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“El mundo de la humanidad tiene dos alas: una es la mujer y la otra es el hombre. Hasta que ambas alas no se hayan desarrollado igualmente, el pájaro no podrá volar. [.. ] Hasta que el mundo de la mujer no llegue a ser igual al mundo del hombre en la adquisición de virtudes y perfecciones, no se podrá alcanzar el éxito y la prosperidad como debiera ser“
Abdu’l-Bahá
Abbás Effendi, conocido como Abdu’l-Bahá, fue un líder religioso nacido en Teherán en mayo de 1844, nombrado comendador de la Orden del Imperio Británico y cofundador junto con su padre del bahaísmo.
Durante su juventud adquirió cierta influencia del babismo un movimiento religioso que se consolidó en Persia de 1844 a 1852 y del que su padre era un miembro prominente.
Bahá Allah padre de Abbàs Effendi, escindió el babismo en dos sectas al morir su fundador el religioso persa Bab, quien fue ejecutado en Tabriz en 1850.
Bahá Allah fue encarcelado por declararse defensor de la fé del Bab.
La aprehensión de Bahá Allah, marcó fuertemente la niñez de Abbàs y su familia, pues significó para ellos una vida condenada a la miseria y al desprecio como consecuencia.
Durante algunos años el padre de Abbás es liberado y obligado a permanecer en el exilio y es en ese tiempo durante el año 1853 que Abbás y su padre emprenden el viaje obligado hacia Bagdad, y es durante ese viaje Abbás entra en contacto con textos babistas y el Corán.
En 1863, Bahá'u'lláh padre de Abbás es expulsado y movido a Constantinopla hoy Estambul, y mas tarde, ya como jefe segundo del bahaísmo, son expulsados a Edirne en Turquía y a Akka en la ahora Israel.
Es la gente de Akka quienes les ofrecen apoyo y les permiten rondar libremente las ciudades vecinas.
Al morir su padre, surgen conflictos con su hermano y Abbás viaja a Europa, Egipto y a los Estados Unidos para proclamar las enseñanzas de su padre e impulsar el desarrollo de las escasas comunidades que habían surgido en esas localidades.
Al adoptar el liderazgo del grupo religioso, Abbás adopta el nombre de Abdu’l-Bahá que significa “Sirviente de la Gloria”.
Abdu’l-Bahá dedicó su ministerio al avance de la Fé de su padre, y a la promoción de los ideales de paz y unidad, alentó el establecimiento de instituciones bahaís locales y guió las iniciativas educativas, sociales y económicas.
Muchas de sus conferencias fueron grabadas y publicadas en libros bajo los títulos de “la Sabiduría de Abdu’l-Bahá” y “La promulgación de La Paz universal”, mismas que sirvieron de base para la promulgación y consolidación de la comunidad mundial bahaí.
Durante la Primera Guerra Mundial Abdu’l-Bahá fue galardonado con la Orden del Imperio Británico por sus esfuerzos por disminuir la hambruna que sufría Palestina por medio de la repartición de su propio almacenamiento de grano.
En 1872, Abdu’l-Bahá se casa y tiene 5 hijos y 4 hijas de las cuales la mayor, se convertiría en la madre del futuro heredero de Abdu’l-Bahá, Shoghi Effendi.
Abdu’l-Bahá muere en noviembre de 1921, y sus restos descansan en las faldas del Monte Carmelo, en el santuario de Babi. En su testamento es en donde nombra a su nieto Shoghi Effendi como el guardian mundial de la fe Bahaí.
Fuente: Wikipedia, biografiasyvidas.com, bahai.org
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Se hai creduto in Dio, hai creduto nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. L'unico vero Dio, uno nella deità, trino nella personalità. Sei arrivato al Padre attraverso il Figlio: "Io sono la via, la verità e la vita, nessuno viene al Padre, se non che per mezzo di me". Cosi automaticamente sei figlio di Dio e quindi fratello di Gesù: "...ma a tutti coloro che lo hanno ricevuto, egli ha dato l'autorità di diventare figli di Dio" dunque Dio è nostro Padre ed è nei cieli. Amèn!
Cosi, Gesù chiama padre Dio, anzi lui lo chiama papà, abbà. Ora in quanto figli e fratelli di Gesù, anche noi lo chiamiamo Padre. È Padre nostro.
I virgolettati sono tutti versi biblici e nell'ordine:
Gv. 14:6 📖 Gv. 1:12
In conclusione ho sentito chiamare padre anche il prete giovane da persone molto più anziane di loro nelle varie chiese. Ma visto che anche lui ha creduto e ha accettsto Cristo, si da per scontato che questo rappresentante del clero, conosca le scritture e che perciò lo sa benissimo che siamo tutti fratelli e cosi dovrebbe essere chiamato dai fedeli e non padre. "Poichè Dio ha tanto amato il mondo che ha dato suo unigenito figlio affinchè chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna". Le poche volte che io ho avuto contatti con loro, li ho sempre chiamati con i loro nomi o con fratello e nessuno di essi ha avuto mai a che dire e non si è mai risentito perchè loro la sanno la verità. Grazie Padre del nome di Gesù. Amèn!
Gv. 3:16 📖
lan ✍️🗝
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Abbà Pater è un cd musicale pubblicato da Sony Classical e prodotto da Radio Vaticana nel 1999 per commemorare il Giubileo del 2000. il cd unisce composizioni sinfoniche originali, accompagnate dalla voce di Giovanni Paolo II, con omelie e preghiere tratte dalla Bibbia e dalla liturgia cattolica. È composto da 11 brani nei quali Papa Giovanni Paolo II recita e canta in Italiano, Inglese, Latino, Francese e Spagnolo.
Abbà Pater is a music CD released by Sony Classical and produced by Vatican Radio in 1999 to commemorate the Jubilee of 2000. The CD combines original symphonic compositions accompanied by the voice of John Paul II, with homilies and prayers taken from the Bible and Catholic liturgy. It consists of 11 tracks in which Pope John Paul II recites and sings in Italian, English, Latin, French and Spanish.
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Il mio posto è ovunque. Voci di donne per un altro Iraq Silvia Abbà
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Celebrazione eucaristica dell’arcivescovo di Boston al Santuario della Spogliazione di Assisi
Celebrazione eucaristica dell’arcivescovo di Boston al Santuario della Spogliazione di Assisi Cardinale O’Malley: “Qui i fedeli, con Francesco e Carlo si riuniscono in questo nuovo Cenacolo di Pentecoste” Sabato pomeriggio convegno sul Cantico, il vescovo Sorrentino: “Scritto in due location diverse, si rilegga partendo dalla fine”; Rondoni: “Non è un canto ecologico” ASSISI – “La spogliazione di Francesco è il momento del suo “Abbà Padre”. Per me questo è il momento cruciale della vita di Francesco, è la base teologica della sua vocazione, la sua assoluta fiducia nella paternità di Dio, il suo desiderio di seguire Gesù povero e crocifisso”. Lo ha detto il cardinale di Boston, Sean O’Malley nel corso dell’omelia della celebrazione eucaristica di domenica 19 maggio, nella chiesa di Santa Maria Maggiore-Santuario della Spogliazione. Il cardinale, dopo essersi soffermato sull’importanza della Pentecoste, ha poi evidenziato il significato della scelta di San Francesco. “L’aver rinunciato e avere messo tutta la sua vita nelle mani di Dio rende Francesco disponibile a seguire Cristo e annunciare la buona Novella. Questo carisma – ha aggiunto - è così forte che si diffonde a macchia d’olio; la sua vocazione ha cambiato il corso della storia e ci ha convocato qui da tutto il mondo. Il carisma che abbiamo ricevuto non è un documento o una filosofia, ma uno stile di vita trasmesso da uomini il cui cuore è infiammato. La strada che ci propone Papa Francesco è quella della vicinanza. Dobbiamo essere vicini a Dio con la preghiera reale e condivisa. La nostra vicinanza a Cristo povero e crocifisso è segno distintivo della nostra spiritualità. Ai nostri giorni uno dei frutti del carisma di Francesco è Carlo Acutis. Ora qui i fedeli si riuniscono in questo nuovo Cenacolo di Pentecoste”. Un altro momento interessante sul carisma francescano che sprigiona dal Santuario della Spogliazione è stato vissuto anche nel pomeriggio di sabato 18 maggio durante il convegno: “Tra Frate Sole e Sorella Morte, il Cantico da San Damiano al Vescovado, una riscoperta verso il 2025” al quale hanno preso parte il vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, il poeta Davide Rondoni, presidente del “Comitato nazionale per la celebrazione dell’ottavo centenario della morte di San Francesco d’Assisi”, il frate conventuale padre Felice Autieri e il direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Diocesi, Marina Rosati. “Che cosa succede al Cantico di Frate Sole se lo leggiamo a partire dalle due ultime strofe? Le sei strofe riguardanti gli elementi materiali sono ben note. In questo tempo in cui l’istanza ecologica si è fatta drammatica, aver riscoperto la profezia di Francesco d’Assisi anche sotto questo profilo concentra ancor più lo sguardo su di esse. Le due ultime finiscono per essere quasi dimenticate. Persino imbarazzanti. Con esse, in effetti, lo scenario cambia”, ha detto il vescovo Sorrentino “La questione dell’unità della composizione del Cantico – ha aggiunto ancora - è risolta dagli storici distinguendo lo sfondo e i tempi in cui nascono i due tipi di strofe: le prime, naturalistiche, hanno il loro grembo a San Damiano, e le altre, umanistiche, richiamano altro tempo e luogo, e cioè, la penultima legata all’episodio della riconciliazione di vescovo e podestà; l’ultima strofa, legata ai giorni in cui Francesco fu degente nel Vescovado prima di scendere, nel collasso finale, alla Porziuncola per accogliere “sorella morte”. Nelle ultime strofe, è prepotente l’aria del Vangelo. Andando verso l’anno centenario del Cantico (2025), questa importante creazione di Francesco, il Cantico di frate Sole, non potrà essere rivisitata se non in questo suo messaggio globale, ben incastonato, per le strofe sulla natura, nella spiritualità francescana della lode, sgorgante a San Damiano, e per le ultime due strofe, nella prospettiva, esistenziale e sofferta, sullo sfondo del vescovado, come esso sta ormai da alcuni anni ritornando alla luce nell’ottica del Santuario della Spogliazione”. Padre Felice Autieri dopo aver approfondito le varie esperienze che hanno caratterizzato la vita di Francesco ha parlato dei suoi atti di riconciliazione. “Francesco – ha detto – va incontro alla morte con le sue certezze, ma anche con le sue paure. Egli non ha problemi a chiamare la morte come sorella. Francesco è autenticamente santo perché innanzitutto è stato autenticamente uomo. Francesco non è l’uomo che detta formule, ma egli parte dalla sua esperienza di uomo”. Il poeta Rondoni ha spiegato che nessuno ha mai fatto un commento poetico al Cantico delle Creature. “Francesco – ha detto Rondoni – è un Santo che mentre sta morendo alza una prosa poetica rimata e si rivolge ai suoi frati cantando. Egli non lascia solo la Regola, o il testamento, ma anche una poesia. Il Cantico è un testo commentatissimo che fa impazzire i filologi. Le poesie non si capiscono, ma si comprendono, si imparano a memoria. Francesco nel Cantico mette in scena una grande lode per qualcosa che non è suo. Il Cantico non è un canto ecologico. Per Francesco la natura è un segno è qualcosa che fa vedere l’invisibile. Noi non siamo la cultura che l’essenziale deve essere visibile agli occhi. Tutto nella nostra cultura è segno: l’arte, i sacramenti. Il perdono è contro la natura, è come l’arte. Francesco mette in scena l’uomo come perdono. È un grande poeta". Read the full article
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Cagliari, XXXVI Salone Internazionale del Libro di Torino: il Lingotto Fiere ospita lo stand della Regione Autonoma della Sardegna
Cagliari, XXXVI Salone Internazionale del Libro di Torino: il Lingotto Fiere ospita lo stand della Regione Autonoma della Sardegna. Il programma scelto, in continuità con quello generale del Salone, incentrato sul pensiero della scrittrice Natalia Ginzburg, Vita immaginaria, è molto ricco. Negli ampi spazi dello stand della Regione Sardegna, sviluppato su una superficie di 120 metri quadri, si terranno 35 iniziative, con la presentazione di 27 libri pubblicati dagli editori sardi presenti, diversi momenti culturali, tra i quali quelli per ricordare le figure di Michela Murgia, Maria Giacobbe, Gigi Riva ed Enrico Atzeni, mentre tutti i giorni sono programmati laboratori per i bambini su tecniche di stampa e graphic novel. Il programma prevede inoltre due eventi off in collaborazione con scuole di altre regioni perché la novità dello stand è l'effetto ponte tra la Sardegna e la Penisola. Novità della XXXVI edizione del Salone sono i tavoli tecnici organizzati con insegnanti, promotori culturali, librai ed editori. «Il Salone del Libro di Torino - ha detto l'assessora della Cultura Ilaria Portas, è la più importante manifestazione italiana nel campo dell'editoria: prestigioso festival internazionale che consente - sotto il profilo istituzionale - di conseguire importanti obiettivi di promozione dell'isola, visibilità e inserimento del libro sardo nel mercato nazionale ed estero. La partecipazione al Salone rientra, infatti, tra le azioni di intervento della Regione a sostegno dell'editoria sarda». «Nonostante viviamo in mondo sempre più digitale, l'editoria si continua a confermare lo strumento e il veicolo migliore per la divulgazione - ha aggiunto Ilaria Portas -. Il libro è il vestito delle storie del mondo: ci racconta la letteratura, gli studi e le nuove scoperte, attraverso i suoi svariati registri comunicativi e la sua grafica accattivante. Si rivolge a grandi e piccini, appassionati, studiosi e studenti e raggiunge, infine, davvero tutta la popolazione. Il tema dell'edizione 2024, Vita immaginaria, è declinato per la Sardegna con Visiones. Nello stand Sardegna abbiamo deciso di raccontare le Visiones, ovvero l'immaginario culturale, letterario, sportivo della Sardegna, puntando i riflettori sulla vita, le opere e le gesta di alcune figure - tutte recentemente scomparse - che hanno creato fermento e vivacità culturale, dando così lustro alla nostra terra nel resto del mondo. Michela Murgia, Maria Giacobbe, Gigi Riva ed Enrico Atzeni. Nessuno di loro ha bisogno di presentazioni. Perché non si tratta soltanto di scrittrici, di studiosi e archeologi o di grandi sportivi, ma di figure che hanno campeggiato in maniera così gigantesca nel loro passaggio terreno, da lasciare poi un tratto talmente segnante da creare sia una visione per il futuro che un immaginario collettivo dei sardi e intorno ai sardi.» «L'eredità lasciata da queste figure ben ci rappresenta a livello internazionale come isola - ha concluso l'assessora regionale della Cultura -. E' nostra volontà inoltre puntare su qualità e innovazione nella presentazione delle opere in questa edizione 2024». L'assessora Portas è stata presente nello stand della Regione Sardegna nella giornata inaugurale di giovedì 9 maggio, e il giorno successivo, venerdì 10 maggio. Gli editori presenti nello stand della Regione Sardegna al XXXVI Salone Internazionale del Libro di Torino sono 15: Angelica Editore, Barbaro Edizioni, Giampaolo Cirronis Editore, Condaghes, Edizioni Abbà, GIA Editore, Ischire, L'Universale, Nemapress, NOR, Pettirosso Editore, S'Alvure, Sandhi Editori, UniCAPress, WOM edizioni. Saranno presenti, inoltre, come ospiti: ESI - Editori Sardi Indipendenti, Casa Falconieri, Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara, Fondazione Giuseppe Dessì, ISRE - Istituto Superiore Regionale Etnografico, Scuola Baskerville - Editoria e Scrittura.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Arrivo della tappa La Loggia - Carmagnola con il Capogruppo Giovanni Abbà
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Carnevale di Ivrea: attesa per la spettacolare Battaglia delle Arance
Radici nel Medio Evo Lo Storico Carnevale di Ivrea affonda le radici nel Medio Evo; è un Carnevale i cui riti primari, la Zappata e l’abbruciamento degli Scarli condotti dagli Abbà sino alla fine del ‘700, sono stati tramandati oralmente e successivamente con testimonianze documentali fino al 1808, anno in cui appare la prima trascrizione di una cerimonia nei Libri dei Processi Verbali a futura…
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Storico i Carnevale di Ivrea 2024 Alzata degli Abbà parrocchia San Salvatore
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🌹 Gloria e Onore A Te Signore. Benedetto Il Tuo Nome In Eterno!
🌻 Grazie Perché Tu Mio Dio. Yahshua Ha Mashiach!
🌷 Mi Guarisci Da Ogni Cosa Che Non Proviene Da Te! Guarigione E Liberazione Sono Per Coloro Che Confidano In Te! Alleluia!
🌺 Via Ogni Tristezza! Via Ogni Paura! Via Tutto Ciò Che Non Ti Appartiene! Grazie Padre Mio Meraviglioso!
🙌 La Tua Pace La Tua Protezione La Tua Legge È Grazia Non Si Allontanino Mai Dalla Tua Umile e Onorata Serva!🙏
Benedici Secondo La Tua Grande Bontà Grazie Abbà Amen!
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Sant'Antonio Abate, in tutt'Italia brillano i fuochi
Brillano in tutt'Italia di fuochi di Sant'Antonio Abate. Il 17 gennaio è una data simbolica fin dalla notte dei tempi. Rappresenta da sempre il passaggio dal vecchio al nuovo. L'avvento del Cristianesimo, poi, ha dato nuovo significato ai giorni e ai riti pagani. In molte regioni d'Italia, ancora oggi si celebrano riti in onore del santo che ha dato vita al monachesimo cristiano. Con il 17 gennaio entra ufficialmente il Carnevale. Il primo abate della cristianità Nato a Qmas in Egitto, nel 251 da un'agiata famiglia di agricoltori cristiani, Antonio si diede alla vita da anacoreta dopo la morte dei genitori quando aveva circa vent'anni. Visse per vent'anni sul monte Pispir, mentre gli ultimi tempi della sua vita li trascorse nel deserto della Tebaide. Divenne subito un punto di riferimento per pellegrini e bisognosi, che da lui furono guariti e liberati dal demonio, e per gli eremiti che lo vollero come loro guida spirituale e insieme a lui formarono una comunità. La prima comunità sotto la guida spirituale di un Abbà. Per questo motivo Antonio è considerato il primo abate e a lui si attribuisce la nascita del monachesimo cristiano. Le cronache riferiscono che sia stato più volte tentato dal demonio incarnatosi in un maiale. Due secoli dopo la sua morte, avvenuta il 17 gennaio del 357, le sue reliquie furono trasportate dal deserto egiziano prima ad Alessandria, poi a Costantinopoli, e da lì arrivarono in Francia dove, nel villaggio di La Motte aux Bois, fu eretta una chiesa in suo onore. Il Prometeo cristiano Le leggende su sant'Antonio Abate ne fanno una sorta di Prometeo della cristianità. I racconti narrano che un giorno l'abate si recò agli inferi con il suo bastone tipico a forma di Tau e in compagnia di un maialino. Quest'ultimo aveva il compito di distrarre i demoni mentre il monaco accendeva il fuoco con il suo bastone. Uscito dall'Inferno, sant'Antonio avrebbe donato il fuoco agli uomini. Il racconto spiega la simbologia legata al santo abate e tanta iconografia con la quale è rappresentato. Sant'Antonio, infatti, è spesso ritratto con un bastone a forma di Tau e in compagnia di un maialino. Il bastone è il simbolo per eccellenza dell'eremita mentre la forma che riprende l'ultima lettera dell'alfabeto rimanda alla povertà che ha caratterizzato la sua vita. I fuochi di sant'Antonio Abate in Italia Tuttavia, è il fuoco il simbolo principale del santo d'Oriente. Il fuoco, che nei riti pagani rappresentava il passaggio dall'inverno alla primavera, diventa simbolo di purificazione e rinascita. Non a caso, i riti che accompagnano la celebrazione del santo si svolgono intorno ai cosiddetti focarazzi. In molte regioni d'Italia si accendono falò che durano tutta la notte. La tradizione è molto viva nella città di Napoli dove nei focarazzi, chiamati cippi, si gettano anche oggetti vecchi come anche i bigliettini col nome della persona amata perché corrisponda il sentimento. Altra usanza legata al santo è quella di benedire gli animali da stalla, maiali in primis. La benedizione avviene alla fine di una processione di cui fanno parte anche gli animali. Il 17 gennaio è anche il giorno che segna il passaggio dal periodo natalizio al Carnevale. Da oggi via libera a scherzi, e alla preparazione di chiacchiere, bugie o che dir si voglia. In copertina foto di StockSnap da Pixabay Read the full article
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Il concerto
Corale Coro internazionale Pequeñas Huellas Coro PIESSEGI Musica – Scuola Protette San Giuseppe Maria Silvia Merlini, Adriana Oderda, Direttori
Andrea Stefenell, Pianoforte
Wellerman - Trad. Nuova Zelanda
Mozzo - Trad. Irlanda
I Mari della luna - Elisa Gastaldon
I Colori - Grazia Abbà
One bottle of Pop
Trad. americano
Jesus, tender shepherd - Charlotte A. Barnard
Jingle bells - James Pierpont
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Orchestrale Jugend Sinfonietta Barbara Sartorio, Direttore
Valzer di - M. Marcacci
Picaflor - Tradiz. peruviano
Hava nagila - Tradiz. ebraico
Est-Ovest Suite (Cachua peruviana e Koce berberot) - Tradizionale
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Cori e orchestra
Cantar - Jay Althouse
Cantate Brasilia! - Roger Emerson
Bonse aba - Trad. Zambia
Joy to the world - Georg F. Haendel
Todo cambia - Julio Numhauser
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Cosa ci salva da un terremoto? Ora in libreria
Dal 2009 al 2017 una serie di eventi sismici ha segnato il centro Italia modificandone la storia, il territorio, la vita degli abitanti. Alberto Abbà si cimenta nel racconto di quei luoghi colpiti dal terremoto con un nuovo libro, pubblicato dalle Edizioni Il Lupo (collana “Deviazioni”), che va oltre il concetto di una guida tradizionale, seguendo un itinerario personale compiuto a piedi, da…
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La cosa più importante per la nostra vita è quella di riconoscere che Dio è Padre e riconoscere il suo amore. Conoscere e riconoscere l’amore che Dio ha per noi è centrale nel cristianesimo: un Papà che è vicino e tenero e altissimo Signore del cielo e della terra allo stesso tempo.
Ciò per cui Gesù ringrazia il Padre è la conoscenza che ha donato ai piccoli, agli infanti, dell’amore del Padre per il Figlio e del Figlio per il Padre. Non solo, ma anche la gioia che traspare dal questo rapporto tra Padre e Figlio. Un rapporto che rimane misterioso per i sapienti e gli intelligenti, un rapporto che rimane incomprensibile per coloro che sanno e che sono intellettuali.
Il centro e il nucleo di questo rapporto non può essere rivelato e compreso ai sapienti perché loro sanno come vanno le cose; non può essere rivelato agli intelligenti perché loro sono abituati a dirigere le cose come vogliono. No! L’amore del Padre per il Figlio e del Figlio per il Padre, un amore che passa attraverso la Croce, è scandalo per gli uni e stoltezza per gli altri. È una modalità di vita che non ha senso e che diventa preda dei profittatori. Questo modo di vivere è insipiente e stolto, non porta da nessuna parte, è pazzesco ed illusorio.
La sapienza del Figlio è quella delle Beatitudini: i sapienti non la capiscono e gli intelligenti se ne difendono. Questo tipo di sapienza è dono fatto a chi lo desidera, desiderato da chi ne ha bisogno, bisogno che nasce in chi è senza. Per questo i sapienti e gli intelligenti se lo negano, proprio perché è dono e loro non possono accogliere ciò che non è prodotto da loro. Così facendo si negano, ci neghiamo, l’accesso alla vita che non è un prodotto, che non è un loro prodotto, ma una relazione di amore con l’altro.
Gli infanti, i piccoli, sono ignoranti, sono poveri e non parlano. A loro senza parole è rivelato il Padre. È la dotta ignoranza del puro di cuore, al quale Dio si fa vedere. Noi pieni di libri e di disquisizioni teologiche non riusciamo a comprendere e ad accogliere la cosa più semplice e più vera e più bella e più buona della nostra esistenza e del nostro essere cristiani: il rapporto di amore col Padre, dono dell’Altissimo. Il dare e ricevere reciproco è la vita del Padre e del Figlio e dei figli: ciò che Adamo voleva prendere rubando, Gesù l’accetta come dono, i piccoli l’accettano come dono.
L’eredità dei piccoli è la parola Abbà. Il piccolo la conosce: vive di dono, di amore e di grazia. I dotti e i sapienti, normalmente, parlano di Dio. Pochi lo amano e sperimentano il suo amore. Ai piccoli è dato di comprendere, di conoscere il Padre amante nel Figlio avvolto dallo Spirito.
Fra questi piccoli ritroviamo senz’altro, santa Caterina da Siena, ventiquattresima figlia, donna del Medio Evo, donna senza istruzione. La sua mistica ha avvolto la politica del tempo, politica papale e non; la sua mistica è divenuta stimolo di carità; la sua mistica ha salvato l’umanità.
Noi pensiamo ai mistici come a persone fuori dal tempo e dal mondo: niente di più errato. I mistici sono i piccoli a cui Dio rivela i segreti dell’esistenza e del suo amore. I mistici sono coloro che ci hanno salvato da una deriva teologica, filosofica e moralistica, che sarebbe potuta essere devastante per la chiesa.
I mistici come Caterina hanno visto dove nessun teologo ha visto, dove nessun presbitero è arrivato. Saltando di pari passo ogni organizzazione teologica e ogni pensiero strutturato su Dio, sono giunti, è giunta, ad altezze di sapienza che nessun impianto teologico ha mai raggiunto. Il mistico è colui che parla con Dio faccia a faccia, è colui che col Verbo sta di fronte a Dio. Il mistico è un graziato da Dio che da Dio stesso è portato dentro i più piccoli segreti della vita di Dio. Il mistico è colui che conosce il Padre grazie al Figlio e nel loro amore vive e rimane. Il mistico è colui che accompagna il popolo affaticato ed oppresso, alle altezze dell’amore di Gesù, al ristoro Gesù. Il mistico prende su di sé il carico di Gesù divenendo con tutta la propria persona suo discepolo. Il mistico è colui che riscopre il giogo del Signore in tutta la sua dolcezza. Il mistico è colui che sperimenta tutta la leggerezza del peso dell’amore di Dio: in questa esperienza si lascia abbracciare in toto da Dio.
Questa è la mistica Caterina che manifesta questa esperienza di amore intenso coinvolgendosi totalmente in Dio.
(scuolaapostolica)
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«Quien se ha establecido en el desierto y practica el recogimiento está libre de 3 tipos de lucha:
~la del oído,
~la de la lengua
~y la de los ojos
Le resta sólo la lucha del corazón”
☩ “Apotegmas de los Padres del Desierto”, St Antoni Abat/ Antoni Abbàs, ca. 250-356, monje del Alto Egipto.
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Il cimitero monumentale di Alessandria grazie alle diverse iniziative di valorizzazione culturale, viene inserito nell’“atlante dei cimiteri italiani”.
Il cimitero monumentale di Alessandria grazie alle diverse iniziative di valorizzazione culturale, viene inserito nell’“atlante dei cimiteri italiani”. Nell’attuale edizione dell’“Atlante dei cimiteri Italiani” presentato alla fiera di settore “TANEXPO” che si è svolta a Bologna dal 4 al 6 aprile, è stato inserito il cimitero monumentale di Alessandria; la pubblicazione è uno degli obiettivi stabiliti nel Protocollo d'Intesa siglato nel 2016 tra Utilitalia-SEFIT (Servizi Funerari pubblici Italiani) e Ministero della Cultura (al tempo era denominato Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo), finalizzato all'individuazione di azioni condivise di promozione turistica e valorizzazione culturale dei cimiteri monumentali e dei luoghi della memoria. Per ogni cimitero è presente una scheda in cui sono comprese informazioni su orari, posizione geografica, curiosità, indirizzi utili, una breve descrizione del sito, una selezione di monumenti e tombe di particolare rilevanza storico-artistica, indicate anche in mappa, e una selezione di monumenti e luoghi della città che presentano legami con quelli individuati all'interno del cimitero. Questo inserimento è un buon risultato corsi conseguito grazie alle iniziative di valorizzazione culturale condotte sul sito cimiteriale cittadino secondo il Patto di Collaborazione sottoscritto tra il Comune di Alessandria e la Sezione di Alessandria di Italia Nostra APS, a cui aderisce la società “Gestioni Cimiteriali s.r.l.” che gestisce i servizi cimiteriali comunali. Sono otto i luoghi del Cimitero Monumentale di Alessandria pubblicati e si riferiscono alle tombe di note famiglie e personaggi cittadini: il compositore e musicista Pietro Abbà Cornaglia in connessione a Palazzo Cuttica di Cassine, sede del Conservatorio “Antonio Vivaldi”; la famiglia Borsalino in relazione al “Borsalino Museum”; l’artista Rodolfo Gambini, la cui tomba era ornata da una statua dello scultore Attilio Strada autore del monumento eretto in memoria del pilota automobilista svizzero Carlo Pedrazzini ubicato in via Pistoia; l’industriale Angelo Verzetti il cui ritratto si trova presso la Pinacoteca dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo”, struttura di cui è stato benefattore; il patriota risorgimentale Andrea Vochieri in connessione alla Cittadella dove si trova la cella della sua detenzione; la famiglia Guerci in relazione all’omonima galleria situata tra via San Giacomo della Vittoria e via San Lorenzo; la famiglia Civaglieri Inviziati Sappa, in ricordo di Carlo Inviziati primo mecenate del noto scultore alessandrino Carlo Caniggia, autore del bassorilievo raffigurante “Alessandria che premia le Belle Arti” ubicato nella Sala Giunta del Palazzo Comunale; infine la famiglia Valizone in relazione al Duomo cittadino. Sull’argomento è degna di segnalazione l’intervento svolto in occasione della conferenza d’apertura dott.ssa Renata Santoro, coordinatrice TTL Nazionale di Valorizzazione cimiteri italiani Utilitalia-Sefit e Responsabile Promozione e Valorizzazione cimiteri Torino che proprio per la presentazione della pubblicazione ha trattato il tema: “L'arte e la storia dei cimiteri quale potenziale utile per tutte le realtà”; in quest’ambito sviluppato l’argomento “patrimonio cimiteriale italiano portato alla luce” toccando aspetti sociologici, antropologici, artistici, economici e normativi con l’intento di porre nuove prospettive in merito alle relazioni fra comunità e cimiteri, essendo questi ultimi un vero e proprio “patrimonio” di riferimento; una tematica che coincide con gli obiettivi promossi per la citata opera di valorizzazione del cimitero monumentale di Alessandria.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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