Disneyland.
Salto sulla carrozza del treno e mi siedo, immergendomi nella carovana di pensieri dai colori caldi che si sta riversando tra le pieghe del mio cervello.
Sondaggio: 31 Maggio,12:20 PM
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Uscire con il migliore amico di Ian non era di certo nei suoi piani. Ha riflettuto parecchio sul da farsi prima di presentarsi nel luogo in cui Liam le aveva dato appuntamento, ma alla fine la curiosità aveva avuto la meglio.
[...]
Il nephilim fa il suo ingresso al locale con alcuni minuti di ritardo e Joey, avvistandolo in mezzo alla folla, alza la mano e gli fa cenno di raggiungerla.
«Perdonami, ho fatto fatica trovare parcheggio...» «Figurati, sono appena arrivata, davvero!»
Josephine si alza dal tavolo che aveva tenuto occupato per l’occasione e gli porge la mano timidamente, non avendo la men che minima idea di come comportarsi. Liam afferra saldamente la sua mano e ricambia la stretta, per poi riservarle uno dei suoi migliori sorrisi. Josephine, in seguito a quello scambio di sguardi, si sente avvampare.
«Sono Liam, ma penso proprio che ci siamo già presentati.» «Josephine, ma puoi chiamarmi Joey.»
Esclama la Cooper raggiante, per poi accomodarsi nuovamente sul suo sgabello e attendere che il ragazzo faccia lo stesso. I due rimangono qualche secondo in silenzio a guardarsi intorno, entrambi improvvisamente incapaci di formulare una frase di senso compiuto. Liam e Joey sono persone estroverse ed incredibilmente socievoli, eppure quell'assurdo appuntamento combinato sembra mettere entrambi parecchio a disagio.
Liam è il primo a rompere quel silenzio imbarazzante.
«Vado ad ordinare qualcosa da bere per entrambi, che dici?» «Sì, ti prego.»
Esclama la Cooper prontamente, palesando il fatto che non stesse aspettando altro. Approfitterà di quei pochi minuti di attesa per pensare ad alcuni spunti per affrontare il resto della serata.
[...]
«Quindi... Conosci Ian da quando avevate sette anni? È una cosa così dolce, non me ne aveva mai parlato!» «Beh, sai, Ian non è uno che si vanta.»
In seguito a quella stupida battuta, Josephine non riesce a trattenere una risata. Non ne va molto fiera, ma è bastato ben poco -un cocktail annacquato e qualche moina- ed eccola lì a ridacchiare come un’oca giuliva ogni volta che quel ragazzo apre bocca. È innegabile, Liam Smith è dotato di un sex appeal non indifferente e, nel giro di una mezz'oretta, anche la Cooper sembra essere cascata ai suoi piedi. «Già, altrimenti ti avrebbe presentato la sua “brillante amica Joey” mooolto tempo fa! Non posso credere di aver passato così tanto tempo in casa vostra senza quasi incrociarti!» «Oh... Io invece ci credo eccome!» «Che vorresti dire?» «Dico che non voleva che mettessi gli occhi su una bella ragazza come te. Non gli bastava Tessie, vuole che tutte le ragazze della sua vita abbiano occhi solo per lui! Che razza di egoista!»
Commenta Liam alzando gli occhi al cielo, con un tono decisamente sarcastico. Vuole bene al ragazzo e non gli viene difficile immaginare il vero motivo per il quale ha sempre tenuto la ragazza lontana dal suo “radar”. Non appena viene fatto il nome della dottoressa, l’espressione di Josephine sembra incupirsi. Il viaggio di Ian a San Francisco è ancora un mistero per lei e forse Liam sa qualcosa che lei non sa.
«Che c’è? Ho detto qualcosa di sbagliato? Scherzavo eh, Ian non è poi così megalomane. Quella è più una mia caratteristica.» «Hey, a te ha detto che cosa è successo in California? Forse non dovresti nemmeno parlarmene, lo so, è solo che— È così a terra ultimamente, vorrei fare qualcosa di concreto per aiutarlo, solo che... Appena la nomino inizia ad innervosirsi io non— » «Davvero non ti ha detto niente?»
Josephine abbassa lo sguardo e scuote la testa.
«Pensavo si rivolgesse a te quando si tratta di “sentimenti” e altre stronzate simili.» «Già, lo pensavo anche io.» «Probabilmente si è sfogato con me perché non aveva alternativa. Sono andato a recuperarlo all'aeroporto di Chicago ubriaco marcio... Sai, no? Dopo che Tessie gli ha restituito l’anello...» «Aspetta, che? Le ha chiesto di sposarla? Ma quando? Oh mio Dio, come ha potuto omettere una cosa del genere?»
Liam strabuzza gli occhi nel momento in cui si rende conto di aver detto troppo. Vorrebbe tirarsi indietro e rimangiarsi tutto quanto, ma ormai il danno è fatto, tanto vale che Joey venga a conoscenza anche degli ultimi dettagli.
«Beh, diciamo che non è stato uno dei suoi momenti migliori. Penso sia per questo che ha preferito non parlartene. Si era preparato una super proposta di matrimonio durante la quale le avrebbe annunciato il suo desiderio di raggiungerla in California—» «COSA? Ma quando lo avrebbe deciso?» «Già, appunto. È stato tutto piuttosto improvvisato... Fatto sta che invece della romantica proposta a lume di candela, ha finito per farle una scenata di gelosia davanti ad un suo collega dell’ospedale. Lei si è incazzata, lui si è incazzato, ha deciso di farle lo stesso la proposta e tutto si è concluso con uno spiacevole ed imbarazzante rifiuto.»
Josephine ascolta la storiella di Liam -che naturalmente non corrisponde esattamente alla realtà dei fatti- con il fiato sospeso.
«Oh mio Dio, deve essere stato così umiliante per Ian, ma— Sposarsi? Trasferirsi dall'altra parte degli Stati Uniti? In quale universo sarebbe potuta essere la scelta giusta? Lui ama l’Illinois, ama il suo lavoro, ama—» «Suppongo amasse anche Tessie.»
Si limita ad aggiungere Liam con una scrollata di spalle, non curante dell’effetto che quelle parole abbiano avuto sulla Cooper. Uno strano brivido percorre la schiena di Joey, ed improvvisamente si rende conto di aver preso tutta quella faccenda fin troppo sul personale. Per prima cosa, quella vicenda è acqua passata perché il matrimonio non avrà mai luogo e il suo amico Ian resterà lì dove sta ancora per parecchio tempo. In secondo luogo...Che cosa le importa? È arrabbiata perché sarebbe partito senza nemmeno farglielo sapere o perché amava Tessie al punto di fare una scelta tanto coraggiosa ed impulsiva? Josephine scuote la testa in modo da scacciare quegli assurdi pensieri dalla sua testa, per poi tornare a rivolgere ogni sua attenzione al bel ragazzo che si ritrova davanti.
È la sua serata, la sua e di Liam. Non può permettere al fantasma del migliore amico che condividono di rovinarla.
«Sai che ti dico? Al diavolo Ian! Non ha voluto confidarsi con la sua migliore amica? Bene, che superi il trauma a modo suo. Torniamo a noi, Liam, raccontami qualcosa di te.»
Esclama la Cooper mettendo da parte l’astio nei confronti dell’amico e concentrando invece ogni sua attenzione in Liam e le sue belle braccia muscolose.
«Sono io il suo migliore amico ma, okay, passiamo oltre.» Ribatte Liam borbottando tra sé e sé, per poi tornare al discorso interrotto poco prima.
«Beh, come ti dicevo, lavoro in un negozio di elettronica a qualche isolato da qui, ma questo già lo sai, visto che fino a qualche mese fa ci lavorava anche Ryan. E sai, i miei genitori sono ricchi sfondati. Voglio dire, ricchi sul serio. E lo ero anche io fino a quando— [...]»
Josephine ascolta Liam sforzandosi con tutta sé stessa di mostrarsi interessata, ma le occorre ben poco per capire che, a parte il condividere un caro amico, i due non hanno proprio un bel niente in comune. Dopo aver trascorso una buona ora e mezza a raccontarsi del più e del meno, Josephine si ritrova a sbadigliare. Liam è sicuramente una piacevole compagnia, ma non avrebbe mai pensato che sarebbe stato così difficile “andare al sodo” con un tipo come lui. In fin dei conti, la sua reputazione lo precede e, dato l’interesse che entrambi sembrano nutrire l’uno per l’altro, si stupisce del fatto che ancora non le abbia proposto di “andare a parlare in un posto più tranquillo”. Senza tentennare ulteriormente, Joey decide di farsi avanti per prima, sporgendosi verso il suo accompagnatore in maniera tale da accorciare le distanze.
«Quindi avevi un elicottero tutto tuo?» «Di mio padre ma... Sì, diciamo che potevo utilizzarlo a mio piacimento.» «Che peccato che tuo padre ti abbia diseredato, avremmo potuto usarlo per andare in un posto più tranquillo...» Liam alza un sopracciglio, confuso dalla piega che sembra aver appena preso la serata. «Ho ancora una macchina, possiamo sempre andare da qualche altra parte...» «Idea tua, non mia.» Risponde la Cooper scrollando le spalle, per poi sporgersi ancora un po’ in direzione del ragazzo. Liam, che sembra aver capito dove voglia andare a parare la ragazza, sorride ammiccante e poggia la mano su quella di lei, per poi iniziare ad accarezzarla con il pollice.
«Dove vuoi che andiamo? Insomma, casa mia è qui vicin—» «No!»
Esclama prontamente Joey senza dare il tempo a Liam di completare la frase. Il ragazzo ritrae subito la mano spaventato, non capendo abbia sbagliato adesso. Non mentiva Ian quando definiva la sua amica “tanto bella quanto strana”.
«Voglio dire, casa tua è piena di gente... Meglio casa mia.» Propone poco dopo la Cooper afferrando nuovamente la mano del ragazzo, per poi ritrovarsi a soli pochi centimetri dal suo viso. «Non saprei, insomma, ho solo due coinquilini... Esattamente come te.» Joey trattiene il fiato per qualche secondo, giusto il tempo di recuperare tutto il suo coraggio che ha a disposizione e gettarsi a capofitto tra le labbra del cacciatore. Liam strabuzza gli occhi in seguito all'intraprendenza della ragazza, per nulla come Ryan ed Ian l’avevano descritta, ma decide ugualmente di lasciarsi andare e ricambiare quel bacio. Un signor bacio, su questo non si discute, eppure c’è qualcosa di assolutamente sbagliato in quell'unione, qualcosa che nessuno dei due sarebbe in grado di descrivere. Liam è il primo a tirarsi indietro, allontanandosi di qualche centimetro dalle labbra della ragazza.
«Non ce la faccio, voglio subito fare sesso con te!» Josephine strabuzza gli occhi, per poi guardarsi un attimo intorno. «Qui? Non l’ho mai fatto in un bagno pubblico... Continuo a pensare che casa mia sarebbe un’opzione miglior—» «Cosa?» «Cosa?» «Avevi intenzione di fare sesso al primo appuntamento?» «Non è così che funziona con te?» «Sì, solitamente sì, ma—» «Ryan mi ha detto che tu sei il re dei rapporti occasionali, pensavo che—» «Aspetta, a me Ryan ha detto che sei una di quelle che credono nel vero amore, in “quello giusto” e che sogna un amore come quello dei suoi libri preferiti...» «Già, perché solitamente è così. Ma non pensavo che saresti potuto essere tu!» «Ah no?»
Domanda Liam quasi deluso in seguito a quella confessione, passandosi una mano dietro alla nuca.
«No, certo che no. Senza offesa ma, è che pensavo volessimo la stessa cosa.» Risponde la Cooper sentendosi incredibilmente in imbarazzo per la piega che sembra aver preso quel discorso. «È tutta colpa di quel coglione di Ian. Vederlo ridotto così mi ha fatto iniziare a pensare al fatto che non sono mai stato così messo male per una ragazza, che forse avrei dovuto uscire con una donna per davvero, ascoltare quello che ha da dire e—» «Sul serio? Vedere il tuo migliore amico a pezzi per una donna ti ha fatto venire voglia di fare lo stesso? Ma che razza di problemi hai?» «Hai usato le stesse identiche parole di Ian, forse saresti dovuta uscire con lui, non con me!» Josephine si lascia sfuggire una risata in seguito a quel commento ma poi scuote la testa, sforzandosi di tornare al punto.
«Okay, qualcosa mi dice che la mia serata all'insegna del sesso è andata a farsi benedire. Quindi, il minimo che io possa fare, è insegnarti a trovare una via di mezzo. Non dico di lasciare che la prima donna che ti capita a tiro calpesti il tuo cuore senza alcun ritegno, ma ascoltare la persona che hai davanti e non vederla soltanto come un bel pezzo di carne... Potrebbe essere un buon inizio.» «Chi ha detto che la notte di sesso è saltata?» «Ecco, appunto. Ascolto selettivo. Cosa ti è rimasto impresso di tutto ciò che ho detto da inizio serata? Sono molto curiosa...»
Improvvisamente, tutti i propositi della serata di Joey sembrano essere andati a farsi benedire. Dovrebbe essere dispiaciuta per questo, ma invece di ritrova a a gradire particolarmente la compagnia dell’ex donnaiolo, con il quale si ritrova a chiacchierare per il resto della serata.
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Note
Premetto... a me Piton non piace, anche dopo aver scoperto che è un "buono". Lo dico per precisare che SO di avere dei limiti nel giudicare i personaggi che hanno ferito i miei preferiti. Io non riesco a empatizzare con Theon, tutto quello che gli è successo ė diretta conseguenza della sua cattiveria. Anche i suoi POV non sono attendibili per me: ci credo che lui ci crede quando dice che sarebbe voluto morire con Robb, ma non credo che nella realtà si sarebbe comportato in maniera così leale.
uhm allora prima di tutto mettiamo in conto che io sul piton discourse non posso dire/concepire niente e anzi per me dovrebbe bruciare che non posso reggere più la gente che discute di quello che personalmente me pare l’unico personaggio grigio di una serie per ragazzi che m’è sempre stata lì quindi se ha cose in comune con theon o no non voglio giudicare, ma:
tu ovviamente c’hai diritto di fartelo sta sul cazzo theon, cioè a me sta sul cazzo cersei per motivi che ho il diritto di avere quindi non è che voglio convincere nessuno che theon DEVE piacergli, se così la pensi è la tua idea del pg e c’hai il diritto di averla;
detto ciò: cattiveria? insomma. cioè, questo è uno che ha passato dieci anni della sua vita con tre quinti dei suoi familiari immediati abusivi (cioè si ricorda che il fratello lo menava quando era ubriaco), poi si è beccato il trauma della guerra a casa, poi a nove anni l’hanno preso da casa e spedito a WF tipo ‘ehi se tuo padre fa cazzate tu muori ciao’ e tipo l’unica persona che gli ha mai voluto bene *a winterfell* e per la sua splendida personalità è robb che è il figlio di quello che deve ammazzarlo se suo padre sclera, cioè non è che sono le migliori basi per una sana crescita psichica;
poi cioè WF l’ha preso per impressionà suo padre e robb l’ha tradito perché ha scelto la famiglia, però… cioè, perdono, ma questo è uno che per dieci anni si è fatto seghe mentali su QUANDO TORNO A CASA MI VORRANNO TUTTI BENE e che vive di meccanismi di compensazione che non sono *lui*, arriva a casa e viene trattato come è trattato e in una società dove la cosa più importante è appartenere alla tua casata (rega tywin odia tyrion ma gli salva il culo perché è lannister cioè siamo seri). ora, se sta co suo padre ha vaghe speranze di avere il suo titolo, se torna da robb il padre lo disereda e robb è L’UNICA PERSONA CHE SI FIDA DI LUI cioè onestamente, è bello pensare ‘sceglieremmo tutti il bff che ci vuole bene’. è bello. è la scelta morale. ma è quella realistica? io non lo so se l’avrei fatto al posto suo. cioè theon fa la scelta realistica che però non ci piace e quindi poi visto che fa una marea di cazzate dopo gli diamo sotto, ma… non è cattiveria. è istinto di sopravvivenza.
mo, visto che hai citato i libri immagino che li hai letti e… cioè acok è tipo ‘quanto può uscire di testa questo qui’. nel senso, è palese che più va avanti più questo ha seri problemi mentali e non sta agendo secondo un qualsiasi senso logico, nvm che la cosa peggiore che ha fatto - far finta di ammazza bran e rickon/ammazzare i ragazzini - gliel’ha suggerita ramsay, lui di suo manco ci pensava. cioè ha fatto una marea di stronzate orrende ma non perché è cattivo di suo, o perché ci godeva. cioè non ci gode per niente a fa fuori nessuno, non è joffrey o ramsay o cersei o chi per loro. cioè se era joffrey ci pensava lui a fa fuori i ragazzini, o se era joffrey bran e rickon li ammazzava direttamente lui. poi ovvio libera di pensarla diversamente ma… quello non agisce per cattiveria o sadismo, agisce perché pensa che facendo quello che fa gli altri lo apprezzeranno e perché ha manie/problemi dovuti al fatto che vede il mondo in maniera totalmente contorta e che ha passato dieci anni a farsi delusioni e non ha avuto una crescita psichica normale, non perché è uno stronzo;
discorso empatia: ok, parliamoci chiaro. a me theon dopo acok stava sul cazzo cioè non mi suscitava particolari simpatie. poi mi ero convinta fosse morto offscreen. ho cominciato adwd e quando so arrivata a reek (era appena uscito e avevo maratonato e non sapevo NIENTE) non ho capito che era lui per dieci pagine, e tipo mi stava a venì da vomitare perché ero tipo CHE CAZZO E’ STA COSA MA CHI E’ STO DISGRAZIATO MA NON ESISTE. poi ho scoperto che era lui e tipo oltre a vomitarmi in bocca la mia prima reazione è stata cristo ritiro tutto quello che ho mai pensato sul si merita di soffrì male dopo acok perché……. cioè…… parliamo di uno di ventidue anni massimo che sembra uno di 60, ha i denti mezzi spezzati, ha perso non si sa quante dita, è stato abusato in qualsiasi senso (anche sessualmente imo) da un pazzo psicopatico che vuole fargli il lavaggio del cervello e gli tocca dormì coi cani. cioè. non ci sta niente imo che qualcuno abbia fatto che giustifichi sta cosa. ai traditori nel medioevo togli la testa e nel mondo reale se uno fa quello che fa theon in acok lo si manda all’ergastolo nei paesi civili. non esiste proprio che se lo merita o che ‘beh ha fatto cazzate quindi gli tocca’. cioè beccaria per cosa è esistito? la tortura non si giustifica fine. che poi io c’abbia empatia anche per altre cose è un altro discorso ma pure se non ce l’avessi, nessuno si merita quello schifo ed è un fatto oggettivo. e io senza sapere chi era mi stavo a sentì male cioè non posso concepire che dopo una roba del genere e con tutto quello che gli tocca in adwd se lo fosse meritato. ma manco joffrey se lo meritava. cioè rega quando jaime scopre che vargo era stato cannibalizzato era tipo EW CHE SCHIFO anche se si parlava del tizio direttamente responsabile della mancanza della sua mano destra e sicuro vargo l’empatia di jaime non se la meritava, e manco era empatia, era decenza di base. è lo stesso discorso. se l’è cercata non esiste come giustificazione. se non esiste per cersei e la walk of shame non esiste manco per theon e ramsay.
in asoiaf non ci sono pov attendibili. Cioè, davos è attendibile e sam probabilmente pure lo è, e jaime alla fine pure lui. il resto sono tutti unreliable chi più chi meno. ma theon è unreliable in acok imo, in adwd molto meno perché non ha niente da perdere. cioè, questo vuole solo morire. quando dice che sarebbe dovuto morire con robb è il suo momento più basso e quello dove capisce dov’è che ha sbagliato tutto e viene alla fine di un percorso di rinascita interiore/realizzazione del sé che è scritto veramente coi controcazzi, e alla fine appena capisce che sarebbe dovuto crepare con robb fa la prima cosa che ha attivamente deciso senza influenza altrui o senza tenere in considerazione il discorso e come finisco io/come mi avvantaggia da acok, che consiste in… mentire palesemente alle wildling perché se scoprissero che jeyne non è *arya* non la salverebbero per salvarle la vita (e due capitoli prima era ‘theon greyjoy would have helped her but he was reek now’ o quello che era quindi THEON l’avrebbe aiutata, reek no, e voleva farlo da subito ma non aveva mai avuto il coraggio cosa pienamente comprensibile visto che la notte di nozze di ramsay è un doppio stupro ma ok), convincere jeyne a uscirne anche se questa non ci crede ed è mezza traumatizzata e quando le wildling so tipo DATTE UNA MOSSA lui è tipo la cosa più empatizzante del mondo, e poi quando si rende conto che non hanno più la scorta e questa non contribuisce… cioè poteva andarsene da ramsay e dire che jeyne aveva provato a scappare e lui l’aveva ripresa, invece manco ci pensa e salta dalle mura per salvarle la vita?? che è tipo… cioè, theon che salva jeyne e jaime che salva brienne nel 3 sono tipo le uniche due cose in sti libri che sembrano uscite dalle favole tipo valente principe salva la povera principessa in pericolo dal mostro cioè siamo seri. se questo era veramente stronzo/cattivo dentro non lo faceva e l’intero punto è che quel capitolo si chiama THEON mentre gli altri si chiamavano come tutti gli stadi del suo percorso identitario. quello che c’hai davanti nel capitolo ultimo di adwd è theon come sarebbe dovuto essere e come era sotto tutti i meccanismi di difesa e delusioni e DEVO PROVARMI A MIO PADRE. te può piacere o meno, ma non è la stessa persona di acok ed è effettivamente una persona che uno può capire perché robb potesse esserci amico, e detto ciò…
il discorso ‘non ci credo che si sarebbe comportato così’… scusa ma non c’ha senso. il punto uno è che se l’avesse saputo che la sua bravata finiva con robb morto e lui a pezzi letterali ovviamente si sarebbe comportato lealmente (anche se tbh a robb non doveva un cazzo tecnicamente, solo nel tf gli si era inchinato) e/o diversamente. il punto due è che tanto la tragedia della cosa è nel fatto che robb è morto e non può cambiare le cose. e il punto tre… è che…. theon non pensa ‘se non l’avessi tradito ora saremmo bffs’ o ‘sarebbe stato bello reincontrarlo e chiarirci’ o roba simili. theon pensa che sarebbe dovuto crepare con robb durante il red wedding che è tipo il modo più atroce di morire che uno possa concepire cioè rega robb l’hanno letteralmente fatto a pezzi. e quello dice che voleva essere fatto a pezzi con lui. non è una cosa da niente?? certo che ci crede? e certo che se potesse andare indietro ci firmerebbe cinquanta volte per crepare con robb. cioè è il punto dell’intera cosa il fatto che lo capisce quando non c’è più niente da fare che robb era effettivamente così importante per lui che morirci male insieme era quello che avrebbe dovuto fare. ma il punto è che non l’ha fatto e se lo porterà dietro a vita XDDD bello. anzi, anche no. perché è orribile. ma theon è un personaggio tragico cioè XD mo imo il punto intero è che adesso che ha fatto tutta sta strada deve rifarsi una vita essendo la persona che sarebbe sempre dovuto essere e quindi andrà avanti, ma… cioè. si è pentito delle cazzate che ha fatto. ha pagato anche troppo quando mai avrebbe dovuto passare quello che ha passato. è così difficile pensare che… c’è stato il character development e ha capito certe cose e ora non è la stessa persona che era in acok?
cioè, ok, liberissima di pensare altrimenti, ma voglio dire, il mio pg preferito è *robb* e theon non lo odio, mentre invece con cersei ho chiuso quando si è messa a ridere dicendo ‘lol che divertente che catelyn è impazzita vedendo robb che le moriva davanti muahahaha’. il punto è che cersei è una stronza sociopatica a cui frega un cazzo di nessuno se non di se stessa e che non ha nessuna cosa che ai miei occhi la redime (sicuro non le dispiace di tutto il male che ha fatto e sicuro non l’ha fatto per motivi non narcisisti e quella è una che abusava il fratello minore perché lo odia e fine e con jaime lasciamo stare che tbh manipolarti uno coscientemente o meno tutta la vita perché *lui è te* sbattendotene della sua personalità o delle sue opinioni per me è aberrante), theon no e si vede palesemente se confronti i loro capitoli. pure io ho problemi con gente che ferisce/danneggia i miei fave, ma se hanno dei motivi e non lo stanno a fa per cattiveria sono molto più disponibile a vedere il loro lato e theon assolutamente ce li aveva e non lo faceva per cattiveria. e detto ciò, per quanto cersei la odi e pensi che ha fatto tutto quello che ha fatto per i motivi non nobili di cui sopra, comunque non penso si meritasse la walk of shame.
cioè. rega. non se può con sta storia che se l’è cercata. se non ti viene empatia ad uno torturato così ok ma non posso proprio concepire che uno se l’è cercata quando si tratta di torture. fine XD
#italian post#long post for ts#idk cioè poi liberissima di avere le tue opinioni eh#però non so d'accordo e fine xd#ch: theon greyjoy#anonymous#ask post#my precious son
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