Tumgik
#al serrato
metal-sludge · 5 months
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JETBOY (1983 - present)
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ruvviks · 3 months
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// oc picrew. [x]
tagged by; @roseeway, thank you so much!!
tagging; @mojaves, @lestatlioncunt, @dickytwister, @ncytiri, @elgaravel and YOU!
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ambrose hawthorne [he/him] // cato wu [she/her] eddie wolfe [he/they] // hanan chisaka [she/her] lauren dimas [she/her] // luna serratos [she/they] nimue nkuna [she/he] // ramiel al-masri [he/him] reuben de la rosa [he/him] // rikki valentine [she/her]
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kon-igi · 10 months
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Buongiorno di nuovo.
Altro quesito che potrebbe essere di interesse comune.
Ho fatto il vaccino antinfluenzale e ho gli anticorpi covid, essendomelo preso circa tre settimane fa.
Da ottobre a oggi, in media ogni due settimane, sto prendendo virus/batteri diversi per cui mi son fatta mal di gola e una settimana di "sanità (non mentale...che quella lasciamo perdere...), poi super raffreddore e una settimana di respiro, tosse assurda e dopo due settimane ho avuto un po' di siesta in cui ho fatto l'antinfluenzale, poi mi son presa il covid, son stata bene per una settimana e di nuovo mi son presa raffreddore e tosse ed ira pure dissenteria...
Premesso che lavoro con untori di 6 anni che vengon sbattuti a scuola anche con 39°C di temperatura (oltre che con cagotto, tosse, congiuntivite, nausea, ecc ecc), può rientrare nella normalità (da sfigata) prendere la qualsiasi, una dopo l'altra, così a ripetizione?
Non ho voglia di passare un inverno sempre ammalata (che poi divento untrice a mia volta, perché a parte quando ho avuto il covid con febbre, mica son stata a casa...alla faccia di chi dice che i dipendenti pubblici si approfittano e bla bla bla).
C'è qualcosa che si possa fare x aumentare le difese immunitarie ed ammalarsi meno? (ovviamente non posso sopprimere i bambini, non ho intenzione di stare a casa a deprimermi e a svenare l'inps e farei a meno della ffp2 everytime, come invece avevo dovuto fare lo scorso anno, reduce dal cancro).
Thanks a lot!!!
Per spiegare perché questo succede, userò l'allegoria dell'organismo come una casa in continua costruzione.
Questa sei tu
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ma invece di essere circondata da fiori con sole sorridente e nuvolette, tu sei stata costruita qua
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(questo vale per qualsiasi essere vivente, mica solo per te)
Un ambiente ostile... una landa desolata squassata da fiamme, cenere e polvere; l'aria stessa che si respira è un'esalazione velenosa (cit.).
L'ossigeno è corrosivo, i raggi ultravioletti cancerogeni, ogni cibo tossico e infetto, quindi la nostra lotta per la sopravvivenza comincia già al primo vagito di saluto a questo mondo (di merda).
Ma il nostro organismo è stato addestrato da milioni di anni di evoluzione a difendersi egregiamente e lo fa replicando costantemente le cellule di tutte quelle parti di corpo che sono soggette a tali attacchi.
E per tutte intendo proprio tutte... non c'è tessuto, organo o apparato che non necessiti di continua rigenerazione cellulare, per morte programmata o indotta.
Tu sei quella casetta, quindi, dove ogni giorno centinaia di operai posano nuove mattonelle, nuovi tubi, nuovi fili, nuovi mattoni e nuove tegole per mantenerti esteticamente e funzionalemente a posto.
Ovviamente ci sono i direttori dei lavori che controllano che gli operai facciano un buon lavoro, dando istruzioni dettagliate e tenendo d'occhio gli apprendisti, visto che l'impegno è tanto e il turn over molto serrato.
Ogni giorno i direttori (il sistema immunitario, se non s'era capito) devono licenziare quegli operai che vanno fuori di testa e costruiscono muri storti o annodano i tubi... ed è così che la maggior parte delle volte evitiamo che ci venga un tumore da qualche parte.
La maggior parte delle volte... a ogni costante replicazione cellulare, infatti, c'è il rischio che qualcosa vada storto e purtroppo a volte l'operaio fuori di testa fa danni invisibili e silenziosi e a volte insegna anche agli altri a fare pessimi lavori.
(per inciso, quando diciamo che un qualcosa è CANCEROGENO non significa che ti faccia venire istantaneamente un tumore ma che aumenta la possibilità che faccia inserire dati sbagliati nella replicazione di una cellula, facendola saltare fuori 'diversa')
Per ciò che riguarda gli attacchi esterni di virus e batteri, i direttori dei lavori danno istruzioni alle guardie affinché siano sempre all'erta: foto segnaletiche, armi specifiche e metodi di comunicazioni rapidi ed efficaci ma se chi attacca dall'esterno è in gran numero, assalta frequentemente e la casa è malandata, allora il sistema immunitario fa un po' più fatica ad arginare i danni.
La tua casa è già stata devastata da un tumore che per fortuna hai preso e bloccato in tempo, indebolita da un'infezione impegnativa come quella da Sars-CoV2 e costantemente sotto stress emotivo e ambientale.
Se mi chiedi come aumentare le difese immunitarie verso le infezioni io ti rispondo di dargli meno lavoro, così fanno meglio quello che rimane loro: mangia bene e in modo equilibrato, bevi tanto ma solo acqua, evita alcol e fumo e dormi un numero adeguato di ore.
Tutte le solite sciocchezze da allerta colpi di calore estivi ma poi alla fine siamo solo delle casette fragili in un mondo post-apocalittico pieno di zombie radioattivi e purtroppo non possiamo fare tanto di più <3
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chouncazzodicasino · 1 year
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Ho un paio di considerazioni da fare ma ho deciso di unirle in un unico post, tanto poi me le dimentico.
Inizio con la constatazione che questo è decisamente un periodo di merda. Non per me, per tutti. C'è nervosismo nell'aria. Lo vedo. Vi vedo. Mi vedo. Elettrici tutti e in più succedono dei bei cazzi su per il culo ma non nel bel modo. Io provo a fare la zen perché so bene che se poco poco quando arriva un periodo così lo prendi di traverso allora sei destinato a vivere ancora peggio, ma minchia quanto è difficile. (tipo mo stavi aspettando il tipo per fare la revisione alla macchina da mezz'ora e ora dicono che non ci sta arriva alle nove quindi te la prendi nel culo)
Succede una cosa brutta e si tira dietro una catena (io la immagino proprio come una grossa catena pesante che a mano a mano che tocca terra fa toc toc pesante) di cose brutte che già ma metà uno la sorregge male.
Sto pensando di attaccare al negozio un cartello dove dico che vorrei far notare a tutti che la carta dell'urgenza è una cosa che non va usata a vanvera, (magari, questa cosa può far riflettere qualcuno di voi che inconsapevolmente o no ha questo atteggiamento ingiustificato nei confronti di commercianti / professionisti, che comunque non sono tenuti a smazzarsi per te oltre che a offrirti il loro "servizio o prestazione") se una cosa è urgente e mi viene richiesta ad un ritmo più serrato di quello che io dico all'inizio perché serve con urgenza (capite bene che da questo rotolo di carta o da questo litro di pittura dipende il destino dell'ultimo dugongo braccio lanceolato che difende la tribù dei catzamerighan del nord papuano catanzeseeey, una stirpe rappresentata da soli 7 uomini e due donne e il loro destino è proprio in questo ordine pensa te) poi dopo quando ti dico che te l'ho presa in tempi record tu corri a prendertela, non me la lasci in negozio e vieni dopo settimane. Cristo iddio. Non è urgente allora e potevo prenderla ai ritmi normali, ovvero pochi giorni. L'urgenza è una cosa, la tempistica normale un'altra. Non sono un chirurgo, non è indispensabile, e qualora lo fosse allora mi ringrazi e corri a prenderla.
No ragazzi su sto fatto di come ci si comporta con le figure professionali davvero dovete farvi un esame di coscienza e pensarci, pensare a come educate i vostri figli nipoti cugini voi stessi. E nemmeno starò qui a dire come sono stata trattata ieri durante un sopralluogo perché mi viene da piangere. Detto ciò per favore, per favore, chi lavora per voi in quel momento non è uno schiavo.
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southernlonewolf · 5 months
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Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
Resistenza.
Piero Calamandrei
Buon 25 aprile a tutti.🟩⬜🟥
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donaruz · 1 year
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25 Aprile 1945
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati
Più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA.
Pietro Calamandrei
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papesatan · 1 year
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Il mio amico, il cappio
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Non ho mai visto La ballata di Buster Scruggs, in compenso conosco piuttosto bene il meme del James Franco sornione che sdrammatizza il cappio ghignando: “First time?”. Non ne conosco la storia e non so cosa l’abbia spinto a tanta nonchalance, molteplici evasioni sospetto, un complice appostato a liberarlo, forse, ma stasera mi sento forte in lui, o meglio, più vicino a lui, ché in realtà assomiglio tutto al nonnino disperato. Sono giorni ormai che mi pare di svegliarmi con un cappio al collo, una corda che si fa d’ora in ora più stretta fino a non lasciarmi respirare. Sento d’aver fatto il passo più lungo della gamba assumendo un’altra dipendente senza potermelo realmente permettere, e oggi infatti ho ricevuto una notizia che m’ha serrato il collo sì forte da mozzarmi il fiato. Non ho ancora elaborato e non so se lo farò. Sono spacciato. Ma che alternative ho? Penso che non ho altra scelta se non sorridere, ai bambini, agli amici, al mondo, alla corda, e farmela amica. Chissà, magari mi ci abituo, quante persone vivono col cappio al collo ogni giorno, ardendo in sé come il tizio della copertina di Wish you were here? Il pollo Mike ha tirato avanti 18 mesi senza testa, penso di poter sopravvivere a un cappio. Dovrei. Credo. Vorrei tanto slegarmelo di dosso e andarmene. Fuggire. A volte sogno di farlo e scappar via, lontano, senza dir nulla a nessuno. Più che puntuali, alle tre meno un quarto, tracotanti, arriverebbero i primi clienti, trovando tuttavia la saracinesca abbassata. Sul muro un caloroso messaggio d’addio: “Non serviam”, i genitori allora inizierebbero ad urlare, prendendo il locale a calci e pugni, mentre i figli ridono festanti, in un girotondo eversivo. Non accadrà, ma mi placa l’animo, tanto più che mi son legato da solo, quindi dovrò solo abituarmi a dormirci sopra e pian piano imparerò a vivere, lieve come il James Franco del meme, pronto a schernire tutti con un beffardo: “First time?”, finalmente lui. Chissà se alla fine muore o sopravvive. Spero tanto non muoia. Lo spero così tanto.    
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seoul-italybts · 9 months
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[✎ ITA] Weverse Magazine : Recensione : I BTS Hanno Vissuto un'Esistenza Degna dei BTS | 10.01.24⠸
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🌟 Weverse Magazine 🗞
I BTS Hanno Vissuto un'Esistenza Degna dei BTS
__ Seguite il loro viaggio nella docu-serire BTS Monuments : Beyond The Star __
__ di KIM DOHEON | 10. 01. 2024
Twitter  |  Orig. KOR 
Un giorno il mondo si è fermato. Inizia così il verso introduttivo della canzone “Life Goes On”, dei BTS, e lo ritroviamo nelle primissime scene della docu-serie BTS Monuments: Beyond The Star, legato al momento in cui il gruppo ha dovuto cancellare il suo ambizioso tour programmato per il 2020, a causa dell'inaspettata – e senza precedenti – pandemia di COVID-19. Poi torniamo indietro nel tempo, fino al 12 giugno 2013, e vediamo gli idol appena prima del loro showcase di debutto. Gli 8 episodi del documentario rappresentano una chiusura per il primo capitolo di questa band epocale, in tutta la sua gloria, ma non si limita ad elencare i loro successi. Roma non fu costruita in un giorno, ed i BTS non sono diventati superstar dall'oggi al domani.
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Molti media occidentali hanno paragonato l'ascesa dei BTS nel panorama internazionale a quella dei Beatles e la conseguente 'invasione british'. Sebbene non ci sia dubbio i due gruppi abbiano elementi in comune—l'enorme successo commerciale in suolo americano ed essere diventati un enorme fenomeno mediatico— ciò che rende le loro storie realmente simili è il fatto che entrambe le band sono emerse dall'anonimato più totale e si sono fatte strada “a discapito del nostro benessere fisico”, per usare le parole di SUGA. Dopo aver raccolto un ristretto seguito iniziale esibendosi nella loro città natale, Liverpool, i Beatles si sono spostati nella città tedesca di Amburgo, nel 1960, dove hanno continuato ad esibirsi senza sosta, spesso anche per oltre 12 ore al giorno. La loro era una rigida e pesante routine cui non sarebbero mai riusciti a sopravvivere senza caffeina ed alcol—nonché un periodo in cui capire come poter vendere la propria musica ad un pubblico poco ricettivo. Nel 1961, i loro impegni non hanno fatto che intensificarsi, sempre divisi tra il Cavern Club di Liverpool e le loro esibizioni ad Amburgo – dove tenevano concerti di 7 o 8 ore, fino a notte fonda. Ancor oggi, nelle coscienze del pubblico globale, i Beatles sono cristallizzati come leggende, ma quella fama è il risultato dei massacranti sforzi fatti fin dai giorni in cui nessuno conosceva il loro nome.
Allo stesso modo, i BTS non sono comparsi dal nulla, un bel giorno, all'improvviso. La nuova docu-serie loro dedicata ci mostra l'addestramento serrato cui hanno dovuto sottoporsi dopo esser passati dallo status originario di gruppo hip-hop a quello di idol K-Pop, nel momento del loro debutto, a riprova di tutto il sangue, il sudore e le lacrime che hanno volontariamente sacrificato pur di avere successo nella loro carriera frenetica e costellata di crisi. Jimin ricorda di aver vissuto in sala prove per sei mesi, ma quello non era che l'inizio. Come ricorda RM, tutti e sette si sono spinti al limite in nome di un obiettivo comune ma solitario—il debutto— e, una volta raggiunto, hanno dovuto affrontare sfide ancor più grandi. In seguito ad enormi investimenti e ad un arduo processo compositivo, tutti quanti si aspettavano che “Danger” sarebbe diventata il successo che avrebbe potuto distinguerli dalla massa; tuttavia, il brano non è riuscito ad entrare in classifica e, anzi, ha lasciato l'agenzia in difficoltà economiche. L'eco di quest'esperienza ha gettato una fitta ombra di impazienza, fatica, preoccupazioni e sfinimento sul gruppo. La loro agenzia non è poi così grande e non hanno alcuna garanzia di successo per il futuro. Ai membri dei BTS non resta che affrontare la situazione di petto. I ragazzi avvertono istintivamente un senso d'urgenza che li spinge a mettersi all'opera, mostrando il lato più orgogliosamente onesto di sé attraverso il rap e le loro canzoni. “L'ansia giovanile era concretamente evidente”, osserva SUGA, e mai parole furono più vere. La creatività emerge in tutto il suo potenziale, quanto più coltivata attraverso l'impegno ed il duro lavoro. “Abbiamo sempre lavorato sodo”, dice Jin “sia che stessimo affrontando un periodo difficile o no.”
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Monuments non insiste tanto sull'immenso successo dei BTS fine a se stesso, concentrandosi invece su come i membri abbiano sempre avuto lo sguardo fisso sui loro obiettivi a venire. E l'entusiasmo che accompagna il loro impegno sembra avvalorare l'impressione che il loro successo fosse, in fin dei conti, inevitabile. Il loro primissimo concerto alla Ax Hall, il 17 ottobre 2014; la loro prima vittoria ad uno show musicale, nel 2015; l'esibizione sul tanto agognato palco dell'Olympic Gymnastics Stadium, l'anno successivo; il titolo di Artista dell'Anno vinto agli Mnet Asian Music Awards (MAMA) 2016; il loro ingresso nel mercato musicale americano, dopo aver battuto il testardo record detenuto per anni da Justin Bieber nella categoria Top Social Artist ai Billboard Music Awards, nel 2017; la posizione #1 sulla classifica Billboard Hot 100, ottenuta con “Dynamite”; la prima nomina ai Grammys come Best Pop Duo/Group Performance—inevitabilmente, il loro duro lavoro non poteva che portarli a tutto questo. E la maggior parte delle volte il gruppo ha deciso di imboccare il percorso più arduo e meno comune. La prospettiva di un tour globale – fino a quel momento inimmaginabile – ed il penetrante sguardo del mercato internazionale non possono che pesare sul gruppo ed avere conseguenze. In pieno esaurimento, i BTS lasciano parlare la loro musica, cantando “Per te sarei disposto a fingere d'essere felice quando sono triste” nel brano “Fake Love”, rilasciato nel 2018. I ragazzi stanno essenzialmente confessando al proprio pubblico che c'è una parte di finzione, che ciò che li riguarda non è tutta gioia, brillantezza e serenità, nonostante abbiano ora intrapreso la scalata alla fama globale.
Ci si presenteranno sempre nuove sfide, ma ad ogni ostacolo incontrato sulla via corrisponderà sempre una nuova, preziosissima opportunità di maturazione e crescita. Tutto ciò che dobbiamo fare è riservarci del tempo per riflettere e trovare il modo più adatto per superarle. E questo è esattamente ciò che hanno capito anche i BTS. Dopo essere sopravvissuti insieme ad una gavetta infernale e sofferenze innominabili, i membri dei BTS sono ora più che semplici colleghi di lavoro—sono amici e affrontano insieme tutti i momenti più entusiasmanti e preziosi delle loro vite. In questo viaggio all'insegna dell'amicizia, non passa istante in cui i ragazzi non condividano i propri sentimenti con gli altri. E le/gli ARMY, incrollabile fonte di supporto per il gruppo, sono loro vicinə e li amano incondizionatamente. Fin da quando, nel 2013, JungKook ha ringraziato tra le lacrime le/gli ARMY per aver festeggiato il suo ed i compleanni di RM e Jimin per la prima volta, le/i fan hanno continuato a motivare il gruppo, donando loro la forza di tirare avanti ed una ragione per cantare. Un altro momento chiave a dimostrazione di quanto sia importante il fandom è quando, durante il concerto tenutosi alla Gocheok Sky Dome il 12 novembre 2016, le/i fan cantano “2! 3!” - canzone dedicata dalla band all'ARMY - insieme ai BTS. Diversamente dalle 'fan song' scritte da altri gruppi, quelle dei BTS non sono necessariamente dolci ed ottimiste—tramite esse, i ragazzi cercano concretamente di creare un legame con le/i fan, parlando sinceramente di tutte le difficoltà che hanno dovuto affrontare. Come dice RM, i BTS piacciono “non perché cantiamo o balliamo meglio degli altri”, ma grazie ad “un sentimento speciale che è solo nostro”. Quindi, in fin dei conti, è l'onestà emotiva a trionfare. In un mondo in cui le preferenze ed i gusti in fatto di musica sono sempre più frammentari, i BTS hanno saputo emozionare e radunare un enorme massa di persone, a riprova dell'enorme impatto e forza che può avere una community così grande ed unita. E questa è la gioia più grande, per i BTS, che guardano con affetto e gratitudine alle/ai loro fan, ora che hanno imparato ad accettare e ad adattarsi al loro alto status, godendosi anche ciò che esso comporta.
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I 10 anni di carriera dei BTS spiccano solidi come un monumento sulla linea temporale della musica K-Pop. Dopo soli 8 anni dal debutto, SUGA commentava che la sensazione era già simile a ciò che dovevano provare i loro colleghi con 20 e più anni di esperienza, visto tutto il sangue, il sudore e le lacrime versati dai BTS fino a quel momento. Ma poi, un giorno, proprio quando i ragazzi sono pronti a rilasciare “ON” e MAP OF THE SOUL: 7—lavori in cui descrivono la gioia e divertimento che sanno ancora trovare a dispetto delle avversità- il mondo si ferma. Ciononostante, ora, i BTS non hanno più paura. Si prendono il tempo necessario e fanno tutto ciò che è in loro potere, portando conforto al mondo grazie alla loro onestà e alla fiducia che hanno saputo conquistare.
Come dice orgogliosamente JungKook, “Ho vissuto un'esistenza adeguata alla persona che sono” e, allo stesso modo, i BTS hanno vissuto un'esistenza degna dei BTS. E continuano a viverla, questa 'vita da BTS'—sia ora che sono momentaneamente distanti, che in futuro, un giorno non troppo lontano, quando si riuniranno.
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS ⠸
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lawlessfm · 9 months
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mw fcs for the snake den??
Ahhhhhh  —   beloved,    this is our newest organization and I’m literally so excited to see any and all interest in it!   I am listening to Hans Zimmer’s Introduce a Little Anarchy as we speak so,    some suggestions:         Ming Na Wen,    Keke Palmer,    Yasmine Al Massri,    Christian Serratos,     Asia Jackson,    Fan Bingbing,       Shemar Moore,    Alfonso Herrera,   Michael B. Jordan,      Wagner Moura,    Hiroshi Tamaki,    Drew Ray Tanner, Daniel Craig,    Dacre Montgomery,      Laurence Fishburne,    Ricky Whittle,    Miles Teller,     Kelly Reilly,    Olivia Munn,     Gerard Butler,    Henry Cavill,  Boyd Holbrook,    Gabrielle Union,    Benicio Del Toro,      Kentaro Sakaguchi,     Suzu Hirose,     Timothy Olyphant,    Diego Luna,   Levy Tran,    Yoghurt Nattasha,    and   Zorzo Natharuetai!    I hope these help!   Thank you so much for your interest,   it means a lot! 
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stellastjamessongs · 2 years
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Los Angeles Calling
Quella mattinata era trascorsa in una marea di emozioni contrastanti in cui erano predominanti il nervosismo, l'ansia di superare tutti gli step necessari all'imbarco e la trepidazione per l'idea stessa di lasciare la propria città seppur per pochi giorni. Sentiva quell'atavico tremore alle gambe che sembrava quasi suggerirle di scappare, ma era stato indubbiamente utile poter avere già quasi tutto il bagaglio pronto, con la dovuta eccezione delle cose da inserire all'ultimo secondo (aveva preso il caricabatterie e la base di ricarica dello spazzolino elettrico, vero?) e sapere che non sarebbe stata lei a mettersi al volante e affrontare il traffico dell'inizio settimana. Superfluo dire che la madre, appena giunta, l'avesse stritolata in un abbraccio persino più lungo e serrato del solito e aveva insistito, durante il tragitto in auto, di poter tenere Pooka con sé, per compensare la mancanza di coccole dei giorni successivi. Era stato piuttosto divertente quando gli aveva persino intimato di “non osare crescere troppo!” come se stessero per allontanarsi per mesi interi. Era giunta in aeroporto a orario più che opportuno per i vari controlli e aveva letto più volte il tabellone ma no, non erano previsti ritardi alla partenza. Neppure perturbazioni che potessero ritardare il volo o costringerli a uno scalo temporaneo. Tutto sembrava perfetto, compreso il controllo sulle vaccinazioni di Pooka che era più che autorizzato a compiere il viaggio ed, essendo ancora cucciolo, non era necessario separarlo da sé o costringerlo a restare in una gabbietta.
Il congedo dai genitori, doveva ammetterlo, era stato piuttosto commovente,  ma anche fonte di ulteriore incoraggiamento. Come si era ripetuta più volte, quella “pausa” dalla vita di tutti i giorni non avrebbe potuto che giovarle: era quasi sicura che sua madre, seppur in modo tacito, l'avesse “scansionata” quasi ad assicurarsi che lo stress dell'ultimo periodo non le avesse causato un dimagrimento. Curioso, considerando che lei per prima si assicurava che avesse scorte di cibi ipercalorici  e nutrienti. Si era anche detta, memore degli scambi con le amiche del giorno precedente, che l'eventuale insuccesso del colloquio non significava certamente la fine di tutto. E avrebbe comunque potuto godere di una breve e salutare vacanza. Senza contare l'idea non solo di rivedere il giovane ma persino di trascorrervi del tempo insieme. Era stata infinitamente grata a Lizzie perché non aveva lasciato trapelare nulla delle confidenze al riguardo, ma non aveva mancato (nel tragitto in auto mentre la riportava a casa) di esortarla di qualsivoglia possibile aspetto “favoloso” delle loro conversazioni, seppur dubitasse che fossero possibili. E non avrebbero dovuto esserlo, si era ripetuta, pensando alla sua ragazza. Anzi, avrebbe dovuto, tra le altre cose, prepararsi all'eventualità di incontrarla e di rassicurarla sulle proprie innocue intenzioni.
Si era accomodata al proprio posto e sembrava che anche la scelta del volo fosse più che fortunata: non vi erano persone eccessivamente rumorose o bambini viziati e difficili da gestire. Pooka, come sempre, era apparso emozionato di fronte a qualcosa di così diverso da quello che aveva vissuto fino a quel momento. Come sempre, aveva accettato più che felice le attenzioni degli estranei e non erano stati in pochi (compreso il copilota e una delle hostess) ad avvicinarsi per una carezza, tanto da farlo diventare una sorta di mascotte generale. Si era persino rilassato al punto da essersi appisolato nel sellino accanto al proprio su cui aveva disteso la sua coperta preferita. Da parte propria, dopo aver contemplato per breve tempo il paesaggio fuori dal finestrino, aveva deciso di approfittare di quel tempo per iniziare Wives and Daughters di Elizabeth Gaskell, sospirando di quando in quando per qualche descrizione tipica dei romanzi di quell'epoca storica. Non aveva dubbi che, se mai avesse coronato il proprio sogno, si sarebbe tolta lo sfizio di ambientare in quello scenario un suo videoclip musicale.
Contro ogni propria aspettativa, si era persino assopita e si era risvegliata quando mancava poco più di mezzora all'atterraggio. Aveva sorriso al cucciolo che, nel frattempo, aveva stretto amicizia con una ragazza dall'altra parte della fila che le aveva rivolto diverse domande sulla cura di quella razza, lodandone il pelo morbido e profumato e l'indole dolce e giocosa. Si sorprese quando la hostess annunciò che mancava poco più di una quindicina di minuti e sentì il proprio cuore tambureggiare più nervosamente, ma si affrettò a riporre il libro nella borsa a mano. Prese persino la propria agenda e scelse una pagina in cui aveva trascritto qualche luogo di interesse che aveva spulciato su internet e, naturalmente, l'indirizzo dell'ufficio a cui avrebbe dovuto recarsi. Avrebbe dovuto premunirsi anche di comprare una piantina della città, annotò con la penna.
Prese Pooka tra le braccia durante la fase di atterraggio, un po' per rincuorarsi personalmente e un po' per rassicurarsi che non si spaventasse, per poi emettere un sospiro quando si fermarono. “Siamo arrivati,” lo informò con un sorriso. Attese per essere certa che l'aereo fosse del tutto stabile e si rimise in piedi, trattenendo il cucciolo in braccio, dopo aver controllato di aver riposto tutti i loro effetti personali nella borsa. Seguì la fiumana di persone verso il nastro trasportatore per il recupero dei bagagli e tirò un sospiro di sollievo nel vedere che era tutto giunto a destinazione, a dispetto delle fobie della madre al riguardo. Se non altro si era tranquillizzata all'idea che venisse ospitata da una persona di fiducia a cui appoggiarsi nella malaugurata ipotesi di uno smarrimento degli stessi. Recuperò con cautela anche la busta di cellofan che ripiegò sul trolley nella quale era racchiuso il completo selezionato con Quinn (ma principalmente da Quinn) per il colloquio e si assicurò che fosse integro, prima di allacciare il collare di Pooka perché potesse muoversi in autonomia. Ora non resta che trovarlo, pensò tra sé e sé, mordicchiandosi il labbro inferiore, trascinando il trolley con la mano libera e facendosi largo tra centinaia di persone, già sentendo la necessità di slacciare la giacca che indossava sopra il completo il viaggio. Stava per cercare il cellulare dalla borsa, rendendosi conto che non aveva ancora tolto la modalità aereo, quando sentì il latrato del cucciolo che aveva iniziato ad agitarsi al suo fianco, cercando di muoversi alla sua destra. “Che c'è, Pooka?” gli domandò interdetta mentre lui continuava ad abbaiare festosamente, la coda così energica nel suo moto da sbatterle contro il polpaccio. Ne seguì lo sguardo e fu allora che le parve di scorgere una sagoma familiare che si stava avvicinando e il suo cuore iniziò a tambureggiare nervosamente. Restò per qualche secondo immobile, le labbra schiuse e il cellulare in mano, dopo aver momentaneamente lasciato la maniglia del trolley. Oh, mamma.
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bucciadiarancia · 2 years
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Oggi una signora molto anziana dopo aver ridacchiato davanti a me per un po' si è giustificata ad alta voce dicendo che un gesto della mia vicina (stava stropicciandosi gli occhi) le aveva ricordato quella volta che... L'arzigolato discorso cominciava con la disgustosa abitudine del cane che aveva da piccola di leccare e mangiare gli escrementi pescandoli dai vasi da notte. Ha insistito a lungo su questo particolare, al punto che ho iniziato a sudar freddo temendo la natura dell'associazione 😳😳
In realtà si trattava di una storia tranquilla: quando era soltanto una bambina tale Luigia, ex infermiera, aveva una paura matta del cane di famiglia che di notte si infilava tra le porte delle stanze da letto alla ricerca del rivoltante bottino custodito nei vasi da notte.
Mentre Luigia dormiva il cane la annusava, la ricopriva di saliva, faceva rumore. Le zampate improvvise delle sue unghie affilate la svegliavano di soprassalto e si fondevano ai suoi incubi. Spaventatissima, chiese consiglio al padre; il padre le suggerì di dormire con un occhio chiuso ed uno aperto, messo a vigilare la porta della camera. Il giorno dopo, davanti alla confessione ingenua della bambina che ammetteva di non essere riuscita a dormire a quel modo perché presto anche l'occhio destro aveva seguito il sinistro serrato, il padre l'aveva presa in giro.
Hanno tutti una gran voglia di raccontare storie, di raccontare qualcosa a qualcuno. Fortunatamente la mia capacità di comprensione del bergamasco è migliorata moltissimo, azzarderei un livello B2.
#r
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vintagebiker43 · 2 years
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È il 1952. Albert Kesselring, ex comandante delle forze armate naziste e responsabile diretto delle Fosse Ardeatine e della Strage di Marzabotto, è stato appena scarcerato per presunte serie ragioni di salute, riuscendo a evitare, così, prima una condanna a morte e poi anche l’ergastolo.
Quando rientra in Germania, accolto dal cancelliere Adenauer, Kesselring dichiara non solo di non essere affatto pentito delle sue azioni, ma che, anzi, gli italiani gli avrebbero dovuto erigere un monumento.
Quando glielo riferiscono, Calamandrei non dice nulla. Si ritira nel suo ufficio, prende carta e penna e scrive un componimento in versi liberi di una forza evocativa e politica che ha pochi eguali dal Dopoguerra a oggi.
“Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio dei torturati
più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA”.
Ancora oggi questo testo dovrebbe essere letto nella Scuola Pubblica. Soprattutto oggi, nei mesi in cui si celebra il 75esimo anniversario della Carta costituzionale.
@Lorenzo Tosa
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Grazie a mia madre per avermi messo al mondo
A mio padre, semplice e profondo
Grazie agli amici per la loro comprensione
Ai giorni felici della mia generazione
Grazie alle ragazze, a tutte le ragazze
Grazie alla neve bianca ed abbondante
A quella nebbia densa e avvolgente
Grazie al tuono, piogge e temporali
Al sole caldo che guarisce tutti mali
Grazie alle stagioni, a tutte le stagioni
Ma che film la vita, tutta una tirata
Storia infinita a ritmo serrato
Da stare senza fiato
Ma che film la vita, tutta una sorpresa
Attore, spettatore, tra gioia e dolore
Tra il buio ed il colore
Grazie alle mani che mi hanno aiutato
A queste gambe che mi hanno portato
Grazie alla voce che canta i miei pensieri
Al cuore capace di nuovi desideri
Grazie alle emozioni, a tutte le emozioni
Ma che film la vita, tutta una tirata
Storia infinita a ritmo serrato
Da stare senza fiato
Ma che film la vita, tutta una sorpresa
Attore, spettatore, tra gioia e dolore
Tra il buio ed il colore
Ma che film la vita, tutta una sorpresa
Storia infinita a ritmo serrato
Da stare senza fiato
Ma che film la vita, tutta una sorpresa
Attore, spettatore, tra gioia e dolore
Tra il buio ed il colore
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canyousayineffable · 1 year
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Good Omens ficlet /// I
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La porta del negozio si aprì con uno scampanellio.
"Siamo chiusi!" trillò Muriel senza staccarsi dal libro che aveva in mano.
Ma sorrise, mentre lo diceva.  Lo faceva sempre. Sembrava importante.
Se ne stava sulla sua poltrona preferita (una poltrona! Tutta per lei!) con le gambe in su, appoggiate lungo lo schienale, e la testa in giù, il naso affondato fra le pagine.
Chi avrebbe mai pensato che si potesse stare seduti così? Non Muriel!
Ma non c'era nessuno a dirle di non farlo. Alla poltrona non sembrava dare fastidio. E inoltre, mettersi a testa in giù le dava una stranissima vertigine e faceva rimbalzare in buffe molle i suoi riccioli bruni, e questo non mancava mai di farla ridere.
E quella era solo una delle cose curiosissime che aveva scoperto vivendo dentro la libreria!
Per esempio, un pomeriggio si era seduta sulla sua poltrona mentre il sole entrava dalla finestra. 
Ah, si chiamava Jane.
La poltrona, non il sole.
E insomma quel pomeriggio, mentre se ne stava insieme a Jane nei raggi caldi che facevano luccicare i vetri, le era capitato di addormentarsi.
Che sorpresa quando aveva riaperto gli occhi e aveva scoperto che nel frattempo si era fatta notte, la finestra si era riempita di lucine elettriche e la tazza di tè che aveva preparato si era tutta raffreddata!
Aveva subito riscaldato Jane (la tazza, non la poltrona. Anche la tazza si chiamava Jane. A Muriel piaceva molto il nome Jane, e le piacevano anche Jane la poltrona e Jane la tazza da tè). Poi era rimasta a guardare dalla finestra finché il sole non era spuntato di nuovo, e a Muriel era piaciuto moltissimo anche quello.
Pensare che quando era arrivata, per un bel pezzo non aveva osato toccare niente. Se ne era restata in piedi davanti alla porta, piuttosto confusa, aspettando che qualcuno le desse qualcosa da fare.
Finché un bel giorno non se lo era dato da sé: dopotutto, tutto intorno c'erano moltissimi, moltissimi libri. E anche il Metatron aveva detto che leggere era un'eccellentissima occupazione!
Quando poi aveva ricevuto anche indicazioni su cosa non fare, aveva scoperto che presidiare la libreria non richiedeva quasi alcun intervento da parte sua; e di avere a disposizione proprio tantissimo, tantissimo tempo. Tempo! Per lei! Tutto il tempo che voleva, in effetti; e tutti i libri che voleva; e Jane, e Jane, e il sole, e nessuno a dirle di smettere.
Ecco dunque che se ne stava a testa in giù con in mano un libro dal titolo Omicidio sul Nilo, ansiosa di scoprire dove l'avrebbe portata questa volta il signor Poirot.
(...A Muriel piaceva moltissimo il signor Poirot. In effetti, le piaceva quasi più di chiunque altro conoscesse, e perfino di Jane. Jane, la tazza, non Jane, la poltrona. Ma anche con Jane era un testa a testa piuttosto serrato).
Quando il campanello suonò, quindi, Muriel rimase sprofondata nella suo libro, riemergendo appena quel che bastava per annunciare allo sbadato visitatore che sì, il negozio era proprio chiuso, come era ormai da un bel pezzo, e come diceva anche il grande cartello appeso sulla porta. 
"Lo vedo bene, Muriel," disse una voce gentile; "sono venuto solo per fare visita a te."
A quelle parole Muriel staccò finalmente gli occhi dal libro.
"Arcangelo Aziraphale!" esclamò gioiosamente, prima di estrarsi con qualche sforzo dalla poltrona. Si rimise dritta e fece un piccolo inchino. "Benvenuto nel negozio di libri!" 
A Muriel piaceva molto anche Aziraphale, col suo fare incoraggiante e la montagna di cose che sapeva sugli esseri umani e sul mondo materiale.
La prima volta che era stata mandata sulla Terra si era molto dispiaciuta di averlo dovuto trarre in inganno, presentandosi astutamente come Ispettore Agente di Polizia; ma per fortuna, Aziraphale era facile al perdono. 
Questa era la prima volta che lo rivedeva dopo la sua felice reintegrazione nei ranghi celesti, e sembrava...
Muriel sentì gli angoli delle labbra tirare spiacevolmente verso il basso; provava una strana sensazione che le faceva desiderare di tenere fra le mani il tepore confortante di Jane, la tazza. Così si schiarì la voce e, nel modo più urbano che le riuscì, chiese "Tè..?"
"Oh, grazie, mia cara. Con molto piacere."
Muriel si ricordò di sorridere e si diresse nel retrobottega dove abitavano Jane e le altre tazze. Ne riempì due, cercando di prendere tempo e venire a capo di quella sensazione.
Il fatto era che l'Arcangelo Aziraphale sembrava... diverso. 
Come il cielo fuori dalla finestra, quella volta che si era addormentata, sembrava aver perso la propria luce; dove prima c'erano calore e il riflesso del sole che rideva danzando sui vetri, adesso c'era solo tanto silenzio. 
Sorrideva sempre, ma il suo sorriso assomigliava a una grande sala da ballo quando tutti se ne sono andati.
Muriel sentì il cuore farsi più piccolo; per farsi forza, pensò al signor Poirot.
Tornò nel negozio e vide Aziraphale ancora in piedi, con le mani strettamente serrate in grembo.
Muriel sentì l'ansia aumentare, ma si fece avanti brandendo coraggiosamente le due tazze. 
"Se le va di sedersi," disse porgendone una all'Arcangelo, "a Jane farà sicuramente piacere."
Per un istante Aziraphale la guardò senza capire, pur accettando la tazza di tè con un gesto automatico. Poi guardò la stanza, volgendo gli occhi sugli scaffali pieni di libri, le poltrone e il vecchio sofa; e sul suo volto passò una contrazione dolorosa.
"Grazie, cara," replicò con voce un po' soffocata. "Meglio...meglio di no." 
Bevve rapidamente un sorso di tè, facendo tintinnare appena la tazza contro il piattino.
"Dopotutto, sono solo di passaggio," mormorò, mentre esitante rivolgeva lo sguardo verso la finestra affacciata sulla strada.
E Muriel rimase in silenzio, senza sapere cosa dire, ma con la sensazione che quel tè fumante fosse l'ultima traccia di calore e vita in un universo improvvisamente vuoto.
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tulipanico · 2 years
Note
leggo molti generi diversi quindi consigliami qualsiasi libro
Mi aggiro per la libreria e scrivo:
Una stanza piena di gente, mix tra psichiatria e giurisprudenza, uno dei miei libri del cuore, parla della storia di Billy Milligan (caso mediatico statunitense).
Che tu sia per me il coltello, che letteralmente è stato una coltellata al cuore. Commovente, delicato e violento, composto, lirico a tratti.
Questo immenso non sapere, di cui condivido ogni parola, letteralmente, penso che sia un libro che dovremmo leggere tutti. Per imparare l'arte della delicatezza (ed amo il suo modo di scrivere).
L'amore molesto e più in generale i testi della Ferrante, invidio la sua penna, e poi ha un modo vivido di delineare le immagini, diviene facile figurarsi le scene davanti agli occhi.
Le ricette della signora Tokue, se vuoi un libro leggero e tocca cuore, come la scrittura giapponese può essere.
Atti osceni in luogo privato, romanzo di formazione di un personaggio maschile, di cui si ha modo di vedere tutto, anche gli aspetti più criticabili.
Mon Histoire, perchè insomma, sono i pensieri di Monet, che te lo dico a fare.
L'arte di legare le persone, poesia e psichiatria che si incontrano, e tutto ciò che si evince sono l'enorme delicatezza ed umanità non giudicante dell'autore (psichiatra).
Cosmetica del nemico, dialogo serrato tra due personaggi, e chi è il nemico? Rapido, con un climax di tensione, forte riflessione dietro.
Follia, ma tanto si è capito che l'ambito psicologico/psichiatrico mi piace.
Anche qualcosa di Starnone, ma non so quale scegliere. Però ecco, se hai richieste un pochetto più specifica vai pure.
Recensione dei libri che consiglio da amica:
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So di essere una persona spigolosa e difficile, so di avere i controcazzi e di sapere piangere come una bambina al tempo stesso.
Amami così: amami quando al mattino non voglio alzarmi dal letto e devi iniziare a svegliarmi due ore prima, amami quando sarò a pezzi e avrò il cuore serrato, amami quando io diventerò il mio nemico, amami se mai dovessi odiarmi troppo.
Stringimi al tuo petto e baciami fra i capelli.
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