#Thor Vilhjàmsson
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lookingforpiteco-cultura · 6 years ago
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Letteratura in viaggio
​Thor Vilhjálmsson 
Procedevano al passo attraverso la brughiera che cominciava dopo il campo di lava. Dietro, la lava, dove il sentiero si snodava come un serpente subdolo, e bisognava stare attenti ai crepacci e alle buche, e aggirare gli scontrosi troll di roccia che emergevano dalle macchie di muschio grigio nel silenzio stridente del loro regno; e ogni tanto i due uomini conversavano a voce alta, ogni tanto i cavalli nitrivano, davanti, una collina violacea e il percorso che si faceva più lineare.
    Thor Vilhjálmsson (1925-2011), nato a Edimburgo ma cresciuto a Reykjavík, è stato uno tra i più importanti scrittori islandesi, insignito di prestigiosi premi. Romanziere e poeta, è stato anche traduttore, occupandosi di trasporre nella propria lingua le opere di alcuni grandi  artisti, tra cui Paulo Coehlo, Isabel Allende e Umberto Eco. Autore attivo dal 1950 fino a pochi anni prima della sua morte, ha visto alcuni esemplari della sua produzione letteraria riconosciuti dalla critica: Grámosinn glóir, titolo originale de Il muschio grigio arde (prima edizione del 1986, tradotto in italiano nel 2002), ha vinto nel 1988 il Nordisk råds litteraturpris (Premio letterario del Consiglio nordico).
    Il romanzo ha per protagonista Ásmundur, un giovane magistrato islandese che vive immerso in un affollato, caotico e vivo paese caldo, nel quale la sua anima di poeta può creare liberamente. Eppure esiste ancora un legame con la sua terra natia: il suo ruolo istituzionale lo richiama in patria, dove lo aspetta il suo primo caso. Tornare a casa non significa solo riabbracciare con lo sguardo gli scenari della sua giovinezza, così antichi e immutati da rievocare i racconti medievali di grandi eroi, di saghe leggendarie e di esseri magici; il suo compito lo porta inevitabilmente a misurarsi con il padre, anche lui magistrato e  noto in tutta l’Islanda per aver condannato a morte un colpevole nel suo processo più famoso.
    Mentre Ásmundur osserva nuovamente la natura islandese in un itinerario lungo e solitario, non fosse per il suo taciturno compagno di viaggio, non può fare a meno di giudicare il proprio paese alla luce di quanto ha avuto modo di vedere e apprendere al di fuori di esso: l’immobilismo che caratterizza i suoi abitanti è in aperto contrasto con la società moderna che si sta affermando nel resto del mondo, rendendo la realtà islandese anacronistica.
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Benché non lo si potesse dire vecchio, e fosse considerato giovane nella città in cui aveva dimorato, aveva una vita in più rispetto al suo compatriota, aveva un altro mondo nella sua anima che gli dava la certezza di albergare due uomini dentro di sé, di vivere contemporaneamente due esistenze.
    Il suo amore per la giustizia, la sua esuberanza politica, dettata anche da un idealismo giovanile, e la sua anima di poeta sono costretti allo scontro nel momento in cui è chiamato a fare il suo dovere: giudicare una coppia di innamorati, il cui unico reato è quello di non avere mai avuto nulla dalla vita eccetto loro stessi.
   Attraverso una prosa romanzesca che quasi travalica il labile confine che la separa dalla poesia, Thor Vilhjálmsson racconta la storia di un uomo realmente appartenuto alla Storia dell’Islanda, Einar Benediktsson, uno scrittore e poeta vissuto tra il XIX e il XX secolo che, prima di dedicarsi interamente a letteratura e politica, fu anche giurista.
 Gabriele Chincoli
Bibliografia: T. Vilhjálmsson, Il muschio grigio arde, Iperborea 2002.
Questo articolo è stato pubblicato sul Cimone, il notiziario del CAI di Modena. Per scaricarlo Cliccate Qui
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