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Capire l’arte dell'Ottocento
Capire l’arte dell'Ottocento
Ricostruire il mondo su basi nuove
Il pensiero filosofico di matrice illuminista del secondo Settecento ebbe immediati e notevoli riflessi anche nel campo delle arti, determinando l'affermarsi di orientamenti estetici nei quali prendono importanza finalità come la promozione di un'umanità nuova, più semplice e libera, vicina alla natura e al tempo stesso capace di seguire la ragione. Ne derivarono importantissime conseguenze, sia per quanto riguarda i procedimenti tecnici della pittura e della scultura, dai quali si pretendeva l'allontanamento dai precedenti virtuosismi, sia per quanto riguarda gli obiettivi del fine artistico, che rientravano in un complessivo miglioramento dell'umanità cui tutti dovevano tendere.
L'importanza dell'architettura
Tutte le arti, potevano rivestire un ruolo nel gigantesco sforzo collettivo per il cambiamento della società, ma l'architettura, era in grado di svolgere una funzione più importante e foriera di conseguenze sul piano della concreta esistenza individuale.Gli architetti più in linea con simili tendenze, nella Francia degli anni precedenti e successivi alla Rivoluzione o nella Milano napoleonica, progettarono dunque interventi poco rispettosi della forma urbana quale si era sviluppata nel corso dei secoli (si veda il progetto di Giovanni Antonio Antolini per il Foro Bonaparte a Milano) oppure addirittura città pensate in forme del tutto inedite.Al francese Etienne-Louis Boullée, dobbiamo fantasie architettoniche, affidate a una serie di progetti conservati presso la Bibliothèque Nationale de France a Parigi, in cui una grandiosità di derivazione classica si abbina a una certa idea di semplicità.
Etienne-Louis Boullée. Disegni
Gustave Eiffel, Torre Eiffel, particolare, 1889, Ferro e ghisa. Altezza 300 m. Parigi
I nuovi materiali per l'architettura
In relazione con gli sviluppi economici e tecnologici (e con le mutate esigenze della popolazione), si fece sempre più impellente la necessità di creare strutture nuove. Chi costruiva un ponte, adottando soluzioni tecniche ardite e coraggiose, riteneva necessario completare il tutto, ad esempio, ricorrendo per gli accessi all'armamentario stilistico neogotico; così come i progettisti delle gallerie, non rinunciavano ad abbellire le strutture con decorazioni tratte dalla tradizione.Furono rari i casi in cui le potenzialità insite nei nuovi materiali, come il ferro e il vetro, vennero riconosciute nella loro valenza estetica autonoma. Questo accadde nella Londra a metà dell'Ottocento, quando Joseph Paxton realizzò il Palazzo di Cristallo, in ferro e in vetro, divenuto modello imprescindibile, poiché in esso funzionalità, luminosità ed economicità si univano a una nuova idea di bellezza, affidata a una semplicità del tutto inedita, che non aveva bisogno di desumere le sue fonti dal passato.Una celebrazione di queste nuove tipologie (e questi nuovi ideali) sarebbe poi venuta con la Torre che l'ingegnere Gustave Eiffel progettò per l'Esposizione Universale del 1889: alta 300 metri, con nessun altro scopo se non dichiarare lo slancio creativo della tecnologia e della modernità.
Ripartire dall'Antichità
Il tentativo di rinnovamento in atto nelle varie arti prese avvio dall'ammirazione per l'Antichità e i suoi valori. Il mondo dei Greci e dei Romani assumeva il volto, negli scritti di Winckelmann e di altri teorici del movimento, di una perfezione ideale, confinata in una lontananza irrecuperabile eppure ancora capace di spingere all'emulazione gli artisti contemporanei, che avrebbero tratto dal passato, l'esempio di un atteggiamento, di un certo modo di porsi di fronte alle case, di stoico eroismo o di suprema serenità, senza escludere la manifestazione di sentimenti. Il passato greco e romano, rivisitato in chiave moderna, si prestava ad interpretare gli ideali e i sogni del presente: sia quelli sovrumani dei rivoluzionari impegnati, prima in Francia e poi altrove in Europa, a cambiare il mondo, sia quelli dei sensibili e morbidi adoratori dei miti e delle favole. Si trattò comunque di un movimento che, ancora una volta, dopo le sue prime campagne nel Medievo carolingio e ottoniano e nel Rinascimento, basava la sua forza sulla riproposizione di valori considerati universalmente validi, e che, invece per la prima volta, dimostrava una capacità di irradiazione ben oltre il luogo della sua origine (che era sostanzialmente la Roma del secondo Settecento) in ambiti sempre più vasti, in Europa e in tutto il mondo. Il Neoclassico, il primo stile a definizione mondiale, tra l'altro sviluppatosi in contemporanea con il proliferare dell'arte industriale per quanto riguarda i bronzetti, le ceramiche e i tessuti (si pensi ai prototipi mitologici delle officine ceramiche di Wedgwood, in Inghilterra).
La nascita dell'Estetica
Con il secolo XVIII si assiste alla nascita di una disciplina filosofica apposita, l'Estetica, finalizzata alla comprensione del bello e dell'arte. Il primo ad utilizzare in questi tremori la parola estetica fu, nel 1733, il filosofo tedesco Alxander Gottlieb Baumgarten, secondo il quale la conoscenza che si attua attraverso i sensi, pur da considerarsi inferiore a quella intellettuale, merita di essere considerata nella sua autonomia La conoscenza estetica è un "analogo della ragione" ed è connaturata allo spirito umano, che non a caso si svolge spontaneamente verso la bellezza sensibile ed artistica. Queste tesi si trovarono una prima formulazione nel libro di Baumgartne Aesthetica, pubblicato tra il 1750 e il 1758, e furono riprese poi da Immanuel Kant nella Critica del giudizio (1790).In Kant l'Estetica trova la sua prima formulazione sulla base del riconoscimento di una comune capacità, negli uomini, di riconoscere la bellezza. Anche se i giudizi di gusto, secondo Kant, istituiscono una relazione immediata tra sentimento di piacere/dispiacere e facilità conoscitiva.Prima del Settecento le trattazioni riguardanti l'estetica, ma entravano in ambiti più larghi, come quello della metafisica, oppure si caratterizzano per l'analisi di determinati aspetti tecnici. La novità che si fa strada nel corso del secondo Settecento è invece proprio una conoscenza unitaria, per cui esse hanno in comune un medesimo riferimento ad un ideale di bellezza e si distinguono nettamente dalle tecniche, alle quali pure in passato veniva attribuito il nome di "arti" l'arte della guerra, l'arte della navigazione e così via.
Nuovi strumenti per l'arte
Fatto fondamentale per lo sviluppo dell'arte dell'Ottocento fu l'invenzione della fotografia (dagli anni Trenta) con la sua rapida espansione, sia in termini autonomi e in relazione con esigenze prettamente documentarie, sia in rapporto con le arti figurative.Tra le conseguenze, accanto alla possibilità di ottenere immagini o la veduta, ci fu una crisi significativa della tradizionale modalità di visione dei pittori. La pittura fu allora in grado di affermare con forza la propria autonomia e unicità grazie alle sue caratteristiche tecniche, che la rendevano incompatibile con il nuovo strumento di rilevazione del vero.Accanto alla fotografia vanno considerate, nuove tecniche di produzione più rapide, economiche ed efficaci di quelle tradizionali: la litografia, l'acquatinta, l'incisione a colori.Ne derivò un collezionismo borghese interessato alle stampe da arredo ispirate alle opere pittoriche dei filoni più popolari, come i paesaggi, le veduta urbane, i oggetti devozionali e le scene di genere moralistiche o umoristiche. Ne fu incrementato anche al valore aggiunto che le stampe garantivano all'editoria popolare illustrata, ai romanzi, alle strenne, a un certo tipo di giornalismo.
Nuovo pubblico e nuova committenza
Fu un allargamento del pubblico coinvolto nel mondo dell'arte, a livello di fruizione ma anche di produzione. Le stesse teorie romantiche secondo cui l'arte è una creazione individuale e quindi l'espressione spontanea di una creatività che è in ciascuno di noi, determinarono un sensibile accrescimento al numero di coloro che volevano cimentarsi personalmente con i pennelli, con la conseguente nascita del fenomeno del dilettantismo, a cui molti si volsero, in particolare in ambito borghese e nobiliare e specialmente tra le donne. Cambiò anche la committenza o per meglio dire si allargò, estendendosi dai soggetti tradizionali, la Chiesa e la nobiltà, a settori della borghesia che vedevano nell'acquisizione di un dipinto o di una scultura un mezzo di promozione sociale la cui efficacia era universalmente riconosciuta. La fortuna dei generi quali quello del ritratto, o quello del paesaggio. Sono fenomeni che crescono nel corso del secolo, ma che si presentano sin dalla fase neoclassica, in particolare per quanto riguarda la ritrattistica, in riferimento all'immagine che i nuovi intellettuali o gli ufficiali o i borghesi vogliono dare di sé.Così Jacques-Louis David, ci ha lasciato una serie di ritratti, affidatigli da una committenza facoltosa i quali, si basano su una visione realistica e piana, anche quando (si veda il Ritratto di Madame Récamier) gli accessori e le mode del tempo condizionano fortemente l'iconografia.I fatti dell'arte divennero oggetto di discussione quotidiana, giovandosi di un'attenzione costante da parte della stampa e di una maggiore circolazione delle immagini grazie allo sviluppo delle tecniche di riproduzione a stampa.Le grandi esposizioni, come il Salon di Parigi (divenuto annuale nel 1831), durarono spesso vari mesi ed erano seguitissime dal pubblico.
Jacques-Louis David, Ritratto di Madame Récamier, 1800 circa. Olio su tela, 174x244 cm. Parigi, Museo del Louvre
Una nuova critica d'arte
Contemporaneamente a un vistoso allargamento del pubblico degli amatori e degli appassionati d'arte, si andò sviluppando una critica d'arte impersonata, al livello più alto, da Charles Baudelaire, il quale iniziò la sua carriera letteraria proprio con gli articoli dedicati al Salon del 1845. Il poeta dei Fiori del male era un ammiratore entusiasta di Delacroix e appoggiava il lavoro dei "pittori della vita moderna" come Constantin Guys, ma sapeva anche riconoscere il valore di artisti tra loro assai diversi come Ingres e Daumier.
Neoclassicismo, Preromanticismo, Romanticismo
Secondo lo storico dell'ate Giulio Carlo Argan (1970) il Neoclassicismo "non è altro che una fase della concezione romantica dell'arte", in entrambe le correnti si avrebbe il prevalere di un "fattore ideologico, talora esplicitamente politico" in sostituzione del "principio metafisico della natura come rivelazione". E' talora ben difficile distinguere nella cultura europea il paesaggio della fase neoclassica a quella romantica, al concetto di Preromanticismo. La distinzione tra i due movimenti può avvenire su varie basi: tendenzialmente razionale il primo, passionale il secondo: adoratore dell'Antichità il Neoclassicismo, interessato al Medioevo cristiano il Romanticismo. Il superamento della tradizionale suddivisione di generi artistici e del sistema di regole convenzionale, un fatto di portata enorme che diede avvio alla grande pittura inglese, tedesca e francese (Turner e Constable, Runge e Friedrich, Delacroix e Damier).L'importanza della soggettività dell'artista non ne implicò al contrario la funzione dell'artista nella società s accrebbe.Un pittore neoclassico come David si fece interprete di valori emergenti, collaborando fattivamente con l'opera dipinta e con l'organizzazione delle feste repubblicane, all'affermazione degli ideali rivoluzionari. Negli anni dopo la restaurazione, i pittori e gli scultori assecondarono il dibattito teorico con un impegno costante e sincero, per quanto con qualche inevitabile caduta a seguito di sommovimenti della storia (si pensi a Delacroix per la Francia, ad Hayez per l'Italia).Questa partecipazione agli eventi, anche drammatici ed esaltanti, propri di tempi particolarmente inclini al cambiamento, convisse in alcune figure con la ricerca di una dimensione più intima e raccolta, come nel tedesco Friedrich, interessato a scrutare oltre il visibile e i limiti terreni, con una tensione verso l'infinito che è un altro dei punti cardine del Romanticismo.Nel suo dipinto le bianche scogliere di Rügen, i motivi naturalistici sono considerati, come nel costo della sua opera, geroglifici di una rivelazione divina, le figure viste di spalle, alludono alla vastità degli spazi che si aprono davanti all'uomo.In quest'opera il pittore ha raffigurato anche se stesso che, in ginocchio, si sporge oltre l'orlo dell'abisso, in grado di misurare con lo sguardo profondità che noi possiamo solo intuire.
Joseph M. William Turner, Tempesta di neve. Battello a vapore al largo di Harbour'sMouth, 1842. Olio su tela, 91,5x122 cm. Londra, Tate Gallery
Caspar David Friedrich, Le bianche scogliere di Rügen, 1818 circa. Olio su tela, 9,5x71 cm. Winterthur, Fondazione Oskar Reinhard.
L'arte si accosta al reale
Secondo il critico Francesco Arcangeli, la pratica romantica è già in nuce in certa pittura del Settecento, dove si colgono "i prodromi d'un paziente, penetrante accostamento al reale". Già il filosofo G.W.F. Hegel riconosceva un principio fondamentale dell'estetica romantica: "La maniera dell'effettiva rappresentazione non oltrepassa essenzialmente la realtà comune vera e propria e in nessun modo ha paura di accogliere in sé questa esistenza reale nella sua manchevolezza e determinatezza finita".Il concetto di sublime: l'essenza del movimento romantico consiste proprio in un'attenzione più disincantata alla realtà, come mostrano per citare esempi italiani, l'opera manzoniana (i Promessi Sposi a ragione sono stati definiti il "romanzo senza idillio"), e tanta pittura, da Hayez al Piccio.Su queste basi si innestò in Francia dove, a partire già dagli anni Quaranta, il Positivismo, i cui effetti ricaddero su tutte le arti (il Naturalismo, il Verismo in letteratura, il Realismo alle arti figurative). Un dipinto come Les demoiselles des bords de la Seine (1856) di Gustave Courbet esemplifica bene, in maniera quasi brutale (le donne sdraiate sulla riva del fiume sono due prostitute), la volontà di prendere le distanze da esiti accademici e idealistici. I fatti nuovi erano la diffusione della Rivoluzione industriale, le grandi scoperte scientifiche, e l'aumento del benessere, la nascita della civiltà metropolitana e la pacificazione dell'Europa. La vita va ritratta anche nella sua dimensione più quotidiana e banale, o vista, come nel caso degli Impressionisti, nei suoi termini più effimeri, in un momento determinato (quel dato momento, quella data ora). Venne completamente esclusa qualunque prospettiva che fosse metafisica o ideale o in qualche modo staccata dal "qui e ora". Certo il Realismo voleva dire anche percezione dei problemi, riconoscimento dei modi politici e sociali irrisolti (si pensi alla pittura di Courbet o al filone sociale di tanta pittura e scultura), ma prevaleva comunque un atteggiamento scientista, le credenze che dell'arte potesse arrivare un contributo per la soluzione dei problemi.Tale concezione, finì con l'essere considerata, tanto da determinare verso la fine del secolo la cosiddetta "reazione antipositivista", basata su tendenze irrazionali e spiritualistiche. Alla base c'erano la presa di distanza dalle pretese conoscitive fondate sulla ragione umana e l'idea che la complessità della realtà esiga ben altri strumenti di comprensione e di analisi, anche al di fuori della logica tradizionale.
Gustave Courbet, Les Demoiselles des bords de la Seine. Estate. 1856. Olio su tela, 173x205 cm. Parigi, Musée du Petit-Palais.
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Arte barocca. Caratteristiche dell'arte barocca: drammaticità, linea curva, energia, movimento e giochi di luce e ombra.
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Sainte Chapelle de la Conciergerie. Parigi
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