#Via Gentili
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Note
Lieta di vedere che sei tornato.
Sei sparito per un po', come mai?
Ti ringrazio. Dovrei rispondere bentrovata?
Quanto al perché sono sparito: ho avuto un infortunio. Una frattura. Al cazzo.
In pratica mi ero rotto il cazzo.
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Se nei mesi freddi trovi un riccio "morto", non seppellirlo, non buttarlo nel cestino...
Potrebbe essere in letargo da novembre a marzo.
Solitamente scavano buche per stare al sicuro, ma abbiamo meno spazi verdi, arbusti o aree boschive in questi giorni ed è sempre più difficile trovare un posto sicuro dove trascorrere l'inverno.
Ecco perché alcuni di loro possono entrare nei vostri giardini in cerca di sicurezza e calore per andare in letargo, altri sono così esausti da guardare che finiscono per dormire in vari posti strani come strade stradali o anche marciapiedi.
Quando sono in letargo, il battito cardiaco e la funzione complessiva del corpo rallentano notevolmente, come modo per conservare energia che può far sembrare il riccio morto.
Nel caso in cui vedessi un riccio fermo, assicurati che sia in un posto sicuro e caldo e possa durare cinque mesi.
Se trovi un riccio in giardino o da qualche parte per strada, scava una buca in una scatola di cartone e in un posto asciutto, sicuro e tranquillo, così può trascorrere i mesi più freddi.
I ricci sono una specie in via di estinzione, sono del tutto innocui e importantissimi nel nostro ecosistema. Mangiano coleotteri, lumache, rane, lucertole, serpenti, ecc.
Distruggono anche i nidi di topi.
Non hanno paura delle api o delle vespe. Il riccio può facilmente distruggere un nido di calabroni e mangiarne gli abitanti ignorando i morsi.
Gli scienziati hanno notato da tempo che i ricci sono immuni ai veleni forti, comprese le punture di insetti. Questo fenomeno antidoto non è ancora noto agli scienziati.
Sappiatelo quando vedete un riccio nei mesi più freddi. Aiutare una piccola cosa così fragile non costa nulla
Siamo gentili con gli animali e soprattutto rispettiamoli ❤️
Fonte "Mondo Animale"web
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Una guerra interiore
Tutti gli esseri umani sono in guerra con se stessi.
Magari nel corso della giornata incontrate persone che sorridono e sembrano sicure di sé, ma fidatevi, le guerre si svolgono comunque.
La chiarezza con cui le vedete, e il fatto che vederle abbia un effetto sulla nostra vita, è un’altra questione.
La guerra è tra quello che pensiamo di dover essere e quello che siamo.
Tutti siamo presi dalla sensazione che dovremmo essere diversi.
Magari pensiamo che dovremmo essere gentili, pazienti, capaci di perdonare, resistenti, caritatevoli e compassionevoli.
In genere non siamo nessuna di queste cose, o almeno quasi.
Essere così come siamo, se siamo davvero in grado di vederlo e sperimentarlo, ci permette di trasformarci.
Se volete che la vostra vita si trasformi in profondità, dovete stare con il vostro caos interiore.
Starci dentro.
Una buona parte della pratica è pura perseveranza e pazienza di fronte alla confusione.
E se siete pazienti, è come se, mentre ve ne state in questa stanza disordinata che è la vostra vita, notaste di aver lasciato la finestra aperta, e da essa entrasse un uccellino di saggezza.
All’inizio non si fermerà a lungo.
Magari farà solo capolino dalla finestra, cinguetterà e volerà via.
Ma se restate tranquilli e pazienti, ritornerà.
Se siete ospitali, potrebbe persino trasferirsi da voi di tanto in tanto, per una settimana o giù di lì.
E voi avrete uno sguardo diverso sulla vostra vita.
di Charlotte Yoko Beck
(insegnante buddhista statunitense)
da: “Meraviglia quotidiana”
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Sempre avuto un rapporto molto forte con mio nipote. Forse perché sostituisce il figlio maschio che non ho avuto.
Lui parla e si confida con me molto più che con suo padre e con sua madre, mia figlia. Mi ha sempre raccontato i suoi sogni, le sue idee, le sue emozioni, i suoi problemi. E, da quando è diventato grande, è a me che racconta le sue cotte e le sue delusioni d’amore.
Il mio tesoro non ha fortuna con le ragazze. Saranno le ragazze d’oggi, che disprezzano i suoi modi gentili, timidi, la sua dolcezza. Quante volte ha pianto raccontandomi dei suoi amori non corrisposti. Eppure non è brutto, è solo impacciato. Da nonna l’ho confortato e incoraggiato. Quante volte l’ho stretto a me e accarezzato.
“Dovrei trovare una ragazza come te, nonna…” mi dice. “Sono solo una vecchia signora…” replico. “Sei bellissima, invece….”
Che tenerezza queste parole. E che piacere notare quando mi guarda, non di rado le gambe, e che tenerezza quando gli faccio capire che mi sono accorta e diventa tutto rosso. E che languore mi viene quando lo abbraccio stretto….e sento che si irrigidisce per evitare di stare troppo a contatto con me….”come vorrei trovare una ragazza che mi abbracci come fai tu, nonna….” “E come vorrei trovartela”, penso, senza dirglielo.
L’ennesima delusione d’amore lo ha fatto proprio soffrire. “nessuna mi vuole, nonna, nessuna mi vorrà mai…” Povera stella, penso, mentre lo stringo al mio petto, gli accarezzo il viso e i capelli, cerco di confortarlo, quanto vorrei dimostrarti il contrario….
Stiamo andando a un matrimonio di un familiare. Fuori città, ci fermeremo tutti a dormire in hotel. Mio genero guida, mia figlia sonnecchia sul sedile davanti, io e Marco siamo dietro.
È già buio fuori, in auto c’è silenzio. Marco seduto accanto a me sul sedile dietro sembra che insegua i suoi pensieri. Ma ho visto che spesso il suo sguardo è andato sulle mie gambe. Ne sono lusingata, come lo sarebbe ogni donna. Le muovo e le accavallo. La gonna sale. Le scopre. Lui non perde un movimento. Puoi anche fargli vedere il reggicalze, mi dico, che c’è di male, questo ragazzo si deve svegliare….
Avvicino le labbra alle sue orecchie e gli sussurro: “Ma che guardi?” “N..n..niente, nonna”, è la ovvia, ma bugiarda, risposta.
“Ti piacciono le mie calze?”, insisto, provocatrice. Gli prendo la mano, la guido sulle ginocchia, poi sulle cosce. Lascio che gonna e soprabito vi ricadano sopra per nasconderla. Mio genero è assorto nella guida, mia figlia, sua madre, dorme. E Marco continua il viaggio con la mano che accarezza le mie gambe…..
Il matrimonio è noioso come tutte le cerimonie. La folla di parenti mi da la scusa per evitare Marco. Lo guardo ogni tanto, a distanza, solo, un po’ incupito, non simpatizza con nessuna delle altre ragazze presenti. Peraltro tutte brutte o insipide. Loro.
La festa è finita, tutti salutano e vanno via. Noi siamo troppo lontani per rientrare in nottata. Ci hanno riservato una camera in albergo. Una per mia figlia e mio genero, Marco ha la sua, io la mia.
Quando entro, mi sdraio un attimo, a riposare e ..pensare.
Gli scrivo un messaggio: “Marco, tesoro, non riesco a prendere sonno, mi ci vorrebbe una boccata d’aria. Ho paura però da sola a quest’ora. Mi faresti compagnia? Tra dieci minuti giù nella hall?”
Ovviamente risponde di sì. Ma io faccio passare, dieci, poi quindici, poi venti minuti. Alla fine gli scrivo di nuovo, un nuovo messaggio: “ho cambiato idea. Sono stanca. Vieni a trovarmi in camera?”
Quando bussa gli apro subito. Sbarra gli occhi nel vedere sua nonna accoglierlo in sottoveste. Da quel che è accaduto in macchina in poi non capisce più cosa stia succedendo. Lo faccio sedere sul divanetto che c’è in camera. Sufficientemente piccolo da stargli praticamente addosso. Gli prendo il viso fra le mani, lo costringo a guardarmi negli occhi. “Volevo stare un po’ sola con te” gli dico. Gli faccio appoggiare il viso sul seno. Prendo la sua mano e, stavolta, la guido decisa, non più solo sulle gambe, ma proprio in mezzo alle cosce.
“Pensi sempre che sia bellissima, tesoro?” Un suono strozzato esce dalla sua bocca, a metà fra un sì e un singhiozzo di timidezza.
“Non è vero che nessuna donna ti vuole, amore.” Lo bacio delicatamente sulle labbra. “Ti mostrerò io come ci si comporta con le donne, tesoro. Ti insegnerò io….come si fa l’amore….”
Lo porto sul letto dove si fa spogliare docilmente. Accarezzo il suo corpo. Solo al momento di abbassargli gli slip, il pudore lo trattiene, mi prende il polso. Ma non basta certo questa timida resistenza a fermarmi. Adesso è nudo, e gli accarezzo il pene, duro, grande.
Salgo su di lui mettendomi a cavalcioni. Accarezzo sensualmente il suo petto, i suoi capezzoli, lo sento fremere sotto di me. Mi abbasso su di lui. Quando lo sento penetrarmi mi scappa un gemito di piacere. “Accidenti, nipote, le ragazze di oggi non capiscono proprio niente….” , penso.
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Ci sentiamo dire spesso:
ma cosa vuoi che sia?
È solo un po' d'ansia.
Purtroppo da chi non ne soffre, o ne sa poco, l'ansia e il panico vengono il più delle volte sottovalutati.
Un abbraccio forte a chi è spaventato, a chi lotta ogni giorno. A chi vive il suo buio e non trova via di uscita. Si vince anche contro il panico, ma c'è bisogno di tempo, aiuto e serenità. Siate sempre gentili con chi ne ha a che fare. Sono persone coraggiose, forti. Sono persone speciali.
- Andrew Faber
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in questi mesi ho conosciuto vari ragazzi per via di questa nuova esperienza della pratica e tra questi ci sono dei ragazzi veramente buoni, gentili, educati, super rispettosi e fidanzatissimi e quando li guardo, così come quando guardo il mio migliore amico, penso a quello che sarei potuto essere io forse con un’altra testa, con altre esperienze e penso che forse me lo merito di essere così insoddisfatto e vuoto perché io non sono così come loro, non sono buono e bravo, anzi faccio pensieri di merda e mi comporto egoisticamente
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☙ Viviamo nell'epoca in cui essere cafoni e arroganti, rende più soddisfatti che essere persone in grado di comunicare ❀In cui le parole "mi dispiace", "scusa", "ho sbagliato", sono in via di estinzione ☙ In cui essere gentili sembra quasi un difetto e che per sentirsi "qualcuno" si ha bisogno di rendersi ridicoli, prepotenti. ❀ Viviamo nell'epoca in cui manca ciò che ci rende davvero grandi:
☙ ...L'UMANITÀ... ☙
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La più bella storia d'amore
L’ultima nota del tuo addio
mi disse che non sapevo nulla
e che arrivavo
al tempo necessario
di imparare i perché della materia.
Così, fra pietra e pietra
seppi che sommare è unire
e che sottrarre ci lascia
soli e vuoti.
Che i colori riflettono
l’ingenua volontà dell’occhio.
Che i solfeggi e i sol
raddoppiano la fame dell’orecchio
Che è la strada e la polvere
la ragione dei passi.
Che la via più breve
fra due punti
è il giro che li unisce
in un abbraccio sorpreso.
Che due più due
può essere un pezzo di Vivaldi.
Che i geni gentili
stanno nelle bottiglie di buon vino.
Una volta imparato tutto questo
tornai a disfare l’eco del tuo addio
e al suo posto palpitante scrissi
la Più Bella Storia d’Amore
ma, come dice l’adagio,
non si finisce mai
d’imparare e aver dubbi.
Così, ancora una volta
tanto facilmente come nasce una rosa
o si morde la coda una stella cadente,
seppi che la mia opera era stata scritta
perché la più bella storia d’Amore
è possibile solo
nella serena e inquietante
calligrafia dei tuoi occhi.
Luis Sepùlveda
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Days 106-112
Giovedì
Sono rimasto a casa per smaltire il lavoro e non funzionava un cazzo. Giornata buttata. A sera, lezione (i cui esercizi devo ancora iniziare a fare) e musica d'insieme (finalmente c'eravamo tutti, Black Hole Sun è un mezzo disastro ma non lo stiamo facendo per la gloria).
Venerdì
Giornata priva di episodi degni di nota, a parte l'essere sempre più convinto che andare in ufficio, anzi l'ufficio, anzi il lavoro, anzi qualsiasi cosa ci distragga dal bello e fuggevole attimo sia una barbarie.
Sabato
Sveglia. Stampa biglietti e prenotazione. "Che volete mangiare?" "Carbonara, papà!" e carbonara sia. Vestirsi tra una cosa e l'altra. Mangiare con loro e uscire. In viaggio verso Milano! Lasciare le Marche sotto il sole, arrivare a sera in mezzo ai banchi di nebbia, fare check-in e camminare fino all'Alcatraz.
Doodseskader: sono in due e sembrano cinque. Bellissimi, giovanissimi, primo concerto in Italia, io gli auguro di diventare enormi. Il tizio aveva un basso e probabilmente ci aveva collegato una centralina dell NASA.
SVALBARD: voglio assolutamente sapere di più sulla cantante. Un assalto incredibile senza sosta e senza prigionieri.
Alcest: ho ancora gli occhi a cuoricino. Da abbracciare tutti e quattro, uno per uno, bellissimi e bravissimi.
Usciti dal locale (CENTO euro di merchandise se ne sono andate via) siamo andati a farci una birra e una pizza e poi siamo tornati in hotel.
Domenica
Colazione in hotel assolutamente inadeguata per il prezzo di sette euro / pax però c'era il gatto bianco alla finestra e l'hotel si è salvato in calcio d'angolo.
Ripartiamo!
Ci fermiamo per mangiare e a culo becchiamo l'autogrill con dentro OWW.
La tizia del ristorante che dice, a più riprese, al microfono "Benvenuti gentili clienti! E inoltre (?!?) vogliamo informarvi che il nostro ristorante è aperto" ma invece di concludere la frase come un'affermazione dice "E' aperto... ?" e la cosa è bellissima e si ripete ogni volta. Grazie per questa incertezza in un mondo di granitiche convinzioni. Il ristorante è aperto? E' cibo quello che mangiamo? L'autogrill esiste? Me ne vado senza esserne certo.
Lunedì
Mi buttano a lavorare da casa per due giorni perché mancano le coperture di altra gente. 7-15:30 - ripulisco molto di più il lavoro arretrato rispetto a quello che avrei fatto in ufficio. Al pomeriggio mi dedico sanamente a Dragon Age : The Veilguard (ho completato la squadra!) e a dare una mano per la cena e per i compiti alla figlia grande. A sera non lo so, non mi ricordo, sono rimasto sveglio, ho ascoltato cose, non ricordo più, sono andato a letto senza troppa convinzione ed eccoci.
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Due parole per rompere il silenzio.
È assurdo come il corso degli eventi ti cambi ed è affascinante come il nostro corpo è lo specchio di come ci sentiamo dentro, dove nessuno sa cosa succede.
Anche il mio lo è. Per molto tempo ho pensato fosse solo il mio "involucro", che non mi rappresentasse perché sono molto di più della carne e delle ossa che racchiudono le bellissime tragedie del mio cuore e della mia mente. Non fraintendete. Non penso affatto che il mio aspetto mi definisca, ma tradisce i nostri sentimenti. I miei capelli, ad esempio, l'hanno fatto. I miei ricci hanno detto "basta, noi ci siamo stancati. Cediamo alla forza di gravità", hanno fatto le valigie e sono andati via. Pian piano ho perso il controllo della mia vita e del mio corpo ed è iniziata l'anarchia. Ho smesso di reagire a ciò che succedeva perché ero esausta e ho iniziato a sopportare, o meglio ad accumulare. Ho accumulato le parole di tutte le frasi che mi sono state rivolte direttamente e non e, alla fine, mi sono frantumata in mille pezzi. Mi sono frantumata in mille pezzi all' improvviso. Che poi...all'improvviso. Mica succede all' improvviso! Ci sono segnali che ignoriamo, noi andiamo avanti e poi pouf. Diventa evidente. Mi sono frantumata in mille pezzi e, come un vaso ricomposto, ne porto segni e cicatrici. La sofferenza è dolorosa e ci cambia, ma noi possiamo darle un significato. Ad esempio, possiamo smettere di dire che la gente è cattiva perché noi siamo la gente. Abbiamo sempre avuto parole gentili per gli altri? Chiediamocelo. Sono sicura che la risposta sia "no" per tutti. Allora, cominciate a smettere di lamentarvi, poi continuate facendo l'auto analisi delle vostre azioni e scegliete le parole giuste. Sì, voi. Fatelo voi. Io ho imparato.
Aggiungo: se il dolore vi ha reso cattivi come le persone che vi hanno fatto soffrire, avete sprecato un' occasione per crescere ed essere persone migliori.
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Ci sono dettagli, momenti di certi giorni che si staccano dall'ordine del tempo e macerano per giorni dentro di me. Lo strato di fumo che aleggiava sopra le nostre teste mentre quei ragazzi dagli occhi gentili suonavano musica che era impossibile non seguire con tutto il corpo, il cielo terso delle sette di mattina, il senso di gratitudine profonda che si allarga dentro il corpo. C'è questa cosa che mi succede, quando sono disposta a vedere la bellezza, quando ho gli occhi abbastanza pronti, abbastanza aperti: mi sento sgorgare da dentro una sensazione calda che si allegra via via in tutto il corpo, miele denso che dal centro riempie, fino a sentirmi piene persino le dita delle mani. Ed è di dita delle mani di cui avrei bisogno ora, a girare come foglie guidate dal vento sul mio corpo, per sciogliere gli intrecci di tutti questi pensieri.
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Ho bisogno di una dormita lunga e rigenerante, tanto quanto Salvini avrebbe bisogno di aprire un buon libro e darsi una bella levata di culo dai banchi del governo.
Avere iniziato davvero a vivere mi eccita troppo i neuroni. Non provo più piacere dalle notti. È come se avessi troppo poco tempo per mangiare tutto il ben di dio che mi trovo davanti agli occhi tutte le mattine e i mezzogiorni e i pomeriggi e le sere. E non parlo della morte. Ma della Scalogna.
La Scalogna è un demone sornione. Gli piace che tu ti diverta. Che tu abbia preso gusto per la vita. E poi tira via il turacciolo della vasca e tu affondi, dentro al piccolo gorgo di schiuma e pelle morta.
Mi chiedo solo. Ma perché la Scalogna ha questa perversione per i poveracci gentili e ben educati, e per i porci rigonfi di letame come Salvini no?
E forse ho anche la risposta. Perché i poveracci gentili e ben educati è proprio la Scalogna ad allevarli. I Salvini del mondo li alleva quella scrofaccia della Fortuna Sfacciata.
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Si dovrebbe poter girare liberi per qualsiasi strada, a qualsiasi orario, senza avere il timore di non tornare a casa. Dovremmo imparare ad amare il prossimo, non a volergli fare del male per il nostro bene o solo perché ci va, solo perché quella persona ha deciso di non volerci più nella propria vita, solo perché ha deciso di diventare ex, solo perché ora sta con qualcuno che non siamo noi. La gente è troppo egoista, malvagia, senza cuore, e io mi chiedo come cazzo facciano. A me viene da piangere e mi fa incazzare il solo pensiero che qualcuno sia stato privato della propria vita, senza nemmeno conoscerlo. Una persona che in passato diceva di amarti come può farti questo? Come può non volere il meglio per te? Perché non siamo disposti a mettere da parte noi stessi per una volta? Perché non sappiamo volere bene, non sappiamo amare, non sappiamo essere gentili? Mi sento sempre più spesso io quella diversa, quella sbagliata, quella non normale per via di come sono fatta. Io metterei in gioco la mia vita per quella delle persone che amo, mai mi permetterei di mettere in gioco quella degli altri, di mia spontanea volontà, per la mia, per il mio bene, per la mia felicità. Il male della società, del nostro pianeta, è l’uomo.
Non l’uomo in quanto rappresentante del genere maschile, ma l’uomo in quanto essere umano. Questa società forse non la cambierò mai, ma nessuno potrà fermarmi, potrà zittirmi o ostacolarmi. È giusto che chiunque sia stato ucciso ingiustamente abbia giustizia ed è giusto che degli eventi come questo non accadano mai più. Da nessuna parte del mondo. Serve insegnare che l'amore non è possesso.
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a volte capita nella vita, che la tua strada si incroci con quella di altre persone che, senza rendersene conto, ne diventano parte integrante. fondamento di un costrutto, di un legame che il tempo scandisce e che gli attimi rafforzano.
ecco ci sono state tante cose di questo viaggio che porto via con me: l'aver timbrato il cartellino avendo come posizione palermo, le passeggiate sul lungomare, il parkour su e giù dai marciapiedi per saltare le macchine, il cabaret, il cibo di strada più buono che io abbia mai mangiato. e poi ci sono loro, le persone che hanno reso vivi questi momenti, che gli hanno dato valore, gli aceri rossi del mio giardino zen come dicono i pinguini tattici nucleari. canzone che mi avete fatto mettere anche se erano le 23 perché era tutto il giorno che ce l'avevo in testa.
siete due persone splendide, speciali, uniche.
mi avete fatto sentire parte di qualcosa di grande, parte di un legame che evade la classica amicizia.
le parole gentili, il condividere 50 mq, i caffè corretti al latte di soia, il materassino gonfiabile come letto, andare a mondello solo per farmi dire buongiorno.
avete fatto per me qualsiasi cosa e io non posso che essere grata a qualsiasi dio esista per avervi con me.
ricorderò questa mini vacanza fatta di lavoro e giri per Palermo, di Arancine e panino con le panelle con una frase che mi ha insegnato @vaerjs: l'amore è la spiegazione a tutto.
vi voglio tantissimo bene @focaccinoo @vaerjs
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“ Di italiani non ce ne sono, quei pochi rimasti in Belgio stanno ancora alle mines, gli altri sono ormai tornati. Però tutti qui hanno il ricordo della nostra razza e quando giriamo Rue Blaes per la spesa ci riconoscono e ci fanno festa, anche i musulmani ai quali tante volte abbiamo fatto la gaffe di chiedere del prosciutto e quelli “Rien vian-de de porc! Rien!” ma poi, capita la buonafede, han fatto i gentili e i simpatici. E questa storia dei musulmani ha avuto anche dei risvolti nella nostra convivenza in Rue des Tanneurs perché la sera che era di turno in cucina Jeff aveva preparato un potage Campbell’s senza tanto badare a quello che c'era nella scatola e Ibrahim dopo qualche cucchiaiata comincia a farsi serio e stropicciare il naso e grattarsi il mento pensieroso e lisciarsi il baffo perplesso e chiedere infine che cosa c'è nel piatto e noi “verdure, son verdure Ibrahim” ma lui sembra proprio che avverta in gola un brutto, davvero brutto sapore e allora corre nel cestino dei rifiuti, recupera la scatoletta e legge gli ingredienti, poi arriva incazzatissimo dove sediamo a mangiare e urla che l'abbiamo fatto apposta qui c'è della carne impura e via di seguito, tanto che noi subito ci spaventiamo ma poi ci gettiamo a ridere perché Ibrahim si mette col capo a terra a far scongiuri e belare non si capisce bene che cazzo di Allah e poi s'infila alla brutto-dio un dito in gola per vomitare quel pezzetto di wurstel che c'era nel piatto… Ma soprattutto gli spagnoli sono bellagente e ci trattano come fossimo americani sbarcati in centrafrica, tutti premurosi e gioviali. Conosciamo Gonzales che ha una drogheria e noi gli abbiamo esaurito la scorta di spaghetti. Ci presenta il figlio di sedicianni che verrà poi con noi qualche sera al Jeu-de-Balle a bere la Trapiste. Gonzales ci racconta ogni volta degli italiani che ha conosciuto, “Ah, les italiens!” dice aprendo il suo sorriso baffuto e grasso eppoi estrae dal bancone una chitarra e intona funiculì-funiculà cha-cha-cha e io rido e applaudo e la moglie esce dal retrobottega e ci offre un sorso di vino spagnolo con la piccola Esterella di cinque anni stretta al sottanone e noi stiamo bene a sentirci italiani e ne siamo anche fieri e orgogliosi che capiamo che questi legami qui sono nati tra la gente che lavora mica trattati a tavolino da diplomatici o ministri del cazzo, che di loro ci vergognamo sì, altroché. “
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Brano tratto dal racconto Viaggio, testo raccolto in:
Pier Vittorio Tondelli, Altri libertini, Feltrinelli, 1980¹; pp. 76-78.
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Pensieri sconnessi.
Non so come e perché o forse si, ma il mio lavoro mi sta salvando. Parlare tutto il giorno con persone, il contatto con la gente mi fa stare bene. Vedere le persone che nel piccolo di quel che faccio mi ringraziano, sono gentili con me. Le persone ridono e scherzano. Oggi ho lavorato come spesso accade fino alle 21 e si è faticoso, tanto, però vedere e toccare a volte le storie delle persone è meraviglioso. Oggi ho aiutato una ragazza incinta che mi ha ringraziata non so quante volte e mi ha detto che sono di una dolcezza estrema anche con i bambini.
I miei colleghi sono quelli che rendono il tutto magnifico. Mi hanno raccolta con un cucchiaino perché dopo una sola settimana di lavoro mia madre è stata ricoverata. Mi sono stati vicini da subito, perché si siamo una squadra, a volte un po' poco organizzati ma una squadra.
Giro lì dentro come se ci lavorassi da una vita. Sento come di essere fatta per stare in mezzo alle persone. A volte è uno sclero, come ieri, però è appagante quando finisci la giornata.
A volte torno a casa e penso però a tutto ciò che mi sta succedendo e mi guardo allo specchio e mi chiedo come sto riuscendo ad avere così tanta forza, da dove l'ho tirata fuori la grinta per andare avanti in tutto. Ho una situazione famigliare davvero tremenda e, se posso dire, non vedo l'ora di trovare una casettina e andare via. Però dai, il resto va bene, domani riposo dopo 6 giorni di fila di lavoro, questo weekend è stato devastante.
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