#Studio Medico Milano
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ttrdl · 6 months ago
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Negli anni vi ho fatti disperare con la scuola, rispondevo sempre dicendo che avrei voluto studiare per qualcosa di più utile, con un utilità più “diretta”. Al terzo/secondo anno di superiori venne un maresciallo dell’aeronautica nel nostro istituto per una sorta di incontro con gli studenti.. trasmesse delle slide e io me ne innamorai subito e pensai “che figata! ma sai che quasi quasi quando finisco i miei cinque anni..”. Di studiare non avevo voglia e tutto quello che facevo era soltanto per un numero scritto in una casella accanto a delle materie. Arrivato al quinto anno decisi di non continuare con l’università, mia madre al tempo sola non era per niente d’accordo “tu devi diventare un dottore! devi diventare qualcuno!” ma la mia testardaggine era più forte del mio senso di colpa dato dalla sua disperazione. Comincio a lavorare, un ragazzo della mia età pensava solo allo svago, scarpe, vestiti e mettere qualcosa da parte MA sempre con quel pensiero nella testa. Negli anni succedono tante cose e poi arriva l’11 aprile 2021. Quel giorno salii a milano e con il cielo grigio e la mia ansia data dal fatto che era tutto nuovo per me (non avevo mai preso un treno e non mi ero mai spostato così lontano da casa) mi dirigo in questo Boutique calais hotel “vicino” alla metro wagner (e chi mi conosce da più tempo sa che feci un video sul vecchio blog dove mostravo quella piccola ma accogliente stanza). Il giorno dopo senza aver chiuso occhio mi diressi per le prove in questa caserma.. all’entrata c’erano questi militari con una faccia di culo esagerata che non promettevano bene. Entrai e mi ritrovai ammassato con tutti gli altri ragazzi i quali erano stati accompagnati quasi tutti dai propri genitori. Svolgo tutte le prove ed esco, il medico mi aveva differito per delle analisi riguardanti l epatite B e un holter ecg e tra me e me pensavo “ma quindi una volta portate queste analisi sarà tutto ok? sarò idoneo? ma è ovvio che non ho l epatite!… è se invece fosse solo una scusa per scartarmi..?” il giorno dopo scendo a Napoli e rifaccio le analisi previste. Una settimana di ansia e la mia mente che viaggiava maledettamente. Per non dilungarmi, alla fine mi giudicano idoneo. Causa covid i tempi si allungarono di parecchio ma il 6 dicembre 2021 arrivai a capua per il RAV e da lì cominciò tutto. Tutto questo per dire.. spero solo di ripagare tutti gli anni in cui vi ho fatto davvero disperare. Questo è un lavoro che premia tanto e tu sai tutti i traguardi che sto raggiungendo mano mano. Oggi alla mia età mi sento realizzato e il tutto in pochi anni. Quando studiavo per il concorso arrivai al punto che eri tu a dirmi di fermarmi con lo studio, che tutti quei mesi su quella banca dati non mi avrebbero fatto bene ma io pensavo sempre e solo ad una cosa e ogni giorno che passava si alimentava in me quella convinzione, perché io ero convinto già dall’inizio di aver vinto quel concorso nonostante non avessi nemmeno fatto la prima prova. Oggi ho 24 anni e ancora tanti anni davanti ma posso dire che questa sarà la scelta migliore di tutta la mia vita.
#me
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rideretremando · 2 years ago
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Se avete figli o figlie adolescenti che non studiano, insistete.
Vi racconto una storia.
Ho passato un'adolescenza difficile, costellata di interruzioni scolastiche. Avevo la sensazione di vivere in una nebbia fitta, umida, insalubre, ogni mia cellula era immersa nel disagio.
Non vedevo a un palmo dal naso e gli adulti mi parlavano del futuro, dell'importanza di finire un liceo. Futuro. Una parola inconcepibile per un adolescente nella nebbia. Mi piaceva solo leggere poesie tristi, scrivere pensieri tristi e ascoltare la Ballata degli Impiccati di De André. Mi è sempre piaciuto scrivere.
A 17 anni non avevo finito nessun liceo, continuavo a cambiarli.
Mia madre, provvidenziale, trovò una strana scuola a Genova, si chiamava Leopardi come il poeta.
Questa scuola, creata apposta per ragazzi nella nebbia, preparava, “cinque anni in uno”, a un esame di maturità per Assistenti alle Comunità infantili. L'esame sarebbe stato esterno, in una scuola di Lucca che prendeva sul serio la formazione per maestri d’asilo e non faceva sconti.
Al Leopardi i professori non erano professori di liceo, erano professionisti nella loro materia. Una era medico, un’altra maestra d’asilo, quello di matematica era ricercatore di matematica all'università. Amavano il loro mestiere. Ci appassionavano.
Non so come, mi ritrovo a essere tra i primi della classe. I miei temi prendono voti alti.
Per l'esame di Lucca partiamo in macchina all'alba con due care amiche che mi ero fatta nella scuola, Adria e Chiara. Lasciamo Genova alle spalle e ricordo, sull’autostrada, una sensazione di sole improvviso. Per la prima volta la nebbia si era diradata. Non sapevo come sarebbe andato l'esame, ma sentivo fiducia. Era una cosa calda dentro le vene, qualcosa che aveva a che fare col futuro. Anche io adesso potevo avere un futuro.
Su 19 studenti della mia classe siamo passati in due.
Mi sono iscritta a Lettere e Filosofia. Ero curiosa di sapere se qualcuno avesse trovato delle risposte a questa cosa stranissima che è la vita.
A Filosofia ho scoperto, non un interesse, ma una passione per lo studio. Non mi interessava più nulla delle risposte sulla vita. Era solo bello studiare fino a notte tarda con Adria. Divorare libri e idee.
Mi sono laureata con 110 e lode con il professor Angelino, che nella foto vedete parlare con entusiasmo dell'oggetto della mia tesi, la percezione delle immagini nel Monsieur Teste di Paul Valéry.
Ogni volta che ho un piccolo successo professionale, come quando la settimana scorsa sono stata invitata a insegnare Storia dell'illustrazione alla Cattolica di Milano, traballo.
Mi viene il dubbio che si siano sbagliati. Invece no, sono proprio io. È la mia storia.
Auguro a tutti i ragazzi e le ragazze nella nebbia di trovare un Leopardi, e ai loro genitori di avere fiducia.
Anna Castagnoli
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danilacobain · 2 years ago
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Ossigeno - 26
26. Proviamoci
Era pomeriggio quando Zlatan arrivò a Milano. Aveva telefonato ai suoi ex compagni del Milan per avvisarli che era in città e che il giorno dopo sarebbe passato a salutarli a Milanello. Era trascorsa già una settimana dal suo trasferimento a Parigi e nel frattempo aveva raggiunto i nuovi compagni in ritiro in Austria. Aveva chiesto ed ottenuto un permesso di due giorni e ora eccolo lì, a Milano, diretto verso la clinica dove sapeva avrebbe trovato Sveva. Non le aveva detto che fosse a Milano, voleva farle una sorpresa. Quei giorni lontano da lei aveva avuto modo di pensare alla loro storia appena nata e aveva deciso che non gli importava se la distanza che li separava era considerevole e che probabilmente non si sarebbero visti più di due volte al mese, lui voleva provarci. Sveva suscitava in lui delle emozioni troppo forti, non poteva e non voleva rinunciare a lei. Il taxi che aveva preso in aeroporto lo lasciò sotto la sua abitazione. Zlatan non salì nemmeno, si diresse in garage; prese la macchina e raggiunse la clinica di Sveva.
Sveva accolse il ritorno a Milano e alla solita routine con grande entusiasmo. Andare a lavoro l'aiutava a tenere la mente impegnata, così poteva accantonare, per un po', i pensieri che giravano sempre intorno a Zlatan. Perché, dannazione, Zlatan le mancava. Quando parlavano al telefono, la sera, sentiva disperatamente il bisogno di accoccolarsi tra le sue braccia di accarezzargli il volto e di sentire le labbra morbide e calde di Zlatan sulle sue. E tutto questo la spaventava a morte. Erano bastati pochi giorni insieme a lui per farle perdere la testa? Come avrebbe fatto una volta ritornata a New York? Uscendo da una stanzetta dove aveva appena visitato un paziente, incontrò il suo collega Sandro. «Ehi, Sveva.» «Sandro. Hai finito il giro di visite?» «Quasi. Tu?» «Sì, io sì. Stavo andando in laboratorio...» «Non ti fermi mai, eh? Non eri venuta qui per riposarti? Lavori più di tutti noi.» Sveva sorrise al collega. Era un illustre cardiologo, molto più grande di lei, e oltre a lavorare in clinica, aveva uno studio privato e prestava servizio anche in ospedale. «Più di te? Non credo» rispose ridendo. «Non so come faccia tua moglie a stare ancora con te, non ci sei mai a casa!» Sandro le rivolse un sorriso. «Mia moglie ama i miei soldi.» Sveva scoppiò a ridere. «Ma smettila! Se non sbaglio lei è un avvocato, giusto? Sai cosa se ne fa dei tuoi soldi! Ne guadagna molti di più.» «Già, infatti. Mi sa che ho sbagliato mestiere.» Proprio mentre Sveva stava per rispondere con una battuta, la porta d'ingresso che dava sul corridoio si aprì e lei si ritrovò a guardare Zlatan che le andava incontro. Zlatan? Sì, era proprio lui. «Ciao Sveva.» «Zlatan...» sorrise, felicissima. Lui le accarezzò un braccio, coperto dal camice. «Quando sei arrivato?» «Adesso.» «Bè, Sveva io vado. Ci vediamo domani» li interruppe Sandro. «Oh, perdonami. Lui è Zlatan. Zlatan, lui è il dottor Gunci.» «Molto piacere» disse Zlatan, stringendo la mano del medico. «Salve, signor Ibrahimovic. Scusatemi se non mi trattengo, ma devo finire il mio giro di visite. Buona serata.» «Ciao Sandro, buona serata anche a te.» Lui strizzò l'occhio a Sveva e andò via. Rimasti soli, Sveva condusse Zlatan nel suo ufficio, troppo emozionata per esprimere quello che stava provando. Zlatan entrò e lei chiuse la porta. Lui rimase al centro della stanza, voleva abbracciarla e baciarla ma non mosse neanche un muscolo. Sveva lo guardava e scuoteva piano la testa, appoggiata di schiena alla porta, ancora incredula. Fu lei la prima a muoversi, gli si avvicinò e lo abbracciò. Il suo profumo le solleticò le narici e le sue braccia forti la strinsero immediatamente. Con il volto sul suo petto riusciva a sentire il cuore di Zlatan battere fortissimo, a ritmo col suo. Alzò il volto per guardarlo negli occhi e Zlatan lo racchiuse tra le mani. Le sorrise felice mentre le sfiorava il labbro con il pollice. Lentamente si chinò e sfiorò le labbra con le sue. Sveva chiuse gli occhi e accolse quel dolce bacio. «Mi sei mancata. Mi sei mancata tanto» le sussurrò Zlatan quando si staccarono. «Anche tu.» «Stasera ti porto a cena fuori.» «Ma tu non dovevi essere in ritiro?» «Ho chiesto un permesso. Per vederti. E per salutare i ragazzi.» «Loro sono in ritiro, adesso...» «Lo so, domani andrò a Milanello.» «Quanti giorni resti?» Zlatan le diede un altro bacio. «Domani sera parto.» «Domani? Di già?» «Di già... però tra qualche giorno torniamo a Parigi e potrai venire a trovarmi...» Sveva sorrise. «Okay, vedremo.» «Vedremo? Vuoi farmi morire, ho capito.» «Non mi sembra che tu ti sia annoiato a Parigi.» Zlatan rise. «Ti riferisci ad Annette? È la seconda volta che tiri fuori l'argomento. Non sarai mica gelosa?» «Gelosa? Io? Ma per favore!» «Bene. Hai finito qui?» «Sì, però devo passare a casa a cambiarmi.» «No.» «No?» «No, Sveva. Se andiamo a casa adesso rischieremmo di non uscire più.» Lei rise e gli accarezzò il volto. «Non sarebbe male, però.» «Se è quello che vuoi...» «Hai già prenotato?» «Sì» «Oh, bè... sarebbe da maleducati se non ci presentassimo...» «Chiamo subito e disdico.» Sveva gli diede un bacio. «No, andiamo a cena. Ti prometto che faccio subito a casa.» Zlatan sospirò e la lasciò andare. «E va bene. Come vuoi.»
Usciti dalla clinica, ognuno prese la propria macchina. Zlatan non andò da Sveva, ne approfittò per passare a prendere un po' di indumenti nel suo appartamento e la raggiunse quando era già pronta. Però entrambi non seppero resistere e finirono per fare l'amore in salotto, sul divano. Zlatan l'abbracciò forte e la riempì di baci, quando ebbero finito. «Sono contento di passare un po' di tempo con te. Io... sto veramente bene quando stiamo insieme. Volevo solamente dirtelo. Volevo dirti che non mi importa se siamo lontani, io voglio provarci.» Sveva rimase qualche secondo in silenzio, persa nel suo sguardo. «Zlatan» gli diede un bacio carico di passione. Le mancarono le parole ma lui capì che anche Sveva provava lo stesso per lui. Fecero di nuovo l'amore, questa volta lentamente, gustandosi ogni singolo respiro, ogni singolo sguardo. Quella notte era solo per loro due. Per i loro baci e per le loro carezze. Il resto poteva attendere.
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lamilanomagazine · 26 days ago
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Taranto: Colti sul fatto a rubare in uno studio medico, arrestati due uomini La Polizia di Stato ha arrestato due pregiudicati tarantini rispettivamente di 40 e 34 anni ritenuti presunti responsabili dei reati di furto aggravato e possesso ingiustificato di arnesi atti allo scasso in concorso tra loro.... 🔴 Leggi articolo completo su La Milano ➡️ Read the full article
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sensitivadrpamelaplowden · 3 months ago
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www.sensitivamedium.it
LA SENSITIVA MEDIUM PARAPSICOLOGA CARTOMANTE MENTALISTA DR. PAMELA PLOWDEN
Sono la Parapsicologa, Sensitiva, Medium metafonica, Cartomante mentalistica, per eccellenza, mi definiscono così in quanto per me le carte sono solo uno strumento...ma è il mio cervello che fa il vero lavoro ! Da più di vent'anni studio la parapsicologia attraverso maestri e testi importanti, Mesmer e Frank Rudolph Young sono le mie più grandi fonti di ispirazione. Attraverso Frank, ho studiato la Ciclomanzia che è una pratica divinatoria basata sul far roteare un oggetto o successivamente formulare profezie e trarre conclusioni sulla base del posizionamento e della direzione dell'oggetto a riposo, una volta esauritosi il moto rotatorio. In base a questi miei studi, analizzerò le vostre date di nascita e vi dirò tutto. Chiedetemi ogni cosa che vi passa per la mente, non fatemi solo domande sulla salute, per quello andate dal vostro medico. Per tutto il resto, mi metto a piena disponibilità attraverso la mia passione per questa mia grande missione di vita.
Con me scoprirete la potenza energetica attraverso gli spiriti intelligenti, il potere del colore verde e della quinta musicale applicato alla ciclomanzia del mio amato Frank Rudolph Young e dei miei amati angeli guida di Eusapia Palladino e Tavino del mio cuoricino, ovvero il grande e unico precursore del concetto di sincronicità, Gustavo Adolfo Rol. Analizzando le vostre date di nascita e ascoltando il vostro timbro vocale, solo con me sarà possibile una VEGGENZA VERA, senza eguali.
Chiamatemi e prenotate il mio famoso aiuto telefonico al 370/1349094. Mi trovate tutti i giorni dalle 10.00 in poi.
Grazie mille.
PhD. Pamela Plowden
#sensitiva #parapsicologia #amore #instagood #destino #meteo #lavitaindiretta #lotto #risate #tiktok #parlamento #ansa #recensionipamelaplowden #fashion #rai #sport #testimonianzepamelaplowden #astrologia #tarocchi #grandefratello #love #karma #chakra #guerre #la7 #elezioniamericane #dio #superenalotto #BreakingNews
Sono famosa, pubblicizzata e ricevo telefonate da tutte le città italiane: Chieti, Aquila, Matera, Potenza, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Avellino, Benevento, Caserta, Napoli, Salerno, Bologna, Modena, Reggio Emilia, Ferrara, Rimini, Piacenza, Ravenna, Parma, Forlì, Cesena, Trieste, Gorizia, Pordenone, Udine, Roma, Latina, Frosinone, Rieti, Viterbo, Genova, Imperia, La Spezia, Savona, Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Monza, Brianza, Pavia, Sondrio, Varese, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata, Ancona, Pesaro, Urbino, Campobasso, Termoli, Isernia, Torino, Novara, Alessandria, Asti, Cuneo, Vercelli, Biella, Verbania, Bari, Taranto, Foggia, Andria, Lecce, Barletta, Brindisi, Cagliari, Sassari, Olbia, Oristano, Nuoro, Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Messina, Palermo, Ragusa, Siracusa, Trapani, Firenze, Prato, Livorno, Arezzo, Pisa, Pistoia, Lucca, Grosseto, Massa, Siena, Perugia, Terni, Foligno, Aosta, Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona, Vicenza, Trento, Bolzano
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drpamelaplowden · 3 months ago
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Sono la Parapsicologa, Sensitiva, Medium metafonica, Cartomante mentalistica, per eccellenza, mi definiscono così in quanto per me le carte sono solo uno strumento...ma è il mio cervello che fa il vero lavoro ! Da più di vent'anni studio la parapsicologia attraverso maestri e testi importanti, Mesmer e Frank Rudolph Young sono le mie più grandi fonti di ispirazione. Attraverso Frank, ho studiato la Ciclomanzia che è una pratica divinatoria basata sul far roteare un oggetto o successivamente formulare profezie e trarre conclusioni sulla base del posizionamento e della direzione dell'oggetto a riposo, una volta esauritosi il moto rotatorio. In base a questi miei studi, analizzerò le vostre date di nascita e vi dirò tutto. Chiedetemi ogni cosa che vi passa per la mente, non fatemi solo domande sulla salute, per quello andate dal vostro medico. Per tutto il resto, mi metto a piena disponibilità attraverso la mia passione per questa mia grande missione di vita.
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scienza-magia · 1 year ago
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Fumare marijuana in età avanzata favorisce l'infarto
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La cannabis fa male al cuore, oltre al portafoglio, degli over 65. Due nuovi studi mostrano un maggior rischio di attacchi di cuore e problemi cardiaci negli uomini over 65. La cannabis non fa bene al cuore, soprattutto degli over 65. Gli adulti che, pur non fumando tabacco, consumano marijuana corrono un maggior rischio di attacchi di cuore e infarto, mentre chi usa quotidianamente la cannabis ha il 34% in più di probabilità di andare incontro a uno scompenso cardiaco. A dirlo sono due nuovi studi, presentati dall’American Heart Association (AHA) riunita nella sessione scientifica a Filadelfia, negli Stati Uniti. Attenzione al cuore L’AHA, dunque, mette in guardia dagli effetti collaterali del fumo, ma non si limita a quello tradizionale: il monito degli esperti cardiologi americani riguarda anche lo svapo e soprattutto la marijuana, ritenendola una fonte di pericolo, sia per uso ricreazionale che medico: «Le più recenti ricerche sull’uso di cannabis indicano che fumare o inalare questa sostanza aumenta la concentrazione nel sangue di carbossiemoglobina (monossido di carbonio) e catrame (frutto della combustione) almeno quanto il tabacco. Entrambe le sostanze sono state associate a malattie del muscolo cardiaco, dolori al petto, disturbi nella frequenza cardiaca, infarti e altre condizioni analoghe», ha spiegato alla CNN Robert Page, professore presso il Dipartimento di farmacia clinica, medicina fisica e della riabilitazione alla University of Colorado Skaggs School of Pharmacy and Pharmaceutical Sciences. «I risultati non dovrebbero stupire e anzi vanno presi in seria considerazione, soprattutto ora che si studiano maggiormente gli effetti della cannabis, anche grazie al fatto che c’è una maggiore legalizzazione nei consumi, specie in molti stati degli Usa. Va anche considerato che la sostanza che oggi si trova in commercio non è più quella di 10 anni fa, è molto più potente.  Un report appena pubblicato dall’EMCDDA (l’Osservatorio europeo per le droghe e le dipendenze) ed Europol indica che la potenza media dell’erba è cresciuta del 57% tra il 2011 e il 2012 e quella della resina di cannabis addirittura di poco meno del 200%», spiega Riccardo Gatti, psichiatra e già direttore del Dipartimento Dipendenze presso la Asl di Milano. Boom di cannabis negli over 65 L’appello dei cardiologi americani, infatti, arriva di fronte a un vero boom nel consumo di marijuana, soprattutto tra gli over 65. Secondo uno studio condotto nel 2020 in America, tra il 2015 e il 2018 si è assistito a un raddoppio nel fumo di cannabis negli over 65. Da un altro lavoro del 2023, invece, emerge un incremento del 450% di binge drinking (il consumo di alcolici in modo compulsivo) e marijuana nel periodo tra il 2015 e il 2019, sempre negli ultra 65. A preoccupare è anche l’effetto dipendenza che ne deriva: in circa 3 persone su 10 si verifica il cosiddetto “cannabis use disorder”. «È interessante il campione di over 65: le preoccupazioni, infatti, finora si erano concentrate sui giovanissimi e sui danni psichici. Nella popolazione più adulta, invece, emergono effetti collaterali legati a fragilità diverse, come quelle cardiovascolari», aggiunge Gatti. La dipendenza da marijuana, spesso sottovalutata Secondo l’istituto nazionale per gli abusi statunitense, gli effetti collaterali della dipendenza da marijuana possono andare dalla fame compulsiva alla mancanza di appetito, irritabilità, irrequietezza, difficoltà a prendere sonno o disturbi dell’umore. Ma i problemi possono aumentare in caso di ultra 65enni, come emerge dall’analisi delle cartelle cliniche di chi viene ricoverato per altri motivi ed è un fumatore di marijuana. I ricercatori hanno condotto una serie di analisi su un campione di pazienti ricoverati per problemi come alta pressione, diabete di tipo 2 o colesterolo alto, tipici dell’avanzare dell’età. Cosa può provocare la cannabis negli over 65 Si è scoperto che su 8.535 adulti che avevano fumato erba, il rischio di attacchi di cuore o problemi cerebrali era maggiore del 20% rispetto agli oltre 10 milioni di pazienti che non avevano mai usato marijuana. Il consumo di erba, infatti, aumenterebbe sensibilmente la pressione del sangue, che è uno dei maggiori fattori di rischio per le malattie cardiache. Un secondo studio, condotto su 160mila persone di età media di 54 anni, ha invece mostrato un maggior rischio (+34%) di scompenso cardiaco nei fumatori di marijuana, mentre a inizio 2023 un ultimo lavoro, realizzato a Baltimora (Maryland), ha indicato una maggiore probabilità (33% circa) di problemi coronarici rispetto a chi non ha mai fumato cannabis. Attenzione anche in Italia In Italia la cannabis non è legalizzata, ma è comunque considerata una “droga leggera”: «È un mantra che si ripete da sempre, ma che non ha alcuna base scientifica che lo avvalli.  Anche se non si muore per overdose, rimane una sostanza stupefacente, non innocua e ora gli studi mostrano come nelle persone avanti con l’età possa provocare danni anche gravi», spiega ancora Gatti, che coordina il Tavolo tecnico sulle Dipendenze della Regione Lombardia. L’esperto, infine, non trascura un ultimo aspetto: «Oltre agli effetti del monossido di carbonio sprigionato dalla combustione, che di per sé può incidere sulla pressione arteriosa, negli over 65 la cannabis si può sommare all’assunzione di farmaci legati ad altre patologie tipiche dell’età, come colesterolo, diabete o la stessa alta pressione sanguigna. Il risultato finale può portare a un ulteriore aumento dei rischi», conclude Gatti. Read the full article
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tarditardi · 1 year ago
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Ross Roys: Tour Music Fest a Milano... E poi dj set ad Ibiza
La dj producer toscana Ross Roys attiva in un universo musicale di techno e tech house sta partecipando alla 15esima edizione di Tour Music Fest, contest dedicato a chi canta, suona, rappa, mixa, scrive o produce musica. Ha passato la prima selezione e parteciperà "live" a Milano,  il 24 agosto. Ovviamente nella sezione dj producer. 
"Per partecipare alla selezione ha dovuto inviare un video con un dj set fatto solo con mie produzioni, cosa che per me non è stata difficile… Di dischi pubblicati e/o in cantiere ormai nei ho un bel po' ", racconta Ross Roys. "Ho inserito nella scenografia anche Ping, il mio super Pinguino... che infatti mi ha portato fortuna!"
E che succede dal 25 agosto? L'artista toscana è a Ibiza per alcuni giorni di relax... e ovviamente pure di musica. "Porterò il mio sound in alcuni locali. Non farlo sarebbe davvero un peccato visto che Ibiza è l'isola della musica", racconta. 
//
Ross Roys Su Instagram.com/ross_roys
Ross Roys Su Spotify https://bit.ly/3DDj40m 
Rosaria Giudice, al mixer Ross Roys, vive di ritmo. Ha iniziato a farlo in discoteca, come ballerina per mantenersi mentre studiava come medico veterinario. Ama gli animali e la natura alla follia, ma dopo la laurea l'amore per la musica è prevalso ed è diventata dj. Con il suo sound techno / tech house da tempo fa scatenare i club tra Toscana, Liguria e ovviamente pure a Ibiza. 
Vive a Luni, un piccolo paese in Provincia della Spezia e ha iniziato a suonare in un piccolo locale a Bocca di Magra. Poi pian piano ha iniziato a spostarsi di club in club: Fusion Club a Marina di Massa (MS), Supersonic Club a Lucca (dove ha diviso la console con leggende come Francesco Zappalà, Roland Brant e Roberto Francesconi), Mambo Studio, Hush e Decibel ad Ibiza… 
Tra le sue produzioni discografiche ci sono "Take" e Zwong", pubblicate da K-Noiz e "Waves" uscita su DVS Records. Il brano a fine novembre 2020 viene poi pubblicato in un nuovo remix curato da Luca Guerrieri. Ecco poi la sua label, Ross Roys Records, dove da tempo pubblica la sua musica.
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giancarlonicoli · 2 years ago
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20 mag 2023 19:00
“STUDIO FARMACI DA UNA VITA MA NON PRENDO MAI NEANCHE UN’ASPIRINA” – A QUASI 95 ANNI SILVIO GARATTINI, FONDATORE E DIRETTORE DELL'ISTITUTO MARIO NEGRI, SI RACCONTA: "LA PREVENZIONE EVITEREBBE IL 50% DELLE MALATTIE CRONICHE E DEI TUMORI - PRATICO LA RESTRIZIONE CALORICA DA UNA VITA: TÈ E SPREMUTE DI GIORNO, MANGIO SOLO LA SERA. NON CONCEPISCO I MEDICI FUMATORI O OBESI" - E POI LA PENSIONE DI 2MILA EURO, LE DROGHE LEGGERE (“NON ESISTONO”), I DATI “SOTTOSTIMATI” SULLA COCA A MILANO E I MAGLIONCINI DOLCE VITA: “SI VOCIFERA CHE..." -
Estratto dell'articolo di Stefano Lorenzetto per il “Corriere della Sera”
Silvio Garattini indaga da 60 anni: «Con l’Istituto Mario Negri cominciai il 1° febbraio 1963». Le ricerche del fondatore non si sono mai estese ai maglioncini bianchi dolcevita, di lana in inverno, di lino in estate, divenuti la sua divisa d’ordinanza: «Si vocifera che li indosserei per sciogliere un voto o per nascondere una deformità del collo». Glieli compravano in blocco le mogli: la prima fu uccisa da un’auto a Milano nel 1992, la seconda è morta di malattia nel 2018. Recano tutti l’etichetta di Schostal, negozio viennese a Roma dal 1870.
Il medico, 95 anni a novembre, non ha bisogno di aggiornare il guardaroba. È sempre lo stesso peso?
«Sì, fra i 60 e i 62 chili. Pratico da una vita la restrizione calorica. Tè e spremute di giorno, mangio solo la sera».
La cena non appesantisce?
«No, se ci si corica a mezzanotte. Mi alzo verso le 8. Devo mettere la sveglia, altrimenti dormirei a oltranza».
(...)
Quanti dipendenti avete?
«Più di 900. L’istituto costa 32 milioni l’anno».
Dove trova i soldi?
«Bandi dell’Ue e di enti, fondi ministeriali, lasciti, donazioni, 8 per mille».
Che cosa fa il suo istituto?
«Ricerca sui medicinali e formazione. È la più grande fondazione di farmacologia che esista al mondo».
E se un prodotto fa male?
«Pubblichiamo. Nel 1993 feci togliere 3.000 miliardi di lire all’industria farmaceutica.
La spesa pubblica calò da 12.000 a 9.000 miliardi».
Sa come farsi molti amici.
«Per mantenerci indipendenti, non brevettiamo. Eliminando la metà delle medicine in commercio, per i malati non cambierebbe nulla e risparmieremmo 4-5 miliardi di euro su un’uscita annua di 22. Basterebbe rivedere il prontuario terapeutico, mai aggiornato dal 1993».
A che prodotti si riferisce?
«Dimagranti, antiossidanti, epatoprotettori, immunostimolanti, vasodilatatori, antiradicali liberi, vitamine per la memoria, integratori alimentari a base di minerali, amminoacidi ed erbe».
In farmacia ho visto 50 perle di Coenzima Q10 a 84 euro.
«Anche a 100 euro. Ma non ci sono studi che ne dimostrino l’efficacia. Il mercato punta solo sui volumi. Ogni anno muoiono 180.000 italiani. La prevenzione eviterebbe il 50 per cento delle malattie croniche e dei tumori».
(...)
È giusto lavorare a 94 anni?
«Beh, certo, se coincide con i propri interessi. È triste sentir dire da alcuni: “Mi manca solo un anno alla pensione”».
Lei è pensionato?
«Sì, a 2.000 euro al mese».
Non è un assegno da ricchi.
«Un mio ricercatore appena assunto guadagna 1.500 euro, a fine carriera arriva a 3.000».
Che farmaci prende?
«Neppure l’aspirina. In caso di tumore accetterei la chemio, nonostante i danni collaterali che provoca».
Ci siamo liberati dal Covid?
«Apparentemente. Nessuno può dirlo in modo definitivo. Il virus circola ancora in molti Paesi, il che ci espone ad altri rischi. Io ho fatto le tre vaccinazioni e la bivalente contro le varianti di Omicron».
Sconfiggerete il cancro?
«Penso di sì. Progrediamo, ma non è il giorno prima».
A che le serve studiare le medicine se non le prende?
«Serve a chi ne ha bisogno».
Lei è contro l’omeopatia.
«Senza dubbio. Chi acquisterebbe l’Amarone omeopatico? Conosciamo tutti la differenza fra l’acqua e il vino».
Vorrebbe radiare dall’Ordine i medici fumatori.
«Radiare è un verbo un po’ forte. Però quelli che fumano, bevono e sono obesi diventano un alibi per gli assistiti».
E se vanno a prostitute?
«Altro cattivo esempio, considerate le malattie veneree».
Perché diede del cialtrone al professor Luigi Di Bella?
«Quello fu il termine che colse Enzo Biagi, a me pare d’aver usato un altro sostantivo. Comunque resto del mio parere: quel medico diffuse informazioni sbagliate, che impedirono a molti pazienti oncologici di sottoporsi alle terapie più appropriate».
Esistono le droghe leggere?
«No. Tutte creano dipendenza. Sono una schiavitù».
Su 100 persone che incontra per strada, quante secondo lei snifferanno cocaina?
«I dati sulle acque reflue di Milano parlano di 12 abitanti drogati ogni 1.000, ma a mio parere sono sottostimati».
Lei è nel Comitato nazionale per la bioetica. La sedazione profonda non è diventata sinonimo di eutanasia?
«È certamente un modo per porre termine alla vita. Purtroppo non abbiamo cure palliative buone e diffuse. Il Mario Negri è gemellato con la Fondazione Via di Natale, che ad Aviano ha un hospice per malati terminali di tumore. In 20 anni ne abbiamo accolti 2.800. Nessuno ci ha mai chiesto di morire, perché era assistito dai volontari e liberato dal dolore. Quando non è possibile togliere la sofferenza, la sedazione profonda diventa un atto d’amore».
Ha firmato la dichiarazione anticipata di trattamento?
«No. Ho cinque figli, di cui uno medico. Sono medici anche due dei miei sei nipoti. Lascio decidere a loro».
Utero in affitto o gestazione surrogata? Che nome usare?
«Mah, è una faccenda complicata. Non ho ancora un’idea precisa. Devo studiare».
In Cnb non ne parlate?
«Il nuovo comitato è operativo solo dal 26 gennaio».
Nel frattempo che fare?
«Non mi pare giusto condannare i bambini per le scelte dei genitori».
Avere un figlio è un diritto?
«No. Si può adottarlo».
Alle coppie gay è vietato.
«Meglio avere due genitori che stare in orfanotrofio».
(…)
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personal-reporter · 2 years ago
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Una mostra ricorda Franco Garelli
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Il Museo Ettore Fico di Torino, fino al 2 luglio,  presenta una mostra monografica e antologica su Franco Garelli, una tra le personalità più conosciute  dell’arte italiana del secondo Dopoguerra definito da Lionello Venturi come il maggior rappresentante dell’Informale del Novecento. Si tratta di una retrospettiva composta da oltre 100 opere tra pittura, sculture in ferro, bronzo e lamiera, ceramiche e gli innovativi Plamec, cioè del quadri tridimensionali in materiale plastico. Franco Garelli nacque a Diano d’Alba,  in provincia di Cuneo nel 1909 e, trasferitosi con la famiglia a Torino al termine della Prima Guerra Mondiale, vi frequentò prima il liceo classico Massimo d’Azeglio e successivamente la Facoltà di Medicina e Chirurgia, oltre a dedicarsi contemporaneamente al disegno e alla realizzazione di terrecotte. Nel 1927 Franco esordì alla Promotrice di Torino, conobbe il secondo futurismo torinese e partecipa a diverse mostre regionali e sindacali, distinguendosi soprattutto come illustratore e caricaturista. Conseguita la laurea in Medicina e Chirurgia, Garelli visse per circa un anno a Firenze, svolgendovi il servizio di leva. Nel 1936 venne inviato in Africa Orientale con il grado di sottotenente medico e al ritorno in patria tenne  la sua prima personale a Torino, esponendo i disegni realizzati durante questa esperienza militare nel corpo degli Alpini, poi collaborò con diverse testate in qualità di illustratore, non tralasciando la realizzazione di opere in terracotta di grandi dimensioni. Garelli nei primi anni Quaranta divenne amico di Luigi Spazzapan, punto di riferimento per le nuove generazioni di artisti torinesi e ad Albisola contattò Arturo Martini, il cui esempio influenzò la sua ricerca scultorea. Tra il 1941 e il 1943 partecipò come ufficiale medico alla Seconda Guerra Mondiale, realizzando una serie di dipinti, poi cominciò  a insegnare come libero docente di otorinolaringoiatria presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Torino, senza tuttavia interrompere l’attività artistica. Nel 1947 partecipò alla prestigiosa rassegna Arte italiana d’oggi – Premio Torino 1947 e sempre a Torino fu protagonista alla Quadriennale presso la Promotrice di Belle Arti e nel 1948 alla XXIV Biennale di Venezia e alla Galleria La Bussola di Torino. Ma fu nel 1949 che, grazie a Carlo Cardazzo, Franco esposta alla Galleria del Naviglio di Milano e alla Galleria del Cavallino di Venezia, suscitando l’attenzione della critica, e nel 1950 tenne la prima mostra  di sculture in metallo presso la milanese Galleria del Naviglio e l’incontro con Picasso a Vallauris. Dal 1951 al 1963 tenne la cattedra di Anatomia Artistica presso l’Accademia di Belle Arti di Torino, oltre a prendere parte a numerose rassegne, tra cui la mostra Italian Artist of To-day (1951), la VI Quadriennale di Roma del 1951-‘52, la XXVII Biennale di Venezia del 1954, dove ebbe una nuova attenzione per il dialogo scultoreo tra materia e spazio, ricorrendo prima alla ricerca di materiali inconsueti assemblati con cera e spago e fusi nel bronzo, e successivamente all’uso del ferro e della saldatura diretta. Fu alla VII Quadriennale romana del 1955-‘56 che Garelli espose per la prima volta opere in ferro saldato. Nel 1957 tenne una personale alla Galleria del Naviglio di Milano, presentata dall’amico Michel Tapié, ed espose alla Galerie Rive Droite di Parigi. Da questo momento prese  parte alle principali rassegne di confronto dell’arte informale in Europa, Stati Uniti e Giappone dove entrò in stretta sintonia con il Movimento Gutai. Con gli anni cinquanta e sessanta realizzò grandi opere, come la decorazione della parete nord della Biblioteca Civica di Torino (1963), il mosaico per il lungomare di Albisola (1963), il monumento ai Caduti per la città di Beinasco e il rilievo in ferro per la sede Rai di Torino (1969). Intorno al 1962 abbandonò la professione medica e trasferisce lo studio da Torino a Beinasco,  trasformandolo nel 1967 in museo privato. A partire dal 1963 propose i Plamec, realizzati con resine industriali e materiale plastico, sintesi tra pittura e scultura in una chiave di rilievi bidimensionali e nel 1964 creò i Tubi, lamine di ferro piegate su se stesse, colorate con vernici industriali, presentate in una sala personale alla XXXIII Biennale di Venezia del 1966. Franco Garelli morì a Torino nel 1973. Read the full article
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carmenvicinanza · 2 years ago
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Laura Conti. Madre dell’ecologia italiana
https://www.unadonnalgiorno.it/laura-conti/
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Non sono una scienziata, ma una studiosa dei problemi ecologici. Pur trovando affascinante lo studio, penso che sia importante anche agire ed operare. Per questo motivo ho deciso di fare politica: non basta studiare, bisogna anche darsi da fare.
Laura Conti, madre del movimento ecologista italiano, è stata partigiana, medica, ambientalista, scrittrice, politica eco-femminista. Ha fondato Lega per l’Ambiente, poi diventata Legambiente.
Ha scritto ventisei libri e una sterminata quantità di articoli e saggi per riviste e giornali, soprattutto per L’Unità.
Dotata di una grande potenza di scrittura, ha da sempre avuto un’attenzione particolare per i problemi dell’inquinamento ambientale.
Il suo pensiero contiene un dettagliato programma politico, mai attuato da nessuno, al cui centro risiede la tutela dei patrimoni genetici delle specie viventi.
Nata a Udine il 31 marzo 1921, ha vissuto a Trieste  dove la famiglia aveva un’azienda commerciale che persero, a seguito del loro impegno antifascista. Si trasferirono prima a Verona e poi a Milano.
Appassionata di natura e biologia sin da bambina, venne folgorata dalla lettura della biografia di Marie Curie che ne ispirò le scelte di studio.
Frequentava la facoltà di Medicina quando, nel 1944, è entrata a far parte del Fronte della gioventù per l’indipendenza nazionale e per la libertà. Giovane partigiana, col rischioso compito di fare propaganda nelle caserme, venne presto arrestata e detenuta, prima a San Vittore e poi rinchiusa nel Campo di transito di Bolzano, da cui riuscì miracolosamente a tornare. È l’unico caso che si ricordi in cui un’internata sia riuscita a far avere al giornale l’Avanti (che allora usciva clandestino) un articolo di denuncia sui campi di sterminio, ripreso poi anche da Radio Londra.
Quella forte esperienza fece spostare il suo interesse sull’impatto dell’ambiente sul corpo umano, soprattutto quello delle donne che le fece continuare la lotta politica e avvicinarsi al femminismo.
Dopo essersi laureata in medicina ha svolto servizio all’Inps, attività che le ha permesso di osservare gli strani effetti di certi ambienti industriali sulla salute di operai e operaie.
Ha militato nelle file del Partito Socialista e, dal 1951, in quello Comunista. Ha ricoperto l’incarico di consigliera della provincia di Milano per dieci anni e per altri dieci della regione Lombardia.
Segretaria della Casa della Cultura, ha fondato e diretto l’Associazione Gramsci. Nel 1980, ha partecipato alla fondazione della Lega per l’ambiente la famosa associazione ecologista che promuove attività concrete per la salvaguardia della natura e i suoi abitanti, di cui è stata presidente del Comitato scientifico.
Il suo primo libro è stato Cecilia e le streghe, con cui nel 1963 ha vinto il premio Pozzale. Romanzo che prende le mosse da un misterioso incontro fra due donne, nelle strade deserte di Milano in una sera di mezz’agosto e in cui affronta con toni poetici i temi della malattia, della morte, del dolore, della fede e dell’eutanasia, affrontando pienamente le pieghe del rapporto fra medico e paziente.
Sempre sull’esperienza nel lager, nel 1965, ha scritto il romanzo La condizione sperimentale.
È salita alla ribalta nazionale con la catastrofe di Seveso del 1976, provocata dalla fuoriuscita di una nube tossica contenente diossina da un’industria chimica. Per il suo ruolo di consigliera regionale, si era recata immediatamente sul luogo del disastro per seguire da vicino gli abitanti e, in particolare, le donne incinte a cui, per il rischio di malformazione dei neonati, venne eccezionalmente concessa la possibilità di abortire. Diritto raggiunto da tutte le donne soltanto due anni dopo.
Con le pubblicazioni Visto da Seveso e Una lepre con la faccia di bambina la sua popolarità ha varcato i confini nazionali e i suoi studi hanno ispirato, nel 1982, la direttiva sui rischi di incidenti connessi con determinate attività industriali della Comunità Europea, chiamata Direttiva Seveso.
Tra i libri che ha scritto ci sono anche Che cos’è l’ecologia, Questo pianeta e La fotosintesi e la sua storia capolavoro scientifico scritto per le scuole superiori, il cui tema centrale è l’aria e la storia della formazione dell’ossigeno.
Dopo aver ricevuto il Premio Minerva per il suo percorso scientifico e culturale, nel 1987 è stata eletta alla Camera dei deputati col partito dei Verdi.
È morta il 25 maggio 1993 a Milano.
Il suo archivio è stato lasciato alla Fondazione Micheletti di Brescia.
In sua memoria sono state compiute varie iniziative pubbliche, il Comune di Milano l’ha riconosciuta  come Cittadina benemerita e le ha intitolato un giardino pubblico, Bolzano, invece, le ha dedicato una strada e sono stati scritti vari libri sulla sua vita e il suo importante contributo.
Laura Conti ha mostrato quanto possa incidere l’ambiente di lavoro sulla salute e quanto sia importante occuparsi di ecologia applicata nelle fabbriche e nelle periferie urbane.
La sua attività di divulgatrice è stata una vera missione politica.
Una donna che abbiamo il dovere di non dimenticare.
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insidesophiesmind · 2 years ago
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12 luglio 2022, Milano anche se queste parole risalgono ad aprile
questo post si chiama autoconvincimento. non sarai un medico peggiore se rimandi un appello, non sei una cattiva studentessa se non prendi sempre voti alti, non sei stupida se sbagli ad impostare lo studio di un esame o ti è capitato di arrivare agli sgoccioli con la preparazione, non vali meno se ci sono degli argomenti che fai più fatica a capire, non sei peggiore degli altri se hai delle tempistiche diverse, non sei incapace se non ripeti sempre tutto, se rimandi uno o più esami a settembre, se ti capita di essere bocciata. nessuno ti giudicherà se accetti un 18, un 20, un 21, un 22... e nessuno ti giudicherà se rifiuterai un 18, un 20, un 21, un 22... e se verrai giudicata, sarà un problema di chi lo fa e non tuo. essere in pari con gli esami non farà di te una persona migliore o peggiore, non ti renderà più o meno intelligente, più o meno brava. così come lasciare uno o più esami indietro non ti renderà automaticamente incompetente o stupida, ma nemmeno più furba o equilibrata. ognuno ha il proprio ritmo, le proprie priorità, le proprie modalità di seguire le lezioni e di studiare. il tuo percorso di studi non ti renderà una persona migliore o peggiore, ma solo una persona che ha preso la decisione di frequentare quella precisa università. una persona. e l'università non corrisponde alla tua identità, e nemmeno all'idea che gli altri si fanno di te. i tuoi voti non ti assicureranno il futuro così come non te lo strapperanno di mano. il tuo ritmo non definirà la tua intelligenza e nemmeno la tua stupidità. e chi dice il contrario sbaglia. ricordalo. un giorno qualcuno che ne sa un po' più di te ti ha detto: chi vuole prendere sempre 30 e lode, dopo ogni esame dovrebbe porsi una domanda; sono da trenta e lode anche come amica? e come fidanzata? come figlia? come persona? è sempre questione di priorità; a chi non interessa il resto della vita può andar bene sacrificare tutto per i voti alti accontentandosi di "prestazioni" mediocri nel resto, ma a te no. quindi cerca di andare dritta per la tua strada. ciò non significa che avere una vita al di fuori dell'università impedisca di performare al meglio a livello accademico, o che un trenta ad un esame equivale necessariamente a un 18 come essere umano, ma significa che l'equilibrio e il dosaggio delle energie viene prima ancora di iniziare a studiare. trovato l'equilibrio e trovata la tua strada, nulla potrà ostacolarti. tieni a mente queste parole e ricorda anche che chi corre una maratona partendo in sprint, andando avanti farà sempre più fatica.
da rileggere al bisogno.
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lamilanomagazine · 5 months ago
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Brescia: si finge dentista, ma è un odontotecnico. Denunciato 70enne
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Brescia: si finge dentista, ma è un odontotecnico. Denunciato 70enne. Lo studio dentistico era pubblicizzato da una visibile targa apposta sulla porta d’ingresso, che richiamava un’autorizzazione sanitaria inesistente, e condotto da un sedicente medico dentista, nient’altro che un odontotecnico, il quale, nel tempo, aveva acquisito una buona esperienza in materia di pratiche odontoiatriche e fatto del dentista la sua professione.... Leggi articolo completo su La Milano Read the full article
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sensitivadrpamelaplowden · 3 months ago
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www.sensitivamedium.it
LA SENSITIVA MEDIUM PARAPSICOLOGA CARTOMANTE MENTALISTA DR. PAMELA PLOWDEN
Sono la Parapsicologa, Sensitiva, Medium metafonica, Cartomante mentalistica, per eccellenza, mi definiscono così in quanto per me le carte sono solo uno strumento...ma è il mio cervello che fa il vero lavoro ! Da più di vent'anni studio la parapsicologia attraverso maestri e testi importanti, Mesmer e Frank Rudolph Young sono le mie più grandi fonti di ispirazione. Attraverso Frank, ho studiato la Ciclomanzia che è una pratica divinatoria basata sul far roteare un oggetto o successivamente formulare profezie e trarre conclusioni sulla base del posizionamento e della direzione dell'oggetto a riposo, una volta esauritosi il moto rotatorio. In base a questi miei studi, analizzerò le vostre date di nascita e vi dirò tutto. Chiedetemi ogni cosa che vi passa per la mente, non fatemi solo domande sulla salute, per quello andate dal vostro medico. Per tutto il resto, mi metto a piena disponibilità attraverso la mia passione per questa mia grande missione di vita.
Con me scoprirete la potenza energetica attraverso gli spiriti intelligenti, il potere del colore verde e della quinta musicale applicato alla ciclomanzia del mio amato Frank Rudolph Young e dei miei amati angeli guida di Eusapia Palladino e Tavino del mio cuoricino, ovvero il grande e unico precursore del concetto di sincronicità, Gustavo Adolfo Rol. Analizzando le vostre date di nascita e ascoltando il vostro timbro vocale, solo con me sarà possibile una VEGGENZA VERA, senza eguali.
Chiamatemi e prenotate il mio famoso aiuto telefonico al 370/1349094. Mi trovate tutti i giorni dalle 10.00 in poi.
Grazie mille.
PhD. Pamela Plowden
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Sono famosa, pubblicizzata e ricevo telefonate da tutte le città italiane: Chieti, Aquila, Matera, Potenza, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Avellino, Benevento, Caserta, Napoli, Salerno, Bologna, Modena, Reggio Emilia, Ferrara, Rimini, Piacenza, Ravenna, Parma, Forlì, Cesena, Trieste, Gorizia, Pordenone, Udine, Roma, Latina, Frosinone, Rieti, Viterbo, Genova, Imperia, La Spezia, Savona, Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Monza, Brianza, Pavia, Sondrio, Varese, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata, Ancona, Pesaro, Urbino, Campobasso, Termoli, Isernia, Torino, Novara, Alessandria, Asti, Cuneo, Vercelli, Biella, Verbania, Bari, Taranto, Foggia, Andria, Lecce, Barletta, Brindisi, Cagliari, Sassari, Olbia, Oristano, Nuoro, Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Messina, Palermo, Ragusa, Siracusa, Trapani, Firenze, Prato, Livorno, Arezzo, Pisa, Pistoia, Lucca, Grosseto, Massa, Siena, Perugia, Terni, Foligno, Aosta, Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona, Vicenza, Trento, Bolzano
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drpamelaplowden · 3 months ago
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LA SENSITIVA MEDIUM PARAPSICOLOGA CARTOMANTE MENTALISTA DR. PAMELA PLOWDEN
Sono la Parapsicologa, Sensitiva, Medium metafonica, Cartomante mentalistica, per eccellenza, mi definiscono così in quanto per me le carte sono solo uno strumento...ma è il mio cervello che fa il vero lavoro ! Da più di vent'anni studio la parapsicologia attraverso maestri e testi importanti, Mesmer e Frank Rudolph Young sono le mie più grandi fonti di ispirazione. Attraverso Frank, ho studiato la Ciclomanzia che è una pratica divinatoria basata sul far roteare un oggetto o successivamente formulare profezie e trarre conclusioni sulla base del posizionamento e della direzione dell'oggetto a riposo, una volta esauritosi il moto rotatorio. In base a questi miei studi, analizzerò le vostre date di nascita e vi dirò tutto. Chiedetemi ogni cosa che vi passa per la mente, non fatemi solo domande sulla salute, per quello andate dal vostro medico. Per tutto il resto, mi metto a piena disponibilità attraverso la mia passione per questa mia grande missione di vita.
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scienza-magia · 2 years ago
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Nel 1953 veniva scoperto "Il segreto della vita"
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70 anni fa scoprivamo la struttura del dna: ecco come ci ha cambiato la vita. Ripercorriamo le tappe che hanno preceduto questo importante risultato e il modo in cui ha rivoluzionato il futuro della genetica con l’aiuto dello storico della medicina. La scoperta della struttura del dna ha 70 anni. Il 28 febbraio 1953 è passato alla storia come il giorno in cui un inglese e un americano entrarono in un pub e annunciarono di aver risolto un enigma su cui buona parte della comunità scientifica dell’epoca si scervellava ormai da decenni. I due uomini in questione erano naturalmente James D. Watson e Francis Crick e la scoperta a cui si riferivano riguardava nientemeno che “il segreto della vita”. Erano più di cinquant’anni che medici, fisici e biologi si interrogavano riguardo l’esistenza e la natura dei geni. Perciò, quando i due studiosi avanzarono una teoria che contemplava un codice della vita basato su un “alfabeto” di quattro “lettere” disposte in una struttura a doppia elica (scoperta che valse loro e al fisico Maurice Wilkins il premio Nobel per la medicina nel 1962), si posero le basi per una vera e propria rivoluzione copernicana nel campo della biologia e per un cambio di paradigma che avrebbe orientato il futuro della ricerca biomedica, aprendo la strada a possibilità di intervento terapeutico fino ad allora impensabili. I passi della scoperta La scoperta del Dna ha 70 anni e noi ripercorriamo le principali tappe che hanno preceduto e reso possibile questo risultato e il modo in cui esso ha cambiato la storia della medicina insieme ad Andrea Grignolio, docente di storia della medicina presso l’Università Vita-Salute S. Raffaele di Milano e di bioetica presso il Cnr, Centro Interdipartimentale per l’Etica e l’Integrità nella Ricerca CID-Ethics. “All’inizio del Novecento vennero riscoperte le leggi di Mendel sull'ereditarietà dei caratteri e la comunità scientifica iniziò perciò a interrogarsi sulla natura del gene e, eventualmente, su quale fosse il suo sostrato chimico”, racconta Grignolio. “Nei primi anni del secolo scorso vennero condotti, in particolare, due importanti esperimenti che indirizzarono biologi, medici e chimici nella giusta direzione. Il primo fu quello del biologo Thomas Hunt Morgan che grazie allo studio della drosofila (il moscerino della frutta) dimostrò come i geni fossero disposti sui cromosomi; il secondo fu quello di Hermann J. Muller, che scoprì che l’esposizione ai raggi X aumentava il tasso di mutazione di alcune cellule riproduttive”. Nonostante questo, fino all’inizio degli anni Cinquanta, ovvero pochissimo tempo prima della scoperta di Watson e Crick, ancora si discuteva per capire se i geni fossero composti dalle proteine o dagli acidi nucleici (come di fatto è, ndr). Com’era già noto allora, i “mattoni” che formano le proteine, ovvero gli aminoacidi, sono di venti tipi differenti, al contrario degli acidi nucleici, che sono costituiti dalla combinazione di sole quattro basi azotate. In altre parole, un alfabeto di venti lettere sembrava più adatto a codificare progetti di sviluppo di interi organismi complessi, rispetto a uno di quattro. I momenti chiave Per dirimere la questione fu rilevante l’esperimento di Avery del 1944. Il medico canadese Oswald T. Avery intervenne su alcune cellule infettate dal batterio dello pneumococco privandone alcune delle proteine, altre dei polisaccaridi, e altre del dna. Appurò quindi che fosse quest’ultimo a detenere la capacità che lui chiamò “principio trasformante”, ovvero quella di ricevere il materiale genetico proveniente dal batterio. Infatti, solo nelle cavie le cui cellule ancora contenevano dna e rna avveniva il contagio veicolato dal batterio. Dopo pochi anni, nel 1950, il celebre biochimico austriaco Erwin Chargaff condusse alcuni esperimenti che dimostrarono che il rapporto tra le quattro basi azotate che compongono il dna fosse molto più sofisticato di quanto sembrasse. Scoprì infatti che in ogni molecola di dna il numero di basi A (Adenina) corrispondeva a quello del numero di basi T (Timina) e che il numero di basi C (Citosina) corrispondeva a quello delle basi G (Guanina), nonché che la composizione in basi del DNA variava da una specie all'altra e non era modificata in base all'età. Alcuni conclusero che le 4 basi potessero costruire un “codice” con le istruzioni necessarie per portare le informazioni genetiche”. Parallelamente a tutte queste ricerche condotte nell’ambito della biologia, traguardi altrettanto importanti furono raggiunti grazie al lavoro dei fisici, che a partire dagli anni Trenta contribuirono a gettare le prime basi per lo studio della biologia molecolare. “Uno dei protagonisti di questo filone di studi fu il fisico austriaco Erwin Schrödinger che nel 1944 scrisse What is life, il primo best seller della biologia molecolare”, prosegue Grignolio. “In quest’opera Schrödinger ipotizzava, in maniera geniale, che il gene assomigliasse a un “cristallo aperiodico”, la cui struttura chimica doveva essere molto stabile (proprio come quella di un cristallo) ma allo stesso tempo irregolare, e che contenesse al suo interno una sorta di “codice morse” composto di pochissimi elementi di base in grado però, combinandosi, di trasmettere molte informazioni”. La svolta (e una grossa scorrettezza) E arriviamo così a Watson e Crick. “Negli anni Cinquanta in Inghilterra vi erano due laboratori in cui si lavorava con la spettroscopia a raggi X, una tecnologia sviluppata durante la rivoluzione industriale per analizzare i tessuti artificiali e successivamente applicata all’indagine della materia vivente”, spiega Grignolio. “Il primo era quello del King's College di Londra, dove sotto la direzione di Maurice Wilkins lavorava anche Rosalind Franklin, la chimica che per prima sarebbe riuscita a fotografare con precisione una molecola di dna; l’altro era il Cavendish laboratory dell’università di Cambridge. Fu qui che si incontrarono e iniziarono a collaborare James D. Watson, che si era da poco trasferito dal King’s College – continuando le sue ricerche di dottorato dirette dal medico e genetista italiano Salvatore Luria – e Francis Crick”. Watson e Crick si misero al lavoro per cercare di mettere insieme, come i pezzi di un puzzle, tutti quei risultati scientifici cui abbiamo accennato e che erano stati acquisiti nel corso degli ultimi decenni in ambiti di ricerca differenti. È interessante ricordare che i due studiosi riuscirono a costruire il loro modello sulla struttura del dna senza condurre alcun esperimento. Ciò non toglie nulla alla loro genialità, che permise loro di unire tutte quelle informazioni “sparse” in un’unica teoria coerente”. Va anche ricordato, però, che la conferma definitiva della loro teoria avvenne in seguito a una delle più famose scorrettezze ai danni di una donna nella storia della scienza. Fu infatti Wilkins a rubare a Franklin la celebre fotografia 51, in cui la chimica era riuscita a immortalare una molecola di dna di cui era possibile distinguere la struttura a doppia elica, e a mostrarla a Watson. “La mossa di Wilkins fu certamente scorretta”, commenta Grignolio “e altrettanto sbagliato fu non riconoscere fin da subito a Franklin il dovuto merito per il suo lavoro – ciò invece avvenne solo dopo il 1968, grazie al racconto autobiografico della scoperta da parte di Watson con il suo best seller La doppia elica. Detto ciò, va comunque rimarcato che la fotografia in questione, la famosa 51, fu senza dubbio molto utile, ma comunque non essenziale alla scoperta di Watson e Crick, i quali, oltre alla foto, raccolsero e riordinarono i risultati tratti da almeno altre otto ricerche per completare quel rebus”. Nell’articolo che pubblicarono su Nature il 25 aprile del 1953 per comunicare la loro scoperta, Watson e Crick avanzarono, con una elegante frase tipica dell’understatement britannico (“Non è sfuggito alla nostra attenzione”) anche l’ipotesi che l'alternanza delle basi azotate probabilmente nascondesse la complessità dell’informazione genetica. Questo, però, fu dimostrato in seguito: fu infatti nel 1961 che i biochimici Marshall W. Nirenberg e J. Heinrich Matthaei scoprirono l’esistenza dei codoni, ovvero di quelle triplette di basi azotate che codificano i diversi aminoacidi. Le basi per il nostro futuro Nei decenni successivi, la scoperta del codice genetico, identico dalle drosofile sino ad Einstein, ha permesso l’esplosione della biologia molecolare e anche dell’ingegneria genetica. Quando infatti venne scoperta all’inizio degli anni Settanta l’esistenza degli enzimi di restrizione, capaci di tagliare e sostituire pezzetti di dna, si iniziò a discutere della possibilità di intervenire sul genoma umano per alterare artificialmente la trasmissione dell’informazione genetica. Per la prima volta nella storia si apriva per gli esseri umani la possibilità di modificare a proprio piacimento il piano di sviluppo di un organismo vivente e nel 1975, durante la Conferenza di Asilomar, la comunità scientifica si ritrovò per discutere i possibili pericoli e le sfide etiche che si prospettavano all’orizzonte. Oltre ai pericoli derivanti dalle possibilità di applicazione dell’ingegneria genetica, fu presto chiaro anche il potenziale terapeutico di una tecnologia in grado di manipolare il dna. “All’epoca era già ben nota l’esistenza di quelli che il medico ottocentesco Archibald Garrod aveva definito inborn errors (“problemi congeniti”), ovvero di determinate malattie ereditarie la cui frequenza familiare non poteva essere altro che genetica”, ricorda Grignolio. “Nel 1949 la scoperta delle basi genetico-molecolari dell’anemia falciforme da parte di Linus Pauling, premio Nobel per la chimica nel 1954, lasciò intuire che l’individuazione delle cause genetiche delle malattie ereditarie avrebbe permesso, in futuro, di applicare l’ingegneria genetica a fini terapeutici per cercare di correggere a monte le mutazioni del dna associate all’insorgenza di alcune patologie. Diverse scoperte successive confermarono questa idea che a metà anni Ottanta prese il nome di Progetto genoma umano, il cui ambizioso obiettivo era quello di mappare l’intero codice genetico degli esseri umani per cercare di individuare e di eliminare i geni difettosi e di comprendere i maccanismi di molte altre malattie, tra cui il cancro. Non a caso, con un celebre articolo del 1986 su Science, uno dei promotori del Progetto genoma umano fu l’italiano Renato Dulbecco, premio Nobel nel 1975 per gli studi sugli oncogeni. “Come sappiamo, ci sono voluti quindici anni per portare a termine la prima fase dell’impresa, ma il sequenziamento del genoma umano ha consentito, negli ultimi decenni, lo sviluppo delle più avanzate terapie geniche, cellulari e tissutali (specialmente quelle a base di cellule staminali) attualmente disponibili. Grazie ad esse è oggi possibile trattare malattie che fino a pochi anni fa erano incurabili, come molti tumori del sangue infantili e malattie genetiche, e ricostruire e rigenerare interi tessuti in pazienti in vita”. Read the full article
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