#che ne sarà di noi
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machiavelli · 2 months ago
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il mio professore che aveva fatto esattamente così, si è limitò a parlare degli studi di Bembo sulla lingua e poi come esempio di petrachismo leggemmo Gaspara
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c’è tempo per tutto nella vita se uno lo vuole davvero.
ciò che mi dà fastidio del canone letterario che si studia a scuola (sì scusate stavo risfogliando il libro del liceo) è che molte scrittrici vengono omesse "perché bisogna soffermarsi su quelli più strettamente necessari, c'è già troppo!!" però poi si trova lo spazio per mettere un sonetto del cazzo di Bembo (non del cazzo di Bembo) dove l'analisi che segue è una pagina di "ecco un esempio di petrarchismo sterile e banale, che è una mera imitazione e non ha le note originali di altri". Ma togliessero pure i suoi crin d'oro crespo e mettessero un sonetto in più di Gaspara Stampa o che so io
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kon-igi · 2 days ago
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LA SCATOLA DEL DOLORE
Non basta essere appassionati di qualcosa per diventare automaticamente dei professionisti specializzati, altrimenti il mondo sarebbe pieno di ginecologi e androloghe e infatti per ciò che riguarda il dolore e la sofferenza io non mi ritengo né esperto né professionista, però dopo tanti anni passati a calpestare questa bella terra in balia di mie e altrui fortune altalenanti, posso perlomeno affermare che in genere, se ne parlo, è perché so di cosa parlo.
Esistono differenti tipi di dolore e altrettante differenze scatenanti ma da che ho memoria ho sempre visto entrare nella mia vecchia casa a Viareggio persone con le lacrime agli occhi e poi uscirne, se non proprio sorridenti, perlomeno più serene.
Il fatto è che nella quasi totalità dei casi si trattava di madri e di padri che avevano perso i propri figli e le proprie figlie, genitori desiderosi di chiedere ai propri cari se Oltre ci fosse ancora sofferenza o invece la pace e la serenità che si auguravano.
Mio papà e mia mamma sono stati per la quasi totalità delle proprie vite Mulder e Scully de'noantri, però al contrario: mia mamma vedeva gli spiriti e ci parlava e mio papà scacciava infastidito i negromanti che conficcavano spille nelle loro bamboline per vendicarsi che gli rubavano il lavoro e pure gratis.
Nessun giovane spirito, però, ha mai parlato ai propri genitori - più grande è il dolore meno possibilità ci sono di attingere alle emanazioni della Cosa Una - invece queste madri e questi padri disperati hanno ritrovato una quiete interiore parlando non di chi è andato oltre ma di chi è rimasto.
Io sono forte con i dolori che conosco e assolutamente impreparato e fragile anche solo a pensare al dolore che non è ma che potrebbe essere. Anzi, che per forza di cose sarà.
Che cos'è, allora, la scatola del dolore?
Si tratta di una serie di espressioni emotive che ho incontrato in questi ultimi anni e che ho voluto fissare in una metafora visiva.
Noi siamo scatole, contenitori viventi delle più variegate emozioni che si agitano ad ogni nostro agire, sbattendo contro il nostro cuore e risuonandoci dentro.
Quando subiamo il lutto di una persona a noi cara, diventiamo contenitori di un'unica emozione, enorme, ingombrante e onnipresente: il dolore.
Immaginate il dolore come una palla rossa che a ogni nostro movimento sbatte contro il cuore e ci rimbomba dentro di sofferenza e disperazione. Apriamo gli occhi al mattino e ZAC! una coltellata al cuore, saliamo in macchina e ZAC!, apriamo la porta di casa ZAC! e così in ogni aspetto della nostra vita.
Poi un giorno succede qualcosa di strano... apri gli occhi al mattino e la coltellata non arriva: la palla rossa del dolore non ha colpito il cuore ma... c'è ancora! Rimbalza ovunque ma non tutti i movimenti la fanno sbattere là dove fa più male.
Ma... la palla del dolore si è forse rimpicciolita?
Non sembra sia più piccola, solo che colpisce meno frequentemente il cuore e col passare del tempo la sua capacità di ferire sembra diventare sempre più rara.
No, non è più piccola... è diventata più grande la scatola.
La persona è cresciuta intorno a quel dolore, lo ha accettato, compreso e lo ha reso più piccolo del posto in cui all'inizio esso sembrava spingere e spadroneggiare.
Non lo ha dimenticato, non lo ha seppellito, non è fuggita ma vi è cresciuta faticosamente intorno, fino a che il suo flebile manifestarsi non si è presentato come una piccola fitta di nostalgia velata di sorriso stanco.
Questo è il dolore, quando troviamo la forza di abbracciarlo e comprenderne le oscure motivazioni, perché oltre la cortina di pioggia del rimpianto e del desiderio di non sentire più, la via prosegue senza fine e i nostri sogni appartengono già al domani.
P.S.
Se il vostro dolore sembra essere troppo grande e la vostra scatola troppo piccola, cercatemi su telegram come kon_igi... magari non parleremo con gli spiriti ma vi posso assicurare che se avrete bisogno, cercherò di arrivare alla prima luce del quinto giorno. Quindi all'alba guardate ad Est! ❤️
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falcemartello · 4 months ago
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🧵“Se i pannelli solari potessero parlare”.
Sono un pannello fotovoltaico al silicio monocristallino, sono grande 2.094x1.038x35mm e peso 24 kg. Fui costruito a Xi’An in Cina e oggi sono in un campo fotovoltaico vicino Avellino. Sono bello, vero? Seguitemi nel mio racconto!
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Per la mia costruzione nella fabbrica di pannelli PV più grande del mondo, alacri operai cinesi misero insieme 1.128 grammi di preziosi wafer al silicio monocristallino collegandoli con 72 grammi di sottilissime interconnessioni in rame su un letto di 2.352 grammi di alluminio.
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A ricoprire il tutto, 1.032 grammi di EVA protettivo e 19.416 grammi di vetro temperato purissimo. Per completare l’assemblaggio furono necessari ben 3.250 kWh di energia elettrica cinese, di cui il 67% da combustibili fossili che produssero 1.276 kg di emissioni di CO2.
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Per andare da Xi’An a Shanghai via TIR insieme ad altri 349 pannelli come me, occorsero ben 1.000 litri di gasolio, circa 3 a testa. Poi, da lì, per raggiungere Amburgo (11 kNM), la nave cargo dovette bruciare ben 5.300.000 litri di “bunker oil”,
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un gasolio molto grezzo e viscoso con alto contenuto di zolfo, che, divisi per 1.400.000 di noi (4.000 container x 350 moduli), furono circa 4 litri a testa. Infine, per il tragitto da Amburgo ad Avellino via TIR ci vollero ulteriori 1.000 litri di gasolio, 3 a testa.
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Giunto ad Avellino, per la mia installazione ci volle un ulteriore litro di gasolio che portò il totale a 11, cioè 113 kWh di energia e 30 kg di CO2 emessa.
Lì, considerando l’insolazione annua di Avellino, il mio rendimento di conversione solare/elettrico e perdite del 6% circa per giunzioni e inverter, in 20 anni produrrò circa 8.200 kWh netti in rete.
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Infine, quando esalerò l’ultimo respiro, per smantellarmi, smaltirmi e riciclare i miei componenti occorreranno, ahimè, ulteriori 900 kWh circa di energia elettrica italiana che daranno luogo a 222 kg di emissioni CO2.
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Tirando le somme, a fronte di 4.263 kWh di energia spesa e 1.528 kg di CO2 emessa, avrò prodotto 8.200 kWh in 20 anni, cioè 3.937 kWh netti (197 kWh/anno) emettendo 1.528 kgCO2, 388 gCO2/kWh. Il mio EROEI sarà 8.200/4.263 = 1,92.
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Vi domando: ne sarà valsa la pena per il globo?🤔
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raccontidialiantis · 7 days ago
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Prepotente e sfacciato
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"Silvana, ti mando questo messaggio perché non ce la faccio più. Io penso, anzi: sono sicuro che tu segretamente nel letto ti tocchi pensando a me. Certo: fai la sostenuta, davanti agli altri che ballano sulla pista impegnati nella danza. Vieni a scuola di ballo due volte a settimana. T'accompagna tuo marito. Lui non balla, ma stranamente t'ha chiesto di vestirti sempre più provocante."
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"Da quella prima volta, dalla sera in cui ha visto come ballavamo insieme, ma persino lui ha capito che ti desidero, che ti stringo come se volessi portarti a letto subito. E ha percepito che tu rispondi al mio corpo. Infatti, per ballare ormai, come partner per la lezione cerchi sempre e solo me. Anche se gli dici che ti sto sulle palle e che ti stringo troppo. Però quando arrivi, i tuoi occhi cercano immediatamente i miei. E per ballare i lenti, il tango, la kizomba, la milonga, non so perché ma mi porti sempre lontano da lui."
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"Così da frapporre molte altre coppie tra noi e il suo sguardo. Da poco hai iniziato anche a respirarmi roca nell'orecchio. Mi sussurri che ti sto soffocando, però quella che si stringe… sei tu! Vuoi farmi morire di passione. Ti devo avere. Dimmi tu quando. Ti voglio. Così smetterai di toccarti sognando che io ti possieda e potremo darci al più grande e proibito dei piaceri. Non preoccuparti troppo di tuo marito: è chiarissimo ormai che lui desidera che io ti scopi. E anche tu non vedi l'ora: confessa."
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"Antonio, ma... sei completamente impazzito? Solo perché metto minigonne plissè, calze velate e camicette di tulle trasparenti nere o bianche senza sotto il reggiseno, non vuol dire che tu mi piaccia e che voglia stimolare la tua libidine. Poi, sai che sono sposata e ho un bambino: non scordarlo. Certo, mio marito non mi tocca spesso. Anzi: è mesi che non mi sfiora. Oddio, ti sto facendo delle confidenze forse troppo intime… scusami!"
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"Dovrei essere offesa dalle tue parole, però! Ma... insomma, per chi mi hai presa? Comunque, a dirla tutta, in fondo sono lusingata dalle tue attenzioni di maschio. Questo si, te lo confesso. Al massimo, ma solo per ringraziarti dell'attenzione e siccome non sono una persona maleducata, ti dico che possiamo prendere insieme un caffè. Solo un caffè rapido. Domani: nel primissimo pomeriggio, subito dopo mezzogiorno. Lui è al lavoro e il bimbo ancora all'asilo, dove mangia anche."
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"Ma poi guarda che massimo alle due devo correre a prenderlo. Ti va bene? Capisco che ti fa piacere, perciò verrò vestita… da ballo. Indosserò anche scarpe tacco dodici. Così, dai: potrai finalmente vedermi in tutta la mia... prorompente femminilità! Ti piacerò ancor di più. Oh, Signore! Ma che mi fai dire... Però so anche che di sicuro non ne approfitterai, da gentiluomo quale sei. Ripeto: solo un caffè, ok? Allora, vengo a casa tua?"
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"Si. Ti aspetto già da adesso. Ti mando l'indirizzo e preparerò il miglior caffè. Il miele ce lo metteranno i tuoi occhi. E la tua voce sarà la musica di sottofondo. Non vedo l'ora. Così domani sera i nostri balli saranno più armonici e fluidi, non credi?"
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"Ah, ah: che scemo! Inizi a non starmi più così tanto sulle palle… Ci vediamo domani. Però… per favore non farne parola con nessuno: sai, potrei morire dall'imbarazzo. Una signora per bene che prende un caffè a casa di un separato più giovane… Potrebbero pensare chissà cosa…"
"Tranquilla. Sono un gentiluomo. Baci."
"Un bacio a te. A domani."
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RDA
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pettirosso1959 · 5 months ago
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QUANDO LA RAGIONE SI TRASFORMA IN FOLLIA E LA FOLLIA SUPERA IL LIMITE
La potenza impegnata per uso domestico è, di solito, 3 kWe. Un condominio di 100 famiglie impegna complessivamente una potenza di 300 kWe, che in un giorno (24 ore) diventano 7200 kWh, in un anno diventano 2628000 kWh (2628 MWh).
Se volessimo ricarica un'auto elettrica con batteria di capacità pari a 90 kWh, teorizzando un rendimento di ricarica dell'85%, avremmo di bisogno di 37.5 ore. Volendo ridurre i tempi di ricarica a poco più di 1 ora, avremmo di bisogno di una potenza impegnata di 105 kWe. Ma 105 kWe sono pari a più della metà del condominio e il tutto per una sola auto.
Facciamo finta che nel condominio di 100 famiglie tutti abbiano un'auto elettrica con batteria della capacità citata e il condominio ottiene il via libera per 100 stazioni di ricarica "media" da 105 kWe.
La potenza impegnata è pari a 105000 kWe, ovvero 105 MWe, ovvero 105 MWh di energia, ovvero quasi la potenza di un reattore nucleare modulare (SMR) come il Liong One cinese da 125 MWe!
Giusto per fare comprendere la proporzione, con 105 MWe si alimenta una città (senza industrie, naturalmente) di 35 mila abitanti! Adesso provate ad immaginare una città con, almeno, la metà del parco auto circolante di tipo elettrico e tante stazioni di ricarica dalla potenza di, almeno, 105 kWe.
Milano, inteso come Comune, conta su 1.4 milioni di abitanti, e con il 50% di 1807123 parco auto, le vetture elettriche sarebbero 903561. Volendo considerare che tutte le auto vengano ricaricate con colonnine rapide da ipotetici 105 kWe (in realtà si stanno diffondendo, insieme a quelle da 200 e oltre kWe, ma sono pochissime, la stragrande maggioranza sono da 36 kWe, ma noi agiamo ipoteticamente per consentire una ricarica in poco più di 1 ora), la potenza impegnata sarebbe di 948739605 kWe, pari a 94873,905 MWe, pari a 94,873905 GWe di potenza elettrica effettiva! Per giuste proporzioni, un reattore nucleare coreano APR-1400, dello stesso modello costruito in 4 unità negli Emirati Arabi Uniti, eroga una potenza massima netta di 1400 MWe, ovvero 1,4 GWe, e ne sarebbero necessari ben 68!
Qualcuno potrebbe obiettare: "Non è detto che tutte le auto si connettano contemporaneamente per la ricarica". Vero, ma la statistica dimostra, che la ricarica viene tendenzialmente effettuata nelle ore serali/notturne presso il proprio domicilio (in Italia per chi può permetterselo, in Germania e negli Stati Uniti è la prassi), più raramente presso le colonnine dislocate nei punti di ricarica urbani avviene di giorno. La statistica stessa ci viene incontro informandoci che ci sarà almeno una volta al giorno un momento in cui le auto possono essere collegate tutte insieme per la ricarica, e quella potenza va coperta, pena un inesorabile crollo delle linee e un prolungatissimo black-out che porterebbe dietro di sé, non la Lombardia, non l'Italia, ma l'Europa intera, date le interconnessioni transfrontaliere.
Ammesso che i cittadini si "accontentino" di ricaricare le proprie auto alla potenza massima di 3 kWe, sarebbero comunque necessari 2710683 kWe, 2710,683 MWe, 2,710683 GWe di potenza per ricaricare, in un tempo stimato di 38 ore circa, il 50% delle auto di Milano, quindi 2 reattori nucleari APR-1400.
Qualcuno afferma di volere ricaricare le auto elettriche, di giorno e con i pannelli FV. Torniamo all'esempio delle colonnine da 105 kWe, tanto il sole è gratis, giusto? I pannelli FV in condizioni standard hanno un rendimento del 13% (in termini largamente benevoli, perché raramente si arriva a superare il 10% reale...). Il 13% di rendimento è considerato come valore massimo in condizioni di perfetta perpendicolarità del pannello FV rispetto all'irraggiamento solare, alla temperatura di 25°C e al livello del mare. La variazione dell'angolo incidente, della temperatura e della pressione atmosferica riducono sensibilmente il rendimento effettivo...
Considerata la costante solare K = 1 kW * m-2, 1 metroquadrato di pannello FV erogherà una potenza massima di 130 Watt...
Per ottenere una potenza massima di uscita pari a 2,710683 GWe saranno necessari 20851407,692 m*-2 di pannelli fotovoltaici... credo le proporzioni, adesso, siano ben chiare! Continuare a fare conversazione su questi numeri, credo, sia inutile. Al netto degli impatti ambientali per la produzione delle batterie, dei pannelli FV, della loro installazione sul suolo, anche e solo parlare di elettrificare anche una parte del parco circolante di una città come Milano, figuriamoci del mondo intero, sia un qualcosa di improponibile, al netto, che senza reattori nucleari, la ricarica potrebbe essere assicurata per non più di 5,479 ore/giorno in media di irradiazione solare annue in Italia... Meditare, gente, meditare...
F. Arnò.
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alonewolfr · 1 month ago
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Ci hanno fatto credere che l’amore, quello vero, si trova una volta sola, e in generale prima dei trent’anni. Non ci hanno detto che l’amore non è azionato in qualche maniera e nemmeno arriva ad un’ora precisa.
Ci hanno fatto credere che ognuno di noi è la metà di un’arancia, che la vita ha senso solo quando riusciamo a trovare l’altra metà.
Non ci hanno detto che nasciamo interi, che mai nessuno nella nostra vita merita di portarsi sulle spalle la responsabilità di completare quello che ci manca: si cresce con noi stessi. Se siamo in buona compagnia, è semplicemente più gradevole.
Ci hanno fatto credere in una formula chiamata “due in uno”: due persone che pensano uguale, agiscono uguale, che solamente questo poteva funzionare. Non ci hanno detto che questo ha un nome: annullamento. Che solamente essere individui con propria personalità ci permette di avere un rapporto sano.
Ci hanno fatto credere che il matrimonio è d’obbligo e che i desideri fuori tempo devono essere repressi.
Ci hanno fatto credere che i belli e magri sono quelli più amati, che quelli che fanno poco sesso sono all’antica, e quelli che invece ne fanno troppo non sono affidabili, e che ci sarà sempre un scarpa vecchia per un piede storto! Solo non ci hanno detto che esistono molte più menti “storte” che piedi.
Ci hanno fatto credere che esiste un’unica formula per la felicità, la stessa per tutti, e quelli che cercano di svincolarsene sono condannati all’emarginazione. Non ci hanno detto che queste formule non funzionano, frustrano le persone, sono alienanti, e che ci sono altre alternative.
Ah, non ci hanno nemmeno detto che nessuno mai ci dirà tutto ciò.
Ognuno di noi lo scoprirà da sè. E così, quando sarai molto innamorato di te stesso, potrai essere altrettanto felice, e potrai amare qualcuno.
|| John Lennon
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blogitalianissimo · 9 months ago
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Buongiorno, stavo riflettendo sull'abominio che è avvenuto ieri, a cui per fortuna non abbiamo assistito
Ho solo una domanda da fare, ma come cazzo è possibile.
C'è chi menziona Geolier, ma Geolier il famoso 60% l'ha avuto su 5 cantanti, non su, boh quanti ne erano, 12/13?
È una forbice di voto che non ha senso
Unica cosa che posso dire è che Sanremo ha dimostrato che gli italiani non votano, perché il boomerazzo medio o lo spettatore sanremese non ha votato Geolier, a votarlo è stata principalmente la sua fanbase che ha schiacciato tranquillamente il voto dello spettatore sanremese.
Parliamo del boicottaggio, alcune persone che solitamente votavano quest'anno hanno "abbandonato la barca", quindi indubbiamente ancora più easy schiacciare il voto dello spettatore medio.
E quindi la mia conclusione è che qualcosa puzza, sicuramente i s1onisti d'Italia hanno preso a cuore la situazione e hanno fatto la Geolier move, ma il gap continua ad essere troppo ampio, e non mi stupirebbe se sotto ci fosse qualcosa di losco, approfittando appunto dell'abitudine italiana di non televotare
E vi dirò di più, 99% questa disasterclass non è successa solo con noi
Perciò amicɜ io so già quale sarà l'esito di questo circo sabato, e se posso essere brutale: è quello che meritano di assistere gli eur0fans che proprio non ce la fanno a tenere la TV spenta.
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frammenti--di--cuore · 24 days ago
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fa paura e farà paura. Non te lo voglio negare e non lo negherò. Sarà difficile, sarà come è sempre stato. Sei solo più stanco, questo lo so, ma sei anche più maturo, hai nelle mani molta più esperienza e i tuoi occhi conoscono di più il mondo e i suoi tranelli. Ti assicuro, te lo assicuro amore mio, sono quelli come noi che alla fine vincono, perché la vita l'hanno guardata in faccia da ogni angolazione e ne hanno assaporato ogni sapore e hanno apprezzato il brutto e hanno trovato difetti al bello. Te lo assicuro amore, che il mondo fuori aspetta proprio noi e, anche se adesso ti sembra di non respirare, è proprio l'apnea che ci ha insegnato ad apprezzare quando la vita la respiri a pieni polmoni.
zoe
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smokingago · 9 months ago
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Non soffriamo per amore, soffriamo perché non ci amiamo. Soffriamo perché cerchiamo nell’altro quelle attenzioni che aspettavamo dal padre, quella cura che richiedevamo alla madre.
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Siamo diventati adulti senza essere bambini. E ora nella relazione portiamo quei bambini negati, quei bambini che non hanno potuto piangere ed essere consolati. Portiamo quei bambini che volevano arrabbiarsi ma venivano sgridati. Quei bambini che volevano correre liberi e venivano puniti. Quei bambini che volevano essere accolti ma non c’era il tempo.
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E all’altro chiediamo di essere quella madre e quel padre. Chiediamo a lui di asciugare le nostre lacrime o ancora meglio di fare in modo di non arrecarci mai quel dolore che ci provochi le lacrime. Chiediamo a lui di consolarci e accogliere tutte le nostre sofferenze.
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Ci arrabbiamo con l’altro perché finalmente possiamo dare sfogo a quella rabbia che abbiamo trattenuto per paura e su di lui riversiamo tutto ciò che avremmo voluto dire alla madre e al padre. Senza accorgerci che non stiamo guardando lui, la sua essenza, ma lo stiamo caricando di un’immagine che non gli appartiene. Non possiamo chiedere a lui di essere quel genitore a cui avremmo voluto urlare tutte le sue mancanze. A cui avremmo voluto rimproverare l’abbandono, chiedere una carezza, sentirne la presenza.
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All’altro chiediamo di lasciarci liberi e allo stesso tempo di tenerci legati a sé. Vogliamo quella libertà che abbiamo sempre sentito essere necessaria e ci è stata negata in nome dei “non si può”, “ non sta bene”.
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Vogliamo che l’altro ci permetta di essere noi stessi quando non sappiamo nemmeno noi chi siamo e anzi a volte l’altro vede quegli aspetti di noi che a noi sono ancora sconosciuti.
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Chiediamo libertà, la pretendiamo a gran voce e poi ne abbiamo paura. Perché la libertà ci rende insicuri. E chiediamo inconsciamente all’altro di trattenerci, di non farci scappare. Perché in quella corda che ci tiene uniti a noi sembra di vedere amore. Che amore non è.
E’ paura …e l’amore non sta dove c’è paura.
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Io ti lascio libera/o di essere ciò che sei, di esprimere la tua essenza qualunque essa sia, di volare nei cieli della vita e di compiere il tuo percorso. Io faccio altrettanto e ti osservo con amore. Questo sarà il filo dorato che ci tiene uniti.
Questo è amore
Essere Indaco
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abr · 3 months ago
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E con Donald Trump se ne va la nostra democrazia.
Prepariamoci a limitazioni dei nostri diritti, tipo non andare a lavoro o in alcuni luoghi se non si ha un lasciapassare digitale, non poter mandare al nido e materne i nostri bambini se non sono stati sottoposti ad un determinato trattamento sanitario, non poter accendere il riscaldamento prima di una determinata data, non poter far grigliate in giardino in determinati periodi.
Prepariamoci ad un regime totalitario che imporrà ristrutturazioni per le nostre case entro un certo anno e renderà impossibile assicurarle se non conformi alle nuove regole imposte.
Prepariamoci ad un’economia centralizzata, dove burocrati non eletti imporranno ad aziende automobilistiche cosa produrre e cosa non produrre, non in base alla domanda dei consumatori, ma alle nuove regole e se gli alti costi faranno aumentare i prezzi delle auto meglio ancora, sarà ambizioso per il nuovo regime veder ridurre la circolazione di autovetture private in favore dei prestanti e sempre puntuali mezzi pubblici.
Prepariamoci a banconi alimentari in cui la carne e la verdura saranno costosissime e prodotte da pochi sopravvissuti a politiche economiche folli in cui sarà vietato coltivare più di TOT ettari e sarà ipertassato ogni capo di bestiame (scureggione, ndr).
Prepariamoci ad un regime in cui la violenza nelle strade sarà talmente aumentata a causa di delinquenti importati e lasciati delinquere dalla magistratura che sarà da folli uscire la sera da soli, a maggior ragione se donne.
Prepariamoci ad una demonizzazione prima e rimozione poi dei social network più “liberi”, l’anonimato non sarà più permesso, ogni account potrà esistere solo se collegato a nome e cognome di una persona vera. Ogni notizia considerata falsa verrà censurata. A decidere cosa sia falso e cosa non lo sia non sarà più l’utente con le proprie valutazioni, e nemmeno le note della comunità del social: a deciderlo sarà un’autorità con determinati permessi, possibilmente eletti dal partito in carica.
Ci aspetta un futuro buio.
via https://x.com/Moana_Ponzi/status/1854211176244416541
eh che vuoi Moana, noi che queste cose ce le ricordiamo perché la memoria per non si valuta in giga, e le diciamo a quelli che invece no e vivono solo nel presente dei desideri come i cani di Cesar Millan, beh noi siam brutte persone.
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elperegrinodedios · 2 days ago
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Appena convertito la sorella milanese* mi venne a trovare nella mia taverna del pellegrino e dopo aver condiviso cibo solido e cibo spirituale, caffè e testimonianza e prima del commiato mi salutò cordialmente con un abbraccio e queste parole.
L'ex imprenditrice mi disse: "Il Signore ha grandi progetti su di te". Non lo detti a vedere ma a dire il vero subito dopo ripensandoci la sua frase non la presi molto bene, mi dicevo: come fa se mi ha conosciuto solo da poche ore, come fa a sapere chi sono, come conosce le mie capacità e i miei requisiti, con le mie esperienze. Oggi, mi guardo indietro e credo di doverle delle scuse, per avere dubitato delle sue parole profetiche. È vero, non mi conosceva, ma aveva già sperimentato i doni e l'amore del Signore, attraverso il quale tutti noi una volta affidati diventiamo strumenti della sua pace ognuno con i suoi "doni". Se ci ripenso oggi ho fatto cose che ritenevo impossibili, cose, che credevo fermamente che non avrei mai fatto, nè mai sarei stato capace di fare. Grazie Maestro!
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IL TOCCO DEL MAESTRO
Era un vecchio violino e all'asta non gli diedero molto valore. Cosi logoro, segnato dal tempo e nelle mani di un banditore.
"Quanto date? Mille lire? Duemila? Facciamo tre? Tre e uno, tre e due... Aggiudicato per tre!".
Ma dal fondo della sala qualcuno si fece avanti. Un uomo anziano, brizzolato, dagli occhi vivi e penetranti.
Raccolto quel violino dal banco, ne aggiustò le corde un po' lente, poi suonò una melodia, che commosse tutti i presenti.
Quando poi la musica tacque il bando riprese e fu rinnovato: "Quanto date per codesto violino, ora che l'avete provato?".
Un milione... facciamo due! Due milioni? Sarà tre il suo valore? Tre e uno... tre e due... Aggiudicato al signore!
Tra gli applausi qualcuno chiese: "Cosa ne ha cambiato il valore?". E fu chiara la risposta: "Il tocco del suo creatore!".
Molti, come il vecchio violino, hanno un cuore stanco, stonato che la gente considera di poco valore perchè logoro da tanto peccato.
Ma la stessa gente, non riesce a capire come possa cambiare quel cuore, per produrre una musica cosi soave al tocco del suo creatore.
M. B. Welch
*L'imprenditrice milanese era titolare di una catena di gioiellerie in Milano fin quando conobbe Gesù e lasciò tutto per diventare una missionaria laica.
lan ✍️
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falcemartello · 6 months ago
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Cosa si può imparare dalla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi del 26 luglio 2024?
Sono sempre stato riluttante a criticare l'Occidente "da fuori".
Credevo, e lo credo, che la maggioranza delle critiche all'Occidente, o all'Europa, provengano da criteri o valori di natura occidentale.
L'Occidente è cioè per sua natura autocritica, e messa in discussione.
Tuttavia, credo che negli ultimi dieci anni qualcosa in più sia accaduto.
Vedo la dissoluzione di una intera civiltà come neve al sole.
Vedo il dominio del brutto, dell'osceno, del cattivo gusto.
Vedo la tracotanza estetica del male.
E la vedo esprimersi senza pudore, senza vergogna, a cielo aperto, dinanzi a capi di stato - che non dicono nulla - a vescovi - che in pochi dicono qualcosa - a giornalisti - che dicono tutto per il potere.
In confronto alla presentazione di ieri, Hunger games sembra un'esibizione di misura e di umanità.
Una società che profana il bello, che educa all'osceno, non può che essere una civiltà di guerra, di nichilismo, di ingiustizia.
Una civiltà di odio.
Quanto odio c'era ieri sera?
Quanto odio si voleva diffondere ai miliardi di persone che guardavano quella "cerimonia".
Ci sarebbero molte domande da fare.
Se una civiltà crolla in così poco tempo, significa che aveva dei problemi strutturali.
E poi ci sarebbe da interrogare la storia e il destino della Francia.
Sul piano culturale, il loro continuo voler scandalizzare, essere originali, spararla grossa, decostruire e poi post-decostruire, ha fatto danni immensi, non tanto alla cultura tradizionalista ma al filone critico.
Lo ha sottratto dalla realtà.
Un continuo "Épater la bourgeoisie", che oramai non scandalizza se non gli ultimi, i poveri, i bambini.
Cosa è che oggi realmente scandalizza? Lucio Dalla scriveva che oggi è difficile essere normali.
A me non piace il termine normale. Diciamo che oggi scandalizza la potente realtà dell'umano, il suo mistero abissale e semplice, l'umiltà di un fiore, l'esistenza di una donna e di un uomo, la verità ferita della nostra anima.
Insomma, scandalizza la bellezza, che non è che lo sprigionarsi della verità. Ecco, questo realmente scandalizza il potere, non quella buffonata oscena.
Quella di ieri è una cerimonia reazionaria, un rito di difesa dello status quo.
L'anticonformismo delle oligarchie, questo è stato. Il vero anticonformismo siamo noi.
Ecco, verrà un tempo, in cui si stabiliranno nuovi criteri di giudizio, severissimi, in cui ci sarà un esercito della bellezza, totalmente non violento, ma che manifesterà civilmente contro episodi del genere.
Perché non c'è nulla di più antidemocratico che la bruttezza diffusa come strumento pedagogico. Non c'è niente di più antisociale, e antirepubblicano di quella "cosa" che abbiamo visto ieri.
Non è una questione di estetismo ma di difesa dei diritti dell'uomo e del cittadino.
Ma in quella patria se ne sono dimenticati, sommersi da un cumulo di pseudoprogressismo e laicismo instupidito.
Gabriele Guzzi
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raccontidialiantis · 29 days ago
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Ultimi brandelli di dignità cadono
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S'era sempre fatta un gran vanto della propria integrità morale, criticando apertamente alcuni comportamenti di certe sue amiche, vittime degli strali impazziti di Cupido. Lacrime e tempo sprecati, diceva spavalda. Lei avrebbe sempre avuto, ne era sicurissima, ben saldo in mano il timone delle sue emozioni. “Io farmi prendere dal mal d'amore e soffrire per un uomo? Tsè: allora proprio non mi conosci! Ah, ah…” Poi, inevitabilmente nel tempo, si presentano sul percorso di ciascuno degli accadimenti, delle circostanze che danno un senso al vecchio detto: “non dir mai di quest'acqua io non berrò” e anche lei quindi non poté sfuggire. A volte, chi ti fa svoltare di 180 gradi è un uomo. Che ti toglie il respiro all'improvviso. E anche a lei come a tutti capitò per caso: ci furono un lieve tamponamento e una litigata furiosa, terminati con un Cid compilato nervosamente.
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Poi un paio di telefonate il giorno dopo, per accordarsi bevendo assieme un caffè, davanti al quale ella divenne dipendente dalle labbra e dalle fossette sulle guance di quel giovane uomo. I suoi modi spartani eppure cortesi, il loro fissarsi dritti negli occhi, spia di un desiderio reciproco e malcelato, il suo essere un po’ imbranato, accompagnato da un lieve rossor di guance quando le chiese di rivederla, arrivarono dritti dritti al suo cuore, come un coltello caldo che tagli un panetto di burro. Emozioni inattese e mai provate prima. Per entrambi. Si trovò a pensarlo in ogni momento, a chiedere consigli a 'quelle smidollate senza carattere' che ora la guardavano sorprese, alzando appena un sopracciglio ma non lesinandole strategie e note, nuove, antichissime tattiche di comportamento in una schermaglia d'amore.
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Tamponavano le sue ferite e lei non si arrabbiava se ridevano di lei, purché la consigliassero per bene. Stasera ha capito che dopo più di due settimane di timidezze, di no sempre più flebili ed esitazioni, di reciproci messaggi contenenti parole centellinate, frasi in equilibrio sul filo della passione rovente ma non confessata, è completamente cotta e ha deciso che gli si concederà. Fanculo dubbi e scrupoli: tutte cazzate di chi non ama. Lo vuole, non c'è santi. Non ce la fa più. Lo desidera, lo brama e quindi l'ha invitato a cena a casa sua. È tutto pronto per l'antico rito. Quando arriverà lo farà accomodare direttamente in camera ed è così che lo accoglierà: bellissima, profumata, curatissima e poi completamente aperta e disponibile per lui, solo per lui. Resa d'amore incondizionata e totale. Sarà sua.
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Vuole così. Gli si offrirà immediatamente senza più pudore e lo pregherà di amarla. La sua schiena nuda parlerà il linguaggio dell'amore di una donna che desidera. Gli confesserà di essere gelosa marcia, che non vuole che lui guardi le altre, che gli farà ciò che vuole, purché lui la possieda e sia solo suo. Stasera e poi quando egli vorrà. Dignità azzerata. Amare ti scombussola vita, i valori e il cuore. T'arriva nel cervello all'improvviso un complesso di emozioni marziane per cui non sei attrezzato. E nessuno di noi lo è mai veramente, grazie a Dio. L'anima, quella poi se la mette in tasca l'oggetto del tuo amore. E se la beve lentamente: ogni giorno assapora il tuo amore e se ne lusinga. Spera solo che ne sia degno. Comunque vada, ne sarà valsa la pena. Credimi.
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RDA
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un-mei-no-akai-ito · 5 months ago
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Un futuro tutto da scrivere ed un filo che non si romperà mai.
Sono una persona sognatrice che appunta ogni pensiero su carta, da sempre.
Scrivo di me in questo blog, che uso come mio diario virtuale.
Scrivo di ciò che voglio e di ciò che vorrei avere e trovare durante il cammino della mia vita.
Sono una persona che crede nell'amore come quello delle favole.Quel tipo d'amore che ci faceva sognare da bambine.
Mentre scrivo questo, resto legata ad un filo, quello del destino.
Quel filo di color rosso per il quale, esiste una leggenda giapponese che ci racconta di come due persone siano legate tra loro.
Ho sempre creduto in questa leggenda nonostante tutto.Sono convinta anche io di questa cosa, e spero che un giorno, anche se tardi, troverò anche io la mia anima gemella, il mio amore per la vita.
È importante ricordare che, il filo rosso può aggrovigliarsi e allungarsi, ma mai spezzarsi.
Un-mei-no-akai-ito è ciò che sono io, sono io quel filo. Mi trovo già legata alla mia anima gemella, senza però, essere ancora a conoscenza della sua effettiva esistenza.
Questo non è un sogno, è la realtà, e come tale, molto presto, si realizzerà, anche se ci vorrà del tempo.
Vorrei che sappia amarmi nonostante la mia disabilità, e che faccia in modo che per lui non sia un problema, ma un valore aggiunto.
Vorrei che mi insegnasse ad amare (visto che quella in questione, sarà la mia primissima relazione e spero anche l'ultima).
Sono spesso sola, non ho molti amici, quindi vorrei che lui per me fosse un amico o molto di più.
Non so nuotare, quindi spero che apprezzi la montagna 🗻 e le colline, cottage e agriturismi, cose così.
Mi vedo bene in vacanza anche ad esplorare città d'arte, in Italia o all'estero.
Vorrei che fosse una persona aperta al dialogo con le persone e che modo educato esprima il suo pensiero, come io faccio abitualmente.
Vorrei che rispettasse sempre il prossimo, sia per quanto riguarda il pensiero altrui, e tutti i loro credo, qualunque essi siano.
Mi piacerebbe che parlasse più lingue straniere, come lo faccio io avendo questa passione da tutta la vita, e che magari lui abbia piacere di insegnarmene qualcuna se ne conoscerà.
Da sempre, sono stata rapita da occhi color mare e color smeraldo.
Chi sono io.
Beh qualcosa ti ho già raccontato di me, Anima ancora sconosciuta.
Sono una ragazza semplice, con l'animo da bambina. Sognatrice, forse anche troppo, con la vena d'artista, a volte.
Spesso scrivo volentieri un mio pensiero su carta, anche se non ho mai avuto un vero e proprio diario.
Qualche volta mi trovi chinata su di un foglio, mentre disegno e coloro.
Altre volte mi trovi a giocare ai videogiochi, ed altre ancora, a guardare film e serie TV in lingua originale e partite di calcio, senza togliere tempo alla lettura, una delle mie più grandi passioni, trasmessa da mia mamma.
Spero che con la tua presenza costante nella mia vita, tornerò a scrivere d'amore, quell'amore che parlerà di noi.
Scriverò per te lettere (perché si, scrivere è sempre stata una passione che da un po' di tempo che si è spenta) che potrai leggere ogni volta che vorrai, ricordandoti di me, anche quando saremmo lontani, se vorrai.
Scriverò per te poesie, descrivendo il nostro amore che muterà piano piano nel tempo.
Crescerò insieme a te dentro questa relazione, e grazie a te spero passino anche le mie ansie, soprattutto la sociale, che mi accompagna da quando ho finito la scuola superiore (per via del bullismo subìto ecc..).
Per conquistarmi penso che non ci voglia molto: non sono una ragazza che indossa borse all'ultima moda, né ha un cellulare ultimo modello anche perché non sono malata di fotografie e non avendo altri social, non mi serve un cellulare troppo performante.
Come una bambina amo ancora i peluche (quindi questo sarebbe un ottimo regalo), ovviamente accompagnato da una lettera scritta a mano, sarebbe un sogno realizzato, ma non voglio chiedere la luna.
So per certo che, per amor mio, dovrai fare tanti cambiamenti nella tua vita, nel tuo quotidiano, e ovviamente io non obbligo nessuno ad amarmi, ma spero che un giorno, proprio come nelle favole, potrai essere il principe azzurro sto cercando e sognando da sempre.
Tiro un po' di più il mio capo del filo, se ti va, fallo anche tu, per incontrarci prima.
A presto amore mio, resto qui ad aspettarti.
@un-mei-no-akai-ito //(Lun 12.08.24 h 21:53) @un-mei-no-akai-ito
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volevoimparareavolare · 8 months ago
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raccontaci della tua relazione? è lo stesso ragazzo di anni fa?
Purtroppo, dopo 7 anni, la nostra relazione è finita, e noi con lei. Ne siamo usciti entrambi distrutti. É un argomento che mi riempie di lacrime lo sguardo e mi fa tremare le dita sulla tastiera al solo pensiero.
Sarà una ferita aperta per entrambi che continuerà a sanguinare, anche sotto strati e strati di tempo. Ci sono tanti modi per concludere qualcosa che si coltiva con infinito amore, e noi abbiamo scelto il peggiore. Abbiamo scelto di rendere gli ultimi mesi un inferno per entrambi.
E adesso i fantasmi di quel periodo vivono in noi, nutrono le nostre angosce, ci tormentano la notte, ci strisciano sulle ossa riempiendoci di brividi durante il giorno, e non ci danno tregua.
Per molto tempo, è stato difficile svegliarsi. Perché gli incubi iniziavano appena aprivo gli occhi e mi ritrovavo faccia a faccia con la realtà.
Ogni ricordo, lo tengo per me. Lo custodisco gelosamente, temendo che condividendolo si spezzi, si logori, si consumi. Ma non è il solo motivo per cui non ne parlo; semplicemente, non ci riesco. É come un trauma, e doverne parlare, parlare di tutto ciò che siamo stati, mi costringerebbe a rivivere certi momenti, certe sensazioni, e io non sono ancora pronta. Forse non lo sarò mai.
Noi siamo stati il primo amore l’uno dell’altra. E lo siamo stati per anni. Con tutte le cose meravigliose e terribili che questo implica. Pensavo davvero che saremo stati “noi” per sempre. Ma tante cose non andavano, tanti problemi si affollavano senza che noi gli prestassimo la giusta attenzione per risolverli, tante cose sbiadirono nell’abitudine e tante incomprensioni contribuirono a dividerci, almeno in parte.
So che per i lettori e le lettrici del mio blog, che mi seguono da anni, lo smettere all’improvviso dei miei scritti sull’amore, delle nostre foto assieme, e delle frasi stupende che lui mi diceva… possa essere sembrato repentino, come un taglio netto con lascia. Come un trauma. Ma io non sono riuscita a viverlo in nessun altro modo.
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lunamarish · 5 months ago
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Dicono che quando una persona ha compiuto la sua missione su questa terra, se ne va. Come se non avesse più nulla da fare qui. Siamo noi, che siamo ancora vivi, che dobbiamo trovare un senso al dolore, affinché non ci imprigioni e non ci faccia perdere di vista il nostro compito. Ma per ora dobbiamo avere pazienza. Prima di tutto, con noi stessi. Non esiste un manuale su come attraversare il nostro lutto. È personale e unico. E cercare di incasellarlo per la comodità degli altri non farà altro che prolungare indefinitamente la sofferenza e bloccarci in un pantano dal quale sarà difficile uscire. È necessario appoggiarsi alle persone che ci vogliono bene, come se fossimo bambini di nuovo. Abbiamo bisogno di loro per attraversare con fiducia questo sentiero sconosciuto, questo cammino misterioso che prima o poi tutti dovremo percorrere. Senza dimenticare, come disse C.S. Lewis dopo la perdita di Joy, che il dolore che ora sentiamo è parte della felicità di allora. Attraversare un lutto profondo è come rinascere. Ci sembra di attraversare un canale di parto oscuro, scivoloso, in cui ci sentiamo compressi, spaventati. In cui a volte non possiamo vedere la luce alla fine del tunnel. Ma un giorno sporgiamo la testa, vediamo il sole, altre facce ci sorridono. Ci rendiamo conto che non siamo soli. Che non siamo gli unici nell'universo ad aver sofferto una perdita. E, soprattutto, che i nostri cari che sono morti continuano a vivere nel nostro cuore. Il miglior omaggio che possiamo fare loro è vivere la nostra vita pienamente. Grati per il tempo che li abbiamo avuti accanto a noi e fiduciosi che un giorno saremo di nuovo insieme. Mi sarebbe piaciuto dirti addio.
(dal web)
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