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Addio a Cissy Houston: Si è spenta a 91 anni la leggendaria cantante gospel e madre di Whitney Houston
Cissy Houston, vincitrice di due Grammy Award, ha lasciato un'impronta indelebile nella storia della musica gospel.
Cissy Houston, vincitrice di due Grammy Award, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica gospel. Cissy Houston, una delle voci più iconiche della musica gospel e madre della celebre Whitney Houston, è scomparsa all’età di 91 anni. La sua carriera, durata oltre sette decenni, l’ha vista trionfare con numerosi riconoscimenti, tra cui due Grammy Award. La notizia della sua…
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Sergio Pagnacco: la musica, passione imperitura
Una longeva carriera caratterizzata da numerosi dischi, collaborazioni importanti, concerti di rilievo. In questa intervista Sergio Pagnacco si racconta, ma, soprattutto, racconta cosa è la musica per lui. Dà il proprio punto di vista sulle condizioni della settima arte ai giorni nostri con franchezza e lucidità. Un’intervista non solo da leggere ma da meditare.
Una presentazione per chi non ti dovesse, ancora, conoscere. Sergio Pagnacco è un bassista e compositore italiano, particolarmente noto per essere uno dei membri fondatori della leggendaria band metal italiana Vanexa, il cui album di debutto è considerato il primo album di metal italiano. Inoltre, ha fatto parte della band power prog Labyrinth dal 2009 al 2016.
Nel corso della sua carriera musicale, ha condiviso il palco con illustri nomi in eventi di prestigio, tra cui il Gods Of Metal, dove ha suonato al fianco di band come Motorhead e Saxon. È stato anche supporter di icone del calibro di Ozzy Osbourne e Iron Maiden. Al Pistoia Blues Festival, ha condiviso il palco con band del calibro di Hammerfall, Gamma Ray e Queensryche. Ha partecipato a tour con band come Megadeth e Sonata Arctica, e ha contribuito all’evento ProgPower USA XII.
La prima domanda viene un po’ da sé. Data la tua esperienza, c’è speranza per la musica di qualità? La speranza è una forza resistente, e personalmente credo che con questa mescolanza di culture sia quasi inevitabile che qualcosa di innovativo possa emergere. Una fertile contaminazione può condurre a idee sorprendenti e interessanti.
Qual è la maggiore differenza tra lo scrivere musica oggi e scriverla quando hai iniziato? Oggi le cose sono notevolmente semplificate grazie alla tecnologia. In passato, senza la possibilità di riunirsi fisicamente con tutta la band in una sala prove, le opportunità creative erano limitate. Ora, con la condivisione di file e l’accesso a risorse online, è possibile produrre comodamente da casa, in qualsiasi momento. Questa comodità ha rivoluzionato il panorama musicale, e se tornassimo indietro agli anni ’80, è probabile che il 90% delle band attuali non sarebbero mai nate.
Il tuo ultimo disco ha infinite influenze. Quali sono i tuoi ascolti? Ascolto frequentemente generi musicali come il mathcore, il nu metal, il metalcore, il progressive e la musica black. Tuttavia, le mie influenze provengono sia da fonti dirette, ossia la musica che scelgo di ascoltare, sia da fonti indirette, ossia le sonorità che permeano la nostra vita sociale quotidiana. Pertanto, è inevitabile che ci siano contaminazioni dovute alle esperienze della vita che affrontiamo ogni giorno.
Perché hai scelto questo genere? Quello che più mi rappresenta, angosciante, cupo, violento, claustrofobico con qualche atmosfera urbana e surreale. Sono i miei pensieri, paure e speranze.
Come mai hai deciso di affrontare un tema così delicato come i disturbi mentali? Ritengo che questo tema sia estremamente rilevante nella società cosmopolita di oggi. Vi sono individui costretti a cambiare radicalmente il loro stile di vita, le regole e i comportamenti in brevissimo tempo, a causa della politica del terrore, con conseguenze destabilizzanti a livello mentale. Anche individui precedentemente sani possono sviluppare disturbi mentali in queste circostanze.
Qual è il peggior pregiudizio verso questo genere di disturbo, dal tuo punto di vista? Spesso ci illudiamo di essere superiori e di pensare che certe patologie non possano mai riguardarci. In realtà, queste condizioni possono trovarsi in agguato, pronte a colpirci quando ci troviamo in uno stato di vulnerabilità.
Perché la malattia mentale fa più paura di altre patologie? La patologia è imprevedibile sia per la persona stessa che per gli altri. Rimane invisibile e talvolta inattiva, emergendo in modo aggressivo nei momenti più delicati della vita. 9.Descrivere lo stato d’animo di un malato non è facile. Come sono nati i testi? Gli argomenti sono stati i primi ad essere creati poi la musica e infine i testi. Ogni canzone cerca di rispecchiare il testo, nulla è stato concepito a caso..
Sono nate prima le parole o la musica? Prima il tema/argomento, poi la musica e infine il testo.
Nel tuo gruppo ci sono molti musicisti giovani, sono fondamentali per il vostro sound? Nel mio processo creativo, ritengo fondamentali le diverse prospettive, influenzate dall’origine, dalla cultura e dal contesto geografico. La presenza di background diversi può dare vita a qualcosa di autenticamente unico e innovativo.
Da sempre esiste un dibattito sulle band storiche. Chi dice che dovrebbero smettere e chi invece che fanno a continuare. Tu da che parte stai? Sfortunatamente, molte band storiche continuano a esistere principalmente per motivi finanziari, invece che per la creazione di opere innovative o l’esplorazione di nuovi territori musicali. Spesso, non possono permettersi di modificare il loro stile, poiché ciò potrebbe mettere a rischio la loro base di fan e persino aprirsi alla possibilità di essere rimpiazzati da altre band. In molti casi, questa è semplicemente un’operazione commerciale, e smettere significherebbe mettere a repentaglio un indotto che coinvolge molte persone.
Una band per cui ti piacerebbe aprire? Sliptknot, Tesseract, Erra, Marilyn Manson sono tutte band di un panorama che potrebbero avere fans a cui noi potremmo piacere. Non perchè le stimi in modo particolarmente.
Una che vorresti aprisse per voi? Slaughter To Prevail
Il tuo concetto di underground? L’underground musicale dovrebbe rappresentare l’espressione artistica pura, creata per il piacere di creare. Dovrebbe essere qualcosa di spontaneo, privo di restrizioni, studi di concept, grafiche elaborate o persino convenzioni sonore e strutture musicali predefinite. Il creatore dovrebbe liberamente dar vita alla sua visione, suonare la propria musica e, se qualcuno la apprezza, va bene, ma non dovrebbe lasciarsi influenzare dal mainstream. Essere parte dell’underground è un motivo d’orgoglio, una scelta che solo pochi possono permettersi in un mondo social che spesso favorisce l’apparenza più dell’autenticità.
La sua ‘malattia’ peggiore? La cura? La malattia che si insinua nella società è l’ipocrisia, un pericoloso cancro che divide e aggrava ulteriormente la nostra comunità già minata da finti moralisti. Non esiste una cura definitiva; invece, tutti dovremmo riflettere su noi stessi e apportare cambiamenti. Purtroppo, il processo è già in corso.
Una band underground che consiglieresti? Erra
Una mainstream che ancora ti stupisce? Nessuno
Ieri l’idea, oggi il disco, e domani… Ho un idea particolarmente innovativa che uscirà con il mio prossimo singolo, per ora non desidero parlarne.
Una domanda che non ti hanno mai posto ma ti piacerebbe ti fosse rivolta? Nessuna
Una domanda che avresti sempre voluto rivolgere? Si, vorrei sapere come certe band riescono a sopravvivere senza avere delle entrate economiche.
Se fossi tu ad intervistare, ipotizzando di avere a disposizione anche una macchina del tempo, chi intervisteresti e cosa gli chiederesti? Mi piacerebbe intervistare Jimi Hendrix e Robert Johnson
Un saluto e una raccomandazione a chi ti legge Attualmente, la creazione musicale può essere un processo accessibile, ma sviluppare idee originali rappresenta una sfida significativa. Questa situazione porta all’emergere di numerose band mediocri che minano il riconoscimento delle band talentuose. È essenziale ascoltare con attenzione e dedizione, poiché la musica non è per tutti, e dovreste considerarvi fortunati a possedere il dono di una passione che vi accompagnerà per tutta la vita, anche nei momenti più difficili.
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Nomadi, il 5 maggio esce album di inediti "Cartoline da qui"
(ANSA) – ROMA, 30 MAR – Il 5 maggio esce, su etichetta BMG, “Cartoline da qui” il nuovo album di inediti dei Nomadi, segno della solidità e dello stile di vita che accompagna da ben sessant’anni di carriera la band certificandola a tutti gli effetti come la realtà più longeva nella storia della musica italiana. “Cartoline da qui è il nostro 38/o album in studio che esce proprio nel 60/o anno…
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Ornella Vanoni….
La Vanoni è una delle artiste italiane dalla carriera più longeva: in attività dal 1956, con la pubblicazione di circa 112 lavori (tra album, EP e raccolte) è considerata tra le più grandi interpreti della musica leggera italiana, oltre che una tra le cantanti più vendute con oltre 65 milioni di dischi.
Dotata di uno stile interpretativo molto personale e sofisticato, che le conferisce una timbrica vocale fortemente riconoscibile, Ornella Vanoni vanta un ampio e poliedrico repertorio, che spazia dalle Canzoni della mala degli esordi al pop d'autore, alla bossa nova (storica la realizzazione insieme a Toquinho e Vinícius de Moraes dell'album La voglia la pazzia l'incoscienza l'allegria nel 1976 inserito nella classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre secondo Rolling Stone Italia alla posizione numero 76) e al jazz.
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Durante la sua carriera sessantennale hanno scritto per lei molti tra i più importanti autori, non solo italiani, e collaborato con artisti del calibro di Gino Paoli, New Trolls, Paolo Conte, Fabrizio De André, Ivano Fossati, Lucio Dalla, Sergio Bardotti, Mogol, Giorgio Calabrese, Franco Califano, Bruno Lauzi, Grazia Di Michele, Renato Zero, Riccardo Cocciante, Bungaro, Pacifico e Carmen Consoli.
Ha partecipato a otto edizioni del Festival di Sanremo, raggiungendo il 2º posto nel 1968 (con Casa bianca) e piazzandosi per ben tre volte al 4º posto, nel 1967 (con La musica è finita), nel 1970 (con Eternità) e nel 1999 (con Alberi): in quest'ultima edizione, Ornella Vanoni è stata la prima artista nella storia del Festival a ricevere il Premio alla carriera. È anche l'unica donna e il primo artista in assoluto ad aver vinto due Premi Tenco (solo Francesco Guccini dopo di lei è stato premiato due volte), e l'unica cantante italiana ad aver ottenuto questo riconoscimento come cantautrice. Ha inoltre vinto una Targa Tenco, che porta complessivamente a tre il numero di riconoscimenti a lei assegnati dal Club Tenco.
Curiosità: Ha vinto due volte il Premio Lunezia ed è stata insignita di importanti riconoscimenti e onorificenze tra cui, nel 1984, del titolo di Commendatore della Repubblica e, nel 1993, di Grande ufficiale Ordine al merito della Repubblica italiana.
«Sono stata una ragazza inventata. Inventata dagli altri. Di mio avrei voluto fare l'estetista, niente di più. Avevo l'acne e avrei voluto curare la pelle, la mia e quella degli altri. Ero andata a studiare Lingue in Inghilterra, in Svizzera, in Francia e quando tornai a Milano non sapevo che cosa fare. Fu un'amica di mia madre a lanciare l'idea: "Hai una bella voce, perché non fai l'attrice?". Mi iscrissi alla scuola di recitazione del Piccolo. Il giorno degli esami d'ammissione ero terrorizzata, tanto da sentirmi male. Con la V di Vanoni venni chiamata per ultima, sapevo che nella commissione c'erano grossi nomi, Strehler, Paolo Grassi, Sarah Ferrati. Quando mi hanno chiamata, avevo il cuore a mille. Recitai un pezzo dell'Elettra, ero follemente emozionata, chiedevo scusa a tutti, mi interrompevo [...] A un certo punto ho sentito una voce femminile: "Attenzione, qui c'è qualcosa". Era della Ferrati. Mi presero. Dopo un anno divenni la compagna di Strehler, era il '55. E fu scandalo. Avevo vent'anni, lui era sposato, non c'era il divorzio e, per di più, viveva da solo, era di sinistra ed era un artista. Mia madre si lamentava, piangeva: "Così ti rovini, ti devi sposare."» ORNELLA VANONI
Insieme ad autori come Fausto Amodei, Fiorenzo Carpi, Dario Fo e Gino Negri, Strehler trae infatti spunto da alcune antiche ballate dialettali narranti vicende di cronaca nera, per procedere alla stesura di nuovi testi incentrati sul tema della malavita, aventi per protagonisti poliziotti, malfattori, carcerati, minatori, e inventando pertanto la definizione di canzoni della mala. Per alimentare la curiosità del pubblico, viene lasciato credere che si tratti di autentici canti popolari ricavati da vecchi manoscritti, e viene dunque allestita per lei la sua prima tournée teatrale, terminata con uno spettacolo a Spoleto, al Festival dei Due Mondi nel '59.
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Le interpretazioni particolarmente enfatiche della Vanoni, caratterizzate da una timbrica vocale e da una gestualità alquanto inconsuete ma sensuali, incuriosiscono parecchio il pubblico, che inizialmente sembra in parte confondere le ambientazioni dei brani proposti con le vere origini della cantante. Nel complesso, le canzoni della mala ottengono un buon successo, malgrado qualche critica di snobismo alto-borghese e l'intervento della censura radiotelevisiva che non apprezza i contenuti di alcuni testi. Per Ornella Vanoni, però, quello della mala inizia ad essere un cliché nel quale non intende essere rinchiusa.
Terminato il rapporto con Strehler (del quale in seguito dichiarerà di non avere apprezzato lo stile di vita, ritenendolo inadeguato ad una ragazza poco più che ventenne), si allontana anche dall'ambiente del Piccolo Teatro, alla ricerca di un nuovo percorso artistico.
Nel 1960, alla Ricordi Ornella incontra Gino Paoli, col quale intraprende un'intensa storia d'amore, nonché una florida collaborazione artistica che le permette di cimentarsi con un repertorio a lei più congeniale. Paoli le scrive infatti una prima canzone d'amore dal titolo Me in tutto il mondo e successivamente le dedica, colpito dalle sue grandi mani, un vero e proprio ritratto musicale: la celeberrima Senza fine.
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Nel 1961 partecipa a Canzonissima con Cercami: questa canzone, inizialmente destinata a Claudio Villa e che Ornella incide in lacrime dedicandola a Paoli, è il suo primo 45 giri di grande successo commerciale, con oltre 100.000 copie vendute. Nello stesso anno, la Ricordi pubblica anche il suo primo album, che riunisce sei canzoni della mala sulla prima facciata, e sei canzoni d'amore sulla seconda. Nel frattempo prosegue la carriera teatrale ne L'idiota di Marcel Achard, impegno per il quale l'Istituto del Dramma Italiano la premia come rivelazione del teatro e che le vale anche il prestigioso Premio San Genesio come miglior attrice dell'anno. Il successo continua con "La fidanzata del bersagliere" di Edoardo Anton, che le frutterà il suo secondo Premio San Genesio come miglior attrice del 1963. Gli spettacoli sono entrambi prodotti dal marito, Lucio Ardenzi: «andavo in scena a soli venti giorni dalla nascita di nostro figlio, Cristiano, e per di più senza compenso. Allora lui era in difficoltà finanziarie e io avrei fatto qualsiasi cosa per aiutarlo».
Nel frattempo cambia anche etichetta discografica e passa dalla Ricordi alla Ariston pubblicando alcuni 45 giri di successo come Tristezza (1967, primo brano del repertorio brasiliano, che lei ha sempre amato riproporre), la sua versione di Un'ora sola ti vorrei (sempre del '67). Nel 1969 è la volta di Una ragione di più, uno dei brani di maggior successo della cantante, che la vede per la prima volta scrivere un testo, con la collaborazione di Franco Califano, mentre la musica è di Mino Reitano. In questo periodo Ornella incide anche due album intitolati Ai miei amici cantautori e Io sì - Ai miei amici cantautori n.2, interpretando brani di quei cantautori che avevano maggiormente influenzato il suo percorso musicale.
Nel 1970 Ornella partecipa ancora una volta al Festival di Sanremo con il brano Eternità, in coppia con I Camaleonti, scritta da Giancarlo Bigazzi e Claudio Cavallaro, che si classifica alla 4° posizione. Sarà però col singolo successivo, L'appuntamento di Roberto Carlos, Erasmo Carlos e Bruno Lauzi, che la cantante ottiene il suo maggiore successo commerciale, rimanendo in classifica per molti mesi e vendendo 600.000 copie, affermandosi definitivamente nel panorama musicale italiano e riuscendo a conquistare tutto il pubblico. Il brano viene inserito nella colonna sonora del film Tony Arzenta diretto da Duccio Tessari ed è scelto come sigla musicale del programma radiofonico Gran varietà.
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Sempre nel '71, esce un altro dei suoi cavalli di battaglia: Domani è un altro giorno, versione italiana di un brano di Tammy Wynette The Wonders You Perform. Il brano viene presentato a Canzonissima 1971 e viene inserito nella colonna sonora del film La prima notte di quiete di Valerio Zurlini. Per la finale della stessa edizione di Canzonissima, Ornella Vanoni interpreta Il tempo d'impazzire, scritta da Giorgio Calabrese e Andracco. È inoltre conduttrice del programma E tu che fai? Io questa sera vado a casa di Ornella, a cui partecipa come ospite anche Lucio Battisti; qualche settimana dopo registra la prima trasmissione a colori nella storia della televisione italiana, dal titolo Serata d'onore.
Nel 1973 esce il singolo di successo Dettagli: come L'appuntamento, è una cover brasiliana di Roberto Carlos, tradotta ancora una volta dallo stesso Bruno Lauzi. L'omonimo album Dettagli riscuote un enorme successo commerciale (circa mezzo milione di copie vendute). Nell'autunno dello stesso anno, incide un nuovo LP - l'ultimo per la Ariston - dal titolo Ornella Vanoni e altre storie, per lo più composto da cover straniere adattate in italiano: l'album si apre con un'ottima reinterpretazione della celebre Je suis malade di Serge Lama (adattata in italiano da Giorgio Calabrese col titolo Sto male), che la Vanoni presenta alla Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia.
Nello stesso anno viene scelta come testimonial pubblicitaria per la Martini, azienda per la quale girerà numerosi caroselli fino al 1976, interpretandone anche il celebre jingle.
Nel 1974 Ornella Vanoni lascia la Ariston e fonda - con l'aiuto di Danilo Sabatini (suo compagno dell'epoca) - una propria casa discografica: la Vanilla. Il primo album edito dalla nuova etichetta, distribuita dalla Fonit-Cetra, si intitola A un certo punto e raggiunge nuovamente i vertici della classifica totalizzando ancora una volta circa mezzo milione di copie vendute.
Nello stesso anno viene pubblicato l'album La voglia di sognare, che si piazza alla sesta posizione delle classifiche di vendita e che contiene pezzi scritti da Bruno Lauzi, Riccardo Cocciante e Lucio Dalla. La canzone che diede il titolo all'album, La voglia di sognare è stata scritta da Carla Vistarini e Luigi Lopez, e premiata l'anno successivo anche dalla critica discografica e divenuto sigla del Gran Varietà radiofonico della Rai.
Nello stesso anno torna sul piccolo schermo accanto a Gigi Proietti, nello spettacolo Fatti e fattacci (che vince il prestigioso Festival della Rosa d'oro di Montreaux per l'intrattenimento). Il programma era basato sulle canzoni proposte da Proietti e dalla Vanoni, che interpretavano la parte di due cantastorie che andavano in giro per l'Italia con una compagnia di saltimbanchi fermandosi nella piazza di una città. Successivamente invece è in teatro, protagonista nella commedia dell'amica Iaia Fiastri intitolata Amori miei, un grande successo da cui in seguito verrà tratto l'omonimo film interpretato da Monica Vitti.
Nel 1977 la Vanoni posa nuda e dirige la versione italiana di Playboy chiedendo come compenso, al posto del denaro, una sfera dell'artista Arnaldo Pomodoro con il quale nasce una profonda amicizia.
Gli anni ottanta proseguono all'insegna di un'autoproduzione consapevole e un cambio di casa discografica, la CGD.
Per i lavori discografici che caratterizzeranno il decennio, Ornella non si limita a collaborare alla produzione (di Sergio Bardotti), ma scrive anche da sé alcuni pezzi (tra gli altri, "Ricetta di donna", "Per un'amica" e "Questa notte c'è"). Per la prima volta, interi album vengono concepiti in funzione di materiale proprio: "Bisogna darsi cariche nuove [...] e poi non c'era questo materiale straordinario d'autore che arrivasse sul tavolo", dichiarerà la cantante in un'intervista del 1982. Ma la Vanoni fa di necessità virtù, e il riscontro di pubblico e critica è subito entusiasta. Adotta così una nuova formula di lavoro, appoggiata da Sergio Bardotti e Maurizio Fabrizio, che diventa una costante e un brand per i lavori successivi.
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Nel 1980 viene pubblicato l'album Ricetta di donna che vanta le collaborazioni con Michele Zarrillo (che scrive con Totò Savio la musica della title track), Fabrizio De André (che scrive il testo italiano di un classico di Leonard Cohen Famous blue raincoat, che diventa La famosa volpe azzurra) e Paolo Conte (che firma il brano La donna d'inverno). Ornella scrive il brano che dà il titolo all'album.
Nel 1981 è la volta di un altro importante e sofisticato album, Duemilatrecentouno parole (2301 allude al numero totale di parole scritte da Ornella Vanoni nell'album), di cui Ornella scrive ben sei pezzi, oltre alla famosissima Musica musica anche la tenera e conosciuta Vai, Valentina e si avvale della presenza di Gino Paoli e Pierangelo Bertoli in due canzoni. Il disco raggiunge il sesto posto in classifica vendite. Per questo album il Club Tenco conferisce alla Vanoni ben due importanti riconoscimenti: si aggiudica sia il Premio Tenco come operatore culturale sia quello come miglior cantautore con l'album Duemilatrecentouno parole, risultando la prima cantautrice donna ad aggiudicarsi tale riconoscimento.
Il 1983 è invece la volta del prestigioso album Uomini, che ruota intorno alla tematica del maschio. Ornella, oltre a continuare a scrivere i testi si avvale della collaborazione di Lucio Dalla, Toquinho e Gerry Mulligan agli strumenti e di Giorgio Conte con il risultato di un album di altissima qualità, che, nonostante le polemiche del testo Il marinaio, di Maurizio Piccoli, ritenuto scabroso, ha dei buoni risultati di vendita, raggiungendo l'ottavo posto in classifica. Ad ogni canzone è abbinato un uomo rappresentativo della Storia, un suo frammento epistolare e la relativa fotografia: I grandi cacciatori: Ernest Hemingway; Il marinaio: Gustav Flaubert; La discesa e poi il mare: Eduardo De Filippo; L'amore e la spina: Hermann Hesse; Rabbia libertà fantasia: Pietro Mascagni; Questa notte c'è: Peter Altenberg; La donna cannibale: Dino Buzzati;Lupo: Oscar Wilde; Ho capito che ti amo: Scott Fitzgerald; Uomini: Giuseppe Garibaldi. Anche per questo album la Vanoni riceve la Targa Tenco come migliore interprete diventando l'artista italiana con maggior numero di riconoscimenti.
Nel 1984 è ospite fisso del programma trasmesso da Canale 5, Risatissima, con la conduzione di Milly Carlucci, nel quale in ogni puntata cantava un brano musicale
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Nel 1985 comincia una lunga serie di concerti tenuti nei principali teatri italiani in coppia con Gino Paoli, che segna il riavvicinamento artistico dei due a distanza di anni: da questa tournée di grandissimo successo viene registrato il doppio disco di grande successo, Insieme. Di tale impegno particolarmente apprezzata sarà la canzone Ti lascio una canzone.
Nel frattempo la Vanoni lavora anche allo spettacolo di prosa Commedia d'amore, presentato nei teatri al fianco di Giorgio Albertazzi e portatore di critiche positive.
Nel 1989 torna al Festival di Sanremo con Io come farò, scritta per lei da Gino Paoli, classificandosi alla decima posizione, che anticipa la pubblicazione dell'album Il giro del mio mondo quasi del tutto scritto da Paoli con la collaborazione di Sergio Bardotti, a eccezione del brano Isola, scritto da Teresa De Sio. Con questo disco si conclude la collaborazione con Bardotti, ripresa poi nei primi anni Duemila.
Nel 1992 esce Stella nascente, primo album di Ornella Vanoni con la produzione di Mario Lavezzi, che scrive anche il singolo omonimo insieme a Mogol. In questo disco, la Vanoni ritorna a firmare i testi di ben cinque canzoni, tra cui Perduto. Inoltre comincia anche la collaborazione con Grazia Di Michele, che scrive Non era presto per chiamarti amore. Stella nascente ottiene il disco d'oro per le vendite.
Nel 1995 è la volta di Sheherazade, prodotto ancora da Mario Lavezzi. Ornella Vanoni è autrice di otto dei dodici ritratti femminili del disco, incentrato e dedicato ancora una volta alla donna. Il titolo dell'album, Sheherazade (come anche il brano omonimo), vuole essere un riferimento e una dedica all'ingegno, alla creatività, al potere della seduzione e della bellezza, propri dell'essere donna: emblema di ciò è Sheherazade o Sharāzād, personaggio protagonista de Le mille e una notte, che riuscì a sfuggire alla morte per mano del re persiano Shāhrīyār, trasformando il suo odio in "lacrime d'amore", grazie al suo fascino e alla sua fantasia. In una nota dell'album, la cantante definisce Sheherazade "il più grande archetipo femminile".
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L'album, arrangiato da più musicisti, è tra i più eterogenei circa le atmosfere e le sonorità presenti. Due i principali successi contenuti nel disco: Per l'eternità di Mogol-Lavezzi e Rossetto e cioccolato, scritta dalla stessa Ornella. Anche a questo disco collabora Grazia Di Michele, coautrice assieme alla Vanoni di tre brani, tra cui Sos (che nel 2009 Ornella dichiarerà essere la canzone che più rappresenta se stessa e l'amore). Tra gli altri brani presenti, spiccano Lupa, Il mio trenino, I desideri delle donne e Angeli e no.
Nel 1996 Ornella Vanoni avrebbe dovuto partecipare al Festival di Sanremo con un altro brano da lei firmato (Bello amore), ma poche ore prima della prova d'orchestra al Teatro Ariston, la melodia del brano (di Giuseppe Barbera) viene eseguita in un programma radiofonico della RAI, con un altro testo, da Emilia Pellegrino, la quale, avendo tentato senza successo la carriera di cantante presso il Centro Europeo Tuscolano di Mogol, secondo la stampa, avrebbe sottratto uno spartito con la melodia "incriminata" durante le attività musicali del CET, per poi riutilizzarla, mossa da frustrazione, per una sorta di vendetta personale (possibilmente favorita da qualcuno dell'ambiente).
Nel 2001 incide due album di cover, prodotti da Mario Lavezzi, in cui rivisita alcuni grandi successi italiani degli anni sessanta e settanta in chiave moderna: Un panino una birra e poi... e E poi... la tua bocca da baciare, col quale passa alla Sony Music. I due album le valgono rispettivamente due disco di platino e due disco d'oro per le vendite.
Il 30 novembre 2007 inizia la tournée (che proseguirà fino a maggio 2008) “Una bellissima ragazza”, concerto-spettacolo – le scenografie di Giancarlo Cauteruccio e la direzione musicale di Mario Lavezzi - che la porta nei maggiori teatri d’Italia ed in Spagna dove partecipa al “Festival Ellas Crean” al National Auditorium di Madrid e a “Le voci d’Italia”, rassegna organizzata nello splendido Palau de la musica catalana di Barcellona.
Nell’estate 2008 parte il tour “Ornella Live 2008” in luoghi storici e magici d’Italia con importanti partecipazioni: “Omaggio a Rosa Balistieri” con Carmen Consoli a Catania, “Musica per i borghi” dove duetta con Giorgia a Marsciano, l’ “Omaggio a Fabrizio De André” in seno al “Time in Jazz” di Paolo Fresu a L’Agnata, “Caulonia Festival” con Eugenio Bennato a Caulonia Superiore.
Il 2008 è anche l’anno di importanti riconoscimenti: “Premio Milano donna - le donne che hanno fatto grande Milano”, “Premio Marisa Bellisario Speciale alla Carriera “ dedicato a “Le donne che progettano il futuro: innovazione, creatività, meritocrazia”.
Il 13 novembre 2009 esce il disco Più di te, dedicato ancora una volta al mondo dei cantautori: Ornella Vanoni canta al maschile testi come Alta marea (Antonello Venditti), Quanto tempo e ancora (singolo che ha anticipato l'album, di Biagio Antonacci), Dune mosse (Zucchero Fornaciari), La mia storia tra le dita (Gianluca Grignani), Ogni volta (Vasco Rossi), e duetta con Lucio Dalla, Gianni Morandi, Mario Lavezzi (Vita), Samuele Bersani (Replay), Pino Daniele (Anima), Ron (Non abbiam bisogno di parole), Gianna Nannini (I maschi). Quest'ultimo album ottiene il triplo disco d’oro per le vendite.
Nel febbraio 2014 Ornella annuncia la sua ultima tournée teatrale intitolata Un filo di trucco, un filo di tacco, titolo che ricorda la frase che la madre della Vanoni le ripeté per anni prima di uscire. Lo spettacolo, portato nei principali e più grandi teatri italiani, presenta davvero l'aspetto di un recital composto non soltanto dall'esecuzione dei più importanti successi della cantante, ma anche momenti di dialogo con il pubblico e monologhi scritti proprio dalla Vanoni.
«Dopo aver annunciato che Un filo di trucco, un filo di trucco sarà la mia ultima tournée tutti mi chiedono se smetterò di cantare. Non ci penso neanche! Fino a quando potrò canterò, non potrei fare altrimenti. Sarà l'ultima tournée nel senso che non ho più le forze di tenere un palco per più di due ore e alternare musica a recitazione.»
Tra il 2015 e il 2016, la cantante è nuovamente in tour con un ennesimo spettacolo totalmente acustico, dal titolo Free soul. «Il concerto si apre con la voce di Vinicius De Moraes che recita una poesia e poi la scaletta spazia dal jazz alla bossanova, dai suoi grandi successi e ad alcune chicche che Ornella regalerà al pubblico, senza tralasciare le radici soul che da sempre accompagnano le sue interpretazioni più intense. L'aspetto più emozionante del concerto rimane il dialogo verbale tra Ornella e il pubblico: a ruota libera, senza un copione scritto, racconta la libertà dell'anima.»
Durante tutto il 2018 e parte del 2019 è nei principali teatri italiani con lo spettacolo La mia storia tour , in cui canta anche l'ultimo successo, Imparare ad amarsi.
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Nel 2019 partecipa alla seconda edizione del programma Ora o mai più, condotto da Amadeus su Rai 1, in qualità di Coach del cantante Paolo Vallesi. Dal settembre 2019 è giudice della prima edizione di Amici Celebrities condotto da Maria De Filippi prima, e poi da Michelle Hunziker, su Canale 5.
Il 1º dicembre 2019 è protagonista del programma "In Arte...Ornella Vanoni" condotto da Pino Strabioli, con il quale ripercorre la sua lunga carriera, alternando all'intervista rari filmati.
Il 10 settembre viene presentato come evento speciale nella selezione ufficiale delle Giornate degli autori nel corso della 78ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia il documentario diretto da Elisa Fuksas, Senza Fine, e prodotto Tenderstories. Nel film ci sono, tra gli altri, Paolo Fresu, Samuele Bersani e Vinicio Capossela. E ci sono tutte le passioni forti e le solitudini, le vette e gli abbandoni dell'iconica cantante italiana. «Non è un film definitivo sulla Vanoni… è un film sul nostro incontro ed è sgangherato come lo siamo noi…. Ornella mi ha insegnato ad essere coraggiosa» afferma la regista.
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' Cobain. Più pesante del cielo'.
Che libro è stato quello, penso l'unico ad aver inciso la mia memoria, in ambito letterario/musicale. Sarà che leggo poco, sarà che per me i libri son troppo statici, non mi emozionano, ho bisogno di movimento io. Ho bisogno della musica che mi faccia allenare, sorridere, ballare, ho bisogno di un film, ho bisogno di immagini che scorrono, non ho tempo di ricrearmele nella mente, dopo aver letto qualche pagina. A me piace scriverle le pagine, leggerle è per i sedentari, per gli eremiti e forse quando sento la necessità di scrivere, divengo anche io, un po' eremita. Se ho qualcosa da scrivere e perché forse ho vissuto, se ho qualcosa da leggere e perché forse ho bisogno di vivere parole che non mi appartengono ma che in un certo qualmodo mi sottraggono a un mondo che non mi capisce, ed è la finta necessità di trovare una soluzione, alla mia depressione, che mi spinge ad esser sedentario.
Non rinnegego la lettura, rinnegego me stesso per non saperla apprezzare, forse.
Tranne quella volta, 'Cobain, più pesante del cielo'. Pesante come il periodo di longeva solitudine, arricchita da molteplici notti bianche e fantasma di un amore adolescenziale perso. Ho apprezzato quel libro dopo averlo finito e l'ho amato dopo, grazie a una dea della quiete, che tanto quiete non è, se la si paragona al Mito di 'Medusa' . Mi ero completamente immerso nella wave anni 90, tra punk grunge rock e capelli da fricchettone, forse ci volevo essere in quegli anni, forse mi sarei anche visto un concerto di Kurt. Ma ciò che mi colpì di più di quella biografia... Fu la genuinità e verità che si respirava, nonostante il viavai di droghe in costante crescita. Ero preso, ero immerso negli anni di Axl e Curt, pensando che una volta uscito da quel mondo, mi sarei sentito meglio e meno solo, ma non fu così. Una volta uscito, finito il libro, mi resi ancor di più di quanto mi sentissi diverso e alienato da un mondo che mi aveva lasciato con qualche soldo bucato e una fisarmonica da poter suonare sotto un ponte, con una melodia in testa che cantavo alla luna ogni sera, pregandole di portarmi su con lei.
E poi bham! Quella genuinità e verità la trovai non in quel mondo, come speravo, ma in una persona. Arrivò come un fulmine a ciel sereno. Quella persona, quel fulmine, quella dea, non era una semplice raffigurazione della mia salvezza... Quella persona era il punk, la libertà, la genuinità, la verità e la bellezza che trovai in quel libro. Quella persona odorava come quelle pagine ed era quelle pagine. Quella persona era bella era dannatamente bella, era bella e dannata, e dannazione, io son sempre stato attratto da qualcosa che possa essere più bello del peccato. E lei lo era, era più bella del peccato, più di ogni peccato che il diavolo avesse inciso nella sua carriera. Non vi sto parlando del diavolo con corna e pelle rossa, ma del diavolo con serpenti al posto dei capelli e un sorriso che ti distraeva, mentre i suoi rettili ti divoravano il cuore e allo stesso tempo ti rendevano vivo, come solo un atroce dolore sa fare. L'avevo trovata, avevo trovato una dea che vestisse punk, avevo trovato una bambina con dei serpenti velenosi sul capo, avevo trovato il paradosso, avevo trovato l'introvabile.
E quell'introvabile è stato la vanificazione più potente del sesso e dell'amore.
Ho preferito dimenticare come si bacia qualcuno, piuttosto che baciare qualcun altro e dimenticare come baciavo te.
Non avevamo paura del mondo, eravamo io e te, Medusa, potevamo decidere, in qualsiasi momento, di tornare a casa spogliarci senza vergogna e farci quello che volevamo. Leccarci cio che volevamo. Toccarci ciò che volevamo. Vanificare ogni nostra singola goccia di sudore, cadute sui nostri corpi e asciugarcele, bloccare ogni tuo forte ansimo con un bacio che urlava ancor più della tua voce. Quei baci che sapevamo darci solo noi, quei baci che erano già sesso ancor prima di iniziare.
Se la mia Medusa non veste punk, non è la mia Medusa.
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CORINALDO – Venti anni di grande attività per il Corinaldo Jazz Festival: un compleanno importante da non perdere quest’anno in uno dei borghi più belli d’Italia! Due i concerti per questa ventesima edizione, il 5 e il 7 di agosto nella splendida cornice della Piazza Il Terreno. L’inizio dei concerti è fissato per le 21.45 e, come tradizione vuole, saranno seguiti dalle jam session ai 9 Tarocchi.
Apriranno la rassegna gli Yellow Jackets domenica 5 agosto. Quattordici album alle spalle, oltre un milione di copie vendute, centinaia di concerti in tutto il mondo per gli Yellowjackets che sono la più longeva e creativa fusion band del panorama musicale. E non solo per un fatto di continuità anagrafica (il gruppo esiste dal 1977), quanto per una esplosiva spinta a sperimentare continuamente linguaggi, fusioni e contaminazioni e a rivedere il proprio orizzonte espressivo alla luce di nuove acquisizioni stilistiche.
E’ stato l’ingresso del sassofonista, arrangiatore e compositore Bob Mintzer a far compiere agli Yellowjackets il definitivo salto di qualità da eccellente band di fusion al perfetto ingranaggio di jazz elettro-acustico. Il loro sound e il loro stesso nome sono oggi molto più di un marchio di fabbrica: attraverso l’evoluzione della loro musica, rappresentano piuttosto un certificato di garanzia. Jazz e fusion acustica si fondono con grandissima raffinatezza in un sound compatto e preciso, con spazi, forme e dimensioni disegnati senza fatica da musicisti di calibro mondiale.
Martedì 7 agosto, a conclusione di questa breve ma intensa edizione, sarà la volta di uno dei migliori altosassofonisti di tutti i tempi: Kenny Garrett. Nei suoi trenta anni di brillante carriera, Kenny Garrett è divenuto uno dei principali altosassofonisti della sua generazione e il più imitato al mondo. Dall’esordio con la Duke Ellington Orchestra e dalle collaborazioni con Freddie Hubbard, Woody Shaw, Art Blakey & The Jazz Messengers e Miles Davis, Garrett ha sempre apportato il suono vigoroso, melodico e inconfondibile del suo sax alto.
Nella stagione 2008-2009 ha suonato nel supergruppo di Chick Corea e John McLaughlin “Five Peace Band” e ha inciso il disco che si è aggiudicato il Grammy Award nel 2010. Con l’album “Seeds From The Underground” (2012), Garrett presenta un quartetto rigorosamente acustico e un ritorno allo straight-ahead, che mette in risalto le sue straordinarie doti musicali. In Germania si aggiudica dagli Echo Awards il premio “Best International JazzSaxophone Performance”.
Con l’ultimo album “Pushing the World Away” riceve la nomination ai Grammy come “Best Jazz Instrumental Album”. A luglio 2016 è uscito il nuovo album “Do Your Dance” che già dal titolo segnala la volontà di Garrett di continuare a far divertire il suo pubblico.
Ingresso € 15
In caso di maltempo i concerti si terranno presso il Teatro Goldoni di Corinaldo.
Per informazioni www.corinaldojazz.com
Tel :071 67782 int 236 (Ufficio Turismo)
Cell : 329 4295102
Email :[email protected]
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Lets rock a Casale Monferrato
Si alza il sipario sulla nuova edizione di Let's Rock con il primo week end in programma per venerdì 17 e sabato 18 marzo al Salone Tartara di Casale Monferrato. La storica kermesse musicale casalese, organizzata per il 2017 dall'Associazione culturale Vitamina T con il patrocinio del Comune di Casale, prende il via con una veste rinnovata di festival, che si svilupperà su sei serate e vedrà esibirsi 14 band del territorio, tra le quali giovani proposte, musicisti skilled e special guests, e sei ospiti scelti tra musicisti emergenti a livello nazionale. Oltre alla musica originale, protagonista del festival, verranno proposte le “interferenze creative”, esibizioni artistiche di varia natura che andranno ad inserirsi nei cambi palco delle band. Il ricco programma delle serate è stato pensato per offrire una proposta musicale ed artistica varia ed eterogenea, che valorizzi i progetti indipendenti presenti sul territorio aprendo allo stesso tempo verso realtà di più ampio respiro. Ad aprire la kermesse venerdì 17 marzo per la categoria “giovani”, saranno i Network and Black Coffee di Valenza, vincitori del contest nella scorsa edizione del 2016. La band, composta da Gioele Ancora (Voce, Piano, Fender Rhodes), Marco Ricci (chitarra elettrica), Riccardo Marchese (batteria), David Zanet (chitarra elettrica) e Manuel Favaro (basso), punta a sviluppare un sound originale basandosi sulle forti influenze del blues, soul, RnB, jazz e fusion. I loro brani creano sonorità, armonie e groov e di forte impatto con un background di musica "nera" americana. I primi musicisti “skilled” ad esibirsi a LR 2017 saranno i casalesi Radioking: Franco Di Terlizi (voce,chitarra acustica, armonica), Elio Lussu (chitarra elettrica), Francesco Ranno (seconda voce, chitarra elettrica), Alessandro Rota (basso elettrico) e Giuliano Anoffo ( batteria). Il progetto è il proseguimento del percorso artistico di The finger (Franco Di Terlizi), one man band che dopo una carriera solista e la pubblicazione di un disco con l'etichetta Snowdonia di Catania ha deciso di proporre il proprio materiale con una vera e propria band. Radioking hanno all'attivo due tour in compagnia di affermati cantautori londinesi, Dan Raza e Trent Miller, e vantano una longeva collaborazione con il bluesman Paolo Bonfanti. Le loro canzoni si rifanno alla corrente americana dell’alternative country e all’indie rock di matrice britannica. Ospite della serata sarà la band Santarè di Alba: Filippo Cavallo (voce, chitarra acustica e pianoforte), Andrea Gorga (basso elettrico), Massimo Lorenzon (batteria) e Andrea Bergesio (post-producer e fonico della band) hanno maturato un ampio spettro di influenze, sia provenienti da un ambito più strettamente musicale, con una predilezione per il rock pop anni ’90, sia cogliendo suggestioni dal mondo delle arti visive, dalla psicologia e dalla filosofia New Age. “AD OCCHI APERTI NEL BUIO” è il loro album di debutto, coprodotto con l'etichetta bolognese Areasonica. Si sono esibiti su importanti palchi fra i quali quello del MEI di Faenza, e del Monfortinjazz, in apertura ai Blonde Redhead. Il calore degli strumenti acustici, le atmosfere sognanti dei sintetizzatori e le basi ritmiche elettroniche, accompagnano le calde ed avvolgenti linee vocali delle canzoni come un continuum ora meditativo, ora energico, sottolineando i temi ricorrenti dei testi: sogno, fragilità umane, emotività e una costante ricerca di un “oltre”. Nella serata di apertura dei venerdì 17 le interferenze artistiche saranno affidate alla contaminazione di Danilo Grasso. Il suo lavoro “Scratch” (dall'omonima esposizione fotografica inaugurata ad Alessandria nel dicembre scorso e rimasta in mostra fino a febbraio) è un percorso di parole e immagini “a bassa definizione, sgranate, rigate, disturbate dall'uso dello smartphone e dalla sua visione delle cose” attraverso i temi che l'autore da sempre ama raccontare: “la vita quotidiana, la genitorialità, le marginalità sociali, qualche sogno notturno e qualcuno a occhi aperti”. Sabato 18 marzo sarà la volta dei giovanissimi casalesi Auge: terzi classificati al contest Let's Rock 2016 special edition con il nome di Dark Roses, Simone Murru (voce), Giovanni Zanotto (chitarra), Giacomo Zanotto (batteria) e Alessandro Buzzi (basso) propongono un progetto rinnovato. Vengono definiti come alternative o Post-Grunge, ma il loro intento è quello di portare il rock ad un livello artistico differente, pur mantenendo quelli che sono riconosciuti come capisaldi del genere: semplicità, provocazione, divertimento ed energia. La loro musica si presenta come una Pop Art che raccoglie le sonorità più particolari della musica pop del secondo Novecento in un mix inimitabile di sensazioni ed emozioni che rispecchiano il “dualismo” conflittuale che scaturisce dalla loro musica: spregiudicatezza e potenza contrapposte a fragilità e dolcezza. Per la categoria “skilled” si esibiranno invece i Towards Higher Connection, anch'essi casalesi, Anita Costa (tastiere), Claudio Lavagno (voce, percussioni), Gianluca Chiesa (basso), Giorgio Roviglione (chitarra), e Roberto Moretti (batteria). La band nasce dalle ceneri del progetto Stomp Rulers con una lineup rimaneggiata e la volontà di spostarsi dai classici ska e rocksteady, portati per 5 anni su prestigiosi palchi piemontesi (tra cui Bangarang Fest di Torino insieme all’artista londinese Sister Aisha), verso i territori del dub. Il nome vuole richiamare l’aspetto intrinsecamente mistico del Dub, il basso che pompa nello stomaco, i ritmi circolari e ripetitivi, la cadenza in levare, consentono un approccio e una connessione particolare tra i musicisti e tra la band ed il pubblico .Partendo da questi fondamenti Towards Higher Connection cercano una connessione anche tra l’ortodossia Giamaicana e la tradizione italiana. Nella serata di sabato LR ospiterà la band rock-alternative di Milano Atlantic Tides, composta da Gabriele Donolato (voce), Daniele Visconti (batteria/voce), Nicolò Paracchini (chitarra) e Stefano Candelieri (basso). Le loro canzoni traggono ispirazione da generi e stili diversi: dal pop all’indie, dall’R&B al rock’n’roll. Nel corso della presentazione live del loro primo EP "The Isle" Atlantic Tides hanno avuto l’opportunità di aprire il concerto di una delle proprie band di riferimento: gli inglesi Deaf Havana. Fra i palchi calcati dalla band si segnalano l’Alcatraz di Milano (in qualità di finalisti del concorso Emergenza Festival), il Bloom di Mezzago, il Live Forum di Assago e molti altri. "Old Whale" è il secondo EP della band, l’uscita del quale è accompagnata dal lancio del video “Seven Stories” e da un tour promozionale iniziato nell'ottobre del 2013, durante il quale la band apre per gli inglesi Arcane Roots. Nei primi mesi del 2014 in compagnia di The Red Carpet di Viareggio prende il via il Breaking Bands Tour, che tocca le principali città italiane riscuotendo un notevole successo. Special guest della serata saranno i Public Welfare: a 30 anni di distanza dalla loro partecipazione alla prima edizione della rassegna Giovaninmusica del 1987, Pierangelo Bassignana (basso), Paolo Deregibus (voce solista), Mauro Deregibus (chitarra) Gianmario Bertinotti (percussioni) e Corrado Calvo (tastiere e voce) con Marco Ferrero (batteria) al posto di GP Morano, storico batterista della band, .torneranno insieme sul palco di Let's Rock in una reunion d'eccezione. Sul fronte delle interferenze, sarà invece la scuola di danza Arabesque ad esibirsi durante i cambi palco delle band. “Vivere rock significa vivere intensamente la propria passione con coraggio affrontando tutte le discese e le salite che ciò comporta...nulla di più rock che affrontare tutti i giorni la sbarra sfidando i limiti che pone la natura.” Questo é l'approccio di Arabesque, storica scuola casalese dove la prima disciplina d'insegnamento è la danza classica, a cui si affianca il modern jazz e la danza contemporanea. A LR saranno proposte coreografie di modern e contemporaneo, fra le quali una premiata lo scorso anno, su musiche di Einaudi, Freddie Mercury, Bosso, Sia. L'orario di inizio dei concerti è previsto per le ore 21.30 e i biglietti per le serate saranno in vendita direttamente in loco al costo e 3,00 euro. All'interno della struttura saranno presenti servizio bar, con birre artigianali del Birrificio Sant'Andrea di Vercelli, e punto ristoro gestito dalla piadineria Girodido di Casale Monferrato. Presso il bookshop del Castello l'installazione multimediale ”Linea continua”, inaugurata in occasione della presentazione del festival, rimarrà esposta e visitabile per tutta la durata della manifestazione. PROSSIMI APPUNTAMENTI: * -Venerdì 31 marzo: - Weekend Cigarettes (Alessandria) sezione giovani - Voodoo (Casale) sezione skilled - In.Visible (Pavia) sezione ospiti * Interferenze: SALTINSPAKKA E LELLO CLOWN * Sabato 1 aprile: - Toliman (Casale) sezione giovani - Van Gogh Post Scriptum (Casale) sezione skilled - Killin' Baudelaire (Milano) sezione ospiti * Interferenze: Percussionisti del centro diurno Albero in Fiore con Chicco Accornero (istituto Soliva) + DJ Lisah Lupix * -Venerdì 5 maggio: - The Aunt Mary (Casale) sezione giovani - Fonema MC (Casale) sezione skilled http://dlvr.it/Nf00tL
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Skanners, una storia lunga una vita
Gli Skanners sono stati uno di quei gruppi che davvero avrebbero meritato di più. Tralasciando la più che longeva carriera, ciò che colpisce della loro storia è l’evoluzione. Stilistica, musicale, umana. Hanno iniziato con un hard rock che si muoveva sulle orme degli acerbi Dokken ma con maggiore energia. Poi si sono evoluti. Hanno indurito il sound, migliorato la tecnica, cambiato anche i componenti. Eppure mai si sono arresi. Anzi. a festeggiare il loro 40nni di carriera ci hanno pensato 9 dischi. Uno meglio dell’altro. Purtroppo in una patria miope e senza memoria, la band è rimasta sempre un fenomeno underground, anche se la Rai ha loro dedicato un documentario.
Di seguito la loro parabola, che ancora, per fortuna, non vere un punto di arrivo.
Contesto storico/culturale
Un tremendo incidente aereo funesta l’inizio anno: 78 morti vicino Washington, e non sarà il peggiore. A luglio un jet della PAN AM cade a New Orleans, con 154 morti. L’evento dell’anno è la guerra nelle Isole Falklands (Malvinas, per gli argentini) tra Inghilterra e Argentina. La guerra fu iniziata dalla giunta militare argentina, guidata dal generale Galtieri, che non si aspettava una reazione forte degli inglesi che si mobilitarono in massa. Dopo 10 settimane di violenti scontri la guerra ebbe termine con la riconquista inglese delle Isole.
E il Regno unito celebra anche Carlo e Diana, che al primo anniversario di matrimonio annunciano la nascita del figlio William. Il mondo intero, invece, piange la morte dell’ultima vera principessa, Grace di Monaco. La Philips annuncia l’uscita del compact disc, un nuovo supporto sui cui scrivere dati e musica, mentre esce nelle edicole “Usa today”, che con i suoi colori e grafici rivoluzionerà l’ingessato mondo dell’editoria.
Nobel per la letteratura a Gabriel Garcia Marquez, mentre “Time” nomina macchina dell’anno il computer, profetizzando che cambierà la nostra vita.
In Italia
A fine gennaio termina, con la liberazione dell’ostaggio, il sequestro del generale della Nato James Dozier, avvenuto a Verona. In aprile, in un agguato é ucciso il maggior rappresentante dell’opposizione siciliana, Pio La Torre. Tragedia a Todi, il 25 aprile: divampa un incendio nello storico Palazzo del Vignola, sede di una mostra di antiquariato, che causa 35 morti e oltre 40 feriti.
E’ giugno quando viene ritrovato impiccato sotto il “ponte dei frati neri” a Londra il banchiere Roberto Calvi, ex presidente del Banco Ambrosiano. A settembre, muore in un attentato di mafia il prefetto di Palermo, il generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, con la moglie e un uomo della scorta. Inizia la stagione delle tv private: a Canale 5 si affiancano Rete 4 e Italia Uno, mentre il patron di Parmalat Callisto Tanzi lancia Euro TV.
Molto prima dell’arrivo di McDonald’s il fast food italiano è tutto “made in Italy”, con Burghy e Kenny. Il primo viene lanciato a Milano e nel suo hinterland, con il locale numero uno a piazza San Babila che diventa sede ufficiale del “movimento paninaro” italiano, il secondo parte da Cortina d’Ampezzo, e oltre alla sede fisica nella località bellunese lancia in seguito anche la novità del food truck, con l'”hamburger house mobile”. Entrambe le iniziative resisteranno fino a metà degli anni ’90, quando il ciclone McDonald’s si abbatterà con forza sulla penisola con i suoi happy meal.
Sport e spettacolo
Quattro Oscar, tra cui miglior film, a “Momenti di gloria”, e trionfo anche per “I predatori dell’arca perduta”, con la nuova icona dell’avventura Indiana Jones. Ma il vero successo planetario per Steven Spielberg arriva in autunno, con l’uscita di “E.T.”. Tragedia durante le riprese del film tratto dalla serie “Ai confini della realtà”: un elicottero precipita e si schianta sull’attore Vic Morrow e su due giovani comparse, uccidendoli sul colpo.
In una indimenticabile notte spagnola, Dino Zoff alza al cielo la coppa del mondo: l’Italia è campione del mondo di calcio superando la Germania per 3 a 1. Continuando la serie d’oro delle squadre inglesi, l’Aston Villa è sul trono d’europa. North Carolina vince il campionato universitario di basket con un tiro decisivo di una matricola, tale Michael Jordan.
Giuseppe Saronni esplode in una fantastica volata ed è campione del mondo di ciclismo. In campo musicale, Phoebe Cates sbanca con “Paradise”, i Survivor con “Eye of the tiger”, colonna sonora di “Rocky 3”. Esce “Thriller”, l’album più venduto della storia, con oltre 45 milioni di copie, 7 singoli da top 10 e 8 Grammy awards. Michael Jackson è la persona più famosa del mondo. Vasco Rossi arriva ultimo a Sanremo con “Vado al massimo”. Viene commercializzato il Commodore 64: formerà generazioni di hacker e creatori di siti.
Tra tutto questo, nascono i bolzanini Skanners.
Gli Skanners si formano a Bolzano nel 1982 e nel 1983 rilasciano la prima demo. Nel 1986 esce il primo album Dirty Armada per la CGD, poi il gruppo parte per il tour in Italia e Austria.
Nel 1988 esce il secondo album del gruppo, Pictures of War sempre per la CGD e il gruppo va in tour con i grandi nomi dell’heavy metal, Motörhead, Girlschool, Saxon, Dio, Twisted Sister e Helloween e partecipano con loro al Monsters of Rock a Milano.
Anni ’90
In seguito alla chiusura della CGD nel 1988 e al successo del grunge e alla diminuzione di popolarità dell’heavy metal, il gruppo rimane inattivo per alcuni anni ma poi nel 1996 pubblica l’album The Magic Square per la Südton Records[2] e partecipano al tour dei Deep Purple.
Nel 1998 registrano vari concerti a Bolzano e pubblicano il primo live del gruppo, Live!.
Anni 2000
Nel 2002 realizzano il loro quarto lavoro discografico dal titolo Flagellum Dei, prodotto e distribuito dall’etichetta UNDERGROUND SYMPHONY in tutta EUROPA (e nel 2003 partecipano in Germania all’Headbangers Open Air insieme a Doomsword, Stormwarrior, Thunderstorm e Exiled. Nel 2004 partecipano al Badia Rocks in Alto Adige insieme ai Frozen Tears e Blaze.
Dopo anni di concerti ritornano in studio e pubblicano nel 2008 The Serial Healer edizione My graveyard Production.
Nel 2010 partecipano al più grande festival mondiale di heavy metal, il Wacken Open Air.
Dopo aver confermato il nome in “terra tedesca” la band si esibisce al Gods of Metal Italy 2010 assieme a Labyrinth, Infernal Poetry, Sadist, Strana Officina, Raw Power, Bulldozer, Pino Scotto.
A gennaio 2011 la band rilascia il sesto album in studio, Factory of Steel prodotto e distribuito dalla SAOL / H\’art / Zebralution.
Subito dopo l’uscita di Factory of Steel, ristampato in versione vinile da BRC records a gennaio promuovono l’album in tutta Europa, partecipando a numerosi Festival in Italia e Germania assieme a Obituary, Benediction, Crowbar, Pentagram, Deicide, Belphegor, Dezperadoz , Necrodeath e molti altri.
Nel 2013 la band festeggia i 30 anni di attività con uno spettacolo live al Teatro di S. Jakob a Bolzano, pubblicando un libro biografico dal titolo EINS ZWEI DREI METAL PARTY da parte dell’editore Crac con allegato un DVD THEIR STREET OF METAL prodotto da Riff Records contenente l’intera storia documentata in video. Per l’occasione speciale al concerto parteciparono anche gli ex componenti, che hanno contribuito alla storia degli Skanners.
Inizio anno scoppiettante per la band bolzanina che nel 2015 annuncia l’uscita del loro nuovo album CD Live + DVD, Eins,zwei,drei, metal party , (realizzato durante il concerto a S.Jakob di Bolzano, quando festeggiarono il terzo decennio di attività), prodotto dalla Riff Metal Department e distribuito in Italia per Goodfellas e Cargo per tutta l’Europa.
La band decide di dedicare il suo ottavo album interamente al loro ex chitarrista e membro fondatore, Max Quinzio, scomparso nel febbraio del 2014.
In seguito all’uscita del loro nuovo album CD Live + DVD, Eins, zwei, drei, Metal Party la band promuove il suo lavoro con numerosi show e festival In tutta Italia e Germania condividendo il palco con band di carattere mondiale come IN FLAMES al Rock im Ring Festival IT, SAVAGE a Roma, DARK FUNERAL e VADER all’In Flammen Open Air in Germania.
Da non dimenticare che tra il 2015/2016, tra i tanti live della band spicca la data a supporto dei METAL CHURCH.
Nel 2016 dopo i vari cambiamenti dietro le quinte (creazione del sito ufficiale, contratti agenzie/manager) la band decide di chiudersi in studio per la stesura del nuovo album.
Anno 2017 gli Skanners vengono confermati al COLONY Open air e al IN FLAMMEN Open Air con band del calibro di: Morbid Angel, Death Angel, Asphyx, Hell, Belphegor e Marduk, Benediction, Sinister, Holy Moses, Kreator.
Arriva il 2018 La band registra il nuovo album Temptation nello SKY studio di Monaco (DE) mixato e masterizzato nell ALPHA e OMEGA studio di Como (IT).
Con il 2019 la band rilascia il nuovo album Temptation distribuito dal 26 Aprile in Europa via Self Distribuzione Milano e Code 7 /Plastic Head UK per l’etichetta ALPHA Omega Records.
Nell’estate del 2019 la band inizia il tour di Temptation condividendo il palco con ANTHRAX,GRIM REAPER e DORO PESCH (Russian tour) e suonando in numerosi Festival europei.
In occasione del 35º anniversario discografico della band e dell’imminente 40esimo dalla formazione, nel 2021 Music for the Masses annuncia l’accordo con la band per la pubblicazione del primo Greatest Hits che ripercorre tutta la carriera discografica del gruppo, in uscita il 22 ottobre in formato CD, contiene 16 tracce, che vanno a pescare in tutto il loro florido repertorio disegnando una vera e propria biografia della band in Musica: nell’album, è presente il brano inedito, registrato per l’occasione, intitolato ‘Under The Grave’.
L’album è distribuito in Italia da Egea Music, in Europa da Code 7, in USA da Sleaszy Rider Records ed in Giappone da Wormholedeath Japan oltre che da Music For The Masses Distro e presente su tutte le piattaforme digitali con la seguente tracklist:
Tv Shock (Dirty Armada) 02. Rock Rock City (Dirty Armada) 03. Starlight (Dirty Armada) 04. Pictures Of War (Pictures Of War) 05. Turn It Louder Now (Pictures Of War) 06. Wild (Pictures Of War) 07. Undertaker (The Magic Square.) 08. Metal Party (The Magic Square) 09. Flagellum Dei (Flagellum Dei) 10. Time Of War (Flagellum Dei) 11. Soul Finder (Serial Healer) 12. Welcome To Hell (Serial Healer) 13 Factory Of Steel (Factory Of Steel) 14. Hard And Pure (Factory Of Steel) 15. The Eye (Temptation) 16. Under The Grave (Unreleased Track).
Nel 2022 la band celebra i 40 anni di carriera con vari concerti live in Italia ed Europa culminando i festeggiamenti per l’ambito traguardo con uno special show (sold out!) a Bolzano sabato 17 Dicembre al Teatro Cristallo davanti ad una folta platea sciorinando in 2 ore tutti i classici con una prova adrenalinica probabile release di un futuro terzo live.
Nel frattempo, la RAI ha deciso di dedicare ai “nostri” un documentario che andato in onda sul canale su Rai Alto Adige Ch.808, sabato 11 dicembre 2022 alle ore 22.35.
Il rotocalco “Passpartù” a cura della Struttura Programmi della Sede RAI di Bolzano presenta:
Skanners – 40 anni di metal In questo documentario il racconto dell’avventurosa storia, che dura da 40 anni, degli “Skanners”, la celebre band bolzanina che a partire dai primi anni ’80 si è fatta strada nel mondo della musica metal a livello nazionale ed internazionale.
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Metallica si, Metallica no: la vigilia del nuovo disco
Una premessa. Non avendo pregato nessuno per avere il disco dei Metallica in anteprima, questa non è una recensione. Si tratta solo di una riflessione alla vigilia della pubblicazione del lavoro di una band che, nel bene e nel male, ha fatto la storia del metal e del rock. In verità non si esce dall’ambito underground. Siamo ascoltatori di musica innanzitutto, non solo quella del nostro mondo. E l’uscita del nuovo disco del quartetto di Frisco ci tocca come tali. Senza contare che li abbiamo sempre e comunque ascoltati.
Sono passati attraverso polemiche, tempeste mediatiche, vedi il caso Napster, hanno attraversato i decenni. Eppure sono ancora qui. Soprattutto, sono ancora qui i fans. Ancora le persone aspettano con trepidazione i loro nuovi lavori. Noi inclusi, non nascondiamolo. Fosse anche solo per curiosità, ma aspettiamo i nuovi dischi. Domani, a sette anni dall’ultimo, verrà pubblicato il loro undicesimo album da studio. La carriera dei four horseman la conosciamo tutti, che ci piaccia o meno. Come la discografia.
Sappiamo a memoria persino gli a solo dei dischi che ci hanno conquistato. I Metallica sono al centro di una diatriba infinita tra estimatori e detrattori. I primi difendono a spada tratta l’operato di Hetfield e soci. I secondi, poi ci sono le frange più oltranziste, fanno finire la loro carriera al Black album. Qualcuno lo include come canto del cigno, qualcun altro lo esclude perché commerciale. Eppure, come di diceva, siamo qui a parlarne. Bisogna ammettere un fatto, al di là di tutto.
Nonostante siano una enorme macchina da soldi super efficiente e al passo con i tempi, si vedano le campagne marketing degli ultimi 15 anni, sono ancora in grado di dire qualcosa… o no? Qui si insinua il dubbio. Dopo quella che è da molti considerata la vera caduta, St Anger, si sono ripresi. Hanno cancellato pure scellerate dichiarazioni in cui ammettevano di non aver mai suonato metal. Insomma, con molta fatica, sono riusciti a riportare in auge il proprio nome. Cosa non semplice considerando la fine che hanno fatto colleghi con altrettanto longeva carriera. Sono quindi tornati un po’ alle origini. Vuoi per esigenza commerciale, vuoi perché è la sola cosa che sanno davvero fare bene.
Ma sono tornati a suonare metal. Le cavalcate di terzine tipiche del loro sound hanno fatto urlare al miracolo quando sono tornate su Death Magnetic. Senza dimenticare il lavoro svolto con Hardwire. Ritorno alle origini, ma in chiave moderna. Cambio di songwriting obbligatorio. L’evoluzione c’è per tutti. Anche perché, un uomo non può continuare a sfornare capolavori in eterno. Arriviamo così ai giorni nostri. A domani, data della pubblicazione di 72 season. Una campagna pubblicitaria intensissima.
Una continua presenza sui social. La creazione dell’attesa ha funzionato alla perfezione. Non avendo ascoltato il disco nella sua completezza non si può dire nulla. Possiamo però esternare delle aspettative tenendo presente i singoli pubblicati fino ad ora. Apparentemente sembra un lavoro non completamente commerciale. Inutile parlare della produzione, dei suoni. Stiamo sempre trattando di una super band. Il prodotto è confezionato alla perfezione. Se ci addentriamo nei brani possiamo notare che, nonostante i sessant’anni suonati, i nostri ancora ci sanno fare. Il riffing di Hetfield resta sempre incisivo.
I brani non sono canzonette che si reggono su due riff. I cambi ci sono, la potenza è inalterata. Urlich è tornato ad utilizzare la doppia cassa in maniera adeguata. Forse è proprio lui il componente su cui porre maggiore attenzione. Anche perché è stato e, probabilmente, sarà quello più criticato. Da super batterista degli anni ’80 è diventato una macchietta. Così come era stato portato in alto, è stato sbattuto nelle fogne. Eppure sembra che su questo nuovo lavoro si sia dato da fare.
Almeno, per quanto riguarda i singoli. Le atmosfere complessive non sono mutate. Nonostante l’argomento del disco non c’è stato un incupimento. Rabbia si, non depressione. Un altro personaggio su cui porre l’accento è Hammet. Pure lui non se l’è vista bene. Il suo modo di suonare è stato passato ai raggi x in più di un’occasione evidenziando limiti e mancanze. Le stesse che ha sempre avuto ma che prima non facevano nessuna differenza. Lui si che è tornato a ripescare un’impostazione già sentita. Certo, stiamo parlando del suo stile. Ma pare che il vocabolario, anche dal disco precedente, non si sia molto arricchito. Ma sono solo illazioni fino a quando non si ascolterà tutto il disco.
Che cosa resta quindi? Una riflessione su una band che è un giro da quarant’anni, che nonostante sia perfettamente inserita nel music business riesce ancora a tenere molti sulle spine. È capace ancora di coinvolgere, di trasmettere qualcosa. O forse no? O magari riescono a farlo solo perché sanno come si fa? Personalmente non credo. Penso che davvero che abbiano ancora qualcosa da dire. Con tutti i limiti possibili. Sono cambiati nel tempo. Per fortuna direi.
Hanno abbandonato certe architetture per far spazio ad altre. Soprattutto sono riusciti a riappropriarsi di se stessi. Compito non facile. Obiettivo mancato da molti loro colleghi che hanno preferito sciogliersi. Questione di scelte. A noi non resta che aspettare la mezzanotte per assaporare questa nuova fatica dei four horseman nella sua interezza e sperare che le premesse vengano rispettate. Diversamente ci riascolteremo i vecchi dischi cercando qualcosa che non c’è più. Tuttavia resterebbe il dubbio: e se fossimo noi a non essere cambiati abbastanza da riuscire a capire?
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...e se Chuck Berry non fosse mai esistito?
Ovvero, e se il rock fosse rimasto orfano di uno dei suoi padri fondatori?
A chi non è capitato di fantasticare sui argomenti del tipo: e se tizio non fosse morto? E se caio non fosse mai esistito o invece di suonare, cantare, produrre avesse deciso di seguire la sua altra grande passione e avesse fatto il giardiniere? Anche se non si parla per luoghi comuni e con i se e con i ma non si arriva da nessuna parte, questa volta vogliamo fare un super strappo alla regola.
Infatti questa, che vuole essere una serie di post a tema, avrà come elemento principe proprio l’ipotesi, esattamente quel ‘se’ che avrebbe potuto cambiare completamente l’evoluzione e la storia stessa della musica. Chi non si è mai chiesto e se Kurt Cabain non fosse morto quante cosa avrebbe potuto ancora dire e quanto avrebbe ancora influenzato il mercato e i giovani? Idem per Jimi Hendrix o Bonzo.
Medesima situazione sul ‘se non fosse mai esistito’. Si possono prendere gli stessi personaggi sopra citati: se Cobain non fosse mai esistito, i Nirvana sarebbero nati lo stesso? Avrebbero avuto lo stesso impatto?Se non fossero nati, qualche altra band sarebbe riuscita a prendere il loro posto? Idem per Jimy Hendrix. Se invece di imbracciare la chitarra avesse deciso di seguire la carriera militare? Se il mondo fosse stato privato di un personaggio di quella levatura la musica, chitarra a parte, che direzione avrebbe preso?
Chi è arrivato dopo di lui avrebbe avuto lo stesso impatto? Alla fin dei conti Clapton quando è arrivato Hendrix sulla piazza era comunque in ascesa. Se il mondo chitarristico avesse avuto come riferimento Slow hand come sarebbe cambiata la storia? Immaginare e ipotizzare è un bel gioco nel quale non si rischia nulla e si ha una sola certezza, che non sapremo mai come sarebbero potute andare davvero le cose ‘se’. Tuttavia ipotizzare è possibile.
Anche fantasticare, perché no? È un bel esercizio di fantasia che poggia i propri piedi ben saldi nella realtà, che costringe effettivamente a fare i conti anche con se stessi e sulla conoscenza dei propri artisti preferiti. Nessuno può sapere tutto e nessuno non sa tutto di tutto.
Quindi qualsiasi visione è parziale e di parte. C’è però di buono che siamo in tanti e lo scambio il più delle volte è sol che positivo. Quindi il solo modo per cercare davvero di capire come sarebbero andate le cose se è che ognuno metta in gioco il proprio punto di vista.
Che sia in linea o meno l’idea di partenza poco importa se il dibattito è onesto.
Iniziamo con un ‘e se’ che affonda le sue radici agli albori stessi del rock and roll. E se Chuck Barry non fosse mai esistito? Se, cioè, il rock fosse rimasto orfano di uno dei suoi padri fondatori? Come sarebbero andate le cose? Da chiarire che Berry non è il solo annoverato come progenitore del rock che oggi conosciamo e di quello che è stato definito rockabilly.
Ma se non avesse mai intrapreso quella strada, se non avesse deciso di mischiare country, blues e doo wap? Come sarebbero state le sorti della musica più longeva di sempre? La fine degli anni ’70 deve a Berry moltissimo. Innumerevoli sono i musicisti che devono a lui la propria influenza principale ad iniziare da Beatles e Rolling Stones per proseguire con gli Pink Floyd, Hendrix e via elencando.
A chi sarebbero rivolti se non ci fosse stato il chitarrista americano? Probabilmente non sarebbero arrivati dove sono ora e non avrebbero avuto l’evoluzione che hanno avuto. Alla fin dei conti è proprio riadattando brani di altri che molti sono cresciuti musicalmente, si legga anche Van Halen, una delle maggiori cover band di sempre. Viene da sé che la strada non sarebbe stata la stessa, qualcuno potrebbe dire.
Berry è l’inventore del rock and roll non certo per mere questioni stilistiche. Ha qualcosa che lo rende unico: una vena narrativa fluida, quasi cinematografica. Non ha aperto solo la strada agli Stones o agli Animals, ma è diventato un modello anche per tutti quelli che vogliono prendere una chitarra in mano per dire qualcosa, per esprimere se stessi.
Traendo conclusioni dalla carriera di Berry, dai nomi che ha smosso, dai musicisti di qualsiasi stile che è riuscito ad influenzare possiamo dire che senza di lui il rock and roll non sarebbe mai nato o non sarebbe stato così dirompente? E si suoi colleghi quali Bo Diddley, Little Richards e Jerry Lee Lewis, cosa ne penserebbero considerando che si sentono padri del rock allo stesso modo?
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