#auto confiscata
Explore tagged Tumblr posts
Text
La Polizia di Stato di Casale Monferrato ferma un veicolo sospetto con una coppia a bordo: la donna sorpresa con cocaina, hashish ed eroina in dosi da consumo personale, guidava altresì con patente sospesa. Sequestrata l’auto.
Nella serata del 25 febbraio, operatori della Squadra Volante di questo Commissariato, mentre stavano svolgendo un servizio finalizzato al contrasto e repressione dell’illecito traffico di sostanze stupefacenti, in questa via Adam sottoponevano a controllo un’autovettura con a bordo una coppia di residenti casalesi, già in passato evidenziartisi come assuntori di stupefacente.
Nella serata del 25 febbraio, operatori della Squadra Volante di questo Commissariato, mentre stavano svolgendo un servizio finalizzato al contrasto e repressione dell’illecito traffico di sostanze stupefacenti, in questa via Adam sottoponevano a controllo un’autovettura con a bordo una coppia di residenti casalesi, già in passato evidenziartisi come assuntori di stupefacente. Gli Agenti,…
#abuso di sostanze#abuso di sostanze illegali#Alessandria today#Arresto per droga#auto confiscata#auto sequestrata#azione delle forze dell’ordine#Casale Monferrato#Cocaina#Codice della strada#contrasto al traffico di droga#controllo di polizia#controllo stradale#Criminalità#droga e circolazione#droga e patente sospesa#Eroina#Forze dell’ordine#Google News#hashish#italianewsmedia.com#lotta alla criminalità#Lotta alla droga#narcotest#normativa droghe#notizie di cronaca#patente revocata#pattugliamento stradale#Pier Carlo Lava#Polizia di Stato
0 notes
Text

🇪🇺 L'UNIONE EUROPEA INTENDE INTRODURRE IL DIVIETO DI RIPARARE LE AUTO CON PIU' DI 15 ANNI DI ETA'
⚫️Mentre la transizione verso i veicoli elettrici negli Stati Uniti e nell'Unione Europea continua a bloccarsi, soprattutto perché tendono ad "autocombustionarsi" con la conseguente distruzione di parcheggi sotterranei, complessi residenziali e persino intere navi da carico a secco, i deputati europei civilizzati stanno cercando un modo per costringere i cittadini non sufficientemente consapevoli a obbedire.
⚫️In particolare, la pubblicazione britannica Wheels Alive riporta che le autorità dell'UE stanno per introdurre il divieto assoluto di riparare i veicoli prodotti più di quindici anni fa. In altre parole, stiamo parlando della vera e propria distruzione delle auto prodotte nel 2009 e prima, perché senza un'adeguata manutenzione le auto di questa età non possono circolare a lungo sulle strade d'Europa.
⚫️Si potrebbe dire che si tratta solo di una voce, ma molti giornalisti occidentali hanno fatto dichiarazioni simili, e alcuni di loro hanno affermato che le vecchie auto saranno confiscate del tutto. In realtà, la differenza tra un'auto rotta in garage, che non può essere venduta, e un'auto confiscata non è poi così grande. Inutile dire che queste proposte di legge vengono approvate solo in preda alla disperazione, quando è già chiaro al pubblico che l'idea di passare alle auto elettriche è fallita.
Fonte
Seguite 📱 InfoDefenseITALIA
📱 InfoDefense
25 notes
·
View notes
Text
Trovati 2mila tonnellate rifiuti pericolosi in area confiscata
La Guardia di Finanza di Pavia ha sequestrato circa 2mila tonnellate di rifiuti pericolosi, industriali e speciali – tra i quali rottami ferrosi, lastre in fibra d’amianto, olii esausti, solventi e altri prodotti chimici, auto non sottoposte a bonifica e materiale edile – che erano stoccati illegalmente su un’area da tempo confiscata a Vigevano, in provincia di Pavia. Sul terreno, di circa…
View On WordPress
0 notes
Text
Sprovvista di assicurazione, auto prima sequestrata poi confiscata

Sprovvista di assicurazione, auto prima sequestrata poi confiscata Sono incappati in un posto di controllo dei poliziotti del Commissariato di Licata, e all'atto... #SiciliaTV #SiciliaTvNotiziario Read the full article
0 notes
Photo


Ministro Salvini, che ci dice di Milano? di Giulio Cavalli Non è colpa di un ministro quando accade una sparatoria. Così come non è un suo merito quando la legge fa semplicemente il proprio dovere arrestando magari un latitante. La politica viene prima, terribilmente prima di tutto questo e quando accade qualcosa tocca quindi fare i conti con le azioni effettivamente messe in atto dal governo e con la narrazione che la politica vorrebbe imporre. A Milano, in pieno giorno, in pieno centro, nella calca e sotto l'osservazione internazionale che ha portato il Fuori Salone un uomo fermo nella propria auto al semaforo si è ritrovato la faccia spappolata dai proiettili di due killer. Storie di droga, dicono per minimizzare come se le cause servissero a tranquillizzare i passanti e gli abitanti del quartiere sconquassati da degli spari in stile far west. Da parte sua il ministro dell'inferno insiste nel dire che i reati sono in diminuzione, lo fa basandosi su dati dell'anno scorso (in cui non ricopriva la sua carica ministeriale) e tra l'altro smentisce se stesso su questa emergenza continua che continua a soffiare per permettere ad ogni cittadino di armarsi degnamente con nel Paese del taglione. Dall'altra c'è un sindaco, Beppe Sala, che da mesi chiede al governo più uomini per la sicurezza della sua città e che si ritrova spesso con i suoi desiderata lasciati nel cassetto delle cose non fatte in nome di una retorica che qualcuno pensa possa risolvere da sola il problema. E poi c'è il fatto reale, di cui quasi più nessuno parla dalle parti di Roma con il solito trucco di fare sparire qualcosa non accennandone: la criminalità organizzata è in ottima salute (a Milano come al sud dove si spara fuori dalle scuole) e pare che la questione sia continuamente minimizzata scivolando nelle priorità del governo. Che ne dice il ministro Salvini, magari con la sua consueta felpa della Polizia, di inviare (e assumere) in fretta gli uomini che servono per combattere la fiorente industria criminale (italianissima nei suoi quadri dirigenti) che continua placidamente a imperversare nelle nostre città? Davvero crede che anche per i suoi elettori possa funzionare ancora a lungo il terrore di qualche donna incinta straniera imbarcata su un gommone con il suo bambino rispetto agli italianissimi criminali che si mangiano l'economia italiana e che controllano intere zone dove non ci sono strumenti e uomini per cercare di contrastarla? Non pensa, il nostro caro ministro, che piuttosto che un bagnetto sotto i riflettori in una villa confiscata forse valga la pena pensare che la sicurezza non sia un valore solo da sventolare ma soprattutto un progetto a lungo termine da costruire con analisi, soluzioni a lungo termine, soldi, una chiara progettazione di un'azione ad ampio raggio come dovrebbe fare davvero un ministro che ha la responsabilità della sicurezza nazionale? Ministro Salvini, che ci dice di Milano?
3 notes
·
View notes
Text
Europa Verde Terracina ha espresso solidarietà alla Polizia per l'attentato incendiario

Gabriele Subiaco Europa Verde Terracina ha espresso tutta la solidarietà per il grave gesto incendiario di cui è stata vittima la Polizia di Stato nei giorni scorsi, un atto simbolicamente grave indirizzato ad una auto confiscata alla criminalità, e vuole riportare l’attenzione sui segnali evidenti di infiltrazione della criminalità organizzata soprattutto impegnata in traffico di droga e riciclaggio, a Terracina. E’ di questi giorni anche la richiesta di pene pesantissime da parte del Sostituto Procuratore della DDA di Roma Maria Teresa Gerace per il gravissimo omicidio di camorra a danno del boss Gaetano Marino avvenuto in pieno giorno e davanti a migliaia di turisti il 23 agosto del 2012 a Terracina e constatiamo, dalla gravità delle imputazioni, che i basisti di Terracina hanno avuto un ruolo preponderante nella organizzazione dell’omicidio, fatto che rende ormai chiaro il ruolo di Terracina come comodo rifugio e apre uno squarcio inquietante sul ruolo potenzialmente svolto anche da altre persone del luogo, visto che un omicidio di tale rilevanza necessita di grande preparazione e di una fitta rete di informazioni e di connivenze. Read the full article
0 notes
Text
La tribolazione ha ispirato il mio amore per Dio
Meng Yong Provincia di Shanxi
Sono una persona onesta di natura, ed è per questo motivo che sono stato sempre infastidito dalle altre persone. Di conseguenza, ho assaggiato la freddezza del mondo degli uomini e ho sentito che la mia vita era vuota e priva di significato. Dopo aver iniziato a credere in Dio Onnipotente, attraverso la lettura delle Sue parole e vivendo la vita della Chiesa, provai delle sensazioni di sincerità e gioia nel mio cuore che non avevo mai provato prima. Vedendo i fratelli e le sorelle della Chiesa di Dio Onnipotente amarsi gli uni con gli altri come una famiglia, ho capito che soltanto Dio è giusto, e che esclusivamente nella Chiesa di Dio Onnipotente c’è la luce. Dopo aver sperimentato personalmente per svariati anni l’opera di Dio Onnipotente, sono arrivato ad apprezzare veramente che le parole di Dio Onnipotente possono di fatto cambiare e salvare le persone. Dio Onnipotente è amore, ed è salvezza. Affinché più persone possano godere dell’amore di Dio, e cercare e ricevere la Sua salvezza, ho lottato insieme ai miei fratelli e alle mie sorelle per fare del nostro meglio per diffondere il Vangelo, ma non ci saremmo mai aspettati di essere catturati e perseguitati dal Partito Comunista.
Il 12 gennaio del 2011, insieme a diversi fratelli e sorelle, guidammo verso un luogo in cui avremmo diffuso il Vangelo, e finimmo per essere denunciati da persone malvagie. Non molto tempo dopo, il governo della contea ordinò a funzionari provenienti da vari dipartimenti di ordine pubblico, come ad esempio la buoncostume, le forze di sicurezza nazionali, l’antidroga, le forze di polizia armate e il dipartimento della polizia locale, di venire con oltre dieci veicoli della polizia per arrestarci. Quando insieme a un fratello ci stavamo preparando per andare via, vedemmo sette o otto poliziotti che picchiavano selvaggiamente un altro fratello con dei manganelli. A quel punto, quattro funzionari di polizia arrivarono velocemente e bloccarono la nostra macchina. Uno dei funzionari malvagi estrasse le chiavi dell’auto senza alcuna spiegazione, e ci ordinò di rimanere immobili in macchina. In quel momento vidi che quel fratello era stato picchiato talmente tanto che era seduto per terra, incapace di muoversi. Non potei fare a meno di sentirmi pieno di giusta indignazione e mi precipitai fuori dall’auto per mettere fine alla loro violenza, ma il poliziotto malvagio mi storse il braccio e mi spinse lontano. Tentai di ragionare con loro: “Di qualunque cosa si tratti, ne possiamo parlare. Come potete iniziare a picchiare semplicemente le persone?” Essi risposero urlando con cattiveria: “Sbrigati e ritorna in macchina, presto arriverà il tuo turno!” Più tardi ci portarono alla stazione di polizia, e la nostra auto venne confiscata d’ufficio.
Quella sera, dopo le nove, vennero a interrogarmi due funzionari di polizia. Quando videro che non avrebbero potuto avere alcuna informazione utile da me, si innervosirono e si spazientirono, digrignando i denti in uno slancio di rabbia e imprecando: “Dannazione, ci occuperemo di te più tardi!” Poi mi chiusero nella sala d’attesa degli interrogatori. Alle 23:30, due funzionari mi portarono in una stanza priva di videocamere di sorveglianza. Avevo la sensazione che mi avrebbero usato violenza, quindi iniziai a pregare Dio ripetutamente nel cuore, chiedendoGli di proteggermi. In quel momento, un malvagio funzionario di polizia di cognome Jia venne a interrogarmi: “Hai viaggiato a bordo di una Volkswagen Jetta in questi ultimi giorni?” Risposi di no, e lui mi gridò furiosamente: “Altre persone ti hanno già visto, e tuttavia lo neghi ancora?” Dopo avere detto queste parole, mi schiaffeggiò in volto con cattiveria. Tutto quello che riuscii a sentire fu un dolore bruciante sulla mia guancia. Poi mi urlò a gran voce: “Vediamo quanto sei tosto!” Mentre parlava, prese un’ampia cintura e continuò a usarla per frustarmi sulla faccia, non so quante frustate mi inferse, ma non potevo fare altro che gridare di dolore più e più volte. Dopo aver visto tutto questo, mi misero la cintura attorno alla bocca. Alcuni funzionari malefici poi posarono una coperta sul mio corpo, prima di colpirmi ferocemente con i loro manganelli, fermandosi soltanto quando erano troppo stanchi, per prendere fiato. Ero stato picchiato così forte che mi girava la testa e avevo il corpo tanto indolenzito, come se ogni osso fosse stato frantumato. In quel momento non sapevo perché mi stessero trattando così, ma più tardi scoprii che mi avevano messo addosso una coperta per evitare che i pugni mi lasciassero dei segni sulla pelle. Lasciarmi in una stanza senza videosorveglianza, imbavagliarmi e coprirmi con una coperta: avevano fatto tutto questo perché avevano paura che le loro azioni perverse fossero rese pubbliche. Non ho mai pensato che i dignitosi “poliziotti della gente” potessero essere così perfidi e feroci! Quando tutti e quattro si stancarono di picchiarmi, scelsero un altro metodo per torturarmi: due funzionari malvagi mi storsero un braccio, tirandolo energicamente verso l’alto, mentre altri due malvagi funzionari mi sollevavano l’altro braccio al di sopra della spalla verso il dorso, premendolo poi con forza. Ciò nonostante, non riuscivano a unirmi le mani, e così mi spinsero perfidamente un ginocchio nel braccio. Tutto quello che sentii fu un “clic”, ed ebbi la sensazione che mi fossero state staccate le braccia. Il dolore era così forte che ero quasi sul punto di spirare. Questo tipo di metodo di tortura era denominato “Portare una spada sulla schiena”, qualcosa che la gente normale non sarebbe minimamente in grado di sopportare. Non impiegai molto tempo a perdere la sensibilità in entrambe le mani, ma ciò non era ancora sufficiente a farli desistere, e così mi ordinarono di inginocchiarmi per aumentare la mia sofferenza. Soffrivo così tanto che tutto il mio corpo cominciò a sudare freddo, sentivo uno scampanellio in testa e cominciavo a perdere coscienza. Pensai: “Ho avuto una vita così lunga; anche se ho sempre avuto malattie, non ho mai avuto la sensazione di essere incapace di controllare il mio stato di coscienza. Sto per morire?” Più tardi non ce la facevo davvero più, e così pensai di cercare sollievo attraverso la morte. In quel momento, la parola di Dio mi illuminò dal di dentro: “Oggi, la maggior parte della gente non ha quella consapevolezza. Crede che la sofferenza sia priva di valore, […] La sofferenza di alcune persone raggiunge un certo livello e i loro pensieri si rivolgono alla morte. Questo non è il vero amore di Dio; questa gente è vigliacca, non ha la perseveranza, è debole e incapace!” (“Solamente affrontando prove dolorose puoi conoscere l’amabilità di Dio” in La Parola appare nella carne). Le parole di Dio mi fecero improvvisamente svegliare e capire che il mio modo di pensare non era conforme alle intenzioni divine, e avrebbe soltanto intristito e deluso Dio. Poiché in mezzo a questo dolore e a questa sofferenza, Dio non vuole vedermi cercare la morte, ma che io riesca a ingoiare l’umiliazione, a sopportare il pesante fardello e a fare affidamento sulla Sua guida per portarGli testimonianza e per lottare contro Satana, mortificandolo e sconfiggendolo. Cercare la morte vorrebbe dire cadere proprio nella trama di Satana, e comporterebbe la mia incapacità di portare testimonianza, diventando invece un marchio di vergogna. Dopo aver compreso le intenzioni di Dio, Lo pregai in silenzio: “Oh Dio! La realtà ha mostrato che la mia natura è troppo debole. Non ho la volontà e il coraggio di soffrire per Te e volevo morire solo per un po’ di dolore fisico. Adesso so che non posso fare nulla che svergogni il Tuo nome e devo portare testimonianza e soddisfarTi, a prescindere da quanta sofferenza io debba sopportare, ma in questo momento il mio corpo fisico è estremamente debole e sofferente, e so che è molto difficile superare le bastonate di questi demoni da solo. Per favore, dammi più sicurezza e forza in modo che io possa affidarmi a Te per sconfiggere Satana. Giuro sulla mia vita che non Ti tradirò, e non tradirò nemmeno i miei fratelli e le mie sorelle”. Dopo aver ripetutamente pregato Dio, il mio cuore si mise lentamente a suo agio. Il poliziotto malvagio vide che respiravo a fatica, e se fossi morto temevano di doversi fare carico della responsabilità, e quindi vennero a togliermi le manette. Ma le mie braccia si erano già irrigidite, e le manette erano così strette che erano diventate molto difficili da staccare. Se avessero usato più forza, mi avrebbero rotto le braccia. I quattro poliziotti malefici impiegarono svariati minuti per rimuovere le manette prima di riportarmi nella sala d’attesa degli interrogatori.
Il pomeriggio seguente, la polizia mi attribuì arbitrariamente un “reato penale” e mi riportò a casa per perquisirla, e poi mi spedì in un centro di detenzione. Non appena entrai nel centro di detenzione, quattro guardie carcerarie mi confiscarono il giubbotto di cotone, i pantaloni, gli stivali, l’orologio e i 1.300 yuan in contanti che avevo. Mi fecero indossare l’uniforme standard della prigione e mi costrinsero a spendere 200 yuan per acquistare da loro una coperta. Successivamente, le guardie carcerarie mi rinchiusero a chiave con rapinatori a mano armata, assassini, stupratori e trafficanti di droga. Quando entrai nella mia cella, vidi dodici prigionieri pelati che mi guardavano con ostilità. L’atmosfera era oscura e terrificante, e immediatamente sentii il cuore salirmi in gola. Due dei boss della cella camminarono verso di me e mi chiesero: “Perché sei qui dentro?” Risposi: “Per aver diffuso il Vangelo”. Senza aggiungere altro, uno di loro mi diede uno schiaffo in faccia due volte, e disse: “Sei un ‘Vescovo’, non è vero?” Gli altri prigionieri iniziarono tutti a ridere barbaramente e mi presero in giro, chiedendomi: “Perché non fai in modo che il tuo Dio ti salvi da qui?” Tra il beffardo e il ridicolo, il boss della cella mi schiaffeggiò qualche altra volta. Da allora mi soprannominarono “Il Vescovo” e spesso mi umiliarono e mi derisero. L’altro boss della cella vide le pantofole che indossavo e gridò con arroganza: “Non conosci neanche il posto che ti compete. Sei degno di indossare queste scarpe? Toglitele!” Dopo aver detto queste parole, mi forzò a toglierle e a indossare un paio delle loro pantofole consumate. Diedero via anche la mia coperta per condividerla con gli altri prigionieri. Quei prigionieri lottarono avanti e indietro per la mia coperta, e alla fine mi lasciarono con una vecchia coperta che era sottile, strappata, sporca e puzzolente. Istigati dalle guardie carcerarie, questi prigionieri mi sottoposero a ogni sorta di sofferenza e tormento. La luce era sempre accesa nella cella di notte, ma un boss mi disse con un sorrisetto malefico: “Spegni quella luce per me”. Dato che non fui in grado di farlo (non c’era neppure un interruttore), iniziarono a ridermi in faccia e a prendermi di nuovo in giro. Il giorno dopo, alcuni prigionieri giovani mi costrinsero a stare in un angolo e a memorizzare le regole del carcere, minacciandomi: “Te la faremo vedere noi se non le memorizzi entro due giorni”. Non potevo fare a meno di essere terrorizzato, e quanto più pensavo a quello che avevo passato negli ultimi giorni, tanto più mi spaventavo. L’unica cosa che potevo fare era continuare a chiamare Dio a gran voce e chiederGli di proteggermi in modo da poter superare quella situazione. In quel momento, un inno della parola di Dio mi illuminò: “Se riesci comunque ad amare Dio, indipendentemente dal fatto che tu sia prigioniero o malato, che gli altri ti disprezzino o ti insultino, o che tu sia arrivato in un vicolo cieco, questo significa che il tuo cuore si è rivolto verso Dio” (“Il tuo cuore si è rivolto verso Dio” in Segui l’Agnello e canta dei canti nuovi). La parola di Dio mi diede forza e mi indicò un sentiero da seguire – ricercare il Dio amorevole e rivolgere il mio cuore verso di Lui! In quel momento, tutto divenne improvvisamente chiarissimo nel mio cuore: Dio permetteva che mi toccasse vivere questa sofferenza non per tormentarmi né per farmi patire intenzionalmente, ma per allenarmi a rivolgere il mio cuore verso di Lui in un ambiente del genere, affinché io potessi resistere al controllo delle influenze oscure di Satana e il mio cuore potesse ancora essere vicino a Lui e amarLo, non lamentandosi mai e obbedendo sempre alle Sue orchestrazioni e disposizioni. Tenendo a mente tutto questo, non avevo più paura. Comunque Satana mi tratti, tutto ciò di cui mi preoccuperò sarà di dare me stesso a Dio e di fare tutto il possibile per cercare di amarLo e soddisfarLo, non chinando mai il mio capo davanti a Satana.
La vita in prigione è praticamente paragonabile all’inferno sulla terra. Le guardie carcerarie continuavano a elaborare dei modi per torturare le persone: venivo spinto insieme a tanti altri prigionieri durante il riposo notturno. Perfino rigirarsi nel letto era difficile. Dal momento che ero l’ultimo arrivato, dovetti addirittura dormire accanto ai servizi igienici. Dopo essere stato arrestato, non ero riuscito a dormire per diversi giorni ed ero diventato talmente insonnolito da non reggere la stanchezza e finire per appisolarmi. I prigionieri di turno che facevano la guardia venivano a importunarmi, colpendomi intenzionalmente sulla testa fino a farmi svegliare prima di andarsene. Una volta, verso le tre del mattino, un prigioniero mi svegliò di proposito perché voleva controllare la dimensione dei miei mutandoni per vedere se avesse potuto indossarli. Portò un set di mutandoni sottili sporchi e strappati per scambiarli con i miei. Erano i giorni più freddi dell’anno, ma questi prigionieri volevano ancora portarmi via l’unico paio di mutandoni che avevo. Questi detenuti erano incivili come le bestie. Avevano un’indole malvagia e un cuore bieco, senza un briciolo di umanità, come i demoni che torturano per divertimento le persone all’inferno. Inoltre, il cibo era peggiore perfino di quello che veniva dato a cani e maiali. La prima volta ricevetti mezza ciotola di riso bianco, e vidi che nel piatto c’erano molte macchie nere. Non sapevo che cosa fossero, e anche il colore del riso era nerognolo. Era molto difficile deglutire. Volevo realmente digiunare in quel momento, ma le parole di Dio mi illuminarono: “[…] negli ultimi giorni dovete rendere testimonianza a Dio. Per quanto sia grande la vostra sofferenza, dovreste andare avanti fino alla fine, e anche al vostro ultimo respiro, dovete ancora essere fedeli a Dio e alla Sua mercé; solo questo è vero amore per Lui e una testimonianza forte e clamorosa” (“Solamente affrontando prove dolorose puoi conoscere l’amabilità di Dio” in La Parola appare nella carne). Le parole di Dio erano piene d’amore e affetto come il conforto dato da una madre, e rinfocolavano il mio coraggio di affrontare la sofferenza. Dio mi vuole vivo, ma io ero troppo debole, e desideravo costantemente trovare sollievo attraverso la morte. Non ho gran cura neanche di me stesso; è sempre Dio che mi ama più di tutti. Una sensazione di calore improvvisamente si fece largo nel mio cuore, rendendomi così emotivo che le lacrime sgorgarono dai miei occhi e andarono a finire nel riso. Il fatto di essere mosso dall’amore di Dio mi diede ancora una volta energia. Devo consumare questo pasto a prescindere dal suo sapore. E così mangiai il piatto di riso tutto d’un fiato. Dopo colazione, il boss della cella mi fece pulire i pavimenti. Erano i giorni più freddi dell’anno e non c’era acqua calda, quindi potevo usare soltanto l’acqua fredda per il panno della pulizia. Il boss mi aveva anche ordinato di pulire in questo modo tutti i giorni. Poi, svariati rapinatori a mano armata mi fecero memorizzare le regole del carcere. Se non fossi riuscito a memorizzarle, mi avrebbero preso a pugni e a calci; essere schiaffeggiato sul viso era ancora più comune. Di fronte a un ambiente del genere, spesso mi chiedevo che cosa avrei dovuto fare per essere in grado di soddisfare le intenzioni di Dio. La sera, mi tiravo la coperta sulla testa e pregavo in silenzio: “Oh Dio, hai permesso che mi toccasse vivere in questo ambiente, quindi le Tue buone intenzioni devono nascondersi qui dentro. Per favore svelamele”. In quel momento, le parole di Dio mi illuminarono: “I fiori e l’erba ricoprono i pendii, ma i gigli danno lustro alla Mia gloria in terra prima dell’arrivo della primavera; l’uomo è forse in grado di realizzare tanto? Potrebbe renderMi testimonianza in terra prima del Mio ritorno? Potrebbe votarsi al Mio nome nel paese del gran dragone rosso?” (“Il trentaquattresimo discorso” dei Discorsi di Dio all’intero universo in La Parola appare nella carne). Sì, io e i prati siamo creature di Dio. Dio ci ha creati per mostrarLo, per glorificarLo. L’erba è in grado di dare lucentezza alla gloria di Dio sulla terra prima che arrivi la primavera, compiendo così il suo dovere come creatura di Dio. Il mio dovere oggi è obbedire all’orchestrazione di Dio e portarGli testimonianza davanti a Satana, per far vedere a tutti che Satana è un demone vivente che danneggia e divora gli uomini, mentre Dio è l’unico vero Dio che ama e salva gli uomini. Adesso io sopporto tutta questa sofferenza e questa umiliazione non perché abbia commesso un reato, ma per l’amore del nome di Dio. Sopportare questa sofferenza è glorioso. Quanto più Satana mi umilia, tanto più devo stare a fianco di Dio e amarLo. In questo modo, Dio può conquistare la gloria, e io avrei compiuto il dovere che avrei dovuto compiere. Finché Dio è felice e compiaciuto, anche il mio cuore riceverà conforto. Sono intenzionato a sopportare la sofferenza finale per soddisfare Dio e lasciare che tutto sia orchestrato da Lui. Quando iniziai a pensare in questa maniera, mi sentii particolarmente commosso nel cuore, e ancora una volta fui incapace di controllare le mie lacrime: “Oh Dio, Tu sei troppo adorabile! Ti seguo da così tanti anni, ma non ho mai sentito il Tuo tenero affetto come oggi, né mi sono mai sentito vicino a Te come succede oggi”. Dimenticai completamente la mia sofferenza personale e mi immersi in questo sentimento di commozione per un lungo, lungo periodo…
Durante il mio terzo giorno di detenzione in prigione, un secondino mi portò nel suo ufficio. Una volta giunto lì, vidi più di una dozzina di persone che mi fissava con occhi curiosi. Uno di loro teneva in mano una videocamera davanti a me alla mia sinistra, mentre un altro mi si avvicinò con in mano un microfono, e mi chiese: “Perché credi in Dio Onnipotente?” Fu allora che mi resi conto che si trattava di un’intervista con i media, quindi risposi con orgogliosa umiltà: “Da quando ero piccolo, sono spesso stato oggetto di atti di bullismo e della freddezza della gente, e ho visto persone ingannarsi a vicenda e approfittarsi le une delle altre. Pensai che questa società fosse troppo oscura, eccessivamente pericolosa; le persone stavano vivendo vite vuote e inutili, senza nulla in cui sperare e senza obiettivi da raggiungere. Successivamente, quando qualcuno mi predicò il Vangelo di Dio Onnipotente, iniziai a crederci. Dopo aver creduto in Dio Onnipotente, ho percepito che altri fedeli mi trattavano come se fossi un loro familiare. Nessuno nella Chiesa di Dio Onnipotente trama contro di me. Tutti sono vicendevolmente comprensivi e premurosi. Si prendono cura gli uni degli altri, e non hanno paura di dire quello che pensano. Nella parola di Dio Onnipotente ho trovato lo scopo e il valore della vita. Penso che credere in Dio sia piuttosto bello”. Il giornalista poi mi chiese: “Sai perché sei qui?” Risposi: “Dopo aver creduto in Dio Onnipotente, non mi preoccupo più delle perdite e dei guadagni personali, e neppure dell’onore e del disonore. Il mio cuore si sta volgendo sempre più verso la gentilezza, e sono sempre più disposto a essere una brava persona. Vedendo come la parola di Dio Onnipotente può realmente cambiare le persone e farle diventare buone, pensai che se tutta l’umanità potesse credere in Dio, allora anche il nostro paese sarebbe molto più ordinato, e il tasso di criminalità potrebbe pure ridursi. Pertanto, decisi di comunicare questa bella notizia ad altre persone, ma non avrei mai pensato che un’azione così buona potesse essere illegale in Cina. E quindi sono stato arrestato e condotto qui”. Il giornalista vide che le mie risposte non erano vantaggiose per lui, e così mise immediatamente fine all’intervista, si girò e andò via. In quel momento, il vicecapo della Brigata per la Sicurezza Nazionale era così furioso che continuava a battere i piedi. Mi fissò con cattiveria, digrignando i denti e sussurrando: “Aspetta e vedrai!”, ma non avevo per niente paura di tutte le sue minacce o intimidazioni. Al contrario, mi sentivo profondamente onorato di essere stato in grado di portare testimonianza a Dio in un’occasione del genere, e inoltre Gli resi gloria per l’esaltazione del Suo nome e la sconfitta di Satana.
Il 17 gennaio le temperature erano molto basse. Poiché il perfido poliziotto aveva confiscato il mio cappotto di cotone, indossavo soltanto un paio di mutandoni, e finii per prendermi un raffreddore. Riportai una febbre alta e non riuscivo a smettere di tossire. La notte mi avvolgevo in una coperta logora, sopportando il tormento della malattia e nel contempo pensando agli infiniti maltrattamenti e all’abuso perpetrati dai prigionieri nei miei confronti. Mi sentivo molto desolato e indifeso. Proprio quando la mia miseria aveva raggiunto una certa portata, mi risuonò nelle orecchie un inno della parola di Dio: “Se Tu mi dai malattia, e Ti prendi la mia libertà, io posso continuare a vivere, ma se il Tuo castigo e il Tuo giudizio mi abbandonassero, non troverei un modo per continuare a vivere. Se non avessi il Tuo castigo e il Tuo giudizio, avrei perso il Tuo amore, un amore che per me è troppo profondo per essere espresso a parole. Senza il Tuo amore, vivrei sotto il dominio di Satana…” (“La conoscenza di Pietro del castigo e del giudizio” in Segui l’Agnello e canta dei canti nuovi). Si trattava della preghiera autentica e sincera rivolta da Pietro a Dio. Pietro non si fece mai guidare dagli istinti carnali. Amava profondamente e apprezzava il giudizio e il castigo di Dio. Fintanto che il giudizio e il castigo di Dio non lo avessero lasciato, il suo cuore avrebbe ricevuto il suo conforto più grande. Adesso dovrei anche seguire l’esempio della comprensione e della ricerca di Pietro. La carne è corrotta e inevitabilmente si degraderà. Anche se sono colpito da una malattia e perdo la mia libertà, devo sopportare la sofferenza, ma qualora perdessi il giudizio e il castigo di Dio, cosa che equivarrebbe a perdere il Suo amore e la Sua presenza, perderei anche la possibilità di essere purificato. E questa sarebbe la conseguenza più dolorosa. Sotto la luce di Dio, ho sperimentato ancora una volta il Suo amore. Ho anche odiato la mia debolezza e la mia dappocaggine, e ho visto che la mia natura è troppo egoista, e non mostra mai alcuna considerazione nei riguardi dei sentimenti di tristezza provati da Dio. Il giorno seguente, diversi altri prigionieri nella stessa cella si ammalarono, ma miracolosamente la mia febbre alta scese. Sentii la protezione e l’attenzione di Dio nei miei riguardi, e vidi anche le meraviglie della Sua opera. Nei giorni successivi, i piccoli panini al vapore che ci davano da mangiare divennero ancora più piccoli, e così alcuni prigionieri iniziarono a lamentarsi: “Da quando è arrivato il ‘Vescovo’, prima siamo stati colpiti da un’epidemia e ora dalla carestia”. Dicevano che era tutta colpa mia e che l’unica cosa ragionevole sarebbe stata la mia condanna a morte. Una sera, un venditore si avvicinò alla finestra e il boss della cella comprò una grande quantità di prosciutto, carne di cane, cosce di pollo, eccetera. Alla fine, mi ordinò di pagare. Dissi di non avere il denaro, e così lui mi rispose con cattiveria: “Se non hai i soldi, ti tormenterò lentamente!” L’indomani mi fece lavare le lenzuola, i vestiti e i calzini. Anche i secondini del carcere mi fecero lavare i loro calzini. Dovetti sopportare le loro botte quasi ogni giorno. Ogniqualvolta non ne potevo più, ero sempre guidato interiormente dalle parole di Dio: “Devi compiere il tuo dovere finale per Dio durante il tuo periodo in terra. Nel passato, Pietro fu crocifisso a testa in giù per Dio; tuttavia, tu alla fine devi soddisfare Dio ed esaurire tutte le tue energie per Dio. Che cosa può fare per Dio una creatura? Così devi donarti alla mercé di Dio al più presto. Finché Dio è contento e soddisfatto, lasciaGli fare ciò che vuole. Che diritto hanno gli uomini di lamentarsi?” (“Interpretazione del quarantunesimo discorso” in La Parola appare nella carne). Le parole di Dio mi davano una forza infinita. Malgrado di tanto in tanto fossi ancora oggetto di attacchi, umiliazioni, condanne e botte da parte dei prigionieri, la mia anima era capace di trovare conforto e gioia. Come un potente flusso caldo, l’amore di Dio mi spingeva ad andare avanti, permettendomi di sentire veramente la Sua sconfinata grandezza.
Al mattino, un secondino consegnò specificamente un foglio di giornale. I detenuti sorridevano in modo orribile, mentre usavano un tono beffardo per leggere le parole scritte sul giornale, insultando e bestemmiando Dio Onnipotente. Dentro di me ero così furioso che cominciai a digrignare i denti. I detenuti si avvicinarono per chiedermi quale fosse il problema, e io dissi ad alta voce: “Questa è una calunnia del Partito Comunista!” Ascoltando questi prigionieri, che si limitavano a seguire la folla, diffamando la verità e bestemmiando Dio, parlando lo stesso linguaggio del diavolo, mi sembrò di vedere l’approssimarsi della loro fine. Poiché il peccato della bestemmia contro Dio non verrà mai perdonato, chiunque offenda la Sua indole, riceverà il castigo e la punizione più pesanti! Così facendo, il Partito Comunista sta portando tutto il popolo cinese verso il suo destino finale, mostrando completamente il suo vero volto di demone mangia-anime! Più tardi il funzionario di polizia che si occupava del mio caso mi interrogò di nuovo. Stavolta non usò la tortura per provare a estorcermi una confessione, e invece cambiò modo di porsi, usando una faccia “gentile” per chiedermi: “Chi è il tuo leader? Ti darò un’altra possibilità. Se ce lo dici, tutto si risolverà per il meglio per te. Dimostrerò di avere grande clemenza nei tuoi riguardi. Eri comunque innocente, ma altre persone ti hanno tradito. Quindi perché dovresti coprirle? Sembri una persona così ben educata. Perché devi dare la tua vita per loro? Se ce lo dici, potrai tornare a casa. Perché restare qui a soffrire?” Questi ipocriti dalla doppia faccia avevano visto che l’approccio duro non funzionava, e quindi decisero di optare per quello morbido. Conoscono davvero tanti trabocchetti scaltri, e sono grandi maestri di manovre e macchinazioni! Vedere quella sua faccia da ipocrita riempì il mio cuore di odio per questa manica di demoni. Gli dissi: “Le ho raccontato tutto quello che so, non so altro”. Osservando il mio atteggiamento risoluto, si rese conto che non avrebbe potuto estorcermi nessuna informazione, e quindi si allontanò avvilito.
Dopo aver trascorso mezzo mese in carcere, venni rilasciato soltanto dopo che la polizia chiese alla mia famiglia di pagare 8.000 yuan di cauzione, ma mi avvisarono di non andare da nessuna parte, e mi dissero di restare a casa e garantire la mia reperibilità. Il giorno del mio rilascio, i secondini non mi diedero niente da mangiare intenzionalmente, mentre i detenuti dissero: “Il tuo Dio è straordinario. Noi non eravamo malati, ma qui lo siamo diventati tutti. Tu sei venuto qui pieno di malattie, ma adesso stai uscendo completamente sano. Buon per te!” In questo momento, il mio cuore diventò ancora più grato e pieno di gloria verso Dio! Mio zio lavora come guardia carceraria. Continuò a sospettare che fossi stato rilasciato perché mio padre aveva una relazione speciale con qualcuno potente, perché in caso contrario non ci sarebbe mai stata la possibilità che fossi rilasciato da un carcere di massima sicurezza nel giro di mezzo mese: avrei dovuto trascorrervi almeno tre mesi. Tutta la mia famiglia sapeva molto bene che questo era stato determinato dall’onnipotenza di Dio, che stava svelando la Sua meravigliosa opera su di me. Vidi chiaramente che questa era la contesa tra Dio e Satana. A prescindere da quanto sia selvaggio e feroce, Satana sarà sempre sconfitto da Dio. Da allora in poi, mi convinsi che ogni cosa che incontravo facesse parte del disegno di Dio. Alla fine di maggio del 2011, sotto il reato di “disturbo dell’ordine sociale”, la polizia comunista mi condannò a un anno di rieducazione attraverso il lavoro, da effettuare fuori dal carcere sotto sorveglianza, e fui sospeso per due anni.
Dopo aver sperimentato questa persecuzione e queste tribolazioni, avevo raggiunto un livello di comprensione sufficiente per riuscire a discernere l’essenza malvagia dell’ateo Partito Comunista Cinese, e avevo sviluppato un odio radicato nei suoi confronti. Tutto ciò che fa è usare metodi violenti per mantenere il suo status dominante, colpendo e sopprimendo tutte le giuste cause, e detestando la verità all’estremo. È il più grande nemico di Dio. Allo scopo di raggiungere il suo obiettivo di controllare permanentemente le persone, non si ferma davanti a niente pur di ostacolare e distruggere l’opera di Dio sulla terra, sopprimendo furiosamente e perseguitando coloro che credono in Dio, usando il bastone e la carota, portando gli altri a obbedire ai suoi ordini, dicendo una cosa e facendone un’altra, e nascondendo inganni e complotti in ogni occasione. Il contrasto che esso evidenzia mi permette di vedere ancora meglio che soltanto la parola di Dio può portare vita alle persone nei momenti di sofferenza. Quando qualcuno è all’estremo della disperazione o a un passo dalla morte, la parola di Dio è come acqua vitale, che alimenta gli aridi cuori della gente. È anche un elisir miracoloso che può curare le ferite delle anime delle persone, salvandole dal pericolo, nutrendo le loro vite con fiducia e coraggio, e portando loro un’energia illimitata, permettendogli di godere della dolcezza della parola di Dio in mezzo alla loro sofferenza, cosa che può dare conforto alle loro anime, e far loro sentire che la vitalità della parola di Dio è inesauribile e infinita. In queste due settimane di vita in prigione, se Dio non fosse stato con me, usando le Sue parole per ricordarmi, illuminarmi e incoraggiarmi, in nessun modo la mia natura debole avrebbe potuto sopportare una tale sofferenza. Se Dio non avesse vegliato su di me e non mi avesse protetto, il mio corpo fiacco e fragile non avrebbe resistito alle torture e alle sevizie inflittemi dalla malvagia polizia, che, pur non avendomi tormentato fino alla morte, avrebbe comunque lasciato il mio corpo malconcio e ferito, ma Dio mi protesse meravigliosamente in quei giorni così oscuri e difficili, curando perfino la mia malattia originale. Dio è realmente onnipotente! Il Suo amore per me è davvero troppo profondo, meraviglioso! Di fatto non so come esprimere la mia gratitudine nei Suoi confronti, e posso solo dire dal profondo del mio cuore: “Oh Dio, spero di amarTi sempre più profondamente! Non importa quanto sia difficile e accidentata la strada da percorrere o quanta sofferenza io debba sopportare, obbedirò ai Tuoi disegni e sarò determinato a seguirTi fino alla fine!”
Sebbene in questa esperienza il mio fisico abbia sofferto un po’, i benefici che ne ho tratto sono rilevanti. Questo è un punto di svolta lungo la strada della mia fede in Dio, e anche un nuovo punto di inizio nella strada della mia fede in Dio. Sento profondamente che, da quando iniziai a credere in Dio dieci anni fa, non ho mai apprezzato il Suo amore così intensamente come faccio oggi, e ho realmente provato che il valore e il significato di credere in Dio, di seguirLo e di adorarLo sono grandissimi; e inoltre, non sono mai stato così intenzionato a cercare di amare Dio e a donare il resto dei miei giorni per sdebitarmi con Lui per il Suo amore come invece faccio oggi. Vorrei cogliere questa opportunità per offrire la mia lode e la mia sincera riconoscenza. Tutta la lode e la gloria a Dio Onnipotente!
Fonte: La Chiesa di Dio Onnipotente
0 notes
Text
#gallery-0-5 { margin: auto; } #gallery-0-5 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 50%; } #gallery-0-5 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-0-5 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito la confisca del patrimonio, del valore di circa 11 milioni di euro, riconducibile a una famiglia di origini calabresi dedita alla commissione di plurimi reati.
Il provvedimento, emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale capitolino su richiesta della Procura della Repubblica di Roma, ha ad oggetto i beni mobili e immobili nella disponibilità di Francesco Mercuri, capofamiglia, della moglie Carmela Fazzari e dei figli della coppia, Giuseppe e Angelo, i quali, a partire dagli anni ’80, hanno accumulato numerose condanne per furto, truffa, contrabbando, riciclaggio, ricettazione e altri reati commessi, anche in forma associativa, nella provincia di Roma.
Gli accertamenti economico-patrimoniali svolti dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Frascati, coordinate dal locale Gruppo, hanno evidenziato, oltre alla pericolosità sociale degli indagati, la rilevante sproporzione tra i modesti redditi dichiarati al Fisco e i beni posseduti.
I componenti della famiglia – secondo l’accusa – manifestava un elevato tenore di vita, testimoniato dalla frequentazione di esclusivi club nelle più rinomate località marittime, raggiunte a bordo di una lussuosa barca a vela che è stata colpita dalla confisca unitamente a 24 unità immobiliari (ville, appartamenti e terreni), 60 autovetture, conti correnti, quote societarie e l’intero patrimonio di 9 società, nonché un noto locale della movida romana in zona Tiburtina.
È stata confiscata anche la somma di 100 mila euro in contanti, trovata in possesso a uno dei figli e di cui lo stesso non era stato in grado di giustificare la provenienza. I beni erano stato oggetto di sequestro nel corso del 2019 e a gennaio di quest’anno.
Uno dei membri della famiglia è stato colpito anche dalla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con l’obbligo di soggiorno per 2 anni, eseguita dagli agenti del Commissariato della Polizia di Stato “Vescovio”.
Roma, confiscato il patrimonio a famiglia di origine calabrese. Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito la confisca del patrimonio, del valore di circa 11 milioni di euro, riconducibile a una famiglia di origini calabresi dedita alla commissione di plurimi reati.
0 notes
Text
Buccinasco, Caduto un albero in via Guido Rossa
Buccinasco, Caduto un albero in via Guido Rossa
A causa del maltempo dei giorni scorsi un pioppo bianco ha colpito tre auto parcheggiate in via Guido Rossa. Si tratta di un albero in un’area confiscata e gestita direttamente dal Demanio, non curata dal Comune
(more…)
View On WordPress
0 notes
Text
Evadono più di 3 milioni di euro, tra i beni sequestrati auto di lusso e un deposito di mezzi militari
Più di 3 milioni di euro. Per l’esattezza 3,2. A tanto ammonta il debito accumulato dalla Bianciotto Fratelli snc e la Itel 2000 di Pinerolo. La Guardia di Finanza li ha confiscata ai tre imprenditori colpevoli di avere creato l’ammanco alle due società, dichiarate fallite nel febbraio 2015. Un patrimonio, che comprende non solo auto […] Per il contenuto completo visitate il sito http://ift.tt/1tIiUMZ
da Quotidiano Piemontese - Home Page http://ift.tt/2zskquV via Adriano Montanaro - Alessandria
0 notes
Text
Nel 1835 Giuseppe Molteni ritrasse il governatore della Lombardia Franz von Hartig. Il dipinto, finora ritenuto disperso, si conserva all’abbazia di Doksany nella Repubblica Ceca
Il conte Franz de Paula Hartig (1789-1865) fu governatore della Lombardia dal 1830 al 1840 ed è perciò un nome noto alla nostra storiografia, anche artistica. Come molti esponenti della nobiltà feudale austriaca, possedeva un castello avito in Boemia, nella cittadina di Niemes, oggi Mimoň. Sfortunatamente la storica residenza non esiste più: fu abitata dai conti Hartig fino alla seconda guerra mondiale, dopodiché venne confiscata dallo Stato cecoslovacco per finire demolita con la dinamite nel 1985. Negli anni precedenti le collezioni d’arte del castello andarono disperse e con esse il monumento funerario della figlia del governatore, Eleonora, che Hartig aveva commissionato a Pompeo Marchesi per la cappella di famiglia a Niemes.
4. Veduta del castello di Niemes, oggi Mimoň, in Boemia (distrutto nel 1985)
L’attività di Hartig nei panni di committente e collezionista sulla scena milanese, dove venne acclamato da Giuseppe Sacchi come “munifico proteggitore delle arti belle”, attende di essere ricostruita. Già si sapeva di un suo ritratto eseguito da Giuseppe Molteni ed esposto all’Accademia di Brera nell’estate del 1835: l’opera, di cui si era persa ogni traccia, era nota solamente attraverso una riproduzione litografica realizzata dallo stesso Molteni. Ora siamo in grado di affermare che il dipinto non è andato perduto: unitamente al suo pendant raffigurante la moglie Juliana Grundemann von Falkenberg (1788-1866), esso si conserva nella quadreria dell’abbazia premostratense di Doksany, nella Boemia settentrionale.
La tela, che misura 141 x 112 cm, mostra il conte seduto allo scrittoio, il cui piano è ingombro di oggetti: tra questi si nota un numero della “Gazzetta di Milano” e un piccolo dipinto raffigurante il castello di Niemes. Presso un fermacarte di cristallo è sistemato un biglietto su cui si legge “An / Meinen Gouverneur / Von […] Grafen / Niemes / in Böhmen”. Come scrisse il critico milanese Ignazio Fumagalli nella recensione alla mostra braidense apparsa sulla “Biblioteca Italiana” nel 1835, Hartig è “figurato in attitudine di spedire affari di Stato”. Alle sue spalle si erge un grande vaso orientale sul quale si adagia un lembo del cortinaggio rosso pendente dal soffitto.
#gallery-0-5 { margin: auto; } #gallery-0-5 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 50%; } #gallery-0-5 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-0-5 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
2. Giuseppe Molteni, Ritratto del conte Franz von Hartig, litografia, 1835
1. Giuseppe Molteni, Ritratto del conte Franz von Hartig, olio su tela, 1835. Doksany, abbazia premostratense
Grazie a questo recupero è possibile asseverare il giudizio espresso a suo tempo sulle pagine del “Ricoglitore italiano e straniero” dal critico Cleto Porro, il quale, enumerando i diciotto quadri inviati da Molteni alla mostra braidense di quell’anno, assegnava la palma proprio al nostro dipinto: “Fra i molti ritratti onde piacque al signor cavaliere arricchire la nostra esposizione, quello di S. E. il signor conte di Hartig, governatore della Lombardia, brillava sopra gli altri, e per la più viva rassomiglianza, e per tutto il corredo dell’accessoria pittura”.
La storica dell’arte Květa Křížová, che nel 2013 ha pubblicato la coppia di dipinti di Doksany senza riconoscerne l’autore, ha segnalato contestualmente l’esistenza, nel castello di Sychrov, di un’interessante raccolta di disegni provenienti dalla residenza boema degli Hartig. Il fondo include fogli di artisti lombardi dell’età neoclassica quali Andrea Appiani, Ernesta Bisi Legnani e Abbondio Sangiorgio e va dunque ricondotto alla persona del governatore.
I due ritratti di Giuseppe Molteni e altre opere inedite di Pompeo Marchesi e Giovanni Migliara commissionate a Milano dal conte Hartig saranno oggetto di uno specifico approfondimento, a cura dello scrivente, in un articolo di prossima pubblicazione sulla rivista AFAT.
3. Particolare del ritratto del conte Hartig di Giuseppe Molteni
Bibliografia
Esposizione dei grandi e piccoli concorsi ai premj e delle opere degli artisti e dilettanti nelle Gallerie della I. R. Accademia di Belle Arti per l’anno 1835, Milano 1835, p. 13, cat. 60.
I. Fumagalli, Esposizione degli oggetti di Belle Arti nell’I. R. Palazzo di Brera, “Biblioteca Italiana”, LXXX, ottobre-dicembre 1835, p. 4.
C. Porro, Esposizione delle belle arti in Milano del settembre 1835, “Ricoglitore italiano e straniero”, II, 1835, 2, p. 434.
Giuseppe Molteni (1800-1867) e il ritratto nella Milano romantica. Pittura, collezionismo, restauro, tutela, catalogo della mostra (Milano, Museo Poldi Pezzoli), a cura di F. Mazzocca, L. M. Galli Michero, P. Segramora Rivolta, Milano 2000.
K. Křížová, Zámecká sbírka, in Zámek v Mimoni. Zbytečně zbořená památka, Mimoň 2013.
SalvaSalva
SalvaSalva
"Molteni ritrovato in Boemia", di Roberto Pancheri Nel 1835 Giuseppe Molteni ritrasse il governatore della Lombardia Franz von Hartig. Il dipinto, finora ritenuto disperso, si conserva all’abbazia di Doksany nella Repubblica Ceca…
0 notes
Text
In fuga dalla guerra a Bali: tra ricconi, influencer e disertori russi ecco la piccola Mosca sul mare che preoccupa governo e ucraini
CHENNAI – Immaginate di trovarvi a Bali e veder sgassare un ragazzotto nerboruto a bordo di una Lamborghini bianca con targa falsa recante il nome del conducente a caratteri cirillici. Poco dopo: auto di lusso confiscata, giovane russo evaso a Dubai. Oppure, pensate d’osservare un’influencer che saetta sul motorino affittato su un molo per finire in acqua ridendo e conquistare cuoricini su…
View On WordPress
#aggiornamenti da Italia e Mondo#Mmondo#Mmondo tutte le notizie#mmondo tutte le notizie sempre aggiornate#mondo tutte le notizie
0 notes
Text
Su auto confiscata senza patente,denunce
58enne piacentino recidivo, era già stato fermato a febbraio http://ift.tt/2xw8kgh
0 notes
Text
Canne in auto, 'saltano' due patenti. E si rischia la confisca
Canne in auto, ‘saltano’ due patenti. E si rischia la confisca
Alessandria News Patenti a rischio e auto confiscata. Le allegre serate di tre giovani sono finite molto male,per colpa di qualche tiro di troppo. Il 24enne che guidava rischia di perdere anche il mezzo.
AlessandriaNews.it http://ift.tt/2pdfqCX
View On WordPress
0 notes
Text
“Avola non sono loro, Avola non sono i Crapula, o i loro compari. Avola siete voi e dovete avere l’orgoglio di respingere questa peste mafiosa. Cacciateli dalla vostra città!”.
E’ questo il messaggio che ho cercato di lanciare ad Avola, in occasione del convegno all’Istituto “Majorana”, fortemente voluto dal dirigente, Prof. Navanteri, dal Prof. Cataudella e da Libera. La referente di Libera, l’avv. Lauretta Rinaudo, ha moderato ed aperto l’incontro, al quale ha partecipato anche l’assessore alla Legalità del Comune.
“Parlare ai ragazzi, spiegare con nomi e cognomi chi sta rovinando la nostra meravigliosa terra è fondamentale, così come fondamentale è ammettere che la mafia esista anche ad Avola ed è purtroppo forte e viva.
Questa è una terra di simboli e voi, cari ragazzi, non dovete mai abbassare lo sguardo quando li incontrate nei bar, nelle piazze. Resistenza nei loro confronti è fare loro capire che non sono nulla, se non malacarne da strapazzo.
Michele Crapula
In tutto questo contesto, ovviamente, si inserisce il dovere etico e morale di non farli guadagnare nelle loro attività a cavallo fra il legale e l’illegale (come il caso del chiosco “Wakiki”, per il quale ci sarà un processo e, alla fine, vedremo come finirà o l’agenzia di pompe funebri della figlia del boss Michele, Desire Crapula. Proprio la figlia di Crapula, oggi sposata con Ciccio Giamblanco, ha rilevato un’ulteriore attività al Cimitero che era dei Cangemi (alias paperino).
Le scelte dei cittadini devono essere chiare e non dobbiamo mai, per paura, comodità o peggio ancora per convenienza far guadagnare questi signori.
Il capo mafia, Michele Crapula, è da anni in galera, ma fuori si trovano altri esponenti della famiglia (allargata) che pensano di poter fare in buon ed il cattivo tempo, con atteggiamenti fra il mafioso ed il bullo”.
Nel corso della manifestazione ho mostrato le foto della casa confiscata al boss Crapula e, successivamente, distrutta (LEGGI ARTICOLO). Questa casa deve presto diventare un simbolo di legalità ed in questo senso un impegno chiaro è stato assunto dall’assessore alla Legalità del Comune.
#gallery-0-29 { margin: auto; } #gallery-0-29 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 25%; } #gallery-0-29 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-0-29 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
Casa Michele Crapula
Casa Michele Crapula
Casa Michele Crapula
Casa Michele Crapula
Nome per nome ho cercato di spiegare alle centinaia di ragazze e ragazzi presenti, il clan Trigila, quello della parte meridionale della provincia di Siracusa (Noto, Avola, Rosolini, Pachino e Portopalo).
Dal capoclan, Antonino Pinuccio Trigila, fino a chi porta gli ordini fuori dal carcere: la moglie, Nunziatina Bianca, la figlia, Angela Trigila ed il nuovo genere, Graziano Buonora. (LEGGI LA MAPPA DEL CLAN)
#gallery-0-30 { margin: auto; } #gallery-0-30 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 25%; } #gallery-0-30 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-0-30 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
Antonino Pinuccio Trigila
Nunziatina Bianca (moglie Pinuccio)
Angela Trigila (figlia Pinuccio)
Graziano Buonora (compagno Angela Trigila)
Poi ho spiegato il ruolo del boss, Salvatore Giuliano di Pachino, insieme ai fratelli Aprile, Giovanni e Giuseppe.
#gallery-0-31 { margin: auto; } #gallery-0-31 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 33%; } #gallery-0-31 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-0-31 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
Salvatore Giuliano
Peppe Aprile
Giovanni Aprile
Successivamente gli altri accoliti del clan Trigila: da Gianfranco Trigila, a Rino Albergo, Angelo Monaco e Giuseppe Crispino (su Rosolini con Nino Rubino).
#gallery-0-32 { margin: auto; } #gallery-0-32 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 20%; } #gallery-0-32 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-0-32 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
Gianfranco Trigila
Giuseppe Crispino (detto Peppe u barbieri)
Wadlker (Rino) Albergo
Angelo Monaco
Nino Rubbino
Ed i loro affari, ovviamente, dalle estorsioni, alle pompe funebri, alla droga, fino all’autostrada, agli accordi con la politica. Non disdegnando il settore dell’ortofrutta, dai meloni ai limoni (proprio ad Avola).
Il business della droga è gestito da Tonino Carbè, per volere diretto dei Trigila, anche se i Crapula non sembrano “mollare la presa” e, se non si interviene subito, la questione potrebbe finire davvero male.
Intanto pare che Angelo Monaco (che fino a tempo fa non aveva mai voluto trafficare stupefacenti) si sia fatto ingolosire dal “piatto ricco”. Il figliastro di Angelo Monaco, Sebastiano Bosco, è stato arrestato a Messina poco tempo fa con un chilo di cocaina.
#gallery-0-33 { margin: auto; } #gallery-0-33 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 50%; } #gallery-0-33 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-0-33 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
Sebastiano Bosco (figliastro Angelo Monaco)
Tonino Carbè
Purtroppo c’è chi, seppur in galera, continua ad esercitare un ruolo importante nella mafia di Avola, su tutti parliamo di Antonino Campisi, detto “Toninu u scoppiu” e Marco Di Pietro (detto “Marco Motta”).
#gallery-0-34 { margin: auto; } #gallery-0-34 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 50%; } #gallery-0-34 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-0-34 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
Antonio Campisi (detto Tonino u scoppiu)
Marco Di Pietro (detto Marco Motta)
Per comprendere ancor meglio il clima che si respira ad Avola, basta leggere i post pubblici su Facebook di un pluripregiudicato: Paolo Zuppardo.
Zuppardo è stato arrestato più volte anche per tentato omicidio, e ha scritto questi diffamatori e violentissimi post nei confronti del Sindaco e di altri soggetti, come Paolo Loreto, il gestore della nettezza urbana di Avola a cui, tempo fa, Zuppardo (che si atteggia da boss e cammina spesso armato) ha sparato.
#gallery-0-35 { margin: auto; } #gallery-0-35 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 25%; } #gallery-0-35 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-0-35 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
Paolo Zuppardo
Post Paolo Zuppardo
Post Paolo Zuppardo
Post Paolo Zuppardo
Post Paolo Zuppardo
Post Paolo Zuppardo
Post Paolo Zuppardo
Post Paolo Zuppardo
Ecco, peggio della mafia c’è solo la mentalità mafiosa. Nella speranza che presto il Sindaco possa denunciare questo malacarne, sta ai cittadini di Avola farli sentire degli appestati.
Si, i Crapula e qualsiasi delinquente non sono Avola, Avola è dei cittadini onesti e lavoratori, dei ragazzi e delle ragazze che sabato hanno inneggiato ad un cambiamento. Avola è vostra, spiegateli che loro non sono nulla e che devono andare via da lì!
“Avola non sono né i Crapula né gli altri delinquenti: cacciateli!”. Nomi, foto ed affari dei boss in città “Avola non sono loro, Avola non sono i Crapula, o i loro compari. Avola siete voi e dovete avere l’orgoglio di respingere questa peste mafiosa.
#angela trigila#Angelo Monaco#antonino pinuccio trigila#avola#ciccio giamblanco#crapula#desire crapula#gianfranco trigila#giovanni aprile#giuseppe aprile#giuseppe crispino#graziano buonora#Michele Crapula#nino rubbino#nunziatina bianca#paolo zuppardo#rino albergo#Salvatore Giuliano#sebastiano bosco#tonino carbè#waldrker rino albergo
0 notes