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L'ONU vota la creazione di aree protette per il 30% degli Oceani
C’è un nuovo trattato internazionale per la protezione degli oceani. I paesi membri dell'ONU si impegneranno affinché il 30 per cento delle acque in mare aperto diventino aree protette entro il 2030. Dopo oltre dieci anni di negoziazioni, sabato sera gli stati membri dell’ONU hanno trovato un accordo internazionale per la protezione degli oceani. Il nuovo accordo è considerato particolarmente importante perché negli ultimi decenni gli animali e le piante marine sono diventati sempre più vulnerabili non solo a causa degli effetti del cambiamento climatico, ma anche per via della pesca eccessiva, del traffico navale e dell’inquinamento. Il suo obiettivo è che il 30 per cento delle acque internazionali in mare aperto – quelle cioè in cui tutti i paesi hanno diritto a pescare, navigare e fare ricerche – diventino aree protette entro il 2030.
L’accordo (qui c’è una bozza) punta a tutelare e favorire il risanamento delle specie marine a rischio attraverso una serie di politiche e iniziative. In particolare, prevede che nelle aree protette stabilite dal nuovo accordo vengano fissati limiti alla pesca, alle zone in cui possono transitare le navi e alle attività di esplorazione che vi si possono svolgere, come l’estrazione dei minerali dai fondali oceanici. Prevede anche l’istituzione di una conferenza (COP) che si riunirà periodicamente per discutere delle questioni pertinenti. Le negoziazioni per il nuovo trattato erano cominciate il 20 febbraio e sono durate due settimane, dopo che le ultime si erano concluse lo scorso agosto senza alcun risultato. L’accordo è stato raggiunto soprattutto grazie alla mediazione di Unione europea, Stati Uniti, Regno Unito e Cina, che si sono impegnate per trovare compromessi con i paesi che nel tempo avevano sollevato dubbi sia per quanto riguardava i diritti di pesca che su come ottenere i fondi necessari per implementare le proposte. Uno dei principali punti di discussione riguardava lo sfruttamento del materiale genetico di piante e animali marini che vivono in mare aperto, che può essere utile per la produzione di farmaci e cibo, ma anche per alcuni processi industriali. Mentre i paesi più ricchi hanno le risorse per esplorare le acque oceaniche e i fondali marini anche per questi scopi, quelli con le economie più deboli no: alcuni chiedevano pertanto rassicurazioni sul fatto che tutti potessero beneficiare in maniera equa degli accordi. I paesi aderenti dovranno comunque riunirsi di nuovo per adottare formalmente il testo e decidere le modalità per implementarlo. Intanto, l’Unione europea si è impegnata a investire 40 milioni di euro affinché l’accordo venga ratificato e applicato dai paesi aderenti in tempi brevi. Il più recente accordo internazionale relativo alla protezione degli oceani e ad altri temi collegati era la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, che risale al 1982, più di quarant’anni fa. Il nuovo trattato servirà anche per rispettare gli obiettivi dell’accordo raggiunto lo scorso dicembre alla COP15 sulla biodiversità, secondo cui entro il 2030 dovrà diventare protetto il 30 per cento di tutte le aree terrestri e marine (oggi sono il 17 per cento di quelle terrestri e il 10 per cento di quelle marine). Read the full article
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Happy #Whales and #Dolphins day! 🐬🐳🐋
Today we can celebrate the International Moratorium on whaling from the IWC! Today, 40 years ago, the IWC signed the ban on commercial whaling. It was supposed as a temporary stop to restore the cetaceans' population, but fortunately, it's still in charge. Although there are countries that continue to kill whales for commercial and "traditional" purposes, this practice is no longer rewarding and not accepted by the majority of the world population. We should press continuously to stop this nonsense huge killing of cetaceans! They are not only intelligent, highly social beings, but they have a fundamental role in the ocean's ecosystem! They provide many benefits, from biodiversity increase to climate regulation and tourism! Here you can find an amazing interactive infographic to understand better their importance: https://grid-arendal.maps.arcgis.com/apps/Cascade/index.html?appid=05f6dc47c20a41d8a0df68c0c99cc2f2
Unfortunately, cetaceans face multiple threats. Ship strikes and bycatch are an increasing problem! Thus, we have to act! Researchers all around the world are trying to find multiple solutions to submit to governments and institutions. But we have to make our part too. Here there are some petitions you may find useful to sign and share!
Follow the World Cetacean Alliance and the Whale and Dolphin Conservation on their social networks (Facebook, Instagram, Linkedin) to stay updated on their incredible work for the protection of cetaceans!
And... a bonus! Two sound recordings (first one from humpback whales and the second one from dolphins) from SanctSound portal (Example Sounds (ioos.us)) Enjoy!
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La Foca Monaca
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Plastic Surgery, i peluche dell'Ikea per salvare gli animali marini
L’idea di cinque studenti russi ha voluto mostrare al mondo la fragilità degli animali marini. Sconvolgendo in maniera drastica quanto intelligente degli oggetti di uso quotidiano, dei semplici peluche dell’Ikea. Plastic Surgery è il progetto che vuole sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema dell’inquinamento marino, e mostrare quanto questo possa sconvolgere gli abitanti del mare. L’inquinamento marino Conosciamo il problema dell’inquinamento marino. Sono incalcolabili i pezzi di plastica, la microplastica, i residui lasciati dai pescatori, le reti in primis, che rimangono a vagare nell’acqua. Sappiamo che nessuno si è salvato da questa apocalisse marina, tracce di plastica sono state trovate nelle rocce di isole deserte e nelle più profonde depressioni oceaniche. L'inquinamento marino irrompe negli habitat degli animali Siamo stati inondati di immagini di tartarughe marine impigliate nelle reti abbandonate dai pescatori, di pellicani il cui stomaco era un sacchetto della raccolta plastica, di pesci cresciuti all’interno di rimasugli di plastica. Sappiamo anche che molte sono le iniziative volte a trovare una soluzione e a sensibilizzare l’opinione pubblica. Installazioni artistiche riempiono le città, soprattutto costiere. I disegni sull’argomento e le fotografie d’autore si riversano sui social, diventando virali. Read the full article
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Posted @withregram • @marevivoonlus Gli squali sono creature maestose. La cultura popolare che ha costruito la paura nei confronti degli squali dovrebbe essere superata in favore del rispetto e della conoscenza di questi animali bellissimi 🦈 . . . #sharks #sharklover #squali #animal #animali #marineanimals #animalprint #nature #animalimarini #mare #animalsofinstagram #natura #ilovenature #animales #seaanimals #ocean #animallovers #animalface #animallover #oceano #ambiente #sea #seacreature #marinelife #ocean #sea #mare #oceano #oceans https://www.instagram.com/p/CDBgs8PhKtx/?igshid=1q971ula2u0hn
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Cupcake tema marino #cupcakes #cupcake #pastadazucchero #dolcedeliziaitalia #temamarino #mare #comunione #animalimarini #estate https://www.instagram.com/p/Bye1rzLoSlz/?igshid=183e8akxu3mf3
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Il 50 % delle specie di squalo presenti nel Mediterraneo è a rischio estinzione
1/4 delle specie presenti negli oceani di tutto il mondo rischi di estinguersi. Nel Mar Mediterraneo, sono 47 le specie presenti, ma più della metà di queste è sul punto di scomparire per sempre. Bycatch o pesca accidentale è una delle principali minacce per la sopravvivenza degli squali , il 10 - 15 % degli animali marini catturati dagli ami dei palangari è costituito da squali!
#squali #estinzione #squalo #educazione #curiositá #aestheticphoto #oceano #mare #carnivori #pesci #pesce #animali #animalimarini
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#bomboniere #Egan #weddingfavors #favors #matrimonio #wedding #comunione #battesimo #mare #granchio #animalimarini www.annacreazioni.it #ItalianTradition (presso Anna Creazioni di Eleonora Cesarei)
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Gli spazzini dei virus presenti nell'acqua marina
Gli animali marini che si mangiano i virus. Spugne, ostriche e altri animali marini riducono il contenuto virale dell'acqua: una scoperta interessante e che potrebbe anche fare bene all'acquacoltura. Quanti virus ci sono nell'acqua di mare? Come fanno gli animali marini a convivere con una "zuppa" piena di particelle potenzialmente pericolose? La risposta alla prima domanda è semplice: un bicchiere d'acqua di mare contiene circa 150 milioni di particelle virali, le quali, come tutti i virus, hanno la possibilità di attaccarsi a un ospite e da lì partire per infettare altri organismi della stessa specie. Alla seconda domanda, invece, risponde uno studio di Jennifer Welsh, del Royal Netherlands Institute for Sea Research, pubblicato su Nature, che per la prima volta mette in evidenza il ruolo degli organismi
Una spugna. | Tom Goaz / Shutterstock filtratori nel mantenere sotto controllo la popolazione virale in mare. Pranzo a base di virus. Welsh ha messo alla prova la capacità "antivirale" di diverse specie di organismi marini che si nutrono filtrando l'acqua di mare: ostriche, granchi, bivalvi e soprattutto spugne. Gli animali sono stati lasciati senza cibo, "costretti" a filtrare l'acqua di mare nella quale erano immersi; Welsh ha poi confrontato la presenza di virus in quella stessa acqua prima e dopo l'azione filtratoria. Non tutte le specie si sono dimostrate ugualmente efficaci - le ostriche hanno eliminato circa il 12% dei virus, mentre le spugne sono arrivate al 94% nel giro di tre ore - ma tutte hanno dimostrato di avere una qualche capacità di sottrarre particelle virali all'ambiente per assimilarle, scomporle e trasformarle in cibo. Più spugne per tutti. Per noi uomini, la scoperta è particolarmente importante. È raro che i virus marini in natura siano talmente concentrati da far scoppiare epidemie devastanti nelle popolazioni selvatiche, ma il discorso cambia completamente quando si parla di animali da acquacoltura. Questa pratica, indicata come alternativa sostenibile alla pesca tradizionale e che prevede di tenere pesci e altri animali marini in spazi chiusi ma a contatto diretto con il mare aperto, genere infatti un altissimo rischio di epidemie tra gli animali, soprattutto perché i recinti per l'acquacoltura ospitano di solito una singola specie - ossia l'ambiente ideale per lo sviluppo di epidemie devastanti, che a questo punto potrebbero essere tenute a bada riempiendo i recinti di spugne e altri animali filtratori. Read the full article
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