#Uggiano la Chiesa
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Bimbo di 14 mesi morto, disposta autopsia
Sara’ l’esame autoptico a chiarire le cause del decesso di un bimbo di 14 mesi di Casamassella, frazione di Uggiano La Chiesa, in provincia di Lecce. Il piccolo e’ stato trovato morto sul suo lettino. C’e’ un’indagine in corso coordinata dai carabinieri di Minervino. Il bambino, figlio di una coppia, rispettivamente di 50 e 40 anni, non aveva segni diviolenza sul corpo. Negli ultimi giorni,…
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kritere · 1 year ago
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Bimbo di 13 mesi trovato cadavere nella culla: lutto in Salento per la morte di Angelo
DIRETTA TV 7 Giugno 2023 Lutto a Casamassella, frazione di Uggiano la Chiesa dove Angelo è morto a soli 13 mesi vita: a trovarlo cadavere nella sua culla sono stati i genitori. Per i sanitari il decesso sarebbe avvenuto per cause naturali. 8 CONDIVISIONI Tragedia a Casamassella, frazione di Uggiano La Chiesa, in Salento, dove un bimbo di 13 mesi, Angelo, è stato trovato morto dai genitori…
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Milano: Torna Crazy week per la sua seconda edizione
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Milano: Torna Crazy week per la sua seconda edizione. Dal 22 al 26 maggio, torna per la sua seconda edizione la Crazy week, con cinque giorni di eventi formativi e attività ludiche che hanno l’obiettivo di costruire consapevolezza intorno al tema del disagio sociale e psicologico e di sensibilizzare i cittadini e le cittadine per aiutarli a intercettare i segnali di malessere, soprattutto tra i più giovani. L’iniziativa è promossa da iSemprevivi, associazione attiva dal 2009 per la cura e il reinserimento sociale di persone con disagio psichico e psichiatrico, e si svolgerà principalmente in piazza Wagner, dove ha sede l’associazione. Il programma prevede alcune conferme: il conduttore Nicola Savino, il fotografo Andrea Cherchi, l’autore televisivo Chicco Sfondrini parteciperanno attivamente con una serie di interventi e iniziative. Torneranno anche l’Orchestra Popolare della “Notte della Taranta”, lo Street Food salentino promosso dal Civico27 di Uggiano La Chiesa e la magia dell’Orchestra AllegroModerato che, quest’anno, sarà accompagnata da alcuni ballerini di danza classica. Dopo aver messo in scena il suo spettacolo “Up&Down”, anche Paolo Ruffini rinnoverà la sua partecipazione con un incontro, rivolto in maniera particolare ai giovani, dal titolo “La possibilità di essere diversi.” L’edizione 2023 sarà anche ricca di novità: testimonial e protagonista del convegno “Il senso del buon vivere” sarà Ambra Angiolini, che porterà sul palco il suo contributo per combattere ogni forma di pregiudizio. E poi tanta nuova musica, con i concerti degli Accasaccio e degli Street Clerks; tanta arte con lo spettacolo di Nadia Scherani del Laboratorio MusicalLAB e poi con quello de iSemprevivi, anche quest’anno a cura di Corrado Gambi, dal titolo “La piccola bottega degli orrori”. Una giornata sarà poi dedicata allo sport. Grazie alla collaborazione con il Comune di Milano, infatti, la Crazy Week si sposterà all’Arena per un torneo di calcio tra diverse squadre del Terzo settore. “Siamo veramente orgogliosi - commenta Don Domenico Storri, presidente e fondatore dell’Associazione - di dare vita a questa seconda edizione della Crazy Week: il sostegno che abbiamo ricevuto e il tifo che la comunità ha manifestato rispetto a questo evento ci hanno dato la fiducia necessaria affinché la macchina della Crazy Week iniziasse a ingranare. Ed effettivamente, tra sostenitori e personaggi, ancora una volta siamo rimasti felicemente stupiti dell’entusiasmo con cui le nostre proposte sono state accolte. Interpretiamo ciò come un evidente segnale di apertura al mondo della sanità mentale, che permetterà così riflessioni e dialoghi costruttivi”. “Il coinvolgimento delle persone – aggiunge la direttrice de iSemprevivi Simona Police - è sempre stato la chiave fondamentale per il raggiungimento dei nostri obiettivi e per la concretizzazione dei percorsi di integrazione e cura dei nostri ragazzi. Questa seconda edizione è una nuova occasione per manifestare interesse e consapevolezza sull’importanza della salute mentale, in tutti gli ambienti sociali. Un grazie speciale a tutti gli sponsor che hanno creduto a questa iniziativa offrendoci anche un aiuto economico”. “In un momento in cui cresce in modo evidente il disagio psicologico, soprattutto nei grandi centri urbani - conclude l’assessore al Welfare e Salute Lamberto Bertolé -, le città devono costruire risposte adeguate. Per farlo, affidarsi solo al welfare pubblico non è più sufficiente. È necessaria un’alleanza tra tutti gli attori cittadini che veda le istituzioni, il privato e il privato sociale fare rete per ricomporre l’offerta. Iniziative come questa sono un’occasione per coinvolgere i milanesi rendendoli più consapevoli e, inoltre, per combattere lo stigma che ancora oggi colpisce chi vive una condizione di disagio psicologico”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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retemeteoamator-blog · 2 years ago
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fondazioneterradotranto · 5 years ago
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Celestino Cominale (1722-1785), l'uggianese che osò sfidare Newton
di Armando Polito
Isaac Newton in una stampa del XIX secolo (disegno di Joseph Théodore Richomme (1785-1849), incisione di Ephraïm Conquy (1809-1843) e Celestino Cominale in una incisione di P. Iore tratta da Domenico Martuscelli (a cura di), Biografie degli uomini illustri del Regno di Napoli, tomo IX, Gervasi, Napoli, 1822.
  Probabilmente le giovani generazioni, salentine e non,  di Newton (1642-1726) non conoscono nemmeno il famoso aneddoto della mela, e non per colpa loro …
Taglio la testa al toro ricordando solo che Isacco Newton godette ai suoi tempi di tanto prestigio che, riferito a lui, si può benissimo usare l’ipse dixit (l’ha detto lui), che aveva sancito prima l’autorità di Pitagora (VI-V secolo a. C.) e, poi, nel Medioevo, quella di Aristotele (IV secolo a. C.).
Forse, e ripeto forse …,  la scienza è l’unico campo in cui il successo non suscita invidia e, con l’invidia, l’antipatia. Tutti, o quasi tutti, si rassegnano all’ipse dixit e si guardano bene dal dire la loro, anche quando, magari, sono attrezzati a farlo.
Con Newton, però, Celestino Cominale non si tirò indietro, attrezzato com’era, anche caratterialmente.
Nato a Uggiano la Chiesa (LE), Aveva iniziato gli studi letterari e filosofici a Lecce nel Collegio dei Padri Gesuiti. Continuò poi con la fisica, la matematica, la botanica, l’astronomia e la medicina, studi che perfezionò a Napoli. Esercitò la professione di medico con maestria tanto da essere chiamato anche a Roma per ragioni professionali. Insegnò nelle Università di Roma, Bologna, Padova e Pisa. Nel 1770 ritornò ad Uggiano continuando i suoi studi fino alla morte.
La poliedricità del suo ingegno e l’ampio spettro degli studi fatti si riflettono nelle sue pubblicazioni:
Anti-newtonianismi  in quattro tomi pubblicati da Benedetto Gessari a Napoli nel 1754, nel 1756, nel 1769 e nel 1770.
Historia physico-medica epidemiae neapolitanae anni MDCCLXIV, Francesco Morello, Napoli, 1764
Nel frontespizio della prima, sulla quale torneremo subito, si legge Anti-newtonianismi pars prima, in qua Newtoni de coloribus sistema evertitur, et nova de coloribus theoria luculentissimis experimentis demonstratur opera ac studio Caelestini Cominale m(edicinae) D(octoris) in Regio Archi-gymnasio Neapolitano Philosophiae Professoris (Prima parte dell’Antinewtonianismo, nella quale a Newton in base alla geometria viene demolito a partire dai propri principi  il sistema sui colori e una nuova teoria sui colori viene dimostrata con eccellenti esempi dall’opera e dallo studio di Celestino Cominale Dottore di Medicina, Professore di Filosofia nel Regio Archiginnasio napoletano).
In quello della seconda: Historia Phisico-medica e pidemiae neapolitanae an(no) MDCCLXIV opera ac studio Caelestini Cominale in Regio Archi-gymnasio neapolitano Philosophiae, et Matheseos Professoris elucubrata ( Storia fisico-medica dell’epidemia napoletana nell’anno 1764 elaborata ad opera e cura di Celestino Cominale Professore di Filosofia e Matematica nel Regio Archiginnasio napoletano).
Il lettore avrà già capito che connessa col titolo di questo post è la prima opera nella quale già dal titolo traspare una coraggiosa vis polemica nei confronti delle teorie dello scienziato inglese.
L’ugentino appartiene alla ristrettissima schiera di antinewtoniani1, ma è l’unico a dichiararlo senza mezzi termini a partire dal titolo. Dovette vedersela, fra l’altro, anche con un conterraneo, Oronzo Amorosi di Galatone, newtoniano sfegatato, come all’epoca erano, l’ho già detto, i più. Dello scontro tra i due nulla sapremmo,  se nel 1821 Vincenzo Lillo non avesse copiato l’autografo del galatonese e se Gabriella Guerrieri non ne avesse curato la pubblicazione (titolo: Gara letteraria inedita tra i signori Oronzo Amorosi di Galatone e Celestino Cominale di Uggiano della Chiesa copiata dall’autografo di esso Amorosi da Vincenzo Lillo, 1821) per i tipi di Conte a Lecce nel 1999.
Bisogna dire, però, che pur nella marea di critiche2 al nostro basate sulla cieca fiducia nell’Anglo che tanta ala vi stese (Ugo Foscolo, Dei sepolcri, 163), si levò qualche voce più prudente, invocando per lui una sorta di beneficio d’inventario.
La più autorevole fu senz’altro quella dell’abate Giovanni Antonio Battarra3 di Rimini in una lettera del 22 luglio 16704: … Vengo in secondo luogo a dirvi, come nel Settembre del 1754 io mi ritrovava una mattina in Cagli presso Monsig. Bertocci Vescovo degnissimo di quella Città, e che, a dirvela senza adulazione, è uno di quei Vescovi , che mi piace, perché oltre molte belle sue doti , ha quella di esser molto portato per la buona letteratura, e stima molto le persone di lettere. Discorrendo pertanto insieme di cose erudite, in compagnia dell’Abate Agostini mio amicissimo, Prevosto di quella Cattedrale, presso del quale io mi trattenni alcuni giorni, esso Monsignore mi comunicò un articolo delle Novelle Letterarie di Venezia5, in cui si dava ragguaglio, che un certo  Dottor Celestino Cominale Lettor di Fisica nell’Università di Napoli aveva pubblicato il primo Tomo d’una sua Opera intitolata Anti-Newtonianismi Pars prima, in qua Newtoni de Coloribus systema ex propriis principis geometrice evertitur, et nova de Coloribus historia luculentissimis experimentis demonstratur, etc.
In questo articolo si riferivano tutti i Capitoli dell’opera, dove con mia maraviglia veniva attaccato il Newton nelle dottrine più sode e più sublimi, e corroborate anche colle più decisive sperienze, che ha nell’opere sue. A tale avviso mi voltai a quel Prelato sorridendo e dissi: -Potrebbe il Cominale aver addentato un osso più duro de’ suoi denti? -. Due anni dopo l’Autore pubblicò la seconda Parte di questa sua opera spiritosa, e con un cambio della mia operetta de’Funghi6 feci acquisto fra altri libri anche di quest’opera da me cotanto desiderata. La lessi, e rilessi, con attenzione; e se debbo dirvela schietta, è vero che l’Autore si conosce che è un giovane intraprendente e pien di fuoco, e un po’ troppo Metafisico, che non lascia nemmeno sulle spalle del Newton  fermar le mosche; tuttavia vi ho lette molte buone cose, et quidem7 molto ben ragionate, e se si fosse contentato di distruggere soltanto, e di non edificare altrimenti, avrebbe fatto miglior colpo. Io qui mi protesto in quanto al merito della causa di parlare in aria, perciocché, come sapete, io mi trovo in una Città, che è senza presidii di macchine fisiche,e non ho potuto aver il contento di rifar quelle sperienze, che son contrarie alle conclusioni del Newton. Ho tentato di farle rifare nelle più culte Università d’Italia, e toltone una, che a stento mi è riuscito di avere per la parte di Bologna, per cui il Cominale parmi che vada al di sotto, io non ho potuto aver altro. Anzi consultati vari Lettori primari di Fisica di queste più celebri Università d’Italia per opera de’ miei amici, quattro anni dopo che l’opera del Cominale era alle stampe, chi mi facea dire che il Cominale non l’avea incentrata, chi mi dicea che, avendo letto l’uno e l’altro Autore, non cessava d’esser Newtoiiano, e chi perfino ebbe il coraggio di asserire che ancorché le sperienze del Cominale fossero vere, tanto la dottrina del Newton non sarebbe a terra; ma a certi dubbi proposti a questa assertiva, da due anni in qua, ho ancora d’aver risposta.
Ora dico io: la nostra Italia, che è la madre della Letteratura Europea, che bella figura farà presso gli Oltramontani nel lasciar correre quest’opera ingiudicata? Io ho sempre creduto che fosse principalmente dovere de’ Professori delle Università nostre esaminare somiglievol causa, e riconoscendola trattata con imposture, e vaniloqui, castigarne l’Autore con la dovuta censura; e se il Sig. Cominale è veridico nelle sue sperienze, e non sono soggette a critica, perché non inalzarlo all’onor della palma8 sopra un Eroe, le cui dottrine vengono tanto venerate da tutto il mondo letterario? Vedete un poco di risvegliare questa premura in codesti vostri Fisici, che son quasi i soli, che mi restano da stimolare in Italia. Addio. 
Ci fu pure chi stigmatizzò in versi l’audacia di Celestino. Di seguito un sonetto del salentino Leonardo Antonio Forleo9, con cui chiudo questo lavoro.
 – L’Anglo paventia – ardito uomb dicea
 – che leggi imporre all’universo ardisce:
vedrà, vedrà se il labbro mio mentisce
e il gran valor di mia sublime idea -.
– Ferma! – disse ragion. Ma quei volgea
la penna incauta, che sistemi ordisce;
ma credendo ferir ei non ferisce,
creduto vincitor vinto cadea.
Quest’inutili assalti espose al riso:
segni di suo valor furono allora,
ma d’un valor dalla ragion diviso.
Musac abbenchéd perditore l’onora,
che ad Annibale ugual vinto, e conquisof,
nelle perditeg sue fu grande ancora.
  a Newton tema
b Celestino Cominale
c la poesia
d sebbene
e perdente
f conquistato, sconfitto
g sconfitte
__________
1 Prima di lui Giovanni Rizzetti aveva pubblicato il De luminibus affectionibus (Gli stati della luce) per i tipi di Bergamo a Travisio e di Pavino a Venezia nel 1726; dopo di lui Ignazio Gajone il Nuovo sistema fisico universale per i tipi della Stamperia Raimondiana a Napoli nel 1779 e Tommaso Fasano  l’Esame della compenetrabilità della luce esposto in dialoghi, per i tipi di Raimondi a Napoli nel 1870. Una recensione dell’opera del Fasano è in Efemeridi letterarie di Roma, tomo IX, Zempel, Roma, 1780, pp. 299-301, dove alla fine si legge: Ci giova sperare che la nuova Reale Accademia delle scienze dissiperà finalmente tutti questi filosofici sogni, de’ quali sembra che siansi un po’ troppo finora pasciuti i belli, e vivaci, ma alcune volte un po’ troppo fervidi ingegni Partenopei, e che farà un po’ meglio rispettare nell’avvenire le sublimi scoperte dell’immortale Newtono (sic), troppo indegnamente state finora attaccate dall’Anti-Newtonianismo del Sig. Cominale, dal Nuovo Sistema Fisico del Sig. Gajone, dalla nuova penetrabilità della luce, e da altrettali filosofiche stravaganze.
Solo il Rizzetti era stato difeso a spada tratta dalla voce isolata di Iacopo Riccati in due sue lunghe lettere (Opere del conte Jacopo Riccati, Rocchi, Lucca, 1765, pp. 109-122).
2 In Storia letteraria d’Italia, Remondini, Modena, 1757, v. X, le pp. 143-153 sono dedicate ad un’analitica recensione dell’opera del Cominale. Fin dall’inizio appare chiara la posizione decisamente newtoniana: Noi ci congratuliamo col dotto Professore del Collegio romano [Carlo Benvenuti, convinto newtoniano, autore di Synopsis physicae generalis, e di De lumine dissertatio physica usciti entrambi per i tipi di Antonio de’ Rossi a Roma nel 1754], a cui però non è ne’ sentimenti a Newton favorevoli conforme un professore di Napoli, il quale, anziché ammirare e seguire il Newton, impugnalo con tutte le forze sue. Seguono gli estremi bibliografici della pubblicazione del Cominale del 1754 e, punto per punto, la contrapposizione tra le tesi del Newton e quelle del Cominale (con prevalenza assoluta delle prime ). Una nota (la 37 alle pp. 152-153), tuttavia, costituisce una sorta di riconoscimento delle potenziali (se indirizzate diversamente …) capacità del nostro: Preghiamo per ultimo il Nostro Autore che non voglia offendersi, se noi con filosofica libertà abbiamo alcune cose nel suo libro notate, e diciamo ingenuamente, essere presso noi di maggior peso le dottrine dei Newtoniani, che le sue impugnazioni, benché non siamo tra quelli, che credono impossibili  gli errori del Newton. Se non altro varranno a meglio rischiarare la verità, e a dare al fervido ingegno del Nostro Autore campo d’esercitarsi.  E Celestino nella prefazione della terza parte dei suoi Anti-newtonianismi (Morelli, Napoli, 1769) replicò allo Zaccaria (autore della Storia insieme con Leonardo Ximenes, Domenico Troili e Gioacchino Gabardi) dicendo che egli non poteva ergersi a giudice in questa materia e che non aveva letto neppure i titoli delle sue opere.
3 (1714-1789) Naturalista micologo, autore di Fungorum agri Ariminensis historia, Ballante, Faenza, 1755;  Pratica agraria distribuita in vari dialoghi,Casaletti, Roma, 1778; Naturalis historiae elementa, Marsonerio, Rimini, 1789.
4 In Novelle letterarie pubblicate in Firenze l’anno MDCCLX,  Albizzini, Firenze, 1760, tomo XXI, colonne 570-573.
5 Novelle della repubblica letteraria per l’anno MDCCLV, Occhi, Venezia, 1755, pp. 260-263. Fra l’altro vi si legge: Se tanto romore fece il nuovo sistema Neutoniano circa la luce ed i colori, non minor grido ottener dovrebbe la nuova confutazione data al medesimo dal Sig. Cominale, il quale nulla paventando la gran turba de’ ciechi seguaci dell’Inglese Filosofo, si protesta di atterrar colle stesse macchine o arme Neutoniane  il preteso sistema de’ Colori.
6 È la prima opera citata nella nota n. 2.
7 certamente
8 vittoria.
9 Era nato a Francavilla Fontana (BR). Il sonetto è in Vari ritratti poetici storici critici di alcuni moderni uomini di lettere sul gusto di Agatopisto Cromaziano e per servire di prosieguo all’opera del medesimo di Leonardo Antonio Forleo, Raimondi, Napoli, 1816, p. 32. Agatopisto Cromaziano è il nome pastorale del monaco celestino Appiano Bonafede che fu socio dell’accademia romana dell’Arcadia a partire dal 1791. Il Forleo, che era socio dell’Accademia Pontaniana di Napoli, fu autore prolificissimo. Si riportano qui solo alcune delle altre pubblicazioni: Amenità dell’etica, Rusconi, Napoli, 1827; 1827; Ragionamento critico intorno alla moderna comedia, Rusconi, Napoli, 1830; La lira Iapigia, Società Filomatica, Napoli, 1831; I politici, Cataneo, Napoli, 1832; Il manoscritto di Sterne, Cataneo, Napoli, 1832; Manfredi, Rusconi, Napoli, 1833; Certamen ad cathedram archeologiae, poesis Romamaeque eloquentiae in Regio Neapolitano Archigymnasio obtinandam perfectum, Russo, Foggia, 1834; Il Colombo, ovvero l’America ritrovata, Russo, Foggia, 1834; La statua del grande, Russo, Foggia, 1835; Il racconto di una vedova, Agianese, Lecce, 1836; L’arpa cristiana, Agianese, Lecce, 1839; Cause e ragioni che fanno classico il poema di Dante, Cannone, Bari, 1842; Liceo dantesco, Petruzzelli, Bari,1844; Napoli nel XVI secolo. S. Sebastiano, Migliaccio, Cosenza, 1846.
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tonyplaysthemambo · 6 years ago
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Uggiano la Chiesa, Puglia, Italy
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globalhappenings · 3 years ago
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Bad weather: flooding in South Salento, schools closed in Otranto
Bad weather: flooding in South Salento, schools closed in Otranto
(ANSA) – LECCE, 18 NOV – A strong wave of bad weather has been affecting the Adriatic coast of southern Salento since last night. The most affected areas are Uggiano La Chiesa, with the hamlet of Casamassella, Otranto, where the water level of the river Idro is concerned, and Ortelle. In Otranto and Uggiano La Chiesa the schools have remained closed. There is flooding of homes, basements,…
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susieporta · 3 years ago
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Il mio amore è un vecchio
e d'estate
esce in bicicletta al mattino presto,
con il fresco che c'è
nell'ultima speranza,
e una ancora e
poi un'altra,
prima che bruci.
E ha il fazzoletto di stoffa nel polsino,
per quando lo fai piangere;
ha le vene grosse,
la pelle fragile,
trasparente, di lividi neri
che hanno la forma,
la forza
delle tue dita, quando
accarezzano poco,
O accarezzano male.
Osserva dalla panchina dei giorni,
nel deserto di un parco, vuoto
degli amori degli altri,
i nostri giorni,
te che torni,
ei suoi graffi,
sugli avambracci, per avere
toccato le rose.
Ha il passo lento adesso,
dall'avere corso troppo,
il dolore alle anche,
per il peso di averti
scritto mille poesie
e una.
I| mio amore sta morendo,
di malattia
di vecchiaia
di dolore.
Prendilo adesso,
se lo vuoi,
perché questa potrebbe essere
l'ultima estate.
Beatrice Zerbini dal libro "Mezze Stagioni"
(ed. AnimaMundi, giugno 2021)
Ph: Giuseppe Conoci - Uggiano la Chiesa (Salento)
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hwoops · 4 years ago
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basta dopo quasi 23 anni roma mi ha stancata me ne vado a vivere a uggiano la chiesa
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inonda · 7 years ago
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Diciamo BASTA al Degrado Ambientale Nella giornata di domenica 12 gennaio 2014, professori ed alunni della scuola media di Uggiano la Chiesa…
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lusianamaggiore · 5 years ago
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9/02/2020 The Valley. #salento #tramonto #sunset #cinematiclook #canon77d #thesmartview #photodiary #street_photography #c41 #papermemoryzine #contemporaryphotography #lensculture_streets #foammagazine #canonstories #thisaintartschool #taintedmag #streetleaks #spicollective (presso Uggiano la Chiesa) https://www.instagram.com/p/B8bDI8CKUNt/?igshid=18w51pbj7vzwb
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ultimenotiziepuglia · 5 years ago
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allnews24 · 6 years ago
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La prenotazione è una truffa, coppia toscana “adottata” dalla comunità di Uggiano: presto arriverà la cittadinanza onoraria
La prenotazione è una truffa, coppia toscana “adottata” dalla comunità di Uggiano: presto arriverà la cittadinanza onoraria
UGGIANO LA CHIESA (Lecce) – Una truffa a una coppia di turisti toscani si trasforma in una bella storia di accoglienza.
Protagonisti Laura, Gianluca e il sindaco di Uggiano La Chiesa Salvatore Piconese.
I fatti sono saliti alla ribalta delle cronache nazionali: i due sono arrivati a Uggiano per una vacanza in questi giorni avendo prenotato e pagato il soggiorno in un appartamento. Al…
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pierluigiluceri · 6 years ago
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at Uggiano la Chiesa
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dinabenedetto · 6 years ago
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Chiesa Madre di Santa Maria della Croce Fu costruita a partire dal 1490 in onore di S. Maria della Croce titolare dell’antica Chiesa Madre di Uggiano su fondazioni preesistenti risalenti al periodo svevo-bizantino. La facciata è ingentilita dai tre portali in pietra e dai rosoni. La struttura si completa con dieci cupolette laterali, grandi spioventi della navata principale, la cupola centrale, gli archi del campanile ingentiliti da cornici, volte e lesene in cotto. All’esterno si presenta con una struttura lineare, caratterizzata da dettagli di stile rinascimentale semplice e squadrato come evidenziano i sobri capitelli del portale. Nel complesso lo stile architettonico è rinascimentale barocco. Fu consacrata solennemente dal cardinale Spinola a conclusione di alcuni lavori di restauro nel 1633 e fu ingrandita e trasformata (divisione in tre navate) nel secolo successivo. La parte inferiore della torre campanaria era in origine una postazione di avvistamento anch’essa di epoca svevo-bizantina. Tra le opere presenti possiamo ammirare: -Madonna con Bambino del 1530 attribuita a ignoto scultore napoletano; Reliquiario (stauroteca) del Santo Legno della Croce di manifattura napoletana del XV secolo; in legno intagliato e dorato che si trova sopra la porta della sagrestia, contenente le reliquie della Santa Croce; è pervenuta tramite qualche componente della famiglia Sanseverino all’inizio del XV secolo. Sui terminali vi sono l’effigie della Vergine, San Giovanni e Maria Maddalena; -Altare Maggiore realizzato da Pasquale Sebastiano nel 1777; -Statue raffiguranti la regina Isabella di Chiaromonte e Federico d’Aragona eseguite da Altobello Persio di Montescaglioso (1507-1593) in legno intagliato e dorato; - Organo posizionato sul coro ligneo intagliato a mano nel 1777. Conta due tastiere di 61 note e pedaliera concavo-radiale di 32 note, 27 registri e 1500 canne. Commento tratto da una Guida Turistica di Ferrandina, lavoro realizzato nell'ambito di un corso di formazione di qualifica professionale a cui ho partecipato. #dinabenedetto 💞 #ferrandina #italyphotography #italytravel #basilicata #basilicataturistica #basilicatabellascoperta #basilicatadaraccontare #bellaitalia #basilicatadaamare #meraviglielucane #basilicataitaly #italia #tiportoinbasilicata #lucania #italy 🇮🇹 #131gioielli #volgoitalia #volgobasilicata #loves_united_basilicata #thehub_basilicata #igersbasilicata #basilicataphotos #condivideremomenti #condividereemozioni #condividerelabellezza
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fondazioneterradotranto · 6 years ago
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Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2018/11/07/il-noce-tra-leggenda-magia-e-medicina-in-terra-dotranto-e-altrove/
Il noce tra leggenda, magia e medicina in Terra d'Otranto e altrove
di Gianfranco Mele
   La pianta del Noce è circondata di miti, leggende e attribuzioni magiche; il riferimento più popolare è certamente quello che lo vede albero prediletto dai sabba delle streghe.
Nelle testimonianze raccolte intorno al fenomeno della stregoneria in Terra d’ Otranto emergono come in altre regioni gli incontri sotto l’albero del noce: è il caso, ad esempio, di quanto documentato negli archivi della Curia di Oria. Grazia Gallero, di Francavilla Fontana, viene iniziata come masciàra da Cinzia la Napoletana detta la pignatara. Nella sua deposizione del 1679, racconta i particolari della iniziazione: dopo essersi unte con l’unguento, Grazia e Cinzia insieme a compagne e compagni masciàri si recano, avvolte da una suggestiva atmosfera evocata dagli effetti dell’unzione dell’unguento, al Ballo (questo il termine con il quale masciàre e masciàri salentini denominavano il cosiddetto sabba). In questo caso, la congrega si dà appuntamento ad un crocevia in Francavilla, “nei pressi dell’Hospitale de Buonfratelli”, per poi recarsi verso un non meglio identificato “Noce di Sobrino”:
“Et all’ hora cavalcò ciascheduna di noi, come ancora l’ huomini sopradetti asini negri, et ogn’uno sopra il suo, li quali animali ci portarono per aria, et in poco tempo conforme mi parse tutti arrivassimo in un luoco, che mi disse la napoletana chiamarsi la noce di Sobrino, dove ci era oscuro e doppo comparse una certa luce com’un fuoco, che non faceva luce chiara, ma era bastante a poter conoscere le persone, e vedere quanto si faceva in detto luoco, nel quale viddi una quantità di genere d’huomini, e donne tutti ignudi colli capelli sciolti le donne particolarmente, e viddi e conobbi di nuovo li soprannominati compagni, colli quali eramo partiti di questa terra di Francavilla à cavallo in detti asini negri, et in mezzo stava come in un tribunale seduta una brutta forma d’huomo, con diversi altri intorno in piedi, che mi parvero fatti come le figure delli demonij depinti nel quadro, e chiesa di Sant’Antonio Abbate di questa Terra, e la detta Cinzia mi disse, che quello che sedeva in mezzo era il più grande diavolo e che quell’altri brutti fatti erano tutti diavoli”. [1]
Dalla deposizione di Narda Mingolla del 1722, sempre presso il Tribunale del Santo Officio di Oria, emergono le descrizioni del volo, dell’unguento e del Ballo nei pressi di un albero di noce che in questo caso è quello di Benevento:
“Ogni settimana il Giovedi sera e il Martedi veniva il Demonio in forma di Gentiluomo a trovarla per portarla alli Balli, essa si spogliava nuda, e si ungeva con un unguento la pianta delle mani, e delli piedi, e diceva: Demonio adesso è il tempo di portarci sotto la noce di Benevento […] e si metteva a cavallo e volava fino ad un luoco e vedeva visibile il Diavolo. Nel luoco dove andavamo trovavamo tanta gente huomini e donne ballando e giocando et il Diavolo stava sedendo in trono, e noi arrivati li dicevamo buona sera, e ci mettevamo a ballare”. [2]
Nonostante le evidenti distanze geografiche, il Noce di Benevento ricorre nelle registrazioni di testimonianze di svariate località italiane: ad esempio la deposizione di una tal strega Matteuccia processata nel 1428 a Todi riporta che Lucifero, “sotto forma di capro o di mosca“, la trasportava al noce di Benevento o in altri luoghi.[3]
Difficile stabilire se la località di Benevento fosse introdotta da forzature degli inquisitori nelle registrazioni delle deposizioni, o se realmente le persone processate dichiarassero di essersi recate presso il mitico noce campano, immaginario o vero che fosse il loro viaggio verso il magico albero. E’ anche possibile che “Noce di Benevento” fosse genericamente appellato ogni albero di noce sotto il quale si svolgevano gli incontri, a memoria del più noto noce beneventano (la leggenda del noce di Benevento ha origini in tempi remoti, pare risalga addirittura alla tradizione del culto di Diana e/o divinità similari: si narra che nel VII secolo il vescovo Barbato lo fece sradicare nel tentativo di porre fine a pratiche pagane che là continuavano a svolgersi in onore di una qualche dea lunare, ma un altro noce rispuntò nel medesimo sito, e sopravvisse sino al XVII secolo). Di fatto, come già si è accennato, non sempre e non solo il noce di Benevento era considerato luogo prediletto, ma ogni albero di noce situato più o meno in prossimità delle residenze degli appartenenti alle congreghe. Ad esempio, si narra degli incontri di masciàri e masciàre salentini sotto un “Noce del Mulino a Vento” situato in agro di Uggiano La Chiesa[4], ricorre più volte nelle testimonianze del Santo Officio di Oria il “Noce di Sobrino”, altre volte si fa riferimento genericamente ad alberi di noce situati nelle vicinanze dei paesi di provenienza degli “adepti”, o in luoghi non meglio specificati. In alcuni casi il “ballo” avviene semplicemente al crocevia dove la congrega si era dato appuntamento. Il noce ritorna però come luogo privilegiato per le cerimonie stregonesche di ogni parte d’Italia, ed è così che a Roma ci si riuniva in un luogo nel quale anticamente c’era un grande albero di noce, poi sradicato e al posto del quale fu costruita una chiesa per esorcizzare le presenze demoniache del luogo, a Bologna erano individuati diversi alberi di noce sotto i quali si davano appuntamento le streghe, e in Valdinievole si parlava di un noce sotto il quale le streghe andavano a dormire.
Una serie di orazioni stregonesche raccolte tra Soleto, Lecce, Nardò, Otranto e altri paesi salentini, legate al tema del volo magico e del convegno notturno, testimoniano la presenza del noce come luogo prediletto per gi incontri masciàri.[5] Come si può notare, trattasi di varianti della più nota “Unguento, unguento, mandame alla noce de Benevento, supra acqua et supra vento, et supra omne maltempo”:
– “te subbra a parìti, te sotta le scrasce, finca a lu noce te Minimientu” ;
– “te subbra alli scuerpi, te subbra a parìti, sutta lu nuce lu jentu me ‘nnuce” ;
– “de subbra alli scuerpi, de subbra alli parìti, de sutta allu nuce me mina lu jentu” ;
– “sopra acqua sopra vento sopra il noce del mulino a vento, tu che fai la rota rotonda…” ;
– “Sutta l’acqua e sutta lu jentu sutta lu nuce de lu mulinu a jentu”
Il mito del noce come luogo prediletto da spiriti, dèmoni e masciàri sopravvive nella tradizione contadina fino ai giorni nostri: l’anziano Noè Giuggia, intervistato da Maurizio Nocera, racconta di una strana e inquietante figura che vien fuori da sotto un albero di noce.[6]
Il frutto del noce a guscio trivalve (detto “a croci” a Grottaglie, “a triangulettu” a Manduria) era utilizzato come amuleto contro il malocchio e come simbolo augurale di fecondità (per questo motivo gli innamorati se lo scambiavano).[7] “Li nuci a tre cerchi portanu furtuna”, è un detto leccese.
Il Cattabiani nella sua corposa ricerca su miti, simboli e leggende di fiori e piante ci fornisce altre informazioni rispetto alla noce trivalve:
“Nella terra d’Otranto le donne la tenevano in tasca per difendersi dal malocchio e dalle malattie. E guai a romperla per mangiarla! Nei racconti popolari di quella zona era considerata un talismano: bastava gettarne una a terra per far apparire pianure cosparse di rosai, montagne che toccavano le stelle, mari infiniti.”[8]
La noce comune, schiacciata, era utilizzata nel territorio salentino per divinazioni (“apri la nuce ca iti la sorte”, “apri il frutto del noce e vedrai la sorte”, interpretata come cattiva se il gheriglio era annerito, buona se era chiaro).[9] Questa usanza dalla quale è ricavato il succitato detto salentino, è ricorrente in diversi luoghi: ad esempio, in Belgio, le ragazze interrogavano le noci durante la festa di san Michele Arcangelo, il 29 settembre, per sapere se si sarebbero sposate.[10]
Il manduriano Michele Greco ci racconta, nella sua opera “Superstizioni, medicamenti popolari, tarantismo” di come i contadini salentini erano convinti che riposare sotto l’ombra del noce fosse dannoso alla salute:
“si raccontano dei casi di alcuni che, addormentatisi sotto questi alberi, o non si sono rialzati più o si sono ritrovati dopo il sonno pallidi e smunti come cadaveri e son rimasti malaticci per tutta la vita”.[11]
Nell’ambito della medicina popolare, le foglie di noce erano utilizzate dai nostri contadini come emostatici: usavano fasciarsi con queste le ferite.[12]
L’ “acqua di noce” era un distillato di noci a diversi stadi di maturazione, indicato per gotta, malaria, renella, diarrea, mal di denti, piaghe, epilessia.[13]
Un trattato medico del XIV secolo riporta un impiastro contro il morso dei cani rabbiosi a base di noci, cipolla e sale.
Nella sua opera “Ricettario delle streghe”, il tossicologo Enrico Malizia raccoglie una selezione di antiche ricette da formulari, manoscritti magici e testi esoterici che vanno dal 1400 agli inizi del 1800. Tra le ricette riportate dal Malizia, è presente un elettuario afrodisiaco in cui sono presenti noci ammollite per un giorno nel miele insieme a vari altri ingredienti (foglie di verbena, radici di eringio, conserva di zenzero, decotto in latte di testicoli di gallo, filtrato di pigne di pino di mare macerate nel latte, torta di mandorle, noci ammollite per un giorno nel miele, semi di cipolla). I componenti solidi vanno tritati e fatti sedimentare in un boccale di vetro scuro; quindi va mescolato il tutto e dopo dieci giorni va aggiunto sciroppo di conserva di corteccia di cedro. Un bicchierino dopo i pasti.[14]
Un elettuario per stimolare gli impulsi sessuali è composto di: noci macerate in miele, conserva di satirione, conserva di cedro, pigna macerata in miele, pistacchi fritti per breve tempo in burro, decotto di carne di tartaruga al mughetto, cinnamomo. Mescolare fino ad amalgamare, e aggiungere sciroppo di eringio. Conservare in un vaso di coccio chiuso con pelle di pecora rovesciata. Dopo venti giorni assumerne un cucchiaino a ogni tramonto.[15]
Una ricetta del ‘500 mirata a provocare “il massimo piacere nell’amplesso sessuale“, impiega un olio con il quale ungere i genitali ricavato da noci bollite in olio comune.[16]
Secondo la teoria della segnatura (antichissima credenza secondo la quale parti di una pianta somiglianti ad organi umani servono a curare quegli organi), il mallo verde del frutto di noce assomiglia alla bile dunque la sua essenza può essere impiegata per far uscire la bile, mentre il sale preparato con mallo verde di noce è utile a consumarla. Siccome il gheriglio della noce ricorda invece in modo impressionante il cervello, l’essenza fatta con questo e pestata con il vino rinforza la testa e il cervello. [17]
In ambito mitologico, il noce è legato a Giove, Diana-Artemide, e alla divinità pelasgica Ker, dalla quale Artemide eredita attributi e l’appellativo di “Artemide Cariatide”. Karya in greco antico sta per noce, e il noce è detto “Karya Basilica” (noce regale), da qui anche Iovis glans (ghianda di Giove) e l’attuale nome botanico Juglans regia (Juglans è contrazione di Iovis-glans). Caria è anche una fanciulla trasformata da Dioniso in noce. Il tempio di Artemide Cariatide in Laconia era caratterizzato da colonne scolpite in legno di noce.[18]
Note
[1]Archivio Curia di Oria, Sortilegi e stregonerie in Francavilla Fontana ai tempi di Monsignor C. Cozzolino, Denuncia contro Nicodemo Salinaro, anno 1679, f. 29 (cit. in M.A. Epifani, Stregatura, Besa Editrice, 2000)
[2]Archivio Curia di Oria, Denuncia di Tommaso Camassa in data 21 settembre 1722 contro Narda Mingolla, perchè posseduta da demonio, f f. 9-10 (cit. in M.A. Epifani, Stregatura, Besa Editrice, 2000)
[3]Gianluca Toro, Sotto tutte le brume sopra tutti i rovi, Nautilus Ed., 2005, pag. 46
[4]Antonio Mele Melanton, Il salento delle leggende. Misteri, prodigi e fantasie nell’antica terra d’Otranto.3 Fondazione Terra d’Otranto, sito web, marzo 2013
[5]Gianfranco Mele, Maurizio Nocera, La Magia nel Salento, Fondo Verri Edizioni, 2018, pp. 70-71
[6]Gianfranco Mele, Maurizio Nocera, op. cit., pp. 162-165
[7]Domenico Nardone, Nunzia Maria Ditonno, Santina Lamusta, Fave e favelle. Le piante della Puglia peninsulare nelle voci dialettali in uso e di tradizione, Centro Studi Salentini, Lecce, 2012, pag. 331
[8]Alfredo Cattabiani, Florario. Miti, leggende e simboli di fiori e piante, Mondadori, 1996, rist. 2017, pag. 413
[9]Domenico Nardone et al., op. cit., pp. 331-332
[10]Alfredo Cattabiani, op. cit., pag. 412
[11]Michele Greco, Superstizioni medicamenti popolari tarantismo, manoscritto, 1912, ried. a stampa Filo Editore, 2001, pag. 70
[12]Michele Greco, op. cit., pag. 88
[13]Nardone et al., op. cit., pag. 332
[14] Enrico Malizia, Ricettario delle streghe, Edizioni Mediterranee, 2003, pp. 153-154
[15] Enrico Malizia, op. cit., pp. 154-155
[16] Salvatore Pezzella, Magia delle Erbe, Vol.2, Edizioni Mediterranee, 1993, pag. 103
[17] Alessandro Boella, Antonella Galli (a cura di), Giovanni Tritemio, Il Libro delle Meraviglie, la Lepre Edizioni, 2012, pag. 164
[18]Alfredo Cattabiani, op. cit., pp. 408-412; vedi anche George Hersey, Il significato nascosto della letteratura classica, Mondadori, 2001, pp. 75-77
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