#canzoni spagnole
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klimt7 · 7 months ago
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Fruta
SANDRA BERNARDO
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Virgencita, virgencita, por favor
Virgencita, virgencita
Apiádate de nosotros
Que hacemos lo que podemos
Fruta, caramelo y algodón
Que está muy rico
Fruta, caramelo y algodón
Que a mí me gusta
Fruta fresca viene y va
Con un salero rico muy especial
Y esa niña guapa chiquitita, mulatita
Que me voy con un sombrero a Sansón
Requesito, requesón
Paraíso exquisito de bohemia iluminada
Con color amor pasión, sabor amor
Cada paso de este baile sonríes por la calle
Cuando te abre el corazón, amor pasión
sabor amor Amor pasión, sabor amor
Fruta, caramelo y algodón
Que está muy rico
Fruta, caramelo y algodón
Que a mí me gusta
Fruta linda viene y va
Con un sabor eterno muy especial
Y esa niña guapa chiquitita, mulatita
Es gitanita
Gusta, gusta, gusta, gusta, gusta, gústame
Yo me marcho a ese pueblo tropical
Bambalina, rúmbala
Los vecinos que cocinan dulces
llenos de alegría
Y te meces con el sol
amor pasíon, sabor amor
Y te meces con el sol
amor pasíon, sabor amor
Y te meces con el sol
Fruta, caramelo y algodón
Que está muy rico
Fruta, caramelo y algodón
Que a mí me gusta
Fruta linda como yo, como yo, como yo
Fruta fresca como yo, como yo, como yo
Fruta, caramelo y algodón
Que está muy rico, goloso
Fruta, caramelo y algodón
Que a mí me gusta.
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blogitalianissimo · 9 months ago
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Ciao, straniera qui (ed era così bello quando hanno detto che c'è la possibilità di vedere Sanremo anche per gli Italiani all'estero... Grazie a questo anch'io potevo mettere Rai1). Una domanda su Geolier – sinceramente ho pensato che cantasse metà in francese, un amico mi doveva spiegare – perché non siamo pronti per la discussione (sul dialetto?...)? (Se è qsa stupido mi puoi rispondere in priv)
Ehi ciao, molto felice che il festival sia visibile anche all'estero finalmente!
Per Geolier e il francese, questo perché il napoletano deriva dal latino, perciò ha elementi in comune con le altre lingue romanze come appunto il francese.
Con il "non siete pronti per questa discussione" mi riferisco al fatto che l'Italia e gli italiani non vedono di buon occhio dialetti e lingue minoritarie, inoltre in questo paese i meridionali, ed in particolare i napoletani, sono vittime di pregiudizi, perciò Geolier è nettamente svantaggiato cantando in napoletano. Gli italiani cantano e ascoltano da decenni canzoni inglesi e spagnole senza capirne il significato, ma col napoletano si lamentano perché "non si capisce", questo paese non è altro che la fiera dell'ipocrisia.
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questomiostranomondo · 2 years ago
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3 canzoni spagnole che ti piacciono
Non ascolto canzoni spagnole
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millelenzuola · 3 days ago
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io odio le canzoni spagnole ma mi piace muovere il bacino
#me
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veronicacoelho · 6 months ago
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“Formatcio e carta di cotcina”
Portogallo. Percezione e sentimento di appartenenza.
Una via di mezzo tra una riflessione personale e uno spazio di "archiviazione" visivo e auditivo.
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| BIGLIETTO "NAVIGANTE" |
GENNAIO 2024 "Mi trovo in un momento piuttosto delicato della mia vita: un periodo di transizione, in cui una fase sta finendo e una nuova, sconosciuta, deve iniziare. Negli ultimi anni, per vari motivi, il mio futuro è stato proiettato in direzione del Portogallo, ed è stato allora che, con ancora più forza di prima, ho iniziato a pensare a che tipo di significato avesse per me questo Paese". "Perché mi attrae così tanto?".
Così, è nata la riflessione sul tipo di legame che mi unisce a questa terra, sulla percezione che ho avuto della stessa fin da bambina, e su come questa sia evoluta nel tempo.
| ORIGINE |
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Figlia di madre italiana e padre portoghese, sono nata nel nordest d'Italia e sono cresciuta in due case: una "italiana" e una "portoghese", con due culture e modi di pensare molto diversi, ma io ero prevalentemente italiana.
La casa "portoghese", tuttavia, ha iniziato gradualmente a stimolare il mio interesse per la lingua e per la sua cultura.
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SALAME DI CIOCCOLATO (2009)
[in portoghese] [in italiano]
Papà: “Veronica sta…” 
Veronica: “cucinando”
Papà: “mischiando il cioccolato. Facciamo il salame…”
Veronica: “di cioccolato”
Papà: “di cioccolato !”
Veronica: “facciamo una pallina?”
Papà: “una pallina di salame”
Veronica: “è molto appiccicoso. Come si dice in portoghese?”
Papà: “pegajoso”
Irene: “come si dice in italiano?”
Veronica: “appiccicoso"
Papà e Irene: "APPICCICOSO”
Veronica: “olha, uhhh, bleah! Sto mescolando cacchina di mucca …sì però sembra. Cacchina di mucca! Cocó de vaca!”
| IMPATTO |
Papà: “stiamo andando… in…a…dove?” Veronica: “aereooo” Papà: “aereo verso il? Veronica: “Portogallooo” “A LISBONA!!” Papà: “a casa dei…?” Veronica: “NONNI!” Papà: “con…?” Veronica: “IRENE!” Papà: “e..?” Veronica: “papà(?)” Papà: “e Veronica” Veronica: “eh anche tu però! Al gate 38”
Due settimane all'anno, soprattutto in estate, andavamo a trovare i nonni e i parenti portoghesi.  In questo modo venivo catapultata in un mondo completamente diverso che, tuttavia, mi attraeva immensamente. La lingua era diversa, il cibo aveva un sapore diverso (pieno d'aglio), le strade erano costruite e decorate in modo diverso. I paesaggi mi sembravano tropicali, il mare era un oceano ghiacciato. Anche gli odori, l'atmosfera e la gente erano un mondo a parte, tutto molto più multiculturale rispetto a quello a cui ero abituata.
| DOPPIA CULTURA= DOPPIA MUSICA- COELHINHA |
Sin da piccola la musica ha sempre rappresentato una parte importante della mia vita, sia come sfondo per vedere il mondo in modo diverso, sia come scusa per ballare. Ho avuto la fortuna di crescere non solo con la musica americana e inglese, ma anche con vari generi di musica italiana e portoghese (e con le "hit" estive italiane, spagnole e latinoamericane di "Hot summer", i dischi che si vendevano in cartoleria e che piacevano tanto alla mia nonna italiana).
Ecco una playlist con le canzoni italiane e portoghesi (e brasiliane, e creole) che la "Coelhinha" amava ascoltare:
| MEMORIE “CHIAVE” |
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Ciò che mi rimane dei miei ricordi d’infanzia e adolescenza del Portogallo sono tanti piccoli dettagli che, tuttavia, sono molto importanti per comprendere il legame che ho oggi con questo Paese:
Sono le ore passate sul divano, al riparo dal caldo torrido, a guardare Noddy, Ruca (Caillou) e poi a giocare a Lara Croft alla televisione e a guardare Domingão (programma televisivo di musica popolare portoghese abbastanza cringe) a un volume incredibilmente alto. 
Sono i gatti sul tetto (che infestano ancora il condominio) a cui davo da mangiare di nascosto.
Sono le feste popolari di Lavradio (frazione in cui abitano i miei nonni) che portavano alla bocca zucchero e grasso delle farturas (frittelle lunghe) e alle orecchie musica che faceva tremare i vetri delle finestre. 
Sono gli odori di concime e fichi e i suoni dei cani, delle galline e dei miei nonni che lavorano in giardino (che, ancora oggi, rimane uno dei miei luoghi preferiti per trovare un po' di pace e di contatto con la natura). 
È il defunto Tommy, il pincher bastardino che mi ha vista crescere e che io e i miei cugini tormentavamo tanto quando eravamo piccoli.
Sono le giornate di sole in spiaggia, piene di sabbia grossa, coraggio per entrare nell'acqua gelida dell’Oceano, dove mi deliziavo con panini, Ucal (marca di latte al cioccolato) e bolas de berlim (krapfen ripieni) sciolte e dove ho facevo infiniti sonnellini.
Sono i giochi bizzarri:
- sfilata di moda vestita da "principessa" di High School Musical - "spettacolo" di danza classica con scarpe da punta (che ovviamente non sapevo usare) e nastro viola da ginnastica ritmica - gara di nuoto e tuffi nella piscina della cugina Leonor - vestire Tommy con i vestiti delle bambole - rotolarsi sulle colline del giardino delle onde vicino all'Oceanario di Lisbona - gare di barchette di sughero improvvisate - fare il bagno nella piccola “cisterna” d’acqua dei nonni di Margarida
È lo spuntino di mezzanotte che sapeva di caffè con cicoria per gli adulti e latte caldo per i bambini (e dolci e biscotti per tutti, ovviamente).
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ATTACCO NOTTURNO AL FRIGORIFERO (2009)
Sono le ore in macchina con i Porto-Coelho, quando andavamo in viaggio alla scoperta delle varie zone del Portogallo e della sua cultura (durante le quali dovevo sopportare le urla della mia splendida cugina).
È mia cugina Margarida, la bambina che indossava sempre le crocs rosa e amava i glitter (ne è ancora ossessionata). È una persona che ho sempre ammirato e che ora più che mai ha un ruolo importante nella mia vita.
Sono Gino e Gina, le scimmie di peluche che sono fuggite per vivere il loro amore.
È la baba de camelo  (“bava di cammello”, dolce tipico).
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[Io e mia cugina Margarida, Gino e Gina (e la Manta), 2009].
| STUDIO 2000/MEMORIE INTERATTIVE - bonus |
Entrare nello studio della casa dei miei nonni e vai a caccia di ricordi. :)
| OSTACOLO - PORTA SEMIAPERTA |
Ero follemente innamorata di tutto ciò, ma all'epoca non sapevo dire “nemmeno una parola"...
Capivo abbastanza bene quello che le persone mi dicevano in portoghese quando, per esempio, i miei nonni scambiavano parole al mercato o con i vicini e mi presentavano a loro, quando Irene mi parlava, o quando iniziavo a conoscere gli amici di Margarida.
Capivo quasi sempre cosa stava succedendo, ma non avevo mai il coraggio di comunicare e avevo paura di sbagliare, così, per un certo verso, continuavo sempre ad essere la nipote straniera che non parlava la lingua, la figlia dell'ennesimo portoghese che era emigrato da giovane.
Sorridevo, annuivo e tutto finiva lì.
Il risultato era che, purtroppo, non riuscivo a sentirmi pienamente parte di questa cultura che, in un certo senso, mi apparteneva, però sembrava ancora così lontana...
Mi piaceva stare lì, ma non sapevo come comunicare, se non a gesti e con le poche frasi che conoscevo, come: "Vorrei un bicchiere d'acqua, per favore" (necessario quando ero piccola se stavo morendo di sete).
"Poesia per il vento"
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[Testo scritto in italiano tra il 2015 e il 2016. Traduzione fatta nel 2024].
| CANTIERE |
Nel 2017 ho iniziato a rendermi conto dell'importanza che davo al tempo trascorso lì.
Nel 2018 ho preso coraggio e ho deciso di fare il mio primo viaggio da sola in Portogallo.
Negli anni successivi sono tornata diverse volte, mai soddisfatta delle esperienze che facevo lì.
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[Io e mia cugina Margarida a Lisbona, 2021].
Lentamente ho iniziato a parlare, a conoscere meglio la mia famiglia portoghese, a creare un legame un po' più profondo (ho persino litigato con i miei nonni).
[Raccolta di fichi nell'orto dei nonni, 2023].
Ho iniziato a fare amicizia, ho conosciuto persone che mi hanno aiutata a esplorare il Portogallo con occhi diversi e a integrarmi nella cultura.
Cultura, della quale gli elementi più rilevanti per me (oltre al rispetto per le arti, l'integrazione delle tradizioni di vari popoli in nuovi progetti e idee e il concetto di "DIY") sono quelli più "colti" ed "elevati", quelli che hanno rappresentato un ponte per la mia integrazione negli ultimi anni, come:
bifana (panino ripieno di lonza di maiale) a tutte le ore
patate fritte e riso come accompagnamento base di ogni piatto
galão, pingado, garoto (tipi di caffè)
"bueda fixe" (modo giovanile per dire "molto figo")
"Chamem os amigos" (progetto che porta sullo stesso palco band locali vecchie e nuove)
folla interessante alle partite di calcio del FC Barreirense (club sportivo locale)
la routine che prevede: concerto e dj set nella Sala 6, mezz'ora di ballo al "DNA" (orrenda discoteca che non porta più questo nome da anni), colazione delle 6 al FC Barreirense
"Croissant misto prensado" (croissant con burro, prosciutto e formaggio, pressato nella tostiera)
“Não estavas capaz, não vinhas” ("Non eri all'altezza, non venivi").
indice sulla testa=devi fare un giro su te stesso
Concerto privato dei BRO-X (banda idiota locale)
pane tostato con marmellata di zucca e formaggio fuso della Portuguesa (bar locale) per curare il cattivo umore
concerti sempre e ovunque (benedizione)
Volantini di medium africani
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[persone belle e cose importanti della città di Barreiro, 2022-2024].
| DOPPIA CULTURA/DOPPIA MÚSICA- VRONKA - bonus |
Ecco un'enorme playlist con le canzoni italiane e portoghesi (e brasiliane, e creole) che "Vronka" ama ascoltare:
! CANTIERE !
APRILE 2024 "Questa terra che, da bambina, da adolescente e poi da adulta mi sembrava così lontana e irraggiungibile, è ora molto più vicina. A piccoli passi, sento di farne parte. Ora ho la doppia cittadinanza. Ora vivo in questo Paese. Sono felice".
"Ora ho un bel cantiere, un terreno umido e fertile. Sta già lentamente fiorendo. Tutto pronto per costruire nuove connessioni e nuovi progetti interessanti(purché siano fighi)."
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["Il mio bel cantiere", illustrazione animata fatta da Margarida Porto].
| A MINHA MANEIRA DE VER |
Associata a questa riflessione, ho creato una mini collezione intitolata "Il mio modo di vedere". Si tratta di foto scattate durante le mie vacanze in Portogallo che rappresentano un po' l'evoluzione, nel corso degli anni, della mia percezione del Paese e delle persone ad esso legate.
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marikabi · 11 months ago
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'o Schustèr
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Per scrivere questo pezzo (che è un articolo, ma anche una storia, un racconto di sensazioni ed emozioni, una cartolina da un luogo della memoria, una recensione emotiva di nuove canzoni, un invito. Fate voi) ho scelto di non appoggiarmi all’amicizia che ho da molto tempo con Massimo Vietri, o alla stima che provavo per il padre (avuto come preside e poi ritrovato come sodale in tante manifestazioni d’impegno civile e sociale, nonché amico nonostante la grande differenza d’età).
Ho dovuto cancellare il ricordo di tutti i discorsi fatti con entrambi intorno all’Irpinia, circa Avellino e sugli ultimi, sui poveri e sui dimenticati di questa e di tante terre nel mondo.
Ho voluto scordarmi dei Lumanera (o della Lumanera, come dice Massimo) e del video risbaldente e colorato che è ’O ballo r’ ’o Schustèr (trovabilissimo su YouTube), perché sennò mi partiva la nostalgia e quella - si sa - ti porta lontano, nelle lande del dolore e della hopelessness.
Ho ricominciato daccapo. Ho ricominciato dalle parole delle sue canzoni, quelle contenute nel suo ultimo disco, il primo da solista, che ha titolo, appunto, Schustér .
(Massimo guadagna questo soprannome da ragazzino - dall’estroso ma ’ncapotico libero tedesco che giocò in più squadre spagnole - a motivo della passione per il pallone e dell’infantile bionditudine, di cui il piccolo Nicola - suo figlio - è ora erede.)
Ho voluto incontrare Massimo preparando l’incontro di venerdì 1° dicembre, (ore 18 all’Angolo delle Storie) e prima della presentazione alla città della sua nuova raccolta di canzoni (mercoledì 6 dicembre - San Nicola! - all’Auditorium del Polo Giovani della Città).
Il curatore della Rassegna del Tè letterario, Federico Curci di InfoIrpinia, ha scelto di ospitare - tra tante altre interessanti proposte - anche Massimo Vietri, la sua musica, la sua poesia, ma soprattutto la sua cosmogonia.
Già, perché l’Irpinia cantata da Schustèr è un cosmo dilatabile. Magari parte da piazza Macello, ma arriva ai cieli blu della terra dell’osso. Sosta sotto i portici del luogo più attraversato amato-ed-odiato della Città, però poi vola fino agli speroni del brandello di Appennino che ci è toccato in sorte, facendo il giro lungo per Cuba, per il Mediterraneo e il Medioriente.
Canta di un’Avellino che non c’è più e che ha perso l’occasione di essere migliore. La città di Schustèr ragazzino era trepidante e speranzosa, quale entomata in difetto (cit. Dante Alighieri), ma è oggi antropologicamente e socialmente avvizzita. (Politicamente, poi, è pressoché defunta.)
Mediante la sua icastica poesia, canta la terra, la nonna, i detti, la solidarietà svanita (ci siamo persi tutti nel dopo-terremoto) e una comunità tralignante, affogata nella ’rassa (che non è l’opulenza, bensì la comodità, l’agio, l’ozio, il consumismo narcotizzante).
Racconta di una Storia cui anche la nostra vituperata città ha fatto parte, ma di cui ha perso memoria e nobiltà (Maria de Cardona).
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Massimo-Schustér è il canta-operaio (o il canta-contadino, perché ha vissuto molte esperienze) delle cose semplici, quelle che appianerebbero le rughe dell’uomo moderno, il quale ha perso il senso della vita e del tempo.
Quasi sicuramente, il senso della vita e del tempo - sub specie aeternitatis - non esiste (mi auguro che magari sia semplicemente non intelligibile ai mortali), tuttavia aiutano a vivere le storie di piccole cose, di povera gente, di quando anche i clochard erano nel tessuto iconografico e solidaristico del territorio (Mariniello, ’o mammone, dall’incredibile storia umana).
Schustér ha preso tutto quello che la città (e l’Irpinia) gli ha offerto, in bene e in male. Ha egli stesso frugato negli angoli ed anfratti - dei vicoli e dei cuori - per scoprire perle di sguardi e di storie, diventate canzoni.
Schustér è un nostalgico. Schustér si commuove raccontando di sé, della nonna sua, del padre, e Schustèr è cresciuto, soprattutto musicalmente. Ha introdotto musicalità e sonorità che esondano dall’Irpinia (il cosmo dilatabile, appunto), la quale rimane sempre e comunque l’inizio e la fine del viaggio.
(photo courtesy, Federico Curci)
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lamilanomagazine · 11 months ago
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La Capitale europea del volontariato si trasferisce da Trondheim a Trento
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La Capitale europea del volontariato si trasferisce da Trondheim a Trento Il testimone della Capitale europea del volontariato è passato da Trondheim a Trento ieri sera, in un edificio postindustriale della città norvegese, alla presenza di almeno 500 persone. A ritirarlo a nome di tutta la comunità trentina è stato il sindaco Franco Ianeselli durante una cerimonia intervallata da spettacoli ed esibizioni musicali. Non è mancato un omaggio all’Italia, con l’interpretazione di canzoni simbolo come Caruso, Volare e ‘O sole mio. Il cuore della cerimonia, a cui era presente anche l’ambasciatore italiano in Norvegia Stefano Nicoletti e una delegazione dei circa mille connazionali che vivono nella regione, è stato quando il sindaco di Trondheim Kent Radum è salito sul palco per il passaggio di consegne ufficiale insieme al suo omologo trentino e a Gabriella Civico, direttrice del Cev, il Centro per il volontariato europeo. Dopo aver ringraziato per l’investitura, Ianeselli ha invitato il primo cittadino norvegese il 3 febbraio all’evento inaugurale di Trento Capitale europea del volontariato 2024. “Alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la cerimonia si preannuncia un’occasione straordinaria per mettere insieme le nostre esperienze e per ribadire che la cittadinanza attiva è il pilastro della nostra democrazia”, ha dichiarato Ianeselli. Che poi si è rivolto in questo modo ai cittadini norvegesi presenti all’appuntamento: “Trondheim è una città che mi ha affascinato e sorpreso. Qui ho trovato gentilezza, efficienza e passione. Qui ho imparato una nuova parola: dugnad, che in poche lettere riassume un concetto immenso: ‘lo spirito di voler lavorare insieme per una comunità migliore’. Dugnad entrerà nel vocabolario della città di Trento nel 2024, sarà la parola-testimone, il filo rosso che unirà i volontari trentini ai volontari di Trondheim”. Durante la cerimonia è stata nominata anche la Capitale europea del volontariato 2025: sarà Mechelen, in Belgio, che ha vinto sulle altre due città spagnole in corsa, Salamanca e Avilés. La città di Trondheim ha celebrato l'anno che l'ha vista Capitale europea del volontariato con eventi, incontri e attività che hanno promosso le attività del terzo settore. È stato inoltre creato il Frivilligforum, un luogo di incontro mensile per gruppi e organizzazioni di volontariato. Trondheim e la Contea del Trøndelag ospitano 14 centri di volontariato molto attivi e 1.500 organizzazioni di volontariato. Inoltre, più del 50 per cento dei residenti di Trondheim sono coinvolti in azioni di volontariato. L’ambasciatore Nicoletti si è detto orgoglioso della nomina di Trento a Capitale europea del volontariato e ha augurato che gli eventi previsti per il 2024 “aumentino ulteriormente la partecipazione dei cittadini alle attività di volontariato, che sono fondamentali per creare una comunità all’insegna della solidarietà, della partecipazione e della mobilitazione sociale, sportiva, culturale e ambientale”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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playwithmydarkestdemons · 1 year ago
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Musica italiana:
Essere distrutti come se la tua vita sia finita dopo aver rotto con il fidanzato/a della vita … e hai 18 anni
Una tristezza infinita
essere passati in mezzo a 300 guerre, 2 ere glaciali e 43 uragani da quando si ha 8 anni
Ancora più tristezza
Usare sempre le solite 4 parole di ogni altra canzone tipo le canzoni spagnole/EDM o Daddy Yankee
Ah si l’ho già detto solo una tristezza infinita?
Dio cane
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micro961 · 2 years ago
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Alessandro Cabrera - “Tavolo x uno”
Il nuovo brano dell’artista sanremese
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La delusione utilizzata come punto di forza. “Tavolo x uno” parla a chi non ha mai avuto il coltello dalla parte del manico. A chi ha capito che, stare da soli, nonostante tutto non è un male, imparando ad usare le delusioni come punto di forza.
Generazione Duemila e sangue cubano, Alessandro è un cantautore nato e cresciuto a Sanremo. Sin da piccolo esprime una passione verso la musica ed il canto. Legato molto al sentimento di colore blu, le sue canzoni rappresentano tutto il suo piccolo mondo. Nel 2018 canta insieme a Michele Bravi nel programma tv “Big Show” e nel 2021 prende vita il suo primo EP “Alejandro”, composto da canzoni italiane e spagnole. Sempre nello stesso anno pubblica il suo singolo “Ok” che segna per lui un’evoluzione dello stile.
 Etichetta: Orangle Srl - www.oranglerecords.com
INSTAGRAM:https://instagram.com/alessandro.cabrera?igshid=YmMyMTA2M2Y=  
 SPOTIFY:https://open.spotify.com/artist/07sqjMSwJvfyYDkLhd7R3x?si=6qIfk8nyQhqPHIfk_1f37A
 TIK TOK: https://www.tiktok.com/@alessandro.cabrera?_t=8Y2C6zG5Zqg&_r=1
 l’altoparlante - comunicazione musicale
www.laltoparlante.it
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klimt7 · 9 months ago
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Sanremo 2024 - Sangiovanni con Aitana canta "Farfalle"/"Mariposas"
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wemarsblog · 6 years ago
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Déjame robarte un beso que me llegue hasta el alma 
Como un vallenato de esos viejos que nos gustaban 
Sé que sientes mariposas, yo también sentí sus alas 
Déjame robarte un beso que te enamore y tú no te vayas
Robarte un beso, Carlos Vives y Sebastián Yatra
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lumpofdreams · 7 years ago
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La noche se convierte en enemigo y tu voz poco a poco a marcitar. Este silencio habla mas que el ruido y cierra un pacto con la soledad..
“la notte diventa un nemico e la tua voce gradualmente appassisce. Questo silenzio parla più forte del rumore e chiude un accordo con la solitudine.”
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animadiferro · 4 years ago
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Hoy sigo siendo esclavo del pasado.
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aggiornamento tizia del secondo piano: ancora canta ed è pronta per sanremo 
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ticonsumolelabbra · 7 years ago
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Soy más fuerte si estamos los dos
ticonsumolelabbra
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cucuzzaemelanzani · 4 years ago
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quello che mi piace di te sono i tuoi capelli che la metà bastano, ma tu ne hai il doppio perché altrimenti ci metteresti troppo poco a piastrarteli.
quello che mi piace di te è il tuo naso, che ogni tanto provi a raddrizzartelo e che, dopo vent’anni, continua a regalarti delle sorprese (“ma c’è un osso qui!!!”).
quello che mi piace di te sono i tuoi occhi che non sono azzurri, neanche verdi, neanche cangianti, non sono niente, Laura!! Tranne che attenti a quella briciola di cracker che sta per cadere dal mio comodino aiutoooo prendilaaa
quello che mi piace di te sono i tuoi piedi che si fermano imperterriti davanti a qualsiasi giacca di pelle/borsa con catenina/borchie indefinite e che, non si sa bene come, ti portano dentro a qualsiasi feltrinelli/mondadori dell’universo
quello che mi piace di te è la tua bocca che canta le canzoni spagnole in macchina (che non si sa esattamente quando ha imparato a memoria) e che prende le ordinazioni anche per me
quello che mi piace di te sono le tue pause indecifrabili tra un discorso e un altro mentre guardi fuori dal finestrino in cui magari mistatradendostapensandoaunaltramivuolelasciareeee e che poi invece mi rivelano sempre qualche cosa nuova di te
quello che mi piace di te è il tuo cervello che, se è vero che a volte si incastra un qualche trip da Virgo, è altrettanto vero che è sempre in grado di capire le cose sottili e nascoste. E di capire anche me, che come ben sappiamo, non è poca roba.
quello che mi piace di te, DM, è che sei convinta di non avermi dato niente. Quando io, quello che mi hai dato e che continui a darmi, lo ritrovo tutti i giorni guardandomi allo specchio, lo ritrovo nelle mie mani che hanno smesso di essere torturate, lo ritrovo nella sicurezza che ho nel parlare con gli altri, nel nostro inventare coreografie terribili, nel sorriso che ho stampato in faccia appena esco di casa per vederti, nella voglia che ho di starti vicino sempre. Perché non mi interessa se mi ami di più tu o se ti amo di più io (io), a me basta solo che mi stringi forte la caffettiera ogni mattina.
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