#asciutte
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Si confermano condizioni instabili fino alla prima parte di Pasquetta ma con fasi asciutte e miti per diverse aree della regione. Da mercoledì si profila un nuovo scenario
#weekend#finesettimana#fine settimana#pasqua#due facce#volti#emilia romagna#rischio#piogge#raffiche#vento#vento forte#condizioni#instabilità#fino#pasquetta#lunedì dell'angelo#fasi#asciutte#miti#mercoledì#3 aprile#profila#nuovo#scenario
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Domenica: risotto
Il risotto alla milanese non deve essere scotto, ohibò, no! solo un po’ più che al dente sul piatto: il chicco intriso ed enfiato de’ suddetti succhi, ma chicco individuo, non appiccicato ai compagni, non ammollato in una melma, in una bagna che riuscirebbe spiacevole. Del parmigiano grattugiato è appena ammesso, dai buoni risottai; è una cordializzazione della sobrietà e dell’eleganza milanesi. Alle prime acquate di settembre, funghi freschi nella casseruola; o, dopo San Martino, scaglie asciutte di tartufo dallo speciale arnese affetta-trifole potranno decedere sul piatto, cioè sul risotto servito, a opera di premuroso tavolante, debitamente remunerato a cose fatte, a festa consunta. Né la soluzione funghi, né la soluzione tartufo arrivano a pervertire il profondo, il vitale, nobile significato del risotto alla milanese.
C. E. Gadda, Verso la Certosa, Milano, Adelphi, 2013
Immagine: non è una pubblicità; anche nella mia scorta di riserve alimentari ci sono dei buoni risi, maremmani come me.
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Alle volte è dentro di noi qualcosa
(che tu sai bene, perché è la poesia)
qualcosa di buio in cui si fa luminosa la vita:
un pianto interno,
una nostalgia gonfia di asciutte, pure lacrime.
Pier Paolo Pasolini
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Pascola sulle mie labbra;
e se quelle colline saranno asciutte,
vaga più in basso,
dove sono le fontane del piacere.. ♠️🔥
William Shakespeare
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Abbattere e seppellire alberi per fermare il cambiamento climatico: l’idea di una startup sostenuta da Bill Gates
Un anno fa Merritt Jenkins si è trasferito da Boston a Twain Harte, in California, ai piedi della Sierra Nevada. Un mattiino si dirige verso un bosco di dieci acri nella Stanislaus National Forest. Qui la sua startup, Kodama Systems, sta perfezionando la sua macchina per la raccolta del legname, che pesa 17 tonnellate ed è lunga 7metri e mezzo. I taglialegna usano macchine del genere, per prendere tonnellate di alberi tagliati e detriti e trascinarle fuori dal bosco. La versione di Kodama è progettata per svolgere questo compito anche di notte, con meno persone, grazie a connessioni satellitari e camere avanzate a lidar (light detection and raging), le stesse utilizzate sulle auto a guida autonoma, per monitorare il lavoro da remoto. Non è facile. “Gli alberi hanno molte texture diverse”, dice Jenkins, 35 anni. “Ogni 3 metri il cammino è leggermente diverso”. Ma tagliare legna nell’oscurità non è la parte più intrigante dei programmi di Kodama, che ha raccolto 6,6 milioni di $ di finanziamenti dalla Breakthrough Energy di Bill Gates e da altri. Dopo avere tagliato gli alberi, Jenkins vuole seppellirli per contribuire a rallentare il cambiamento climatico e raccogliere compensazioni di carbonio che potrà poi vendere (e forse, un giorno, anche crediti d’imposta). L'idea è quella di piantare alberi per assorbire la CO2 dall’aria e poi vendere i crediti alle aziende, ai proprietari di jet privati o a chiunque altro abbia bisogno o voglia compensare le sue emissioni. Gli scienziati, però, sostengono che anche seppellirli possa ridurre il riscaldamento globale. Soprattutto nel caso di alberi che finirebbero altrimenti per bruciare o decomporsi, disperdendo nell’aria il carbonio che hanno immagazzinato. I giganteschi incendi divampati in California nel 2020 hanno evidenziato i rischi per l’aria, le proprietà e la vita posti dalle foreste troppo estese. “I cieli arancioni di San Francisco hanno rappresentato un punto di svolta”, afferma Jimmy Voorhis, head of biomass utilization and policy di Kodama. “Ora queste storie hanno un’eco diversa. L’allarme suona ancora più forte quest’anno, dopo che gli incendi in Canada hanno messo a rischio l’aria di New York, Washington e Chicago. Per affrontare il problema, lo Us Forest Service intende tagliare 70 milioni di acri delle foreste occidentali, soprattutto in California, nei prossimi 10 anni. In questo modo estrarrà più di un miliardo di tonnellate di biomassa secca. È consuetudine, dopo un disboscamento del genere, che i tronchi di dimensioni tali da essere di interesse commerciale finiscano alle segherie, mentre il resto viene in gran parte accatastato e bruciato in condizioni controllate. Kodama, invece, vuole seppellire gli avanzi in vasche di terra progettate per mantenere condizioni asciutte e senza ossigeno e proteggere il legno dalla putrefazione o dalla combustione. Oltre ai fondi raccolti da venture capital, Kodama ha già ricevuto sovvenzioni per 1,1 milioni di dollari dall’agenzia californiana che si occupa degli incendi boschivi. Altri si sono già impegnati ad acquistare i crediti di carbonio legati alle prime 400 tonnellate di alberi seppellite. Sul mercato, quei crediti dovrebbero fruttare 200 $ a tonnellata. Kodama conta di arrivare ad abbattere e seppellire più di 5000 tonnellate di alberi all’anno. L’idea di seppellire gli alberi sembra semplice e poco tecnologica, soprattutto se paragonata alle complesse tecnologie per la cattura del carbonio che vengono sviluppate per estrarre la CO2 dall’aria. Grazie all’Inflation Reduction Act approvato dai DEM nel 2022, società come Occidental Petroleum ed ExxonMobil potrebbero beneficiare di 85 $ di crediti d’imposta per ogni tonnellata di CO2 se riusciranno a perfezionare i sistemi per aspirare il gas direttamente dall’aria e trasferirlo tramite condutture, per poi iniettarlo nel sottosuolo. La legge incentiva alcuni di questi progetti con crediti d’imposta pari al 30% o più del capitale iniziale investito.
https://forbes.it/2023/08/04/kodama-systems-startup-abbatte-alberi-salvare-clima/
Non ho parole per commentare, se non che basta piantare nuovi alberi. Ma evidente non rende così tanto
https://www.science.org/doi/10.1126/science.aax0848
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Pascola sulle mie labbra,
e se quelle colline saranno asciutte,
vaga più in basso,
dove sono le fontane del piacere.
William Shakespeare
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Vieni a prendermi. Tienimi, non abbandonarmi come si fa coi deboli di successo. Sono la maga delle onde, sono la mia pozione, sono il miracolo che non sai. Sono l'andare e venire. Come faccio a dire il mare, dire dove mi porta, dove mi tiene, dove mi tace, dove mi parla e mi racconta la trasparenza del velo d’acqua, come faccio a dire del rumore che scava, mi scova, mi fissa, mi buca il cuore e mi agonizza, mi balla sulle vene asciutte, mi resuscita, come faccio se tu non mi vieni a cercare? Come fai senza me? Come faccio a non ascoltare il mare quando gli mostro la nuca del ritorno. S'è fatto tardi e dice: aspetta, aspetta, lasciami le parole, le lavo col sale, dove vai, resta qua che ti racconto i baci delle conchiglie, i segreti della moltiplicazione dell’acqua, l’ordine misto dei sassi sul fondale!? Come faccio a non ascoltare l'ordire ardito del mare? Vieni a prendermi, dico a te. Quando il mare dice: vieni che ti svelo la storia delle sillabe del vento sulla riva dove il fiato muore sotto il nero di seppia, vieni che ti racconto l’odore del sale, della vittoria, del dolore andato a male, vieni, resta, non andare via, ascolta la musica ai tuoi piedi che batte il tempo della costanza infinita, la fedeltà di ritorno dell'onda, come te lo racconto l’amore liquido dell’acqua, se te ne vai, come? Tienimi, non abbandonarmi come si fa coi deboli di fortuna. Sono la maga delle onde, sono la mia pozione, sono il miracolo della parola, vuoi sapermi? Vieni a prendermi, dico a te, e poi tienimi.
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Un frammento di luce
L'altro giorno, arrivata al parcheggio, prima di entrare in auto, la mia attenzione ricadde su un foglietto, un punto di luce sull'asfalto tetro cotto dal sole. Mi avvicinai e sorrisi, lieta di poterne leggere il contenuto senza profanare il suo luogo di riposo: "crescenza, ditalini, conchigliette, linguine asciutte, farfalle, 2 te, 2 dadi, 2 vino rosso, 2 bianco, 2 latte, biscotti, Alice". La grafia, di mano sicura e dai tratti un po' infantili, assomiglia a quella di mia nonna e di altri suoi coetanei, perciò chi ha scritto questa lista della spesa potrebbe essere una persona anziana. Tuttavia, ciò che mi intenerisce è il fatto che, prima di annotarsi ciò che occorreva, l'autore misterioso abbia testato l'affidabilità dell'inchiostro, dalla corposità incerta ma ancora presente. Cos'altro emerge poi? Ah sì, Alice... È l'artefice? È colei che ha incaricato lo scrivente di tale quotidiana impresa? O forse non è un nome proprio ma si riferisce all'omonimo pesce azzurro, per quanto sia strano sentirlo nominare al singolare? Quanti indizi, quante suggestioni si possono cogliere da un semplice foglio scritto! Salii in macchina in preda di un'emozione febbrile, come se avessi scoperto uno scrigno ricolmo di tesori. In effetti lo era, almeno dal mio punto di vista: mi ero imbattuta in un vero e proprio spaccato di vita quotidiana, un gesto comune, ma personale, intimo, perciò autentico, naturale, non costruito. Un ritrovamento che ha il sapore delle ricerche di archivio che mi hanno accompagnato negli ultimi anni, ma anche delle ricette di famiglia, cartoline, lettere e fotografie sbiadite che hanno forgiato la mia infanzia. Spero che tale lista sia stata smarrita dopo e non prima della delicata missione gastronomica a cui siamo chiamati settimanalmente. In ogni caso, mi piace pensare che il compito di questo foglietto fosse quello di andare oltre la sua funzione primaria, divenendo una storia da raccontare ai passanti, una finestra sulle abitudini di persone sconosciute, ma che nella ricerca del cibo diventano come ciascuno di noi; un frammento di umanità e uguaglianza: un punto di luce sull'asfalto tetro cotto dal sole.
#pensieri#foto mie#posticini belli#posticini belli e nascosti#aestethic#natura#un frammento di luce#sorprese della domenica mattina#la bellezza del quotidiano#uguaglianza
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E sti cazzi
A19 PaCt, fiumi in secca, desertificazione, qualche mandria di bovidi/ovini al pascolo (di cosa?), ovunque il giallo in tutte le varianti di tonalità, sparute zone verdi ai margini degli argini delle fiumare (asciutte), scene surreali da villaggi Western e, il saccente in felpaverde vuole costruire il ponte, invece degli acquedotti e dei dissalatori.
Ma vada via il c...
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Ho voglia di fare l’amore da un pezzo.
Ma l’amore non è il sesso.
L'amore è baciare le labbra asciutte, tenere la faccia fra le mani, fermarsi a guardare il mare negli occhi altrui, le piccole cose, come la pelle che brucia, le mani che arrotolano i capelli.
E poi con l’interno del dito scendere sul collo.
Mordere tutto il corpo.
Salire a riguardare gli occhi.
Stringere le mani, respirare faticosamente in silenzio, non parlare ma capirsi con naturalezza.
E poi finire, ma restare lì a guardarsi negli occhi.
Restare lì nelle coperte sudate con i piedi incrociati.
Per poi rubarsi una sigaretta appena accesa, con un sorriso vero.
E non dire cose banali che si sono dette già tacendo.
Tenendosi le mani calde, e farlo e rifarlo fino all'alba.
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Pascola sulle mie labbra;
e se quelle colline saranno asciutte,
vaga più in basso, dove sono le fontane del piacere.
(William Shakespeare)
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Mi stia lontano, chi ha cuore arido, chi ha ciglia asciutte.
Stay away from me, those with an arid heart, those with dry eyelashes.
- Johann Wolfgang von Goethe
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#101 Lacrime asciute
Non so più piangere per questo amore o di quello che ne è rimasto. L'amore sembra essersi sgretolato sotto il peso delle nostre insicurezze e dei nostri malumori. Piovono insulti da ogni angolo del cielo. Il nostro nido d'amore trasformato il nodulo di rabbia. Che fa male. Ma anche l'abitudine dello scontro lenisce l'impatto. Vorrei solo tornare a sorridere e che mi guardassi con quegli occhi che mi hanno fatto innamorare di te. Ora invece i tuoi occhi mi guardano solo per redarguirmi e per mandarmi occhiate fulminee.
Piango lacrime asciutte. Il fazzoletto nemmeno serve. E' un pianto così privo di carica che mi chiedo davvero se ancora vale la pena di stare così male. Sono due anni ormai. Eppure lo so in fondo al mio cuore che io non sono così e tu nemmeno.
Perchè lo siamo diventati?
Deglutisco tutte le male parole. Domani in fondo è l'ennesimo nuovo giorno.
JTL
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Dormiveglia
La proprietaria della casa vacanze aveva raccolto dei frutti dai mandorli in giardino. Si stavano asciugando dall'umidità, pioveva da un paio di giorni.
Lunedì, dopo il fine settimana, erano finalmente asciutte e presi a schiacciarle: il frutto che ne uscì era imperfetto, il suo colore, la forma era diversa da mandorla a mandorla e il suo sapore molto più lattiginoso di quelle disponibili nei supermercati.
Era un sapore che avevo provato solo tantissimi anni prima, dall'unico mandorlo che avevamo in campagna e che ormai è morto per noncuranza.
Mi sono ricordato di un albero, dopo più di venti anni: quanti ricordi assopiti potrei ancora oggi risvegliare col gusto, l'olfatto, il suono?
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Pascola sulle mie labbra; e se quelle colline saranno asciutte, vaga più in basso, dove sono le fontane del piacere...
William Shakespeare
Uuuhhh...
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UNICITÀ
Io credo questo:
che non si può cambiar nome,
cambiar volto
alle creature già nate
nel cuore.
E perciò il nostro bimbo
unico
sarà quello
che noi sognammo
nei mattini di giugno
– ti rammenti? –
quando calpestavamo
le spighe bionde
per cogliere i papaveri
fiammanti
e tutto il cielo era un rombo
d’ali umane
che cercavano il sole.
Io credo questo:
che saprei squarciarmi
con le mie mani
il grembo
prima di dar la vita
ad un figlio
non tuo –
Antonia Pozzi
Antonia Pozzi è stata una poetessa milanese del Novecento, dalla vita molto breve, definita la "Silvia Plath italiana". Tormentata e appassionata, Antonia seppe comporre versi di grande intensità, utilizzando parole semplici ma precise, che Eugenio Montale definì "asciutte e dure come sassi".
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