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Cellule Natural killer T nuova cura per il tumore al colon-retto
Ricerca italiana. Funzionano le “cellule killer” che bucano le difese del cancro. Il San Raffaele di Milano: possiamo utilizzare quelle di un qualsiasi donatore per trattare qualunque paziente. Aperta la strada per una piattaforma universale nell’immunoterapia cellulare dei tumori. C’è una nuova, potente, e sempre più raffinata arma nell’arsenale contro il cancro. Il nome è tutto un programma, cellule “Natural killer T” (Nkt): si tratta di una popolazione di linfociti, un particolare tipo di globuli bianchi, rivelatisi efficaci, in modelli preclinici, come «piattaforma cellulare universale da armare contro i tumori». In sostanza, i ricercatori del laboratorio di Immunologia sperimentale dell’Ospedale San Raffaele di Milano, che hanno appena pubblicato i risultati dello studio sulla rivista Science Immunology, sono riusciti a centrare due obiettivi. Da un lato, le Nkt scatenano la reazione immunitaria contro la malattia colpendo il cancro nella sua corazza, cioè quel microambiente tumorale che inibiva i tentativi del nostro organismo di opporsi ai tumori. Dall’altro lato, grazie a sofisticate tecniche di ingegneria genetica, questi linfociti colpiscono selettivamente le cellule tumorali in modo sempre più efficace.
Il metodo messo a punto dai ricercatori milanesi, guidati da Paolo Dellabona e Giulia Casorati – gli stessi che negli anni ’90 contribuirono alla scoperta delle cellule Nkt – dà risposte importanti sia nei tumori del sangue sia in quelli solidi. Ciò che rende universali le funzioni di queste cellule, spiegano gli scienziati del San Raffaele, è il fatto che «il loro recettore per l’antigene (Tcr) e la molecola “Cd1d” sono identiche in tutti gli individui». Tradotto: «Grazie a queste caratteristiche – dicono Dellabona e Casorati – le cellule Nkt prelevate da un qualsiasi donatore possono essere utilizzate per trattare qualunque paziente e questo fa sì che esse rappresentino una piattaforma cellulare applicabile in modo universale nell’immunoterapia cellulare del cancro». Gli speciali linfociti sono dunque capaci di infiltrarsi nel microambiente tumorale e di eliminare alcune cellule del sangue, chiamate macrofagi, responsabili dell’immunosoppressione e quindi alleate del cancro. «Il meccanismo d’azione delle Nkt – evidenzia l’ospedale – è considerato di particolare interesse per la cura del cancro, poiché l’immunosoppressione che si genera a livello del microambiente tumorale è uno dei principali ostacoli all’efficacia delle terapie antitumorali». Questa azione, unita alla nuova capacità di uccidere in modo selettivo le cellule neoplastiche, ha portato al «controllo particolarmente efficace della progressione neoplastica in modelli sperimentali». Una volta prelevate da un donatore e trasferite, osserva Gloria Delfanti, prima autrice dello studio che è stato oggetto del suo dottorato di ricerca all’Università Vita-Salute San Raffaele, «queste cellule hanno la caratteristica di non aggredire i tessuti normali del ricevente, a differenza degli altri linfociti T. È un enorme vantaggio perché permetterebbe di ottenere da pochi donatori sani una banca di cellule Nkt che, una volta espanse e modificate geneticamente in laboratorio con recettori antitumorali, possono essere successivamente trasferite ad ogni paziente il cui tumore esprima il determinato antigene bersaglio». Lo studio, sostenuto dalla Fondazione Airc, è servito anche a dimostrare, in modelli sperimentali, la possibilità di combinare la terapia cellulare con l’utilizzo di nano-tecnologie che stimolano le Nkt per contrastare meglio i tumori più aggressivi e metastatici. Risultati «estremamente incoraggianti» su questo fronte arrivano anche dagli Usa soprattutto nella cura sperimentale di tumori solidi pediatrici e di linfomi dell’adulto. Il prossimo passo, concludono i ricercatori, sarà «l’applicazione clinica». Read the full article
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