#c’è stata la discussione allora e mo torna di nuovo
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#ANON YOU DIDNT JUST DROP THE WORD DUODENUM IN MY INBOX LMAO#who are you lets be friends#@chat gpt anon loooool i dont know if ill post them because I don’t want to spam the dash haha but it so so so fun#@police prowl… it’s okay! it’s not like ill change my mind if they call me out like that lol#everyone is entitled to their own reaction i guess. i tgink theirs come from the fear of consequences since they are somehow popular#and they hace to deal with so much shit in tgeir dms and stuff#I would say they are in fandom burn out and trying to curate their experience#anon with the links… i dont know what to tell you but idc to post his stunt content because i just don’t share stunt posts#billy porter anon… sta roba è già successa penso mille anni fa#c’è stata la discussione allora e mo torna di nuovo#i suoi fan lo difenderanno a spada tratta io non ho alcuna intenzione di prendere le sue parti#purtroppo tutti gli stunt e pagliacciate che si impegna a portare avanti#non fano altro che alienarlo dalla stessa comunità di cui farebbe parte#e se i primi che ti danno comtro sono i membri della suddetta comunità well… qualcosa non sta funzionando#(o sta funzionando molto bene)
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Heroes - pt 2
PROMPT: So che non accetti più prompt però io provo comunque a lasciartene uno, non si sa mai. Incrocio le dita! Pensavo a una scena in cui qualcuno tenta di far del male a Ermal (magari un tentativo di aggressione fisica o sessuale), ma Fabrizio in versione BAMF lo salva (Fabrizio protettivo e supereroe fa qualcosa ai miei ormoni…) (possiamo prenderci due minuti per sbavare su Fabrizio versione eroe?) (Che caldo che fa!!). Loro due possono già stare insieme oppure no, come vuoi. Incrocio le dita!!
Trovate la parte uno qui.
Finalmente, con l’idoneità sulle spalle, posso riprendere a scrivere senza dannarmi l’anima. Lo so che è tardi, ma hey. Enjoy!
La strada verso casa di Fabrizio era stata davvero lunga, decisamente più del previsto, per Ermal.
Tra la testa che gli girava vorticosamente, le gambe molli, la nausea che gli attanagliava lo stomaco e le fitte ad ogni respiro, non era stata di certo una passeggiata piacevole quella che gli era toccata.
Oltretutto, aveva freddo. La pioggia continuava a cadere più fitta e fredda di prima e lui era zuppo, intirizzito fin nelle ossa già doloranti per le percosse.
Si era fermato più di una volta, cercando di riprendere fiato, ma le occhiate preoccupate che Fabrizio lanciava attorno a sé ad ogni sosta non erano rassicuranti: probabilmente si aspettava di veder apparire, da un buio vicolo qualsiasi, i ragazzi dal quale l’aveva salvato o, in ogni caso, qualche malintenzionato
Non era un tipo di molte parole, Fabrizio
Per la maggior parte del tempo era rimasto in silenzio, lanciandogli solo qualche beve occhiata inquisitrice ogni qualvolta sentisse il bisogno di controllare il suo stato di salute.
Solo quando l’aveva visto impallidire ancor di più aveva chiesto “stai bene?” in un roco sussurro a cui Ermal aveva avuto la forza di rispondere di no solo scuotendo appena la testa dolorante. Temeva che, aprendo bocca, si sarebbe rigurgitato sui piedi altro sangue
“Devi vomitare?” gli aveva chiesto l’altro e al suo cenno d’assenso l’aveva preso e aiutato a sporgersi in avanti, perché non lo facesse sulle proprie scarpe, accarezzandogli la schiena mentre il suo corpo veniva scosso dai conati, per calmare la nausea.
Per tutto il tempo l’aveva guardato con preoccupazione e quando l’aveva aiutato a rimettersi dritto aveva fatto una smorfia “Nun me piace molto sta cosa. T’hanno preso alla testa e anche sul ventre, forse hanno fatto più danni del previsto” aveva osservato, continuando però a trascinarlo verso casa
Ermal era rabbrividito a quelle parole, pensando a quello che avrebbero potuto significare
Forse stava morendo e nemmeno lo sapeva
Forse si sarebbe accasciato lì, sui vicoletti umidi e sporchi, senza vita, semplicemente, come un burattino a cui hanno tagliato i fili
Quando si ritrova davanti a un palazzone dal portone sgangherato di cui Fabrizio ha le chiavi, un po’ si consola: almeno è sicuro di essere arrivato vivo a casa sua
Fare le scale è una tortura ancor peggiore che camminare. Per farne due soli piani, Ermal impiega anche fin troppo minuti e quando giunge al secondo pianerottolo è sudato fradicio, oltre che zuppo di pioggia, tremante e ansimante e con le orecchie che fischiano.
Fabrizio lo guarda, mordendosi il labbro inferiore, in cerca di una soluzione che non sia quella di fargli salire altre tre rampe da solo
“Forse è meglio se ti porto in braccio” osserva infine dopo un attimo di silenzio, cosa che fa arrossire Ermal “prima che tu svenga”
“non c’è bisogno” risponde lui, intestardito: non si farò portare in braccio solo perché sta iniziando a vedere tutto nero, nossignore. Che vergogna.
“ora mi riprendo un attimo e ce la faccio” lo rassicura, ma Fabrizio, da come lo guarda, non sembra molto convinto di questa cosa.
Alla fine, dopo qualche attimo di discussione, Ermal riconosce e acconsente al fatto che quella sia la cosa migliore e si lascia sollevare dall’altro, anche se non senza una certa vergogna. Fabrizio si premura di avvicinarsi a lui e di passargli un braccio dietro la schiena lentamente. “Dimmi se ti faccio male” gli dice, prima di tirarlo su. Ermal sussulta per il dolore che gli attraversa il petto a quel gesto, ma non è niente in confronto a quanto si sente sollevato dal non dover più sorreggere il peso del proprio corpo.
In fondo, era davvero la soluzione migliore.
Per fortuna, il viaggio è breve.
Un altro paio di piani e poi entrano nell'appartamento di Fabrizio, più simile a un buco con le pareti che a una casa da tanto è piccolo, ma Ermal non se ne lamenterebbe mai, anche perché lui di certo non vive in una reggia e in quel momento quel minuscolo spazio vitale è la cosa più calda e sicura dove stare, anche se non c’è propriamente caldo lì
Fa freddo, anzi, e non appena Fabrizio lo posa sul divano inizia a tremare ancor più forte, battendo i denti, stringendosi su se stesso
Fabrizio lo osserva, preoccupato, chinandosi davanti a lui per mettergli una mano sulla fronte, cosa che lo fa sussultare appena e poi rabbrividire visto che il palmo di Fabrizio sembra al contempo caldo e fresco contro la sua pelle
“Mi sa che ti sta a venire la febbre” dice, scuotendo appena il capo “Mo’ ti faccio lavare, così poi ti dò dei vestiti puliti, va bene? Però prima dobbiamo sistemare questa” dice indicandogli la ferita sull’occhio “Perché qua ti ci vogliono dei punti”
Ermal annuisce, sentendo però la testa girare al gesto, tanto che si accascia appena sul divano sfondato e impolverato, cosa che lo fa starnutire appena e fa posare le mani altrui sulle sue spalle
“Piano” mormora Fabrizio, aiutandolo a mettersi giù “Stenditi un attimo se ti va, mh? Ti vado a prendere i vestiti e i punti, forse è meglio se non ti muovi troppo” gli dice, scappando poi via lungo uno stretto corridoio, non senza prima avergli rivolto un’occhiata preoccupata
Ermal chiude gli occhi, deglutendo, sentendo la testa pulsare e in bocca ancora il sapore amaro e acre della bile. E’ solo quando Fabrizio torna che osa mormorare un “posso avere dell’acqua?” che l’altro si premura di dargli subito
Fabrizio lo aiuta a bere, sostenendolo piano mentre accompagna il suo capo pesante e le sue labbra secche verso il bicchiere d’acqua che svuota anche abbastanza in fretta
“Ecco qua” mormora l’altro, lentamente, prima di dire “senti... io non mi fido a farti andare di là quindi... famo che ti medico, ti spogli qui, ti pulisco un po’ il sangue di dosso e poi ti lavi domani eh? così ti cambi”
Ad Ermal non sembra una delle migliori idee nella vita ma, rendendosi conto dello stato in cui versa, annuisce, lentamente tirandosi su meglio con un gemito, le mani calde e ruvide di fabrizio, grandi ma non troppo, che corrono sulla sua schiena e davanti a lui, per aiutarlo a non ricadere indietro e per bloccarlo se dovesse sbilanciarsi in avanti.
Quando si trova così, Ermal impiega un attimo a riprendere fiato, il petto che ancora gli fa male e sembra dargli una stilettata ad ogni respiro, gli occhi chiusi nella concentrazione
Avverte la presenza di Fabrizio accanto a sé e normalmente guarderebbe lui e i dintorni ma non ha la forza di farlo, tremando appena mentre cerca di reggersi stabilmente
“Ci sei?” chiede l’altro dopo un istante e al suo cenno di assenso che arriva dopo qualche secondo annuisce, schiarendosi appena la gola
“Bene” mormora Fabrizio piano “allora” dice, prendendo una garza che ha imbevuto di disinfettante e avvicinandosi a lui “questo potrebbe fare un po’ male” dice, premendogliela delicatamente sul sopracciglio ferito
“Scusa” mormora quando lo sente sibilare dal dolore ma ermal scuote appena la testa “non fa niente. Vai pure avanti” mormora, gli occhi chiusi, pallido e tremante.
Dopo un istante che ha pulito la ferita, Fabrizio tira via la garza, prendendo i punti “Mo io non è che so’ bravo eh” mormora “però un po’ ho imparato quindi... dovrei riuscire a fare abbastanza bene”
“Chissà perché questo non mi rassicura molto” replica Ermal, rivolgendogli un’occhiata preoccupata e insomma poverino già si vede orbo da un occhio
“Non ti preoccupare, davvero” insiste Fabrizio
“Invece sì che mi preoccupo, è il mio occhio quello” ribatte lui
“Si si” mormora fabrizio concentrato, sedendosi sul divano e posizionandosi meglio “però mo stai fermo o faccio un casino”
Fa male
Per tutto il breve tempo che ci vuole, Ermal stringe i denti e le mani al bordo del lacerto divano, sibilando per il dolore e cercando di rimanere immobile anche se qualche sussulto lo coglie
Per fortuna che, dopo qualche minuto di agonia, fabrizio si tira indietro, soddisfatto
“Llllà. Aggiustato!” dice contento, soddisfatto, come se avesse fatto il lavoro migliore della sua vita “e pensare che avevo ricucito solo Andrea dopo che quel cazzo di poliziotto fascista gli aveva sparato”
Ermal lo osserva, incredulo, sbattendo le palpebre
“Ti rendi conto che eri a POCHI MILLIMETRI dal mio occhio, vero?” dice, anche se non ha la forza per arrabbiarsi davvero “Se lo perdo, ti vengo a cercare”
“E mo’ se lo perdo... non fare il melodrammatico dai, t’ho sistemato. E comunque è sempre meglio di quello che avresti fatto da solo” replica l’altro, mettendo via il tutto
“allora... adesso ti aiuto a levarti i vestiti di dosso va bene?”aggiunge poi
Quelle parole fanno tornare un vago colore sul volto di Ermal, perché nonostante sappia di averne bisogno, è così strano pensare di farsi spogliare da un estraneo in quella situazione.
Non da meno, annuisce di nuovo, conscio che la stoffa bagnata gli sta solo facendo sentire ancor più freddo
“Va bene” ripete Fabrizio, annuendo, mentre lo guarda e porta piano le mani sulla sua giacca che, lentamente, gli sfila. Poi, passa delicatamente alla camicia, che gli slaccia, osservandolo perplesso
“Ma non c’hai freddo a star fuori vestito così?” gli chiede, ignorando il rossore che sempre di più si spande sul suo viso all’idea che stia venendo spogliato da fabrizio
Fabrizio che pure coperto dai vestiti si vede avere un bel fisico e si chiede cosa ne pensi di lui, rachitico com’è
Lentamente, allunga le braccia indietro con un sospiro sofferente per lasciargli sfilare la stoffa bagnata di dosso ed è quando si ritrova a torso nudo che fabrizio fa un sibilo che sembra dire “accidenti”
Abbassa lo sguardo, osservando il proprio petto e il proprio ventre, ricoperti di lividi scuri che si stanno formando e da altri invece giallastri e verdognoli che sono chiaramente più vecchi e in via di guarigione
Rabbrividisce appena quando Fabrizio vi passa la mano, girando il capo dall’altro lato per non guardarlo
“Certo che t’hanno bastonato per bene quei bastardi... però questi so vecchi” dice dopo un istante di silenzio, indicando le macchie gialle sulle sue braccia e sul lato del tronco, cosa a cui Ermal risponde solo con una scrollata leggerissima di spalle perché non sa cosa dire
E anche se lo sapesse, come potrebbe farselo uscire di bocca?
Fabrizio sembra valutare per un secondo i danni
“Mo’ fai una cosa” gli dice “Espira e Inspira e poi trattieni il respiro. Se ci riesci dovresti sta a posto”
Ermal lo guarda un attimo, deglutendo, mentre respira e borbotta un flebile “Mi.. Fa male” cosa a cui Fabrizio risponde annuendo piano, grevemente “lo so. Però ti devi sforzare”
E insomma, come puo’ controbattere? Per cui fa come gli ha detto nonostante il dolore, trattenendo il respiro e quando lo rilascia lo guarda, l’altro che lo studia più criticamente di prima.
“Allora?” chiede ermal un po’ in ansia “Verdetto?”
E Fabrizio poverino vuole fare il simpatico per cui dice “Niente, sei già morto”
Solo che ermal poverino ora come ora si sta riprendendo e oltre al dolore gli sta salendo lo spavento che ha preso e la consapevolezza che poteva esserlo davvero, morto, per cui sente gli occhi farsi sempre più lucidi mentre tira su con il naso che pure gli fa un male boia, e sente le lacrime iniziare a scorrere lungo le guance
E si vergogna, di piangere davanti a lui, ma che ci deve fare?
Al che Fabrizio un po’ si softa
Perché Ermal sembra tanto piccolo e smunto e spaventato che non riesce a non fargli una carezza leggera sulla schiena e a dire “scherzo, va tutto bene. Sei un po’ pesto, ma niente che non si possa sistemare, te lo garantisco”
Ermal tira su con il naso, annuendo appena
“Non... non mi era mai successo prima” ammette, con un filo di voce, perché è vero, gli insulti sono sempre piovuti, ma mai gli era capitato di essere pestato a quel modo. Non da degli sconosciuti almeno.
Al che fabrizio annuisce, continuando a consolarlo e per scherzare dice piano “Ecco, ora sei un vero comunista, hai visto?” cosa che fa ridere ermal tra le lacrime mentre mormora un “Che stupidaggine”
Allora fabrizio gli prende piano il viso tra le mani, asciugandogli le lacrime “Dai, mo basta piangere, che se ti si riapre la ferita devo ricucirti di nuovo” dice, lasciando andare solo quando si calma un attimo e sorridendogli appena prima di aiutarlo a infilarsi una maglia pulita che ha posto accanto a sé con uno sbuffo “Non sei sporco lì quindi ti faccio rivestire almeno ti scaldi” gli spiega
Per poi aiutarlo a spogliarsi anche i pantaloni, gesto al quale il viso di Ermal va in fiamme.
Fabrizio osserva le sue ginocchia livide per l’impatto, appena graffiate, sfiorandole delicatamente “Ghiaccio” borbotta tra sé e sé “ti servirebbe del ghiaccio”
Ermal intanto cerca di non fare pensieri impuri che, data la situazione, non sono né necessari né voluti dal suo cervello. Ma dopotutto, una parte di lui non riesce a restare del tutto indifferente a Fabrizio che gli sfiora le gambe in quel modo gentile mentre lo aiuta a mettersi i pantaloni puliti che gli ha portato, troppo grandi per lui, che gli vanno morbidi e che avvolgono le sue gambe gelide piacevolmente
Dopo aver fatto quello, Fabrizio prende una vecchia coperta posata sul divano, buttandogliela sulle gambe doppia, tirandogliela su fin sul petto, annuendo
“Sei gelido” osserva, alzandosi per andare a recuperare un catino pieno d’acqua tiepida e un asciugamano pulito. Si porta accanto a lui, sedendosi sul pavimento accanto al divano ed inumidisce la stoffa nella ciotola prima di iniziare delicatamente a passargliene un lembo sul viso, pulendo via il sangue e la sporcizia con perizia e pazienza.
“E quindi” dice Fabrizio dopo un attimo “Tu sei uno di quelli dei volantini” e Ermal si chiede se la leggera nota di presa in giro nella sua voce sia reale o se se la stia immaginando
“Si” risponde, osservandolo “perché?” pigola, mentre l’altro continua a pulirlo
E Fabrizio sospira, scrollando appena le spalle “Chiedevo”
Al che Ermal è troppo stanco per non farsi uscire un acido “Fammi indovinare, tu sei uno di quelli di cui si legge sull’Unità vero? Uno di quelli che spara agli imprenditori o rapisce i politici e pensa che quello sia il metodo giusto per cambiare le cose” e c’è amarezza nella sua voce mentre parla tanto che Fabrizio alza lo sguardo su di lui
“Perché, tu hai soluzioni migliori?” gli domanda, osservandolo “Se ne hai altre che non siano dare in giro pezzi di carta che la gente butterà appena voltato l’angolo o pensare che basti solo un’idea a cambiare il mondo, so tutto orecchi”
Ermal sospira, troppo stanco per pensare, la testa che gli scoppia e la stanchezza che gli pesa addosso
“E tu non lo conosci, un metodo migliore del rapire e uccidere?” chiede stancamente, guardandolo
Per un istante, Fabrizio lo fissa, imperscrutabile ed Ermal pensa che lo getterà fuori da casa sua ma, pochi istanti dopo, lo vede scrollare le spalle di rimando, come se la domanda non avesse importanza
“adesso non è il momento di fare questi discorsi” dice Fabrizio, coprendolo meglio e buttando l’asciugamano intriso di sangue nel catino dall’acqua ormai fredda “sei troppo stanco e devi riposare. Ne parleremo quando ti sentirai meglio” replica, scostandogli un ricciolo dal viso
“Il mio divano fa un po’ schifo” ammette poi “Ma è meglio di niente, no? E puoi restare quanto vuoi. In fondo, anche se abbiamo idee diverse, sempre uno contro al fascismo rimani” gli dice, sorridendogli appena “Quindi... riposa, ora” mormora “Ti metto un po’ di musica, vuoi?” dice poi alzandosi e andando vicino a un giradischi
Ermal si contorce appena, annuendo, ascoltando la musica che si spande in sottofondo qualche istante dopo e cercando una posizione comoda sul divano sfondato
“Mi fa male tutto” borbotta, lamentandosi quando Fabrizio si riavvicina, guardandolo annuire
“Lo immagino. Ma passerà anche quello. Dormi un po’ ora, chiudi gli occhi” lo rassicura
Pochi minuti dopo, Ermal, senza nemmeno accorgersene, sprofonda nel sonno, ancora ostinatamente pensando che sì, dovranno proprio farlo un bel discorsetto politico loro due.
Anche se, il suo ultimo pensiero è che Fabrizio, in fondo, è stato davvero gentile con lui e quindi, sotto sotto, non può davvero essere una così cattiva persona
(Si ringrazia @camilleisback per l’aiuto storico in questa cosa, diversi dialoghi e cose sono presi da un nostro vecchio plot. Tvb mi manchi piccina)
E niente, spero che vi sia piaciuto! Fatemi sapere se volete il seguito o meno!
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