Tumgik
#accompagnarsi
mr-ashbourne · 22 days
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"Scott è passato di qui?"
mini role - party night
Blue Lake - London
Nathaniel Ashbourne veniva coinvolto in praticamente tutte le occasioni mondane dell'Accademia. Se una festa doveva risultare ben riuscita, allora la sua presenza era fondamentale e questo per lui doveva essere un vanto degno di nota.
Era arrivato al Blue Lake da poco, ben dopo tutti gli altri, non c'era rischio che arrivasse puntuale in nessuna occasione, riteneva sconveniente presentarsi ad una festa all'orario pattuito dall'incontro, era una regola non scritta quella di slittare di almeno un'ora il momento dell'arrivo. Aveva varcato l'ingresso con il solito gruppo con cui era solito accompagnarsi si era trattenuto all'ingresso a dispensare saluti praticamente a tutti e così aveva fatto per tutto il tempo mentre cercava di avanzare verso il tavolo che aveva chiesto gli fosse riservato.
-Oh avete visto quell'Idiota di Victor?
Domandò a uno dei tanti che l'aveva salutato ricevendo una scrollata di spalle come risposta.
@v-raven-v
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schizografia · 6 months
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Mentre
Per liberare il nostro pensiero dalle panie che gli impediscono di spiccare il volo è bene innanzitutto abituarlo a non pensare più in sostantivi (che, come il nome stesso inequivocabilmente tradisce, lo imprigionano in quella «sostanza», con la quale una tradizione millenaria ha creduto di poter afferrare l’essere), ma piuttosto (come William James ha suggerito una volta di fare) in preposizioni e magari in avverbi. Che il pensiero, che la mente stessa abbia per così dire carattere non sostanziale, ma avverbiale, è quanto ci ricorda il fatto singolare che nella nostra lingua per formare un avverbio basta unire a un aggettivo il termine «mente»: amorosamente, crudelmente, meravigliosamente. Il nome – il sostanziale – è quantitativo e imponente, l’avverbio qualitativo e leggero; e, se ti trovi in difficoltà, a trarti d’impaccio non sarà certo un «che cosa», ma un «come», un avverbio e non un sostantivo. «Che fare?» paralizza e t’inchioda, solo «come fare?» ti apre una via d’uscita.
Così per pensare il tempo, che da sempre ha messo a dura prova la mente dei filosofi, nulla è più utile che affidarsi – come fanno i poeti – a degli avverbi: «sempre», «mai», «già», «subito», «ancora» - e, forse – di tutti più misterioso – «mentre». «Mentre» (dal latino dum interim) non designa un tempo, ma un «frattempo», cioè una curiosa simultaneità fra due azioni o due tempi. Il suo equivalente nei modi verbali è il gerundio, che non è propriamente né un verbo né un nome, ma suppone un verbo o un nome a cui accompagnarsi: «però pur va e in andando ascolta» dice Virgilio a Dante e tutti ricordano la Romagna di Pascoli, «il paese ove, andando, ci accompagna / l’azzurra vision di S. Marino». Si rifletta a questo tempo speciale, che possiamo pensare solo attraverso un avverbio e un gerundio: non si tratta di un intervallo misurabile fra due tempi, anzi nemmeno di un tempo propriamente si tratta, ma quasi di un luogo immateriale in cui in qualche modo dimoriamo, in una sorta di perennità dimessa e interlocutoria. Il vero pensiero non è quello che deduce e inferisce secondo un prima e un poi: «penso, dunque sono», ma, più sobriamente: «mentre penso, sono». E il tempo che viviamo non è la fuga astratta e affannosa degli inafferrabili istanti: è questo semplice, immobile «mentre», in cui sempre già senza accorgercene siamo – la nostra spicciola eternità, che nessun affranto orologio potrà mai misurare.
14 marzo 2024
Giorgio Agamben
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littlevioletmoon · 1 year
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Credo che l’amicizia sia anche questo: accompagnarsi.
Tanto nei momenti belli in cui le cose sono facili, tanto nei momenti brutti in cui serve forza anche per chi in quel momento non ce l’ha.
Sarà amicizia anche il saluto che ti riserverò domani, anche se sarà l’ultimo terreno.
Mancherai.
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tiaspettoaltrove · 6 months
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Ritrovarsi a cercare l’apice.
Lo so che alcune di voi utilizzano Tumblr esclusivamente per masturbarsi. Vi immagino lì, sul letto, completamente nude, dentro l’app. Magari nemmeno l’aprite per quel motivo specifico, ma poi il tutto viene da sé, naturalmente. Volete solo rilassarvi un momento, guardare qualche foto, leggere due-tre pensieri. Spegnere il cervello per un po’, insomma. Vedo un lenzuolo a coprire parte del vostro corpo, e la vostra mano sotto, ad accarezzare. Non si tratta di violentarsi come in un porno, ma di accompagnarsi verso uno stato di rilassamento. Lasciatemi immaginarvi senza orrendi giocattoli sessuali, ma solo con le vostre mani. Troppo più affascinanti, delicate, eppure anch’esse fisiche. Siete in preda all’imprevisto, alla voglia di sorprendervi. Non avete uno schema predefinito, un obiettivo specifico. Volete solo vedere che succede. E succede che a un certo punto vi capita una gif particolare in home page, che vi fa pensare a un momento del vostro passato, a un sogno ancora irrealizzato. Frammenti d’erotismo, corpi che si toccano, femminilità e virilità che esplodono insieme. Lì vi parte un piccolo sussulto, e la mano scende da sola, alla ricerca di quel punto profondo che voi conoscete come nessun altro. Siete sole con voi stesse, ma al contempo pensate a cosa accadrebbe se il ragazzo che vi piace vi guardasse proprio adesso, in questo momento, mentre siete spogliate di tutte le inibizioni oltreché di tutti i vestiti. Mentre siete fragili, prede, possedute dal demone del godimento più insidioso. Accecate e annientate nella vostra lucidità, divenuta cenere al cospetto dei bollori del corpo. La vostra carne bollente urla, e la vostra vagina sembra sempre troppo vuota perché vorreste riempirla di concretezza, di quella certezza di poter essere sempre soddisfatte ogni qualvolta lo desideriate. Vorreste vederla colare di sperma, e di felicità così incontenibile da non poter essere intrappolata, ma desiderosa di spandersi necessariamente ovunque. Fiumi di piccoli urletti messi in fila come note su un pentagramma, nella sinfonia di quell’irrinunciabile richiamo mai stonato. Voi non siete quelle col blog porno. Voi siete quelle che sembrano degli angeli, che postano paesaggi toscani e tovaglie colorate. Voi siete quelle che sprizzano candore, dolcezza e gentilezza da tutte le parti. Ma poi chiudono la porta a chiave, e sognano di essere viste o scoperte da chi sanno loro. Voi siete le bravissime ragazze che però un corpo ce l’hanno, e una vagina pure. E quella piccola meraviglia completamente depilata le chiede un po’ di attenzioni, ogni tanto. E voi la fate contenta, sorridendo. Senza che nessuno sappia. Senza che nessuno interferisca, perché quello è un momento solo vostro. Siete voi, e lei. Un piccolo capolavoro, da riempire di bacini. Da leccare. Da risucchiare. Con i vostri occhi chiusi, la testa inarcata all’indietro, il sogno di essere presenti. Lì e ora. Privatamente, senza dare giustificazioni. E senza bisogno di comunicarlo, su un banale social.
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Appartengo a una generazione che non ha niente da nascondere a se stessa. I nostri progenitori partecipavano di un tipo di umanità influenzata dalla religione, dalla proprietà, dall'etica e soprattutto dalle illusioni, e si servivano di tutto questo armamentario per nascondere a loro stessi la condizione tragica che ognuno di noi è costretto ad affrontare, in ultima analisi, in solitudine.
Il solo fatto di essere nati è un'azione violenta; essere un artista in una società che non vuole saperne degli artisti è senza dubbio un atto di sfida e può accompagnarsi soltanto a una violenza emotiva. Per questo ritengo che i miei dipinti siano violenti.
I miei sentimenti morali valgono rigorosamente ed esclusivamente per me stesso. Resisto alle pressioni esercitate dall'esterno e più gli altri mi incalzano per farmi fare questo o quello, più io oppongo loro resistenza. Ritengo che l'artista debba sostenersi sulla sua peculiare forza morale. Non amo gli oggetti né qualsiasi forma di possesso.
Alfred Jensen, da Conversazioni con Rothko - A cura di Riccardo Venturi
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thecatcherinthemind · 3 months
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Ho sempre avuto un rapporto di merda con mia madre; non l'ho mai chiamata mamma, non l'ho mai voluta a nessuno dei miei traguardi, non l'ho mai vista come una confidente. Era sempre assente per andare a divertirsi con gli amici, per uscire con altri uomini che spacciava per colleghi, per qualsiasi cazzo che non fosse la sua famiglia. Il brutto della malattia che le hanno diagnosticato una settimana fa è che ora parla sempre e solo di quello, anche con gli sconosciuti, anche mentre siamo in sala d'attesa per visite mie, ne parla con i parenti di mio padre (che - fidatevi - hanno problemi di salute peggiori) e con chiunque incontriamo, che siano vicini o conoscenti, che quindi la guardano con occhi di pietà. I suoi pochi amici l'hanno abbandonata perché è diventata insopportabile con gli anni, ma sapendo della sua malattia si sono riavvicinati: solo per questo sono falsi e schifosi, infatti solo lei poteva accompagnarsi con gente di quel calibro. Uno in particolare, che lei praticamente ha sempre illuso di avere speranze tenendolo al guinzaglio, ultimamente si è allontanato, perché non vuole affrontare una cosa del genere per una persona che alla fine nemmeno è la sua compagna: non vi dico quanto questo la stia irritando. Ha passato il weekend a lamentarsi che lui volesse venire a trovarla, ma ora non vuole lei, perché lui doveva svegliarsi prima, che non deve essere lei a chiederlo,ecc. Quando le ho fatto notare che non è tenuto a farle da compagno perché non lo è, ha tirato la sua solita frase del cazzo "Ma tu al tuo ex parlavi così? Capisco perché ti ha lasciata", che è il suo cavallo di battaglia quando vuole abbassare la mia autostima, ma non ci è riuscita perché le ho risposto "Intanto io un compagno ce l'avevo e sicuramente non elemosinavo attenzioni da un amico a caso pur di sentirmi amata. Tu ora ti offendi perché uno che hai sempre ribadito fosse solo un amico non sta correndo per te. Facile essere amici quando sei giovane, in salute e in forma: ora guarda caso che non sei più bella da sfoggiare, manco lui ti vuole. Sicuramente non verrà nemmeno a trovarti in ospedale, quello usciva con te solo quando eri in tiro". Ci sto litigando in continuazione perché se non si parla di lei e della sua malattia qua dentro non si parla di niente e appena si cerca di cambiare argomento inizia a sbuffare e fare l'offesa. Il suo unico pensiero è che io non cucino e non pulisco mai (due giorni che non pulisco e cucino perché passo le giornate appresso a lei e alle mie visite quindi appena tornate a casa, indovina, non c'è da mangiare perché ero con lei, assurdo). Continua a cercare modi per stare al centro dell'attenzione e quando le facciamo notare che abbiamo capito, è malata, ma è risolvibile ed è già pianificato un intervento, si mette a ripetere che dal lettino non si sveglierà: all'inizio mi incazzavo, dicendole che con questi discorsi ci faceva solo stare in pensiero, così come si incazzava mio fratello che le chiedeva di smetterla perché altrimenti il suo stesso corpo si sarebbe arreso alla malattia. Adesso reagisco solo incrociando le dita e sperando che non si risvegli davvero, perché se la vita è difficile con lei malata non oso immaginare che schifo starle vicino da convalescente. Preferisco seppellirla che dover stare dietro ad una ingrata di merda.
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swingtoscano · 7 months
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22 Febbraio 1940
"[…] Succede che io sono diventato uomo quando ho imparato a essere solo; altri quando hanno sentito il bisogno di accompagnarsi."
Cesare Pavese.
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turuin · 10 months
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una cosa che mi urta sono le persone che leggono le poesie, anche le poesiole da scuola dell'obbligo, sbagliando l'intonazione e il ritmo.
esempio:
Quant'è bella giovinezza, Che si fugge, tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia Di doman non c'è certezza. Ora, molta gente di questa "Canzona di Bacco" conosce solo appunto la quartina di cui sopra. PERO', quando la recita, spesso a memoria, al terzo verso la gente dice: "chi vuol esser lieto sia", senza fermarsi. Così suona come: Chi vuol esser / Lieto sia ed è SBA GLIA TO E fa anche schifo all'orecchio.
Chi vuol esser lieto, sia -> questo è il modo giusto. La parola lieto deve necessariamente, nella voce, accompagnarsi ad "esser" e bisogna arrestarsi per un istante prima di quel "sia", che è una bellissima concessione al godimento della gioia momentanea contro l'inevitabile decadimento del tempo.
Se poi ci mettessimo ad analizzare il modo in cui gli studenti hanno sempre recitato quella (mi sia concesso) leccata di culo pazzesca del Cinque Maggio di Manzoni, ci sarebbe da divertirsi oltremodo.
Comunque,
chi vuol ESSER LIETO, SIA.
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imieipensieridioggi · 11 months
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Adoro la parola "compagna".
È l'unione di due anime che decidono di accompagnarsi per il resto della vita.
Hanno un legame che va oltre ogni vincolo, decidono con il cuore di condividere ogni momento delle loro vite.
Con tutto, nonostante tutto.....
Mi vuoi accompagnare?
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Per troppi evoluzione e felicità, vogliono dire autoimporsi una sorta di buonismo incoerente e fittizio, una sorta di pozione farlocca contro ciò che è sempre stato e che abbiamo sempre generato ma nulla che non trovi spinta interiore autentica e personale, radice animica, può generare abbondanza, direzione e cambiamento. Nulla che non sia osservazione e attraversamento di sé, accettazione senza giudizio e solo poi, moto nuovo che spinge a trasformare tutto in personalità e potenzialità rinnovate. Tutti siamo oscurità e luce e ignorare la nostra parte non in luce, non è utile, non accresce, non riunisce all’anima e non porta a modificare i soliti effetti e le solite sofferenze che ci perseguitano da chissà quanto. Non si tratta di imporsi nulla quindi, piuttosto di accompagnarsi, in un viaggio talvolta lento e doloroso ma che se abbracciato e non respinto, spinge a credersi e ad amarsi così profondamente, tanto da essere in grado d’un tratto, di diventire amore vero e per davvero.
@tizianacerra.com
(Photograph Eugene Chstyakov, unsplash)
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susieporta · 2 years
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SCEGLI QUALCUNO CHE VUOLE EVOLVERE AL TUO FIANCO
"Scegli qualcuno che decide di liberare il suo cuore.
Chi vuole guarire le proprie ferite invece di imbalsamarti tra le loro pareti.
Qualcuno che voglia espandere tutto ciò che hai dentro, imparare dalla vita e condividere il tuo Amore.
Scegli qualcuno che è disposto ad amare.
Ama con lealtà, con onore e rispetto.
Chiedi all'Universo e trova una persona che possa guardarti come complemento ed estensione del suo tempio interiore.
Che sia gentile con tutti gli esseri e che cerchi l'armonia nella vita, e che alla prima parola che tocca una sua ferita non scappi via.
Scegli qualcuno che capisca che l'Amore è sacro, che quando i corpi si toccano, le anime si collegano e condividono la loro energia in un atto divino.
Scegli qualcuno che ti offra la sua luce e non ti faccia pagare le sue ombre.
Che voglia creare, crescere e manifestare al tuo fianco la meraviglia della vita.
Questo è lo scopo di essere una coppia:
accompagnare e accompagnarsi."
(Saggezza Ancestrale dei Popoli Nativi)
Manar Shakti
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artide · 2 years
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Senso di abbandono. Presto o tardi si fa esperienza di questo. Per tale motivo al nido l'ambientamento è un periodo delicato in cui il bambino sperimenta per la prima volta un distacco significativo dalle figure di riferimento per entrare in una nuova comunità e quindi relazione con l'altro. Il bambino sperimenta la possibilità di poter creare relazioni significative ed appaganti non solo con i pari ma anche con gli adulti che si prenderanno cura di lui pur memore di una relazione con la madre ed il padre che non viene messa da parte.
Il contatto intimo primario ed essenziale è il pelle contro pelle perché abbiamo messo il sesso come massima intimità? La scimmia degli esperimenti ci dimostra che in caso di paura o stress si rifugia nel morbido. Perché i partner non possono accompagnarsi in una esplorazione vicendevole di altre relazioni significative mantenendo quel concetto dell'ambientamento in cui vincono il terrore dell'abbandono tramite una rassicurazione continua che di esserci costantemente come madre/bambino? Ahi la famosa reverie.
Forse il grande tabù ed il grande rimosso non è altro che questa paura dell'abbandono che in linea di massima si tende ad evitare sino a rottura o lutto.
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abatelunare · 2 years
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Caratteristiche irrinunciabili
Credo che una scrittura saggistica con ambizioni anche minime di scientificità debba presentare alcune caratteristiche irrinunciabili. Anzitutto, la chiarezza: chi legge deve capire cosa sta effettivamente leggendo, specie se il saggio (o l’articolo) si propone finalità divulgative e non specialistiche (ma anche in questo caso il rispetto per il lettore impone di evitare una oscurità da Iniziati). Poi un certo rigore: la chiarezza deve accompagnarsi alla precisione, nell’uso dei termini e nello stile. L’approssimazione non ha senso, perché dà anche l’idea di sciatteria. E poi, scusate, dà anche l’impressione di non avere le idee poi tanto chiare circa ciò che si vuole comunicare, alla fine. Non sarebbe male nemmeno un grammo o due di umiltà: scrivere cioè nella consapevolezza di non essere onniscienti e senza considerare il lettore una merdina priva di alcuna importanza. Non mi pare ve ne siano altre. Ma sicuramente me le ricorderò una volta reso pubblico questo post.
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Quello a cui non piaceva Draghi...
certo è abituato ad accompagnarsi ai "migliori"
io non dimentico!
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alonewolfr · 5 months
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"Per accompagnarsi si prendono. Per sorreggersi si stringono. Le mani sentono. Le mani aiutano."
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micro961 · 10 months
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The Fecce - Il nuovo singolo “Pellicani”
Il brano della band che si tinge di Allegorik Rock sugli stores digitali e nelle radio
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“Pellicani” è il nuovo singolo dell’eclettica band dei The Fecce, sui principali stores digitali e dal 3 novembre nelle radio in promozione nazionale. Un brano che tra ironia pungente, Allegorik Rock e teatro si evolve in pura originalità, mantenendo una forte personalità maturata in molti anni tra composizioni e concerti. Produzione impeccabile dagli arrangiamenti curati che mirano a sostenere una interpretazione vocale fuori dal comune che ben sposa l’ironia del testo e il mood del brano. “Pellicani” è un manifesto del mondo dei The Fecce e presto vedrà accompagnarsi sull’altare della musica con un atteso videoclip.
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“Io, generalmente sono per la libera interpretazione delle canzoni, perché è giusto che ognuno ci trovi il proprio significato e si faccia il proprio film. Anche perché, se esprimessi il mio motivo per la quale l’ho scritta, primo potrebbe non interessare, secondo potrebbe urtare la sensibilità di alcuni.” Baby Dinamite
Storia della band
The Fecce, una vita alla ricerca di qualcosa di buono suonando ALLEGORIK ROCK. The Fecce nascono, crescono e non muoiono. The Fecce suonano la bella musica. The Fecce fanno ridere, ma anche piangere se ci rompi le scatole.
The Fecce sono:
Claudietto: voce narrante, nonché cantante se così si può dire.
Baby Dinamite: chitarrista, bassista, arrangiatore e compositore delle canzoni.
U’ beddazzu: conosciuto anche come “Lo spezzato”, il ballerino per antonomasia.
Leggen-Dario: detto anche “Libero”, attore non protagonista in assoluto.
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Instagram: https://www.instagram.com/thefecceofficial/
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