#Vizi d'arte
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fashionbooksmilano · 2 years ago
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Vizi d’arte  Ugo Nespolo
A cyìura di sandro Parmiggiani, Prefazione di Alberto Manguel
Skira, Milano 2022, 312 pagine,  16.5 x 24 cm,Cartonato,  ISBN 978-8857249438
euro 29,00
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“Vizi d’arte” è una raccolta di scritti frutto dell’appassionata ricerca critica portata al torbido cuore dell’Artworld. Studio che nasce in Ugo Nespolo come abbraccio affettuoso ma cosciente della vana ambizione che prova a mimare il personaggio di Thomas Carlyle, nel suo On Heroes, quando lo racconta come artista impavido, solitario e disilluso, sorta di aristocratico dell’intelletto intento a condurci verso autonomi ideali di cultura. Sogno fragile, donchisciottismo ingenuo, illusione che in un attimo ci proietta in quella confusa wasteland popolata di figuranti interessati, artefatti senza teoria, assordanti silenzi d’artista, asfissia mercantile. Scritti malinconici, allora, lampi tenui tra cultura e arte, quella che – a sentire Jean Baudrillard – con successo “tenta di abolire se stessa man mano che si esercita”.
"Ugo Nespolo, artista versatile, opera in un ampio campo di discipline, dalla pittura al cinema e alla scultura. Negli anni sessanta lavora con la Galleria Schwarz e la sua prima mostra milanese, presentata da Pierre Restany, in un certo senso precorre il clima e le innovazioni del gruppo che Germano Celant chiamerà Arte Povera. Nel 1967 è pioniere del Cinema Sperimentale Italiano, sulla scia del New American Cinema. A Parigi Man Ray gli dona un testo per un film che Nespolo realizzerà con il titolo Revolving Doors. I suoi film sono proiettati e discussi in importanti musei e istituzioni tra cui il Centre Pompidou a Parigi, la Tate Modern a Londra, la Biennale di Venezia. Nei tardi anni sessanta, con Ben Vautier, dà vita a una serie di eventi Fluxus e in seguito fonda con Enrico Baj l’Istituto Patafisico Ticinese. Sicuro che la figura dell’artista non possa non essere quella di un intellettuale, studia e scrive con assiduità sugli sviluppi dell’estetica e del sistema dell’arte. Ha esposto con grande intensità in gallerie e musei in Italia e nel mondo."
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29/03/23
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francobollito · 2 months ago
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Immagina di avere un bellissimo quadro appeso al muro, un capolavoro che riflette la tua immagine migliore. Ogni volta che fai una scelta, ogni volta che compi un'azione, quel quadro inizia a cambiare, ma tu non te ne accorgi. Rimani intatto, senza una ruga, senza un segno del tempo, mentre la tela assorbe tutto: i tuoi errori, i tuoi vizi, le tue debolezze. Alla fine, quando ti fermi e guardi davvero quel quadro, ti rendi conto che non è più un'opera d'arte, ma un mostro che hai creato con le tue stesse mani. E allora capisci: non puoi scappare per sempre dalle conseguenze delle tue azioni. Quello che nascondi, prima o poi, verrà alla luce.Questa è la storia di Dorian Gray. E forse, in fondo, è anche un po' la nostra.
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sottileincanto · 2 years ago
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A te magari sembrano cose semplici, io invece mi sento come se fosse la mattina di Natale. Quale regalo più bello potrebbe mai esistere, del camminare tenendoti la mano per i vicoli di una città d'arte? Guardare l'Arno scorrere da Ponte Vecchio e darti un bacio o anche cento, stringerti mentre tu per gioco mi allontani. Come ti sentiresti se avessi sognato una cosa gran parte della tua vita, avessi creduto - vero come l'oro - che non l'avresti mai avuta e poi vedertela offrire dalle mani della persona che più ami al mondo? Capire che, anche se il percorso è stato lungo, forse c'era davvero un motivo se era così accidentato. Come il cavaliere delle favole, che per andare in cerca della sua amata, sceglie la strada più impervia, invece della via battuta e piena di sole. Guardarti negli occhi mentre facciamo l'amore e pensare di avere un cuore troppo piccolo per contenere tanta gioia e tanta speranza. Tu che mi vizi come una principessa, che mi fai sentire preziosa e importante. Quanta pazienza ti ci vuole con me, amore mio! Io che cerco di continuo la tua mano per non perderti mai. Allora è vero che "Nessuno ha detto che sarebbe stato facile, ma di certo ne sarebbe valsa la pena".
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micro961 · 1 year ago
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Alèm - Liberi/stupidi
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Il nuovo singolo del giovane cantautore veneto d’adozione
Libertà allo stato puro, una canzone anarchica. “Liberi/stupidi” non è un brano politico ma una canzone che invita l’individuo a vivere senza preoccuparsi del giudizio altrui, preoccupandosi unicamente del proprio benessere. Niente tecnologia, niente spirito di adattamento. Pura e semplice vita. Quella che ci siamo scordati di poterci godere senza preoccupazioni, ansia e fretta inconcludente. Nella quale perdiamo affetti e prendiamo vizi.
«Spesso avremmo voglia di liberarci di ogni peso presente nella nostra vita, ma non cambiamo, definendo la voglia di evasione come “azzardata”. Altre volte non prendiamo le redini della nostra esistenza perché agli occhi esterni fare scelte impopolari e fuori dal coro viene visto come essere poco coraggiosi, solo perché non credi nel sogno “italiano” (brutta copia macchiettistica del modello americano), per la massa che non segui sei mangiato dal timore. Pensiamo di essere all’avanguardia, di essere controcorrente, ma siamo più omologati che mai. Esseri umani che hanno perso da molto di vista “l’essere”, figuriamoci se siamo capaci di essere umani. A volte vorrei che fossimo tutti capaci di riuscire ad uscire dagli schemi, fare la scelta di rincorrere ciò che ci fa star bene non è mai una scelta stupida. In sintesi essere liberi può essere definito stupido si, ma solo da chi in realtà non comprende quanto sia buona l’aria incontaminata di una vita anticapitalistica». Alèm
Além, nome d’arte di Alessandro Minichino, è nato a Maratea (PZ) nel maggio 1999. Vive i primi due anni della sua vita in un piccolo paese della provincia di Salerno ai confini con la Basilicata poi si trasferisce in Veneto, nella provincia di Belluno. Frequenta il liceo artistico a Cortina d’Ampezzo e poi il MITA a Udine. A 16 anni col nome d'arte di Ale ice scrive e pubblica un ep, "È solo l'inizio" (2015) un lavoro prettamente rap. In questo, come in tutti i lavori che seguono, Alessandro cura gli artwork e le cover. Negli anni successivi seguono due mixtape "Equilibrio" (2017), rime dirette e molte riflessioni su un mondo ingiusto nella quale bisogna trovare posto, e "Nirvana" (2018) che include il primo street video, del singolo "Tieni duro" con la regia di Samuele Dalò e successivamente recensito dagli "Arcade Boyz" noti youtuber. L’anno dopo esce “Alessandro” (2019), il suo secondo e ultimo ep col nome d’arte Ale ice: acustico, chitarra e voce, si distacca molto dai lavori precedenti ispirandosi al cantautorato italiano che ascoltava fin da piccolo, in "Nato fuori tempo" il featuring con Simone Da Prà (Oxi). Nel 2021 sceglie di cambiare nome in Alèm, si stacca completamente dai vecchi lavori e lancia il singolo “200 all’ora” unendo al rap influenze rock, punk passando per la trance Music. Prodotta da Artigian Studio, “200 all’ora” è una canzone che punta all’originalità del genere, contro le catene della società moderna e delle istituzioni scolastiche che reprimono sogni e uniformano i ragazzi. Il 18 febbraio 2022 esce il nuovo singolo “Cliché”, una critica satirica ai luoghi comuni della nostra nazione, il cui videoclip è stato presentato anche dal TGR Basilicata. Segue “Démodé” una riflessione ironica sulle mode musicali del momento e “Caffè” una canzone che mette in luce gli aspetti negativi tipici di una relazione d’amore, gli stessi elementi che però ci fanno costantemente innamorare maggiormente del nostro partner. L’ultimo singolo pubblicato è “#ANDRÀTUTTOMALE” con sonorità pop rock. A maggio del 2023 esce il nuovo brano “Mercoledì” al quale, in autunno, segue l’ultimo singolo uscito dal titolo “Liberi/stupidi”: brani di analisi sociale e individuali, non brani politici.
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blogexperiences · 2 years ago
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Milano, Teatro Franco Parenti Café Rouge: Presentazione del volume UGO NESPOLO VIZI D'ARTE, edito da Skira
presentazione del volume VIZI D’ARTEdi Ugo Nespolo SKIRA editore Martedì 28 marzo alle ore 18.30 presso il Café Rouge del Teatro Franco Parenti, Via Pier Lombardo 14 Milano Con l’artista intervengono Flaminio Gualdoni Andrea Kerbaker Claudio Parmiggiani INGRESSO LIBERO FINO AD ESAURIMENTO POSTI DISPONIBILI Vizi d’arte è una raccolta di scritti frutto dell’appassionata ricerca critica…
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mikecage1976 · 5 years ago
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L’importanza dell’oggettività e della soggettività all’interno della critica musicale
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La dicotomia oggettivo/soggettivo in una cosa così empirica come la fruizione di un opera in campo artistico (in questo caso parliamo di musica) è un po’ difficile da affrontare.
“La musica è arte e scienza allo stesso tempo.
Perciò, al lo stesso tempo, deve essere colta emozionalmente e compresa intellettualmente; e anche per la musica, come per ogni arte o scienza, non esistono scorciatoie che facciano progredire nella conoscenza.”
L'amatore che si diletta ascoltando la musica senza capirne il linguaggio è come il turista che passa le vacanze all'estero e si accontenta di godersi il paesaggio, i gesti degli abitanti, il suono delle loro voci, senza capire neppure una parola di ciò che essi dicono.
Egli sente, ma non è in grado di comprendere. Anche leggerete scrupolosamente libri puramente teorici non farà di voi dei musicisti né vi insegnerà a scrivere la musica; come in ogni lingua, anche una scorrevolezza puramente grammaticale non si può ottenere che a prezzo di molti anni di esercizio.
Giungerete cosí, alla stessa situazione del turista che conosce una lingua in modo tale da consentirgli, quando si trovi nel paese in cui è parlata, di decifrare i giornali locali, intendere un po' di ciò che si svolge intorno a lui, avere qualche idea della topografia e della struttura sociale della nazione, ed esprimersi con gli abitanti senza far la figura di un muto.
Bisognerebbe capire che l'esistenza stessa dell'opera d'arte presuppone che in essa ci sia: ciò che l'artista voleva metterci, ciò che l'artista inconsciamente ci ha messo e ciò che te fruitore vedi.
Senza peraltro nessuna possibilità di separare le tre cose.
Inoltre, come in molti libri di critica musicale viene detto, la critica va sempre contestualizzata a partire dalle proprie basi con le quali si percepisce la musica, se uno è appassionato di virtuosissimo ovviamente guarderà più al lato esecutivo che non compositivo, chi è appassionato di Free Jazz non guarderà alla cacofonia (preciso che definire “cacofonico” il Free Jazz è una semplificazione quasi obbligata in questo specifico contesto, perché la cacofonia è la sovrapposizione di cellule melodiche che non hanno nulla a che fare l'una con l'altra e il più delle è volte accidentale, mentre il Free Jazz si basa su tutto il contrario, ovvero sulla collettività dei musicisti e sull'interazione fra essi, che poi risultino melodie dissonanti, disarmoniche e senza tempo è un altro conto, ma di certo non è cacofonico) ma a come interloquiscono i vari strumenti, idem per il Punk, la No Wave, si guardano anche altre caratteristiche come “quali sono i riferimenti presi dall’artista, e quando esso è riuscito a riformulare le influenze?”.
Cosa che però per esempio non si può fare con artisti come John Cage.
Citando una parte de “Il silenzio non esiste” del critico americano Kyle Gann dedicata al controverso, illuminante e sorprendente brano 4’33”, che ha segnato la storia di John Cage e l'idea di musica di tutto il Novecento: “L'evento più famoso nella storia delle stagioni concertistiche alla Maverick si tenne la sera del 29 Agosto, quando pianista David Tudor si sedette al pianoforte sul piccolo palco di le rialzato, chiuse il coperchio della tastiera e guardo un cronometro. Per due volte nei successivi quattro minuti alzò il coperchio e lo riabbassò prestando attenzione a non fare rumore, benché girasse anche le pagine dello spartito, che erano prive di note. Dopo che furono passati quattro minuti e trentatre secondi, Tudor si alzò per ricevere gli applausi e fu cosi che venne eseguita per la prima volta una delle opere musicali più controverse, illuminanti, sorprendenti, famigerate, imbarazzanti e in fluenti dai tempi di La sagra della primavera di Igor Stravinskij”.
Comunque sia, 4’33” ha un regolare spartito di sei pagine orizzontali, i cui il tempo-spazio orizzontale di ciascun movimento viene segnato da linee verticali che appaiono a intervalli proporzionali al passaggio del tempo.
Cage concepisce quel nuovo pezzo come qualsiasi altro brano e lo scrive "nota per nota".
“L'ho compo sto come un pezzo di musica, eccetto che non c'erano suoni solo durate".
Non rinuncia alla struttura e lo divide in tre parti, anche per convincere il pubblicona riconoscerlo come un lavoro musicale: "Un periodo di silenzio non articolato sarebbe presumibilmente sembrato troppo amorfo”
Più tardi confesserà di avere usato i tarocchi per decidere le durate, anziché lanciare le abituali monetine dell'I Ching; e qualcuno avanzerà il sospetto che forse il caso non è stato cosi casuale se la somma che scaturisce alla fine (30" + 2'23" + 1’40" = 4’33") si avvicina quasi perfettamente al format buono per la Muzak che Cage aveva adombrato in una conferenza.
Ennesimo bias da eliminare:
Non si pensi che il nostro sistema tonale di scale maggiori e minori sia l'apice dell'evoluzione musicale.
Nell'arte, un progresso inteso come miglioramento non esiste.
La musica che conosciamo meglio, in realtà non è altro che il prodotto della tecnica e dello stile di poche centinaia d'anni; una musica che esce da questi confini perché piú recente o più antica, può avere lo stesso valore di qualsiasi composizione scritta da Mozart.
A partire dal 1950 il mondo della musica si è trovato di fronte una sfida enorme: la ricerca di una teoria della musica razionale ed oggettiva che potesse rimpiazzare il sistema della tonalità convenzionale, ormai ritenuto limitato e inadeguato.
Si era capito che una qualsiasi teoria della musica avrebbe dovuto rendere conto al suo interno di opposizioni sia culturali che teoriche, come quelle tra musica europea e musica non europea, tra musica scritta e orale, tra musica esistente musica immaginabile.
Nel numero di compositori del dopoguerra che hanno affrontato questa sfida, nessuno è più qualificato di Stockhausen per poter articolare i temi filosofici e pratici che stanno alla base della musica d'avanguardia.
II suo straordinario successo è prima di tutto quello di aver dimostrato sia con i suoi scritti che con le sue composizioni che il fondamento teorico della nuova musica, sia essa seriale, elettronica, statistica o indeterminata, può essere efficace, razionale, coerente e universale.
Schönberg sosteneva che non esistono definizioni dei concetti di “melodia” e di “melodico” che vadano piú in là di un'estetica da quattro soldi, e quindi la composizione delle melodie dipende esclusivamente dall'ispirazione, dalla logica, dal senso formale e dalla cultura musicale.
Nel periodo contrappuntistico, i compositori si trovavano in una situazione analoga per quanto riguardava l'armonia.
Le regole danno solo delle avvertenze “negative”, cioè dicono quello che non va fatto, e anche i compositori di quel tempo impararono quel che dovevano fare solo per mezzo dell'ispirazione.
Questo perché la bellezza, in quanto concetto indefinito, è assolutamente inutile come base di valutazione estetica; e lo stesso vale per il sentimento.
Una Gefüblsästhetik (estetica del sentimento, come la chiamava Schönberg) di questo genere ci riporterebbe all'insufficienza di un'estetica antiquata che paragonai suoni al movimento delle stelle e fa derivare vizi e virtú dalle combinazioni dei suoni.
Esiste comunque la musica oggettivamente importante storicamente, l'influenza è un fatto storico, quantificabile e misurabile.
Però sarebbe falso dire che la musica è bella solo perché storicamente importante questo non ti renderebbe un appassionato di musica ma uno storico.
Ci sono dischi che sono storicamente importanti perché hanno creato un modo nuovo di intendere o di costruire o concepire la musica e quindi inevitabilmente gente dopo di loro ha riutilizzato gli "assiomi" da cui i primi erano partiti (Velvet Underground su tutti nel Rock), ma non è che quel disco è bello perché è influente, è bello perché ha una originalità e creatività che va oltre gli schemi. Questo non è un assunto universale: anche i Queen per esempio sono influenti, che pur non avendo davvero inventato cose nuove sono stati popolari quindi per una basilare legge statistica hanno influenzato tanta gente.
Ecco perché ritengo che ridurre tutta questo universo a solo “la musica è solo oggettiva” o “la musica è solo soggettiva” rende abbastanza sterile la discussione, impedendo uno svilupparsi di una coscienza personale durante lo scambio di argomentazioni.
Concludo con una citazione - l’ennesima- sapendo che in realtà tutto ciò che ho detto sia terribilmente riduttivo e tiene conto di molti altri aspetti e dilemmi filosofico-musicologici che sono stati affrontati nei secoli, più avanti magari amplierò il discorso
Gottfried Wilhelm Leibniz a Christian Goldbach, lettera del 1706:
“La musica è un occulto esercizio aritmetico dell'anima, che non sa di numerare.
Anche se non sa di numerare, l'anima avverte l'effetto di questo calcolo insensibile, ossia il diletto che viene dalle consonanze e la molestia delle dissonanze.
Il piacere nasce infatti da molte percezioni insensibili.
Coloro che attribuiscono all'anima solo le operazioni di cui è conscia, in verità intendono male”
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goldcaos · 5 years ago
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Il gioiello Tixo by Goldcaos è ispirato non solo dal senso etimologico della parola vizio, ma nasce attraverso una analisi anche filosofica “ dell'imperfezione", “male”. Un oggetto che diviene senso, attraverso un linguaggio architettonico e artistico.
Goldcaos si prefigge da sempre la fusione di tutte le arti nelle sue creazioni. “ se il vizio come rappresentazione di un male, è elemento necessario all'identificazione di un bene esistente, che non potrebbe sussistere senza il suo opposto, complementare e parallelo.” ( Goldcaos)
Siamo giunti a trarre tale conclusione da una analisi sul vizio di Socrate: “Dato che tutte le cose sono in movimento, non si distingue il vizio dalla virtù. “( Socrate)
Concludiamo dunque che il vizio diventa impedimento, qualora impedisca agli uomini di procedere, e diventi una difficoltà anche dell'anima conviverci, quindi l'accezione positiva o negativa data al vizio è proporzionale al limite che rappresenta, incapacità di procedere restando legati a forme o strutture anche mentali.
All'interno del gioiello si ha l'impressione dinamica dell'architettura, che nasce dall'atteggiamento, delle figure erotiche inserite all'interno degli assi delle carte da Poker, e dalla posizione reciproca dei vizi rappresentati, si evince il ritmo armonico dell'opera d'arte. Eros che si fonde al gioco , mai davvero gioco, ma senso e armonia.
I “ vizi" prescelti e collegati sono il gioco e l’Eros, terreni e divini come l'essere umano sa essere.
Il gioco che comunica il proprio desiderio per 4 giorni, ( come le lettere della parola vita), per i restanti giorni si mescolano le carte. I famosi assi non si trovano più per inganno verso gli altri nella manica, ma sul petto, in prossimità di un cuore pulsante e sul proprio respiro. Una sola collana, con ciondolo intercambiabile, un solo gioco che vale per 4. La scelta sul nome è Tiox, la base chimica dell'ossido di titanio, componente chimico che secondo la nostra metafora può sia distruggere, rendere splendenti, ma anche essere ingerito…tutto dipende dalla dose che si intende applicare alla propria esistenza.
#goldcaos for #milanojewelryweek
#design
#italianjewelry
#schmuckdesign
#artecontemporanea
https://www.instagram.com/p/B4P9hCPCKrq/?igshid=1r4l48dtgmszv
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daniela--anna · 5 years ago
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Nonostante il tabagismo causi innumerevoli danni alla salute,i benefici che si hanno nel momento in cui si smette,sono immediati e concreti,addirittura già dopo i primi 20 minuti.
È credibile se consideriamo quanto veleno c'è in una sola sigaretta in paragone alla capacità di autorigenerarsi del nostro corpo.
Grazie ai suoi meccanismi di autodifesa e autoriparazione, tutti i sistemi convergono per fare in modo che si raggiunga nuovamente un equilibrio interno.
Alla luce delle scoperte scientifiche e mediche moderne,possiamo davvero confermare ciò che già secoli fa disse il salmista Davide.Egli riconobbe una grande verità quando affermò:
"Tu mi formasti ...nel ventre di mia madre.
T lodo perché sono fatto in maniera meravigliosa, straordinaria.
Meravigliose sono le tue opere come io so molto bene"
(Salmo 139)
Sì,il corpo umano è un'opera d'arte meravigliosa,che ancora oggi affascina per quanto è complessa e perfetta.
Quale dovrebbe essere l'atteggiamento di tutti?
Possiamo fare un esempio.
Supponiamo che ci venga regalata un'opera d'arte di inestimabile valore,un pezzo unico al mondo fatto da uno dei grandi della storia dell'arte,cosa ne faremmo?
Lo lasceremmo incustodito a tutte le intemperie?
Lo esporremmo a pericoli come muffa,fuoco e fumo, polvere e sporcizia,incuria?
Sicuramente no.
Perché?Perché sappiamo che se si rovinasse o andasse distrutto, perderemmo un capitale che sarebbe irrecuperabile.
Ebbene,c'è un capitale maggiore della nostra vita e salute?Sicuramente no,tanto più che esse sono un dono non di un comune mortale,ma del Creatore di ogni cosa.
Questa consapevolezza senz'altro ci da la giusta motivazione per fare del nostro meglio,e nel limite del possibile mantenerci sani e in salute.
Ma è anche vero che nonostante tutte le buone intenzioni,non è mai semplice smettere o rinunciare a certi vizi.
Sono studiati apposta per creare "dipendenza"
Non arrendersi è il primo passo per riuscire a liberarsi, insieme all'applicazione di suggerimenti e consigli pratici che possono fare la differenza.
A questo riguardo è utile leggere gli articoli:
"DIECI MODI PER SMETTERE DI FUMARE"
e
"COME SMETTERE DI FUMARE" nel sito jw.org
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tarditardi · 5 years ago
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il Dandy Milano - "Ostriche € Champagne" - L'intervista 
Il 13 Giugno è uscito ufficialmente il video di "Ostriche € Champagne", di il  Dandy Milano, soprannome di Daniel Prigioni, chiamato così dagli amici milanesi, che gli hanno attribuito questo nome da quando aveva circa 18 anni per la sua immagine sempre curata e attuale. Da sempre è appassionato di moda e bon ton. Il video del brano è disponibile a questo link: https://youtu.be/N_y_vjn39nY .
Chiamarsi Dandy è nato in modo spontaneo già dal primo incontro, dall'abbigliamento, al modo di pensare che si distingue dalla massa.  Il video è stato girato a Nizza e sulle isole Caraibiche, tra Hotel a 7 stelle e fantastici yacth, spiagge bianchissime, terrazze, aperitivi glam, ambientazioni esclusivi, degni di una star del trap.
Daniel si è preparato atleticamente e professionalmente e ha seguito anche un corso di recitazione e si è sottoposto a uno speciale allenamento con il personal trainer dei vip, Massimo Ranzini.  Il video racconta la vita di un giovane adulto alla ricerca dei piaceri dell'esistenza, in una visione autoironica su vizi, costumi, eccessi della vita moderna, soprattutto quella dei ragazzi di oggi. L'autore del brano si è redento rispetto al suo turbolento passato di ragazzo povero e ribelle, che si è fatto da solo, diventando un noto imprenditore nel settore della ristorazione e dell'immobiliare.
"La musica mi ha salvato" - dice il Dandy - "ho colmato, in questo modo, un vuoto di anni di solitudine. Sono stato adottato a 10 anni circa e oggi ho diviso la mia vita in tre fasi, da 0 a 10 l'orfanotrofio, da 10 a 20 la follia, da 20 a 30 la trasformazione. Il mio personaggio è semplicemente la mia persona. Io sono proprio così, molto estroverso, sfacciato e tremendamente profondo. Attraverso gli stereotipi della società metropolitana nella quale vivo, voglio sdrammatizzare e ironizzare su quella che è diventata la mia quotidianità. Sono partito da meno di nulla, e voglio dimostrare a tutti che attraverso i valori e tanta voglia di emergere si possono realizzare i propri sogni. La mia vita e il mio background mi hanno reso diverso. Attraverso errori, ricadute e sacrifici. Per non mollare mai. Oggi nelle mie canzoni narro la mia vita attuale, quella più agiata e colorita; senza cercare invidia ma essere un esempio vincente, un punto di riferimento in questa società che cade sempre più in basso".
Quale messaggio vuoi trasmettere ? "Vorrei rendere più spensierata questa corsa alla ricchezza, quella finta e materiale. Voglio, attraverso la mia persona, in modo ironico e sfacciato diventare un esempio forte, perché si può cambiare e anche realizzare i propri sogni. Conta solo volerlo davvero. Nei miei testi non vi è diversità tra ricco e povero che la società evidenzia sempre, ma vuole spingere al migliorarsi senza scappatoie. Senza droga bere o finti selfie. C'è solo l'essere se stessi, senza seguire la massa. Il ritorno ai valori. Certo sono canzoni forti,sfacciate che portano all'estremo la realtà della vita attuale. Per smuovere le coscienze".
Ti ispiri a qualcuno in particolare? "Amo la musica da sempre. Il mio genere non credo esista. Mi ispiro al mio passato, al presente e ai miei sogni. Io la definisco soul/Trap. Spero di creare un nuovo filone musicale. Un ragazzo a 31 anni può realizzarsi e cantare con un abito di Armani e per tutti, non solo per i ragazzi. La musica, infatti, è per tutti, a qualunque età".
Come nasce la tua passione per la musica? "Da bambino, i miei genitori mi hanno regalato un "mangia cassette" e le cuffie. Da allora solo musica. Posso dire che la musica mi ha salvato la vita. Non mi ha mai mollato, anche nei periodi più brutti e bui. Da bambino ricordo che già a 12 anni cantavo al microfono in cameretta rap emulando i miei miti italiani. Mi viene da ridere, quando penso che già allora registravo freestyle sulle cassette. Più avanti con gli anni non avevo soldi e tempo per potermi permettere di farlo seriamente. Non era come oggi, che tra social e You tube davvero puoi diventare qualcuno in un attimo. Qualche anno fa mi sono  affermato come imprenditore e, non avendo mai rinunciato al mio sogno di cantare, ho trovato tempo è disponibilità economica. E ho ripreso a scrivere. Ed eccomi qua".
Quando scrivi le tue canzoni ti ispiri a qualcosa di autobiografico o a cio' che ti circonda e che vedi attorno a te quotidianamente? "In tutti i miei testi parlo della mia vita. Vorrei attraverso i miei errori, ma soprattutto ai miei successi della vita, incoraggiare tutti a perseguire i propri sogni. Sbattendo in faccia ciò che la maggior parte di noi cerca. La felicità, e la ricchezza che ci permette di elevarci alla vita da film. Certo la tendenza e ciò che ci circonda contamina in modo positivo il flow delle mie canzoni. Rimanendo così sempre attuale, affrontando sempre tematiche e problematiche della vita moderna".
Cosa manca alla musica oggi? "Un personaggio reale.Non costruito. Un dandi che si è fatto dal nulla, è caduto, ricaduto ma ha avuto sempre la forza di non mollare mai. La scena Trap/hip-hop ormai è stereotipata, con il ragazzo con donne, auto di lusso e tanto oro e ricchezze, in pratica una vita da film hollywoodiano. Io voglio dimostrare che si può arrivare a quello senza perdere i valori, o prendendo scorciatoie".
Cosa ne pensi dei talent dedicati alla musica? "Credo che sia molto importante che ci siano, creando così cultura generale. È importante dare ai giovani l'opportunità di emergere ,visto che in Italia ormai ce ne sono sempre meno. E reputo che la musica sia una delle forme d'arte più importanti e funga da esempio".
In tv chi ti piace? "Ne guardo poca, ma uno dei miei artisti preferiti è Tiziano Ferro. Avrei dovuto vivere più negli anni 80/90, per come intendo e amo la musica, dal mio mito Lucio Battisti ai più grandi cantautori italiani. Vorrei tornare a emozionare il pubblico con testi e melodie attuali ma di valore".
Quali sono a tuo parere le caratteristiche di un cantante di successo? "Essere reale, se stesso, cantare alla vita con contenuti e messaggi attuali, essere un esempio. Deve certamente emozionare e smuove coscienze".
Da cantante a imprenditore della nightlife... "A 18 anni ho aperto la mia prima attività. Da sempre ho scelto le strade più difficili e in salita. Amo il rischio, per puntare al successo. La notte gestisco il mio ristornate e club notturno, la Trattoria Toscana-locale storico di Milano che ho riportato agli antichi splendori-dove suono come dj e canto le mie nuove canzoni; qui mi rilasso e incontro persone che alimentano la mia forma d'arte. Spesso mi ritrovo a scrivere rime e testi nel mezzo di una serata  o di ritorno in auto a casa. Dormo veramente poco, 2/3 ore per notte. Ma il risultato è una vita piena di emozioni".
Diffuso da ltc x Francesca Lovatelli Caetani [email protected]
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the-lived-abstractionism · 6 years ago
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oRo
un velo opaco
fermo vermiglio, par mai rappreso,   rosa della sera prima una dinamica che dorme,
pur recisa fluidifica.
Orizzonti al verticale,
prensili pennellate,
sparse labbra di fiori
risalgono dalla pelle.
Passi, muscoli
e Cicale mai lontane,
amplessano in risonanza.
Nell’aria
il frinir dei corpi,
danza su di noi
l’estate ritrovata.
Di larghe vedute,
violabili trame,
scandalizzanti intrecci,
d’addosso si scuciono.
Liberi tornano i fili,
seta tinta lustra
cangiante e vampe
sul far del desio,
al vento si godono.
Che vortica attorno,
infiamma le stelle
stilizza le nuvole.
E' un vivido giallo
di glabra luna.
Echeggia sotto i piedi
un tecno Can-Can e
con fare succinto
ogni corpo si discolpa,
a dissetar il fiero istinto.
Prendersi per mano,
attraversando i limiti,
sospendersi...attrarsi,
e fra acerba voluttà
clandestino è il desiderio.
Una corsa a perdifiato,
fin appena al traguardo
su tanti non sense
dell'anima che si quieta.
Bronzi di giovani Riace
vivono attimi mitici,
come tante Absara,
hanno movenze sinusoidali,
all’andar dolce di un tempo Tantrico.
Come farfalle
mille metamorfosi.
Fantomatiche miscellane,
invitano Shakespeare
ad unirsi in questa orgia tra gli esseri e il non essere.
Balbettanti frenesie
come onde si alternano,
rotonde s’inseguono
sbattono e schiumano
e per tutte, un proibito sogno. Scacciar via la polvere, che grave incombe a sfocar l'orizzonte,
dopo la mezzanotte
di questa mezz’estate.
E se ne vanno le ombre
della paura idolatrata,
di pareti su misura. Par di indossare
un cappotto striminzito ...nell'afosa noia estiva a guardar fuori dalle omelie. La panna, la mousse, la spuma,
una ad una si smontano
dal perbenio classico,
senza più aria viziata slievitano. E' la natura che esige, che schietta riprende, domina e nasconde, ogni atipica deviazione.
Col balenar di folli pulsioni,
da puri impressionisti romantici, la Bellezza dell'attimo va fin dove ti porta l'emozione ..fin dove puoi amare.
Da perfetti mutanti,
rampicanti pensieri e mani scandagliano e si avvolgono. Volontà s'intrecciano, tramano si eccitano, in voluttà si uniscono. E sotto questo mantello di mondo quanto immaginato tanto negato urlato, sputato, sprezzato, ingannato eppoi bandito alla gogna della illuminata realtà. ..è bastata una semplice pennellata, intinta di naturale poesia e la semplicità divenne bacio. Ne fece oro poi l'amore, lasciandoli volare nel silenzio di un sogno, fin sopra una tela bianca, l'opera d'arte di un sognatore.
E tutto riFiorisce,
cerebrali cellule colorate,
sequenziali selfie s’impollinano,
e un fluorescente plancton
illumina il vecchio
nero mare nero.
Violenti e audaci rilievi,
a spatola veneziana,
con mano d'artista,
appaiono dal nulla.
Sono vecchi quei rullini dimenticati,
scatti di quel che eravamo,
negativi avvolti dal buio, rinchiusi alla verità
.. ora, nitide stampe d’autore,
appese e ben illuminate per un pubblico che non paga, da intenditor attento.
Eccitanti i profumi dell’aria..
Rhum e menta
che pompano
i bassi sui passi,
fanno ebbra la notte.
Eppoi, il brusio
che da la voglia
di aver voglia
e tutto diventa…facile,
per chi si disincanta.
Boccate di polline da respirare.
Aloni di lucenti spettri
sensuali circondano,
diffuse onde impazzite
di vizi e libertine virtù
… moltitudini svicolate
un caos energetico.
Quel non badar di noi
è il rilanciarsi agnostici
sul gioco senza regole,
che trascina più innanzi.
Grottesche forme spuntano.
Audaci, gentili,
primitive, oniriche ...immaginarsi per noi stessi attrazioni Confluenze di ramificazioni, estuari di dolce salsedine.
Infinite eclissi di totale amore. L'alba, il tramonto il piacere della stessa luce.
Ali e correnti ascensionali, impossibili equilibri indivisibili.
E' un amalgama, un tripudio di destini usciti allo scoperto.
Unisona estasi esistenziale.  
Il preludio del sogno di eros,
degli occhi che non vedono,
se non quel nostro mare,
visto da sopra il cielo della non necessaria importanza che rende liberi.
dEnnY
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ivizideglidei · 3 years ago
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Su cosa basiamo il nostro giudizio estetico quando osserviamo un'opera d'arte? La bellezza è un mistero, difficile da definire. #ivizideglidei #winestore #WINESHOP #wineinfluencer #winelover #CALIMERA #instasalento #instafood #winetravel #wine #traveler #TRAVELLING #TRAVELBLOGGER #luoghi #foto #Salento #fotografia #beauty #luxury (presso I VIZI DEGLI DEI) https://www.instagram.com/p/CXAxBLaKdPI/?utm_medium=tumblr
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shuffleandrepeat · 7 years ago
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Io non ho nulla da dire
Aver qualche cosa da dire
nel mondo a se stessi, alla gente.
Che cosa? Io non so veramente
perché io non ho nulla da dire.
Che cosa? Io non so veramente.
Ma ci son quelli che sanno.
Io no - lo confesso a mio danno,
non ho da dir nulla ossia niente.
Perché continuare a mentire,
cercare d'illudersi? Adesso
chi’io parlo a me mi confesso:
io non ho niente da dire.
Eppure fra tante persone,
fra tanti culti colleghi
io sfido a trovar chi mi neghi
d'aver questa o quella opinione;
e forse mia madre, la sola
che veda ora in me fino in fondo,
è certa che anch'io venni al mondo
per dire una grande parola.
Gli amici discutono d'arte,
di Dio, di politica, d'altro:
e c'è chi mi crede il più scaltro
perché mi fo un poco in disparte:
qualcuno vorrebbe sentire
da me qualche cosa di più.
«Hai nulla da aggiungere tu?»
«Io, no, non ho niente da dire.»
È triste. Credetelo, in fondo,
è triste. Non essere niente.
Sfuggire cosi facilmente
a tutte le noie del mondo.
Sentirsi nell'anima il vuoto
quando altri più parla e ragiona.
Veder quella brava persona
imporsi un gran compito ignoto.
E quelli che chiedono a un tratto:
«Che avresti tu detto al mio posto?»
«Io... non avrei forse risposto...
Io... mi sarei finto distratto...»
Non aver nulla, né mire,
né bei sopraccapi, né vizi;
osar fino in mezzo ai comizi:
«No, sa? Non ho niente da dire».
Ed esser creduto un insonne,
un uomo che veglia sui libri,
un’anima ardita che vibri
da tutto uno stuolo di donne.
«Mi dica, sua madre che dice?
Io so dai suoi libri che adora
sua madre. Nevvero, signora?
nevvero che è tanto felice?
Un figlio! Vederlo salire,
seguirne il pensiero profondo…»
Ed io son l’unico al mondo
Che non ha niente da dire. 
_________________  Marino Moretti
La bibbia di una vita. La Verità. E basta.
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Roba da donne … in perfetto stile!
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Nessun uomo ti farà sentire protetta e al sicuro come un cappotto di cachemire e un paio di occhiali. (Coco Chanel)
Ed eccomi qui a raccontare la mia esperienza come presentatrice ad una sfilata di moda, e ora un po’ fashion blogger.
Partiamo dal principio però: mentre ero in giro proprio a fare shopping, o meglio per conoscere le novità della stagione (ero nella fase “hovogliadistaccare!), sono stata contattata dalla Zone Manager di Cagliari Avon, Leila Corona, inizialmente con lo scopo di un realizzare un articolo, telefonata che si è trasformata in una piacevole quanto inaspettata “proposta indecente” ossia quella di presentare la nuova collezione autunno inverno AVON 2017/2018, per la prima volta in Sardegna. Come rifiutare? E chi non conosce Avon e i suoi prodotti? credo che ciascuno di noi almeno una volta nella propria vita li abbia provati. Leader nel settore del make-up è un marchio di assoluta affidabilità. Ovviamente ho accettato, senza nemmeno pensarci troppo, sicura che mi sarei divertita.
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C’è chi considera la Moda come qualcosa di frivolo e superficiale, non io e credo ci si sbagli davvero…. È un mondo che produce ricchezza, fatto di professionisti di elevato valore che non vuol dire solo stilista e modelle.. un mondo che dà e offre lavoro (e AVON ne è l’esempio), che è fatto di fatica, passione, grinta .. è creatività, fantasia, ingegno …. arte. Forse lo sentiamo noi donne più nostro, non so per quale arcano motivo, forse perché capace di farci sentire noi stesse e al tempo stesso belle, coccolate, e un po’, ammetto, desiderabili ….
Ed eccomi qui, ai Sette Vizi, locale sempre molto frequentato e punto di riferimento per studenti e Cagliaritani … 
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un ripasso alla scaletta, uno sguardo agli abiti e alle modelle, alcune riflessioni sull’organizzazione in generale, tempi, aspetti tecnici, e una ripassatina, uno scambio di battute, un veloce trucco (diverso dal mio sempre più orientato all’essenziale), da parte della professionista Sonia Loddo e ci siamo… i capelli…. No! vanno così un po’ ribelli… una leggero movimento della mano e sono al top…
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Ed ecco che la sfilata ha inizio …. come fossimo in un film si miscelano colori, idee, sogni, emozioni, proiezioni di sé. E per un attimo abbandoniamo la nostra quotidianità, ci fermiamo e ci perdiamo….
Si parte con la MODA NOTTE, una carezza per il corpo, orientata al confort, alla semplicità.. che sa di casa e famiglia!
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La linea jeans punta alla praticità senza abbandonare l’idea di donna … è pensato per tutte le età
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La MODA GIORNO / CASUAL coniuga il casual con originalità e stile, in ufficio o per fare la spesa, non importa, perché una donna deve essere sempre perfetta in ogni occasione e al passo con i tempi!
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La Linea Sera, predilige far risaltare l’eleganza arricchiti da accessori che impreziosiscono gli abiti, outfit esclusivamente AVON … e  non poteva mancare il dress code total black, su più proposte.
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I miei pezzi preferiti della collezione sono quelli ovviamente che indosso (e non solo naturalmente!), un vestito Flared Mesh Panel: un little black dress con gonna svasata a pieghe e pannelli decorativi in rete. Come secondo abito un Lace Panel in morbido tessuto elasticizzato di colore rosso in tessuto body illusion power mesh per una perfetta siluette.
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Una menzione speciale va ai Jeggings che AVON propone con look diversi, moda giorno e sera, molto fashion. Nel 2017 sono infatti davvero tanti gli stilisti hanno deciso di riportare sulle passerelle questo capo super stretch e super comodo. Cosa sono i Jeggings?  Sono molto più di un leggings, hanno la forma di un vero e proprio pantalone, con il vantaggio della maggiore vestibilità e attenzione alle nostre forme.
Versatili, si possono utilizzare per un look casual, per il tempo libero, anche in situazioni più ricercate e speciali: basta scegliere gli abbinamenti più giusti e ci troveremo a meravigliarci dell’effetto prodotto!
JEGGINGS per un LOOK DA GIORNO. Noi donne siamo abituate ad una vita frenetica, oramai chi ci ferma più!. Ci destreggiamo tra molteplici di impegni, lavoro, figli, sport (più o meno!), e pretendiamo  qualcosa di pratico e confortevole ma che sia al tempo stesso di tendenza di!
JEGGINGS per un  Business LOOK o per la sera: Abbinare i Jeggings ad una camicetta con sopra un blazer o maglia, a lavoro o per un aperitivo con le amiche, sia con  scarpe basse che alte.
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Ciò che mi ha colpito di questa collezione è  la presenza di capi estremamente fashion, attenti all’ambiente (si parla di produzioni in ecopelle ), la versatilità dei capi con cui si può mixare per creare looks sempre nuovi e trendy ad un prezzo ottimo, alla portata di ciascuno!
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Altra piacevole sensazione è stata la perfetta organizzazione e atmosfera: nulla è stato lasciato al caso e tutto si è svolto con naturalezza. Tutte le partecipanti si sono lasciate truccare e pettinare in grande stile mantenendo un clima sì professionale ma al tempo stesso di gioco.. cercando di eliminare la tensione che ovviamente poteva esserci. La location presentava una scena a regola d'arte dove prevaleva il colore; gli abiti impeccabili sono stati protagonisti di uno spettacolo di eleganza e creatività, le modelle magnifiche, li hanno indossati camminando decise con il passo cadenzato e lo sguardo sicuro. Ad attenderle in fondo alla passerella una sinfonia di flash che scattano senza tregua grazie a Carla Picciau di Photoevideographicart. Infine il pubblico, attento e partecipativo!
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Due chiacchiere con i presenti e  qualche battuta tra un intervallo e l’altro, hanno reso questa mia partecipazione meno formale e al tempo stesso speciale. Cosa porto con me da questa esperienza? Sensazioni differenti e tutte intense… la tensione per l’evento e una primo impatto emozionale c’è stato ma immediatamente superato e mi sono ritrovata, all’improvviso, immersa in un mondo familiare, quasi ne facessi parte da sempre, lasciandomi immergere dai sorrisi, entusiasmo, cordialità e spirito di gruppo, voglia di divertirsi… e da festanti applausi che intervallavano il ritmo incessante del passo delle modelle… Insomma mi sono sentita a casa.
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Mi aspettano ulteriori novità e noi ci rivediamo il 24 novembre ad Assemini, nuova sfilata, nuova avventura!!!!
E vi lascio con una citazione di un film, sfido qualunque donna a dirmi che non l’ha visto
– Che ne dici, un diamante?
– Dammi solo un armadio gigantesco!
(Mr. Big e Carrie Bradshaw in Sex and The City)
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jamariyanews · 6 years ago
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Origini della collusione wahhabita-sionista
Numidia La Cause Du Peuple gio, 22 nov 2012 09:34 UTC
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Alla fine del XVIII.mo secolo, al culmine delle conquiste coloniali, gli imperialisti britannici crearono due forze distruttive apparentemente antagoniste, il sionismo da una parte, il wahhabismo o salafismo dall'altra. Applicavano così il motto "divide et impera". Se i sionisti sono la spada dell'imperialismo, gli islamisti ne sono gli ausiliari, gli harkis. Il sionismo è una calamità imposta dall'esterno al mondo arabo. Il wahhabismo è una degenerazione endogena inoculata agli arabi in modo che per primo attacchino i musulmani sunniti: turchi e gli altri arabi. Rashid Ghannouchi ha detto che i salafiti sono i "suoi figli", essendo il padre del salafismo in Tunisia. Quindi evitate di dover distinguere tra salafismo, wahabismo e islamismo: sono la stessa razza. L'islamismo è per l'Islam ciò che è il sionismo per l'ebraismo: un'ideologia di conquista del potere in nome della religione a scapito del popolo. Allo stesso modo, come non dobbiamo confondere Islam e islamismo, non confondiamo sionismo ed ebraismo. Ma quando si sostiene di essere il protettore dei luoghi santi dell'Islam, come afferma la dinastia saudita, quando finanza e dirige gruppi islamisti, spesso terroristici, e poi nascondendo la propria origine ebraica, ne fa di fatto un "sottomarino" sionista. Secondo i documenti storici pubblicati di recente, questo sarebbe il caso del wahhabismo e della dinastia saudita. Origini Nel 1914 inizia la prima guerra mondiale. Avrà un impatto decisivo sul successo del sionismo e del wahhabismo. Gli ottomani entrarono in guerra a fianco della Germania e dell'Austria-Ungheria contro Francia, Regno Unito, Italia e Russia zarista. Ognuna di queste quattro potenze aveva ambizioni territoriali verso l'Impero ottomano che volevano smantellare e spartirsi. Nel 1915, il leader sionista inglese Chaim Weizmann s'impegnò a convincere l'amministrazione britannica dei vantaggi nel sostenere la causa sionista. Nel 1916, l'accordo segreto Sykes-Picot divideva tra la Francia e il Regno Unito l'impero ottomano, in caso di vittoria, assegnando ai britannici le aree che bramavano. Nel 1917, Lord Balfour, rappresentante del governo britannico, inviò a Lord Lionel Walter Rothschild una lettera, la "Dichiarazione Balfour", in cui affermava che il Regno Unito era favorevole alla creazione di un "focolare nazionale ebraico" in Palestina. I sauditi accettarono la creazione d'Israele In occasione della Conferenza di pace di Parigi del 1919, venne firmato l'accordo Faisal-Weizmann il 3 gennaio 1919, tra l'emiro Feisal ibn Hussein (sceriffo della Mecca e re dell'Hijaz) e Chaim Weizmann (in seguito, nel 1949, primo presidente d'Israele). Grazie a questo accordo, Faisal ibn Hussein accettava, a nome degli arabi, i termini della Dichiarazione di Balfour. Questa affermazione è considerata de facto uno dei primi passi per la creazione dello Stato d'Israele. Nel marzo 1919, l'emiro Faisal inviò la seguente lettera a Felix Frankfurter, giudice statunitense e sionista sfegatato, insediato presso la Corte Suprema degli Stati Uniti. "... Il movimento ebraico è nazionale e non imperialista e il nostro movimento (wahhabismo) è nazionale e non imperialista. In Palestina c'è spazio sufficiente per entrambi i popoli. Penso che entrambi i popoli abbiano bisogno del sostegno dell'altro per avere successo. (...) Guardo con fiducia a un futuro in cui ci aiuteremo a vicenda, in modo che ogni Paese verso cui abbiamo un vivo interesse possa, ancora una volta, ritrovare il proprio posto nella comunità delle nazioni civili del mondo." Vedasi Renee Neher-Bernheim, La Dichiarazione di Balfour, Julliard 1969. In seguito, dopo gli accordi di Camp David, l'Arabia Saudita fu uno dei primi Paesi arabi a importare prodotti israeliani. Secondo al-Alam, l'Arabia Saudita ha importato da Israele le attrezzature necessarie per l'estrazione di petrolio, così come pezzi di ricambio per macchine agricole, frutta e verdura; è stato uno dei primi Paesi arabi ad avere forgiato legami economici e commerciali con il regime sionista. E come ben sanno i lavoratori della società "Aramco", che è il principale operatore petrolifero saudita, in gran parte l'azienda utilizza il cosiddetto "Made in Israel". L'intelligence irachena svela le origini ebraiche dei wahhabiti sauditi Il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha pubblicato, di recente, le traduzioni di alcuni documenti dei servizi segreti iracheni risalenti al regime di Saddam. La relazione si basa sulle memorie di Hempher, che descrivono in dettaglio come questa spia britannica in Medio Oriente, alla metà del XVIII.mo secolo, fosse in contatto con Abdul Wahhab, per creare una versione sovversiva dell'Islam, il wahhabismo, divenendo il culto fondativo del regime saudita. Queste "Memorie di Hempher" sono state pubblicate a episodi sul giornale tedesco Der Spiegel. Tra i vizi che gli inglesi volevano promuovere tra i musulmani attraverso la setta wahhabita, vi erano il razzismo e il nazionalismo, l'alcool, il gioco d'azzardo, la lussuria (difetti che si possono trovare negli emiri attuali). Ma la strategia più importante si basava sulla "diffusione delle eresie tra i credenti per poi criticare l'Islam come una religione di terroristi". A tal fine, Hempher trovò in Muhammad Ibn Abdul Wahhab un individuo particolarmente recettivo. Il movimento wahhabita fu temporaneamente sconfitto dall'esercito ottomano a metà del XIX.mo secolo. Ma con l'aiuto degli inglesi, i wahhabiti sauditi tornarono al potere nel 1932. Da allora, i sauditi hanno collaborato strettamente con gli statunitensi, a cui devono la loro considerevole ricchezza petrolifera, che usano per finanziare diverse organizzazioni islamiche fondamentaliste statunitensi e arabe. Allo stesso tempo, i sauditi usarono la loro grande ricchezza per diffondere questa visione deviante e dirompente dell'Islam, in diverse parti del mondo. Questa campagna propagandistica è considerata dagli esperti la più grande campagna di propaganda della storia. Queste sette wahhabite che vanno dai salafiti tunisini ai taliban afgani, spargono terrore ed orrore nel mondo islamico, sporcano l'Islam con il loro comportamento e le nefaste fatwa che pubblicano. Inoltre, un famoso scrittore, l'ammiraglio della flotta ottomana, che ha operato nella penisola arabica, Ayoub Sabri Pasha ha scritto la sua versione della storia, come l'ha vissuta nel 1888. Tra i suoi libri, "L'inizio e la diffusione del wahhabismo", parla dell'associazione tra Abdul Wahhab e la spia inglese Hempher per complottare contro il governo turco-ottomano, al fine di smembrarlo a beneficio degli inglesi e della setta wahhabita. Il fatto che la spia britannica Hempher sia stata responsabile della concretizzazione dei principi estremistici del wahhabismo viene menzionato anche in "Mir'at al-Haramain", un libro dello stesso Ayoub Sabri Pasha, del 1933-1938. Abdul Wahhab era lo strumento con cui gli inglesi poterono insinuare una vile idea tra i musulmani dalla penisola arabica: è lecito uccidere altri musulmani con il pretesto dell'apostasia, bastò pubblicare una fatwa in tal senso. Sulla base di ciò, Wahhab sostenne l'idea che i loro fratelli musulmani turchi, offrendo preghiere ai santi, avessero tradito la loro fede e che era lecito ucciderli, e renderne schiavi le mogli e i figli. I wahhabiti distrussero anche tutte le tombe e i cimiteri sacri, tra La Mecca e Medina. Rubarono il tesoro del Profeta, che comprendeva libri sacri, opere d'arte e innumerevoli ex voto inviati alle città sante in mille anni. Il cuoio che rilegava i sacri libri islamici che avevano distrutto, venne utilizzato per farne sandali da parte dei criminali wahhabiti. Oltre a rivelare il contenuto delle memorie di Hempher, la relazione dell'intelligence irachena riporta rivelazioni inedite sulle origini ebraiche di Abdel Wahhab e della famiglia Saud. Le origini ebraiche di Abdel Wahhab Un altro scrittore, D. Mustafa Turan scrisse in "Gli ebrei donmeh", che Muhammad ibn Abdul Wahhab era un discendente di una famiglia di ebrei donmeh turchi. I donmeh erano discendenti dei seguaci del famigerato falso messia dell'ebraismo Shabbatai Zevi, che scioccò il mondo ebraico nel 1666 con la sua conversione all'Islam. Considerato un sacro mistero, i seguaci di Zevi imitarono la sua conversione all'Islam, anche se questi ebrei mantennero in segreto le loro dottrine cabalistiche. Turan sostiene che il nonno di Abdul Wahhab, Sulayman, in realtà si chiamava Shulman e che apparteneva alla comunità ebraica di Bursa in Turchia. Da lì si trasferì a Damasco, dove fece finta di essere un musulmano, ma fu apparentemente espulso per aver praticato la magia cabalistica. Poi fuggì in Egitto, dove di nuovo affrontò un'altra condanna. Poi emigrò in Hijaz dove si sposò e nacque il figlio Abdul Wahhab. Secondo la relazione irachena, la stessa discendenza è confermata in un altro documento dal titolo "Gli ebrei donmeh e l'origine dei sauditi wahhabiti", scritto da Salim Qabar Rifaat. Le origini ebraiche della dinastia saudita Il fatto che la famiglia saudita sia di origine ebraica è stato reso pubblico dal saudita Muhammad Saqir, che è stato poi eliminato dal regime saudita per aver osato pubblicare le sue rivelazioni. Inoltre, la relazione irachena fa riferimento ad una relazione simile alle rivelazioni di Muhammad Saqir, ma citando fonti diverse. Secondo "Il movimento wahabita: verità e origini", di Abdul Wahhab Ibrahim al-Shammari, ibn Saud in realtà discende da Mordechai bin Ibrahim bin Mushi, un mercante ebreo di Bassora. Si unì ai membri della tribù araba degli Aniza e si recò con loro nel Najid affermando di essere un membro di questa tribù. Poi cambiò il suo nome in Ibrahim bin Mussa bin Marqan. Tuttavia, secondo Said Nasir, ambasciatore saudita a Cairo, nella sua "Storia della famiglia Saud", Abdullah bin Ibrahim al-Mufaddal avrebbe dato a Muhammad al-Tamimi 35.000 junayh (sterline), nel 1943, per inventarsi gli alberi genealogici (1) della famiglia saudita e (2) di Abdul Wahhab, per poi fonderli in un unico albero risalente al profeta Maometto. Nel 1960, la radiostazione "Sawt al-Arab" di Cairo, in Egitto e le trasmissioni della radiostazione di Sanaa, nello Yemen, confermarono l'origine ebraica della famiglia saudita. Infine, il 17 settembre 1969, il re Faisal al-Saud disse al Washington Post: "Noi, la famiglia saudita, siamo cugini dei giudei: non siamo assolutamente d'accordo con le autorità arabe o musulmane che mostrano antagonismo verso gli ebrei, dobbiamo vivere in pace con loro. Il nostro Paese (Arabia Saudita) è la prima sorgente da cui provenne il primo ebreo, i cui discendenti si sono sparsi nel mondo." Altri esempi recenti 1) L'eroe del film anti-Islam è Mossaab, figlio di Hassan Yousef, un importante leader di Hamas Il Partito della Liberazione egiziano ha detto che l'eroe del film blasfemo contro il Profeta, che la benedizione e la salvezza siano con lui, è Mossaab, figlio di un importante leader di Hamas, Hassan Youssef. Due anni prima, Mossaab era un agente del Mossad e fu responsabile dell'omicidio e dell'arresto dei dirigenti dei partiti, tra cui al-Rantisi, Yassin, Marwan al-Barghouthi, ha scritto il partito sul suo sito web. Quando Mossaab si convertì al cristianesimo, Hamas non lo condannò per tradimento, né per apostasia. Il movimento lo lasciò emigrare negli Stati Uniti e suo fratello si rifiutò di condannarlo. Mossaab svelò i segreti di suo padre e del movimento in un libro intitolato "Il figlio di Hamas". Mossaab si recò ad al-Quds pochi mesi prima, per partecipare al film. Secondo Wikipedia, Mossaab ibn Hasan ibn Yusuf ibn Khalil, detto Josef, era un grande collaboratore dello Shabak. Riuscì a impedire l'assassinio di importanti personalità israeliane. 2) Rashid Ghannouchi e la lobby sionista La visita del leader del partito islamico di Washington venne organizzata dal WINEP (Istituto di Washington per la Politica del Vicino Oriente), un think tank dipendente dall'AIPAC (The American Israel Public Affairs Committee: principale gruppo di pressione operante negli Stati Uniti su interesse della difesa d'Israele). Ricordiamo che i due pilastri che sostengono i sionisti negli Stati Uniti sono AIPAC e WINEP. Sul sito del WINEP, il tema della visita di Rashid Ghannouchi venne pubblicata in formato PDF. Ma ciò sembrò imbarazzante, e quindi venne rimosso 24 ore dopo esser stato inserito online. In occasione della cerimonia organizzata dalla rivista Foreign Policy, R. Ghannouchi ricevette il riconoscimento di uno dei più grandi intellettuali del 2011, assegnato dai più prestigiosi media statunitensi. È interessante notare che tra gli oltre 100 "intellettuali di spicco", di cui fa parte Rashid Ghannouchi, vi sono anche i sinistri Dick Cheney, Condoleezza Rice, Hillary Clinton, Robert Gates, John McCain, Nicolas Sarkozy, Tayyip Erdogan e il sionista furioso Bernard Henri Levy, oltre a una lunga lista di valletti "arabo-musulmani". Ghannouchi si trova nella stessa banda di assassini di milioni di iracheni, palestinesi, libici, afghani e altri. Davanti ad un pubblico di giornalisti, politici e politici che, nella loro maggioranza, sono più interessati agli interessi d'Israele che di quelli degli Stati Uniti, per non parlare di quelli arabi, Rashid Ghannouchi aveva delineato la sua visione del futuro e del ruolo svolto dai Fratelli musulmani in Tunisia, Nord Africa, mondo arabo e della loro cooperazione con gli Stati Uniti. Non contento di mostrare fedeltà e sottomissione al governo degli Stati Uniti, Rashid Ghannouchi aveva rassicurato la lobby sionista sull'articolo secondo cui lui stesso aveva proposto l'inclusione nella Costituzione della Tunisia del rifiuto del governo tunisino a collaborare con Israele. Non sarà mai sancito nella Costituzione tunisina che la Tunisia non allaccerà eventuali rapporti con l'entità sionista. Il suo passaggio al WINEP non fu un momento divertente. Credendo di essere più furbo degli altri, il nostro gianburrasca nazionale-islamista s'è fatto immortalare in un video quando ha negato di aver definito gli Stati Uniti il "Grande Satana", nel 1989. La vergognosa grossa menzogna di questo presunto grande intellettuale arabo. Con un minimo di orgoglio, chiunque altro avrebbe rinunciato al cosiddetto riconoscimento. Ma non lui. Si disprezza meglio ciò che è ridicolo. Traduzione di Alessandro Lattanzio per SitoAurora Originale di Hannibal Genséric su Numidia
 Preso da: https://it.sott.net/article/1960-Origini-della-collusione-wahhabita-sionista 
http://marionessuno.blogspot.com/2018/07/origini-della-collusione-wahhabita.html
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incipitproject · 7 years ago
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L'Isola è fra le più antiche dell'arcipelago. È un'Isola vulcanica, come le altre, ma a differenza di Lussuria e di Superbia che sono la parte sommitale emersa rispettivamente di uno e due vulcani, questa si formò in tempi antichissimi come la summa di 14 crateri, tutti ormai erosi dalla loro stessa attività: il continuo confrontarsi fra loro a colpi di colate laviche e di attività piroclastiche. Questa competizione continua fra elementi naturali, fuoco, terra, vento e mare, si ritrova nei suoi abitanti. Non importa se indigeni. Nati lì o altrove, non importa, bastava anche solo passarci qualche ora e l'aria di sospetto, di perenne confronto e di insano “rivugghio” interiore verso il prossimo, s'impossessa dell'avventore, così come del fugace turista. Due pescatori, tre supermercati, otto locali di ristoro – fra i quali quattro pizzerie, due ristoranti, un albergo stellato, un bar specializzato in pre e after dinner – un lido attrezzato e una discoteca. Quest'ultima in inverno si trasforma in centro sociale, interna all'Isola, funge da snodo fondamentale per le la striscia di asfalto che raggiunge i quattro angoli di quel piccolo e nero sbuffo di terra emersa. Non c'è un barbiere ma c'è la farmacia e d'inverno una piccola ma attrezzata ferramenta: attività estiva di un figlio d'arte nel settore della brugola residente nella vicina terra ferma. D'estate l'Isola si riempie di artisti, scrittori, giornalisti, musicisti, politici e di turisti stanziali, ormai da anni divenuti residenti. La prima cosa che ho imparato sullo scoglio, imparato a mie spese, è quella di parlare a voce bassa. — Shhh! Mi dissero. “Il nemico ti ascolta!” Mi venne subito in mente l'ammonimento bellico che invitava alla riservatezza in difesa della Patria. Ed in effetti mi ritrovai dopo poco a sussurrare anche io e, cosa peggiore, a ragionare con i miei vari interlocutori della vita e degli affari degli altri abitanti dell'Isola. Finanche Mustafa, il venditore di cappelli marocchino che si era trasferito lì con la sua famiglia, sapeva tutto di tutti e sicuramente tutti sapevano tutto anche di me: fu lui a mettermi in guardia sull'indole degli isolani. Artisti che parlavano con sufficienza di altri artisti, pianisti di scrittori, ristoratori di baristi… e così via. Da un paio di giorni, fra il porto turistico e il lido è ritornata una coppia di Napoli che ha una casa sul mare: perfetta per cenette romantiche al tramonto. Ora i ristoranti sono tre. È riaperto dopo otto anni di chiusura l'Invidia. Sicuramente con un nome così non durerà molto. Chissà chi si credono di essere.
“L'Isola d'Invidia” in “Atlante geografico del Mare dei Vizi” di V.Pecoroni ed.Eoliche #88
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