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#appuntamento in questura
iviaggidivale1975 · 8 months
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La mia esperienza per rifare il passaporto
Richiedere il passaporto dal 2022 è come fare una gara di ostacoli in quanto le Questure sono intasate da chi acquista un viaggio o biglietti aerei che chiedono l’emissione immediata e chi in modo diligente passa attraverso il sito della Polizia di Stato fissando l’appuntamento. Fino adesso ci son stati articoli e post sui social dove è lamentela unica per l’emissione del passaporto,…
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p-a-lindrome · 10 months
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Ma si può aspettare due ore per un appuntamento all'ufficio passaporti? E beccarsi pure l'unica prova antincendio di sempre di tutta la questura?
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3nding · 8 months
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Altro highlight della giornata: becco uno slot appuntamento passaporto sul sito della questura.
Compilo form dopo form.
Arrivo alla voce documenti dei genitori.
Vuole i dati ADESSO.
Mia moglie non risponde al tel.
Il timer si esaurisce.
Mi annulla l'appuntamento.
Quota giornaliera bestemmie superata del 275%.
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lamilanomagazine · 3 months
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Napoli: Manfredi interviene alla Giornata Mondiale del Rifugiato: "Soluzioni urgenti per chi fugge da guerra e povertà"
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Napoli: Manfredi interviene alla Giornata Mondiale del Rifugiato: "Soluzioni urgenti per chi fugge da guerra e povertà". Il Comune di Napoli celebra oggi la Giornata Mondiale del Rifugiato in collaborazione con la Città Metropolitana di Napoli ed in partenariato con gli Enti Gestori del SAI (Sistema Accoglienza Integrazione), con l'Università L'Orientale di Napoli e con l'UNHCR. La Giornata del Rifugiato è l'appuntamento annuale voluto dalle Nazioni Unite per riconoscere la forza e il coraggio di milioni di persone costrette a fuggire nel mondo a causa di guerre, violenza, persecuzioni e violazioni dei diritti umani. Nel corso della mattinata il Console Generale USA a Napoli, Tracy Roberts Pounds ha fatto dono al Comune di Napoli di volumi in italiano ed inglese per la creazione di punti di lettura nelle sedi dei SAI e della Consulta degli Immigrati. "La celebrazione della Giornata Mondiale del Rifugiato spinge a riflessioni profonde sulla necessità di soluzioni efficaci e urgenti per dare una nuova prospettiva di vita a tutti quei popoli che sperimentano l'orrore e la sofferenza della guerra, della povertà e dell'emarginazione e che cercano salvezza in un nuovo paese". Così il Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi "Una ricorrenza che assume oggi un significato ancora più profondo alla luce dei conflitti e delle tragedie umanitarie a cui assistiamo quotidianamente. Napoli è una città che dell'accoglienza ha fatto una vocazione e rappresenta per molti immigrati uno spiraglio di luce per ricostruire le basi di nuova esistenza, lontana da un passato di sofferenza e dolore. L'accoglienza non è quindi mero atto caritatevole e di solidarietà, ma azione concreta per l'effettivo sviluppo di un nuovo progetto di vita. La mia Amministrazione ha lavorato molto in questo senso, mettendo in atto politiche e azioni volte alla reale integrazione degli immigrati nel tessuto sociale della città. Un lavoro concretizzatosi anche grazie al supporto delle associazioni del territorio e al mondo del terzo settore". La mattinata di festa e di riflessione in corso nel chiostro di Santa Maria la Nova è stata introdotta dall'assessore alle Politiche sociali del Comune di Napoli, Luca Fella Trapanese, e vede protagonisti i rappresentanti delle realtà che si occupano di accoglienza e integrazione, ma anche tanti immigrati che a Napoli hanno trovato una nuova casa. "La Giornata Mondiale del Rifugiato è per noi ormai un appuntamento fisso" dichiara l'Assessore alle politiche Sociali Luca Fella Trapanese "per riflettere insieme alle altre istituzioni, alle associazioni, alle comunità, su quanto realizzato in favore delle persone che arrivano nella nostra città da ogni paese del mondo, fuggendo a guerre, persecuzioni, carestie e povertà, in cerca di speranza e di un nuovo progetto di vita. La partecipazione di Prefettura, Questura, Regione, UNHCR e di tutti gli enti che in città si impegnano con grande esperienza e competenza, ma soprattutto con profonda umanità, nel settore dell'Immigrazione, confermano il grande lavoro in rete che si sta facendo e che ha come primo obiettivo superare l'approccio emergenziale in favore di interventi integrati, strutturati coerenti ed efficienti". Hanno partecipato anche il Prefetto di Napoli Michele di Bari, l'Assessore all'Immigrazione della Regione Campania Mario Morcone, Stefano Losco Dirigente Ufficio Migrazione della Questura di Napoli, Renata Monda Referente UNAR per la Città Metropolitana di Napoli, Andrea De Bonis Senior Integration Associate UNHCR, Massimo Cilenti presidente della Commissione Politiche Sociali del Comune di Napoli, Savary Ravendra Jeganesani e di Fatou Diako, presidente della Consulta degli Immigrati.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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marcogiovenale · 8 months
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piazza concessa, per la manifestazione per la palestina: 27 gennaio 2024, roma, piazza vittorio
AVVISO A TUTT*Domani alle 15.00 si sta in piazza con lo stesso appuntamento annunciato!È concessa dalla questura solo la piazza e questo è stato valutato da tutta l’assemblea come una nostra vittoria, vista la canizza che hanno alimentato! Quindi in piazza, e vediamo di starci in tant*!Massima diffusione visto che il divieto è stato annunciato dai media di ieri e di oggi ✊✊✊✊✊
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cinquecolonnemagazine · 8 months
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Lazio-Roma di Coppa Italia oggi, dove vederla in tv e streaming
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(Adnkronos) - Lazio-Roma oggi mercoledì 10 gennaio 2024 all'Olimpico dove le due squadre si giocano un posto in semifinale di Coppa Italia.: chi passa dovrà affrontare la vincente di Juventus-Frosinone. L''appuntamento è alle 18. Sarà possibile vedere la partitia in diretta tv in chiaro su Italia 1 oppure in streaming su Mediaset Infinity+ e Sport Mediaset.   La Capitale sarà blindata per il derby. Saranno oltre mille gli uomini delle forze dell'ordine in campo per evitare incidenti. Servizi preventivi capillari scatteranno già da ieri sera in tutti i luoghi di aggregazione delle due tifoserie. Controlli ad ampio raggio sono stati invece messi in campo oggi intorno allo stadio. Le prime chiusure di strade nella zona dell'Olimpico scatteranno già dalle 14. Il piano sicurezza, già collaudato anche per gli altri derby, è messo da punto lunedì mattina nel corso di un comitato per l'ordine e la sicurezza in prefettura e discusso in sede di tavolo tecnico in questura. Massima attenzione sarà prestata anche agli striscioni che saranno fatti entrare nello stadio. Il piano della sicurezza prevede una suddivisione tra le due tifoserie anche per le aree di parcheggio: ai tifosi giallorossi è destinata l'area di piazzale Clodio, per i biancocelesti l'area XVII Olimpiade che sarà ampliata al punto che entro le 8 del 10 gennaio dovranno essere rimossi i veicoli presenti in viale dello Stadio Flaminio e piazzale Ankara. Entro la stessa ora dovranno esseri rimossi anche eventuali veicoli in sosta su largo Maresciallo Diaz, via dei Robilant, via Toscano, via Contarini, viale Antonino di San Giuliano, piazzale e lungotevere Diaz, piazzale di Ponte Milvio, via Cassia sull'isola pedonale davanti alla chiesa della Gran Madre di Dio, l'intero parcheggio di via Orti della Farnesina davanti al distretto Ponte Milvio della Polizia di Stato e infine dallo spartitraffico a raso tra via Orti della Farnesina e via della Farnesina. Viale del Ministero degli Affari Esteri sarà chiuso al traffico e reso interamente pedonale.   Entro le 14 scatterà poi la chiusura al traffico (tranne veicoli di soccorso, trasporto pubblico, residenti, ciclomotori, motoveicoli e biciclette) su viale Tor di Quinto tra via Civita Castellana e largo Diaz, sul lungotevere Diaz tra il largo e piazzale De Bosis, sul Ponte Duca d'Aosta, su tutto lungotevere Cadorna, della Vittoria e Oberdan e in piazzale Maresciallo Giardino.   In previsione di eventuali esigenze di sicurezza anche nella zona di piazza Mancini, sempre entro le 8 del 10 gennaio dovranno essere rimossi i veicoli in via Martino Longhi e sulla stessa piazza Mancini tra via Longhi e via Antonazzo Romano. In vista del notevole afflusso di spettatori, la questura ha richiesto al dipartimento Mobilità di potenziare le linee bus che consentano ai tifosi di raggiungere lo stadio dalle aree di parcheggio Clodio e XVII Olimpiade.  [email protected] (Web Info) Read the full article
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designme2011 · 1 year
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🌴 “L’ombra di Totò”, lunedì 3 aprile al Teatro Comunale di Mesagne Penultimo appuntamento con la stagione teatrale 2022/23 organizzata dal Comune di Mesagne in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese. Lunedì 3 aprile alle ore 21 Yari Gugliucci, Annalisa Favetti e Vera Dragone portano in scena al Teatro Comunale “L’ombra di Totò”, adattamento e regia di Stefano Reali. “O mio dio! Ma quello è… sì quello è proprio lui…” Napoli, 17 aprile 1967, giorno del funerale di Totò. Nella folla che si accalca lenta, accaldata, ondeggiante in piazza Mercato davanti alla Basilica di Santa Maria del Carmine Maggiore, un fiume di gente attonita, addolorata e scomposta rende l’estremo omaggio ad Antonio de Curtis, morto due giorni prima a Roma. La Questura parla di centoventimila persone, una ressa incredibile ma non imprevedibile, che rende difficile, quasi impedisce alla compagna dell’attore, Franca Faldini, e alla figlia Liliana di seguire la bara. Una donna col fazzoletto nero in testa lancia un grido stridulo, additando un individuo che procede lento dietro al feretro. “Sì! Oddio! È proprio lui”. Un uomo esclama: “Guardate là! Totò è vivo! Totò non è morto! è resuscitato!”. Gli fa eco un’altra popolana che stringe il rosario tra le mani, emozionata, il fiato strozzato in gola, le manca il respiro, si piega sulle gambe e sviene. Ma che sta succedendo? Il personaggio che viene indicato è praticamente sconosciuto ai più, ma per molti anni è stato a fianco del grande attore: lo ha seguito, sostenuto e spesso sostituito, soprattutto da quando Totò divenne completamente cieco. Dino Valdi (al secolo Osvaldo Natale) ne è stato infatti la controfigura, affezionata e devota. Durante il funerale, il secondo dei tre che furono celebrati in onore del DEFUNTO.... • • • #visitmesagne #visitmesagnecuordisalento #visiting #mesagne #cuordisalento #cosafareamesagne #mesagnetop #lacittadellamore #lacittadelcuore #welcometomesagne #momentisenzafiltri #madeinmesagne #mesagneinlove #mesangeles #portiamomesagnenelmondo #mesagnedavedere #viveremesagne #mesagnemylove #mesagneview #mesagnemoremio #a2passinelmondo #mesagnea2passidalmare #tradizionepopolare #tradizionemesagnese #folklore #cultura (presso Mesagne) https://www.instagram.com/p/CqiUpppNUFY/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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rosaleona · 2 years
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Gita di classe in Francia: si mobilitano consolato e questura, il passaporto dell’alunno si farà
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corallorosso · 3 years
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Centinaia di negazionisti e no-vax a Campo Marzo contro la «psicopandemia» In centinaia si sono dati appuntamento oggi, sabato 17 aprile, a Vicenza per protestare contro la «psicopandemia» e per affermare il «diritto alla vita». A Campo Marzo si è tenuta infatti la manifestazione "Salute e diritti oggi", organizzata dai "Fuochi R2020" di Vicenza, del Polesine e di Thiene, con la partecipazione della deputata Sara Cunial. Al microfono si sono avvicendati gli interventi di medici, scrittori, avvocati e dei rappresentanti dell'associazione Corvelva. Filo conduttore le teorie negazioniste e no vax. Secondo la questura presenti in 700. Laura Pilastro
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Claudia e le cose facili.
Per prenotare le vacanze mi rendo conto di avere la carta d’identità scaduta (da una foto btw) quindi prendo il portafoglio per verificare e magicamente il documento non c’è. Cerco ovunque ma niente, scoraggiata vado in questura per fare la denuncia. Un bordello di gente mannaggia alla loro madonna, sto lì fuori un’ora e niente torno a casa perché dovevo fare altre duecento cose. Determinata a trovare sta merda di carta d’identità svuoto tutte le borse che ho, il karma mi aiuta ed effettivamente la trovo pure. Vado sul sito del comune per prenotare l’appuntamento del rinnovo e... PRIMO APPUNTAMENTO DISPONIBILE IL FOTTUTISSIMO 17 DI GIUGNO PORCODDD
CHE VITA DI MEEEEEEEEEERDA
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eventiarmonici · 5 years
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CHI UCCISE LUIGI TENCO E PERCHÉ
Il Festival di Sanremo fu teatro di una tragedia che ancora oggi smuove le coscienze e dà adito a sospetti e illazioni, poiché la dinamica della morte di Luigi Tenco, così come ci è stata raccontata, è talmente inverosimile e piena di elementi inequivocabilmente discordanti che chi avrà la voglia di arrivare alla fine di queste righe scoprirà come e perché il cantautore sia stato ucciso dal Sistema Sanremo contro ogni ragionevole dubbio.
di Pasquale Di Matteo
LUIGI TENCO: COS’È IL SISTEMA SANREMO
“Signori e signore, buonasera. Diamo inizio alla seconda serata con una nota di mestizia per il triste evento che ha colpito un valoroso rappresentante del mondo della canzone. Anche questa sera per presentare le canzoni è con me Renata Mauro. Allora Renata, chi è il primo cantante di questa serata?”.
Se la cavò così la RAI, la sera dopo la scomparsa di Luigi Tenco, con questa frase di apertura di Mike Bongiorno.
Il Festival, per fortuna andava avanti, con buona pace di chi non c’era più.
La gente aveva voglia di voltare pagina, di dimenticare in fretta quanto accaduto, di non parlarne mai più.
Lo voleva la gente, l’organizzazione della Rai o, piuttosto, l’intero sistema che intorno al Festival guadagnava?
Per capirlo, bisogna fare una breve introduzione.
A metà degli anni sessanta, il Festival di Sanremo era diventato la manifestazione più importante che si tenesse in Italia; intorno al festival non ruotava solo il potere finanziario delle major della discografia, con i loro indotti, né l’evento si esauriva con le serate trasmesse alla RAI.
Il Festival di Sanremo era diventato un appuntamento fisso che, annualmente, misurava diversi parametri della nazione, dall’aspetto economico a quello sociologico.
I motivetti più o meno orecchiabili che si sentivano fischiettare nelle settimane immediatamente successive alla fase finale della manifestazione raccontavano della trasformazione di una nazione che stava dimenticando il periodo più buio della propria storia e che si stava risollevando dopo le sciagure della guerra.
Il Festival di Sanremo non era più soltanto una gara tra canzoni italiane, ma rappresentava, anno dopo anno, le mille sfaccettature che la società andava assumendo in seguito al boom economico, con la nascita della classe media.
Dopo l’avvento di Domenico Modugno, il primo cantautore, le canzoni si stavano trasformando da motivetti più o meno banali, che parlavano solo d’amore e senza mai scavare lo strato apicale del vivere, in testi più sottili e impegnati.
Erano nati i cantautori, che trasmettevano nelle loro creazioni tutta la potenza delle idee, tanto che qualcuno cominciava a muovere i primi passi verso testi che sarebbero divenuti via via sempre più resoconto di problemi sociali e politici, con il sessantotto alle porte.
Inoltre, così come durante il periodo che portò alla sua ideazione, il Festival di Sanremo aveva anche una cornice meno nota e non certo limpida come la fiaba che raccontava la Tv.
Un sottobosco che rischiava di venire a galla quando uno di quei cantautori impegnati fu trovato morto nella sua stanza dopo essere stato eliminato dalla serata finale della manifestazione.
Il Festival di Sanremo era diventato così importante e in grado di richiamare ingenti capitali da divenire motivo di astio tra Italia e Francia perché i casinò della Costa Azzurra non reggevano il passo con quello di Sanremo e del suo straordinario festival popolare.
Domenico Modugno- Immagine di Proprietà del Web
Joe Adonis – Immagine di Proprietà del Web
Paul Anka – Immagine di Proprietà del Web
Gigliola Cinquetti – Immagine di Proprietà del Web
Era così dirompente che persino la Confindustria se ne lamentava apertamente con i politici, poiché durante la settimana della finale trasmessa dalla RAI l’assenteismo nelle fabbriche quintuplicava.
Ed era importante politicamente, poiché il Vaticano temeva una deriva dei valori tradizionali nelle nuove mode lanciate dai beniamini del pubblico.
Ma attorno al Festival di Sanremo ruotava una quantità enorme di denaro, un flusso costante e inimmaginabile che proveniva da attività illecite di mezzo mondo, come si era scoperto negli anni cinquanta, quando la Magistratura aveva processato i vertici di alcune case farmaceutiche italiane che producevano droga, poi immessa nei canali illegali e spedita ai vertici della mafia statunitense da quella italiana, attraverso mafiosi del calibro di Lucky Luciano, che girava indisturbato per tutta la Penisola, appoggiato da politici e finanzieri importanti.
Dalle inchieste della Magistratura emerse che il casinò di Campione versava fino all’80% come fondi occulti destinati al Ministero dell’Interno, soldi usati per i servizi segreti.
Non è escluso che tutti i casinò seguissero abitudini simili, compreso il più ricco e famoso.
D’altro canto, bisogna ricordare che il Festival di Sanremo esplose proprio in concomitanza con l’operazione DEMAGNETIZE, con la quale bisognava annichilire ogni attrazione comunista nel nostro Paese, quindi i servizi d’intelligence avevano bisogno di denaro, di fiumi di denaro.
Quindi, il fatto che la mafia realizzasse forti profitti grazie alla vendita della droga e che tutto quel denaro venisse riciclato anche attraverso il casinò di Sanremo, per lo Stato era il minore dei mali, poiché, da un lato poteva finanziare la lotta al Comunismo, dall’altro tenersi buoni faccendieri ricchi e potenti.
Anche dopo il processo alla Schiapparelli, che aveva dimostrato come molte aziende farmaceutiche tramassero con laboratori clandestini per produrre droga, e dopo alcune leggi più restrittive emanate sul tema, l’Italia continuava a essere il principale fornitore per i mafiosi oltreoceano.
L’oppio grezzo arrivava nei porti di Napoli, Genova e Trieste, quindi finiva in Francia, dove nei laboratori clandestini della malavita marsigliese si trasformava in droga, per poi essere diluita nei meccanismi del mercato nero, che soddisfaceva i bisogni di tutta Europa.
All’Italia era destinata una quota maggiore proprio in virtù del fatto che i Padrini dovevano smerciarne la gran parte in America.
Ciò che restava nel Bel Paese era smerciata tra chi poteva permetterselo e il casinò di Sanremo era un punto cardine del sistema, soprattutto durante il Festival, che attirava una moltitudine di possibili clienti.
Un pozzo di soldi senza fine dal quale attingevano personaggi del calibro di Joe Adonis, Angelo La Barbera, Gaetano Badalamenti, fino ad arrivare a uomini più vicini alle istituzioni italiane e vaticane, come Michele Sindona.
Tuttavia, il Festival di Sanremo rischiò di vedere la parola fine per colpa di una donna procace, dal fascino avvenente.
La cantante Jula de Palma, alias jolanda Maria Palma, la sera del 29 gennaio 1959 si esibì con la canzone TUA, con un testo carnale e scabroso, per i tempi, che creò imbarazzo tra una parte della popolazione e il Vaticano.
Per alcuni, quello sembrò il pretesto giusto per andare incontro alle lamentele mosse dalla Francia, così, alla Questura di Ventimiglia arrivò l’ordine perentorio di sospendere il festival.
Fu incaricato un giovane funzionario di Polizia, Arrigo Molinari, il quale, inspiegabilmente, non portò a compimento quanto ordinato e, come egli stesso raccontò anni dopo, subì solo la ramanzina del Questore di Imperia, Carmelo Carella.
D’altro canto, come si è visto, il governo aveva molto da perdere se il Festival di Sanremo fosse stato sospeso: milioni di vacanzieri festivalieri avrebbero abbandonato la riviera e i casinò si sarebbero svuotati, cancellando ingenti somme di denaro da destinare alla lotta al Comunismo e alla miriade di buste che giravano tra i salotti di mezza Italia per ungere i politici più in vista.
Comunque, il clamore suscitato da Jolanda Palma fu talmente elevato che la cantante fu costretta ad assumere in fretta e furia una guardia del corpo poiché temeva per la propria incolumità, cosa che fecero, in verità, e inspiegabilmente, anche altri cantanti.
LUIGI TENCO, IL POETA UCCISO DA SANREMO
A rigor di logica, verrebbe da pensare che quando uno stia per suicidarsi, abbia voglia di spiegare il proprio gesto e, magari, di salutare amici e parenti, invece, poco prima di farla finita con un colpo di pistola alla tempia, Luigi Tenco avrebbe scritto un messaggio che oggi potrebbe essere il testo di un banalissimo sfogo postato su Facebook, minacciando di fare qualcosa.
Anzi, in verità, oggi sui Social si posta di peggio.
“Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sia stanco della vita (tutt’altro), ma come atto di protesta contro un pubblico che manda IO TU E LE ROSE in finale e una commissione che selleziona LA RIVOLUZIONE. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao Luigi”
Il termine “selleziona” non è un errore di battitura, ma quanto recita il biglietto in questione, senza alcun dubbio un errore che Tenco non avrebbe mai potuto commettere in circostanze normali, anche sotto il forte stress di chi stia per suicidarsi.
Il biglietto ritrovato nella stanza di Tenco – Immagine di Proprietà del Web
Incongruenze nella presunta firma di Luigi Tenco
Nelle frasi “… non perché sia stanco della vita (tutt’altro)” e “Spero che…” c’è tutto il controsenso dell’idea del suicidio, perché, solitamente, nella disperazione di chi è prossimo a farla finita non c’è posto per la speranza, tanto meno si è felici della vita che si conduce, come invece quel tutt’altro lascerebbe intendere.
Senza contare il fatto che la presunta firma del cantautore in calce al biglietto era ben diversa dalla solita, e in maniera assai evidente anche a un occhio inesperto.
Tuttavia, il biglietto d’addio di Tenco è l’unica prova con un briciolo di credibilità a supporto della tesi secondo la quale la sua morte sarebbe riconducibile a un gesto disperato dell’artista.
Ed ecco perché tale ipotesi è la meno plausibile.
L’Hotel Savoy era uno scatolone in cui si incastravano quattrocento stanze, posizionate su diversi livelli a seconda del rango degli ospiti.
La stanza di Luigi Tenco era la numero 219, ricavata negli spazi un tempo destinati al personale di servizio, poiché il cantautore non era un pezzo da novanta.
Non ancora.
Lo sarebbe diventato la notte tra il 26 e 27 gennaio 1967, quando al commissario Arrigo Molinari fu affidato il compito di indagare sul perché l’artista giacesse morto, sul pavimento della sua stanza.
Un caso di suicidio che fa discutere ancora oggi, dopo oltre cinquant’anni.
LUIGI TENCO. MA CHI ERA?
Luigi Tenco era un poeta.
Manifestava la sua arte attraverso la musica leggera, ma le sue parole erano forti, misteriose, spesso ermetiche, e aprivano le porte verso mondi inesplorati e pieni di domande per riflettere.
Era nato il 21 marzo 1938 a Cassine, un piccolo centro in provincia di Alessandria, ma aveva vissuto la sua infanzia a Genova.
Fin da piccolo aveva mostrato una naturale predisposizione per la musica, ma, pur suonando diversi strumenti, le sue dita sembravano essere nate per muoversi sui tasti bianchi e neri del pianoforte, con il quale instaurò un feeling particolare che lo portava a sviluppare semplicemente anche i complessi passaggi della musica jazz di cui era appassionato.
Fu notato giovanissimo dalla Ricordi, che gli offrì un contratto discografico, e fu così che arrivarono alla ribalta pezzi straordinari della musica italiana, come “Mi sono innamorato di te”  e “Vedrai, vedrai”, diventando un protagonista della scuola genovese, di quel gruppo di cantautori intellettualmente e politicamente impegnati in temi sociali cari alla Sinistra dell’epoca.
Luigi Tenco aveva un viso normale, da ragazzo perbene, educato, come quello che si può trovare posizionato sul corpo di un comune vicino di casa in un quartiere tranquillo, un uomo che piaceva alle donne per il suo fascino tenebroso, e che, a differenza di quanto lascerebbero ipotizzare i suoi splendidi testi impregnati di malinconia, non era affatto triste.
Al contrario, gli amici più intimi lo ricordano come un ragazzo allegro, dotato di un’ironia sottile e laconica, un uomo la cui abitazione di Roma era un via vai di conoscenti, un porto di mare.
LUIGI TENCO: PERCHE’ AVREBBE DOVUTO UCCIDERSI
Per l’edizione del 1967, il Festival di Sanremo prevedeva che le canzoni fossero interpretate da due diversi artisti; Luigi Tenco presentò la sua Ciao Amore Ciao in coppia con la cantante francese Dalida.
Come dichiarò più volte, il cantautore genovese nutriva molte aspettative su quel pezzo, tanto che in alcune interviste si diceva persino convinto di poter vincere.
Tuttavia, la sua esibizione fu imbarazzante, cantò malissimo e sembrò persino essere svogliato o sotto l’effetto di qualche medicinale. (I più maligni parleranno in seguito di droga).
Sta di fatto che, alla fine della serata, il suo brano risultò dodicesimo in classifica e fu eliminato dalla gara, scartato anche dalla commissione artistica, che ripescò Gianni Pettenati e Gene Pitney, in gara con La Rivoluzione.
Dalida – Foto di Propietà del Web
Luigi Tenco – Foto di Propietà del Web
Secondo il racconto di chi gli stette accanto durante quelle ore, Tenco era fortemente contrariato, persino incredulo della sua esclusione.
Quando raggiunse il ristorante Nostromo con la propria auto, in compagnia di Dalida e di alcuni amici, per cenare insieme a tutto il suo staff della casa discografica, Tenco era talmente adirato che decise di andarsene poco dopo.
Prese la sua auto e si diresse verso una destinazione sconosciuta.
Per lungo tempo, secondo la teoria del suicidio, si pensò che Tenco si fosse diretto subito all’Hotel Savoy e che, una volta entrato nella sua stanza, avesse parlato per circa un’ora con la sua fidanzata.
Nel corso degli anni, invece, è emerso che il centralino dell’hotel non registrò mai nessuna comunicazione di Tenco, il quale chiamò da un altro luogo, tesi confermata anche dalle tracce di sabbia che in alcune foto si notavano tra i capelli, sui vestiti e sulla sua auto, granelli che quando l’artista aveva lasciato il ristorante Nostromo non c’erano.
La fidanzata Valeria affermò di aver dialogato con Tenco fino all’una di notte, quando lui le aveva confidato che stava gettando gli appunti per le dichiarazioni che intendeva rilasciare durante la conferenza stampa del giorno successivo, durante la quale aveva intenzione di rendere noti i meccanismi perversi e le truffe che muovevano le fila del Festival di Sanremo.
Valeria affermò di averlo lasciato più sereno, tanto che l’artista la lasciò promettendole che presto sarebbero partiti per una vacanza in Africa.
Un’ora più tardi, invece, Dalida trovò il suo cadavere nella stanza 219.
LUIGI TENCO: INDAGINI GROSSOLANE PER DEPISTARE
Inspiegabilmente, quando il commissario Arrigo Molinari fu informato della morte di Luigi Tenco, questi, senza aver nemmeno visionato la scenda del crimine, comunicò subito all’ANSA che l’artista era morto suicida.
Sulla base di quali prove e testimonianze potesse affermare una cosa del genere non è dato saperlo.
Anche per colpa dei dirigenti della RAI, che volevano concludere la vicenda il prima possibile per non dover interrompere la manifestazione, le indagini furono condotte grossolanamente, in fretta e furia, senza svolgere l’autopsia sul cadavere, né alcun tipo di analisi sulla pistola e sugli eventuali bossoli.
Addirittura, il cadavere fu rimosso dalla stanza prima di fotografarlo, perciò riportato all’Hotel Savoy e ricollocato nell’esatta posizione in cui era stato scoperto, o almeno questo è ciò che dichiarò Molinari, quello della dichiarazione in merito al suicidio senza aver nemmeno iniziato a indagare.
Il cadavere di Tenco con una pistola – Foto di Propietà del Web
Evidenti tracce di sabbia sugli abiti di Luigi Tenco – Foto di Propietà del Web
Sabbia sugli abiti di Tenco – Foto di Propietà del Web
A trovare il cadavere di Tenco fu Dalida.
Mentre si trovava ancora presso il ristorante Nostromo, la cantante aveva ricevuto una telefonata, con la quale fu informata del fatto che Luigi Tenco non si sentisse bene.
La donna salutò i commensali perché voleva correre dall’amico, ma, anziché precipitarsi all’Hotel Savoy, passò prima ad acquistare delle sigarette e poi andò dal suo ex marito, un faccendiere di nome Lucien Morisse, arrivando da Tenco dopo oltre quaranta minuti.
I due furono poi visti uscire insieme dalla stanza numero 219 dal giornalista Sandro Ciotti.
LUIGI TENCO: COSA NON TORNA NEL SUICIDIO
La polizia riconsegnò alla famiglia dell’artista la sua pistola, una Walther PPK 7.65 che Tenco aveva acquistato poiché, come aveva confidato sia ai parenti, sia ad alcuni amici, si sentiva minacciato e temeva per la propria vita.
Innanzitutto, non è chiaro il motivo per il quale la polizia consegnò l’arma al fratello di Tenco, inoltre, come confermato da diversi testimoni, di quella pistola non c’era traccia nella stanza 219.
Tra le mani del cantante, infatti, fu prelevata una Beretta calibro 22, come confermato anche dal giornalista esperto d’armi del Corriere della Sera, Mino Duran, le cui mani presero la pistola da quella del presunto suicida la notte del 27 gennaio 1967.
Sandro Ciotti, oltre ad aver visto Dalida e l’ex marito, riferì anche di non aver sentito alcuna detonazione, nonostante la sua stanza si trovasse nelle immediate vicinanze di quella di Tenco, circostanza confermata anche da Lucio Dalla, né lo sparo fu udito da altri, cosa assolutamente impossibile vista l’ora tarda e il silenzio.
Sandro Ciotti – Foto di Propietà del Web
Lucio Dalla – Foto di Propietà del Web
Nel 2006, fu finalmente riesumato il cadavere dell’artista per sottoporlo a un’autopsia, i cui risultati confermarono, a detta degli inquirenti, la teoria del suicidio.
Tuttavia, gli stessi inquirenti non sono in grado di spiegare come sia possibile che sulle mani di Tenco non siano state trovate tracce evidenti del fatto ch’egli abbia sparato.
In questi casi, infatti, è necessario individuare tre elementi che non possono mancare: Antimonio, Bario e Piombo. Se non si trovano, o se ne manca anche uno solo, l’esame è negativo.
Sulle mani di Tenco furono trovate particelle di Antimonio, come è solito riscontrare tra chi usi abitualmente accendini, così come era consuetudine per il cantautore, che era un fumatore.
Non vennero riscontrate invece tracce di Bario e Piombo, segno incontrovertibile del fatto che le mani di Tenco non spararono.
Tracce di Antimonio, Bario e Piombo furono rinvenute sulla testa del cantante.
Qualche giornalista ipotizzò che fossero scomparse con il tempo, ma la cosa è impossibile, poiché si tratta di sostanze non degradabili e riscontrabili anche dopo molti decenni.
Inoltre, l’autopsia non evidenziò neppure particelle di sangue sulle mani del cantante.
Tuttavia, in maniera incomprensibile ai più, in seguito all’autopsia, la Procura parlò di suicidio contro ogni ragionevole dubbio.
Assai improbabile è anche la storia legata al proiettile che uccise Tenco.
Durante le frettolose indagini del 1967, non si trovò alcun bossolo, tanto che gli inquirenti stabilirono che il proiettile doveva essere rimasto nel cranio dell’artista.
Nel 2006, invece, magicamente, spuntò fuori il bossolo della PPK di proprietà di Tenco, che comunque non si trovava tra le mani del cantante quando ne fu rinvenuto il cadavere.
Secondo il parere del Dott. Martino Farneti, direttore della balistica della Polizia scientifica di Roma, non certo quello che si potrebbe definire un complottista, i colleghi di Sanremo si sbagliavano miseramente, poiché i segni del bossolo magicamente ricomparso erano riconducibili a una Beretta modello 70 e non alla pistola di proprietà di Tenco, cosa che si collega perfettamente con quanto dichiarato dal giornalista del Corriere della Sera che esaminò l’arma che uccise l’artista.
Il Dott. Martino Farneti – Foto di Propietà del Web
Farneti dichiarò anche che i segni sul bossolo evidenziavano l’uso di un silenziatore, dinamica senza dubbio compatibile con il fatto che nessuno udì mai la detonazione del colpo.
Oltretutto, fa riflettere il fatto che il modello di Beretta in questione fosse quello in dotazione alle forze di polizia fino al 1990, circostanza che fa supporre anche che qualcuno l’avesse lasciata nella stanza proprio per giustificare il foro nel cranio di Tenco, in assenza di un’arma da fuoco nelle vicinanze.
Nel 1994, fecero scalpore alcune foto rimaste inedite fino ad allora pubblicate dal settimanale Oggi, in cui il volto del cadavere di Tenco mostra segni evidenti di percosse, mentre il referto della polizia del 1967 riportò solo il foro in entrata di un colpo d’arma da fuoco.
Osservando le foto, diversi esperti hanno stabilito che Tenco fosse stato percosso, in quanto gli ematomi presenti sia sulla parte frontale che in zona occipitale sarebbero impossibili da ricondurre a eventuale caduta del cadavere.
Altra incongruenza vistosissima è data dagli abiti del cantante: in alcune foto si notano tracce di sangue evidenti, mentre in altre il colletto della camicia risulta persino lindo.
Chi lo rivestì e perché?
Più tardi, il commissario Arrigo Molinari si scoprirà essere un agente vicino ai servizi segreti, appartenente alla P2 con la tessera 767, colluso con l’operazione Gladio, accuse dalle quali il funzionario di Polizia si difese, sostenendo che la sua iscrizione alla Massoneria fosse dovuta a ragioni di servizio.
Fu lo stesso Molinari, d’altronde, a dichiarare nel 2004 a Paolo Bonolis, che lo stava intervistando proprio in merito alla morte di Luigi Tenco a Domenica In: “… indubbiamente non è stato un suicidio… Lo posso dire con sicurezza”.
Molinari verrà trovato morto ammazzato nell’hotel di proprietà della moglie, il 27 settembre 2005 all’età di 73 anni.
LUIGI TENCO: CHI LO UCCISE E PERCHÈ?
Dalle testimonianze e dai racconti di chi orbitava nella vita di Tenco nelle ore a ridosso della sua morte emerge che i moventi per un suo delitto sarebbero diversi.
Il più semplice è riconducibile a una rapina finita male: il pomeriggio del 26 gennaio, Luigi Tenco aveva vinto al Casinò una discreta somma, circa tre milioni di vecchie lire che non furono mai trovate.
Altra ipotesi, sempre legata ai soldi, è che il cantante navigasse in cattive acque e fosse vistosamente indebitato, probabilmente nei confronti di chi non voleva più aspettare.
Le due ipotesi, inoltre, potrebbero tranquillamente incastrarsi l’una nell’altra: Tenco vince una bella somma, la consegna la sera ai suoi debitori, magari incontrandosi sulla spiaggia che dista solo 600 metri dal suo albergo, e qui, avvertendo i suoi creditori che sta per spifferare tutto il marcio che ruota intorno al mondo della canzone, al festival e al Casinò, firma la sua condanna a morte.
Se Tenco avesse scoperto le carte, molti artisti famosi rischiavano di veder concludere le relative carriere, come poteva accadere anche a Dalida, con la quale il cantante aveva una relazione sentimentale.
L’ex marito della star francese, Lucien Morisse, si era fatto largo nel mondo dello show business e pare che agisse a stretto contatto con la malavita che introduceva le sue estroflessioni nel mondo dello spettacolo.
Lucien Morisse e Dalida – Foto di Propietà del Web
L’uomo fu interrogato sbrigativamente, insieme all’ex moglie, e lasciato libero di tornarsene in Francia subito dopo.
Scappò da Sanremo e dalla vicenda di quel pazzo che si sparò un colpo alla testa per essere stato estromesso dalla gara, solo per recitare lo stesso copione l’11 settembre 1970, quando si suicidò a sua volta.
Anche Dalida tentò il suicidio più volte, fino a riuscire a compiere l’opera nel luglio del 1983, quando si lasciò uccidere dai gas di scarico dell’auto del suo compagno di allora, che volle seguirla in quel macabro gesto.
Inutile nascondere che l’ambiente dello spettacolo avrebbe avuto tutto da perdere e nulla da guadagnare se uno come Luigi Tenco avesse puntato i riflettori su quanto avveniva dietro le quinte.
Il mondo dello spettacolo e quello dell’industria discografica erano inquinati dalla politica, dal narcotraffico, dalla malavita organizzata e dal gioco d’azzardo.
Uno show business che doveva continuare, in nome della lotta al Comunismo e dei conti correnti di molti che si arricchivano grazie al Sistema Sanremo.
C’erano troppi interessi in ballo perché un poeta da quattro soldi, rancoroso nei confronti di un mondo che anch’egli aveva utilizzato per sbarcare il lunario, portasse tutto alla luce del sole.
La nazione doveva continuare a nutrirsi della magica favola raccontata dalla TV.
La malavita e gli interessi che il festival generava dovevano andare avanti.
Lo spettacolo non poteva fermarsi.
CHI UCCISE LUIGI TENCO E PERCHÉ CHI UCCISE LUIGI TENCO E PERCHÉ Il Festival di Sanremo fu teatro di una tragedia che ancora oggi smuove le coscienze e dà adito a sospetti e illazioni, poiché la dinamica della morte di Luigi Tenco, così come ci è stata raccontata, è talmente inverosimile e piena di elementi inequivocabilmente discordanti che chi avrà la voglia di arrivare alla fine di queste righe scoprirà come e perché il cantautore sia stato ucciso dal…
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paoloxl · 5 years
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12 dicembre 2019, Milano – Corteo cittadino che attraverserà la città toccando i luoghi che hanno segnato la storia
50 ANNI DALLA STRAGE DI PIAZZA FONTANA
NO A CELEBRAZIONI RITUALI
LA LOTTA PER UNA VERA GIUSTIZIA SOCIALE DEVE CONTINUARE
Milano attraversata dalle iniziative fino al 16 dicembre.
Il 6 novembre alle ore 11.00 in Piazza Fontana, Milano Antifascista Antirazzista Meticcia e Solidale, alla quale si sono unite altre associazioni, organizzazioni e collettivi, illustrerà il percorso e i motivi per cui, a cinquantanni dalla strage di Stato e dell’uccisione dell’anarchico Giuseppe Pinelli avvenuta pochi giorni dopo nei locali della Questura di Milano, riteniamo importante non cadere nella ritualità della semplice celebrazione.
Abbiamo realizzato insieme a tante realtà antifasciste milanesi, un calendario di iniziative in programma fino al 16 dicembre per ricordare quanto è accaduto 50 anni fa, promosso da un largo arco di associazioni, movimenti, collettivi studenteschi e organizzazioni politiche, che condivideremo
Un fitto programma che comprende presentazioni di libri, mostre fotografiche, convegni e momenti di riflessione.
Un percorso che vuole andare contro la rimozione della storia e per la diffusione dell’unica verità: è stata una strage di Stato, eseguita dai gruppi fascisti, in combutta con pezzi importanti dei partiti di governo, con la regia, il supporto e la protezione dei servizi segreti italiani e americani.
È stato il punto di partenza di una lunga stagione di terrore nelle piazze, sui treni, ovunque, con lo scopo di bloccare l’avanzata delle lotte che ampi strati di popolazione sviluppavano per rivendicare diritti e partecipazione, per rendere il Paese più giusto.
Si voleva imporre una svolta autoritaria e repressiva. Ma questa non è solo un’analisi storica, perché l’effetto della bomba non è mai cessato e la lotta per una vera giustizia sociale deve continuare, oggi come allora.
A 50 dalla strage, la protervia nella negazione della verità ci allarma molto perché dimostra che la profonda faglia antidemocratica ereditata dal fascismo non si è ancora richiusa completamente.
La bomba non ha vinto ma gli effetti della sua esplosione sono ancora presenti.
Diamo appuntamento a tutti e tutte il 6 novembre 2019 alla targa di marmo posata dagli studenti e i democratici milanesi il 16 dicembre 1977,  quella che recita “ucciso innocente”. In caso di pioggia all’Università Statale – aula 113, piano terreno, ingresso da Via Festa del Perdono 3.
Parteciperanno le figlie di Giuseppe Pinelli, Claudia e Silvia.
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lamilanomagazine · 4 months
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Pordenone: sequestrò e rapinò una massaggiatrice cinese, ventiquattrenne arrestato
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Pordenone: sequestrò e rapinò una massaggiatrice cinese, ventiquattrenne arrestato. Gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Pordenone hanno dato esecuzione ad una misura emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Pordenone nei confronti di un ventiquattrenne cittadino italiano di origine albanese, residente in provincia di Pordenone, ritenuto quale autore di una rapina con sequestro di persona in danno di una cittadina cinese. I fatti si sono verificati lo scorso 6 febbraio quando il giovane dopo aver contattato telefonicamente la cittadina cinese e concordato un appuntamento si presentava nell' abitazione della donna, sito nelle vicinanze della stazione, ma al termine del massaggio minacciava ed aggrediva la donna pretendendo la restituzione della somma di 50 euro pagata per il massaggio. Di fronte al rifiuto della donna il giovane chiudeva a chiave la porta dell'abitazione e, tenendo sotto sequestro la vittima, rovistava in casa per quasi due ore impossessandosi della somma di seicento euro custodita dalla donna. Al termine dell'aggressione l'uomo si dava alla fuga portando con sé le chiavi dell' appartamento. La mattina successiva il giovane si ripresentava di nuovo nell'appartamento della donna rapinata la sera prima e cercava di accedervi utilizzando le chiavi, non riuscendovi perché la donna nel frattempo aveva cambiato la serratura. A quel punto l'uomo cercava di sfondare la porta d'accesso colpendola con dei calci e dei pugni ma le urla della donna allarmavano i vicini e lo facevano desistere dall'azione mettendolo in fuga. La donna si presentava in Questura dove formalizzava querela negli uffici della Squadra Mobile; le successive indagini venivano coordinate dal sostituto procuratore della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pordenone dr. Marco Faion che attesa la gravità dei fatti richiedeva ed otteneva dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Pordenone la misura cautelare degli arresti domiciliari che veniva eseguita dagli agenti della Squadra Mobile.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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soldan56 · 7 years
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#GoodNews. Oggi festeggiamo un risultato importante per lo Sportello diritti per tutti, casa, immigrazione, salute, lavoro. Stephien, abitante di Casa Gallo e attivista del network solidale di Casa Madiba, ha ritirato il permesso di soggiorno per motivi umanitari dopo un lungo iter che ha portato, grazie al sapiente lavoro del nostro legale avv. Paola Urbinati e alle nostre azioni di accompagnamento, al pieno riconoscimento della protezione umanitaria. Nelle prossime settimane anche Sunday, un altro abitante di Casa Andrea Gallo Rimini #perlautonomia seguito dal nostro Sportello che nasce grazie alla collaborazione fattiva di ADL Cobas Emilia Romagna, ritirerà il permesso di soggiorno elettronico sempre per motivi umanitari, una situazione quella di Sunday che appariva disperata al primo colloquio, revoca dell'accoglienza da un CAS territoriale, diniego della commissione ecc.. ecc.. Questi due risultati sono stati possibili grazie ad un lavoro di squadra che ha coinvolto tutti i servizi attivati a Casa Madiba Network, lo Sportello diritti per tutti, la Scuola di italiano frequentata dai ragazzi, Casa Gallo, le collaborazioni con i nostri legali e i tanti operatori dell'accoglienza con i quali siamo in contatto e in relazione. I percorsi di rivendicazione di questi ultimi anni, intorno al diritto all'abitare contro le politiche di emergenza, contro le male pratiche della Questura e le tante forme di abuso che vengono esercitate sui corpi migranti e non ultimo contro lo sfruttamento nel lavoro, hanno permesso l'attivazione di processi di autonomia, emancipazione, riscatto che hanno portato a questi risultati. Oggi ci sentiamo più forti e consapevoli che insieme possiamo tutto. #DirittixTutti #nessunapersoneèillegale
Nb: ricordiamo che lo Sportello diritti per tutti riceve su appuntamento chiamando il num. 349 9745299
https://www.facebook.com/manila.ricci/posts/1598088250272454?notif_id=1516185803150670¬if_t=feedback_reaction_generic_tagged&ref=notif
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ultimenotiziepuglia · 4 years
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giancarlonicoli · 4 years
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Questo articolo serve a farvi sapere che Salvatore Aranzulla ha lasciato il piccolo “monolocale milanese di Porta Romana a Milano” (testuale)  in cui abitava prima e si è spostato in uno spazioso appartamento di City Life, quartiere chic sempre di MIlano.
21 apr 2020 08:30
I NATIVI DIGITALI NON SONO COSÌ DIGITALI! PAROLA DI ARANZULLA – IL DIVULGATORE INFORMATICO PIÙ FAMOSO D’ITALIA: “VANNO IN TILT QUANDO SI CHIEDE DI CARICARE UN DOCUMENTO SU GOOGLE DRIVE. USANO I SOCIAL MA NON SANNO USARE EXCEL” – CHI AVREBBE MAI IMMAGINATO LE LAUREE A DISTANZA? - SMART WORKING? “IO LO FACCIO DA 14 ANNI. ALL’INIZIO MI CRITICAVANO, ORA FATTURO…"
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Piera Anna Franini per “il Giornale”
Nel periodo della quarantena, due ragazzi italiani su dieci non stanno facendo nulla. Degli 8,3 milioni di studenti, 1,6 milioni non sono infatti coinvolti nella didattica a distanza. Numeri che rispecchiano il 24° posto occupato dall' Italia nella classifica europea Desi (Indice di digitalizzazione dell' economia e della società).
A scattare la fotografia è Salvatore Aranzulla, il più conosciuto divulgatore informatico d' Italia. Il suo sito (www.aranzulla.it) è il numero uno per visite su argomenti di informatica e tecnologia: parlano i 740mila clic al giorno. Per molti è un angelo salvatore: quando non si sa che app scaricare, si blocca il sistema operativo o non si trova la password giusta, basta digitare il problema sul motore di ricerca e trovare la soluzione offerta da Aranzulla.
Lei ci tira sempre fuori dai guai digitali. La ringraziano per questo?
«Ricevo tantissime mail ogni giorno. In epoca pre-Covid19, quando partecipavo a eventi e giravo per Milano, mi fermavano regolarmente per salutarmi e dirmi grazie. Uso il passato perché mi sono isolato ben prima dei vari decreti. Soffro di una malattia infiammatoria all' intestino, prendo regolarmente farmaci per tenerla sotto controllo, ho preferito evitare i rischi del contagio da subito isolandomi in casa».
Con un' azienda che fattura 3 milioni probabilmente non abita più nel monolocale milanese di Porta Romana a Milano. Giusto?
«Sono a City Life e l' appartamento è spazioso, una parte l' ho adibita a ufficio».
Perché per lei il telelavoro è una prassi quotidiana da anni
«Per me e per i 14 componenti della squadra dell' azienda».
Per le riunioni cosa usate?
«Skype. Impeccabile».
E per i contatti al volo?
«E-mail, lo strumento più semplice ed efficace che ci sia».
Ora più che mai sono venuti al pettine i nodi dell' emergenza digitale nella scuola italiana. O almeno: in tanta scuola italiana. Una sua riflessione?
«Purtroppo è venuto a mancare un coordinamento a livello nazionale. Le scuole si sono mosse in maniera indipendente, cosa che alla fine sarà penalizzante. Pensiamo ai docenti che annualmente migrano di scuola in scuola, che oggi lavorano con una piattaforma e da settembre, cambiando istituto, molto probabilmente dovranno abbandonarla a favore di un' altra. Sarebbe stato opportuno muoversi uniti anche per ottimizzare i corsi di formazione: ti concentri su una piattaforma e formi il personale su quella. Senza contare il fatto che alcune piattaforme sono collassate, travolte dai clic».
Chi ha superato la prova? Quali sono le migliori?
«Difficile dirlo. Però va detto che alcune sono costruite in casa, e non sono state concepite per un utilizzo così massivo. Le piattaforme dovevano essere pronte per essere scalate.
Quelle legate a Google, per esempio, erano state pensate da subito per i grossi numeri».
Possibile che al di là del Covid-19, non fosse considerato un grosso problema l' ignorare l' Abc del digitale?
«Bisogna darsi una svegliata, è innegabile, partendo dagli strumenti di base. È essenziale avere almeno un dispositivo, che sia computer o tablet: basta che ci sia uno strumento, anche solo per accedere ai servizi pubblici.
Di recente ho fatto il passaporto elettronico, ho fissato l' appuntamento telematico, poi arrivato in questura in tre minuti avevo il documento. Pensiamo alla fatturazione elettronica. Non puoi non attrezzarti, al giorno d' oggi. Qualcosa, però, si sta muovendo. Pensiamo al telelavoro, le aziende si sono adattate subito. E comunque al di là dell' arroccamento di qualche sindacato, la maggior parte delle scuole ha reagito, chi avrebbe mai immaginato le lauree a distanza?».
I cosiddetti nativi-digitali, in concreto, quanto sono digitali?
«Sembrerebbe poco, vanno in tilt quando si chiede di caricare un documento su GoogleDrive. Il problema è che molti si limitano a utilizzare i social network, poi non sanno scrivere in Word o Excel. Perché una cosa è avere il cellulare e smanettare con Instagram o TikTok, e un' altra è sapere utilizzare gli strumenti. Spesso i ragazzi non hanno le competenze di base, quelle certificate dalla patente europea».
Pare che lei non vada tanto d' accordo con i social.
«Li uso con molta parsimonia. Ogni tanto faccio delle storie su Instagram. Un tempo avevo livelli di concentrazione più alti, ora notifiche e altre forme di intrusione limitano la capacità di stare sul pezzo. Bisogna difendersi. Ecco perché ho annullato tutte le notifiche mantenendo solo quelle di Whatsapp e dei messaggi».
Lei offre risposte semplici e concrete. Però prima di arrivare al nodo cruciale, fa un' introduzione. Dritte secche e chiarissime.
«Avevo 12 anni quando ho iniziato a sviluppare i primi contenuti. E ho sempre visto nel paragrafo iniziale il modo per tranquillizzare il lettore. È come se lo facessi accomodare in poltrona: il lettore si siede, si rilassa ed è pronto per affrontare il problema».
Nei giorni del #iorestoacasa, gli italiani digitali sono ancor più digitali. Forse troppo? Domanda che le pongo perché spesso lei lancia, diciamo, diete «detox».
«Come ha rilevato l' americana Cloud-flare nel Nord Italia in epoca Covid-19, il traffico internet è aumentato del 30%. C' è gente collegata a internet da mattina a sera. Bisogna fare attenzione.
Io sono sempre andato in palestra ogni giorno per creare uno stacco e ora che non posso andarci, ho comprato bande elastiche e mi alleno in casa, un' ora al giorno. Per dire che bisogna ritagliarsi degli spazi extra computer. Non bisogna perdere il contatto con la realtà. Ora che siamo tutti a casa, anziché ordinare il piatto pronto, facciamolo noi, dedicando un' ora del nostro tempo alla cucina».
Ma lei al computer quanto sta?
«Dipende dal periodo. Vado dalle tre ore alle dodici se serve. E sto così tanto al computer che ho bisogno di ricorrere a colliri. Però devono essere delle eccezioni perché - ripeto - bisogna ritagliarsi spazi extra computer».
Un paio di anni fa disse che sarebbe andato in pensione il 24 febbraio 2020, giorno del trentesimo compleanno. La vediamo ancora iperattivo. Cambiato idea?
«Spesso mi arrabbio con me stesso perché c' è sempre qualcosa da fare ed è una corsa senza sosta. Però ho provato a stare fermo per alcuni giorni, addirittura calmo sul divano, ma non riesco a non fare nulla. Anche perché sei lì, sul divano e pensi agli amici in attività. No, non posso. A gennaio mi ero prefissato di portare il sito alla massima velocità entro febbraio per ritirarmi in santa pace. Invece? Ho riscritto parte del codice, ora il sito è più veloce del 26%. Nel frattempo sono spuntate altre idee per cui non vado in pensione».
Un imprenditore nato. Ma almeno le vacanze, quelle le fa?
«Non vado oltre i quattro giorni, poi devo tornare al lavoro».
Ha una laurea alla Bocconi. Non in informatica ma in management.
«Quando mi iscrissi all' università volevo trasformare la mia passione in un' azienda vera e propria. E per farlo era opportuno acquisire competenze manageriali. O almeno questo fu il ragionamento che feci».
E che rifarebbe?
«Assolutamente sì, continua a interessarmi il lato gestionale dell' azienda. Per il mio sito ho bisogno di professionisti con super-competenze nei rispettivi settori, con abilità che superino le mie. Mi sono circondato di collaboratori specializzati su singoli temi, espertissimi in determinati ambiti».
In quanti si sono offerti di acquistare la società?
«In tanti, ma non ha senso venderla perché è legata al mio nome. Tema non banale. Poi economicamente va bene, tre milioni l' anno. Perché venderla?».
In sintesi, lei è un giovane uomo ricco. Che rapporto ha col denaro?
«Continuo a fare la vita di sempre».
Si sa che viaggia moltissimo. Non mi dica che va in economy.
«Vado in business. È tra i pochi piaceri che mi concedo. Anche perché ho la passione per gli aerei. Per raggiungere la meta, mi costruisco un tragitto complicato pur di provare determinate compagnie. Poi mi piace soggiornare in hotel confortevoli. Per il resto, vita semplice e di lavoro. Il web ospita siti talmente riconoscibili e rodati da non lasciare spazio alla concorrenza. Si va da Aranzulla a GialloZafferano per la cucina, per dire».
Ci sono ancora nicchie occupabili?
«Oggi gli spazi sono sempre più risicati e la pubblicità vale sempre meno, quindi per riuscire a guadagnare, devi poter vendere tantissima pubblicità. E comunque il tuo sito deve fare grandi, ma grandi, numeri. Quindi, o ti accontenti di rimanere piccolo, lavorando per conto tuo con piccoli ricavi, oppure riesci a diventare un colosso: il Louis Vuitton del digitale. In ogni caso, in questa fase economica è chiaro che la pubblicità crollerà».
Lei come si informa? Carta o digitale?
«Leggo i vari quotidiani on line, poi mi sono costruito una lista di siti internet che seguo via twitter. Mi piace il cartaceo, ma lo leggo quando viaggio. Ma nove info su dieci vengono dal web».
Viaggia per?
«Passione, piacere».
Mete legate al mare, da siciliano verace qual è?
«Stranamente non mi piace il mare. Amo visitare le grandi metropoli, da Tokyo a New York. Ho un debole per le città costruita da zero, penso a Dubai dove sono stato decine e decine di volte».
Va per musei? Teatri?
«No. Mi piace girare per la città, camminare senza una meta precisa.
A Milano capita che compia 15 km al giorno. A Dubai o Muscat mi diverto a vedere cosa c' è di nuovo, come cambiano i quartieri in pochi mesi».
Riprendiamo il discorso di lei, siciliano di Caltagirone, che adolescente viene a Milano dove studia e lavora.
«Lavoravo per pagarmi le rette, e comunque l' esperienza in campo fa bene. Bisogna partire rapidamente se vuoi essere indipendente. Il lavoro non cade dal cielo. I ricavi vengono se sei sul mercato, se sei competitivo, se punti sull' innovazione. Bisogna entrare nel mercato del lavoro il prima possibile».
Che studente era?
«Studioso. Continuo a non capire i ragazzi che si inventano una cosetta e subito smettono di andare all' università credendo di essere arrivati.
La scuola dà gli strumenti per gestire un' azienda, non puoi fermarti a un colpo d' intuito. Come fai a gestire un' azienda se non sai leggere un bilancio?».
L' italiano ha tante qualità, ma fatica a solidarizzare con il successo altrui. È nota la faccenda di Wikipedia italiana che le ha negato la pagina perché Aranzulla non avrebbe i criteri di fama necessari. Altri attacchi?
«All' inizio mi criticavano molto. Dicevano: Com' è possibile che tu riesca a guadagnare dando risposte stupide.... Gli utenti mi hanno poi dato ragione, il sito è esploso e le critiche implose. Quanto a Wikipedia so che la persona che mi ha cancellato dalla versione italiana ha tentato di fare altrettanto sulle Wikipedia in altre lingue, fallendo però».
Come si vede nei prossimi cinque anni?
«Voglio continuare a fare quello che sto facendo. Ovviamente cambieranno le tematiche, l' imperativo del mio lavoro è essere al passo coi tempi».
In tutto questo, è riuscito a farsi una fidanza? O una tele-fidanzata?
«Certo. Sta con me, ma si occupa di tutt' altro. Non è nemmeno appassionata di informatica anche se ora si sta un po' aprendo».
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