Quello che non sai di me te lo dico piano
(è rimasto poco da dire)
te lo spingo delicato
fra le orecchie e il collo
e tu lo afferri
lo ripeti senza parole
lo tieni stretto a te
lo comprendi
siamo uguali
pezzi di carne
emozioni
brividi
paure che si nascondono per rimpicciolirle
quello che non so di te
(forse un po’ di più)
non voglio saperlo
voglio sorprenderti in forme diverse
a sentire questi stessi sussulti
piegarmi in due per le fitte al petto
e pensare
stai tranquillo
è solo il cuore.
.🦋.
🔸Arzachena Leporatti
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"quello che non sai di me te lo dico piano
(è rimasto poco da dire)
te lo spingo delicato
fra le orecchie e il collo
e tu lo afferri
lo ripeti senza parole
lo tieni stretto a te
lo comprendi
siamo uguali
pezzi di carne
emozioni
brividi
paure che si nascondono per rimpicciolirle
quello che non so di te
(forse un po’ di più)
non voglio saperlo
voglio sorprenderti in forme diverse
a sentire questi stessi sussulti
piegarmi in due per le fitte al petto
e pensare
stai tranquilla
è solo il cuore"
Arzachena Leporatti
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Quello che non sai di me te lo dico piano
(è rimasto poco da dire)
te lo spingo delicato
fra le orecchie e il collo
e tu lo afferri
lo ripeti senza parole
lo tieni stretto a te
lo comprendi
siamo uguali
pezzi di carne
emozioni
brividi
paure che si nascondono per rimpicciolirle
quello che non so di te
(forse un po’ di più)
non voglio saperlo
voglio sorprenderti in forme diverse
a sentire questi stessi sussulti
piegarmi in due per le fitte al petto
e pensare
stai tranquilla
è solo il cuore.
Arzachena Leporatti
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C’è il nostro alfabeto parallelo
fra i nighiri e la salsa di soia
con poco sale
c’è il nostro fine settimana libero
nei ventinove euro e novantanove
di manovre segrete
e coppie spiate
di discorsi sempre uguali
che ci fanno sorridere
all you can eat
all you can want
e tu mi guardi
come si guarda un pazzo
e un pozzo
con la voglia di assomigliarci
e di caderci dentro.
Arzachena Leporatti, All you can eat
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la bottiglia è vuota
nella mia bocca c’è troppa sete
anche di te
hai abbandonato le stanze in fretta
con parole dette piano
prima velluto e poi scariche elettriche
si dilatano diventando baraonda
vado a letto ma non mi copro
anche se non soffro più il mio corpo nudo
che si lascia andare alle stagioni
all’età che incide come uno scalpello
che mi imbianca lentamente i capelli
senza darlo a vedere
chiudo gli occhi che ormai non ricordo più se torni
ma poi quando arrivi
e mi sorprendi ancora
ti unisci nel solco che ho già scavato
mi avvicini il petto sudato
mi infili dentro le orecchie parole morbide
che mi cullano e mi confondono
fino a non sapere più se siamo
veri e vivi
oppure ombre di noi stessi
simulacri spaventosi
morti che camminano
comunque insieme
Arzachena Leporatti, da Anatomia di una convivenza
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C’è il nostro alfabeto parallelo
fra i nighiri e la salsa di soia
con poco sale
c’è il nostro fine settimana libero
nei ventinove euro e novantanove
di manovre segrete
e coppie spiate
di discorsi sempre uguali
che ci fanno sorridere
all you can eat
all you can want
e tu mi guardi
come si guarda un pazzo
e un pozzo
con la voglia di assomigliarci
e di caderci dentro.
Arzachena Leporatti - All you can eat
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«Se rimani un altro po'
(non so quantificare quanto)
se resti ancora
(quanto vuoi)
se trattieni i tuoi respiri calmandone l'andamento
(fino a che starai bene)
allora rimango anche io
calmo i piedi irrequieti
mollo la lingua agitata
trattengo le parole
le annodo alla gola per non farle scappare
mi fermo tutta
rigida
corpo che diventa sasso giovane ancora morbido
me ne sto immobile fino a quando non cederai
al moto dei tuoi organi
alla danza quotidiana di piccoli gesti e consapevolezze
allora anche io farò altre mosse, simili alle tue
rendendole melodiche e corrispondenti
un insieme di gesti misurati
rotondi e paralleli
andremo avanti all'infinito
insieme ma senza urtarci
senza parole
senza sguardi
solo sapendo le mosse»
(Arzachena Leporatti)
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aspettami
te lo chiedo senza parlare
muovo la bocca muta come un pesce nell’oceano
aspettami
ti aggancio negli occhi una speranza ondeggia come alga
si diffonde come sabbia sul fondo...
Arzachena Leporatti da Anatomia di una convivenza
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Quello che non sai di me te lo dico piano
(è rimasto poco da dire)
te lo spingo delicato
fra le orecchie e il collo
e tu lo afferri
lo ripeti senza parole
lo tieni stretto a te
lo comprendi
siamo uguali
pezzi di carne
emozioni
brividi
paure che si nascondono per rimpicciolirle
quello che non so di te
(forse un po’ di più)
non voglio saperlo
voglio sorprenderti in forme diverse
a sentire questi stessi sussulti
piegarmi in due per le fitte al petto
e pensare
stai tranquilla
è solo il cuore.
Arzachena Leporatti, da Anatomia di una convivenza)
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Quello che non sai di me te lo dico piano
(è rimasto poco da dire)
te lo spingo delicato
fra le orecchie e il collo
e tu lo afferri
lo ripeti senza parole
lo tieni stretto a te
lo comprendi
siamo uguali
pezzi di carne
emozioni
brividi
paure che si nascondono per rimpicciolirle
quello che non so di te
(forse un po’ di più)
non voglio saperlo
voglio sorprenderti in forme diverse
a sentire questi stessi sussulti
piegarmi in due per le fitte al petto
e pensare
stai tranquilla
è solo il cuore.
Arzachena Leporatti, da Anatomia di una convivenza)
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Quello che non sai di me te lo dico piano
(è rimasto poco da dire)
te lo spingo delicato
fra le orecchie e il collo
e tu lo afferri
lo ripeti senza parole
lo tieni stretto a te
lo comprendi
siamo uguali
pezzi di carne
emozioni
brividi
paure che si nascondono per rimpicciolirle
quello che non so di te
(forse un po’ di più)
non voglio saperlo
voglio sorprenderti in forme diverse
a sentire questi stessi sussulti
piegarmi in due per le fitte al petto
e pensare
stai tranquilla
è solo il cuore.
Arzachena Leporatti
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Quello che non sai di me te lo dico piano
(è rimasto poco da dire)
te lo spingo delicato
fra le orecchie e il collo
e tu lo afferri
lo ripeti senza parole
lo tieni stretto a te
lo comprendi
siamo uguali
pezzi di carne
emozioni
brividi
paure che si nascondono per rimpicciolirle
quello che non so di te
(forse un po’ di più)
non voglio saperlo
voglio sorprenderti in forme diverse
a sentire questi stessi sussulti
piegarmi in due per le fitte al petto
e pensare
stai tranquilla
è solo il cuore.
Arzachena Leporatti, da Anatomia di una convivenza)
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Quello che non sai di me te lo dico piano
(è rimasto poco da dire)
te lo spingo delicato
fra le orecchie e il collo
e tu lo afferri
lo ripeti senza parole
lo tieni stretto a te
lo comprendi
siamo uguali
pezzi di carne
emozioni
brividi
paure che si nascondono per rimpicciolirle
quello che non so di te
(forse un po’ di più)
non voglio saperlo
voglio sorprenderti in forme diverse
a sentire questi stessi sussulti
piegarmi in due per le fitte al petto
e pensare
stai tranquilla
è solo il cuore.
Arzachena Leporatti, da Anatomia di una convivenza
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Quello che non sai di me te lo dico piano
(è rimasto poco da dire)
te lo spingo delicato
fra le orecchie e il collo
e tu lo afferri
lo ripeti senza parole
lo tieni stretto a te
lo comprendi
siamo uguali
pezzi di carne
emozioni
brividi
paure che si nascondono per rimpicciolirle
quello che non so di te
(forse un po’ di più)
non voglio saperlo
voglio sorprenderti in forme diverse
a sentire questi stessi sussulti
piegarmi in due per le fitte al petto
e pensare
stai tranquilla
è solo il cuore.
Arzachena Leporatti
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(è rimasto poco da dire)
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fra le orecchie e il collo
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lo ripeti senza parole
lo tieni stretto a te
lo comprendi
siamo uguali
pezzi di carne
emozioni
brividi
paure che si nascondono per rimpicciolirle
quello che non so di te
(forse un po’ di più)
non voglio saperlo
voglio sorprenderti in forme diverse
a sentire questi stessi sussulti
piegarmi in due per le fitte al petto
e pensare
stai tranquilla
è solo il cuore.
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(è rimasto poco da dire)
te lo spingo delicato
fra le orecchie e il collo
e tu lo afferri
lo ripeti senza parole
lo tieni stretto a te
lo comprendi
siamo uguali
pezzi di carne
emozioni
brividi
paure che si nascondono per rimpicciolirle
quello che non so di te
(forse un po’ di più)
non voglio saperlo
voglio sorprenderti in forme diverse
a sentire questi stessi sussulti
piegarmi in due per le fitte al petto
e pensare
stai tranquilla
è solo il cuore
Arzachena Leporatti, da Anatomia di una convivenza
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