#ce ne sono altri due oltre questi
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meanwhiiile · 2 years ago
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dilebe06 · 27 days ago
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Evol
Come nasce un cattivo
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Mi sono fregata da sola. Volevo chiudere quest'anno con un dramino da quattro soldi... un qualcosa di leggero e anche un po' stupido che mi tenesse compagnia per qualche giorno fino all'anno prossimo, quando sarei tornata a bomba con i drama.
Ecco perché Evol sembrava la scelta migliore: 6 episodi di una serie con i supereroi in calzamaglia... ragazzini liceali che combattono il crimine. Roba spensierata per passare il tempo.
O almeno così pensavo.
Visti i primi due episodi, ero così sconcertata da mandare un messaggio a @ili91-efp per tenermi compagnia nella visione e perché i gioiellini ci si passano sempre <3 e per parlane assieme. Il drama meritava infatti molta attenzione.
Evol è una serie dark fantasy - con richiami a The Umbrella Academy, My Hero Academia e The Boys - tratta dal manga omonimo di Atsushi Kaneko e affronta svariati tempi come la corruzione, il disagio mentale, il suicidio, la violenza domestica... ma anche l'accettazione, il razzismo e pure la violenza sessuale. la roba leggera che volevo
TRAMA
La serie segue le vicende di tre adolescenti Nozumi, Akari e Sakura che decidono di togliersi la vita. Il loro tentativo però fallisce e tutti e tre si ritrovano in un ospedale psichiatrico per guarire. Lì oltre a conoscersi, scoprono di avere dei super poteri: Nozumi può creare dei buchi ovunque, Akari riesce a fare delle fiammelle da fiammifero e Sakura può levitare a 5 cm da terra.
Chiaramente, il tentativo di suicidio fa comprendere che questi ragazzi abbiano dei gravi problemi... forti disagi e grandi difficoltà che li hanno portati all'insano gesto. Akari con i suoi tagli nelle braccia e il terrore verso il padre che la vuole riportare a casa, fa scattare nei ragazzi la decisione di fuggire.
Con i loro nuovi poteri, Nozumi e company riescono a scappare dall'ospedale e ricercati da mezza città, si interrogano sulle loro recenti abilità: hanno dei poteri perché sono destinati ad essere degli eroi? Ma questo mondo è degno di essere salvato? Questa gente che in un modo o nell'altro li ha fatti soffrire tanto da spingerli al suicidio, meritano di essere salvati?
Se questa realtà è così marcia... perché non essere invece i cattivi e non distruggere questo mondo?
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Insieme alle vicende dei tre ragazzi, la serie segue anche un vero eroe: Lighting Bolt. Eroe acclamato dal mondo, figlio di eroi e fratello di eroi, quest'uomo che ha il potere di scagliare fulmini come Pikachu, persegue la sua convinzione di essere il salvatore del mondo: colui che è destinato a salvare la Terra dalla grande oscurità che sta arrivando. Peccato che per farlo, lavori sottobanco con il Sindaco della città che usa Pikachu come assassino di fiducia per eliminare persone a lui scomode.
Questa a grandi linee la trama. E' chiaro come qui di roba leggera non ce ne sia manco l'ombra. Anzi. Ho amato la trama e come si sia evoluta lungo tutto l'arco narrativo: colpi di scena, buon ritmo, ambientazione cupa ed a tratti davvero creepy ma soprattutto un ottima evoluzione della storia. Coerente e ben realizzata.
Come scritto nel sottotitolo, questo drama mostra come si "diventa dei villain": prendi un ragazzo abusato e traumatizzato e fagli odiare la realtà che lo ha fatto soffrire. Poi dagli dei super poteri, rabbia, portalo alla disperazione e voilà: ecco il tuo cattivo.
Evol, parla proprio di questo e se all'inizio i ragazzi volevano fare i cattivi ma senza una grandissima convinzione - d'altronde sono liceali e il massimo che hanno fatto è stato fare dei graffiti in giro per la città - nel finale il loro passaggio al lato oscuro è ben delineato e molto logico con la storia raccontata fino a quel punto.
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PERSONAGGI
Ottimi anche i personaggi: Nozumi, il lead di questo drama è un ragazzino molto introverso e chiuso verso gli altri. Almeno al primo sguardo. Una volta che conosce delle persone e si apre con loro, diventa più aperto e solare. E' un bravo ragazzo che vuole l'accettazione da parte degli altri e sentirsi davvero parte del mondo.
Emblematica su questo la scena dell'alieno: Nozumi parlando con la madre ammette di sentirsi un estraneo nel mondo. Un diverso. Tanto più che è gay e il ragazzo che gli piace lo ha anche rifiutato. Questo aumenta la sua alienazione e la sofferenza: chiede infatti scusa alla madre per essere gay e per averla delusa. Per non poterle dare dei nipotini... chiara dunque la sofferenza del ragazzo e da dove derivi il suo dolore.
Poi c'è Sakura che dei tre è stata quella meno esplorata. Dal poco che sappiamo è stata vittima da parte degli altri di attacchi di razzismo e bullismo, tanto che il padre si è impiccato e la madre se ne è andata con un altro uomo. Nella serie dicono che in realtà non si è ammazzata ma è stata uccisa. Qualcuno voleva farla fuori. Ma ad oggi, non si sa ancora nulla di questa storia. Ma infatti non ce la vedevo ad uccidersi!
Sakura è quella decisa e aggressiva del trio. Quella propositiva e attiva, che fa cose e poi pensa a ciò che ha fatto. Anche se può sembrare impetuosa e poco riflessiva, in realtà nasconde un grande cuore ed è molto empatica. Litiga con Akari ma poi, preoccupata per lei, fa di tutto per trovarla e andare a salvarla. Poiché è senza famiglia - e vive proprio in una casa famiglia - credo che Nozumi e Akari siano diventati per lei una sorta di casa.
Ed infine c'è Akari. Pestata e abusata sessualmente dal padre Capo della polizia - la scena dove il genitore si struscia e geme sui vestiti della figlia fermandosi sulle parti intime mi farà avere incubi per settimane cazzo! - che pensa che dentro di lei ci sia Satana, la ragazza è sull'orlo della disperazione e follia. Vede cose che non esistono - o forse esistono davvero e siamo noi spettatori i folli - e vuole solo vedere il mondo bruciare.
Poiché Akari non parla molto non è facilissimo inquadrarla ma dai suoi pensieri e chiacchierate che si è fatta con il coniglio di fumo nero - che ho chiamato Frank in onore del coniglio Frank in Donnie Darko - viene fuori un personaggio remissivo e obbediente che sopporta tacitamente gli abusi almeno finché non conosce gli altri due. Nozumi e Sakura diventano suoi amici e le danno un po' di speranza e gioia, facendole sognare un mondo diverso.
Ma ahimè il sogno sarà di poca durata.
E come con Nozumi sarà la felicità data e poi persa violentemente che la farà cadere nella vera disperazione.
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Inoltre è piaciuto molto anche il personaggio di Lighting Bolt. Ad una certa mi ha fatto quasi tenerezza questa sua ricerca ossessiva di cosa significasse essere un supereroe: si è convinto di essere nato e di avere i poteri per essere il Gesù Cristo del mondo ma d'altra parte era perfettamente consapevole di fare da serial killer personale di un solo uomo, uccidendo persone innocenti. Eroe di cosa?! Cosa significa essere un eroe?!
Tra l'altro non si è manco accorto della psicopaticissima sorella che godeva nel friggere persone: eroina quanto lui, sfogava il suo desiderio di essere riconosciuta al pari del padre e del fratello, friggendo cani e bambini innocenti. E poi daje di targhe " Eroina della città".
Fatta la disamina suoi personaggi, posso dire che mi sono piaciuti tutti. Il modo in cui sono stati scritti, soprattutto. Per ogni disagio, azione assurda o discorso strano, la serie ha costruito bene i suoi personaggi, il modo che si capivano le loro motivazioni e perché agissero o reagissero in tali modi.
Buona anche la performance degli attori, in particolare i giovani: se l'attore di Nozumi ha 23 anni ed ha un curriculum di tutto rispetto con una ventina di drama e ancor più film ed idem l'interprete di Akari - che di anni ne ha 18 - colei che rappresenta Sakura ha solo tre drama nel carrello. Più qualche film. Non sono certo attori di primo pelo ma neanche dei mostri di recitazione. Tuttavia trovo che abbiano fatto un buon lavoro, soprattutto l'attrice di Akari.
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STILE E ATMOSFERA
Trovo che sia stata buona anche la regia: Evol ha una narrazione solida e coerente ma non sempre di facile comprensione. Alcune cose vengono infatti lasciate all'interpretazione per aumentare, a parer mio, la poeticità e anche la riflessione dello spettatore. La serie ha infatti molti momenti introspettivi e di critica alla società di oggi: corruzione, alienazione, razzismo, abusi...
Tuttavia la serie non è una palla introspettiva: ci sono molti momenti di tensione e di drammaticità grazie ad una regia che ti tiene sempre un po' sul chi vive e non annoia mai.
Questo grazie anche al comparto visivo e all'ambiente un po' cupo e certe volte angosciante che assieme alla musica azzeccatissima permette allo spettatore di percepire sempre quel filo d'inquietudine che ti tiene incollata allo schermo.
E proprio sull'aspetto visivo devo fare il mio primo appunto: la serie infatti pecca per la poca luminosità. Ok il creepy e l'angoscia ma fammi vedere qualcosa! In alcune scene si percepiva solo uno sfondo nero e le voci sotto ma niente di vedibile. Per fare alcune gif ho dovuto sbiancare le immagini!
L'altro appunto è sul fatto che la serie lascia aperte molte domande di trama ma che difficilmente avremo qualche risposta. Evol infatti, dovrebbe avere più stagioni ma onestamente io non sono fiduciosa che le faranno davvero.
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sbiancatissimo.
TEMATICHE
Ultima cosa circa le tematiche portate avanti dalla serie: Evol fa a pezzi il mito del supereroe e offre una narrazione intensa e provocatoria che esplora le sfumature tra bene e male. Chi è il buono? Chi è il cattivo? ...
Ma parla anche di salute mentale, discriminazione e alienazione. Sonda il disagio mentale e la sofferenza soprattutto degli adolescenti, epoca tragica a parer mio, che molto spesso urlano il proprio tormento a persone che non sanno o non vogliono ascoltare.
Quello che resta è una riflessione su dei ragazzini soli e persi nel mondo - alla fine del drama tutti e tre i personaggi rimangono orfani - che trovano nell'odio e nella distruzione la risposta a tutto il loro dolore.
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Concludendo: una serie sicuramente da vedere. Soprattutto per chi, come me, è un amante delle opere introspettive e piene di spunti di riflessione. Il cast e la regia hanno fatto un ottimo lavoro nel raccontare questa storia contando solo i 6 episodi di questa prima stagione. Sicuramente non la serie leggera e spensierata che pensavo... tuttavia mi ha davvero sorpresa per la sua intensità e riflessività.
Attendendo con forte speranza la seconda stagione...
Voto: 7.9
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multiverseofseries · 6 months ago
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The Maze Runner - Il Labirinto (2014)
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E’ arrivata su Netflix una saga letteraria young adult di successo, con elementi che rimandano in maniera più o meno diretta al mondo delle serie TV e dei videogame.
Quando Thomas si sveglia all'interno dell'ascensore che lo porta in superficie verso la Radura non ricorda ancora il suo nome, non sa chi è, dove si trova e perché è lì. Nulla del proprio passato, come tutti gli altri ragazzi che trova ad aspettarlo: la comunità vive senza memoria e secondo le proprie regole in questa valle selvaggia, circondata dalla mura di un misterioso labirinto le cui porte si aprono di giorno e si chiudono di notte.
Nessuno è mai riuscito ad attraversarlo, e nessuno è mai riuscito a vedere i misteriosi Dolenti che lo popolano e a restare vivo. Thomas è l'unico che sembra voler provare a capire, frammenti di ricordi affiorano durante i sogni, una sigla, una voce… "WCKD è buono". Ma le domande non sembrano avere una risposta, fino a che un giorno dall'ascensore sale una ragazza, Teresa: anche lei non ricorda nulla, tranne il nome di Thomas.
Lost in the maze
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Maze Runner - Il labirinto: una scena tratta dal film fantascientifico
nel suo anno di uscita, IL 2014, c’era da parte dei produttori una ricerca compulsiva di un nuovo franchise rivolto al pubblico young adult, ma poco importava quale sia la derivazione del genere, da quello sci-fiction al soprannaturale o urban fantasy, quello che contava era creare il fenomeno trovando la storia giusta che riuscisse a diventare un successo cinematografico oltre che letterario.
Presentato come il nuovo Hunger Games (come del resto era stato per Divergent) Maze Runner - Il labirinto, dai romanzi di James Dashner (ovviamente una trilogia, più un prequel), si differenzia dagli altri sci fiction distopici essenzialmente per tre ragioni: un inconsueto approccio sostanzialmente più dark e meno patinato, la mancanza della descrizione, di solito posta come assunto iniziale, del nuovo ordine sociale distopico che ha portato allo svolgersi degli eventi, e soprattutto (almeno per questo film) si fa a meno dell'imprescindibile componente romantica.
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Maze Runner - Il labirinto: una suggestiva scena del film
Già di per se questi tre fattori sarebbero sufficienti a conferire una certa dignità al film dell'esordiente Wes Ball, che nonostante vari difetti ha avuto il pregio di riuscire bene o male a mantenere desta l'attenzione dello spettatore fino alla fine, ma soprattutto di suscitare la curiosità di vedere come prosegue la storia. Se non fosse però per la durata eccessiva, potremmo trovarci davanti al perfetto pilot di un serial tv, sul cui impianto il film è costruito: in puro stile Lost, che ne costituisce il riferimento seriale più evidente, è scritto in maniera intelligente, dissemina enigmi e rimanda qualsiasi tipo di spiegazione: perché i protagonisti sono lì e chi ce li ha messi? Perché fanno quello che fanno? Bisogna arrivare alla fine del labirinto per avere le risposte, ma sono comunque parziali e (volutamente) insoddisfacenti, perché aprono le porte a nuovi scenari e nuovi quesiti che verranno chiariti nella prossima puntata.
Al livello successivo
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Maze Runner - Il labirinto: una delle prime foto ufficiali del film post apocalittico
Nobili echi letterari che rimandano a Il Signore delle Mosche, la comunità di ragazzi isolata in un contesto selvaggio, la società adulta fatta di gerarchie e regole a volte brutali, il tentativo di ritrovare l'identità perduta e di far fronte alla paura che spinge a sentire la propria prigione come l'unico luogo sicuro: temi da sociologia di gruppo reinterpretati in chiave young adult, riproposti dunque in ottica da serial tv (dai quali infatti provengono i due interpreti Dylan O'Brien e Kaya Scodelario) e non ultimo contaminati da una forte estetica da videogame.
Non a caso, insieme alle serie televisive, l'altra forma di intrattenimento che è più tributaria nei confronti del cinema è proprio quella dei videogiochi, sia a livello creativo che di produzione. Al di là delle scene di inseguimento nel labirinto, con salti e scivolate, le porte che si chiudono e i mostri che inseguono in perfetto stile runner game, anche in questo caso ritroviamo soprattutto la filosofia multilivello: si è spinti ad andare avanti e a finire lo schema per sbloccare quello successivo, cambiare scenario e vedere quali sorprese riserva. La fine non è la fine, ma è un nuovo inizio, e in questo senso il film non potrebbe essere più esplicito: "La fase uno è finita, ora comincia la fase due".
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Maze Runner - Il labirinto: una scena corale del film
Conclusione
Non è alla fine risultato essere il nuovo Hunger Games, ma è un passo avanti rispetto a Divergent. Strutturato come il pilota di una serie tv induce alla serialità, contaminandola con l'estetica e la filosofia del videogame: magari non così riuscito ed avvincente da rigiocarlo da capo, ma tutto sommato la voglia di vedere cosa c'è al livello successivo rimane.
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nusta · 2 years ago
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Pensieri a nastro in sala d'attesa
In attesa della radiografia al torace, ovviamente ho mal di pancia perché il mio intestino non sa che non ha alcun senso ribellarsi.
Fa anche caldo, perché nella sala d'attesa non ci sono finestre e siamo in 7. In questi giorni dopo aver prenotato mi sono pentita diverse volte e poi ci ho ripensato appena mi tornava la tosse e anche se fossero soldi buttati e radiazioni inutili almeno ci mettiamo il cuore in pace. Una parte del ripensamento era anche dovuta alla decisione di fare la prenotazione nel solito poliambulatorio privato anziché nelle strutture pubbliche. Ce ne sarebbe stata una non tanto scomoda, oltre all'ospedale di sabato mattina, ma vista la cifra modesta ho pagato la comodità e il fatto che qui anche altri miei familiari hanno avuto occasione di fare radiografie di recente e sono stati contenti del trattamento. Non che un'accoglienza gentile sia necessariamente garanzia di una buona prestazione, purtroppo, ma in questo caso anche le macchine sembravano all'altezza della necessità. E di nuovo, non che all'occhio inesperto di noi profani della medicina questo sia effettivamente valutabile, ma tant'è, mi sono fatta convincere. Dovrei nel prossimo futuro pianificare anche altre visite, che avrei dovuto fare da mesi se non da anni e sempre rimandato per pigrizia e inerzia, e anche in questi casi mi chiedo quanto valga la pena risparmiare rispetto alla continuità che può darti uno specialista che ti segue anno dopo anno, come sono stata abituata per diverso tempo della mia vita. Però i professionisti invecchiano, vanno in pensione, o anche semplicemente si trasferiscono lontano e prendere un appuntamento con mesi di anticipo è qualcosa che evidentemente va oltre le mie attuali capacità. Quante paranoie mi faccio. Vorrei essere diversa in queste circostanze, vorrei essere più pragmatica e fare, invece di pensare e ripensare e rimandare alla prossima settimana che poi non arriva mai.
Chissà se prima o poi troverò una diversa forma di abitudine per questi aspetti della mia vita. Sarebbe preferibile prima di esserne costretta dalle circostanze, che prima o poi,  se la vita farà il suo corso, arriveranno.
Scrivo perché non c'è campo e non posso leggere. In questo ogni tanto riesco a tenere il passo con le mie aspirazioni e in questi giorni sto leggendo Wild di Cheryl Strayed, sulla scia dell'abitudine riconsolidata con Il Colibrì di Sandro Veronesi. Il Colibrì non mi è piaciuto molto, sono riuscita ad andare avanti solo perché abbiamo deciso di leggerlo insieme a due mie amiche, come primo libro di un mini book club di noi tre. Una l'ha ascoltato come audiobook e le è piaciuto, ma finché non finisce pure la terza abbiamo promesso di non scambiarci altri commenti. Effettivamente come audiobook potrebbe essere più divertente, specie quei capitoli fatti di elenchi o quelli fatti a flusso di coscienza. Avevo abbozzato anche un post su tumblr per schiarirmi le idee alla fine della lettura, ma l'ho lasciato in sospeso sperando di aggiungere altro e poi, rimandando e rimandando, è rimasto lì. Quando dico che sono una procrastinatrice cronica non è una esagerazione, temo.
Wild mi piace molto, anche se a volte, avendo già visto il film, ho una sensazione di déjà vu. Ma se non amassi i déjà vu non sarei mai riuscita a riguardare millemila volte le serie TV o i film, o i libri appunto, che ho amato negli anni e spesso ricominciato daccapo. Sarà l'influenza della TV fatta di ennesime repliche che mi ha improntato l'infanzia, il piacere di ritrovare e sorridere prima ancora della battuta, di commuovermi prima ancora della scena clou.
Difficile anzi che io abbia visto o letto qualcosa una sola volta, se l'ho amata.
Ho deciso di leggere Wild proprio perché ho amato il film e volevo esplorare quella storia nella sua forma originale. Di tanti film che ho visto dopo aver letto il libro questo è uno dei pochi che mi fa fare la strada inversa. Potrebbe anche essere uno dei pochissimi all'altezza del libro, che di solito supera di diverse dimensioni la sua trasposizione cinematografica o televisiva.
Mentre ero malata qualche settimana fa ho visto una delle ultime versioni di Piccole Donne e non è stata affatto all'altezza, nonostante alcune scelte apprezzabili. Ogni tanto mi chiedo se la versione alternativa migliore non sia stata l'anime degli anni 80 che guardavo da bambina. Forse più semplicemente è una storia troppo piena e lunga da condensare in un paio d'ore di film.
Ok, mi hanno chiamato. Speriamo bene.
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fled-girl-diary · 1 year ago
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Caro diario
Oggi sono stata in visita al centro Cabrini DCA. La mamma è ricoverata lì da un mese, e come ben ricordi non è il primo ricovero. Sono stata in visita perché oggi era previsto il un incontro tra familiari e medici, essenzialmente un momento di condivisione guidato dai terapeuti dei nostri cari che soffrono di DCA.
Alla domanda dei parenti "com'è andata? Come sta la mamma?" mi sento fortemente turbata. Vi direi di andare voi stessi e provare.
Sono entrata e ho visto dozzine di adolescenti sofferenti, turbate dal mondo, da sé stesse. Vedevo l'abbraccio sconfortato dei genitori che rivedono una figlia in ricovero, e altre figlie respingere quello stesso abbraccio. Ho visto una ragazza col volto pieno di graffi, come se fosse stata aggredita a morsi da un cane randagio. Ne ho visto un'altra totalmente estraniata come effetto collaterale del Litio e di una serie di farmaci che assume.
In corso di riunione familiare più o meno tutti siamo riusciti a condividere pensieri ed emozioni. Diverse sensazioni prevalevano in ognuno: in chi L a rabbia, in chi lo sconforto, in chi la totale sfiducia nei confronti del proprio caro malato. Il tema affrontato è stato la fiducia.
Il terapeuta ci ha chiesto di scrivere delle parole associate al tema della fiducia?l. Ho scritto due parole e queste sono "complicità e accettazione". Accettazione del fatto che la fiducia possa essere unilaterale. È una vita che provo a costruire un rapporto in cui mamma possa appoggiarsi a me, e a tratti penso anche di esserci riuscita. Ma questo non potrà mai essere il contrario, e devo accettarlo. Devo accettare l'unilateralità di molti aspetti del nostro rapporto. Accetto che sia lei ad avere fiducia in me, ma io non riuscirò ad averne in lei, e mi va bene così, basta che lei sopravviva a tutto questo.
Ammetto che questo momento di condivisione mi abbia aiutata a riflettere molto sulle sensazioni che noi familiari proviamo. La manipolazione. Il controllo dell'altra persona malata su di noi.
No, non ce la faccio a spiegarvi cosa provo oggi per la seconda volta che vado in visita a trovare mamma.
Lo dico a te, caro diario, come vorrei dirlo al mio fidanzato, alle mie sorelle, a mio padre, a mia nonna, ai miei cari.
Come faccio a spiegarvi questa sofferenza? Questi momenti così intensi?
Finita la riunione ci incamminiamo, io con altri familiari, verso l'uscita. Una ragazza esce dalla struttura e sviene per terra. Svenuta, debole, fragile. Chissà quante volte deve essere successo.
Sono così estremamente triste per ciò che le persone malate di DCA debbano passare, di tutte le problematiche che si sovrappongono ad esso col passare degli anni. Mamma ne soffre da oltre 40 anni. Non lo trovo giusto. È una lotta che è diventata anche la mia, per quanto la mia terapeuta voglia smontarmi questo concetto per spiegarmi che non è la mia battaglia.
"È andata bene, la mamma sta meglio, un passo alla volta e speriamo bene"
Questa è la frase con cui stacco ogni chiamata oggi. Sono così profondamente turbata
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fayesdiary · 2 years ago
Note
for the Echoes ask game, 7, 23, 26 & 31!
Speak Your Language Day Asks 🇮🇹
7) What stuck with you after finishing the game?
Oltre ad Heritors of Arcadia, vuoi dire?
Un sacco, la musica, i personaggi, il fantastico doppiaggio... E' quasi difficile da spiegare, diciamo che è più il pacco completo di Echoes che ha reso giocarlo per la prima volta davvero speciale.
23) Name a change from Gaiden you didn't like.
*Sigh*
Lo so che continuo a ripeterlo ma... Conrad.
Non ho un problema con l'aggiunta di un fratello per Celica e la sua personalità è ok ma... esiste letteralmente solo per salvare Celica da situazioni in cui non aveva bisogno di essere salvata in Gaiden.
Non avrei avuto un problema se avesse assunto solo un ruolo di guida o cacchio, anche solo che si fosse limitato ad aiutare Celica come nel loro primo incontro invece di continuare a salvarla (e lo schiaffo, non scordiamoci dello schiaffo...), ma il suo ruolo nella storia mi dà un fastidio tremendo perchè non è per nulla necessario e detrae dalla libertà di scelta di Celica nella sua stessa storia.
Puoi scusare il sessismo di Echoes quanto vuoi con "è un remake di un vecchio gioco di Kaga", ma stronzate come questa sono originali.
26) Talk a bit about the game's themes!
Ho già fatto un word dump riguardo al classismo in Echoes, quindi parlo un attimo dell'altro tema principale.
Funziona bene ed è semplice ed efficace, ma avrei davvero voluto avere più dettagli sulla filosofia di Mila e Duma prima che andasse tutto allo sfacelo, e la conclusione funziona bene...
Anche se ammetto di essere di più dalla parte di Mila, e diciamo che avrei preferito un altro problema con la sua ideologia che non sia "non possiamo dare a tutti da mangiare e vivere senza lavorare e soffrire perchè poi diventano piiiiiigri!". Ugh.
31) Which characters do you think should have had a support together? (Characters from other routes are fine too!)
ALM E CELICA PERCHE' NON HANNO UN SUPPORTO ASSIEME
Oltre a loro due, Faye/Clair sarebbe stato divertente, Luthier/Kliff per amicizia tra due nerd associali, Silque/Jesse per il loro Memory Prism assieme e Faye/Celica e Kliff/Celica visto che sono reclutabili nella sua route :D
Questi sono quelli che mi vengono in mente al momento, ma sicuramente ce ne sono molti altri che sarebbero molto belli da vedere e che ho il leggero sospettano esistano in Sacred Echoes wink wink ;)
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danilacobain · 2 years ago
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Selvatica - 30. Ce ne andiamo?
Ante si accostò all'orecchio di Corinna e le scostò i capelli dal collo. Lei ebbe un fremito che lo fece sorridere. Reagiva a lui in un modo sensuale, un abbandonarsi quasi completo che glielo faceva venire duro in meno di un secondo. Era per lui una fonte di desiderio costante.
«Ce ne andiamo?»
«Ma siamo appena arrivati» sussurrò lei, voltandosi a mostrargli le labbra piene ricoperte dal rossetto color rosa scuro, labbra che avrebbe tanto voluto sentire su un punto preciso del suo corpo.
Era vero, forse si erano seduti da soli cinque minuti e lui già si sentiva insofferente. E non era solo perché aveva voglia di stare da solo con Corinna, si stava sentendo a disagio sotto lo sguardo fisso di Federica. Era seduta proprio di fronte a lui e cercava di attirare la sua attenzione facendo la gatta morta con il ragazzo che aveva a fianco, un tipo con i capelli chiari e gli occhi azzurri che sembrava più a disagio di Ante.
Corinna si era messa a conversare con Isotta di cose che non gli interessavano e non sapeva che fare. Quelle due stavano diventando inspiegabilmente amiche, però era contento che Corinna si trovasse a suo agio quando era con loro.
«Sto pensando che voglio vederti con quel completino addosso.»
Corinna sorrise. «Non l'ho messo.»
«No?»
«No. Ne ho un altro, una sorpresa.»
Ante si avvicinò a Corinna, schiacciandola contro il bracciolo del divanetto, che scricchiolò. «Andiamocene, sono pronto a ricevere la mia sorpresa.»
Lei poggiò le labbra sulle sue. «Non essere impaziente.»
«Ante, ieri stavo guardando la partita e ho notato che hai giocato poco e male. Non è che Corinna ti sta distraendo troppo?» li interruppe Federica, facendoli voltare entrambi.
«Adesso ti intendi anche di calcio?» rispose Ante, scoccandole un'occhiataccia.
Federica non si lasciò intimidire. «Corinna, tu non lo hai trovato... affaticato?»
Corinna gli lanciò un'occhiata allusiva, riempiendogli la mente di loro due uniti e sudati. «Non direi.»
«Lascia che ti dica una cosa, lui non è un ragazzo come gli altri. Non può arrivare a giocare le partite stanco. Capisci cosa intendo?»
Ante sentì Corinna irrigidirsi e la vide diventare seria. «Fede, smettila di romperle le palle.»
Corinna gli poggiò la mano sul braccio, forse intuendo che si stava innervosendo. «Se Ante ha giocato male ieri non è certo per colpa mia. Non l'ho visto per tutta la settimana.»
«Ti prego, Federica, non ti ci mettere anche tu con questi discorsi stupidi. Sono professionisti, sanno cosa possono o non possono fare.» Isotta si voltò verso Corinna e le sorrise. «Tesoro, abituati a questa cosa. Ogni volta che giocheranno male, per i tifosi sarà sempre colpa nostra, che siamo mangiatrici di uomini e non gli diamo tregua.»
In quel momento Ante avrebbe voluto abbracciare Isotta. Aveva zittito Federica e fatto spuntare di nuovo il sorriso a Corinna. Tuttavia, sentiva il sangue ribollirgli nelle vene per come Federica si stava comportando. Continuava a fissarlo, a sfidarlo con lo sguardo. Ante serrò la mascella, si alzò e andò in bagno.
Guardò il suo riflesso nello specchio ripetendosi che doveva stare calmo, che tanto Corinna se la sapeva cavare da sola. In fondo era una gattina selvatica, come amava chiamarla lui. Ricordava molto bene quello che l'aveva colpito di lei, sapeva tirar fuori le unghie quando necessario.
La porta si aprì, lasciando passare Federica. Si appoggiò con la spalla alla parete di fronte a lui. Un top striminzito lasciava scoperto gran parte del seno abbondante e lei glielo stava offrendo alla vista.
«Così è questo quello che volevi, una come lei.»
Ante sbuffò, stanco. Riportò lo sguardo sul suo viso. Federica era bella e non gli era mai stata indifferente. Ma oltre l'attrazione fisica non c'era niente, non gli trasmetteva niente. «Fede, non tormentarla. Non ti ha fatto nulla.»
«Era solo per capire perché tra noi non ha funzionato.»
Ante si avviò verso l'uscita. «Sei venuta con un altro ragazzo stasera, dovresti pensare a lui.» Aprì la porta e fece alcuni passi fuori seguito da lei che lo afferrò per un braccio, costringendolo a voltarsi.
«Non significa niente per me.»
Lui le rivolse un sorriso amaro. «Certo. Esisti solo tu, gli altri sono solo delle marionette.»
«È questo che pensi di me?» Ante non rispose e Fede continuò. «Tra me e te è diverso.»
«Tra me e te non c'è niente.»
«Noi siamo stati a letto insieme.»
Già, e se ne stava pentendo ogni secondo di più. «E stasera andrai a letto con lui, così siamo pari.»
Federica spalancò gli occhi e incrociò le braccia al petto. «Stai dicendo che sono una facile?»
«Non mettermi in bocca parole che non ho mai detto. Non me ne frega niente se ti scopi ogni sera uno diverso, non è questo quello che mi interessa.»
«E allora cosa? Cosa ha lei che io non ho?»
«Siete due ragazze completamente diverse. Corinna è... spontanea, tu invece sei costruita dalla testa ai piedi.»
«Tu non mi conosci per niente.»
«Già, è così, non ti conosco. Anche tu non mi conosci, e neanche te ne frega di sapere come sono fatto. A te interessa solo poter essere la fidanzata di un calciatore, come Isotta.»
Un sorriso arcigno comparve sulle labbra rosse della ragazza. «Siamo tutte così, Ante, anche lei. Dalle un po' di tempo e vedrai che appena capirà di poter sfruttare la tua immagine lo farà. La differenza tra me e lei è che io non mi faccio problemi ad ammetterlo.»
«Ante, che succede?»
Corinna era proprio dietro di lui e non sapeva quanto avesse ascoltato. Ante le prese la mano e lei lo lasciò fare ma non la strinse. Aveva negli occhi una strana luce. Gelosia, forse. Anche se sembrava più arrabbiata.
«Niente, stavamo parlando.»
«Di te» aggiunse Federica prima di lanciare uno sguardo complice a lui e andare via.
Lui abbracciò Corinna. Ma lei lo respinse. Infilò le mani in tasca e la guardò. Dunque era arrabbiata.
«C'è qualcosa che devi dirmi?»
Scosse la testa. «Non pensare a Fede. Lei è strana, ha questa fissazione per...»
«Pensi che io sia scema? Pensi che non mi sia accorta di come ti ha guardato per tutto il tempo? E quel battibecco era una scenata di gelosia in piena regola. Che cosa c'è tra voi?»
«Niente, Corinna. Assolutamente niente.» Fece un passo verso di lei, ma lei ne fece uno indietro. «Andiamocene a casa.»
«Preferisco tornare a casa mia stasera.»
«Stai scherzando? Sei arrabbiata con me per questa stronzata?» Perché doveva prendersela con lui? Non aveva fatto niente.
«Hai idea di come mi sono sentita quando ti sei alzato e lei ti ha seguito subito dopo? Mi guardavano tutti. Tutti, Ante. E io ero la povera scema che se ne stava lì senza dire niente, senza sapere niente.»
Ante chiuse gli occhi e abbassò la testa, comprendendo quello che stava succedendo nella testa di Corinna. Sentì che doveva farle capire che per lui lei era importante, che era diversa. La attirò a sé contro le sue resistenze.
«Corinna, tu ancora non lo sai ma io non sono un tipo facile. Non ho un bel carattere e soprattutto difficilmente mi lascio coinvolgere da una ragazza. Puoi chiederlo a chiunque lì in mezzo, ti diranno tutti la stessa cosa, a cominciare da Isotta che mi ha presentato decine di sue amiche e sono state tutte un buco nell'acqua.»
«Tutte tranne una.»
«No. Federica è solo quella più sfacciata che ha continuato a provarci anche se non le ho mai dato nessun segnale di interesse.» Le prese la mano, stringendola. «Corinna, con te è diverso. Tu mi piaci veramente, mi piaci e voglio conoscere tutto di te. Tutto.»
La guardò negli occhi, consapevole del fatto che lei si stava ritraendo, che c'era ancora una piccola parte di lei che non si fidava completamente. Le accarezzò il volto, i capelli e la baciò. Corinna ricambiò il bacio, cingendogli la vita. Il suo sguardo si intenerì un poco.
«Oggi, quando hai detto che sono la tua ragazza, dicevi sul serio?»
Ante sorrise. «È troppo presto per darci una definizione?»
«No, non è quello.»
Si portò la mano di Corinna alle labbra. «Allora cosa? Non vuoi essere la mia ragazza?»
«Certo che voglio. Però un po' mi spaventa.»
Anche a lui spaventavano quei sentimenti nuovi, ma non avrebbe permesso a nessuno di mettersi tra loro e rovinare quello che stava nascendo. Non avrebbe permesso a nessuno di togliere il sorriso dal volto di Corinna.
«Adesso ce ne andiamo a casa? Voglio toglierti quel broncio dalla faccia e sostituirlo con un bel sorriso di soddisfazione.»
Corinna scosse la testa e la poggiò sul suo petto. «Non andiamo a casa, andiamo in un altro posto.»
«Dove vuoi andare?»
Lei sollevò la testa e gli sorrise. «Ti fidi di me?»
Ante annuì e coprì le sue labbra con le proprie. Era pronto ad andare ovunque con lei.
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jacopocioni · 4 months ago
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A.A.A. Leoni cercasi... Fiorentini mobilitarsi!
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Nel 1835, si dette il via alla costruzione del Ponte San Leopoldo, il ponte sospeso voluto dal Granduca Leopoldo II nei pressi delle Cascine; si trattava di un’opera innovativa, di una passerella di ferro sostenuta da cordoni ancorati a due coppie di piloni molto alti sormontati da quattro leoni. Per attraversare l'Arno occorreva pagare un dazio. Il ponte venne realizzato da una società francese, Séguin, esperta nella costruzione di ponti metallici, che avrebbe avuto la concessione di un pedaggio per oltre cento anni. A breve distanza di tempo, venne costruito un ponte gemello a questo, chiamato Ponte San Ferdinando, in onore del padre del Granduca, nella zona di San Niccolò, con le stesse modalità. Anche questo ponte era sospeso, ed anche questo ponte aveva due coppie di piloni sormontati da quattro leoni.
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Tralasciando la storia dei due ponti, arriviamo direttamente al loro smantellamento, perché qui inizia la curiosità che ci interessa. Ci occorre aiuto per trovare due leoni: Sto parlando degli otto che sorvegliavano i due ponti sospesi… due sono alle Cascine e quattro nel Viale del Poggio Imperiale, ma ne ho persi due!! Allora, prima di tutto cerchiamo di fare chiarezza su quali leoni sono al Poggio Imperiale. Bargellini, nelle sue Strade di Firenze, ci racconta che i quattro leoni che si trovano sul Viale del Poggio Imperiale sono quelli del Ponte San Leopoldo; mentre i leoni del Ponte San Ferdinando sembra fossero stati sistemati in dei magazzini comunali. Nel 1955 due di questi leoni rimasti in magazzino vennero sistemati nel Viale degli Olmi alle Cascine. E gli ultimi due?? Se la matematica non è un'opinione, ne abbiamo persi due! In nessuna pubblicazione ne viene fatta menzione e, spesso, viene fatta confusione tra Ponti e leoni… San Ferdinando o San Leopoldo?
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Propendo per dar fiducia a Bargellini, e cioè che i leoni al Poggio Imperiale derivino dal Ponte San Leopoldo. Rimane però il mistero dei due leoni rimanenti del Ponte San Ferdinando: alle ultime informazioni conosciute, erano in un non meglio identificato magazzino comunale. Dando per assunto che il magazzino comunale in questione dal 1955 ad oggi sia stato controllato di quando in quando, ho la maledetta sensazione che questi leoni abbiano migrato verso altri lidi… non mi stupirebbe affatto scoprire che fanno bella mostra di loro nel giardino di qualche villa di personaggi in vista, come le pietre della pavimentazione di Piazza Signoria, insomma.
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Certamente non sono stati sistemati in qualche parte della città, a che mi risulta, quindi le opzioni possibili sono poche: o la villa del signorotto, oppure (e non è da scartare come ipotesi neppure questa) da tempo immemore giacciono dimenticati in un magazzino che neppure l’amministrazione comunale sa di avere, magari ancora ricoperti dalla mota dell’alluvione del ’66. Insomma, per concludere, ci mancano due leoni all’appello: chi li abbia visti aggirarsi con aria smarrita, per le strade di Firenze, ce ne dia comunicazione che corriamo a recuperarli.  Se viceversa qualcuno sa dove oggi abbiano preso la residenza, ce lo faccia sapere, che proviamo a documentare la loro nuova dimora. Fiorentini mobilitarsi!
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Gabriella Bazzani Madonna delle Cerimonie Read the full article
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giancarlonicoli · 7 months ago
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26 giu 2024 10:30
CALA-FIORI ALL'OCCHIELLO - LE PRESTAZIONI A EURO2024 DEL DIFENSORE 22ENNE DEL BOLOGNA DIMOSTRANO CHE IN ITALIA I GIOVANI BUONI CI SONO, BASTA AVERE IL CORAGGIO DI FARLI GIOCARE - L'OPERAZIONE AI LEGAMENTI A 18 ANNI, LA SUA CESSIONE IMPUTATA A MOURINHO MA IN REALTA' FIGLIA DELLA SCELTA DI PINTO E DEL PARERE NEGATIVO DEI MEDICI DELLA ROMA, L'INTUIZIONE DI THIAGO MOTTA E DEL DS DEL BOLOGNA SARTORI, CHE SONO ANDATI A PRENDERLO DAL BASILEA (LA ROMA L'AVEVA SVENDUTO PER 1,5 MILIONI) - "IL FATTO QUOTIDIANO": "IN ITALIA CI SONO ALTRI CALAFIORI, MA LA MAFIA DEI PROCURATORI PREFERISCE PUNTARE ALTROVE…"  -
Leonardo Coen per il Fatto Quotidiano - Estratti
Riccardo Calafiori, il migliore di questa sgangherata e pessima nazionale italiana di calcio: sua l’ultima disperata percussione a centro campo, a pochi secondi dalla fine dell’incontro con la Croazia, […] Passaggio perfetto, scatto di Zaccagni che tira e segna il gol della vita.
L’ispirata azione di Calafiori, il suo provvidenziale assist, sono la cosa più bella scaturita da una squadra velleitaria e sbagliata, anche per motivi diciamo così ideologici, poiché il nostro cittì (dalla fronte inutilmente stempiata, avrebbe scritto l’indimenticato Fortebraccio) ha preferito opzioni conservative, anche oltre ogni logica, dopo le prime due brutte partite di questo girone dominato dalla Spagna. […]
L’impresa di Calafiori, il più bravo ed il più lucido degli azzurri, un momento che non nasce per caso.
E’ un anno che Riccardo gioca su questi livelli, ben guidato al Bologna dal bravo e pragmatico Thiago Motta. Qui in nazionale ha trovato posto subito in prima squadra perché qualcuno si è fatto male prima di partire. Altrimenti… Già, altrimenti.
Il gesto tecnico ed atletico di Calafiori dimostra che ai giovani – lui ha appena compiuto 22 anni – deve essere data più fiducia e stima, e non deve essere soltanto un caso, dettato da circostanze fortuite; in Italia ci sono giocatori molto giovani e già eccellenti […]che debbono essere valorizzati e fatti giocare con le squadre migliori, e non lasciati a bagnomaria […]
in Italia ce ne sono altri di Calafiori, ma la mafia dei procuratori preferisce puntare altrove, indirizzare le società “amiche” verso le più convenienti (per i loro interessi) aree del Sudamerica, dell’Africa (il nuovo Bengodi) e persino dell’Asia e dell’Australia, senza dimenticare gli Stati Uniti o il Canada; tutto, ovviamente, finalizzato a importare per quattro soldi giocatori che poi sono piazzati a caro prezzo presso le stesse società che potrebbero farne a meno ma che invece sono neghittose coi ragazzi delle loro giovanili: il concetto – ecco l’ideologia, chiamiamola così, di fondo che governa questo universo meschinello – è che il calcio globalizzato frutta subito, mentre i nostri giovani “devono maturare”.
[…] La realtà è che vi sono complicità, familismi (nessuno ha mai condotto una seria indagine sul mondo di procuratori), cointeressenze, giri che spesso nascondono trucchi contabili (lo ha dimostrato una recente inchiesta giudiziaria): il risultato è che si porta ad un campionato europeo uno “bollito” come Di Lorenzo, che ha giocato un campionato molto sottotono, o uno come Jorginho che nell’Arsenal fa la riserva, a causa del suo pessimo stato di forma (e lo si è visto), quando alternative altrettanto valide, ma coraggiose, poteva essere fatte.
Quel che infatti hanno osato Spagna, Germania, Svizzera, Francia, Inghilterra dove, da tempo, si è adottato una politica ben diversa e proficua, perché un giovane valorizzato è destinato a creare movimenti di denaro interessanti e prolungati nel tempo[…]
Un tempo, la serie A sapeva mettere in vetrina giovani e giovanissimi, alcuni dei quali destinati a carriere fantastiche, altri, comunque, ad onorevoli carriere. Non c’è miglior palestra che addestrare in campo, e non sulla panchina, una giovane promessa, rischiando sulle sue qualità. Da noi prevale il pregiudizio che i nostri giovani calciatori siano immaturi e che debbano “andare a fare esperienza” in serie minori, col rischio che ci resterai per sempre.
La nostra serie A è diventata sempre più un parcheggio per calciatori stranieri, ormai rappresentano il 70 per cento degli organici, […] Così foraggiamo le “cantere” spagnole, francesi, nord europee. Gestioni miope, dettate da chissà quali tornaconto.
Il risultato è che oggi metà delle società di serie A sono in mano agli americani (che hanno anche un sacco di società in serie B e persino in C, come la Triestina). Quasi sempre sono “padroni” che non hanno né esperienza né memoria né cultura di calcio, ma di business. Sono venuti per cementificare e costruire nuovi stadi con la scusa di modernizzarli, in verità per includere nel “pacchetto”, alberghi, centri commerciali, centri sportivi per benestanti e valorizzare le aree extraurbane coinvolte nelle operazioni.
Speculatori che usano il calcio come leva per altri affari, approfittando delle cattive conduzioni societarie e finanziarie di proprietari che non hanno saputo accumulare solo debiti, e conduzioni societarie fallimentari. Dimostrando loro sì un’immaturità che scaricavano sulle spalle dei giovani.
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scienza-magia · 1 year ago
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Pianeti mini-Nettuno ideali per la formazione di diamanti
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Qui piovono diamanti! (Su Urano, Nettuno... ma non solo). Precipitazioni di diamanti non sarebbero solo su grandi pianeti come Urano, ma anche su altri più piccoli chiamati "mini-Nettuno". Ce ne sono a centinaia al di fuori del nostro sistema solare. Se un giorno l'uomo dovesse riuscire a costruire un'astronave in grado di penetrare l'atmosfera di Nettuno, allora si potrebbe provare l'esperienza di attraversare una pioggia composta da diamanti. E stando a una nuova ricerca condotta da un gruppo internazionale di scienziati e pubblicata su Nature astronomy, pianeti dove raccogliere diamanti sarebbero molto numerosi. Come su Nettuno, anche su Urano la formazione dei cristalli di diamanti è resa possibile da due fattori presenti nelle profondità delle loro atmosfere: le elevate pressioni e le alte temperature. Queste condizioni scompongono idrocarburi come il metano nei singoli atomi, consentendo a quelli del carbonio di unirsi tra loro a formare molecole di diamante allo stato solido, le quali a loro volta possono dare origine a strutture via via più grandi. Diamanti su tanti altri pianeti Sulla base delle ricerche realizzate nell'ultimo studio - in cui i processi di formazione dei diamanti sono stati simulati in ambienti di laboratorio – si è scoperto che le temperature e le pressioni per dare vita alla formazione dei diamanti risultano inferiori rispetto a quanto si pensava precedentemente. Ciò renderebbe possibile precipitazioni di diamanti non solo su grandi pianeti come Urano, ma anche sui pianeti gassosi simili più piccoli: si chiamano "mini-Nettuno" e ne sono stati scoperti a centinaia al di fuori del nostro sistema solare. Sottolinea Siegfried Glenzer dello SLAC National Accelerator Laboratory a capo della ricerca: «Questa scoperta non solo approfondisce la nostra conoscenza circa i nostri pianeti ghiacciati locali, ma ha anche implicazioni per la comprensione di processi simili negli esopianeti oltre il nostro Sistema Solare». Nettuno e Urano: nuovi risultati Quanto scoperto da Glenzer e dai suoi colleghi potrebbe anche spiegare alcune caratteristiche a oggi incomprensibili sui campi magnetici di Urano e Nettuno. Per capire questo bisogna aprire una parentesi. I ricercatori hanno utilizzato l'XFEL europeo (uno strumento lungo 3,4 chilometri che produce lampi di raggi X estremamente intensi) per monitorare i diamanti che sono stati prodotti partendo da una pellicola di polistirene composta da idrocarburi, la quale è stata ripetutamente sottoposta ad enormi pressioni in una struttura simile a una morsa.
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Tale struttura ha permesso ai ricercatori di osservare il processo più a lungo di quanto fosse stato possibile negli esperimenti precedenti proprio grazie all'uso di XFEL. Si è così giunti a comprendere che la pressione intensa e le temperature molto calde, pur essendo assolutamente necessarie, potrebbero non essere così estreme. Diamanti e campi magnetici Collegando quanto scoperto ai nostri pianeti e a quelli di altri sistemi solari, si può dunque ipotizzare che i diamanti potrebbero formarsi a una profondità inferiore a quella stimata. Non solo: poiché le particelle di diamante cadono verso il centro del pianeta - trascinando con sé gas e ghiaccio-, potrebbero influenzare i campi magnetici in modo significativo. A differenza della Terra, infatti, pianeti come Nettuno e Urano non hanno campi magnetici simmetrici ma la presenza dei diamanti in caduta libera potrebbe aiutare a spiegare tale anomalia. Sottolinea Mungo Frost, dello SLAC National Accelerator Laboratory: «Quanto osservato permette di ipotizzare che il fenomeno dei diamanti potrebbe originare movimenti all'interno dei ghiacci presenti su questi pianeti, influenzando la generazione dei loro campi magnetici». In altre parole, si verrebbero a creare correnti elettriche che darebbero origine a dei campi elettrici ma, proprio perché caotici, non darebbero origine a campi magnetici simmetrici. Read the full article
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poesiaincompresa · 1 year ago
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E non ci sarai nemmeno oggi, non ci sarà il tuo pensiero costante di scrivermi e dirmi che nel pomeriggio mi venivi a prendere per stare insieme al di fuori della scuola, non ci sarà nessuna richiesta particolare che riguardi masha e orso o winnie the pooh, se ripenso a quanta voglia avevo di darti quel disegno...che alla fine come una scema mi sono dimenticata il vero regalo che avrei voluto darti, che ti avevo comprato giorni prima perché non vedevo l'ora di vederti, ma il pandoro a tua nonna l'ho portato hahaha non mi sarei potuta dimenticare di lei, la tua famiglia è come se fosse la mia, ci ho sempre tenuto a precisare il fatto che averti nella mia vita non è mai stato uno scherzo, ne è sempre valsa la pena...è stato un pomeriggio dov'ero finalmente me stessa, un pomeriggio in cui mia nonna sapeva che eravamo insieme, la prima volta che ti ha conosciuta, che ti ha vista salire a casa nostra per 5 minuti, la prima volta che le ho detto la verità e andava tutto bene, rischieresti la vita per passare un momento con lei, per farla stare bene, per farla sorridere per vedere quella sua risata meravigliosa che le spunta ad una mia frase sciocca, mischiata con il dialetto...lo rifaresti altre 100 volte se solo lei potesse porgermi la mano, ritornare e ricordarsi di quanti momenti ci aspettano ancora, non avete idea di tutta la felicità che ho sentito quel giorno...nel momento esatto in cui ho preso fra le braccia scricciolo ho percepito tantissime sensazioni, conoscendola...ho creduto che volesse fare un pensiero ad una sua amica, immaginavo potesse trattarsi di un regalo di natale, estranea però al fatto che fosse per me...gridavo felicità senza nemmeno aprir bocca, e beh oggi tu non ci sarai come gli altri 5 anni che abbiamo già passato saremo solo io e lui...ma volevo dirti che mi saresti mancata lo stesso, e ti cerco oltre il tempo, lo spazio la distanza, so che ci sarai in modo parallelo dall'altra parte a ricordarmi quanta felicità provai quel giorno fino all'ultimo secondo che mi scrivesti cosa pensasse mia nonna del peluche...e ricordo che gli era piaciuto...e ti cerco anche oggi per dirti quanto tu sia stupida a non renderti conto quanto amore il mio cuore vorrebbe darti se solo tu ci provassi, non voglio farti avere paura, da cosa stai scappando si può sapere? me lo chiedo da tutti questi anni, vorrei darti risposte, risolvere il caos di entrambe ma...non posso intralciare il tuo percorso, non posso interferire con ciò che la tua anima deve arrivare a comprendere, so che ci riuscirai, mi sono sempre fidata di te, non ho alcun dubbio che tu possa farcela, abbiamo scelto di farlo in due mondi differenti, separate, ognuna con i propri demoni? va bene lo accetto, ma ricordati che nel buio più totale ti porgerò una torcia per venirmi a trovare di nuovo, io sarò qui, ma che me ne importa di tutti gli altri!! io voglio aspettare solo te, voglio restare lì a tenere la porta aperta con una candela accesa qualora vedessi la tua ombra, voglio affrontarla non escluderla, voglio accoglierla non metterla da parte, voglio queste tue ombre e farle diventare un mio punto di luce e ce la faremo...lo vedrai vita mia...te ne accorgerai, lo sai già. E io resto qui ad aspettarti e amarti incondizionatamente non importa ciò che dirai o farai. Non mi farai andare via. @occhicastanitristi-blog @delusa-da-tutti @cuoregelidoo-blog
22/12/2017❤22/12/2023
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tempi-dispari · 1 year ago
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Silver Nightmares, Vittorio di Pisa, nuovo cantante
Vi abbiamo lasciato poco prima dell’inizio dell’estate, come sono andate le cose? Concerti, nuovo materiale?
ALESSIO MADDALONI (Drums, Trumpet): Ciao Carmine! Prima di cominciare, voglio ringraziarti, ancora una volta, a nome di tutta la band per lo spazio che sei solito concedere al nostro gruppo nella tua fantastica webzine. Grazie di cuore! Effettivamente, ne sono successe di cose da quando ci siamo lasciati all’inizio dell’estate!
Ma andiamo con ordine…. Dopo l’uscita di Apocalypsis, abbiamo iniziato a provare con più frequenza in studio (anche per prepararci al meglio in vista degli agognati live), ma presto abbiamo dovuto fronteggiare nuovi ostacoli che hanno portato al cambio di line-up. Da sei elementi siamo passati a cinque, e, come puoi facilmente immaginare, il lavoro da svolgere è stato davvero tanto: riarrangiamenti, cori.. che abbiamo gestito in questi mesi e che finalmente speriamo, possano portare i loro frutti sul palco.
Quanto al nuovo materiale, fortunatamente, siamo una fucina di idee e, a tempo debito, le concretizzeremo con la nuova line-up. Adesso, è il momento di presentare i brani dei nostri due lavori. Ci stiamo sempre più affiatando, il sound inizia ad essere ben amalgamato. Non vediamo l’ora di calcare i palchi!
C’è una grande novità in casa Silver Nightmares, ce ne potete parlare?
GABRIELE ESPOSITO (Bass) : La novità più grande è rappresentata dall’innesto in formazione di Vittorio Di Pisa. Cantante dalla spiccata personalità e dotato di grande sensibilità umana e artistica. Credo che siamo stati in grado di cogliere il suo pensiero propositivo e intraprendente associato ad una grande umiltà. Insomma la persona giusta che può perfettamente collocarsi nel mondo Silver Nightmares come la tessera perfetta di un puzzle. Vittorio darà il suo apporto musicale alla causa, valorizzando il percorso da noi precedentemente tracciato. Ne siamo certi!
Come avete conosciuto il nuovo cantante?
GABRIELE TAORMINA (Keyboards) : È stato più semplice del previsto! Abbiamo messo un annuncio in un noto portale online di ricerca di musicisti. Siamo stati noi a contattarlo, incuriositi dai gusti musicali che emergevano dal suo profilo personale.
È stato un ‘colpo di fulmine’ o avete fatto diverse audizioni?
GABRIELE TAORMINA (Keyboards) : Si può dire che è stato un colpo di fulmine visto che abbiamo scartato a priori le candidature degli altri cantanti. Dopo esserci sentiti più volte al telefono, è bastato incontrarlo di persona per renderci conto di chi avevamo di fronte. Naturalmente, oltre all’aspetto prettamente umano, ricercavamo un cantante con cui avere una forte compatibilità artistica. Così è stato, fin dalle primissime prove in sala. So far….so good! Siamo in simbiosi su tutto!
La separazione è avvenuta in maniera amichevole?
ALESSIO MADDALONI (Drums, Trumpet) : Assolutamente si! È stato per tutti noi un vero piacere collaborare con Michele Vitrano al quale vanno la nostra massima stima e rispetto. I suoi impegni lavorativi e familiari lo hanno portato verso lidi che non collimavano con quelli del progetto Silver Nightmares. Tengo, inoltre, a precisare che la stessa cosa è accaduta con il chitarrista Mimmo Garofalo: i rapporti umani si sono ben mantenuti ed è sempre un piacere poterlo vedere suonare nei suoi vari progetti di cover bands.
Ne approfitto per salutarli e ringraziarli nuovamente per il loro prezioso contributo fornito in passato.
Che cosa pensate possa portare in più la nuova voce?
GABRIELE ESPOSITO (Bass) : La sua voce, il suo timbro, la sua naturale estensione possono sicuramente dare alla nostra band nuovi spunti compositivi, per riallacciarci al passato e migliorare il futuro, dando magari un’inclinazione più metal ai nuovi brani, considerando anche la precedenza esperienza di Vic.
Da che esperienza arrivi, Vittorio?
VITTORIO DI PISA (Vocals): Ciao Carmine, piacere di conoscerti! Ringrazio i ragazzi per le belle parole, piene di fiducia, spese nei miei confronti. Sicuramente mi servono da stimolo per continuare a dare ancor di più il meglio di me stesso in questo nuovo percorso. Sono davvero contento di essere il nuovo cantante dei Silver Nightmares.
Ritornando alla tua domanda, le mie esperienze pregresse sono relative per lo più all’ambito metal, avendo militato in una cover band dei Dream Theater, indiscussi maestri del progressive metal e band per la quale nutro uno sconfinato amore. Sapevo di possedere delle potenzialità vocali non indifferenti per poter replicare i loro brani (con le dovute differenze, naturalmente), e mi sono voluto mettere in gioco, collaborando per un annetto circa con questa cover band siciliana, prima di separarci a causa di vedute diverse.
È stata comunque un’esperienzamolto formativa che mi ha dato tanto, che mi ha fatto crescere e capire molte cose.
Avete dovuto riadattare il repertorio alla sua voce?
EMANUELE LO GIUDICE (Guitars) : Innanzitutto, ciao e grazie anche da parte mia per l’intervista! Abbiamo dovuto riadattare non poco il repertorio soprattutto nel passaggio di formazione da sei a cinque membri, riarrangiando alcuni brani anche in modo cospicuo in modo da conservarne gli elementi fondamentali, mettendoli anche in risalto in modi alternativi.
È stato un processo naturale e divertente dove ognuno ha ripensato il proprio ruolo nell’economia del brano, e al riguardo non ci sono stati particolari problemi con Vittorio in quanto lui è venuto volentieri incontro a noi e viceversa, nei casi di necessità.
Hai già debuttato dal vivo, Vittorio?
VITTORIO DI PISA (Vocals) : Sì, con la band di cui parlavo precedentemente. Abbiamo avuto diverse serate per esibirci dal vivo. Anche se è passato parecchio tempo, faccio tesoro di queste esperienze che mi sono state assai utili per migliorare ed acquisire maggiore maturità musicale. Adesso, sono totalmente coinvolto nel progetto Silver Nightmares e non vedo l’ora di poter debuttare live con i ragazzi! Sarà il battesimo di fuoco della band!
I prossimi passi?
EMANUELE LO GIUDICE (Guitars) : Abbiamo sempre il cervello che cammina a mille e si sta creando un buon database di idee da cui attingere per il materiale che verrà in futuro (quando ci sentiremo pronti inizieremo a lavorarci tutti assieme). Come ha detto Alessio all’inizio dell’intervista, oggi, siamo unicamente proiettati a suonare dal vivo e c’è già qualcosa che bolle in pentola! Speriamo di poter coronare al più presto questo sogno! Naturalmente ti terremo aggiornato! Grazie ancora per lo spazio concessoci! A presto
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flavioscutti · 1 year ago
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DIRITTO D'AUTORE E CONTENUTI
Ogni tanto degli amici mi mandano una clip condivisa da disco_bambino, che io nemmeno guardo perché conosco a memoria tutti i video degli artisti italiani più conosciuti pubblicati su YouTube da anni, oltre al fatto che già li conoscevo perché ho visto la TV per tutti gli anni '80 e '90. Allora, molti di questi video, già pubblicarli per la prima volta è una violazione del diritto d'autore, accettata perché diventano contenuti culturali che qualcuno ha registrato dal televisore, conservato e praticamente inediti. Sulle reti private potrebbe essere anche l'unico materiale, ma se parliamo di trasmissioni RAI, lì la cosa è un po' diversa, c'è un archivio pubblico, con tanto consultabile gratuitamente. Lo scaricare il materiale già pubblicato per metterlo sulla propria galleria è anche sfruttamento, perché lo usi come contenuto, che per contratto con il social dovrebbe essere originale o dovresti possederne i diritti.
Contenuti di cui non si rispetta il formato, gli si mette il proprio logo, ce ne si impossessa proprio. Anni fa ci si lamentava che in TV i film non erano come al cinema, adesso è peggio, ma va bene. Poi si compravano le cassette duplicate al mercato, adesso invece si va da Giuseppe Savoni, ma come si va da altri, perché pagine simili ce ne sono diverse. Parlo di questa solo perché oltre ad essere condivisa dagli amici mi viene proposta frequentemente anche dal social stesso favoreggiando la violazione dei diritti.
Nessuno mette in dubbio che si sia riusciti a concentrare un pubblico, molto banalmente secondo me, ma cosa si propone? Essendo materiale già pubblicato qual'è l'apporto culturale che ne si ha nella società? Nullo. Comprare uno dei nunerosi libri sulla canzone italiana può essere più impegnativo che guardarsi un video sui social, senza descrizione, senza nulla. C'è da dire che ormai non conoscere certi classici della musica popolare è molto tipo non sapere chi ha scritto Cenerentola, ma siamo a questi livelli, c'è bisogno di chi lo ribadisce.
Potrei capire se ad interessarsi siano dei giovanissimi, ma qui ci troviamo proprio su un mercato che già conosce la proposta e diventa una questione sociale.
Per curiosità sono andato a vedere che volume di utenti movimenta una pagina come questa e troviamo 90 mila followers su IG, con 79 che seguono anche i miei contenuti, e già questo fa riflettere.
Su Spotify abbiamo invece 1041 seguaci con 2011 sulla playlist più seguita, ma cosa c'è in questa playlist? Due ore di brani commerciali ancora frequentemente trasmessi da molte radio, presenti praticamente ovunque.
Se vogliamo considerare i contenuti commerciali prodotti per il mercato popolare dei documenti di antropologia culturale credo che come minimo ne si debba rispettare la forma e il contesto di origine, ma evidentemente per tanti è più importante crearsi un pubblico che acculturarlo ed ecco che l'ovvio diventa un elemento in cui riconoscersi
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enkeynetwork · 2 years ago
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monicadeola · 2 years ago
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Invece di imparare dalla drammatica vicenda di Andrea Papi ucciso dall’orsa Jj4, si sta scatenando una lotta tra fazioni opposte, come in una campagna elettorale pro o contro gli orsi e, più in generale, gli animali selvatici, che ci piacciono in ragione inversamente proporzionale alla loro vicinanza a casa nostra. Una lotta che sarebbe davvero molto triste si concludesse con l’uccisione di Jj4 e magari di altri due individui tenuti in custodia nel centro di Casteller, che certamente non si è fatto notare per sicurezza e condizioni ai tempi della seconda fuga di M49 (nel luglio 2019, l’orso è scappato attraverso un recinto alto più di quattro metri e per di più elettrificato, come se avesse volato). Nonostante le prescrizioni ISPRA e le inclinazioni bellicose del presidente della Regione, infatti, non si riesce a trovare una motivazione valida dal punto di vista ecologico e naturalistico per quella che sta acquisendo i caratteri di un’esecuzione in piena regola, una specie di rappresaglia o vendetta contro un animale che ha fatto semplicemente l’animale. La presenza dei cuccioli vicini alla madre durante le fasi della sua cattura, fa presumere che Andrea si possa essere sfortunatamente trovato in una situazione analoga, scagionando ulteriormente, se ce ne fosse ancora bisogno, Jj4 che, nel caso, si è comportata come qualsiasi essere vivente si sarebbe comportato. 
Molto si è detto sulla presunta aggressività particolare di questa orsa, ma già il solo fatto di avere i cuccioli con sé dimostra che non si sono misurate le parole. Aver distrutto le fototrappole e altri segnali estranei al bosco non fa che confermare il suo status di madre che difende il territorio dei cuccioli. Difficile poi comprendere se questi ultimi siano stati completamente svezzati, ma lasciarli andare liberi senza la madre potrebbe non essere stata un’ottima idea. Al di là di questo, sembra comunque del tutto improprio utilizzare le nostre categorie morali nel giudicare gli altri viventi, eppure abbiamo letto di «orsa assassina» e sentiremo ancora di «lupi cattivi» e magari «sciacalli infingardi»: sarebbe curioso sapere allora come ci classificano gli animali, viste le stragi che abbiamo perpetrato ai loro danni. Nel corso del tempo l’uomo si è mostrato il più micidiale cacciatore in natura, tramutandosi, da preda che era, in un predatore che può arrivare al 100 per cento di successi, quando nel mondo naturale il 30 per cento è il massimo risultato ottenibile. È facile constatare che nessun ecosistema può reggere integro a un attacco così potente, supportato da un’apparecchiatura tecnologica extracorporea senza precedenti. 
C’è però un minimo comune denominatore alla volontà di vendetta, alla limitazione territoriale, all’imporre regole umane a chi umano non è, al fastidio verso il mondo naturale visto come un impedimento alle nostre attività: e risiede nell’idea, che traspare continuamente anche nei commenti a questa vicenda, che i sapiens siano gli animali migliori, in qualche modo superiori a tutti gli altri. Traendone la convinzione che i nostri atteggiamenti siano comunque giustificati, in una specie di destino ineluttabile che ci assegna il potere di dominio e di decisione su chi debba essere allevato, chi addomesticato e chi, invece, si debba estinguere perché d’intralcio. Non sembra si capisca una elementare verità che è ben nota, invece, in tutto il mondo animale, cioè che nessuno si salva da solo e che noi abbiamo bisogno di tutte le altre specie di viventi, di quella ricchezza della vita che va dalle zanzare all’orso. E che l’estinzione di una specie provoca, a cascata, quella delle altre. Non per questo non dobbiamo difenderci, ma intervenire oltre misura provoca nuovi scompensi che si vanno a sommare ai vecchi, costringendoci a imporne ancora dei nuovi in un circolo vizioso senza scampo. Secoli di cacce indiscriminate avevano quasi estinto l’orso nelle Alpi e il lupo in Appennino, avendo capito che non erano buone notizie abbiamo cercato di rimediare. Ora andiamo fino in fondo, facendo un definitivo passo indietro e lasciando «cuori selvaggi» intatti all’interno del nostro territorio per poterne tutti trarne giovamento. Fatto questo, andando in giro, segnaliamo la nostra presenza per tempo, dotiamoci di armi di dissuasione e studiamo le abitudini di questi nuovi, ma vecchi compagni di strada: la convivenza è un vantaggio per tutti. Ma, al di là delle fazioni, «giustiziare» Jj4 manderebbe un messaggio completamente sbagliato e diseducativo: sarebbe come dimostrare, ancora una volta, che i sapiens si sentono padroni del mondo, certificando, in base ai comportamenti non uniformi ai propri, chi ha diritto di vivere e chi no. Ci fa piacere che gli orsi ritornino in quelle montagne che erano le loro da molto prima della nostra presenza, però poi dovrebbero improvvisamente trasformare la loro natura nomade e fermarsi ogni volta che superano un limite amministrativo. E decidiamo che il numero perfetto da quelle parti sia cinquanta, dimenticando che tutte le specie dei viventi equilibrano la loro pressione demografica in rapporto alle risorse del territorio, non in rapporto ai progetti dei sapiens: basterebbe, per cominciare, non immettere risorse aggiuntive, ma non si può certo sancire un’ecatombe solo perché noi non molliamo un centimetro quadrato di territorio. Vale la pena di sottolineare che nessun animale prolifera al di là dei limiti ambientali. Tranne uno, e non è l’orso.
– Mario Tozzi
19 Aprile 2023 
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justmythings-stuff · 2 years ago
Note
Diciamo, inizialmente dice che ha avuto tempi di recupero molto molto lunghi rispetto alla media, ha tolto le stampelle dopo un mese e mezzo quando generalmente si tolgono dopo una settimana o due;
Probabilmente il suo dolore non è vero, è che probabilmente ha molta paura di farsi male, e quindi prova un dolore psico-somatico; clinicamente è guarito, però deve ancora risolvere la sua paura e la sua insicurezza; c'è differenza tra ciò che fa male e il dolore, a lui forse non fa male niente ma prova dolore.
A livello di recupero emotivo ha avuto difficoltà, anche perché varie volte nelle docuserie viene fatto vedere che fa domande ai medici per essere rassicurato e che si fa ricontrollare varie volte.
Da quel che ho capito il nostro corpo è fatto per adeguarsi, se abbiamo un difetto in una parte del corpo, il corpo tende "ad aggiustarlo" anche compromettendo un'altra parte del corpo, anche opposta per via ascendente, per compensare il dolore; ad esempio ci sono casi di persone che da un dolore alla caviglia destra hanno iniziato ad aver problemi alla spalla sinistra. Questo può anche accadere sulla stessa parte del corpo, se hai un problema ad una caviglia o a un piede, come una posizione spagliata, può essere ripercosso sul ginocchio.
Quindi può anche darsi che l'infortunio di Fede sia stato causato da come poggia i piedi o dalle anche, ma bisogna saperlo ovviamente.
Infatti quando i preparatori atletici correggono la corsa di Fede suggerendogli di mettere i piedi dritti, il ragazzo dell'intervista ha detto di essersi messo a ridere.
Da quel che ho capito per aggiustare una cosa del genere, la posizione sbagliata tra la caviglia il ginocchio e l'anca, ci vogliono circa 24 settimane. Un lavoro stratificato in tre fasi di otto settimane ciascuna.
Fede ha detto di non aver mai provato dolore, pensando alla sua situazione familiare ha anche senso, probabilmente non ha mai avuto problemi e non ha mai dovuto risolverli, e inoltre l'infortunio è accaduto dopo il suo exploit, quindi oltre a non aspettarselo, anche questa forse è stata un'aggravante.
In generale gli argomenti erano questi, poi si è parlato di altri esempi vari di calciatori, forse ho saltato qualcosa, se me ne accorgo l'aggiungo dopo
Molto interessante, grazie. Ti fa capire quante cose ci sono dietro un infortunio simile, quante sfide, sia fisiche che mentali; quello che vediamo è solo la punta di un iceberg molto più grande. Anche dal docufilm si evince. Ora gli si deve solo augurare di riprendersi anche a livello psicologico, piano piano ce la farà.
(Le stampelle le ha tolte molto dopo perché si gli hanno suturato anche il menisco, comunque. Non era semplicemente una lesione al crociato. Quando hai una lesione parziale o totale del menisco non puoi mettere il peso su quella gamba.)
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