#antracite
Explore tagged Tumblr posts
Photo
Home Bar - Industrial Family Room Inspiration for a mid-sized industrial open concept light wood floor and beige floor family room remodel with white walls, no fireplace, no tv and a bar
0 notes
Photo
Home Bar - Industrial Family Room Inspiration for a mid-sized industrial open concept light wood floor and beige floor family room remodel with white walls, no fireplace, no tv and a bar
0 notes
Photo
Living Room Florence Idea for a medium-sized industrial loft-style living room with a gray floor, gray walls, and a media wall.
0 notes
Text
Or something so unpink just to fuck with people
What would yall name a pink snake
37 notes
·
View notes
Text
Sous la table de réunion elle avait disparu. Personne ne pouvait savoir qu'elle était présente sauf.. lui , qui avec malice l'y avait fait entrer avant que tout le monde ne soit présent... Il lui avait dit de se mettre au centre de la table.. que toutes les personnes puissent s'assoir sans deviner sa présence... Il lui fallait deviner où il était placé !! Lorsqu'elle a vu 15 paires de chaussures elle a blêmi.. toutes des noires .. avec ou sans lacets !! Mon dieu.. et Lui.. elle n'avait pas fait attention ce matin en partant.. elle ne regarde jamais ses pieds d'ailleurs !!! Son costume... de quelle couleur déjà ?? ha oui.. bleu antracite ! Il y en avait.... quatre !! Se concentrer, se rapprocher de chaque personne avec attention et l'écouter parler... sa voix, elle la reconnaitrait entre mille !! deux jambes, puis quatre... mais enfin... sera-t-il le dernier des quatre ?? Elle a mal aux genoux et elle doit faire attention de ne toucher personne ! Il va finir par s'impatienter, aller.. celui de droite...Zut, il ne prononce pas un mot, rien... se rapprocher un peu plus.. tant pis.. essayer de voir...une main qui se glisse sous la table... et se pose sur un genou.. elle regarde bien, sourit, oui... SA main !!! Signe discret pour la diriger un peu... elle pose ses deux mains sur ses cuisses.. oup'sss il sursaute imperspectiblement... et puis il lui fait une place là.. entre ses jambes. elle ne perd pas de temps.. d'un zip elle descend la braguette, d'une main sûre elle sort le Délice de sa cachette et d'une bouche gourmande se met à le sucer... humm qu'elle aime la douceur de sa peau, son odeur... elle sert un peu plus les lèvres pour bien le sentir aller et venir dans sa bouche... de petits coups de langue bien placés pour le faire vibrer.. elle aspire, va et vient et puis... elle se décide à le lécher sur toute la longueur... Une main ferme se pose sur sa tête !! hummm il a l'air d'adorer, elle aussi d'ailleurs .
Lécher ce gland offert, elle tourne sa langue tant et plus en aspirant un peu, passe sur la fente bénie... y enfonce le bout de sa langue.. arffff... délicieux... hoooo juste une petite goutte là qui perle... elle se recule un peu... par malice de deux doigts elle pince le bout de ce gland et en fait sortir cette goutte qu'elle lèche avec un plaisir non feint... et puis encore des va et vient .. plus rapides, plus forts... de sa main gauche elle joue avec les couilles qui lui sont offertes, elle les roule entre ses doigts..Elle va , vient sentant la veine gonfler.. sa bouche est pleine de lui, ses joues sont gonflées... ce gland au fond de sa bouche qui caresse son palais.. plus vite et plus fort encore... elle sent que l'instant arrive, elle le sent se crisper...il appuie si fort sur sa tête qu'elle sait que là... le moment est enfin à son paroxysme... il explose en elle !!! liquide doux et un peu amer... elle avale avec plaisir, elle en a la chair poule.. si seulement il pouvait la regarder à cet instant... elle aimerait voir ses yeux... son sperme glisse dans sa gorge... hummmm... gouttes de bonheur... nectar d'un dieu....
MartyWha@tous droits réservés 20160620
Bel après-midi à toutes et tous :)
7 notes
·
View notes
Text
C'è Tolstoj e Tolstoi
Cogli shorts nei paesi caldi o quando gioca a tennis, I'uomo elegante si permette delle calze corte, ma questi due casi sono l'eccezione che conferma la regola. In ogni altro caso solo "le calze lunghe sono abilitate a rivestire piede e polpaccio". Soprattutto il polpaccio. Quando un individuo si siede incrociando le gambe l'eleganza maschile tenta di far dimenticare l'essenziale, cioè che è un uomo in carne e ossa. E un uomo in carne e ossa s'appoggia su polpacci pelosi. Non però quella creatura irreale che è l'uomo elegante. La prova: al posto dei polpacci sotto ai pantaloni si scorgono motivi caviar, losanghe, riquadri, righe verticali, pied- de-poule, blu scuro, bordeaux, grigio antracite, verde intenso (no, non si vedranno né verde prato, né fragola, né motivi dalle dimensioni superiori di quelle del mignolino), in breve una gran quantità di roba molto più rassicurante della pelle umana percorsa da autentici vasi sanguigni. Si controllerà ancora una volta verificando che il colore e i motivi delle calze siano ben accordati alla giacca o alla cravatta, che siano oggetti perfettamente inerti e inoffensivi.
T. Tolstoi [De l'élégance masculine, 1987], Manuale di eleganza maschile, Milano, Sonzogno, 1988
9 notes
·
View notes
Text
10.1.2024
Asi mám zase nějakou depresivní epizodu, ale je to jiný, než před outem a tranzicí (tou sociální už vlastně dávno procházím). Dřív se depresivní stavy vyznačovaly naprostou temnotou, strachem, úzkostí a čirou beznadějí. Teď je to jiný. Tak jiný, že mi chvíli trvalo, než mi došlo, co se děje. Najednou je to taková šedivá, lepkavá zóna ze který se těžko leze. Je v tom nechuť, demotivace, únava a všudypřítomnej tlak. Takovej hnusnej koktejl, kterej přímo úplně neohrozí, ale vypít se moc nedá. Kyslý mlíko, kokosovej cukr, dřevnatej meloun, popel s cigaret a přepálenej olej z fritézy je pořád lepší, než odpadní voda, kovový špony, třísky z uhlíkovejch vláken, vyjetej olej a použitý kanyly. Dá se s tim fungovat. Tranzice změnila mý deprese z černočerný na antracit. To je vlastně super.
7 notes
·
View notes
Text
COME SEGNO SULLA TERRA
Luogo aspro, segnato da un turbolento passato di fuoco, lava nera e antracite si alterna a colate rosse e al giallo dei licheni. Provo attrazione per questa forza latente, sento tanta la distanza fra la mia brevità temporale, fra il mio corpo chiaro e delicato e questa roccia millenaria scura e rugosa che mi scortica la pelle. Voglio farmi segnare da questa natura potente in un legame indissolubile di fuoco lasciando un segno a mia volta. Sono pietra, resa immortale dai vulcani. Il senso che darò al mio fondermi con l'ambiente emergerà con lentezza, di volta in volta senza mai poterlo afferrare pienamente.
Autoscatti realizzati a Lanzarote, Giugno 2023
#self portrait#selfportaitphotography#lanzarote#storytellingphotography#portraiture#contemporary photography#photo project
8 notes
·
View notes
Note
che bello quando scrivi tanto!piastrella diamante(si chiama così?) bianca in entrambi i bagni e pavimento a contrasto, che dici?
Ah le diamantate le adoro, ti danno la possibilità di giocare con colori e stili senza limiti. Poi esteticamente sono belle. Puoi anche colorare le fughe utilizzando uno stucco per fughe colorato, tipo nero o antracite o se proprio ti parte il chiccherone verde, rosso, blu. Pavimento a contrasto quindi nero? Bello. Certo, dipende dal pavimento e da com'è fatta casa, di base le diamantate stanno bene con quasi tutte le tipologie di pavimento, quasi. L'unica cosa che mi sento di consigliarti sul pavimento scuro in bagno è di non prenderlo molto lucido perché è una croce per la pulizia.
2 notes
·
View notes
Text
Scopiamo col temporale e poi nei nostri baci antracite.
2 notes
·
View notes
Text
“ The story of life is quicker than the wink of an eye, the story of love is hello and goodbye until we meet again. “
ᅟᅟᅟᅟᅟ S&A
ᅟᅟᅟᅟᅟ Parco I 3 PM
La giornata prometteva bene, il cielo aveva diradato un bel po’ di nuvole e i raggi solari piombavano dall’alto, facendo brillare le aiuole del parco pubblico.
Per Arsen era consuetudine trovarsi al parco, al guinzaglio aveva i suoi tre cani di stazza grande ed avanzava, pronto a liberarli di lì a poco e come vivesse in quel monolocale insieme a quei tre bestioni, sarebbe stato difficile comprenderlo.
Giunto accanto a una delle panchine di legno, Arsen si flesse e sganciò il guinzaglio che assicurava i cani a sé e sfregò loro la testa, accarezzandoli energicamente prima di lasciarli andare, liberi. Per un po’ lui se ne rimase flesso, con le ginocchia che toccavano l’asfalto e le braccia penzoloni contro le cosce. Arsen sollevò lo sguardo al cielo e comprese che forse non sarebbe piovuto, non oggi. Non ne sembrò rallegrato, al contrario, doveva amare molto i temporali e quindi, poco dopo, dovette sembrare persino un po’ deluso da quel sole dirompente che non aveva alcuna intenzione di ritirarsi tanto presto.
I cani, intanto, si erano allontanati. Arsen aveva preso posto su quella panchina e, preso lo smartphone con una delle mani, scorreva la home di un social. Da quando aveva imparato a utilizzarli era diventata un’abitudine postare qualche foto, di tanto in tanto, solitamente in compagnia dei suoi cani, spesso con Shiro che sembrava essere quello più affettuoso dei tre.
La tenuta che indossava era del tutto informale: Arsen aveva dei pantaloni morbidi da tuta, color antracite, una t-shirt di una totalità più scura e sulle spalle aveva uno zaino sportivo. In testa stava un berretto nero.
Quei pomeriggi, sole non gradito a parte, Arsen li trovava rilassanti, lo allontanavano dai pensieri soliti che gli affollavano la mente – e che ultimamente riguardavano Tyler Galpin e l’imminente pericolo che rappresentava per coloro a cui teneva – così Arsen aveva disteso la schiena e posato parte del dorso allo schienale della panchina, divaricando appena le gambe e socchiudendo gli occhi, lasciando il cellulare incustodito accanto a sé.
Passò qualche momento di assoluto silenzio, poi l’abbaiare persistente di Shiro lo fece quasi sobbalzare, Arsen aprì gli occhi e tornò seduto in maniera più o meno composta, volgendo gli occhi davanti a sé e sulla donna che il cane dal pelo grigio e raso aveva preso d’assalto, leccandole le mani e sfregando le zampe sulle sue gambe, evidentemente felice di vederla.
@shirin-thedoctor
11 notes
·
View notes
Text
Antracite
Rogo. Oscillano intrepide, incessanti, le cime al vento. Sotto il suo ventre rovente brulicano, come petali in fiore, pensieri a me nuovi, immenso bene. Non mortale legna a bruciare. Antracite, eterna. Cuore, per sempre tua.
2 notes
·
View notes
Text
ALPINE A110 SAN REMO 73: UMA NOVA EDIÇÃO PARA CELEBRAR A PAIXÃO PELOS RALIS
O Alpine A110 celebra o 50º aniversário da sua vitória no Rali de San Remo e o primeiro título de construtores no Campeonato do Mundo de Ralis em 1973, com o lançamento do Alpine A110 San Remo 73.. Uma série moderna e distinta, limitada a 200 unidades, que estará disponível para encomenda, a partir de 17 de março de 2023, a um preço de 94.000 euros.
Depois do Alpine A110 Tour de Corse 75, revelado em 2022, desta vez cabe à série limitada A110 San Remo 73 prestar homenagem ao glorioso passado da marca nos ralis.
Com esta nova edição especial, a Alpine celebra os 50 anos de um momento histórico para a marca no desporto automóvel: a vitória no Rali de San Remo, mas também o título de construtores que a Alpine conquistou no Campeonato do Mundo de Ralis. Embora a referência ao passado seja clara e a homenagem inequívoca, esta série, limitada a 200 unidades numeradas, é acima de tudo moderna e distinta.
UMA REINTERPRETAÇÃO MODERNA DA LENDA ALPINE
Inspirada no icónico Alpine A110 que venceu o Rali de San Remo de 1973, esta nova série limitada diferencia-se pelo design moderno e distinto, que é combinado com a agilidade e o reconhecido desempenho dinâmico do chassis e do motor de 300cv. O Alpine A110 San Remo 73 apresenta uma combinação de design única, tanto no exterior, como no habitáculo.
Com a inédita carroçaria pintada na cor original Caddy Blue, com os arcos de tejadilho pretos e o tejadilho de carbono pintado a vermelho, a série limitada A110 San Remo 73 reinterpreta a lendária decoração do automóvel de competição de 1973. A assinatura temática “San Remo 73” no capot, portas e pára-choques traseiro, é complementada por elementos gráficos a preto e branco nas portas. A que se associam as jantes Grand Prix de 18” em Branco Brilhante, as pinças de travão Brembo® em antracite, as molduras dos faróis dianteiros em negro, assim como os logotipos das embaladeiras dianteiras e os monogramas Alpine em Preto Brilhante.
No habitáculo, que inclui aplicações em microfibra, realçadas por pespontos cinzentos, os bancos tipo baquet da Sabelt® Racing são bordados com uma frase temática “World Champion 73” e estão pré-preparados para receber cintos de competição de seis pontos. O ambiente desportivo é complementado pelos pedais Sport, pelo apoio para os pés do passageiro em alumínio e os tapetes da Alpine. Os painéis das portas são assinalados com as duas faixas temáticas a preto e branco.
O exclusivo Alpine A110 San Remo 73 está limitado a 200 unidades para todo o mundo e conta com uma placa exclusiva com a inscrição 'Limited Edition A110 San Remo 73', numerada de 1 a 200. Esta edição também beneficia de uma alargada lista de equipamentos de série, incluindo um sistema de travagem de alto desempenho, um escape desportivo ativo, espelhos retrovisores elétricos e rebatíveis, espelho retrovisor interior com anti-encadeamento automático, assistência ao estacionamento dianteiro e traseiro com uma câmara de marcha atrás, bem como sistema de áudio Focal e Telemetria Alpine.
Em Portugal, estará disponível para encomenda, a partir de sexta-feira, 17 de março, às 9 horas da manhã, ao preço de 94.000 euros.
SAN REMO 1973, A CONSAGRAÇÃO
O A110 San Remo 73 segue as pegadas de um automóvel icónico que consagrou, pela primeira vez, a Alpine no Campeonato do Mundo de Ralis, depois de seis vitórias em 13 das provas que integraram o calendário.
À partida da edição de 1973 do San Remo, as “berlinetas” estavam entre os favoritos, até pelo facto da estrutura da prova partilhar estradas com o percurso do Monte Carlo. Ou seja, um terreno misto (asfalto/terra), que favorecia os Alpine, também pela sua extraordinária relação peso/potência.
Nas estradas italianas, o Alpine n°1 completou a primeira etapa com uma vantagem de mais de cinco minutos, graças a uma arriscada, mas bem sucedida estratégia de pneus. Com um atraso de mais de nove minutos para o líder no início da segunda etapa, o Alpine n°5 venceu vários troços, e ascendeu, etapa após etapa, ao 3º lugar da classificação geral, atrás do Fiat 124 Spyder, e do Alpine n°1, que terminou o San Remo com mais de 6 minutos de avanço para os mais diretos adversários. Esta 10ª ronda do calendário garantiu, de vez, o título mundial de construtores para a Alpine.
A icónica decoração azul, branca e vermelha, com riscas pretas e brancas, será para sempre associada ao título mundial. Esta decoração, que se tornou mítica, é agora, em 2023, reinterpretada pela Alpine, prestando homenagem ao cinquentenário desta vitória no rali.
3 notes
·
View notes
Text
Ossigeno - 22
22. A lume di candela
Sveva entrò in camera e si lasciò cadere sul letto. Una tristezza infinita la pervase. Ma che cosa sto facendo?, si chiese, sto uscendo con Zlatan solo per dimenticare Logan? Ma la risposta le arrivò alla mente forte e chiara, e se ne stupì. No. Lei si era sentita attratta da Zlatan ancora prima che Logan tornasse. Da quella sera al party di inaugurazione del Garden Flower, nel momento in cui gli aveva stretto la mano e si erano guardati negli occhi. E poi, la volta successiva, quando era rimasta a guardarlo a lungo mentre discuteva con la sua ex fidanzata e avevano stabilito una specie di tregua tra loro... Sorrise da sola, rivolta al soffitto bianco che stava contemplando. Che figuraccia che aveva fatto con lui quando gli aveva dato del cafone. In realtà era un gran bravo ragazzo, educato e gentile, e aveva un cuore buono. E alla clinica. Sveva non poteva dimenticare come l'aveva guardata quella mattina mentre lei lo visitava. L'aveva fatta sentire... viva. Era stato lì che aveva iniziato a sentire quel calore nello stomaco quando erano vicini. Ma poi era arrivato Logan e aveva scombussolato tutto. Fino a quando, quella mattina a casa sua, non erano stati sul punto di baciarsi.
Quindi no, non era andata a letto con Zlatan solo per dimenticare Logan. Però, forse, era il caso di rimanere con i piedi per terra e non farsi coinvolgere troppo dalla situazione. Alcuni colpi sulla porta la distrassero dalle sue riflessioni e si alzò per aprire. «Chi è?» «Sono io, Zlatan.» Oh, eccolo qui. Eccitazione e ansia si mescolarono in lei. Aprì la porta e se lo trovò davanti, tutto sorridente. I capelli erano ancora umidi e gli ricadevano sulle spalle coperte da una camicia color antracite e un jeans scolorito. «Sei ancora così?» Sveva si passò una mano tra i capelli intrecciati e pieni di sale. «Sì, stavo giusto andando a prepararmi.» «Non mi fai entrare?» Lei ci pensò un attimo, poi si spostò e lo fece passare. Chiuse la porta e si girò a guardarlo. Si ritrovò stretta fra le sue braccia, avvolta nel profumo di bagnoschiuma e shampoo mischiati all'odore unico della sua pelle che la mandava fuori di testa. Zlatan le sorrise appena e poggiò le labbra sulle sue. Un bacio delicato. «Mhm» un altro bacio, e un altro ancora. «Mi sei mancata tanto, oggi.» «Anche tu.» Ed era vero, aveva pensato alle sue labbra in continuazione. Ma era ancora scombussolata da quello che era successo poco prima e Zlatan notò la sua espressione poco convinta. La lasciò andare. «Ehi, che hai?» «Niente...» «Che ti ha detto Mark?» Sveva distolse lo sguardo. «Niente. Lui... niente di importante.» «Okay. Bè, sono venuto per invitarti a cena fuori...» «A cena fuori?» «Sì. Sai, volevo stare un po' da solo con te.» «Oh...» Zlatan prese un bel respiro. «Sveva, si può sapere che hai? Poco fa mi hai chiesto di venire in camera tua per fare la doccia insieme e adesso sembra che la mia presenza ti dia fastidio. Che ti prende?» Sveva si allontanò da lui e camminò per la stanza. Zlatan aveva perfettamente ragione e lei era una stupida. Che cazzo! Erano tutte paranoie inutili, lei voleva stare con Zlatan tanto quanto lui voleva stare con lei. E questa era l'unica cosa che contava. L'unica. Si voltò di nuovo verso lui, che era rimasto immobile a fissarla. «Non so cosa mi è preso, Zlatan. Ho avuto un... un... non so. Paura, forse.» «Paura di cosa? Di me?» Lei sospirò e si sedette sul letto. «Ah, che stupida che sono» disse sottovoce, mentre si passava le mani sul volto. Zlatan si sedette accanto a lei. «Che ti ha detto Mark, Sveva? Lo so che c'entra lui. Ti ha baciata di nuovo?» Sveva gli sorrise. «No, non mi ha baciata. E... Zlatan, gli ho detto di noi due.» «In che senso?» «Gli ho detto che ci stiamo frequentando.» Zlatan sorrise. «Oh. Bene. Però non capisco una cosa, perché hai detto di aver avuto paura?» «Lascia stare. Allora, dove mi porti a cena?» «In un posto molto romantico...» Sveva alzò le sopracciglia e sorrise. «Un posto romantico?» Zlatan la tirò per un braccio e le diede un bacio. «Dai, sbrigati. Se il tuo invito è ancora valido potrei aiutarti a fare la doccia...» La sua voce si era abbassata di qualche tono e Sveva ebbe un fremito. Emise un piccolo lamento e lo baciò. «No. Sei già vestito...» «Uhm. Mi spoglio subito.» «Zlatan, ci metto dieci minuti.» «Posso restare?» «No! Aspettami in giardino.» Zlatan si alzò, la fece alzare e la spinse in bagno. «Sbrigati. Sono impaziente.» Sveva fece qualche smorfia, ma si chiuse in bagno e aprì l'acqua della doccia.
Zlatan rimase nella camera di Sveva. Non capiva perché lei avesse detto di avere avuto paura. Era più che sicuro che fosse colpa di Mark, voleva sapere cosa si erano detti. Le aveva fatto delle avances, altrimenti Sveva non gli avrebbe mai detto che stava frequentando lui. Aveva una gran voglia di parlargli a quattrocchi, capire che diavolo gli passava per la testa. Adesso comunque non voleva farsi impensierire, voleva godersi la serata con Sveva, e magari anche la nottata. Bussarono alla porta e Zlatan andò ad aprire. Se fosse stato Mark... «Zlatan!» «Ehi.» «Che testa, ho sbagliato stanza. Stavo cercando mia sorella...» «È in bagno.» «Chi?» «Tua sorella.» «Ah. E tu che ci fai qui?» «La sto aspettando, dobbiamo andare a cena fuori.» «Quindi non venite con noi?» «No.» «Okay. E... okay, ci vediamo dopo allora...» «Non credo.» «Come?» chiese Ignazio stralunato. Non era mai stato geloso di sua sorella, Sveva era più grande di lui ed era sempre stata fidanzata, ma questa situazione lo imbarazzava un pochino. Zlatan era un suo grande amico e lei sua sorella, immaginarli insieme era... stranissimo. Zlatan finse un'aria innocente. «Che c'è? Ho solo voglia di stare da solo con lei. Dopo cena magari la porto a fare una passeggiata in spiaggia.» Ignazio scosse la testa ridendo. «Sicuro. Divertitevi allora.» «Lo faremo» Zlatan strizzò l'occhio all'amico e risero insieme. Chiuse la porta proprio nell'istante in cui Sveva usciva dal bagno con una minuscola asciugamano intorno al corpo. Rimase immobile a fissarla, il corpo teso già smaniava per lei. La cena avrebbe aspettato, adesso aveva un altro tipo di fame.
Sveva guardò Zlatan in piedi vicino alla porta e sorrise. Si portò le mani sui fianchi e fece finta di essere arrabbiata. «Ma non ti avevo detto di aspettarmi in giardino?» «No, non mi risulta.» Intanto stava avanzando lentamente. Lei si passò la lingua sulle labbra, improvvisamente a corto di saliva. «Bugiardo.» «Tentatrice.» «Se fossi rimasto fuori non ti avrei tentato...» «Allora ho fatto bene a restare.» Era ad un soffio dalle sue labbra, ma questa volta non aspettò che fosse lui a baciarla, si alzò sulle punte dei piedi e con deliberata lentezza gli accarezzò le labbra con la lingua, le mani stavano già sbottonando la camicia. Zlatan le prese la nuca e la baciò a fondo, prima lentamente, poi voracemente. Le lingue si intrecciavano, danzavano, e i respiri si perdevano nelle loro bocche. Zlatan fece scivolare via l'asciugamano dal corpo di Sveva e le accarezzò la schiena, il collo, il seno. Lo strizzò nel palmo, scese verso la rotondità delle sue natiche. Lei sospirò. «Spogliati» gli sussurrò, allontanandosi da lui per mettersi comoda sul letto e godersi lo spettacolo. Si morse le labbra mentre Zlatan davanti a lei si toglieva la camicia e scopriva quell'addome perfetto e leggermente arrossato dal sole. Seguì le sue mani che sbottonavano i jeans e li abbassavano, rilevando il pene turgido e invitante ancora nascosto sotto i boxer. Riportò lo sguardo sul volto di Zlatan e scoprì che lui la stava osservando, un lieve sorriso gli increspava le labbra e il desiderio nei suoi occhi la lasciò senza fiato. Si liberò velocemente dell'ultimo pezzetto di stoffa che lo copriva e salì sul letto con un movimento felino. Sveva gemette quando Zlatan le allargò le gambe e si posizionò in mezzo. Si chinò sul suo collo e lo leccò, le stuzzicò l'orecchio e il punto sensibile dietro il lobo. Lei gli morse la spalla e gli graffiò la schiena. Pochi istanti dopo furono una cosa sola, persi nella loro passione. Ansiti e gemiti, e morsi e graffi, spinte decise e altre più lente. Si baciarono a lungo al culmine del piacere, i cuori battevano all'unisono e i respiri si mescolavano. Rimasero abbracciati in silenzio per un po', godendosi il calore dei propri corpi vicini e le loro carezze reciproche. «Hai fame?» chiese all'improvviso Zlatan. «Un po'» rispose lei. «Vuoi ancora andare al ristorante? O preferisci rimanere qui?» Sveva si scostò per guardarlo. Gli sorrise e gli poggiò un piccolo bacio sulle labbra. «Rimaniamo qui. Ceniamo sul terrazzino.» Lui le scostò una ciocca di capelli dal volto. «Okay.» Allungò una mano verso il telefono e digitò il codice per la reception. «Salve, vorremmo ordinare la cena. Ah, ah. Sì, a base di pesce: un antipasto e un secondo. Anche il dolce, sì. Ah, e anche una candela. Grazie» Abbassò la cornetta e tornò a concentrarsi su Sveva. La sbaciucchiò e poggiò la testa sul suo petto, facendosi accarezzare i capelli mentre le baciava la pancia. «A cosa ti serve una candela?» chiese scioccamente Sveva. «Ti avevo promesso una cenetta romantica... la candela serve per creare l'atmosfera» rispose lui sorridendo. «Pensavo volessi fare qualche giochetto perverso.» Zlatan si bloccò con la bocca sul suo ombelico. «Tentatrice» mormorò sulla sua pelle, alzò la testa per guardarla. «Dopo, magari...» «Dopo...?» chiese lei con aria divertita. «Ti farò urlare per tutta la notte. È una promessa.» Abbassò di nuovo la testa sulla sua pancia e cominciò a scendere, lasciando la scia umida della sua saliva mentre la leccava fino ad arrivare tra le sue gambe. Glielo aveva promesso e mantenne la sua promessa. Trascorsero l'intera notte ad amarsi, concedendosi solo la pausa per la cena a lume di candela sul terrazzino.
Quella notte, però, Zlatan non andò via. Si addormentò accanto a lei, con il volto affondato nei suoi capelli e un braccio a cingerle la vita.
E tenerla stretta sul suo cuore.
2 notes
·
View notes
Photo
Anna Antracit
Anna Antracit
2 notes
·
View notes
Text
0 notes