#capelli rasati
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pgfone · 4 months ago
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L'altro giorno vado a riscuotere i soldi delle olive che ho venduto, e mi pagano con degli assegni, li per li ho cercato di oppormi a questa cosa, ma purtroppo per la tracciabilità la procedura è questa. Mi sono quindi fatto coraggio e sono andato in banca. Già appena entrato il disagio di temperatura si è fatto sentire, 40 gradi Celsius in questo open space e musica discutibile a palla (da quando la musica in banca?) comunque, sempre per incrementare il mio disagio, nella sala, risiede gente vestita come in uomini e donne, ragazze con minigonne vertiginose, tacchi a spillo, scollature, unghie lunghe laccate da attrice porno anni 90 e maschi con completi blu, capelli appena rasati camice bianche stiratissime, barbe curate nei minimi dettagli e io li, con la giacca di velluto che mi ha fatto zia Giovannina, pantaloni di Amazon finto escursionista, barba e capelli non tagliati dal 2022. Bene, a parte tutto questo disagio prendo il biglietto, e la signora mi chiama subito, "venga venga lo sportello è libero", (lo sportello in realtà è un ufficio) io ero abituato a quelle cose con il vetro dove stai in piedi e non senti un cazzo di quello che ti dice quello dentro, in questo, non senti un cazzo uguale perché c'è la Pausini a palla ma almeno stai seduto. La bancaria mi dice, cosa deve fare? E io gli dico, cambiare questi assegni, e lei, ha un conto? E io si, nome cognome, documento, codice fiscale, digita sulla tastiera con quelle unghie atroci tictictic, e alla fine mi dice, ritira? O deposita? E io gli dico, ritiro, e lei ehhhmmm la cifra è troppo grande mi dispiace ma non può ritirarla tutta.
Praticamente uno si spacca la schiena 2 mesi e manco la soddisfazione di vederli sti soldi, toccarli, dargli fuoco.
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falcemartello · 1 year ago
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Una donna nera e una bambina cinese con la mascherina entrano in un Carrefour.
La bambina prende un pacco di insetti fritti e lo mette nel carrello.
La mamma paga la spesa passando la mano sul lettore QR.
Le due salgono nella macchina elettrica e tornano a casa, dove passano il pomeriggio a guardare Netflix. Suona il citofono.
La bambina scende e va incontro a una donna con i capelli rasati e il piercing al naso.
Abbracciandola le porge il pacco di insetti.
"Questo te lo manda il Genitore 1." La donna risponde: "sono un cavallo ora, piccola fascista." Le due si allontanano su un monopattino. Fine.
Fanpage: "lo spot che tutti aspettavamo!"
Matteo Brandi
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bangtanitalianchannel · 8 months ago
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[TRAD ITA] 240727 POST INSTAGRAM DI RM:
"Primo anniversario dei capelli rasati"
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©Giuls) | Trans ©bts-trans
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quelmostrodiuppi · 11 days ago
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Il 2025 è quell'anno meraviglioso dove io entro in un server discord, la PRIMA regola. LA PRIMA. è "SPEAK ONLY IN ENGLISH", e mi prendo del razzista perché chiedo che mi si parli in inglese.
Non mi semba così irragionevole, anzi, direi che ci sta, è una lingua comune a tutti che da più di 20 anni insegnano a scuola, si parte dal presupposto che le persone la capiscano.
Entro e chiedo un informazione in inglese, mi rispondono in spagnolo. Bene, partiamo col piede giusto.
"Wasnt this group intended for english only?" chiedo magnanimo, pensando "boh, magari non lo hanno visto, nel dubbio sottolineiamolo".
La prima risposta. La prima. Cazzo. Di risposta.
"Do you have something against spanish speaking people? Are you just like Trump?".
Lo mando a fanculo, in italiano, già che c'ero, e gli auguro di farsi venire la sifilide. Il 2025 è meraviglioso, ormai parole come "razzista" o "omofobo" vengo tirate come 10 anni fa gli insulti omofobi e razzisti erano sulla bocca di tutti.
Perché sì, cara mia deficiente che ora fai la social justice warrior su instagram col capelli rasati e più piercing che nei: 10 anni fa io ci metto la minchia sul fuoco che c'eri anche tu a dare del f****o al ragazzino sfigato di classe, che magari non scopava mai o che ha finito le superiori con la verginità più immacolata di una figurina di yugioh.
E poi, dai, non abbiamo mai preso di mira nessuno per via del suo aspetto fisico? O non ci siamo mai attaccati ad uno stereotipo o una categoria d'appartenenza per giustificare una nostra antipatia? Non prendiamoci per il culo su.
Io è meglio che cerchi di dormire, voi persone mi fate sempre più vomitare.
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menti-senti · 1 month ago
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La camera della me 15enne è una capsula del tempo e sembra che guardandomi allo specchio abbia ancora i capelli rasati e un trucco che Marilyn Manson si sposta e mi chiedo quanta pazienza mia madre e mio padre.
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unwinthehart · 2 months ago
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Topic: Ale , ritocchi e capelli 😇
dopo le foto della sfilata sui social molti hanno fatto ancora supposizioni sui presunti ritocchi di Ale. Io non ho nulla contro la chirurgia, magari non ha fatto nulla, magari sì.. fatto sta che è bono bono. Punto.
Unico dubbio che ho mai avuto su qualche operazione è stato quando un inverno per un po’ aveva nascosto i capelli… in quel caso effettivamente avevo pensato al trapianto 😅 in effetti dopo li ha portati lunghi e ora li trovo davvero bellissimi 🫠
No è che ormai la gente si è convinta che si sia rifatto perchè qualcuno che non comprende bene come barba/capelli/trucco/luci possano modificarti il volto l'ha detto e tutti a seguire come le pecore. Per cui ormai questa questione verrà sollevata di continuo. Non credo assolutamente abbia fatto alcun ritocco perchè il suo volto è sempre lo stesso, ha 30 anni e la genetica dalla sua. O come l'hai messa tu, è bono. Non credo neanche avesse bisogno di un trapianto perchè ho sempre pensato che avesse moltissimi capelli, lo si notava anche quando li portava corti, ma che si fosse pentito di averli rasati completamente e per quello finchè non son ricresciuti li ha tenuti coperti (gli era successo anche ai tempi di Dorado di pentirsene) (l'ha fatto pure Damiano poco dopo LOL). Ma è un dubbio legittimo! In ogni caso son davvero belli adesso, speriamo non faccia qualche altra follia 😅
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ladolcespezia · 2 years ago
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“Siamo noi, la generazione più felice di sempre.
Siamo noi, gli ormai cinquantenni, i nati tra gli inizi degli anni ’60 e la metà degli anni ’70. La generazione più felice di sempre.
Siamo quelli che erano troppo piccoli per capire la generazione appena prima della nostra, quelli del ’68, della politica e dei movimenti studenteschi. Ancora troppo piccoli per comprendere gli anni di piombo, l’epoca delle brigate rosse e delle stragi nere.
Siamo quelli cresciuti nella libertà assoluta delle estati di quattro mesi, delle lunghe vacanze al mare, del poter giocare ore e ore in strade e cortili, delle prime televisioni a colori e i primi cartoni animati. Dei gelati Eldorado e dei ghiaccioli a 50 lire. Dei Mondiali dell’82 e della formazione dell’Italia a memoria. Di Bearzot e Pertini che giocano a scopa.
Siamo quelli che andavano a scuola con il grembiule e la cartella sulle spalle, e non ci si aspettava da noi nulla che non fosse di fare i compiti e poi di giocare, sbucciarci le ginocchia senza lamentarci e non metterci nei guai. Nessuno voleva che parlassimo l’Inglese a 7 anni o facessimo yoga.
E poi c’era l’esame di maturità, e infine il servizio militare, 12 mesi lontano da casa, i capelli rasati e tante amicizie... All’Università ci andavi solo se volevi fare il medico, l’avvocato o l’ingegnere. Che il lavoro c’era per tutti.
Siamo cresciuti nella spensieratezza assoluta, nella ferma convinzione che tutto quello che ci si aspettava da noi era che diventassimo grandi, lavorassimo il giusto, trovassimo una fidanzata e vivessimo la nostra vita. Non abbiamo mai dubitato un istante che non saremmo stati nient’altro che felici.
E, dobbiamo ammetterlo, per quanto il futuro ci sembri difficile, e per quanto questa situazione ci appaia incomprensibile e dolorosa, siamo stati felici. Schifosamente felici. Molto più dei nostri genitori e parecchio più dei nostri figli.
Siamo la generazione più felice di sempre.
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hitmewlucille · 1 year ago
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mi mancano i tempi in cui ero una punkettona con i capelli rasati e la gente pensava fossi una skinhead
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jaykeycharlie · 2 months ago
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Impietosa.
Aggetttivo perfetto per descrivere la mia immagine rifessa allo specchio.
Capelli rasati, barba incolta e occhiaie dovute alle notti insonni passate a pensare troppo.
Lo chiamano Overthinking, una volta si chiamavano pippe mentali.
Cosa sono?
Cosa sono stato?
Ma veramente una volta sognavo?
Perche' non lo ricordo più.
Sembra una vita fa.
Accendo una sigaretta ed apro una birra.
Chiudo gli occhi e vaffanculo, pensiamoci domani.
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givemeanorigami · 4 months ago
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Decisioni prese di impulso quest'anno: smettere di fumare, farmi la frangia, fare parapendio, togliere il dilatatore, far ricrescere la parte di capelli rasati, bucarmi le orecchie, cambiare il colore della tinta, che facevo uguale da una decade tanto che era diventato parte di me, per una tonalità ancora più scura.
Di quante mi sono pentita? Per ora zero, vediamo come andrà con i capelli.
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briciolanellatte · 8 months ago
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«Cosa sei?» Ranieri era sopra pensiero tanto che non sentì la domanda che gli era stata rivolta; finì così contro il palmo aperto della mano di chi lo stava fermando. «Eh?» fece lui alzando lo sguardo e realizzando che chi gli stava parlando era un ventenne, i capelli rasati ai lati del cranio e una striscia spessa di capelli al centro della testa. A Ranieri, lì per lì, sembrò che il giovane…
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omarfor-orchestra · 1 year ago
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due cose: 1. pensavo che domenico si fosse tagliato i capelli cortissimi e sono morta dentro 💀 2. la barba non gli sta così bene imho
Lui se li è rasati tipo MF S2 e io sono morta dentro lo stesso
A me non dispiace così tanto, è stato solo il cambio a schiaffo che mi ha traumatizzata AHAHAHH
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ermatmblr · 1 year ago
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Era il 1983. Era il 1983 di “Vamos a la playa” sulle radio d’estate e del Drive In alla tivù in autunno quando nei circoli dell’underground italiano iniziò a circolare la cassettina demo di una band sicuramente punk, tendente all’hardcore – i pezzi erano urlati e in almeno un paio di casi tirati oltre i duecento battiti al minuto –, però con la particolarità assai poco italiana di non avere un batterista, ma una batteria elettronica. Era invece il 1984 di Orwell quando due dei pezzi di quella cassettina diventarono un 45 giri stampato dalla molto effervescente etichetta bolognese Attack Punk Records. In copertina c’era scritto “Ortodossia”, mentre sul retro una didascalia bianca ammoniva: “prezzo massimo lire 3.000” (in quel tempo i 45 giri stampati in Italia venivano sulle 3.500 lire). I CCCP Fedeli alla linea erano ufficialmente nati, anche se ci vorranno altri dodici mesi – e una ristampa di Ortodossia, unita a un nuovo singolo “picture disc” dal meraviglioso titolo Compagni, cittadini, fratelli, partigiani – perché il nome passi dai circuiti cosiddetti antagonisti alle pagine degli allora vendutissimi settimanali di costume tipo L’Espresso e Panorama. Avanti veloce di circa quarant’anni: 12 ottobre 2023, ai Chiostri di San Pietro, Reggio Emilia, inaugura la mostra Felicitazioni! CCCP Fedeli alla linea 1984-2024 (in cartellone fino al prossimo 11 febbraio). Nelle foto della vernice i quattro CCCP – Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, la soubrette Annarella Giudici e l’artista del popolo Danilo Fatur – sono bellissimi: ognuno invecchiato in un suo modo peculiare, nessuno in quelle maniere feroci o grottesche che noialtri, di poco più giovani, spiamo con terrore nello specchio o nelle foto dei conoscenti di Facebook.
Produci consuma crepa. Sbattiti fatti crepa. Riempiti di borchie, rompiti le palle, cotonati i capelli, rasati i capelli, crepa crepa crepa. | Quants Magazine
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drheinreichvolmer · 1 year ago
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CAPITOLO 15 PARTE 5
Se non lo avesse fatto, adesso le sue attenzioni sarebbero state totalmente su di lei. Quando si rese conto di quel pensiero orribile, si sentì un verme; e senza dire nulla fece ritorno alla sua stanza, mentre gli altri si guardavano tra di loro confusi dal suo atteggiamento. Heinreich decise di andare a scoprire cosa fosse successo, temendo che la ragazza si fosse ricordata nuovamente di qualcosa. Raggiunta la sua camera, la trovò sdraiata sul suo letto, mentre stringeva al petto il suo cuscino. Si sedette al suo fianco e le chiese come mai fosse andata via in quel modo durante il pranzo. La giovane lo guardò timorosa, temeva un giudizio negativo da parte sua. Aveva paura che potesse interpretare la sua gelosia come una mancanza di fiducia nei suoi confronti, rischiando soltanto di allontanarlo. Il padre continuava ad osservarla in attesa di una risposta, mentre la ragazza era persa nei suoi pensieri, indecisa sul come gestire la situazione. Scelse infine di mentire, essendo troppo preoccupata della sua possibile reazione. Si limitò semplicemente a dire che non stava molto bene, inventandosi di avere la nausea, ciò le impediva di pranzare. L'uomo non rimase particolarmente convinto di quella giustificazione, poteva notare dal suo sguardo che la giovane figlia gli stava mentendo; oltretutto non era la prima volta che usava una scusa simile. Decise comunque di lasciarla tranquilla, promettendo di portarle a breve qualcosa per sentirsi meglio. La bionda però non voleva lasciarlo andare via, di conseguenza si attaccò alla sua schiena, supplicandolo di restare. Heinreich risuciva a capirla, ma era evidente che la cosa migliore che poteva fare era assecondare quel suo capriccio. Come medico, sapeva bene che spesso dietro a piccole richieste di attenzioni si nascondono più grandi richieste di aiuto. Per questo motivo, restò tutto il pomeriggio con lei, riuscendo a tranquillizzarla un po'. Nel mentre, il resto della famiglia era andato avanti con la propria routine, ignari di ciò che fosse davvero successo alla ragazza. Più tardi, alle 17:00 di quel lunedì pomeriggio, il giovane Klaus aveva da poco terminato una sessione di yoga con un gruppo di ospiti, e si era preso un momento di pausa per messaggiare un po' con la sua ragazza. Intanto Edith, tornata alla sua postazione alla reception, osservava divertita Klaus, per poi prendere il suo cellulare per rispondere ad un messaggio di Ingrid che le era appena arrivato. Ad un tratto un uomo sui quaranta con i capelli rasati, visibilmente anoressico, varcò l’entrata del castello. La giovane infermiera Edith gli andò subito incontro, sicura che non si trattasse di un cliente che aveva prenotato. Alle sue parole, l'uomo sembrava confuso, si limitò a ripetere che non stava bene e che aveva bisogno di aiuto. Klaus, accortosi della situazione, andò immediatamente ad avvisare il barone. Quando Heinreich raggiunse la reception, notò l'uomo gesticolare freneticamente, continuando a chiedere di lui ad Edith con una certa insistenza.
<< Da chi? Voglio sapere per filo e per segno! >> insistette il biondo scuotendolo.
<< Io non volevo fare niente! Volevo solo rimediare un po' di soldi per comprarmi un po' di coca, okay?! Mi hanno detto che doveva morire, ma io non sono stato capace di farlo, così mi sono limitato a ferirlo. >> parlò con fatica l'uomo seduto a terra.
<< Non prendermi per il culo! Se volevi solo ferirlo non avresti mirato all'altezza del cuore. >> replicò Hans.
<< Ho fatto partire il colpo e basta, ero agitato. Non volevo che morisse nessuno! >> insistette isterico Clark.
<< Sono stati quelli del paese a mandarti, vero? >> domandò il biondo.
<< Alcuni di loro mi hanno detto che il loro capo cercava un capo espiatorio da mandare al castello, qualcuno che poteva fare il lavoro. >> rispose l'uomo.
<< Capo? Tu hai visto questo fantomatico capo? >> incalzò Hans. Alla sua domanda, l’uomo sgranò gli occhi e iniziò a parlare con un tono disperato, quasi supplicandolo: << No, assolutamente! Ma so il suo nome, te lo dirò lo giuro! >> L’altro intanto lo osservava a braccia consorte, segno che aveva la sua più completa attenzione.
<< Dominik Van Dien.. >> farfugliò il tipo che si era ormai addirittura urinato addosso. Hans analizzò quel nome nella sua mente, in primo momento non gli suscitò nulla; quando improvvisamente nella sua memoria affiorò un ricordo risalente a molti anni prima. Ripensò a un giorno del periodo in cui aveva da poco iniziato a lavorare al castello come giardiniere. Rammentò come quel dì stava falciando l'erba del giardino e il barone gli stava raccontando che poco prima dell'arrivo di Hans al castello, il padre di Heinreich aveva cominciato ad organizzare un matrimonio combinato tra la figlia Emma e il duca austriaco Dominik Van Dien. In quell'occasione aveva chiesto al titolare che cosa ne fosse poi stato del duca, visto che Heinreich aveva allontanato i genitori dal castello. Il barone raccontò quindi al suo fidato giardiniere che il duca non aveva alcuna intenzione di rinunciare alle nozze con la giovane Emma, in quanto era sempre stato evidente il suo interesse amoroso verso la donna. Dopo l'ennesimo rifiuto del duca a mettersi l'anima in pace ed accettare che la donna era ormai proprietà di Heinreich, la discussione era sfociata in un duello tra i due uomini. Il duca austriaco aveva buone capacità nell'arte della scherma, dote che però non era bastava a sovrastare il suo avversario. Dominik Van Dien se ne andò sconfitto e ferito nel suo orgoglio, senza più farsi vedere. Ripensando alla vicenda, Hans si rese conto che l’uomo probabilmente non aveva mai digerito l'esito di quella storia, il vecchio barone avrebbe potuto trovare in lui un perfetto alleato. Era ormai sempre più convinto che dietro a tutto questo ci fosse lo zampino del padre di Heinreich. Avendo ora ottenuto il suo nome e le informazioni che cercava, ora restava soltanto da decidere che cosa farne di Clark. Scelse di graziarlo, in fondo era stato onesto e si era guadagnato la possibilità di continuare a vivere.
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extra000 · 1 year ago
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Strada di città (1)
Graffiti sui muri, lo fanno un luogo per ragazzi, la luce della luna accarezza la vecchia vernice. Teschi, scrittacce, corna, uno è seduto a cavalcioni a fumarsi una sigaretta. Fa freddo, oltre al fumo dalla bocca esce anche il vapore.
Maledizioni da tutte le parti, spiriti imprendibili escono dalle oscenità dell'ambiente, aiutano lo sporco lavoro.
La strada è abbandonata a se stessa da tanto tempo, spazzatura agli angoli della strada, sporcizia ovunque. Ma dalle crepe escono graziosi fiori oltre che erbacce.
Pantaloni larghi, tatuaggi, sigaretta in bocca arriva un ragazzo, porta con sé una bottiglia di birra si salutano e parlano. Gesticolano, si toccano il giubbotto di pelle nero. Ne accendono un'altra. Vengono tutti e due dalla periferia, preferiscono il tabacco alla marijuana. Sono vestiti di nero con disegnini grotteschi sulle t-shirt, uno di loro ha i dreadlocks colorati alle punte.
È un ambiente morto a se stesso, un luogo di cenere e per questo si trova una luce, una luce fievole di rinascita.
Letame, spazzatura e fiori tanti fiori in ogni angolo nascono proprio dal degrado, dalle parolacce, dagli sputi, dall'ingenuità della droga.
Un riff di chitarra elettrica accompagna la scena, due note lente dondolano i muri bruciati dal degrado. Anarchiche e pacifiste se non fosse per le borchie che portano come tiara.
Manifesti di ribellione, anarchici, violenti e rabbiosi. Un'aura minacciosa contro il governo si alza e circonda il quartiere, indurisce i visi, allarga le mascelle strappa i vestiti e quando è stanca bestemmia. Un posto infuriato dalla miseria, dall'abbandono. Dio è morto.
Vecchie industrie, ferrovie d'acciaio arrugginito, luoghi abbandonati, crescono in questa scena i bambini, piccoli fiori che già sono abbronzati di grigio, giocano con le macerie, con i rifiuti: gli allargano i vestiti gli rasano i lati del cranio.
Il cielo è sempre nuvoloso, una luce grigia illumina l'ambiente, carica di elettricità e magia. Le scrittacce illuminano i cuori infranti dalla miseria, gli danno conforto, quelle strade si può chiamarle casa.
L'odio si sviluppa e si evolve, capelli neri come la notte, corrompe e aiuta a sopravvivere, la pelle è bianca, dà speranza e rincuora, dice: aggrappati a me ti do la possibilità di maledire, di metterti sullo stesso piano, di non sottometterti.
Bestie maledette sono i ragazzi, si divertono a trasgredire, i bassi gli martellano i timpani, fumano e se ne fregano, sporchi come carbone, aprono un rifugio nei loro occhi a cavalcioni l'uno di fronte all'altro seduti sulle panchine sfasciate.
Gli zaini portati a una spalla sola, le scarpe da ginnastica rotte e sporche. Vestono di nero. Alcuni si suicidano, altri si tagliano fino all'osso, tutti sono ubriachi la sera, ma hanno una vena poetica, portano una luce incredibilmente bella nei loro occhi, i loro vestiti splendono nell'oscurità della comune ordinarietà.
Rabbiosi, sono demoni e pirati rifiutati dalla società, nelle loro strade sporche sono divinità, i fiori sbocciati di quei tunnel bui e senza anima. Una manifestazione di odio, rabbia e colori sgargianti su un nero oscuro difficile a descriversi.
Senza famiglia, o meglio abbandonata, trovano conforto in se stessi, gli piace stare assieme, condividere la sigaretta.
Dita gialle di sigaretta, pelle grigia, capelli spinati, arruffati, rasati. Li vedi camminare tra i rifiuti, occhi duri, anime ribelli. Induriti dalla povertà.
In cosa credono? In nulla, nessun Dio, nessun maestro, punk disperati si nascondono il volto con i capelli. Fanno della tristezza la loro forza, il loro nichilismo li fa strafottenti.
Una birra su una panchina questo li fa felici, anarchici credono nell'inferno in terra.
Erbacce ai lati di un graffito, mozziconi, cocci di bottiglia, dal degrado nasce una forza chiara. Una luce di speranza dalla morte del vecchio arriva il nuovo.
"No future" gridano i muri come un uomo che abbia accelerato troppo contro un muro, la fine è giunta e con sé tutto il suo squallore. Non ci si riesce a fermare ma nel botto c'è anche la novità.
Si deve arrivare al fondo di questa rabbia per portare questa strada di città alla sua morte totale.
E da lì rinascere come una fenice dalle sue ceneri. Odore di cenere, odore di cenere. Odore di cenere ovunque, tutto deve avviluppare questa rabbia. Deve ridurre tutto in cenere.
I due si alzano, sputano, buttano le cicche e le bottiglie a terra e se ne vanno. Non fanno che aumentare la magia di questo luogo, il fermento spirituale inebriante.
Una scrittaccia dice "rispettiamo solo il degrado", non c'è luce, non c'è luce, non c'è luce e proprio per questo ce n'è tanta.
Solo in questi luoghi è possibile respirare la morte del vecchio, la vita non è che un gioco per bambini, un giocattolo vecchio e arretrato fatto di linee moderne che niente hanno a che fare con la vera luce, la vera vita.
Dalle crepe della strada nascono i fiori in tutto il loro splendore, proprio dalla morte nascono, e anche se li schiacci o li tagli, ricrescono, aprendosi un varco nel cemento e nell'asfalto.
Dal letame nascono i fiori, dalle crepe e dall'incuria nasce il verde della speranza, una nuova vita che distrugge il vecchio morente.
Nascono i giovani che cercano la droga, una dimensione senza vincoli di spazio e tempo, ancora acerba, ancora per ingenui ma sempre la ricerca verso qualcosa che non è nell'ordine delle cose, straordinaria, fatta di libertà per la mente e lo spirito.
Non si può schiacciare il fiore che cresce, borgo corrotto non riuscirai a seppellire il sacro degrado. La morte di Dio va vissuta a fondo per trovare la vera luce.
Cantate il degrado punk, emo, goth, cantate il vostro dolore e deridete il passato, il cosidetto classico che ormai morente, vive solo nei cuori più arretrati.
Bevete in un sorso la vostra vita, rabbiosi e ribelli rifiuti di una società corrotta e falsa, fatevi sporcizia e fate crescere il fiore dentro di voi, esso non vi abbandonerà mai, sarà buono e vi guiderà per la vostra strada.
Cospargetevi di cenere e tutto diventerà più chiaro dalla mente allo spirito.
Il degrado porta un mazzo di fiori alla tua porta, accettali e falli crescere tra i rifiuti. Perché il fiore affonda nel letame.
Intanto arriva un altro ragazzo, capelli nerissimi, bianco di carnagione, borchie sulle braccia, scrive qualcosa sul muro: "sali sul cesso e inizia a pensare".
Si mette a cavalcioni su un cesso gettato tra la spazzatura e ingoia una pasticca, d'un tratto dopo alcuni minuti inizia il trip.
I muri cadono come se fossero stati bombardati e si apre davanti a lui una distesa infinita, guarda su nel cielo e vede una struttura spaziale dalla forma circolare ma irregolare.
È una nave spaziale pronta a esplorare nuovi pianeti e galassie, è enorme, è grande quasi quanto una città ed è densamente popolata, dentro ci sono milioni di persone.
Il ragazzo è come ipnotizzato da questa struttura. Finalmente dopo a lungo attendere l'umanità è pronta per lasciare in massa il pianeta terra ed esplorare nuovi orizzonti, alla ricerca delle risposte più importanti dell'uomo.
Il ragazzo è come estasiato da questa visione e cerca di raggiungere la struttura, "anch'io voglio andare dall'altra parte!" Così la nave lo accoglie e lo prende con sé.
La partenza fu in un attimo, la nave scomparve dalla sua immagine e aprì immediatamente le porte, e davanti all'umanità apparve l'impossibile.
Ogni forma è totalmente sovvertita, ogni linea è spezzata e al tempo stesso unita insieme, le forme geometriche sono cambiate e non è possibile descriverle o disegnarle.
Ogni fiore è diverso dall'altro, sono fiori ma al tempo stesso sono alberi, sono entrambi sia minuscole pianticelle sia quercie giganti.
Ad ogni passo che si fa ogni regola fisica cambia, d'un tratto anche gli uomini mutano d'aspetto e diventano quello che desideravano ardentemente essere, e anche di più, una sorpresa continua, sempre più belli e giovani, ad alcuni per esempio escono mille gambe e con queste gambe salgono su nel viola del cielo e vedono i mille oceani e in ogni oceano posano le loro gambe.
Le mille braccia le usano per modificare e personalizzare ogni cosa che esiste, e gli occhi vedono addirittura le cose che non esistono.
Sono tutti uniti insieme in una coscienza sola e passeggiano restando fermi.
Passeggiano perché lo vogliono e restano fermi perché non c'è il bisogno di vivere. Non c'è il bisogno di vivere si dice tra sé e sé il ragazzo, non c'è il bisogno di vivere.
Si risveglia vomitando e ripetendo non c'è bisogno di vivere, non c'è bisogno di vivere.
Beve un po' di birra, si accende una sigaretta e riflette su quanto vissuto, poi si alza e scrive sul muro:
"in ogni oceano poso le mie gambe,
in ogni terra poso le mie braccia
la testa non è poggiata da nessuna parte
perché non c'è il bisogno di vivere"
Si beve una birra, sputa a terra e si accende un'altra sigaretta mentre se ne va a casa con un forte mal di testa.
"Volevo tutto e l'ho avuto anche solo per un istante!" Pensa il ragazzo.
"Avevo tutto: le mie gambe erano negli abissi dell'oceano e anche più giù per toccare terra, con le braccia potevo fare qualsiasi cosa e con la mente non vivevo ed ero libero da qualsiasi vincolo della vita".
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micro961 · 2 years ago
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Sir Avix - “Fashion Week”
Il nuovo singolo di Sir Avix
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Ho scritto Fashion Week per prendere in giro ma allo stesso tempo criticare i rapper attuali perché la maggior parte purtroppo sono omologati,scrivono sempre brani che si riferiscono alla vita da criminale e per ciò ho utilizzato anche   una barra di un mio vecchio brano che si intitola "Double Face" in cui cito la seguente frase che è "Capelli rasati vi sentite Drake". Io non mi limito a criticare i rapper omologati ma uso anche l'autoironia per contrastare le persone che mi prendevano in giro.
 Alessandro Di Cagno alias Sir Avix was born 05/05/2000 in Bari.
Alessandro started to listen rap when he was 13 at 19 began to write his first bars but with poor success and consequently, he gave up writing but 1 year later came back and became Sir Avix.
 Etichetta:
Orangle Srl - www.oranglerecords.com
Mitridate Records - https://www.instagram.com/mitridaterecords/
 Spotify: https://open.spotify.com/artist/5JuVW7XRaAkFSwVFhY9vyk
Instagram: https://www.instagram.com/al.dcg/
 l’altoparlante - comunicazione musicale
www.laltoparlante.it
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