#alastor altruis
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people like this are exactly the type of people i despise
#why#aroace alastor#asexual#aromantic#aroace#lgbtqia#hazbin hotel#alastor altruis#i hate people#im really tired of this shit even if it is a “joke”
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how i love broken men
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L’estate del 99’ a Detroit era stata la più afosa mai registrata negli ultimi dieci anni. I palazzi scintillanti della città perivano sotto al sole di agosto, e gli abitanti pur di fuggire al caldo si rifugiavano nelle loro tane in cerca di frescura. Altri, invece, preferivano abbandonare gli appartamenti per passare le giornate sulla riva del lago, il cui specchio rifletteva le figure delle imbarcazioni – dalle più lussuose alle più umili – ormeggiate come spettri in attesa d’intraprendere una nuova corsa. Il Lago St. Claire accoglieva più di semplici mezzi, s’era fatto carico, in realtà, d’un crimine silenzioso, mosso dagli impulsi di un cacciatore in preda al più viscerale desiderio, schiavo di cercar in altrui membra un appagamento fugace eppur violento. E violenta era stata la sorte che aveva preso le redini della vita d’una giovane Cassandra, ancora bambina, vestita di un’ingenuità limpida, non contaminata, genitrice del più imperdonabile degli sbagli. La ricordava bene quella mattina, nonostante vent’anni la separassero da quel terribile avvenimento, ma non era lei a conservare le memorie d’ogni singolo dettaglio, v’era un altro, in verità, l’uomo che l’aveva spogliata delle sue più intime certezze per darla in pasto ai tormenti. Alastor Graham, amico e confidente della famiglia Baldwin, nonché esperto di teologia di una delle più famose università del Michigan, figura di spicco nel mercato della droga – motivo per cui s’era conquistato un posto tra i collaboratori di chi gestiva il traffico di merci nell’aria di Detroit. L’uomo altro non era che Einar Baldwin, padre biologico da cui Cassandra era tornata dopo aver appreso la verità sulle origini di chi l’aveva generata. Vestita dei suoi quindici anni s’era buttata a capofitto nella ricerca, ingenua anche mentre accettava di abbandonare chi l’aveva cresciuta, mentre la violenza da cui era stata strappata tornava a ripresentarsi con sorprendente regolarità. Era una violenza infida, non prettamente fisica, nonostante fosse stata sfregiata di alcuni lividi durante la permanenza, quanto più mentale, mirata a demolire ogni radicata convinzione. Quel giorno di metà agosto s’era rivelato essere il più idoneo per Alastor, che tra le liti di casa Baldwin se ne stava tranquillo sulle sponde del lago, in attesa che la preda da lui scelta trovasse la via per raggiungerlo; impetuosa Cassandra, accesa da un fuoco che ancora non sapeva gestire, da quel torrente s’era lasciata travolgere, accettando – inconsapevolmente – la più incandescente delle ferite.
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Lo specchio d’acqua rifletteva l’immagine d’una quindicenne dai capelli color del grano, troppo simile alla madre che l’aveva partorita, e per questo impossibile d’apprezzare. Odiava il suo corpo, Cassandra, tra le forme rivedeva l’oscenità d’una pelle che non sentiva d’appartenerle, ma che ogni giorno era chiamata ad indossare nonostante la rabbia di pensieri sbagliati, che contribuivano a farla sentire piccola, persino troppo per la sua età. Imprigionata nella bolla di quel difetto, l’uomo dagli affascinanti lineamenti – e dagli occhi troppo neri, come l’abisso da cui era arrivato – lasciò che quel dolore causasse un effetto domino; indifesa la costrinse – seppur subdolamente – ad affogare i dispiaceri in una bottiglia di vodka, liquido che mai prima aveva osato assaggiare la quindicenne, ma che venne comunque tracannato tra un sorriso d’incoraggiamento ed un altro. Era bravo Alastor ad ingraziarsi le giovani ragazze dalle pelle diafana, premuroso e mai scontato, abile nel guidarle attraverso un sentiero pericoloso. Eppur Cassandra il pericolo non lo percepì nemmeno quando i sensi rallentarono la loro corsa, offuscandole la ragione, l’unico barlume di panico venne dopo, quando il corpo perse libertà di movimento e lei finì nella rete del suo aguzzino. Atroce fu il modo in cui la violò d’ogni pudore, sottraendole la possibilità di scegliere a chi concedere l’intimità del suo corpo, un corpo dilaniato da mani ingorde, da gemiti che le macchiarono la pelle, quella stessa pelle che detestava, e che non sarebbe riuscita ad apprezzare per molto, molto tempo. Sentì ogni affondo, ogni movimento, ogni tocco sgraziato che le venne riservato, lì, nel deserto d’un lago che non conosceva, soggetta al vuoto di un aiuto che non sarebbe mai arrivato. E provò ad urlare ma nessun suono prese vita, perché la disperazione le rimase incastrata dentro fin all’ultimo, anche quando la bestia grugnì di soddisfazione, lasciandola lì, sotto i raggi d’un caldo sole, come l’essere più insignificante al mondo. Non si curò neanche di coprirla, anzi, rimase a fissarla per ore, gustando il ricordo di quell’atto consumato, e s’esaltò quando la vide trattenere le lacrime, chiusa nella testardaggine che l’aveva portata lì, da lui.
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Vent’anni dopo l’ossessione per la ragazzina che era stata non si placò nell’animo di Alastor, la cui indole s’era trasformata fin a sfociare in devianze più crude del semplice abuso, toccando il fondo d’una fame incontrollata. Ed era stata la 𝗳𝗮𝗺𝗲 a muovere i fili di quel gioco che l’aveva condotto dalla criminologa, ancor vestita, questa, d’un fuoco d’accecante bellezza, convincendolo ad intraprendere una partita ben più pericolosa della precedente. Anni passati a cercarla, a desiderare di sentire il suo profumo ancora una volta, e adesso che era lì, mischiata tra la folla di gente che riempiva il Federal Plaza, una calma gli prese in ostaggio l’animo; non avrebbe mai peccato d’impazienza, sarebbe arrivata nel momento giusto, al culmine della sua vulnerabilità. E lì l’avrebbe attesa, sperando di sopraffarla ancora, di umiliarla ancora. Pregustando l’attimo in cui la vita della sua musa gli sarebbe scivolata tra le dita. ‹‹ Si è dimostrata tenace come la ricordavi. ›› ‹‹ Più di come la ricordavo. E’ un fuoco che non si spegne, ed è ammaliante vedere il modo in cui brucia. ›› ‹‹ E’ vicina alla soluzione. ›› ‹‹ Non abbastanza, altrimenti lo capirebbe che sono qui ad osservarla. ›› ‹‹ Cosa ti aspetti? ›› ‹‹ Che combatta e che torni lì, dove tutto è iniziato. So che lo farà, la conosco. E’ la mia Cassandra. ››
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“I can fix him.” WELL YOU KNOW WHAT??? ILL TAKE HIM AND HIS BAD BREATH AND MOMMY ISSUES ANYDAY. GO FUCK YOURSELF HOE
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someone make a fanfic of the reader owning Alastors soul
#i’m on my hands and knees#hazbin hotel#hazbin hotel alastor#hazbin hotel alastor altruis#hazbin hotel fanfiction
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