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AIRONE CINERINO
Rilevante dimensione assoggetta airone cinerino a diversità dai consanguinei accentuata da splendida livrea grigio cenere Radiosa primavera dona corallati toni al becco giallastro e alle brune zampe A frequentar si diletta stagni, risaie e costemarine evidenziando immobile stabilità tramutata in fulmineo balzo nel catturar rane, rettili, piccoli molluschi Nidificare ama in intense…
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IL GABBIANO E L'USIGNOLO (PT. 1)
Rhon, il gabbiano, con un lento ma robusto battito d'ali atterrò delicatamente sulla spiaggia deserta. Aveva appena finito di gustare due deliziosi pesciolini pescati a pochi metri dalla riva e soddisfatto si godeva un meritato riposo.
Con la sua andatura goffa, a piedi, perlustrò la zona allontanandosi dalla spiaggia e lasciando sulla sabbia le sue impronte; si avvicinò curioso ad un piccolo stagno ricco di vegetazione per ripararsi all'ombra dai raggi infuocati del sole di mezzogiorno.
Fu lì che scorse Dasy, l'usignolo che, saltellando tra gli arbusti, spizzicava piccole e succulente bacche di color rosso vivo, intonando, tra un boccone e l'altro, un melodioso gorgheggio.
Dasy era proprio un uccellino molto grazioso.
Il suo manto bruno striato di nero e di viola ed il suo petto chiaro e morbido lo rendevano del tutto differente da Rhon che non poteva di certo vantare nel suo piumaggio tante sfumature di diversi colori.
Rhon, come la maggior parte dei gabbiani, era nato tutto bianco e solo recentemente delle piccole piume nere cominciavano a pronunciare chiari segni di invecchiamento.
Ma erano i loro becchi che li differenziavano maggiormente; robusto, giallastro e un po' uncinato quello di Rhon; piccolo, scuro e dritto, quello di Dasy.
Rhon non era un uccello uso a dare confidenza agli altri volatili in particolare a quelle di altre specie, ma il canto melodioso dell'usignolo lo convinsero a fare un'eccezione e si decise allora a rivolgerle la parola:
“Hai una voce celestiale.” disse, vergognandosi subito dopo per la banalità della frase.
Se doveva essere un approccio non era stato davvero originale.
Sicuramente quel complimento l'usignolo doveva esserselo sentito rivolgere molto spesso, pensò Rhon.
Ed in effetti Dasy, che cantava davvero benissimo, era abituata a simili apprezzamenti che trovava sempre piuttosto imbarazzanti oltre che noiosi, ma questa volta ne rimase colpita se non altro perché a rivolgerglieli era stato un gabbiano.
I gabbiani avevano sempre affascinato Dasy perché così bianchi e così diversi da lei, anche se, quelle rare volte che gli era capitato di cinguettare con qualcuno di loro, li aveva trovati arroganti e presuntuosi.
Insomma Dasy era attratta fisicamente dai gabbiani, ma li trovava intellettualmente insignificanti.
Rhon invece pur nella banalità della frase si era manifestato come un uccello gentile e ben educato; si capiva che quello del gabbiano era stato un complimento sincero che veniva dal cuore.
Con modestia, ma con un pizzico di civetteria il giovane usignolo rispose:
“Amico gabbiano, non ho grandi meriti per il mio canto; è un dono di Dio. E poi noi usignoli siamo educati fin da giovani a questa arte. Voglio che tu sappia che comunque apprezzo molto il tuo complimento.”
Rhon sapeva che tutti gli usignoli erano dei bravi canterini, ma trovava che quello di Dasy fosse un canto particolarmente melodioso.
“Siamo stati creati tutti simili, ma nessuno uguale agli altri: anche i gabbiani sanno tutti volare, ma ognuno di noi con caratteristiche ben diverse.” disse Rhon con un tono forse effettivamente ampolloso.
Malgrado il tono, quella di Rhon non era stata una frase da lasciare a becco aperto, ma Dasy l'apprezzò comunque perché raramente le era capitato di approfondire simili concetti, e per di più con un estraneo.
Incoraggiata dunque dall'affabilità del gabbiano osò chiedere:
“Ami il mare, gabbiano Rhon?”
“Lo amo e lo rispetto, usignolo Dasy.”
Si erano entrambi chiamati per nome ammettendo così contestualmente che pur non essendosi mai rivolti la parola prima d' allora, in realtà già si conoscevano e sapevano tutto l'uno dell'altro.
C'è da dire, infatti, che Dasy da un bel po' di tempo aveva adocchiato il gabbiano Rhon passeggiare lungo la riva del mare; trovava la sua andatura goffa e divertente, ma sempre molto dignitosa, cosa che lo distingueva dagli altri gabbiani. Sapeva inoltre che era un uccello dalla buona reputazione, dotato di saggia prudenza e invidiabile buon senso; Dasy aveva un gran desiderio di conoscerlo ma non ne aveva mai avuto l'occasione, era per questo che, pur essendo, timida aveva accettato subito di conversare con lui.
Anche Rhon sapeva molte cose di Dasy della quale si era informato approfonditamente attraverso conoscenze comuni; sapeva ad esempio che aveva studiato canto dal Gran Maestro degli Usignoli presso il più rinomato Conservatorio della zona tanto da risultarne l'allieva migliore, ma che poi aveva abbandonato gli studi non amando mettersi in mostra, cosa indispensabile per chi voleva intraprendere la carriera di cantante.
Questo fatto aveva colpito molto Rhon che da tempo aveva un gran desiderio di conoscere un uccello così dotato e così stravagante.
“Dasy, perché mi chiedi del mare?” riprese dunque il discorso Rhon.
“Perché contrariamente a voi gabbiani, noi usignoli non siamo soliti a frequentarlo, anzi siamo educati a temerlo per tutto ciò che di male esso ci può arrecare; ma il mare mi ha sempre incuriosito; è per questo che frequento questo stagno non lontano dalla riva per poterlo osservare e ammirare da lontano.
Invidio voi gabbiani che ne avete fatto il vostro ambiente di vita.”
Rhon fu felice di sentire queste parole; amava il mare, ma non aveva mai avuto l'occasione di parlarne con nessuno, perché il mare era il suo elemento naturale e delle cose normali e naturali nessuno sapeva interessarsene. Rhon si ricordò che una volta, con un simpatico picchio, aveva cercato di imbastire un discorso serio sui tronchi degli alberi, sulla loro durezza, sul loro profumo, sulla diversità della loro corteccia e sulle loro forme strane ed originali, ma aveva avuto sempre risposte futili, vaghe ed approssimative. Così pure con un vecchio gufo, al quale aveva chiesto cosa si provasse a volare nell'oscurità della notte o quali strani incontri si facessero nelle tenebre; nulla di interessante era riuscito a sapere da loro; essi vivevano nel loro ambiente, ma era come se non lo conoscessero; eppure sarebbe bello saperne di più su qualcosa di nuovo e di diverso che avrebbe arricchito il suo bagaglio di esperienza. Al picchio e al gufo, dunque, non aveva insistito a fare domande perché era evidente che quegli uccelli apprezzavano il proprio ambiente solo per quello che procurava loro: serenità e sicurezza, non un minimo di approfondimento culturale, non un minimo di fantasia.
Una vera delusione, ma era così con la maggior parte di uccelli che frequentava. Eppure Rhon sapeva che lì, tra i cieli chissà quanti uccelli interessanti c'erano. In verità Rhon, nella sua ormai lunga vita, aveva conosciuto volatili intelligenti e piacevoli con i quali aveva cinguettato giornate intere, con i quali si era confidato e arricchito interiormente; ma poi aveva dovuto migrare e volare verso questa terra sicuramente molto ricca di cibo e di ogni grazia di Dio, ma così povera gli uccelli intelligenti ed interessanti, qui tutti pensavano solo a procurarsi cibo tutto il giorno e a costruirsi nidi sempre più grandi e sicuri. Rhon sapeva che nella vita esistevano altri valori, ma non aveva la forza di alzare le ali e migrare per altri nidi; in fondo aveva tutto, qui stava bene, una famiglia, una posizione di tutto rispetto, era riverito ed onorato dalla comunità dei Gabbiani.
Aveva finito per integrarsi ed era diventato come tutti gli altri uccelli della zona. Rhon cacciò dalla mente questi tristi pensieri e riprese il discorso:
“Amica Dasy dovresti conoscere il mare: il mare è la vita. Anche voi volatili terrestri dovete tutto al mare. Pensa che la Terra è formata per tre quarti della sua superficie dall'acqua. Dunque chi non conosce il mare non conosce che una piccola parte del mondo e della vita.”
“Sì, però la terraferma è molto più varia del mare che invece mi appare tutto uguale” osservò acutamente l'usignolo.
“Vorrei avere l'opportunità di mostrarti quanto ti sbagli, cara amica Dasy. Il mare è diverso ad ogni istante, è sempre in movimento; un giorno ti ammalia come una sirena, un giorno è minaccioso come un'aquila; è fonte inesauribile di emozioni e sensazioni forti, oltre che di prelibato cibo e per noi uccelli è un luogo sicuro, a differenza della terraferma in cui siamo costantemente in pericolo a causa della presenza degli umani.”
Dasy non poteva non essere d'accordo con quest'ultima affermazione, cosa che le confermò che la fama sul buonsenso di Rhon non era di certo immeritata.
“Dasy, permettimi di mostrarti il mare” disse Rhon, con la voce che tradiva una leggera emozione. Dasy era molto tentata, non aveva mai sorvolato il mare perché i suoi genitori glielo avevano sempre sconsigliato oltre che impedito e il piccolo usignolo era sempre stato un uccello obbediente. Ma lei sapeva che questa probabilmente sarebbe stata un'occasione irripetibile e poi si fidava di Rhon.
Una sua amica, un usignolo sbarazzino e molto intraprendente, le aveva raccontato che una volta aveva volato a fianco ad un gabbiano per una giornata intera e che era stata un'esperienza indimenticabile. Dunque perché non provare?
“Gabbiano Rhon, mi assicuri che non correrò alcun pericolo?” gli disse Dasy con una voce tremolante.
“Usignolo Dasy, resterò al tuo fianco e non ti lascerò per un attimo, Fidati di me.”
E Dasy si fidò.
Silvia P.
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