#Un altro odore
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Vivere secondo uno schema
comportarsi come ci si aspetta
non destare sorpresa
non creare scandalo
dare e ottenere
quello che è stato pattuito.
Questa è la vita.
Respirare un altro odore
amare un'altra emozione
sognare un altro sogno
desiderare un'altra giostra
percepire un altro senso
sabotare l'altro te stesso.
Questo è vivere.
- Ernest Hemingway
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Sai ci sono riuscita, sono tornata nei luoghi dove siamo stati insieme. Dopo tanto tempo, ho avuto di nuovo il coraggio, e credimi ce n’è voluto tanto. Ci vuole tanto coraggio a lasciare andare una persona che non sei ancora pronta a lasciare andare. Sono anche andata a Parigi dove siamo stati insieme, dove mi hai detto di amarmi per la prima volta, faceva così freddo eppure tu mi scaldavi. Avevamo così tanti piani, così tanti progetti, te ne sei andato prima che potessimo realizzarli. Era così bello, sembrava di vivere in un sogno, ma ora ho dovuto lasciar perdere tutto. Ho camminato da sola per le strade in cui prima camminavi mano per la mano con me, e chi lo sa, magari ora per mano hai qualcun altro, qualcuno che ti scalda il cuore per le strade della città dell’amore, un po’ come facevo io. Ma per dove siamo passati, il nostro amore è eterno, come un’ombra, un ricordo che non svanirà, e quando ci passo quasi sento ancora il tuo odore, se chiudo gli occhi sento la tua voce, e chi lo sa, magari dopotutto c’è ancora speranza, almeno nei posti dove siamo stati noi.
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Avete presente una Donna affascinante?
Non bella, il fascino è altro!
Una donna che ha colore, odore e gusto indimenticabili.
Una Donna insostituibile.
La dovete guardare attentamente perché il fascino non è discinto ed è colmo di sfaccettature.
La dovete annusare profondamente perché il fascino non è una banale scia di profumo.
La dovete gustare piano e molto lentamente, perché il fascino non è un gusto banale o scontato bisogna apprezzarne e riconoscerne i retrogusti celati e non per tutti.
Una Donna affascinante non ambisce a rimanere addosso ad un maschio, una Donna così rimane dentro ad un Uomo.
Sempre.
Anonimo
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Aveva fame. Non una fame banale, quel languore che prende chi non fa niente e che si risolve in un antipastino o un aperitivo. Lui aveva molta fame, di quella che per soddisfarla bisognava cuocere almeno un “quaddaruni��� di pasta, equivalente a circa duecento, duecentocinquanta grammi di pasta, magari con il sugo di maiale o una marea di cozze, di quelle grandi e carnose. Ma in quel momento avrebbe mangiato la qualsiasi: gnocchi, tortellini al burro o con il ragù bolognese, la pasta “cuccuruzzu” con il bollito di castrato, i maccheroni fatti in casa con il sugo di coniglio, i maltagliati con le “poverelle”, le pappardelle con il ragù di cinghiale, una bella carbonara, un cacio e pepe o le lasagne con i funghi porcini appena colti. Apri la dispensa: vuota. Guardò in frigo: vuoto. Neanche un uovo , una crosta di formaggio, il barattolo semivuoto di pesto alla Genovese o alla Trapanese. La fame aumentò. Cercò delle patate ma nel cesto dove le conservava c’erano solo dell’aglio e due peperoncini rossi, raggrinziti e tristi. “Ci siamo – si disse – una bella : aglio, olio e peperoncino”. Mise su l’acqua e quando bolli verso dentro duecento grammi di pasta perché si disse che aveva fame. In una padella mise un dito d’olio e tutto l’aglio che aveva. (Cosa lo lasciava a fare?). Tagliuzzo il peperoncino e lo versò nell’olio caldo. Per la cucina si propagò un odore intenso, forte, che già da solo avrebbe fatto sturare il naso a chi aveva il raffreddore. Quando la pasta fu pronta la versò direttamente nella padella aggiungendo quella che rimaneva di una vaschetta di pecorino pepato che emanava un odore di ovino intenso e stordente. Mischiò il tutto e versò nel piatto la montagna di spaghetti e lo osservò con devozione e amore. Era consapevole che il pecorino era un di più, ma voleva sapori forti e poi, aveva fame. La prima forchettata sparì come se non vi fosse mai stata. La seconda gli regolò il gusto del pecorino, alla terza si accorse che stava sudando. Forse il peperoncino era troppo, perché la pasta pizzicava, la fronte si era imperlata di gocce di sudore ed il naso si era sturato ed ora respirava come un bambino. Continuò imperterrito, come che più che un nutrirsi, la sua era una prova di virilità, una ordalia in onore della buona tavola. Continuò forchettata dopo forchettata, mentre sentiva il calore dentro di se aumentava tanto che si sentiva quasi un forno che emanava calore su calore come quando si doveva mettere la carne di castrato e bisognava fare andare il fuoco nel forno un ora per ogni capra stivata li dentro. Apri una bottiglia di birra e la bevve di un fiato, complimentandosi con se stesso con un enorme rutto. Attaccò di nuovo il piatto, che ormai era quasi mezzo vuoto. Continuò forchettata dopo forchetta, ma visto che il calore era insopportabile, ogni due forchettate si scolava una bottiglia di birra e si incoraggiava con un altro rutto che faceva tintinnare la raccolta di bomboniere posta nella credenza della cucina. Quando fini, con la pancia che fuoriusciva abbondantemente dal pantalone dove la cintura era già stata slacciata verso la quinta o sesta forchettata. Prese una crosta di pane semidura e la fece girare nel piatto per ammorbidirla e raccogliere con l’olio i pezzi di peperoncino rimasti. Si congratulò con se stesso e finì l’ultima bottiglia di birra, ormai rosso come un pomodoro per il calore del peperoncino e con alito all’aglio che faceva appassire anche le tende della camera. Tra una russata e l’altra sgassava la pancia emettendo terrificanti scoregge. Quando sua moglie entro nella camera da letto sentì un odore così terribile che svenne. Ma lui continuò a dormire felice della mangiata..
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Il tempo, inesorabilmente, svuoterà gli occhi dei miei figli,
che ora traboccano di un amore poderoso e incontenibile.
Toglierà dalle loro labbra il mio nome urlato, cantato, sillabato e pianto cento, mille volte al giorno.
Cancellerà un po’ alla volta oppure all’improvviso,
la familiarità della loro pelle con la mia, la confidenza assoluta che ci rende praticamente un corpo solo.
Con lo stesso odore, abituati a mescolare i nostri umori, lo spazio, l’aria da respirare. Subentreranno, a separarci per sempre, il pudore, il giudizio, la vergogna.
La consapevolezza adulta delle nostre differenze.
Come un fiume che scava l’arenaria, il tempo minerà la fiducia che mi rende ai loro occhi onnipotente. Capace di fermare il vento e calmare il mare. Riparare l’irreparabile, guarire l’insanabile, resuscitare dalla morte.
Smetteranno di chiedermi aiuto, perché avranno smesso di credere che io possa in ogni caso salvarli. Smetteranno di imitarmi, perché non vorranno diventare troppo simili a me. Smetteranno di preferire la mia compagnia a quella di chiunque altro,
e guai se questo non dovesse accadere.
Sbiadiranno le passioni, la rabbia e la gelosia, l’amore e la paura. Si spegneranno gli echi delle risate e delle canzoni, le ninne nanne e i "c’era una volta" termineranno di risuonare nel buio.
Con il tempo, i miei figli scopriranno che ho molti difetti, e, se sarò fortunata, ne perdoneranno qualcuno.
Saggio e cinico, il tempo porterà con sé l’oblio. Dimenticheranno, anche se io non dimenticherò.
Il solletico e gli inseguimenti "Mamma, ti prendo io!",
i baci sulle palpebre e il pianto che immediato ammutolisce con un abbraccio.
I viaggi e i giochi, le passeggiate e le febbri alte. I balli, le torte, le carezze mentre si addormentano piano.
I miei figli dimenticheranno. Dimenticheranno che li ho allattati e cullati per ore, portati in fascia e tenuti per mano. Che li ho imboccati e consolati e sollevati dopo cento cadute. Dimenticheranno di aver dormito sul mio petto di giorno e di notte, che c’è stato un tempo in cui hanno avuto bisogno di me quanto dell’aria che respirano.
Dimenticheranno, perché è questo che fanno i figli, perché è questo che il tempo pretende.
E io, io, dovrò imparare a ricordare tutto anche per loro, con tenerezza e senza rimpianto. Gratuitamente. Purché il tempo, sornione e indifferente, sia gentile abbastanza con questa madre che non vuole dimenticare.
(dal web)
Ho pianto.
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C'erano un po' di cose da fare, dovevo finire per poi permettermi di iniziare di nuovo da capo ed è successo pure altro e allora mi sono preso del tempo e sono stato un po' via da qua.
Ho scritto un libro. Lo avrò tra le mani il 16 ottobre. Qua potete trovare i primi due capitoli, se non li avete ancora letti. Poi non so cosa accadrà, cioè sicuro dovrò andare in giro a promuoverlo e venderlo perché non ho un soldo e non mi vergogno di implorare ogni singola persona e dire "per favore compralo ho fame ti prego dai accetto pure monetine o tozzi di pane".
Per aggiornamenti e date sono un poco più attivo su instagram, qua è ancora riservato alle profondità delle tristezze.
Per il resto, sono felice.
(La bellissima illustrazione degli gnomi l'ha fatta una persona speciale con uno strano odore.)
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Lel
Ci sono persone che non lasciano mai veramente la nostra vita, anche quando non ci sono più. Lel è una di queste. Non importa quanto tempo sia passato, quante persone siano entrate e uscite dal mio mondo. Lei rimane lì, come un’eco costante, un pensiero che torna ogni volta che il cuore cerca rifugio in ricordi lontani. E ogni volta che la mia mente si ferma su di lei, mi ritrovo a rivivere tutto.
Lel era il mio primo amore. Il primo vero amore, quello che ti esplode dentro senza preavviso, che ti travolge come un’onda e ti trascina con sé, senza lasciarti il tempo di capire, di resistere. Non sapevo come comportarmi, non ero pronto. E neanche lei lo era. Eravamo due anime acerbe, immature, intrappolate in una relazione che ci consumava e ci faceva male, ma dalla quale non riuscivamo a staccarci. Ci amavamo tanto, ma non sapevamo come farlo bene.
C’erano momenti di pura felicità, attimi in cui mi sembrava di vivere in un altro mondo, uno dove esistevamo solo io e lei. Quegli attimi erano carichi di passione, di una tensione che solo chi ha amato per la prima volta può capire. Ogni tocco, ogni sguardo, ogni parola sembrava portare con sé un significato nascosto, un’intensità che faceva male, ma che era irresistibile.
Ma c’erano anche le ombre. Le provocazioni, i tradimenti, le incomprensioni. Eravamo troppo giovani per capire quando fermarci, troppo orgogliosi per chiedere scusa, troppo pieni di noi stessi per riconoscere i nostri errori. Litigavamo spesso, ci facevamo male con le parole, con i silenzi. Eppure, ogni volta tornavamo insieme, come se non potessimo farne a meno. Era come un vortice, una spirale che ci risucchiava, ci teneva legati, anche quando sapevamo che ci stavamo distruggendo.
Le discussioni sotto casa sua erano diventate un rituale. Ogni volta che qualcosa non andava, scendevamo per strada, sotto quell’albero che aveva ascoltato troppi dei nostri segreti, delle nostre paure. Ci guardavamo, con rabbia e amore mescolati insieme, e cercavamo di trovare una soluzione. Ma la soluzione non c’era mai davvero. Alla fine, ci abbracciavamo, sempre, come se quell’abbraccio potesse cancellare tutto, come se bastasse stringerci forte per risolvere le crepe che continuavano a formarsi tra di noi. Ma non bastava. Le crepe restavano, si allargavano, e noi ci facevamo sempre più male.
Nonostante tutto, mi manca. Lel è stata la prima persona che mi ha fatto sentire vivo in un modo che nessun altro ha mai fatto. Mi manca il suo odore, quel profumo forte che riempiva l’aria ogni volta che le stavo vicino. Mi manca il modo in cui sorrideva, anche quando eravamo arrabbiati, come se sapesse che, nonostante tutto, ci saremmo ritrovati. Mi manca il modo in cui mi stringeva, come se volesse tenersi aggrappata a me per non perdersi.
E la penso. La penso quasi sempre. Di giorno, di notte, nei momenti di solitudine, nei momenti di felicità. Lei è lì, sempre presente, come una parte di me che non riesco a lasciar andare. La sogno spesso, e quei sogni sono così reali che a volte mi sveglio confuso, cercando di capire se davvero l’ho rivista, se davvero è stata di nuovo con me. L’ultima volta l’ho sognata uscire di casa, proprio sotto la sua vecchia casa, in quella stradina che conosco troppo bene. Mi ha abbracciato, e in quel sogno ho sentito di nuovo il suo odore, la sua pelle. Era come tornare indietro nel tempo, come se non fosse passato neanche un giorno. Ma poi mi sono svegliato, e lei non c’era. E quel vuoto mi ha colpito come un pugno nello stomaco.
So che non la rivedrò mai più. Lo so, perché la Lel che amavo non esiste più. Sono passati dieci anni, e il tempo cambia le persone, le trasforma. Se la incontrassi oggi, non sarebbe la stessa persona. E forse nemmeno io lo sarei per lei. Quello che amavo, quello che mi manca, è la Lel di allora, quella ragazza che mi ha insegnato cosa vuol dire amare e soffrire allo stesso tempo.
Ma c’è una parte di me che non riesce a smettere di sperare, che non riesce a spegnere quella piccola fiamma che ancora brucia per lei. Torno spesso sotto casa sua, anche se so che probabilmente non la vedrò mai più lì. Ogni tanto ci passo per caso, o per lavoro, e ogni volta il mio cuore accelera, come se stesse aspettando di rivederla. Ma la casa è vuota, come se fosse stata spogliata di tutto ciò che una volta significava per me.
Lel è diventata un ricordo, un ricordo che mi accompagna ovunque vada, un ricordo che non posso cancellare, anche se ci provo. Forse, in fondo, non voglio nemmeno farlo. Forse, tenerla con me, anche solo come un pensiero costante, è l’unico modo che ho per sentirmi ancora legato a quei giorni, a quella parte di me che si è persa con lei.
Le nostre vite sono andate avanti, ma una parte di me è rimasta lì, in quel passato. In quei baci rubati, nelle notti trascorse insieme, nelle liti, negli abbracci, in tutto quello che eravamo. E anche se so che non potrò mai tornare indietro, anche se so che quella Lel non esiste più, il suo ricordo continuerà a vivere in me. Perché il primo amore non si dimentica mai. Non si può.
#cerco compagnia#compagnia#noia compagnia#scrivetemi#scrivimi#dm for noods#dm me#dm me for my content#dms open#noia#txteso#scrivo
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Vivere secondo uno schema
comportarsi come ci si aspetta
non destare sorpresa
non creare scandalo
dare e ottenere
quello che è stato pattuito.
Questa è la vita.
Respirare un altro odore
amare un'altra emozione
sognare un altro sogno
desiderare un'altra giostra
percepire un altro senso
sabotare l'altro te stesso.
Questo è vivere.
Ernest Hemingway
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Ieri ti ho rivisto per la prima volta da quando abbiamo rotto definitivamente. Stavo passeggiando tranquillamente quando ad un tratto ho incrociato il tuo sguardo, sarà stato uno scherzo del destino metterci sulla stessa strada. Sono corsa a salutarti. Il tuo volto era lo stesso di sempre, anche il tuo odore, la tua voce, il tuo modo di camminare… sembrava tutto immutato, ma in realtà era cambiato tutto. I tuoi occhi sono stati per me una finestra sul tuo cuore, soltanto guardandoti per pochi secondi ho percepito tutto il tuo dolore, tutta la tua tristezza, tutta la tua sofferenza. Eri tu, ma non eri tu. Eri più freddo, più distaccato, più sulla difensiva… contento di vedermi, ma al tempo stesso pieno di dolore e malinconia. Mi si è gelato il cuore, perché so di essere la causa di tutto ciò. Non credo che riuscirò mai a trovare le parole giuste per chiederti scusa, per farti sentire tutto il mio dolore e dispiacere per come alla fine sono andate le cose. Ti chiedo scusa per aver scelto di non lottare più per noi, ti chiedo scusa per essermi arresa, ti chiedo scusa per aver perso interesse nei tuoi confronti, ti chiedo scusa per averti dato per scontato, ti chiedo scusa per essermi pian piano allontanata da te, ti chiedo scusa per aver smesso di amarti. Spero tanto un giorno tu possa incontrare una persona migliore di me, una persona che sappia realmente apprezzare il tuo valore e non darlo per scontato, una persona che sappia amarti con ogni fibra del suo essere, una persona bella e pura proprio come lo sei tu. E sebbene io non te l’abbia mai detto, ti ringrazio infinitamente per avermi fatto scoprire come ci si sente ad essere amati totalmente per quello che si è, ti ringrazio perché sei riuscito a capirmi come nessun altro, ti ringrazio perché mi hai sempre assecondato in tutto e soprattutto ti ringrazio per esserci sempre stato e per avermi dedicato il tuo tempo, la cosa più preziosa che si possa donare ad una persona. Mi hai insegnato che va bene amarmi così come sono, che va bene essere bambina ogni tanto e che va bene non essere perfetta, perché sono proprio le mie imperfezioni a rendermi speciale. Quindi ti chiedo scusa e al tempo stesso ti ringrazio per questi sette anni passati insieme. Vivi la tua vita e rendila grandiosa, perché se c’è una certezza in questo mondo è che tu farai grandi cose e renderei tutti noi orgogliosi di te.
Sempre ad un passo dal cuore
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Sapete come si chiama
quell'odore di bagnato che emana la terra quando piove?
La spiegazione me l'ha data la mia amica Anna Timbrato perché io non non lo sapevo ed ora la condivido con voi
Il petricore è il profumo di pioggia sulla terra asciutta; viene dal greco πέτρᾱ pétrā "macigno, pietra" , e ἰχώρ ichṓr, "icore, linfa (come sangue degli dei)".
Il profumo deriva da una essenza che trasuda da alcune piante durante periodi di siccità, e che pertanto viene assorbito dall'argilla presente nel terreno e nelle rocce. In caso di pioggia, quest'olio si diffonde nell'aria insieme ad un altro composto, la geosmina, producendo il caratteristico odore.
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Era Un Sogno
.... mi svegliai e mi aggirai per la casa senza sapere dove andare, nella mia mente improvvisamente si aprirono spiragli di luce al solo odore di caffe che veniva dall'appartamento accanto.
Non so perché e non so nemmeno come mi trovai a suonare quel campanello!
Seminuda aprì e mi guardò, guardò le scale sopra, le guardò sotto e mi fece entrare.
La seguii in quello che mi sembrò un lunghissimo percorso con i miei occhi ad un passo da lei erano puntati sul suo delizioso fondo schiena che mi era ben visibile attraverso quella vestaglietta trasparente, sotto aveva un perizoma che consisteva in un filo che le divideva le natiche e che si congiungeva alla vita con un altro laccetto che la cingeva.
Quando attraversammo la porta della cucina l'aroma era più forte e le mie nebbie dissipandosi portarono quella ragione che mi diceva "guarda che lei ha un marito" ma, quando si girò porgendomi il caffè che aveva versato, il suo seno ben esposto con la sua avvenenza e quelle areole rosee con quei capezzoli dritti di quella eccitazione che forse sentiva d'avere per tutto quell'intimo esposto davanti ad un estraneo mi spinsero a pensieri più sporchi, che lei avvenente puttana s'accorse e spinse ancora più oltre, non potevo crederci. Poggiai la tazzina dopo aver dato due sorsi senza mai togliergli gli occhi da dosso e senza che lei li togliesse da me, mi avvicinai la presi per la vita.
Era un sogno!
RelaxBeach© 04/10/2024
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Piove
il madido asfalto
rispecchia i pallidi visi dei lampioni.
Tutto è grigio impuro pesante
non c'è coperta
che ripari dall'umido che penetra
nei capelli nelle spalle nelle ossa.
Stanco
di uno strano riposo che è stanchezza
svogliato vago ed agisco
di un andare che non ha scopo
di un agire che non ha risultato.
E penso senza aver pensieri.
I capelli
scuriti ed appesantiti
come piccolissime ragnatele di stagno
mi cadono sul volto e sulle orecchie
e la gola, solo la gola
è asciutta, come in un'immensa palude
avvolta di nebbia
un grano di rovente sabbia del deserto.
Piove
qualche ombrello lucido come l'asfalto
passando specchia un pallido lampione
non altra musica
che la monotona lacrima d'una grondaia
non altro odore di stoffa bagnata.
Piove ... Piove
sotto sotto terra
o sopra le nubi
il mio corpo ed ancora di più la mia anima
troverebbero riparo alla pioggia?
Cesare Pavese
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alcune frasi asperse da contesto da Fantasmi, di Cerami: «basta scoprire la tranquillità una volta ed è finita. è la doccia che uccide l'allegria, sono il dentifricio alla menta, la penombra delle imposte mezze chiuse, dell'abat-jour posata sul pavimento» / «il povero è uno straniero in casa propria» / «un vago odore di sessantotto stagnava nell'aria» / «un'intensa fanciulla che corre scapigliata nel silenzio» / «ritornava profumata d'orto» / «il bacio fu così lungo che si addormentarono labbra contro labbra» / «con raffinatissima, bizantina intelligenza» / «l'aria era fresca, saporita di gerani» / «ma lei non deve pensare alla potenza dei regnanti o dei magnati, dei maghi o chissà chi. deve pensare alla potenza di un albero, ecco, alla potenza di un albero» / «penso che sia un errore rincorrere, migliorare gli altri. chi ce lo dà questo diritto? e perché mai dovrebbe essere un dovere, chi ce lo ha imposto?»
alcune altre frasi asperse da contesto da Fantasmi, di Cerami, pt II: «era confinato dietro una linea invisibile che raccoglieva cittadini a cui nulla poteva mai capitare tranne le sciagure» / «si incistava, metteva radici» / «si chiese se la gioia per un pericolo scampato non spinga le anime innocenti a caccia di rischi» / «aveva un sorriso onesto e profumava di funerale» / «tutti e tre finirono nei versi dell'ecclesiaste dove si dice che i vivi sanno almeno che moriranno mentre i morti non sanno proprio niente» / «la casa era pulita pulita, ordinata e senza soprammobili, profumata di caldo» / «aprii con il cuore in bocca» / «di conseguenza lasciava che mi muovessi da solo, salvo farsi trovare sempre a braccia aperte sotto il burrone»
alcune altre frasi ancora asperse da contesto da Fantasmi, di Cerami, pt III: «perché la difformità fa tanto paura agli uomini, perché è tanto insopportabile? forse perché coincide con la deformità» / «perché i ragionamenti, si sa, scavano dove è inutile scavare e dimostrano tutto e il contrario di tutto» / «altro pensiero: basta volerlo e si esiste anche da soli» / «la realtà non sarà mai come la vogliono le parole» / «accorata fin quasi alla smanceria» / «insieme rubavano paradiso anche ai minuti» / «ho paura di non essere più capace di soffrire. ogni tanto ci penso e mi allarmo» / «aveva sognato le montagne che respirano»
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Non è tanto il sesso, che per carità è necessario sotto tanti punti di vista... È il bisogno estremo di contatto, di prossimità, di ascoltare il respiro, perdersi nell' odore della pelle dell' altro, un minuto di rifugio, di sospensione dal panico, un minuto in cui tutto il resto venga messo a tacere per lasciare spazio alla necessità primaria e inderogabile del contatto fisico.
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Vivere secondo uno schema
comportarsi come ci si aspetta
non destare sorpresa
non creare scandalo
dare e ottenere
quello che è stato pattuito.
Questa è la vita.
Respirare un altro odore
amare un'altra emozione
sognare un altro sogno
desiderare un'altra giostra
percepire un altro senso
sabotare l'altro te stesso.
Questo è vivere.
Ernest Hemingway
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Ho pensato da subito che questa ventata di tendopoli studentesche che stanno sorgendo all'improvviso qua e la come forma di protesta verso il caro affitti, altro non poteva essere che l'ennesima ventata fuoriuscita da qualche deretano targato PD.
La nuova "scorreggia ideologica" trendy in odore di sinistrismo militante, ho sentito puzza di cialtronata piddina non appena ho visto l'ardore con il quale "Ella" si è precipitata con l'armocromista al fianco della protesta, così da fargli fare magari consulenze rateizzabili sulle tinte dei tendaggi, e quanto poco ci ha messo ad arrivare anche quelli del nuovo sindacato italiano della "PDELLE".
L'ennesima "sardinata" di una pletora di soggetti, che debitamente aizzati e "paghettati" dalla solita sinistra, stanno mettendo su un nuovo circo di saltimbanchi finalizzato a gettare un pò di discredito sulla Meloni come se non facesse parte della stessa massoneria e dello stesso gioco politico atto a far credere che in Italia esista una destra e una sinistra e non due facce della stessa medaglia.
SI, perchè gli affitti degli alloggi a questi 4 pagliacci con la tessera giovanile PIDDÌ in tasca, sono andati bene per quasi 11 anni di fila. Come no.
Poi qualcuno ha deciso di risvegliare le larve nelle culle di sospensione fisiologica delle cantine delle sedi PD stile Matrix, così da gettarle nell'agone della battaglia politica, nell'ambito di quella abitudine tipica della fossa bioideologica comunista che prevede l'utilizzo di ogni possibile espediente pur di distogliere l'attenzione e spegnere un qualsiasi risveglio dei propri diritti.
A costo di creare fantasmi, ed aizzarli ogni giorno nelle piazze, siano esse piene di risorse in ciabatte o di quei teneri virgulti debitamente indottrinati ogni giorno in quel feudo comunista ad esclusivo consumo della sinistra, che risulta essere oggi la scuola italiana di ogni ordine e grado.
Che se poi risultasse vero quello che ho letto stamani sulla leader di questo neo movimento, vale a dire che guida la tendomania a Milano quando vive a Bergamo, non potremo far altro che prendere atto della cialtronaggine che si cela dietro a questa ennesima mossa di "Marketting" da parte dei comunisti del PD.
Cialtroni e Ciabattoni. È stata la sinistra dal 68 ad uccidere questo paese: dalla famiglia alla scuola fino alla società con l'invasione dei peggiori della terra e dei peggiori della nostra terra: i comunisti, sia a destra che a sinistra, perché una opposizione vera in questi paese non c'è.
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