#alba di questa mattina
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i-am-a-polpetta · 6 months ago
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ma voi, a guardare l'alba non vi sentite potentissimi?
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mucillo · 1 month ago
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Alba Carla Laurita de Céspedes y Bertini (Roma, 11 marzo 1911– Parigi, 14 novembre 1997) è stata una scrittrice, poetessa e partigiana italiana, autrice anche di testi per il cinema, il teatro, la radio e la televisione. "Clorinda" è stato il suo pseudonimo radiofonico e il suo nome di battaglia da partigiana.
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“30 maggio 1968”, scritta in francese, è la poesia più rappresentativa di “Le ragazze di maggio”. Alba De Cespedes è a Parigi, nel Quartiere latino, nei giorni del maggio francese e segue e partecipa al movimento degli studenti cogliendone novità e spirito sovversivo.
......
Stasera, il nostro quartiere, sulla riva sinistra,
piange la perdita dei suoi sogni.Dietro le finestre senza luce
– orbite nere nelle facciate chiare – occhi vuoti
fissano le strade deserte.
Un’altra sera, l’ultima,
saremo tra noi: pazzi d’amore e di rivolta.
Questa riva sarà ancora nostra;
solo per noi, prigione, ghetto,
colonia di lebbrosi.
Rimarranno sulla loro.
Non oseranno attraversare
il confine della Senna.
Riconoscono il nostro diritto
a questa veglia funebre,
a questa libertà
sorvegliata – da lontano –
da un esercito che veglia
anche osservando
il nostro silenzio sprezzante,
inquietante.
Nel Quartiere Latino, gli studenti
sorvegliano il cortile
della Sorbona.
La piazza dell’Odéon
abbraccia
rotonda
questa bella notte di primavera.
Le parole dei graffiti
che adornano le facciate
circolano come un “testamento”
tra i tavolini dei caffè-tabacchi
sul Boulevard Saint-Germain.
Nelle nostre strade, colpevoli
di complicità,
i sampietrini divelti
sono stati frettolosamente sostituiti,
gravemente.
Sulle mani dei giovani,
sulle pietre del loro cammino
che domani rotoleranno,
dall’altra parte,
verso il rassicurante fine settimana.
Nelle loro soffitte
intorno alla Sorbona,
nelle stanze delle cameriere
tappezzate di manifesti
– lo sguardo fiero del Che,
ragazzi e ragazze, armati
di poesia e di rabbia,
fanno l’amore con piacere
disperato,
bagnati di lacrime.
Ragazzi con i capelli lunghi,
le ragazze con le gonne corte
sono i cittadini delle nostre strade
della riva sinistra.
L’odore acre dei loro corpi di scolari,
è l’aria stessa del nostro quartiere.
Ovunque nel Sixi��me
sono affissi volantini
sotto forma di poesie.
Domani mattina al mattino presto
saranno coperti di pubblicità
di lavatrici e frigoriferi.
Le rondini del Lussemburgo
gridano il loro addio.
Dalle rive del boulevard
un’ultima zaffata di gas;
ma non ne resterà nulla
quando arriveranno dall’altra sponda
per essere fotografati,
sugli scheletri delle auto bruciate.
O nostri figli di maggio,
eroi di notti crivellate di stelle
e percosse.
Ferro e acciaio si oppongono
alle rose dell’immaginazione.
Ai crocicchi, lungo i viali
occhi che trafiggono
sui tetti delle auto della polizia
cesti di insalata, ambulanze,
uomini vestiti, con il casco,
mascherati di nero, scudi neri;
l’intera panoplia sinistra
di repressione è pronta
contro una rivoluzione
che non avrà mai luogo.
I cavi telefonici
attraversano il cielo silenzioso:
Littré, Odéon, Médicis
non rispondono stasera.
Dietro le nostre finestre chiuse,
vicino a telefoni muti,
e transistor spenti,
guardiamo in silenzio
le nostre speranze deluse.
Ma i gesti dei nostri figli
di maggio
rimangono – indelebili – nell’aria
nel tempo, nello spazio
di questo quartiere,
sulla riva sinistra.
"30 maggio 1968."
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ama-la-mente · 2 years ago
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Non puoi togliere Trapani da un trapanese.
Misteri compresi. Per alcuni processione ormai retrograda per altri intoccabile. Perfetto esempio di commistione tra sacro e profano, tra devozione personale e tradizione di comunità.
Il portone che si apre e tutto inizia, chi già in centro e chi ancora a casa preparandosi per scendere (in centro non si va, si scende) con la tv rigorosamente su Telesud volume 80.
Per quelle 24 ore tutti ci fermiamo, tutto è organizzato in funzione della processione.
“Ma a che ora scendiamo? Io scendo a piedi”, “attenta alla cera”, “ma che giro fanno?”.
I drappi bordeaux che scendono dai balconi, mia nonna che utilizza i merletti migliori per la chiesetta di famiglia che oggi va aperta e con i fiori freschi.
Le marce funebri che ti rimbombano nel petto, le stesse che ti accompagnano dalla nascita e ti cullano quasi fossero ninne nanne. E qualcuno che mangia “caccavetta e simenza”.
- “Ma a che gruppo siamo?
- 10, fornai
- grazie”
I sorrisi accennati da chi è in processione che valgono come saluto, la cera per terra e sotto le scarpe, le donne a piedi scalzi con il capo coperto dal lutto.
Il tramonto che si avvicina, ritrovarsi a cena in quaranta e “ricordatevi che oggi non si mangia carne”.
“A cira squagghia e a processione un camina”
Arriva la notte e i misteri si fermano a piazza Vittorio, la gente si ferma nei bar dove siamo tutti amici, qualcuno dorme un’oretta per ripartire alle 3 dove si sente un leggero rumore di gente e poi solo i tamburi. Camminiamo tutti insieme verso un’unica direzione, con la testa un po’ bassa, “hai una sciarpa?/ mi porti una felpa/ bevi questo che ti riscaldi”, tappa da Oddo per la pizzetta.
Arrivando a Via Corallai il fuoco dei ceri proietta le ombre delle statue sui palazzi, la gente è affacciata dai balconi in silenzio alle 5 del mattino, segno della croce.
I portatori di notte sono i volontari, sotto le aste troviamo uomini e donne che portano pesi ben superiori a quello fisico della vara.
Alba sulle mura, veloce colazione alle Barracche e ricompaiono le bande, si tolgono le sciarpe e ci si riappropria del contegno dovuto. La mattina passa, i gruppi cominciano lentamente ad entrare, qualche amico ti apre casa sul corso per offrirti la "seconda" colazione e i misteri si riguardano dal balcone. Di nuovo, con minuzia e stupore per la loro bellezza.
“Mamma guarda questa decorazione floreale che bella, riconosco la mano... è sicuramente Peppe”.
Alla fine, sempre dopo le 14, la Madonna entra, con il suo manto nero che sembra coprire e reggere le sofferenze di un intero popolo, anche se solo per 24 ore.
Ora è il momento, inizia già la malinconia e il conto alla rovescia, l’annacata continua come una madre che non vuol lasciare andar via il proprio figlio.
Le lacrime, le mani che stringono, il cuore pieno.
Rumore di ciaccola, applausi...
- testo e foto web
Venerdì Santo, a Trapani il giorno dei Sacri gruppi dei Mister, la processione lunga un giorno
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micro961 · 3 months ago
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Antonio Castagna - I racconti della serie “Ritrovarsi”
Il filo conduttore dell’amore lega strettamente le storie narrate
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Lo scrittore Antonio Castagna propone la sua raccolta “Ritrovarsi”, formata da quattro brevi racconti di amore, che hanno l’obiettivo di riunire i frammenti dei cuori spezzati, di curare il dolore e le delusioni.
Seguendo l’ordine cronologico di scrittura, si inizia con “Un passato che sa di presente e futuro”, in cui il protagonista Giorgio, dopo un periodo di insoddisfazione generale, decide di cambiare vita, partendo dalle vecchie cose lasciate dai suoi nonni, scomparsi tempo prima. Nella sua ricerca, trova delle vecchie lettere della nonna, che lo riportano indietro nel tempo, fino a scoprire l’esistenza di una parte della vita della nonna che nessuno aveva mai conosciuto.
“Quella notte” racconta di Linda, una donna che dalla vita ha tutto quello che poteva desiderare: un marito che ama dal quale è ricambiata, dei bambini che le danno gioia e un lavoro che le dà soddisfazione. A coronare questa perfezione c’è l’amore viscerale che ha per l’arte, in particolar modo per la pittura e, in una notte insonne, presa da un attacco di creatività̀, dipinge qualcosa, che poi scoprirà̀ essere uno schizzo di una vecchia emozione, ritrovata proprio in quella notte.
In “Butterfly”, invece, quello che il protagonista perde è l’amore della sua vita. Leonardo ha la sua famiglia, la moglie Silvia e Mirko, il loro figlio. Ma l’amore della sua vita non è lei, scopre che sarà Brando, un suo collega di lavoro. Ma in quel preciso momento, Leonardo non ha il coraggio di lasciare sua moglie e perde Brando. I due si rincontreranno un anno dopo, quando Leonardo ha finalmente deciso di perdere quella parte della sua vita consolidata: la sua famiglia. Il tutto riparte da New York; in quella città Leonardo e Brando saranno nuovamente colleghi e, adesso, saranno anche abbastanza maturi da essere farfalle, e non più bruchi.
In “La storia di Alba” la protagonista, Maria, è una maestra di scuola elementare che, oltre al tradizionale metodo di insegnamento, è solita raccontare ai suoi alunni delle storie. Quella mattina, racconta loro di una maestra incinta che, in un giorno di pioggia, si sente male e finisce in ospedale. La bimba che nascerà̀ non vivrà̀ molto. Un altro giorno, un’alunna di quella maestra perderà̀ i suoi genitori: le due anime, che hanno perso le persone più care, lotteranno per stare insieme.
Storia dell’autore
Antonio Castagna, classe 1994 è un ragazzo della provincia di Palermo, che nasce nella famosa località̀ turistica di Cefalù̀, cresce però in un paesino nelle vicinanze. Come molti di quella zona al momento della scelta della scuola superiore decide di intraprendere gli studi in ambito turistico, ma arrivato al diploma decide di fermarsi per capire bene cosa fare.
Decide di non continuare in ambito turistico, ma riscopre il piacere della lettura e della scrittura, così dopo diversi lavori in ambito culturale inerenti al Servizio Civile Nazionale, nel 2022 si iscrive alla Scuola di Scrittura Creativa della Feltrinelli Education. Continua, ad ottobre 2023, con una Master Aziendale delle Editorie, della casa editrice Villaggio Maori di Catania. Ad oggi preferisce la parte creativa dell’editoria però il master dice di essergli servito per capire quel mondo, non solo come passione, ma anche cosa significa l’editoria dal punto di vista aziendale.
Antonio, in questo momento sta sfruttando i suoi studi turistici, lavora da sei anni in un lido di Cefalù̀, come addetto alla preparazione di piatti freschi e veloci, ma in futuro si augura di avere un lavoro in ambito editoriale.
Instagram: https://www.instagram.com/_toto724_/
Facebook: https://www.facebook.com/share/YSGcS39UXszwMmdu/ 
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alemicheli76 · 7 months ago
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Il blog consiglia "Unsond" di Alba Prattichizzo, O.D.E. Edizioni . Da non perdere!
Sinossi: “Questa è la storia di come la mia scrittura ha incontrato una voce, quella voce che credevo esistesse solo tra le pagine del mio libro, che avevo immaginato appartenere a Ethan, protagonista di Rock&Soul, e che mai e poi mai mi sarei aspettata d’incontrare in questo mondo.” Mirko, compositore e produttore musicale, fatica a trovare un motivo per alzarsi ogni mattina. Dopo la rottura…
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Crolla il soffitto nelle case popolari, ferito un uomo - IL VIDEO
Alba di terrore nelle case popolari di via Cravero 45, interno 8, nel quartiere Regio Parco, dove questa mattina si è verificato il crollo parziale del soffitto di un alloggio. Ferito un uomo, soccorso dai sanitari del 118. E’ stata la moglie a lanciare l’allarme. Molti residenti, allarmati, sono scesi in strada. La pioggia di calcinacci ha completamente devastato la cucina e gli arredi. Sul…
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addomesticarsi · 2 years ago
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rettifica di questa mattina, invece: la temperatura sopra i 20 già dalle 5 e quindi grande no, ma la felicità è stata la quasi alba (e la quasi lacrima)
l'unica cosa bella di alzarsi alle 5 (che poi erano 4) è la temperatura a 19 gradi
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vefa321 · 3 years ago
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Tempo al tempo
Ho dormito sugli allori di un tempo sconfitto dal proprio scorrere.
Ho attraversato la notte come un mare senza sponde in un oceano di sogni.
Ho solcato i deserti che germogliavano di desideri... inespressi.
Il tutto in un battito di ciglia,
in uno sbadiglio di luna,
in un sospiro di stella caduta...
E sono approdata dove la realtà incontra la fantasia, in questa terra di mezzo chiamata Alba, che accende e spegne qual dire sì voglia, i sogni belli e quelli brutti.
Naufragata senza bagagli in un oggi da navigare,
mi vesto di fortuna,
un velo di luce,
due foglie di vento,
calzari di rugiada ed una strada da inventare mentre il mondo si affanna a rincorrere i propri sogni invece di viverli al buon bisogno.
Un sabato mattina che profuma di caffè e buoni sentimenti.
Il buongiorno si legge, si scrive...si vive.
✒️Vivi di particolari, raccogli i dettagli
J.D
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corallorosso · 4 years ago
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Pugni in faccia e minacce di morte al giornalista di “Repubblica” dal manifestante No Pass Ci risiamo. A distanza di meno di 48 ore dalla brutale aggressione della giornalista di Rai News 24 Antonella Alba durante la manifestazione di Roma contro il Green Pass, un altro video-giornalista, questa volta de “la Repubblica”, finisce nel mirino dei No-vax, questa volta con ancora maggior violenza fisica e verbale. E’ accaduto questa mattina, sempre a Roma, durante la manifestazione No Green Pass organizzato dal comparto scuola davanti al Ministero dell’Istruzione, durante la quale un manifestante ha aggredito con pugni in faccia e minacciato di morte (“Ti taglio la gola se non te ne vai”, accompagnato da un gesto eloquente) Francesco Giovannetti, che si trovava in piazza per testimoniare quello che stava accadendo. “”Ero lì da cinque minuti – ha raccontato Giovannetti – Ho chiesto a un gruppetto di persone se avevano voglia di parlare, di rispondere a delle domande. Mi hanno chiesto per chi scrivessi e hanno iniziato a criticare ‘Repubblica’, ma in maniera civile. Solo poi quest’uomo, non so chi fosse o che ruolo avesse, si è girato, ha mimato il gesto di sgozzarmi, ha detto ‘ti taglio la gola se non te ne vai’ e quando gli ho chiesto se stesse minacciando mi ha aggredito e colpito. Ho contato almeno 4/5 pugni al volto. Tutto è successo rapidamente: non mi lasciava andare. Poi, per fortuna erano presenti agenti della polizia che sono intervenuti, fermando la persona e portando me in un posto sicuro”. Giovannetti è stato trasportato in ambulanza presso l’ospedale Fatebenefratelli per accertamenti, mentre l’aggressore è finito dritto in questura. L’ennesima aggressione pesantissima, resa ancora più grave dal fatto che l’aggressore sia un insegnante, un docente, una persona a cui affidiamo l’educazione dei nostri figli (...) next quotidiano
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gregor-samsung · 3 years ago
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“ Lei aveva attraversato il vialetto ed era entrata nel prato oltre i ciliegi. Si era sdraiata, sebbene vestisse di bianco e l’erba non fosse piú tiepida. Si era raccolta nelle mani a conca la nuca e le trecce e fissava il sole. Ma come lui accennò ad entrare nel prato gridò di no. «Resta dove sei. Appoggiati al tronco del ciliegio. Cosí». Poi, guardando il sole, disse: «Sei brutto». Milton assentí con gli occhi e lei riprese: «Hai occhi stupendi, la bocca bella, una bellissima mano, ma complessivamente sei brutto». Girò impercettibilmente la testa verso lui e disse: «Ma non sei poi cosí brutto. Come fanno a dire che sei brutto? Lo dicono senza… senza riflettere». Ma piú tardi disse, piano ma che lui sentisse sicuramente: «Hieme et aestate, prope et procul, usque dum vivam*… O grande e caro Iddio, fammi vedere per un attimo solo, nel bianco di quella nuvola, il profilo dell’uomo a cui lo dirò». Scattò tutta la testa verso di lui e disse: «Come comincerai la tua prossima lettera? Fulvia dannazione?» Lui aveva scosso la testa, frusciando i capelli contro la corteccia del ciliegio. Fulvia si affannò. «Vuoi dire che non ci sarà una prossima lettera?» «Semplicemente che non la comincerò Fulvia dannazione. Non temere, per le lettere. Mi rendo conto. Non possiamo piú farne a meno. Io di scrivertele e tu di riceverle». Era stata Fulvia a imporgli di scriverle, al termine del primo invito alla villa. L’aveva chiamato su perché le traducesse i versi di Deep Purple. Penso si tratti del sole al tramonto, gli disse. Lui tradusse, dal disco al minimo dei giri. Lei gli diede sigarette e una tavoletta di quella cioccolata svizzera. Lo riaccompagnò al cancello. «Potrò vederti, – domandò lui, – domattina, quando scenderai in Alba?» «No, assolutamente no». «Ma ci vieni ogni mattina, – protestò, – e fai il giro di tutte le caffetterie». «Assolutamente no. Tu ed io in città non siamo nel nostro centro». «E qui potrò tornare?» «Lo dovrai». «Quando?» «Fra una settimana esatta». Il futuro Milton brancolò di fronte all’enormità, alla invalicabilità di tutto quel tempo. Ma lei, lei come aveva potuto stabilirlo con tanta leggerezza? «Restiamo intesi fra una settimana esatta. Tu però nel frattempo mi scriverai». «Una lettera?» «Certo una lettera. Scrivimela di notte». «Sí, ma che lettera?» «Una lettera». E cosí Milton aveva fatto e al secondo appuntamento Fulvia gli disse che scriveva benissimo. «Sono… discreto». «Meravigliosamente, ti dico. Sai che farò la prima volta che andrò a Torino? Comprerò un cofanetto per conservarci le tue lettere. Le conserverò tutte e mai nessuno le vedrà. Forse le mie nipoti, quando avranno questa mia età». E lui non poté dir niente, oppresso dall’ombra della terribile possibilità che le nipoti di Fulvia non fossero anche le sue. «La prossima lettera come la comincerai? – aveva proseguito lei. – Questa cominciava con Fulvia splendore. Davvero sono splendida?» «No, non sei splendida». «Ah, non lo sono?» «Sei tutto lo splendore». «Tu, tu tu, – fece lei, –tu hai una maniera di metter fuori le parole… Ad esempio, è stato come se sentissi pronunziare splendore per la prima volta». «Non è strano. Non c’era splendore prima di te». «Bugiardo! – mormorò lei dopo un attimo, –guarda che bel sole meraviglioso!» E alzatasi di scatto corse al margine del vialetto, di fronte al sole. “
* “D’inverno e d’estate, da vicino e da lontano, finché vivrò ed oltre”; citazione tratta da Daniele Cortis, romanzo di A. Fogazzaro. (Nota del trascrittore)
---------
Beppe Fenoglio, Una questione privata, introduzione di Gabriele Pedullà, Einaudi (Collana Super ET), 2020²²; pp. 5-6.
[ 1ª edizione originale, postuma: Garzanti, 1963. ]
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amespeciale · 4 years ago
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LITANIA PER LA SOPRAVVIVENZA
Per quelle di noi che vivono sul margine
ritte sull' orlo costante delle decisioni
cruciali e sole
Per quelle di noi che non possono
lasciarsi andare
Al sogno passeggero della scelta
Che amano sulle soglie mentre
vanno e vengono
Nelle ore fra un' alba e l' altra
Guardando dentro e fuori
e prima e poi allo stesso tempo
cercando un adesso che dia vita
ai futuri
Come pane nelle bocche dei nostri figli
perché i loro sogni non riflettano la fine dei nostri...
Per quelle di noi
che sono state marchiate dalla paura
Come una ruga leggera al centro delle nostre fronti
imparando ad aver paura con il latte di nostra madre
Perché con questa arma
questa illusione di poter essere al sicuro
Quelli dai piedi pesanti speravano di zittirci
Per tutte noi
questo istante e questo trionfo
Non era previsto che noi sopravvivessimo
E quando il sole sorge abbiamo paura
che forse non resterà
Quando il sole tramonta abbiamo paura
che forse non si alzerà dopo mattina
Quando abbiamo la pancia vuota
abbiamo paura di non poter mai più mangiare
Quando abbiamo la pancia piena
abbiamo paura che non mangeremo domani
Quando siamo amate abbiamo paura che l' amore svanirà
Quando siamo sole abbiamo paura
che l' amore non tornerà
E quando parliamo abbiamo paura
che le nostre parole non vengano udite
o ben accolte
Ma quando stiamo zitte anche allora abbiamo paura
Perciò è meglio parlare
ricordando
che non era previsto
che noi sopravvivessimo
Audre Lorde (1934-1992), poeta e scrittrice statunitense
da The Black Unicorn (1978)
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callmeiceice · 5 years ago
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“Festa” del mio compleanno. Solita uscita per poi andare in un bar sul lago, appena arriviamo dico: prendete quello che volete, offro io. La serata procede bene, amici, qualche alcolico da cui sono stato lontano perché avrei dovuto guidare, e tante risate. A fine serata arriviamo a Rogoredo, eravamo in 4 macchine, quindi una quindicina di persone. Siamo andati in un parchetto e abbiamo parlato un po’ come sempre. Si sono fatte le 2, allora ci siamo salutati perché il giorno dopo avevamo degli impegni, tra lavoro e Università. Verso le 2,15 sono passato a piedi lungo una strada per andare a prendere la macchina, e in quella strada ci sono delle case. In lontananza vedo una ragazza, minigonna e top. La riconosco, era alla festa di questa sera, e nel passare davanti a lei (la macchina era a 5 minuti di camminata) mi accorgo che stava piangendo. Allora mi avvicino e le chiedo quale fosse il problema, e lei: ho dimenticato le chiavi a casa, mio papà è andato al lavoro e torna giovedì, la mamma invece è dal nonno, è partita nel pomeriggio. Io la guardo e le dico: Michela, quindi in poche parole non puoi entrare in casa... bhe, io domani mattina dovrei andare al lavoro ma ovviamente non posso lasciarti fuori tutta notte. E lei mi dice subito: nono tranquillo, posso stare qui, verso le 8 la mamma dovrebbe tornare, poi non fa nemmeno tanto freddo. Io: non puoi stare qui da sola 6 ore senza dormire, vestita così e soprattutto... stai tremando dal freddo. E lei: si lo so, non so cosa fare... allora io: facciamo una cosa... vieni in macchina con me, dormi in macchina (non ti porto a casa mia perché sennò tuo papà è tua mamma potrebbero giustamente pensare male) e così stai più al caldo e ci sono io. A lei sono diventati gli occhi lucidi, non ha detto nulla, mi ha abbracciato e detto a bassa voce: grazie
Sono le 2,20 e siamo in macchina, accendo l aria condizionata e inizio ad avvicinarmi a casa sua e cercare un altro parcheggio, così sua mamma la mattina dopo l avrebbe vista subito. In quel brevissimo tragitto mi guarda e mi dice ancora grazie. Avevo appena acceso l aria condizionata e le chiedo: va un pochino meglio? E lei: sisi, ma ho le gambe fredde. Senza dirmi nulla mi prende la mano e me la appoggia sulla sua gamba, e mi dice: ci scommettevo che non fosse fredda, puoi lasciarla qui un po’? E io: certo. E lei mi mette una mano sopra la mia, aveva le unghie lunghe, color bianco. Appena trovo un parcheggio vicino a casa sua, mi guarda e mi dice: ho sonno.... e io: dai, andiamo dietro che così ti appoggi a me e cerchi di dormire un po’, io intanto magari resto un pochino sveglio, sai, è notte e siamo fuori. Lei mi guarda ancora e mi sorride. Andiamo dietro, le do la mia felpa (l ho portata in caso facesse freddo) e lei l ha indossata, si è appoggiata a me e ha dormito una mezz’oretta. Verso le 3 si sveglia e la sua pancia brontola, allora le dico: qualcuno ha fame vero? E lei: si... ma non abbiamo da mangiare... allora io le dico: Michela, conosco un posto che è aperto a quest ora, ci vogliono 10 minuti però, e sorridendo mi esce un “riesci a farcela?” E lei: (sorridendo) vedremo, al massimo mangio te. Lei rimane dietro a dormire e io vado in quel posto a 10 minuti di distanza. Appena arriviamo noto che si è addormentata, allora per 5 minuti aspetto che si sveglia e penso: cavolo, è ancora più bella mentre dorme, capelli biondi, occhi verdi, un bel fisico e un carattere stupendo. Poi la sveglio io e le dico: pronta per mangiare? Lei scende dalla macchina, mi guarda e urla: mi hai portata al mc! GRAZIE!! Lo adoro! Io mi avvicino a lei e lei mi abbraccia, saltandomi addosso, si era emozionata per il gesto. Entriamo al mc e le dico: prendi tutto quello che vuoi, pago io. Dopo 10 minuti stavamo mangiando e abbiamo parlato un po’. Si sono fatte le 4 ormai, siamo saliti in macchina e lei ha messo a tutto volume l’album di Gemitaiz, QVC 2, ha iniziato a cantare, era davvero felice. Alle 4,10 siamo arrivati davanti a casa sua, e “scalando” un po’ i vari gradini, siamo arrivati su un tetto di una casa, ci siamo seduti e abbiamo visto la luna con qualche stella qua e là. Mi chiede: ti piace la luna vero? Ho visto che hai un tatuaggio delle fasi lunari. E io: si, sin da piccolo, poi ho anche un carattere abbastanza lunatico a volte. E lei: sorride e mi dice: si, una volta ho chiesto a un tuo amico come sei e mi ha detto esattamente così. Comunque è bellissimo quel tatuaggio, vorrei farne uno anche io, (e mi abbraccia il braccio destro) vorrei fare una scritta sul fianco, ma non so quale scritta... io la guardo e le dico: che ne pensi di “ le azioni hanno sempre delle conseguenze, belle o brutte che siano” E lei: ma che idea! Così mi ricorderò per sempre questa serata, sai, mi stai facendo sentire bene, come non lo ero da tanto tempo. A quelle parole non ho resistito e le ho dato un bacio sulla guancia. Poco dopo lei mi prende le cuffie e il telefono e si mette a fissare il cielo, abbracciata a me, fino ad addormentarsi. Io ho dormito forse 30 minuti, dovevo tenerla d occhio ma ero felice, tanto felice. Verso le 5 e mezza inizia a sorgere l alba, allora io delicatamente sveglio Michela e le dico: guarda davanti a te. Lei: è meravigliosa, ma lo è ancora di più perché la sto vedendo con te. Dopo qualche minuto le chiedo: hai fame? E lei: sii, un po’. Allora siamo tornati in macchina e siamo andati ancora al mc, abbiamo fatto colazione, e abbiamo parlato ancora. Alle 8 siamo arrivati a casa sua e abbiamo visto sua mamma entrare in casa. Michela durante la notte le aveva mandato il messaggio dicendo che non aveva le chiavi e che c’ero io con lei.
Prima di farla andare le dico: Michela, grazie per aver dimenticato le chiavi, e lei: quando usciamo e so che ci sei anche tu, le dimenticherò più spesso. Grazie per la serata e per la nottata, sei un ragazzo meraviglioso. Lei scende dalla macchina e mi dice: aspetta qui, torno subito. Io aspetto e dopo 10 minuti vedo lei e sua mamma uscire e venire verso di me. Sua mamma mi dice: grazie! Michela mi ha raccontato tutto quello che hai fatto per lei, non so come ringraziarti... e io: si figuri, l ho fatto con piacere. La mamma: ah, grazie per la felpa che le hai regalato, la adora già, penso che la metterà ogni volta prima di giocare a pallavolo. Io: di niente, aveva freddo e gliel ho data. Prima di accendere la macchina sorrido e penso: mi sa che quella felpa non sarà più mia. Alla fine lei è rientrata, io sono tornato a casa, ho fatto la doccia e ho detto tutto alla mamma che ha aggiunto: ci sono voluti 21 anni, ma alla fine sei davvero cresciuto, sono fiera di te. Dopo un ora sono andato al lavoro. È stata una serata strana, ma meravigliosa e indimenticabile.
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animafelinasblog · 5 years ago
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Foto mia.. la fantastica Alba a San Marino... scatto di questa mattina
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seomollogruppo · 5 years ago
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Skyline
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Suggestivo skyline questa mattina presso il nostro Centro Assistenza e Logistica di Alba... 😃🇮🇹
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as-amasterpiece · 5 years ago
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È iniziato già da tre giorni il nuovo anno. “Questo è il mio anno” ho detto pensando a tutto quello che succederà: mi diplomerò, andrò in una città nuova insieme a una delle mie migliori amiche e inizierò l’università.
Questo sarà il mio anno, e lo spero, con tutta me stessa. Vorrei che questo 2020, tanto atteso quanto temuto, mi portasse un po’ di amore e di felicità.
Per quest’anno mi auguro di essere sempre spensierata, felice, amata. Mi auguro di prendere in mano la mia vita, senza farmi trascinare dalla corrente negativa.
Mi auguro di accendere un falò al giorno questa estate. Di ubriacarmi, di ballare, di ridere, di scherzare e di amare. Di vedere ogni sera un tramonto diverso e ogni mattina un alba nuova.
Vorrei che tutti i miei sogni si realizzassero e che per una volta, non sentissi il peso della vita. Vorrei vivere, ma vivere sul serio.
(Un po’ in ritardo ma, buon inizio anno a tutti.
Che possiate sempre realizzare i vostri desideri e che la fortuna e la felicità siano sempre dalla vostra parte.)
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rodjo · 5 years ago
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Mi sono alzato presto, questa mattina.
È stata una notte faticosa, come tante altre, da settimane a questa parte. Non c'è verso di dormire. I pensieri sfiancano la mente, susseguendosi come in un carillon. Nulla a cui ci si possa agrappare.
Le mezz'ore in cui crollo i sogni più dolci si trasformano in incubi, dopo tre respiri. Mi corrono dietro, segugi assetati dei miei nervi e delle mie ossa. Non ho più carne.
Sono stanco.
Ho fatto una lunga doccia calda. Ho smesso di farmi la barba. Mi sono profumato, vestito. Ha ragione Jeeves.
Sto bene.
In giardino, nel posacenere, c'è ancora il toscano di ieri sera. Ha preso tanta umidità. Fa un suono meraviglioso, mentre lo accendo. Le api ronzano, intorno. Sanno che sono gli ultimi giorni per questi fiori. Il canto degli uccelli si sposa col suono delle onde del mare. Resisto alla tentazione di mettere Keaton Henson. Mi farebbe solo male e rovinerebbe la scena. Il sole non arriva a qui, ma è una bella alba. Fumo piano.
Sto bene.
Non c'è una finestra dalla quale volare. Vola la fantasia. Vola alla meta sbagliata. L'Anima era uno specchio, che ora non riflette nulla. Il petto fa male davvero.
Sto bene.
Il fumo del sigaro sale. Lo seguo sparire nel cielo. Il profumo dei fiori arriva, nonostante il tabacco. Un uccello litiga con l'olivastro.
Sto bene
So che passerà. So il dolore sparirà, lasciando solo il proprio ricordo. Ora, però, non mi basta.
Sto bene.
Provo a godermi la libertà di lasciar andare ciò che vuole andare. Il regalo declinato rimane a chi lo ha fatto.
Sto bene.
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