#azzurrognolo
Explore tagged Tumblr posts
Text
ZIBALDONE DI MEZZA ESTATE
Bracciate lunghe, distese sull’acqua a specchio della piscina comunale, mattino presto, forse troppo per una giornata di festa. Immagino che l’intero volume di liquido azzurrognolo rimarrà a mio uso esclusivo. Le braccia iniziano a mulinare dolcemente, i muscoli silenziosi si nascondono sotto la pelle, a voler dichiarare il giorno di festa. Poco a poco, vasca dopo vasca, li sento con…
View On WordPress
#anta e ribalta#Attimi belli#cronache dal mondo panda#mondo panda#pensieri#riflessioni#Senza categoria#Società e costume#Trieste#Uncategorized#zibaldone di mezza estate
0 notes
Text
La seminagione era terminata, ma Anania andava spesso in campagna per osservare se il grano spuntava, e per estirpare le male erbe dal seminato: nelle ore di riposo, invece di coricarsi, egli diroccava il nuraghe, con la scusa di costruire un muro con le pietre divelte dal monumento, ma in realtà per cercare il tesoro. "Se non qui altrove, ma lo troverò!", diceva ad Olì. "Ebbene, a Maras un servo come me trovò un fascio di verghe d'oro. Egli non si avvide che erano d'oro e le consegnò ad un fabbro. Stupido! Ma io mi accorgerò bene... Nei nuraghes", raccontava poi, "abitavano i giganti che usavano le masserizie d'oro. Persino i chiodi delle loro scarpe erano d'oro. Oh, si trovano sempre dei tesori, cercandoli bene! A Roma, quando io ero soldato, vidi un luogo dove si conservano ancora le monete d'oro e gli oggetti nascosti dagli antichi giganti. Anche ora, del resto, nelle altre parti del mondo, vivono ancora i giganti, e sono così ricchi che usano gli aratri e le falci d'argento." Egli parlava sul serio, con gli occhi splendenti di sogni aurei; se però gli avessero chiesto che avrebbe fatto dei tesori che sperava ritrovare, forse non avrebbe saputo dirlo. Per allora progettava soltanto la fuga con Olì: all'avvenire non pensava che in modo fantastico. Verso Pasqua la fanciulla ebbe occasione di recarsi a Nuoro, e domandate notizie della moglie di Anania seppe che costei era una donna anziana, ma niente affatto benestante. "Ebbene", egli disse, appena Olì gli rinfacciò la sua menzogna, "sì, ella adesso è povera, ma quando la sposai era ricca. Dopo le nozze io andai al servizio militare, mi ammalai, spesi molto; anche mia moglie si ammalò. Oh, tu non sai cosa vuol dire una lunga malattia! Poi prestammo dei denari e non ce li restituirono. Poi credo un'altra cosa; che mia moglie tenga i denari nascosti. Ecco, ti giuro che è così." Egli parlava seriamente, ed Olì credeva. Credeva perché aveva bisogno di credere e perché Anania l'aveva abituata a ritener vere le cose più inverosimili, suggestionato egli stesso dalle sue fantasie. Così, verso i primi di giugno, zappando in un orto del padrone, egli trovò un grosso anello di metallo rossiccio e lo credette d'oro. "Qui ci deve essere certamente un tesoro", pensò, e subito andò a raccontare le sue nuove speranze ad Olì. La primavera regnava nella campagna selvaggia; il fiume azzurrognolo rifletteva i fiori del sambuco, i narcisi esalavano voluttuose fragranze; nelle notti rischiarate dalla luna o dalla via lattea, tiepide e silenti, pareva che nell'aria ondeggiasse un filtro inebbriante. Olì vagava qua e là, con gli occhi velati di passione; nei lunghi crepuscoli luminosi e nei meriggi abbaglianti, quando le montagne lontane si confondevano col cielo, ella seguiva con uno sguardo triste i fratellini seminudi, neri come idoletti di bronzo, e mentre essi animavano il paesaggio con le loro grida di uccelli selvatici, ella pensava al giorno in cui avrebbe dovuto abbandonarli per partire con Anania. Ella aveva veduto l'anello ritrovato dal giovine, e sperava e aspettava, col sangue arso dai veleni della primavera.
Grazia Deledda, Cenere.
[ Prima edizione a puntate nell’anno 1903 sulla rivista culturale Nuova Antologia; l’anno seguente in volume per lo stesso periodico ]
#Grazia Deledda#Cenere#leggere#letture#Sardegna#libri#letteratura italiana del XX secolo#Nuoro#citazioni letterarie#narrativa italiana del '900#letteratura europea#società rurale#letteratura verista#letteratura sarda#Barbagia#Gennargentu#scrittrici#speranza#illusioni#Ogliastra#Supramonte#Rai#Fonni#romanzo#romanzi#Ad alta voce#Paola Pitagora#Radio3#Storia della Sardegna#cultura
8 notes
·
View notes
Photo
Estratto dal mio romanzo "Gli audaci" in uscitaad ottobre con L'erudita editore.
“Similla È ferma davanti a noi. La sua espressione �� meditativa, catatonica, rapita, vuota. Non guarda niente poiché la sua mente è già altrove. Una veste di colore chiaro sul blu azzurrognolo le avvolge il corpo,stretta da una cintura di rami d’alloro che le dà la sinuosa forma d’una sottile clessidra allungata.”
Excerpt from my novel 'Gli audaci' (The Bold), to be published in October by L'erudita editore.
“Similla She stands still in front of us. Her expression is meditative, catatonic, rapt, empty. She is not looking at anything because her mind is already elsewhere. A light-coloured, bluish-blue robe envelops her body, tightened by a belt of laurel branches that gives her the sinuous shape of a thin, elongated hourglass.”
#Roberto Nicoletti Ballati Bonaffini#Gli audaci#l'erudita editore#L'erudita Perrone editore#aequitas#severitas#veritas#Roma#Italia#romanzo#scenario#narrativa
7 notes
·
View notes
Text
La questione politica
Cosa c'era in quell'ultimo cocktail al Papeete? Era azzurrognolo...
5 notes
·
View notes
Text
FARSI TOCCARE
Ovviamente era meglio se fosse rimasto a casa. Libri musica film. Tutto già letto sentito visto centinaia di volte. Tempo prima era rimasto incantato a vedere un video. Nel giardino di una grande casa , un cane di piccola taglia , un jack russell , o forse no , non è importante - non ha alcuna importanza nemmeno questo ricordo - correva intorno al perimetro delle mura. Quando l' inquadratura si abbassò , un mano indicava qualcosa sul prato. Un solco netto, tra le foglie d' erba. Il cane correndo in tondo aveva creato un sentiero . Una voce spiegava che il cane correva per ore intorno alla casa. Risate di persone che non entrano nell' immagine. In un futuro non troppo lontano , gli sarebbe piaciuto vedere un altro video. Sarebbe stato divertente controllare quanto profondo fosse diventato quel solco. Lo immagina così profondo che a guardarci dentro il corpo del cane che sfreccia veloce è una piccola macchia bianca.
Per bere un caffè non si può sostare davanti al bar. Sono le regole. Dietro c'è uno spiazzo , invisibile dalla strada. In fondo degli alberi. Di solito ci sono anche altre persone, tipo Dino, che comincia il suo giro di tutti i bar del quartiere già alle sette del mattino. Beve esclusivamente vino bianco. Mai visto ubriaco, nemmeno la sera quando il giro è alla fine.
Gli piace starsene da solo, appoggiato al muro del bar , tra casse vuote di acqua minerale, bidoni della spazzatura. Se non facesse tanto freddo si sdraierebbe per terra e resterebbe tutta la notte a guardare il cielo. Un posto sporco , puzzolente, deserto come il cortile in cui era cresciuto. Cosa resta di una vita se ne eliminiamo i ricordi? Un sonno senza sogni. Non risvegliarsi mai. Nel silenzio , buono e oscuro quanto il cielo che naviga sulla sua testa, nella notte, che gira intorno all'orizzonte.
Manco l' ha sentita arrivare. Deve essere uscita da quegli alberi laggiù. Nemmeno il suo profumo , che invece non potrà più scordare. Di istinto lui ritrae la mano che lei gli ha preso tra le sue. Anche lei porta occhiali scuri e mascherina. Al buio la sua età è indecifrabile. Una mendicante, pensa. L'ultimo pensiero cosciente. Dalla tasca lui tira fuori una moneta . Lei rimane immobile. Il braccio di lui rimane sospeso per aria, il palmo all'insù, la moneta o il suo debole scintillio. Allora , con un movimento delle braccia così impercettibile , da dubitare in seguito che sia davvero avvenuto , lei gli chiude le dita intorno alla moneta , ruota il polso e depone un bacio sul dorso della mano. Sono anni che non viene toccato da una donna. Da quella volta che con....gli viene la nausea. Un telefonino squilla nella tasca del cappotto della donna. Ma lei è così assorta nel bacio , assente , quasi addormentata, che non pare farci caso. Ma quello continua a squillare. Ma lui non crede a quello che sta succedendo, ha smesso di credere di essere lì. È colpa della nausea. Colpa delle labbra.
Tira fuori il telefonino e accende il viva voce. Lo avvicina all' orecchio di lui. Anche lei si avvicina. I loro volti si sfiorano. Si guardano. Sulle le rispettive lenti scure lo stesso riflesso azzurrognolo. Non si sente nessuna voce. La chiamata il numero i secondi che scorrono e nessuna voce. Continuano a guardarsi. Nessuno parla al telefono. Nemmeno loro due parlano . Hanno dimenticato le parole. Smettono di esistere.
È solo. Ancora gli alberi lontani. Come la sua mano attaccata al braccio. Lontanissima, lungo il fianco.
Le parole torneranno dopo , tante , troppe. Ecco, appunto.
Kerelle
7 notes
·
View notes
Text
La Rossa Di Treviso
di Grey-Heron
"Piero strofina la sua mano destra sul suo bel cazzone duro quasi a scoppiare..."
Un martedi di giugno/La Rossa di Treviso (la città è in effetti diversa)
La rossa è una conoscenza internettiana. Le solite chat, i soliti approcci lunghi a non finire, le solite fregature, chattate inconcludenti. Stranamente, questa invece dopo alcune chattate nelle quali sfoggiava anche una buona dose di cultura e buon gusto si è fatta vedere in webcam una notte da casa sua. Diceva di vivere sola, faceva i turni in ospedale e quando era di riposo passava qualche serata in chat. Dopo svariati incontri virtuali, Piero e la rossa sono passati alla conoscenza tramite webcam e dopo essersi visti in viso la comunicazione via web si è protratta per qualche mese sulla base di saluti, scambio di opinioni, conversazioni di vario genere anche con sottintesi di tipo erotico a volte, ma mai nulla di veramente diretto.
Una sera vedendolo on line la rossa lo ha salutato chiedendogli che stesse facendo e se lei fosse di disturbo. Piero quasi senza pensarci, in un momento di totale incoscienza le ha risposto che si stava masturbando guardando un sito di video amatoriali. Di li a fare sex cam2cam con la rossa è stato tutt’uno. Sebbene la distanza tra loro non sia eccezionale per poter incontrarsi dal vero, Piero preferisce tenere questa conoscenza solo a livello virtuale. Non è sicuro che dal vero poi si potrebbe scatenare quell’alchimia erotica necessaria per fare soltanto sesso disinteressato con lei. Va bene così invece. Hanno instaurato questo rapporto di complicità elettronica e in fondo anche solitaria. Quando nel profondo della notte occasionalmente si accorgono di essere collegati, finiscono per salutarsi, fare una chattata, accendere le webcam e masturbarsi guardandosi a vicenda. Lui godendo della vista di lei e del suo corpo pieno, quasi burroso, non grasso ma abbondante. Lei osservando il maschio ben piazzato, di spalle larghe, di solito in piedi a gambe divaricate a masturbarsi il bel cazzone grosso, a volte scappellato e un poco ricurvo a destra.
A lei piace molto guardare come lui afferra il suo bel palo duro e come se lo sega e anche il braccio di lui teso e robusto mentre la mano sale e scende la verga dura. Piero di solito avvia anche qualche film porno allo stesso tempo e si diverte a vedere le tre cose insieme. La schermata con la sua burrosa rossa amica che le offre un primo piano della sua figa. La schermata più piccola di lui che si sega in piedi. Lo schermo tv accanto al pc con un bel pornazzo sudicio e volgare.
Siamo a metà giugno, è notte fonda, i vetri delle finestre sono aperti, fa caldo umido, la temperatura prelude già all’estate incombente anche se sembra essere un insolito giugno piovoso. Nella penombra della stanza il riflesso dello schermo del pc si spande tingendo le pareti di azzurrognolo. Lei è piuttosto ben formata, fianchi larghi, cosce abbondanti come i suoi seni. Occupa tutto lo schermo ingrandito questa volta. I capelli rossi fino alle spalle. E’stesa nuda sul divano a gambe divaricate e si passa la mano sulla passera. Davanti a lei il pc e la telecamerina fissata sopra di esso. L’occhio spietato della webcam entra negli anfratti più privati della vita e del corpo della rossa di Treviso. Le sue dita grassocce strizzano le grandi labbra, le titillano, le allargano per poi richiuderle, poi, infila dentro le dita, prima uno poi due. Si massaggia il monte mentre guarda Piero che trasmette a sua volta. Piero è in piedi nella sua posizione preferita davanti alla webcam a gambe divaricate e ben piantato a terra, tutto nudo tranne che per le mutande abbassate come vuole lei, quel tanto che basta per mettere in mostra il cazzo durissimo e le palle piene. Lui si sega lentamente per dare il tempo alla trasmissione di farlo vedere ben chiaro. Piero strofina la sua mano destra sul suo bel cazzone duro quasi a scoppiare. Sputa sul palmo della mano, si imbratta la cappella del suo uccello e poi tutta l’asta giù fino ai coglioni, scivola in alto e ancora fa movimenti rotatori sulla sua cappella gonfia quasi dolorante. E’ molto eccitato, ansima e percepisce il suo respiro entrare e uscire dalle narici tese.
Guarda lo schermo del pc dove vede la rossa stesa a gambe larghe che si massaggia la figa sempre più convulsamente. Nello schermo ridotto di msn allo stesso tempo invece lui vede se stesso segarsi in piedi, le gambe forti ben piantate a terra, il torace ampio, la destra che sega il suo bel cazzone e la sinistra che pizzica i capezzoli e i pettorali sodi e pelosi. Piero vorrebbe averla li accanto la rossa, si inginocchierebbe davanti a lei, avvicinerebbe la sua faccia alla sue bella e abbondantefiga, la annuserebbe profondamente prima di passarci sopra la lingua in modo leggero e poi sempre più deciso fino a leccarla profondamente, prenderle il clitoride tra le labbra e stringerlo. Hanno il vivavoce inserito i due. Lui sente i mugugni di lei e si eccita sempre di più. Piero le dice esattamente che cosa le vorrebbe fare. Saranno passati almeno venti minuti e ormai è difficile per Piero tenere tutto dentro, sente che vorrebbe spruzzare subito a fontana. Lo dice alla rossa che vorrebbe sborrare per lei. La rossa risponde che va bene ma vuole vedere il suo cazzo da vicino mentre sborra. Piero allora avvicina la webcam al suo cazzone duro e scappellato, la sistema in modo che venga anche ripreso un angolo della superficie nera del tavolo. Ancora qualche colpo di mano e con un rantolo di voce avvisa la rossa che lui sta per venire. Lei appare ancora stesa in tutta la sua nudità a sgrillettarsi la figa con la destra mentre con la sinistra si massaggia le tette e stringe i capezzoli rigidi sulla larga aureola scura. Piero la guarda voglioso, vorrebbe succhiare quel capezzoli e leccare in tondo l’aureola. E’ maledettamente voglioso, tutta quell’abbondanza di carne lo fa impazzire. Il rantolo si fa più roco. Piero alza il pollice davanti alla webcam per dare l’ok e grida che lui è pronto per venire. Osserva la rossa stesa sul divano, chiude gli occhi, sente salire dal profondo del suo intestino un’onda calda, tutti i muscoli delle sue gambe sono tesissimi e finalmente alcuni vigorosi fiotti di denso, bianco e vischioso sperma vanno ad impiastricciare con forza la superficie nera del tavolo dove risalta meglio il colore del bianco lattice nelle immagini della webcam.
La rossa va in delirio alla vista di tanto brodo eruttato con forza dal suo maschione di giochi virtuali. Le due dita grassocce dentro la sua figa umidiccia si muovono ora a velocità sostenuta, sempre più forte, con la base del pollice spinge e massaggia il monte, infila le dita sempre più dentro. Osservala chiazza bianca dello sperma di Piero che si allarga sempre di più sul tavolo nero, le viene di inarcare la schiena, anche a lei ora si tendono i muscoli nascosti sotto la carne delle grosse gambe, gli alluci dei suoi piedi si piegano verso l’alto nel momento in cui scoppia in lei uno spasmodico e irrefrenabile orgasmo. Piero invece sta appoggiato al tavolo con le mani aperte a palmo in giù e osserva la sua rossa amica viversi il suo solitario godimento dall’altra parte del video a 200km di distanza. Il suo cazzo si sta lentamente ammosciando sovrapposto alla superficie del tavolo nero mentre da esso continuano a fuoriuscire ancora residui e goccioline di sperma.
Passano lunghissimi attimi di oblio per entrambi. Il respiro di Piero riprende più lento e regolare mentre osserva lei distesa. Il braccio destro portato in alto e piegato sopra la testa e il volto nascosto sotto la folta capigliatura rossa.
Piero vorrebbe sussurrarle parole dolci ma non intende disturbarla. Invece afferra la tastiera e le scrime un messaggio che lei vedrà più tardi. “Buonanotte carissima” e lo schermo si oscura come questa calda notte d’estate.
15 notes
·
View notes
Text
A look of glass stops you/ And you walk on shaken: was I the perceived?
“Come in. And I thought a shadow fell across the door But it was only her come to ask once more If I was coming in, and not to hurry in case I wasn’t.”
“...Nell’alba acidula, nella fresca intelligenza della notte, dove tutto sarebbe ancora fragile forza adolescente, lui fuma nella sua visione, dominio dell’assenza.
Un sole radente, e Venere vergine splendente nel blu dell’inverno, l’ombra che già morde le ultime foglie, il ritorno inquieto dalle compere tardive.
Usciamo. Un uomo talvolta si dimentica e riesce perfino a ridere con i vicini di tavolo, questa sera, quando ancora una volta si saccheggia un passato già morto.
Questa sera la luna è come una grande ostia morsa appena da un lato, venata al centro come te (come se il grigio-blu affiorasse) sotto la sottile superficie commossa.
La notte si avvolge in spire accanto a una donna fredda ascolta battere il cuore di sua madre e poi incrocia il flusso azzurrognolo della stella polare
che lentamente ci attraversa ci solleva.
………………………………………………………..– En haut, le Ciel ! …………………………………………………………..(Baudelaire)
Non si vede che il cielo azzurro così pallido che sembra bianco, che è niente, aspirazione verso l’alto come se una scala mobile proiettasse (una scala?) verso un nulla.
Sono così lontano dai versi che stai leggendo! E sarò forse fuori dove li vedrai. La scrittura è un’amante infedele quanto te, come l’eco di un’acqua trascorsa.
Un grido di uccello folle nel mattino presto perduto in livide luci, incastonato di fumi, e queste parole indefinite che ritornano da dove ? né la sua tavola, né il suo letto la dea…
Il viso è una maschera sul cranio vuoto di sé, pieno di materia biancastra e grigia, e di sangue che talvolta batte alle tempie, increspando il velo dove sgorga un’acqua.
Ci allontaniamo nell’eco di un’estate. In ciò che eravamo c’erano gioie e più spesso dolore, proprio come una neve che ricopre a poco a poco, come una maschera.”
Jean-Charles Vegliante
whispers out of time
3 notes
·
View notes
Photo
CALTAGIRONE
Sentiva un profumo di legna da ardere, quella che si usa per i camini. Per i tetti vedeva salire piccoli fili di fumo azzurrognolo, che si involavano verso l’alto, subito dispersi dal vento freddo e pressante. Non vi era molta gente per le strade che erano lucide per acquazzone che l’aveva accolta al suo arrivo nella città. Aveva letto molte cose di Caltagirone, ma si ricordava solo che lo stemma della città era lo stesso di Genova perché i genovesi erano riusciti a liberarla temporaneamente dagli arabi e per gratitudine gli abitanti avevano adottato la loro croce di san Giorgio tenuta da un aquila imperiale. Si ricordava tutto questo perché era sempre affascinata da come nelle città siciliane vi fosse sempre un pezzo di un altra regione europea: la Catalogna, o il nord Italia, o Genova e Pisa, o gli svevi e gli Angiò. Nel tempo chi era venuto, aveva lasciato sempre qualcosa di prezioso e i siciliani lo avevano conservato con tenacia e determinazione perchè era la bellezza stessa che quelle genti avevano trovato nell’isola. Guardò le vetrine piene di ceramiche e restò affascinata da quei colori densi e luminosi, puri e originali come quelli che i pittori mettevano sulla tavolozza prima di scolorirli o scurirli con altri insipidi colori. Osservò le teste di moro, quelle donne bellissime che apparivano regali e forti, pronte a tagliare la testa all’amante che le voleva lasciare e a trasformare la testa in un porta vaso. Anche lei avrebbe voluto amare come loro, totalmente e assolutamente, senza tentennamenti e con un geloso senso di folle possesso. Era così che loro amavano, perchè era cosi che la loro terra insegnava loro ad amare. Era questo quello che sentiva in Caltagirone: l’antica bellezza trasformata in amore assoluto.
She smelled a scent of firewood, the one used for fireplaces. On the roofs, she saw small threads of bluish smoke rise, which flew upwards, immediately dispersed by the cold and pressing wind. There were not many people on the streets that were shiny from downpours who had welcomed her on her arrival in the city. She had read many things about Caltagirone, but she only remembered that the coat of arms of the city was the same as Genoa because the Genoese had managed to free it temporarily from the Arabs and out of gratitude the inhabitants had adopted their cross of San Giorgio held by an imperial eagle . She remembered all this because she was always fascinated by how in the Sicilian cities there was always a piece of another European region: Catalonia, or northern Italy, or Genoa and Pisa, or the Swabians and Anjou. Over time, those who had come had always left something precious and the Sicilians had kept it with tenacity and determination because it was the same beauty that those people had found on the island. She looked at the windows full of ceramics and was fascinated by those dense and bright colors, pure and original like those that painters put on the palette before discoloring them or darkening them with other tasteless colors. She looked at the dark brown heads, those beautiful women who appeared regal and strong, ready to cut off the head of the lover who wanted to leave them and turn it into a vase holder. She too would have liked to love like them, totally and absolutely, without hesitation and with a jealous sense of insane possession. This was how they loved, because that was how their land taught them to love. This was what she felt in Caltagirone: the ancient beauty transformed into absolute love.
59 notes
·
View notes
Text
Rischiarato dalla luce blu di un monitor, il fumo si leva azzurrognolo, quasi fosse l'evoluzione di un silenzio, nel buio sfumato al di sotto del soffitto.
Già Domenica, ancora Sabato.
Cammino sulla frontiera tra i giorni.
Ritorni.
L.
5 notes
·
View notes
Text
Impressione, levar del sole, Claude Monet.
1872, olio su tela (impressionismo);
Musée Marmottan Monet, Parigi.
“Mi hanno chiesto di dare un titolo per il catalogo, e certamente non poteva essere una visione di Le Havre, ed allora ho detto “Metta Impressione”.”
- Monet sulla scelta del titolo per il catalogo della mostra “Impressionista”, 1874;
In una tela in cui i principi cardine dell’ Impressionismo vengono perfettamente delineati tanto da diventarne il manifesto ancor prima che il mondo nel sia preparato, viene raffigurato uno scorcio mattutino del porto di Havre avvolto da una nebbia impalpabile che rende tutto sfocato ed indefinito. In primo piano si trovano disposte in diagonale le ombre di tre piccole imbarcazioni che, con placidi remeggi, solcano le acque portuali.
Sullo sfondo, dietro il velo di foschia, si profilano i pennoni delle navi ormeggiate, le silhouette dei mezzi meccanici per la movimentazione delle merci, alcune ciminiere fumanti e persino un albero. Alzandosi dalle viscere fluviali in alto infine si trova il disco rossastro del sole che, facendosi lentamente strada nel cielo, emette dei raggi aranciati che si riverberano guizzanti sullo specchio d'acqua, appena screziato da alcune onde, e inondano omogeneamente tutto il paesaggio.
Monet con questa tela si cimenta in una pittura realizzata rigorosamente en plein air dove a prevalere è la soggettività dell'artista, finalmente non più oppressa dalle urgenze del realismo ed del romanticismo dilagante di operare in totale aderenza alla realtà. Appare così evidente come il dipinto, del tutto scevro da pretese naturalistiche, miri a trasmettere all'osservatore le sensazioni o, per essere più precisi, le impressioni che Monet ha provato contemplando l'aurora sul porto di Le Havre nel quale era cresciuto.
Il potere interpretativo del pittore, infatti, qui si traduce in una visione fantastica piuttosto che documentaria, dove la giustapposizione di colori caldi (il rosso e l’arancione) e freddi (il verde azzurrognolo) e l'utilizzo di tocchi virgolati veloci e materici, liberamente disposti sulla tela senza una preparazione disegnativa, rendono particolarmente appassionata quest'evocazione della nebbia e dei vapori del crepuscolo.
2 notes
·
View notes
Text
Cucinare quando fuori c'è ancora un barlume azzurrognolo e l'arietta fresca entra dalla finestra semichiusa, mi fa pensare alle sere d'estate...
2 notes
·
View notes
Text
( Birthday boy 13/11 )
[il 13 Novembre scorso (...) possiamo dire che potrebbe essere passato in modo molto deludente da questo fronte, se si considera che non era un compleanno qualunque ma il diciassettesimo di un - già - uomo che diventava adulto agl'occhi del mondo magico. Certo, potrebbe esserci stato un buongiorno direttamente nel letto di Jed, con gingerbread di contorno, ma il regalo si è presentato sottoforma di busta verde bosco, con un buono per un nuovo tatuaggio. Tutto lì. È il 30 novembre che però diventa degno di nota. Un pacco, a colazione, consegnato da due gufi direttamente davanti Jed. Il bigliettino lasciato cadere da uno dei due gufi riporta il semplice messaggio:] C'è voluto un po'. Un bel po'. Forse è meglio aprirlo in dormitorio? - Aly [E scartato, ovunque vorrà Jed, ci sarà un terrario di vetro, con una parte di terra e una che simula un laghetto, magicamente incantato per riprodurre le condizioni climatiche adatte per il suo ospite: un Beithir azzurrognolo-blu, lungo una decina di centimetri , che pigramente si crogiola alla sensazione di sole magico sulla battigia, muovendo la coda pinnata nell'acqua.]
Il Beithir è stato battezzato come “Lamafagar”
2 notes
·
View notes
Text
Incipit #39
Incipit #39
“La stanza era immersa nella penombra poiché il giudice amava la penombra. I suoi pensieri, di solito incompiuti e vaghi, cadevano controvoglia nella trappola della luce. Tutto al mondo è oscuro e confuso, e il giudice amava scandagliare il mondo, perciò era solito starsene seduto in un angolo del grande soggiorno su una sedia a dondolo, la testa ripiegata all'indietro in modo che i suoi pensieri si cullassero dolcemente al ritmo della sedia, mossa da un leggero tocco dei piedi, il destro e il sinistro alternativamente. Calzava pantofole di feltro fino alla caviglia, abbottonate da una piccola fibbia di metallo. Le fibbie luccicavano di un riflesso azzurrognolo sullo sfondo del tappeto, poiché vi cadeva sopra la luce della lampada, smorzata da un abatjour.”
(La bella signora Seidenman, di Andrzej Szczypiorski – trad. Pietro Marchesani)
#incipit#incipi libri#incipit letteratura#libri letteratura#libri#frasi libri#citazione libro#citazioni#polonia#adelphi
0 notes
Photo
Anche la vita è un istante soltanto, | soltanto un dissolversi | di noi stessi in tutti gli altri, | come offertici in dono. || Solo uno sposalizio che dal basso | irrompe dentro le finestre, | solo una canzone, solo un sogno, | solo un colombo azzurrognolo.“ — Boris Leonidovič Pasternak
0 notes
Link
Se tu veda per la prima volta il ritratto di Erasmo dipinto da Hans Holbein, pur dopo aver letto l’Elogio della Follia i Colloquii e le chiliadi degli Adagi, credi di avere per certo dinanzi a te in quel punto la figura intiera del filosofo da Rotterdamo, in carne e in ispirito, quasi per improvviso lume di ragione e di rivelazione, qual non t’era apparsa dal paziente studio delle opere. Forse l’effigie offerta dalle sue scritture alla tua mente non differiva di molto da quella dei tanti Eruditi in berrettone di velluto e in zimarra di vaio, che nella vecchia Basilea degli stampatori curavano le edizioni di Giovan Froben, come ad esempio quel Sebastiano Brandt [viii]giuriconsulto e conte palatino il quale di sotto al peso delle Pandette sapeva un pochettin sorridere al pari del Fiammingo cui con la Nave dei Folli aveva pur dato l’idea dell’Elogio. Ma ecco che, a un tratto, l’amico di Aldo Manuzio e di Pietro Bembo assume dinanzi a te aspetto di uomo incomparabile e inimitabile, non somigliando ad alcun altro, immoto nella sua propria verità ed eternità. Guardalo. Egli è là di profilo, con la sua berretta nera in capo, col robone azzurrognolo, nell’atto di scrivere tenendo il foglio sopra il declivio di un volume dalla rilegatura vermiglia. Nell’attenzione le sue palpebre s’abbassano su gli occhi di solito guardinghi; la bocca è chiusa e ripiegata profondamente negli angoli, piena di sapienza, di prudenza e d’ironia; il naso lungo ma scarno, dalle narici ampie e delicate, è come la sede espressiva di un senso acuito e vigile, che fiuta nelle mutazioni della vita il sentore dei più tenui soffii. Delle mani l’una tiene la penna con la facilità della consuetudine; [ix]l’altra, inanellata, tiene fermo il foglio sotto le dita chiuse egualmente; ed entrambe vivono esperte e placide nell’esercizio d’ogni giorno. Scrivono forse il comento all’adagio “Nihil inanius quam multa scire„? una epistola adulatoria ma cauta a Leone Decimo o al quarto Adriano o a Carlo Quinto? Esse non vivono men del volto, diverse da tutte le altre mani mortali con le lor dita grinzose le unghie corte le fitte pieghe palmari, come la foglia con le sue nervature dentature spartiture gualcita dal vento rósa dal bruco inargentata dalla chiocciola è dissimile alle miriadi delle sue compagne pendule nella foresta.
If you see for the first time the portrait of Erasmus painted by Hans Holbein, even after having read the In Praise of Folly, the Colloquies and the chiliads of the Adages, you believe that you have for certain before you at that point the entire figure of the philosopher from Rotterdamo, in flesh and in spirit, almost by a sudden light of reason and revelation, such as had not appeared to you from the patient study of his works. Perhaps the effigy offered by his writings to your mind did not differ much from that of the many Erudites in velvet beret and valium zimarra, who in the old printers' Basel edited the editions of Giovan Froben, as, for example, that Sebastian Brandt [viii]jurisconsult and Count Palatine, who could smile a little under the weight of the Pandette, as could the Flemish, whose Ship of Fools had also given the idea of the Praise. But then, all of a sudden, the friend of Aldo Manuzio and Pietro Bembo takes on the appearance of an incomparable and inimitable man, resembling no other, motionless in his own truth and eternity. Look at him. He is there in profile, with his black cap on his head, his blue robone, in the act of writing, holding the paper over the slope of a vermilion-bound volume. In his attention, his eyelids droop over his usually watchful eyes; his mouth is closed and deeply folded at the corners, full of wisdom, prudence and irony; his long but bare nose, with its wide and delicate nostrils, is like the expressive seat of an acute and vigilant sense, which sniffs out the faintest whiffs in the changes of life. Of the hands, one holds the pen with the ease of habit; [ix]the other, ringed, holds the paper firmly under equally closed fingers; and both live expertly and calmly in the exercise of every day. Do they write the commentary to the adage "Nihil inanius quam multa scire"? an adulatory but cautious epistle to Leo the Tenth or to the Fourth Hadrian or to Charles the Fifth? They do not live less than their faces, different from all other mortal hands with their wrinkled fingers, short nails and dense palm folds, just as the leaf with its veins, its teeth, its scatterings, wrinkled by the wind, reddened by the caterpillar, silvered by the snail, is different from the myriads of its companions hanging in the forest.
Translated with www.DeepL.com/Translator (free version)
0 notes
Text
AUTUNNO DI FIAMME FATUE E FUOCHI DI FAWKES
AUTUNNO DI FIAMME FATUE E FUOCHI DI FAWKES
Nelle fredde sere d’autunno capitava un tempo non molto lontano, e in alcuni luoghi ancora oggi, di vedere quei piccoli fuochi risplendere nella notte. Le fiammelle di colore azzurrognolo sembravano sprigionarsi dal nulla e alimentavano racconti e leggende che passano di bocca in bocca, rendendo queste manifestazioni affascinanti e terrificanti allo stesso tempo. Si verificavano spesso nel…
View On WordPress
0 notes