Tumgik
#Si sacrifica sempre
fa14-eb23 · 10 months
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Darmian capitano 🥰
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aigiornileggeri · 1 month
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bellissimo quando sei single da poco ma nessuno lo sa e allora la domanda canonica al pranzo in famiglia è:
“ma non sei accompagnata?”
e allora senza addentrarti troppo nel perché e nel per come devi dire che no, non lo sei.
poi arriva lei e mi fa:
“non ti vedo stare male”
forse perché lo sono stata talmente tanto le altre volte che ho imparato a lasciare andare.
perché sacrificare del tempo per qualcuno che non sacrifica nulla per te, che non sa scendere a compromessi per te, che non sa guardare oltre il suo naso e non vede nient’altro che sé stesso.
ora le male lingue diranno:
“è tornata su tumblr perché è single e cerca conforto in altri”
sono tornata su tumblr perché scrivere è terapeutico e mi aiuta ad accettare le cose negative. ho mandato giù troppe situazioni che mi hanno provocato indigestione, corroso lo stomaco, causato ulcere gastriche e nonostante tutto ho mandato avanti qualcosa in cui credevo.
“qualunque cosa ti dico tu non mi credi”
no, non credo più alle parole, era il momento di agire ma si è paralizzato, quindi mari si è ripresa il tempo per sé stessa.
e poi arrivano le amiche, che alla notizia hanno quasi fatto i salti di gioia:
“non è per cattiveria, ma sono felice, emanava vibrazioni negative”
“spariamo i fuochi?”
poi però in mezzo a tutta questa baraonda di casino, di tutti che vogliono dire la loro, questo chiacchiericcio da gossippari, ci sono io che ho preso la decisione più dolorosa perché, si sa, i sentimenti non si spengono con un interruttore, ma al tempo stesso la più coraggiosa.
se qualcuno vi dice che rimanere con voi significa scegliere tra la vita e la morte, scegliete sempre voi stessi. stare con qualcuno non è un obbligo, è una scelta. stare con qualcuno, dice Moira, deve essere un valore aggiunto. quindi pensateci:
“chi avete accanto è il vostro valore aggiunto?”
e il piantino tattico ce lo siamo fatti anche a sto giro, vero mari?
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kachoobu · 7 months
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Quanto si sacrifica per noi sempre più jesus chrissy
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parmenida · 4 months
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𝗠𝗜𝗧𝗢𝗟𝗢𝗚𝗜𝗔 𝗘 𝗣𝗦𝗜𝗖𝗛𝗘: 𝗖𝗟𝗜𝗧𝗘𝗠𝗡𝗘𝗦𝗧𝗥𝗔 𝗘 𝗟'𝗔𝗥𝗧𝗘 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗔 𝗩𝗘𝗡𝗗𝗘𝗧𝗧𝗔
Per chi è convinto che le famiglie disfunzionali siano un’invenzione moderna e per chi si ostina a irrigidirsi quando si dice gli antichi Greci – per carità, tanto bravi a fare sculture e scrivere poemi e altre cosucce come la democrazia – erano dei misogini maledetti, eccovi il mito di Clitemnestra.
La famiglia, dicevamo, roba che al confronto la “Family” di Charles Manson pare quella degli spot del Mulino Bianco. Clitemnestra è sorella di Elena e di Castore e Polluce. Tanto per cominciare bene, alla nascita Afrodite scaglia su di lei e sulla sorella una maledizione: sarebbero diventate - Oh mio Dio! - adultere. E capirai, fossero questi tutti i guai le due se ne andrebbero in giro facendo la ruota.
Anche perché le cose all’inizio sembrano girare per il verso giusto: Clit si sposa con Tantalo, re di Pisa (un regno greco, non quella della torre che pende). Quando entra in scena quel violento basta*do di Agamennone le cose vanno a rotoli. Aga è re di Micene e muove guerra a Pisa così, perché s’è svegliato con le balle girate.
Tantalo viene fatto secco e Agamennone, che si è invaghito di Clitemnestra, per fare colpo le prende il bambino che stringe in grembo – figlio suo e di Tantalo – e lo sbatte sulle rocce, dimostrando di essere un vero duro. Che idea si sarà fatta Clitemnestra di Agamennone? Bene, è costretta a sposarlo.
Perché? Ma perché quella volta le cose vanno così, è l’uomo che sceglie.
Passa il tempo e la donna mette al mondo quattro figli: Oreste, Elettra, Ifigenia e Crisotemi. Ora, se un paio di questi danno il nome a celebri complessi della psicologia, capirete che la famiglia di Clitemnestra avrebbe avuto bisogno dei servizi sociali, più che del virilone Agamennone che se ne va in guerra a Tr*ia per coprirsi di sangue e gloria.
Prima di partire, però, Agamennone ne combina un’altra delle sue: quella che gli costerà la pellaccia. Artemide ce l’ha con lui, il motivo? Fate voi, c’è sempre un motivo per avercela con un fesso del genere. Fatto sta che Artemide fa calare il vento e le navi non possono salpare per andare in guerra. Calcante, un indovino celebre per non farsi i ca**i suoi, lo avvisa: “Per farti perdonare, devi fare un sacrificio alla dea!”
Quello pensava a un gallo nero di peluche, ma Agamennone vuole strafare: tra le preghiere e i lamenti di madre e figlia, il re sacrifica alla dea Ifigenia, “carissima doglia di parto” di Clitemnestra. E stavolta quella gliela giura per davvero. E sapete quanto può essere profondo l’odio di una persona che ha abbozzato troppo a lungo.
Passano gli anni. Agamennone fa quello che sa fare meglio: picchia, ammazza, intriga e – quando torna – immagina che la moglie lo aspetti come la manna dal cielo, stendendogli il tappeto rosso. Effettivamente, “rosso” è una parola da tenere a mente, in questo caso. Con sé, porta come bottino di guerra Cassandra, un’altra costretta a subire le avances di quel seduttore da balera. Tanto per capire l’aria che tira, Cassandra è pure lei alla base di un celebre complesso, quello della profezia autoavverante.
Clitemnestra, intanto, libera per anni dal suo carnefice domestico, di cui non prega la morte in guerra solo perché spera di fargli fare la fine del tacchino a Natale con le sue mani, si è trovata l’amico, Egisto, e ha continuato a progettare un “bentornato” indimenticabile per il suo sposo. Un atteggiamento opposto a quello di Penelope, che rimane a filare mentre Ulisse si dà da fare con tutte le ninfe che gli dèi hanno mandato sulla Terra. Lei no, Clitemnestra se la spassa e aspetta Agamennone al varco.
La donna tiene fissa una sentinella fuori dall città e quando finalmente il marito torna, si fa trovare preparata. Gli destina tutti gli onori, anche quando vede che quello si è riportato pure l’amante. Cassandra, come suo costume, avvisa Agamennone: “Guarda che qua ti fanno la pelle!” Quello non le crede e lei gli dice di fare un po’ come gli pare: è abituata.
Agamennone si rilassa e si fa un bel bagno. Mentre sta nella Jacuzzi, però, Clitemnestra si prende la sua soddisfazione e con l’ascia bipenne lo colpisce una, due volte. Quando quello è a terra in un lago di sangue, per sicurezza, cala un altro colpo e poi si presenta ai sudditi, orgogliosa della sua vendetta, di cui fa le spese anche l’incolpevole Cassandra.
C’è un meraviglioso dipinto di John Collier che la ritrae, con l’ascia insanguinata, il portamento fiero e gli occhi spiritati di chi ha fatto quello che doveva fare e ha ancora in circolo la botta di adrenalina.
Per gli antichi Greci, Clitemnestra è il mostro per eccellenza e Agamennone la povera vittima. Inutile dire che, con occhi moderni, non è difficile empatizzare con la donna, portatrice di giustizia, creatura condannata a essere sempre vittima che a un certo punto si ribella. Un comportamento che, allora come oggi, manda in tilt certi uomini, convinti che la donna debba subire e subire, senza mai alzare lo sguardo.
Agammennone fa in tempo a proprie spese a capire che non è così.
Eschilo ci consegna il vibrante monologo di Clitemnestra, vero manifesto della vendetta con buona pace di Kill Bill:
“Io pensavo da tempo a questo cozzo | d'antica lite; e pure tardi, è giunto. | Dove ho vibrato il colpo ora mi accampo. | È stata opera mia, né la rinnego, | che non si scrolli o scampi al suo destino. | Ho stesa, come a squalo, immensa rete | su di lui: il fasto lugubre d'un manto. | Io gli vibro due colpi e in due lamenti | lui s'accascia: gli assesto il terzo, a terra, | in grazia all'Ade, scampo dei defunti. | Agita così l'anima caduto | e soffiando uno sprazzo acre di sangue | m'investe d'una funebre rugiada, | che mi rallegra come la semente | granisce al nembo, che largisce Giove. | Così stanno le cose, cittadini | venerabili in Argo; e ne godrete | voi, se vi piace; io me n'esalto in me. | Si potesse libare sui cadaveri, | qui sarebbe giustizia, alta giustizia – | di tanti mali e maledizioni | costui colmò la coppa in questa casa, | che ora, al ritorno, s'è vuotata solo.”
Il dipinto di John Collier
[Mitologia e Psiche]
#MitiALR
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susieporta · 6 months
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Signore, mi metto dinanzi alla tua Croce, e ti guardo.
Che cosa vedo?
Vedo un uomo trafitto, disfatto, trucidato.
Una brutta cosa talmente ripetuta, vista e rivista,
da lasciarmi quasi indifferente.
Che cosa ha a che vedere con me
questo scempio? Perché
dovrebbe salvarmi
quest’uomo morto, questa Croce?
Dicono che hai tolto il mio peccato dal mondo.
Ma in che senso?
Avresti pagato per me il prezzo del sangue
accumulato a causa delle mie colpe?
Ma pagato a chi? A quale tiranno sanguinario?
E’ escluso che sia Dio. Su questo non ho dubbi:
il Dio che tu mi riveli non ha bisogno del sangue dei capri,
figuriamoci se pretenderebbe quello degli uomini
per perdonare: la sua misericordia
è gratis, è grazia, appunto.
E allora?
Voglio guardarti meglio, Signore.
E guardandoti meglio, con più amore,
mi viene una nuova intuizione:
quest’uomo in Croce
ci mette sotto gli occhi per sempre
ciò che facciamo dell’uomo, di noi stessi cioè,
separandoci da Dio nel peccato.
“Che cosa vi ho fatto?”
E’ l’Uomo, sei tu, che gridi dalla Croce:
perché mi uccidete? perché vi torturate?
perché continuate a farvi a pezzi, senza alcuna pietà?
La Croce rivela in pubblico
dinanzi al mondo stupefatto
una volta per sempre
l’opera tremenda di Satana
contro l’Uomo, contro la nostra verità,
la nostra carne.
E tu stai lì, in Croce, e muori.
Non maledici nessuno, non ti ribelli, muori.
Tu, che sei Dio, ti lasci ammazzare
senza reagire, inerme.
Lo fai perché io veda il volto indifeso di Dio?
Lo fai perché tutti vedano e comprendano:
Dio non uccide nessuno,
Dio non mette in croce nessuno,
Dio non chiede sacrifici a nessuno:
non punisce, non castiga, non corregge
nessuno,
Dio si sacrifica fino alla morte di Croce
perché tu capisca, perché io capisca
che posso amarlo senza paura,
abbandonarmi a Lui, alla Vita,
con tutto il cuore colmo di speranza,
perché Lui mi ama
senza condizioni.
E’ questa la fede che mi salva.
Credo di capire, Signore:
guardandoti, guardando questa Croce
posso smettere di avere paura, posso credere
che Dio mi ama e mi crea
Adesso
libero e felice
se muoio al mio separarmi, al mio credere di essere separato da Lui,
se muoio appunto alla mia morte
e al mio peccato.
Morendo s’impara ad amare?
E allora anche il dolore può essere soave
scioglimento, fuoco d’amore?
Hai accettato di morire, Gesù,
per mano di Satana
e dei suoi esecutori
per annientarne il potere, per sfatarne la menzogna,
per rivelarci l’amore incondizionato di Dio
e proprio così hai fatto fuori
il mio Avversario,
mi hai liberato per sempre.
Guardando questa Croce, Gesù,
vedo l’effetto del peccato sull’Uomo,
su di me,
vedo l’amore di Dio
per me,
e vedo la via della mia salvezza.
Vedo che l’Uomo risorge
dal Crocifisso,
da quest’esplosione
dei mondi,
disciolto dal dominio della morte,
unificato nell’unico Spirito
che spira
adesso
mio Padre.
Vedo la mia gioia, Gesù:
morendo si impara ad amare
nella passione che consuma
tutte le mie sbarre.
“Tu vedi, perché sei risorto,
adesso, fratello,
tu sei
la mia pace”.
Marco Guzzi
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No final de semana eu estava em uma roda com alguns amigos conversando sobre vários assuntos aleatórios e em certo momento surgiu o assunto religião e um deles disse que é estranho e contraditório as pessoas terem que se reprimir, abrir mão de viver a vida do jeito que quer pra conseguir ir pra um suposto lugar melhor depois da morte, que ninguém tem certeza do que acontece depois que morrer, então seria muito melhor aproveitar essa vida que você tem em mãos pra viver do jeito que quer, tentar ser feliz do que sacrifica-la por algo incerto
O que você acha disso? Ouvi isso e fiquei pensativa
Anony, a princípio, é algo realmente interessante de se pensar. Porém, é um argumento que, biblicamente, possui um pressuposto equivocado. E, sociologicamente, é exatamente o que tem gerado muitos dos problemas que hoje vemos por aí - justamente pelo simples fato das pessoas quererem viver conforme o desejo do seu coração, sem se preocupar com o amanhã ou seu futuro eterno.
A vida, morte e ressurreição de Jesus são fatos já comprovados. Coisas que aconteceram realmente e não há como negar. Logo, se Jesus foi real, por tabela o que ele afirmou acerca da eterbidade também deve ser real.
Veja, não é verdade que não podemos saber o que acontece depois da morte. Pelo menos em um sentido bíblico podemos saber assim.
Agora, pense comigo no seguinte: se o que a Bíblia fala a respeito da vida eterna for bobagem, mas mesmo assim você escolher viver corretamente, o que você vai perder com isso? Prazeres e escolhas que, no final das contas e na maioria das vezes, só trazem desgraça e sofrimento para muitas pessoas.
Mas, se a vida eterna for algo real e você decidir sacrificá-la em favor das coisas desse mundo, você perderá o que tem de mais importante, que será viver para sempre com Cristo e as pessoas que você ama.
Então, pense bem: vale mesmo a pena arriscar? Faz sentido colocar em xeque realidades eternas pelas quais diversas pessoas deram a própria vida para ensiná-las?
O nome disso que sugeriram na conversa se chama hedonismo, que nada mais é o que da busca pela satisfação dos prazeres. Porém, a Palavra de Deus nos indica o caminho para usufruímos dos prazeres que Deus deseja nos conceder, sem que haja qualquer prejuízo para nós e para a nossa salvação.
Eu, particularmente, prefiro tentar sacrificar meus prazeres mundanos do que deliberadamente ficar com o que Satanás e o mundo têm a oferecer.
Gàlatas 2:19 Estou crucificado com Cristo; 20 logo, já não sou eu quem vive, mas Cristo vive em mim
Lucas 9:23 Jesus dizia a todos: — Se alguém quer vir após mim, negue a si mesmo, dia a dia tome a sua cruz e siga-me. 25 De que adianta uma pessoa ganhar o mundo inteiro, se vier a perder-se ou causar dano a si mesma?
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"Agora Sou Chique" (Geek Girl #1)
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Sɪɴᴏᴘsᴇ Oғɪᴄɪᴀʟ: Harriet Manners sabe muitas coisas. • Um gato tem 32 músculos em cada orelha. • Uma pessoa ri-se, em média, 15 vezes por dia. • Os amendoins são um dos componentes da dinamite. • E uma croma não pode transformar-se numa modelo… Ou será que pode? Mas Harriet não sabe por que motivo ninguém gosta dela na escola. Por isso, quando surge uma oportunidade de se transformar noutra pessoa, aproveita-a. Mesmo que isso signifique tropeçar de saltos altos e… mentir a todos os que ama. Será esta geek - agora chique - capaz de mudar e manter-se leal a si mesma?
Aᴜᴛᴏʀᴀ: Holly Smale.
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ALERTA SPOILERS!
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O Mᴇᴜ Rᴇsᴜᴍᴏ: A Harriet é muito diferente dos outros, sempre foi. É desajeitada, socialmente inepta e obcecada pelo conhecimento, mas para seu azar, apenas pelo tipo de conhecimento que é geralmente visto como estranho ter-se, como por exemplo, saber a quantos km/h o ar libertado pela tosse humana viaja e o facto de ser ilegal mascar pastilha elástica em Singapura. Basicamente, é uma geek, e o facto de ter um dicionário Oxford preparado na sua mesinha de cabeceira para confirmar que a palavra coincide com ela, não ajuda a sua situação. Apesar de aceitar a racionalidade por trás do título que lhe foi atribuído, Harriet não está particularmente feliz em tê-lo, visto que isso só lhe permite ter uma melhor amiga, a única amizade na sua vida, um stalker, que sendo tão estranho como ela fez da sua missão de vida criar uma aliança dos geeks, e uma data de bullies. A vida da Harriet não é exatamente agradável, pelo menos até Nat, que desde os 7 anos sacrifica sobremesas a favor do sonho de ser modelo, a convencer a não faltar a uma visita de estudo no shopping. Aí, depois da sua distração característica a levar a destruir os chapéus todos de uma loja e a deitar a baixo uns outros quantos expositores, acaba por conhecer Wilbur, o homem mais comicamente fora da caixa do planeta, e a esconder-se debaixo de uma mesa com o "Rapaz Leão", a pessoa mais bonita que alguma vez já viu. Para sua surpresa, acontece que Wilbur faz parte de uma agência de modelos famosa e quer recrutá-la, e que o "Rapaz Leão", não é um rapaz qualquer. A partir daí, o mundo de Harriet vira do avesso. De um dia para o outro, ela torna-se na cara da Baylee, uma das maiores marcas de moda do momento, começa a viajar pelo mundo para fazer sessões fotográficas loucas, desfila em passarelas e trabalha com os rostos mais icónicos da indústria. Tudo parece perfeito até a vida antiga de Harriet se infiltrar na ilusão maravilhosa que mais recentemente ocupa os seus dias. Harriet descobre que ser modelo não a faz menos ela própria, por mais que tente, e que o bullying constante, os problemas com a Nat e toda a frustração que ela guarda dentro de si, não podem ser sufocados por purpurinas e saltos altos. No primeiro volume desta coleção, Harriet vai ter de aprender que para prosperar tem de se aceitar por quem é, sem esperar essa validação dos outros, e perceber que ser geek, até é bem fixe.
Cʀɪᴛᴇ́ʀɪᴏs ᴅᴇ Cʟᴀssɪғɪᴄᴀᴄ̧ᴀ̃ᴏ:
Qᴜᴀʟɪᴅᴀᴅᴇ ᴅᴀ Pʀᴏsᴀ: Sendo um livro onde a história nos é contada na primeira pessoa, pela voz da protagonista, a prosa é certamente diferente, porque a Harriet é diferente. Não há grandes floreados e o estilo da escrita não é exatamente romântico, é direto e absolutamente hilariante, não só pelo que é dito, mas também pela forma como é dito e pelo seu timing. Em geral, é um estilo bastante fácil de ler, e mantém o leitor interessado.
Hɪsᴛᴏ́ʀɪᴀ: Ai, a história da Harriet (apesar de ser apenas o início) é um máximo! O mundo em que se passa não é muito diferente do nosso, é realista, então, especialmente pela idade da Harriet, somos levados numa aventura em que coisas que certamente já nos aconteceram fazem parte da viagem da protagonista, e em que coisas que já sonhámos viver nos são descritas. O livro tem a quantidade certa de tudo, humor, romance, aprendizagem, emoção, realismo, ficção.... No fundo, é o início perfeito da história de uma rapariga a descobrir-se a si mesma e a encontrar amor por quem é no meio de todo o ódio e incompreensão que a rodeiam.
Pᴇʀsᴏɴᴀɢᴇɴs: Esta coleção não tem muitas personagens com um grau de protagonismo substancial, pelo menos não no primeiro volume. A Harriet, claro, é a que recebe mais atenção e exploração como protagonista da história, e, deixem-me dizer, que a quantidade não rouba à qualidade aqui. Como já foi mencionado, a Harriet está repleta de particularidades e complexos, os outros não lhe dão muito valor, e ela segue-os nessa tendência. Para ela, o facto de ser inteligentíssima não é conveniente, para que lhe serve se só afasta os outros? Para ela, o seu carisma natural, que funciona ao contrário de todos os outros, só a frustra, fá-la sentir-se desconfortável consigo mesma. Para ela, a sua aparência única é um grande defeito, para quê olhar para o espelho se já sabe que é diferente de todos à sua volta? Para ela, nada chega. Não consegue arranjar um único pedaço de si que ame porque todas as suas melhores características foram pintadas como deformidades fatais e atiradas para a pilha dos defeitos por aqueles que, por não conseguirem lidar com a inveja que sentem da sua singularidade, se decidiram a odiá-la e a fazê-la sabê-lo e senti-lo. A Harriet tem um conflito muito óbvio dentro de si ao longo do livro, um que muitos de nós conseguimos entender e com que também nos debatemos, e vê-la lutar com toda a força que tem, mesmo que às vezes isso signifique resignar-se por cansaço, contra a caixa onde a puseram é inspirador e incrivelmente emotivo. Ela é uma personagem fantástica e vê-la a conquistar alguma empatia por si e a encontrá-la em outros que como ela, também são diferentes, é muito especial. Claro que não consegue tudo no primeiro livro, mas é um começo. Além dela, também Nat é algo desenvolvida. Percebemos que ela começa, muito lentamente, a chegar à conclusão que o sonho de ser modelo foi algo que lhe foi vendido, não algo que ela tenha escolhido. Depois de ultrapassar os sentimentos de traição que a seleção da Harriet lhe trouxe, consegue simplesmente estar lá para a amiga e sentir-se feliz pela felicidade dela, sem se pressionar com o que vem a seguir. Também ela desafia estereótipos, apesar de ser perfeita em todos os sentidos convencionais, escolhe ser simpática para todos que o merecem, defende Harriet com toda a sua força e nunca abdica da sua amizade em nome da popularidade. Nem todos os personagens do livro têm explicações por trás das suas personalidades vincadas mas é para isso que as sequelas servem, para expandir personagens que mesmo superficialmente, já são interessantes de ler.
Rᴏᴍᴀɴᴄᴇ: Tenho de admitir, o romance é sem dúvida uma das partes mais encantadoras do livro e da coleção. Apesar de este primeiro volume não se focar de forma tão profunda nele, e só o usar como uma alavanca do crescimento de Harriet, eu não me importo, porque ela merece e é uma das relações mais queridas que já li (spoilers, só melhora nos próximos livros, mas tudo a seu tempo). Não há nada da suposta estupidez que se assume que acontece na idade da Harriet em termos de relações, é tudo saudável. O Nick aprecia verdadeiramente a Harriet, vê-a e ouve-a e todas as inseguranças que a fazem hesitar em relação a ele são precisamente as coisas que ele mais adora nela. Ela acha que fala demais e não tem filtro, ele ADORA. Ela sente-se embaraçada sempre que um dos seus factos malucos lhe sai da boca para fora, ele ADORA. Ela não consegue ver beleza ao espelho a menos que esteja cheia da produção profissional, e ele está fascinado por todas as suas feições. Agora digam vocês: ADORO! Porque não há nada a não adorar e acho mesmo que independentemente da idade, qualquer leitor fica a guinchar sempre que o Nick aparece na página.
Iᴍᴇʀsᴀ̃ᴏ: Não sendo um livro de fantasia, a única questão que se coloca é se o livro mantém o leitor interessado durante longos períodos de tempo e se o consegue fazer realmente sentir a história e as emoções da Harriet. E consegue, definitivamente, nada a acrescentar.
Iᴍᴘᴀᴄᴛᴏ: Já mencionei várias vezes a faceta emocional do livro, não será uma surpresa que nesta categoria ganhe imensos pontos. Além disso, a primeira vez que peguei nesta obra foi em 2017, e desde aí já a reli várias vezes sem me fartar, e posso dizer que todas as cenas que têm o objetivo de tocar o leitor ainda tocam. E sim, com certeza ainda guincho quando é hora do Nick, então alguma coisa aqui foi bem feita.
Cʟᴀssɪғɪᴄᴀᴄ̧ᴀ̃ᴏ Fɪɴᴀʟ:⭐⭐⭐⭐+ ½
Iᴅᴀᴅᴇ Aᴄᴏɴsᴇʟʜᴀᴅᴀ: Parece-me que qualquer um a partir dos 13 anos pode, e deve, ler este livro. Até quem tem bastante mais de 13 e se revê no que eu disse, vale a pena, é uma delícia. Só não recomendo que leiam mais cedo porque há o tema do bullying, a Harriet realmente sofre forte e feio, e porque quão mais perto da idade da protagonista quem lê for, mais fácil é entendê-la.
Cᴏɴᴄʟᴜsᴀ̃ᴏ/Oᴘɪɴɪᴀ̃ᴏ Fɪɴᴀʟ: Este livro tem um ligar muito especial no meu coração e continua até hoje a ter uma coisa ou duas para eu aprender, não só os factos engraçados, esses dão sempre jeito, mas também a nível pessoal, porque aceitar a nossa individualidade é sempre uma lição dura de interiorizar. Assim, RECOMENDO este livro vivamente!
Pᴀʀᴀ ᴏʙᴛᴇʀ: Geek Girl - Agora sou chique, Holly Smale - Livro - Bertrand
Assɪɴᴀᴅᴏ: Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ 𝐿𝓊𝓏 Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ
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donaruz · 2 years
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LUNA di DICEMBRE
❄️☃️🕯️☀️🌏☄️🎄🎅💫🔥
Luna fredda, luna della quercia, luna della neve, luna delle lunghe notti, luna del grande inverno, luna degli alberi spogli, luna del fuoco della conoscenza
La mitezza dell’autunno ha ceduto lentamente il passo alla stagione del grande freddo, che rapidamente si avvicina.
Come Madre Terra ha lasciato cadere tutti i suoi ornamenti, per concentrarsi sull'essenza delle cose, così anche la nostra attenzione può rivolgersi al nucleo interiore della nostra spiritualità.
Il tempo del buio sta per raggiungere il suo apice, ma al contempo sta per terminare, e anche noi possiamo prepararci ad una RINASCITA SPIRITUALE.
E' infatti nel sonno invernale della natura, che nascono i semi dei progetti futuri.
In natura come dentro di noi, siamo infatti nel tempo del SAGITTARIO, terzo segno della triade del fuoco.
Non si tratta del fuoco iniziatore dell’Ariete, né del fuoco del cuore leonino.
Questo è il segno che apre le porte allo spirituale, insegnandoci che la natura umana per essere completa ha anche bisogno di credere in qualcosa, ha bisogno di una FEDE.
E così il fuoco del Sagittario, domicilio di Giove e Nettuno, è una freccia che punta verso l’alto e vibra nella ricerca di verità, di conoscenza, di significato.
Il 21 Dicembre ha luogo il solstizio d'Inverno, YULE, o ritorno della luce, il cui significato etimologico è ruota, a indicare che un altro giro è stato dato, negli eterni cerchi della RUOTA DELLA VITA.
In questa magica notte un vecchio Sole si sacrifica spegnendosi, mentre dal grembo notturno di Madre Terra nasce un nuovo Sole Bambino, il “figlio della promessa”, che rinasce dall’utero della Grande Madre all’alba, e si prepara a fecondarla con nuovi raccolti, garantendo la continuità della vita.
Molti furono i miti con cui gli uomini celebrarono questo importante momento di passaggio in ogni tempo.
Le popolazioni nordiche mettevano in scena la battaglia tra il Re Agrifoglio (che rappresenta l’anno trascorso) e il Re Quercia (che rappresenta il nuovo anno), che vince sul precedente.
Oppure le nozze fatali tra la notte più lunga ed il giorno più breve, rappresentati da Sole e Luna, il Dio e la Dea.
Le popolazioni agresti in questa occasione si riunivano, accendevano fuochi propiziatori e seguivano tradizioni le cui tracce troviamo ancora nelle feste di Natale e Capodanno.
Nell’antica Roma si celebrava il “Dies Natali Solis Invicti”, il giorno della rinascita del Sole Invincibile, in seguito assorbita dal Natale cristiano.
La stessa festa di Santa Lucia, che si celebra il 13 dicembre, è un evidente richiamo al ritorno della Luce.
YULE è da sempre un momento propizio per tutti, in cui contattare la propria luce interiore, ed esprimere nuovi propositi e nuovi desideri.
Accogliamo anche noi il ritorno della Luce con la sacralità che è dovuta a questo evento, e nella profondità del nostro essere contattiamo la scintilla del nuovo Sole nascente, e il messaggio di speranza e di rinnovata fiducia che sempre accompagnano ogni rinnovamento.
Per celebrare ritualisticamente questo magico momento di passaggio, Il Cerchio della Luna organizza un evento on line, cui è possibile partecipare inviando la propria iscrizione all'indirizzo [email protected]
Per chi fosse impossibilitato a partecipare, mettiamo a disposizione, a fronte di un piccolo contributo simbolico, la Meditazione per Yule ed un prontuario per eseguire un semplice rito nell'intimità della propria casa e famiglia.
In sintonia con la stagione, è possibile inoltre acquistare la meditazione del Sagittario, tappa del percorso che, di luna in luna, ci pone in contatto con il cammino evolutivo dello zodiaco, che traccia un sentiero di crescita spirituale in ognuno di noi, in armonia con la spirale evolutiva della vita.
Sempre in armonia con il tempo della luna di dicembre, è disponibile on line la bellissima meditazione per incontrare la Dea Sophia, fonte di Luce e di spiritualità più sublime.
Le meditazioni guidate sono disponibili on line ed è possibile acquistarle dal sito a fronte di un piccolo contributo, ai seguenti links:
https://www.ilcerchiodellaluna.it/central_avven...
https://www.ilcerchiodellaluna.it/central_avven_medDee.htm
CORRISPONDENZE di DICEMBRE:
Spiriti di Natura: fate della neve, fate delle tempeste, fate dei pini
Piante: agrifoglio, edera, abete, vischio
Colori: rosso, bianco e nero
Fiori: agrifoglio, cactus
Profumi: violetta, patchouli, geranio, incenso, mirra, lillà
Pietre: serpentina, giacinto, crisolito
Alberi: pino, abete, agrifoglio
Animali: topo, cervo, cavallo, orso, cornacchia, pettirosso
Divinità: Hathor, Ecate, Neith, Atena, Minerva, Ixchel, Osiride, Norns, le Parch
Energia: resistenza, morte, rinascita; giro delle maree sulla Terra. Oscurità. Tenebre. Piccoli artifici personali. Sentieri spirituali. Incontro con amici e famiglia, i solitari e i poveri.
LE FASI LUNARI DI DICEMBRE 2022
🌑🌒🌓🌔🌕🌖🌗🌘🌑
Luna Piena: 8 dicembre 2022 alle 04:07 in Gemelli
Ultimo Quarto: 16 dicembre
Solstizio d'Inverno: 21 dicembre
Luna Nuova: 23 dicembre 2022 alle 10:16 in Capricorno
Primo Quarto: 30 dicembre
Articolo completo, con consigli per la luna il giardino e in cucina, al link: https://www.ilcerchiodellaluna.it/central_Luna_Dic.htm
www.ilcerchiodellaluna.it
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moodeye · 1 year
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៹ 𝐀𝐋𝐀𝐒𝐓𝐎𝐑 "𝐌𝐀𝐃-𝐄𝐘𝐄" 𝐌𝐎𝐎𝐃𝐘 / 𝐁𝐈𝐎
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INFORMAÇÕES GERAIS: Alastor “Mad-Eye” Moody nasceu em 1955 e é, entre todos os alunos do sétimo ano, o mais velho, com 21 anos. Isso aconteceu porque, quando faltava um ano para se formar na Escola de Magia e Bruxaria de Hogwarts, Moody foi transferido para Durmstrang, onde permaneceu por três anos para aprofundar seus estudos na área das Artes das Trevas, já que a escola norueguesa era a única na Europa a oferecer essa disciplina no currículo. Foi lá que encerrou sua educação, mas, ao retornar para a Escócia, quis repetir o último ano em Hogwarts apenas para que pudesse receber o mesmo diploma de todos os demais membros de sua família. Ao longo de sua formação, Moody desenvolveu sua forte aptidão à carreira de auror e, quando adulto, tornou-se reconhecido e celebrado pela captura rápida e eficiente de muitos criminosos. Meticuloso e com uma certa tendência à paranoia, é introduzido no universo dos livros de Harry Potter como um homem já muito marcado pela passagem da guerra, possuindo inúmeras cicatrizes no rosto e já tendo perdido algumas partes do corpo, as quais substitui com próteses e razão pela qual caminha mancando e com o auxílio de uma bengala. Eventualmente sacrifica a própria vida pela de Harry Potter, encerrando sua trajetória brilhante na luta contra o lado das trevas como um dos maiores bruxos dos tempos modernos. 
PRINCIPAIS PONTOS DA PERSONALIDADE: Imprevisível, intenso e sempre honesto, Moody não tem medo de ser ele mesmo e por essa razão é tido pela maioria das pessoas como esquisito, frequentemente ficando à margem do convívio alheio. Filho mais novo de uma família de escoceses geniais e frios, Alastor foi resultado de uma gravidez não planejada e, embora ninguém fale a respeito, está convencido de que veio em um momento indesejado. Tendo nascido de pais mais velhos que já planejavam se aposentar, não chegou a receber muita atenção durante sua criação, acostumando-se a enxergar a si mesmo como um acidente/estorvo e constantemente espelhando-se no comportamento das irmãs gêmeas, quinze anos mais velhas. Por essa razão é altamente independente e maduro para sua idade, ainda que a ausência de acolhimento no ambiente familiar tenha tornado-o pouco familiarizado a gentilezas e demonstrações de afeto. Por isso, muitas vezes acaba sendo rude ou indelicado sem perceber. 
Tal afastamento afetivo foi pano de fundo para uma infância solitária. Ao longo dos anos, Moody foi desenvolvendo várias excentricidades sem ser notado, fazendo todo tipo de experiências e crescendo para se tornar um estudante brilhante em inúmeras matérias. Sua confiança nesse aspecto lhe garante certo respeito dos outros, mas é frequentemente entendida como arrogância e por isso faz com que Moody seja antipatizado pela maioria dos colegas (não faz por mal, mas também não chega a se importar quando descobre antipatias do gênero). 
Apesar de fraco de relações pessoais e tendo crescido à margem da família, Moody tem um enorme senso de justiça, segue à risca a máxima da intolerância diante da intolerância, não consegue discutir opiniões que considera estúpidas e é totalmente inflexível a respeito de certos assuntos. Seu temperamento é uma caixinha de surpresas e já é de conhecimento geral que Moody é melhor quando deixado sozinho. 
CURIOSIDADES: 
𝐂𝐀𝐋𝐋 𝐌𝐄 𝐁𝐘 𝐌𝐘 𝐍𝐀𝐌𝐄: ¹𝐀𝐋𝐀𝐒𝐓𝐎𝐑 ; ²“𝐀𝐋” ; ³"𝐌𝐀𝐃-𝐄𝐘𝐄" ; ⁴𝐌𝐎𝐎𝐃𝐘
¹ 𝐀·𝐥𝐚𝐬·𝐭𝐨𝐫 : 𝐚𝐧 𝐚𝐯𝐞𝐧𝐠𝐢𝐧𝐠 𝐬𝐩𝐢𝐫𝐢𝐭 𝐨𝐫 𝐝𝐞𝐢𝐭𝐲 𝐟𝐫𝐞𝐪𝐮𝐞𝐧𝐭𝐥𝐲 𝐞𝐯𝐨𝐤𝐞𝐝 𝐢𝐧 𝐆𝐫𝐞𝐞𝐤 𝐭𝐫𝐚𝐠𝐞𝐝𝐲 ; 𝐚 𝐦𝐚𝐥𝐞 𝐍𝐞𝐦𝐞𝐬𝐢𝐬. Só é chamado assim pelos pais. / ² Apenas para seus amigos mais íntimos! / ³ Mesmo que ainda não tenha o olho-mágico pelo qual ficará conhecido no futuro, o apelido Mad-Eye já circula pela escola, já que Moody está sempre olhando por cima dos ombros... / 𝐌𝐨𝐨𝐝·𝐲 : (𝐨𝐟 𝐚 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧) 𝐠𝐢𝐯𝐞𝐧 𝐭𝐨 𝐮𝐧𝐩𝐫𝐞𝐝𝐢𝐜𝐭𝐚𝐛𝐥𝐞 𝐜𝐡𝐚𝐧𝐠𝐞𝐬 𝐨𝐟 𝐦𝐨𝐨𝐝, 𝐞𝐬𝐩𝐞𝐜𝐢𝐚𝐥𝐥𝐲 𝐬𝐮𝐝𝐝𝐞𝐧 𝐛𝐨𝐮𝐭𝐬 𝐨𝐟 𝐠𝐥𝐨𝐨𝐦𝐢𝐧𝐞𝐬𝐬 𝐨𝐫 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐞𝐧𝐧𝐞𝐬𝐬 ; 𝐠𝐢𝐯𝐢𝐧𝐠 𝐚𝐧 𝐢𝐦𝐩𝐫𝐞𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧 𝐨𝐟 𝐦𝐞𝐥𝐚𝐧𝐜𝐡𝐨𝐥𝐲 𝐨𝐫 𝐦𝐲𝐬𝐭𝐞𝐫𝐲. É como prefere ser chamado pela maioria das pessoas.
𝐀𝐁𝐎𝐔𝐓: ¹𝐏𝐀𝐑𝐀𝐍𝐎𝐈𝐃; ²𝐌𝐔𝐒𝐈𝐂����𝐀𝐍 ; ³𝐑𝐄𝐀𝐃𝐄𝐑
¹ Moody está começando a ficar paranoico e vem piorando a cada ano (vive com a sensação de que algo ruim está prestes a acontecer). / ² Sabe tocar piano (mas finge ignorância quanto ao tema para qualquer um que lhe pergunte a respeito). / ³ É sempre visto pelos cantos lendo alguma coisa (geralmente volumes surrupiados da Seção Reservada). 
 𝐀𝐓 𝐇𝐎𝐆𝐖𝐀𝐑𝐓𝐒: ¹𝐃𝐔𝐑𝐌𝐒𝐓𝐑𝐀𝐍𝐆 ; ²𝐃𝐔𝐄𝐋𝐒 ;³𝐏𝐄𝐄𝐕𝐄𝐒; ⁴𝐒𝐔𝐁𝐒𝐓𝐈𝐓𝐔𝐓𝐄 𝐓𝐄𝐀𝐂𝐇𝐄𝐑
 ¹A educação prévia em Durmstrang faz com que Moody tenha modos típicos dos militares. / ²Não sabe ser razoável ou cortês em combate, por isso quase sempre fica sem dupla no Clube de Duelos, mesmo que nunca apele para a violência. / ³É provavelmente o único aluno a quem Pirraça evita provocar. / ⁴Como está em Hogwarts só por formalidade, já que encerrou sua educação em Durmstrang, frequentemente é convocado para atuar como monitor ou professor substituto de algumas disciplinas, geralmente DCAT ou Feitiços.
BANDA FAVORITA: Black Sabbath. 
BICHO-PAPÃO: Moody se vê encurralado por figuras encapuzadas, desarmado da varinha e incapaz de se defender. 
ESPELHO DE OJESED: Não entenderia a imagem se a visse. Nela, estaria com sua família diante da lareira, aparentando ter exatamente a mesma idade das irmãs e sentado entre as duas, não em seu habitual canto do aposento. Nessa visão, já é auror e é encarado por todos como um igual. 
CLUBES E ATIVIDADES EXTRACURRICULARES: Clube de Duelos, Clube de Feitiços e Clube de Poções.
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lastelladivega · 2 years
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È un concetto strano quello del sentirsi inutili, l’essere umano ha fato ed ancora fa tante di quelle cose; come è possibile che invece io mi senta come se mai potessi dare una mano a questo mondo che va avanti?  E mi ripeto che mi sto solo lamentando, che potrei fare tante cose ma non le faccio ed il problema è che me ne rendo conto, so che potrei rendermi utile studiando, avendo passioni, trovando battaglie da combattere perché sento che mi appartengono e smettere di essere una figlia, una nipote, una sorella, una ragazza qualunque ingrata, ma io non sento niente come mio, infatti spesso mi alzo, mi guardo allo specchio e me lo chiedo, mi domando quella cosa, quella cosa che mi terrorizza, quella cosa che ignoro, che non è un elefante, è un fottuto megalodonte in un monolocale: ‘ma poi io, qualche sogno ce l’ho?’
E la risposta è sempre ‘no, ma lo troverai’ rassicurante quanto basta per spostare un pò il megalodonte e uscire dalla porta ed entrare in quel mondo che si popola di gente che ha voglia di fare, di gente che si sacrifica per inseguire i propri sogni, e io mi domando: ma chissà come è sapere che c’è qualcosa che ti aspetta, chissà com’è avere gli occhi illuminati quando si parla di quello che si cerca, chissà com’è essere persone interessanti? Perché io sono così disperata che non invidio solo quelli che ce l’hanno fatta, ma quelli che ce la stanno facendo, quelli che stanno iniziando, quelli che inizieranno e provo pena per la gente come me, provo pena e tanta, tanta tristezza per chi non ha niente, per chi non ha nulla a cui aggrapparsi, non ho mai avuto un sogno, da bambina non avevo un lavoro che volevo fare, ne uno sport preferito, ne una materia preferita e sono ancora così: 
Quali sono le mie passioni? Non lo so, forse leggere, ma in realtà neanche tanto e comunque nessuno vuole starmi ad ascoltare
La criminologia? Forse, non ne sono sicura
E allora che se ne fa delle nostre vite? Qual è l’utilità di chi vive solo perché deve farlo? 
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ttaehyxx · 2 years
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SOBRE
o exterior nada poderia afetar-me, até pois, é impossível adentrar em um inexistente conceito. Encasulo-me em lugar algum – Seja por ruídos ou seja por gritos, a divisão permaneceria a mesma. Olhos atentos a um único objeto de interesse - ser, estar ou sentir. A classificação individual indifere-se de sua condição final.
Memória.
Humanidade. Existiria algo mais peculiar do que as qualidades básicas da vivência em si? De forma admirável, o ser humano é uma criatura tempestuosamente curiosa. A facilidade de marcar-se por aspectos desprazerosos ocorre com a mesma frequência do abandono de seus positivos. Pendurei-me por imenso tempo durante meu breve e letárgico viver na vazia crença - e de fato, vazia em inúmeros quesitos, de que a nomenclatura breve do 'viver' seria, em suma, fútil e tosca, com objetivo único de ocultar-nos do mórbido (e absurdo) reconhecimento do que é de fato a existência própria.
Exploração.
Moldamo-nos de acordo com experiências, especialmente em esta aclamada modernidade - onde a exposição ao consumo torna-se cada vez mais evidente. O que é deverá ser levado em consideração à quem foi: algo ignorado por muitos, visto que a fuga de si mesmo ocorre na sobrecarga do outro. Pela facilidade da vista, cega-se erroneamente com seus pecados enquanto busca pelo perdão de quem jamais ofertou algo para si - onde, ao contrário, apenas de ti retirou. No momento não crítico os deuses ou qualquer proclamada dividande celestial: refiro-me ao próprio ser. O masoquismo social e moral é extremamente notável e começa a corromper-se ao não só ao cometer densos sacrilégios de partido único, como sacrifica o seu respectivo coletivo.
A existência, por isso e inúmeros outros fatores é incrivelmente absurda. Me corrói: desejo gritar e rasgar toda a putrefata carne do pecaminoso ser¹ quando noto que a existência, existe. Insalubre e insensato. Por deveria o algo deveria possuir o desprazer de encarar isto?
Passado.
Eu,
poderia ser classificado com uma breve palavra. Indiferente. Para que importar-se? O final será sempre o mesmo, continuadamente - importe-se ou não. Repetitivo. Cansativo. Tedioso e desinteressante. Não me apetece.
Com o tempo, a obscuridade do pensar clareou-se com o conhecimento de alguém. Não porque ele mudou quem, no final, eu representava: todavia, porque pela primeira vez em anos, senti-me vista. Escutada. E de certa forma, humana.
Não tenho certeza se possuo capacidade para descrever William. Grande parte do que penso sobre tal pessoa é revelado logo em seguida ou ocultado no incerto destino. Todavia, tal fator deve-se mais a ignorância de si do que a simplicidade de quem ele é: afinal, o termo 'simples' definitivamente não poderia descrevê-lo.
Admito que enquanto percorro tamanhas localidades, a dureza da descrição é imensa. A subjetividade logo acolhe-me. A habilidade de uma escrita emocionalmente tão direta não é existente ademais de extrema totalidade por minha parte. Logo, envergonho-me caso em um determinado momento minhas descrições exaltarem-se.
Retomando,
William facilmente poderia ser descrito como tudo, mas jamais como nada.
Ele pode ser a suave brisa de uma milenal tempestade - no qual cautelosos olhares hesitam em compreender que a cerne do devaneio encontrava-se na desconhecida ilha.
" ...[...]A coragem (ou humana covardia) de resguadar-se em nela era imensa, e da mesma forma em que buscavam consolo, penetravam com corrivos líquidos nas suas raízes próprias.
Pela falta de compreensão, retém e aprisiona-se dentro de si na busca do entendimento próprio. O que não lhe fora alertado, no entanto, era que uma vez que a consciência sobre tal era existente, enterra-se para sempre quem fora evitado pelo olhar durante o percorrer.
Tais afrontosas memórias cultivadas em  alheios momentos outrora com a consequência do encarnecimento de si, faz com que resta a certeza sobre que o que lhe era cessa e apodrece dentro de quem um dia já foi.
Sussurros de uma terra distante e o cantigo impotente de deveres. O abandono de quem foi ou a busca de quem és?
A baía tranquilizava-se com a bondade divina, pois em dias era contestada com a ignorância dos deuses. Pacífico ante agressivo. Próximo outrora distante. Dizem que humanos espelham conceitos deíficos, mas como assegurar-se de quem escuta nossas súplicas não moldam-se de acordo com quem o busca? A certeza de que o lugar em seu meio um dia fora percorrido pela familiaridade quebra a sensação de que jamais fora visto pois jamais fora existente.
Talvez ele seria tudo isso,
talvez sobre isso, nada lhe era pertencente. [...]"
Nunca poderia eu obter o dom de categorizar alguém. A forma como observo o mundo claramente deturpa-se ao entrar em contato com os gritos constantes das anomalias. Todavia, de um ponto de vista ábdito, certamente é um humano prazeroso de acompanhar ao seu lado.
E, de forma definitiva, sua importância é reafirmada a cada dia que passa.
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theproblemishere · 2 years
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Non ero arrabbiata questa mattina, ero solo piena di dolore.
Ma questo a te non inporta, se ti senti attaccato ti devi difendere, anche quando sarebbe meglio che stessi zitto.
Hai dato, per la millesima volta, la conferma che sei egoista. Perché? Ti sei concentrato sul difendere/attaccare e nemmeno un minuto sulle mie urla di dolore.
Perché sono capricci i miei,
Perché tu puoi avere sogni e io devo lasciare andare i miei, perché non me li merito, sono cattiva, insopportabile.
Non sei un uomo che si sacrifica per un futuro con me, non fai nemmeno un lavoretto in casa. E a questo punto, mi chiedo a cosa mi serve un ragazzi che è buono solo a coccolare e poltrire?
Vorrei pulire la nostra casa, sistemarla, essere stanchi insieme la sera sul divano
E invece no, perché non meriti un cazzo, e a quanto pare io merito di lavorare per mandarti a stancare mentre in casa non c'è una volta che torno e trovo un piatto caldo, quando non lavori.
Non mi hai messo al primo posto nemmeno un giorno della tua vita.
E io calo la testa, vado a lavorare e sto zitta.
Perché sai, mi piace fare i finti innamorati quando abbiamo i soldi e passeggiamo, mi fa pensare alla vita che vorrei
Parlo di amore, e non sappiamo cosa sia darlo e riceverlo
Soffro, perché mi dimostri che ogni cosa che farai mi sarà rinfacciata, ogni lavoro che avrai lo perderai.
Soffro perché tu ti compri le scarpette da calcio da 50€ e quando io ho spesi 19,90€ per i vestiti della mia maturità me l'hai tirata dietro non perché non pensavo al nostro futuro, ma perché ti sentivi poco calcolato, e me lo hai detto il giorno che siamo andati a san siro, a coronare il tuo sogno.
Ma i miei sogni? Ci pensi mai?
Posso pensarci da sola, ma così toglierei soldi, affitti a noi. Ed evito!
Mai qualcosa per me, mai qualcosa che mi renda felice. Mi hai reso spensierata da giugno a settembre. 3 mesi.
Non è colpa mia se devo fartela a piedi o andare lontano, non puoi continuare a farmi pagare conti non miei. Basta. Bast. Basta.spero di morire piuttosto che avere questa vita per sempre
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capoetisa · 17 days
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Narrativa de versões de mim
Que as palavras redigem as turbulentas ondas do meu pensamento.
Há, na Língua portuguesa e em seus estudos linguísticos, dentro do gênero narrativa, 3 tipos diferentes de narradores. O narrador-personagem é aquele que participa da narrativa, do enredo. mas, por estar imerso demais, dispenso-o. Não me serve, está contaminado demais, imerso demais, carregado de subjetividade, de discurso não confiável e pouco verídico, incapaz de se ater aos fatos concretos. Há também o narrador onisciente, esse sabe demais e por deter tanto, é confuso, mal articulado, torduoso. Levaria muito tempo para desvendar os dizeres, organizar as ideias, investigar cada personagem. Não me serve, afinal, tenho pressa.
Sobra-me então a escolha mais adequada - o narrador observador. Esse se afasta da narrativa, senta-se em uma cadeira confortável e acompanhado de uma xícara de, suponho eu, chá, nada faz. Apenas observa, acompanha cada detalhe da progressão da narrativa, se aflita, impacienta, se compadece dos personagens e de suas escolhas, às vezes, desastrosas, descompensadas e destrutivas.
Hoje me sento ao seu lado, faço companhia a sua presença silenciosa e com uma xícara de bebida quente aqueço meu corpo... Que comece o desdobramentos dos fatos:
A Carol claramente não consegue lidar de forma saudável com as suas questões. E é por isso que tem tanto medo. O medo não reside na falta de coragem em realizar as experiências em si, reside na obscuridade que reside dentro dela. A transgressão da ética, a falta de moral, escrúpulos e bom senso residem dentro de si. Ela romperia todas as barreiras facilmente. Não há nada que a impediria e por isso ela tem medo, primeiramente em admitir que isso existe, seria desastroso demais simplesmente aceitar o seu eu. Não existe equilíbrio para ela. Ela é feroz, insaciável e completamente inescrupulosa e facilmente manipuladora para satisfazer os seus desejos mais egoístas, não há ninguém que a impediria, e se alguém ouse atravessar o seu caminho, ela o destrói. Ela sabe que é assim, mas não admite pra si mesma e sempre procura uma alternativa socialmente mais aceita para camuflar a sua persona maliciosa. Nenhuma questão é passível de ponderação. ela quer, ela vai, ela faz. Simples e transparente como a água.
A Ana valoriza cada pedacinho do que de fato completa a sua vida. Ela se doa completamente para o amor. Ela aceita, compreende, vive e se sacrifica constantimente para as pessoas que ama e que estão na sua vida, não há nada que seja grande demais, difícil demais. Tudo é possível para ela, ela é capaz, forte, amorosa e carinhosa, facilmente empática, disposta imediatamente a suprir, cuidar e amar, possui a compaixão quase religiosa, de todos que ela julga serem seus no mundo, um amor tão indescritível e puro que se sacrifica diariamente sem isso a definhar, ou prejudicar, é tão grande que na mesma medida que se entrega, se empodera e fortalece em cada garantia de completude da entrega, quanto mais de si entrega, mais de si se preenche tornando-a imparável, poderosa e indestrutível.
Porém, essas duas personagens inacreditavelmente opostas competem diariamente por sua garantia de lugar no mundo, já que ambas residem no mesmo espaço que comporta somente uma pessoa por vez, não há a possibilidade de ambas coexistirem, não é essa a natureza dessa narrativa, e contra esse fato não há o que se fazer, apenas aceitar as imparcialidades cruéis da vida.
No momento, Carol detém a vez, e ameaça desfazer tudo que Ana construiu até agora. Impiedosa e má, não compreende que seus desejos e anseios deveriam ser tratados de maneira mais saudáveis e não enxerga ou se nega a enxergar a periculosidade das situações que se coloca. Mas sempre que o suas atitudes ameaçam por destruição a existência de seu mundo, Ana surge implacável e poderosa e feroz e ambas entram em uma luta sangrenta e dolorosa, uma luta que nunca acaba por completo e acompanha essas suas personagens a eras e eras, sempre recomeçando e repetindo.
Ambas nunca conseguiram estabelecer a diplomacia, discutir acordos que visem a contemplação de suas duas existências. Durante eras e eras, a única resposta foi o conflito e o combate. Não existe paz! Essa palavra ou ao menos o seu conceito não existe, não se construiu e não dá nenhum vislumbre de existência.
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susieporta · 2 years
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Una riflessione pubblica.
In questi giorni mi è capitato di dire più volte a una bambina che i voti non contano. Che non sono quelli a definire chi sei.
Gliel'ho detto non perché questa bambina vada male a scuola, dunque per rassicurarla, l'ho fatto per il motivo esattamente contrario: a scuola è bravissima e ha tutti voti eccellenti, in ogni materia. Una media quasi irreale. Dunque tutto bene, direte voi.
No. Proprio per niente.
Il fatto è che mi sono reso conto che dei voti le importa troppo. Questa bambina ci tiene a essere sempre la prima, la migliore, la più preparata. Ieri mi ha confessato che vuole avere la pagella più alta dell'intera scuola. E, credetemi, io penso che potrebbe farcela sul serio.
Il punto, però, è che a quest'obiettivo sacrifica troppo, ultimamente quasi tutto il resto: si alza alle sei di mattina per ripassare bene, perdendo una preziosa ora di sonno, si porta libri e quaderni ovunque, durante i viaggi in auto, dai nonni, ripassa mentre guarda la tivù e spesso dopocena, a volte perfino in pizzeria, va in ansia e non si perdona quando non riesce a ottenere il massimo da se stessa. Un massimo, sia chiaro, che lei sola ha stabilito, che nessuno le ha mai richiesto. Nessuno nella sua famiglia ha mai preteso che fosse la prima, nessuno l'ha educata all'eccellenza o morte, anzi, nella sua famiglia manca proprio l'attitudine a questo tipo di atteggiamento perché i suoi genitori sono caduti e hanno fallito così tante volte che non riescono nemmeno a contarle. E benedicono ciascuna di queste loro cadute, perché dalle loro sconfitte, dai loro apparenti fallimenti, hanno imparato più che da qualunque vittoria. E sanno bene, anche, che a volte, dietro il vestito dell'eccellenza, l'emozione che prevale può essere la paura.
Questa è la ragione per cui, ieri, ho guardato negli occhi questa bambina e le ho augurato di prendere un brutto voto.
Non gliel'ho proprio augurato, in verità, ma le ho garantito che succederà. Perché a volte, anche quando ti impegni con tutto te stesso, può accadere una cosa che non ti aspetti. Perché il tuo meglio può non essere sufficiente. Altre volte, è semplicemente la vita a essere ingiusta, perché non è sempre vero che i migliori ce la fanno. Ho detto alla bambina di prepararsi a questo, e di chiedersi cosa farà quando succederà. Perché non si tratta di "se", ma di "quando": è solo questione di tempo. Lei mi ha detto: "Ma io non voglio che succeda", e mi è toccato precisare che la vita, ahimè, se ne frega di quel che vuoi, che spesso le cose accadono e basta. Ma le ho detto, anche - e non era una sterile rassicurazione, ma una cosa nella quale credo profondamente - che quando accadono cose che non vuoi non è affatto detto che sia un male, anzi. Significa che la vita ti sta offrendo un nuovo punto di vista che magari non avevi considerato. Vuol dire che a volte il mondo, per renderti più forte, ha prima bisogno di renderti fragile. E forse la nostra più grande forza sta proprio nella nostra fragilità, nella nostra attitudine a "romperci", perché è proprio quella che ci impedisce di restare chiusi dietro ai nostri muri, protetti dalle nostre convinzioni. La fragilità è ciò che ci permette di aprirci al nuovo. Che ci fa mettere in discussione. Non si è rasserenata del tutto, ma ho avuto l'impressione che avesse capito quel che stavo cercando di dirle. Di essere riuscito ad aprire una crepa. Mi sono ricordato quella frase di Leonard Cohen che dice che è proprio dalle crepe che entra la luce. Me lo sono fatto bastare.
La cosa che non mi lascia tranquillo, però, è che in realtà io so bene che a questa bambina ho mentito. Perché non è vero che i voti non contano.
I voti, purtroppo, per com'è strutturata la nostra società, contano eccome. Contano, per certi versi, più di tutto il resto. Ci educano, sia a scuola che sul lavoro, da sempre al successo, a provare a essere i migliori, a sacrificare quasi tutto sull'altare di una (presunta) perfezione, perfino a calpestare gli altri se possono rappresentare degli impedimenti per il raggiungimento dei nostri obiettivi. E anche noi genitori abbiamo assorbito questi modelli e questo tipo di mentalità, è inutile negarlo. Del resto: come avrebbe potuto essere altrimenti, dopo che ce li hanno inflitti a nostra volta? Ecco perché ci può accadere, magari, nonostante tutte le attenzioni, di far sentire i nostri figli involontariamente sbagliati, o non all'altezza, o di spingerli a primeggiare in discipline o in materie che magari nemmeno amano, a perseguire obiettivi che non desiderano davvero. Di mostrarci eccessivamente delusi quando il risultato non è quello sperato. O di pensare, al contrario, che i problemi non ci siano quando il risultato ci conforta. Magari non lo facciamo in modo esplicito, non lo facciamo in maniera del tutto consapevole, ma li educhiamo implicitamente a questo.
Pensiamoci: qual è la prima domanda che rivolgiamo loro quando tornano da scuola? Quasi sempre chiediamo: "Com'è andata?", e quasi sempre come risposta otteniamo l'immancabile: "Bene", davanti al quale ci fermiamo. Perché la verità è che vogliamo solo essere rassicurati. La domande giuste, invece, lo sappiamo tutti, sarebbero altre. Solo che sono domande che costano.
"Come stai oggi?", "Come ti senti?", "Cosa ti ha reso/a felice o cosa ti ha messo in difficoltà?". E sono domande difficili, certo. Sono domande che tendiamo a evitare, o che facciamo troppo poco, perché non vogliamo sentire davvero le risposte. Non li vogliamo sentire mentre magari ci dicono: "Sto una merda", "Mi sento solo", "Mi sento inadeguata", "Cerco di coprire la mia ansia prendendo tutti voti alti", oppure, al contrario, "Vado male a scuola perché forse solo così mi vedrai, solo se sarò un problema per te ti occuperai davvero di me, e non ti farai bastare le solite risposte di circostanza".
Invece la realtà in cui viviamo immersi converge verso un'unica convinzione: ti ameremo, ti ameranno, solo o soprattutto quando farai il bravo/a. Quando corrisponderai alle aspettative. E ci convincono troppo presto che l'amore sia quella roba lì, che abbia a che fare con il merito, e forse non a caso se questa parola è stata, ultimamente, così spesso fraintesa e tirata in ballo a sproposito.
"Ti vorrò bene solo se farai o desidererai le cose giuste", ecco il messaggio che continuerà a passare se resteremo schiavi di questo modello. Ecco il principale elemento della crisi che sta toccando moltissimi adolescenti. Ciò che li fa sentire invisibili, rifiutati, spesso poco adatti.
L'amore vero, quello sano, invece ti vede e ti accoglie proprio quando cadi, fallisci o perdi. Quando ti trovi davanti a qualcuno che non capisce bene chi è o cosa vuole diventare. Quando quel qualcuno non ha le ambizioni che speravi tu. Quando non esistono risposte giuste. Soprattutto allora. Perché non è evitare la polvere che ci salverà, non è evitare un cinque o un quattro o un due. È più probabile che, invece, lo faccia il riuscire a guardare in faccia quel cinque o quel quattro o quel due, oppure quel dieci, riuscendo a vedere il bambino o la bambina spaventati e affamati d'amore che ci stanno dietro. È a loro che bisogna parlare, a quella paura, a quel terrore, è loro che dobbiamo riuscire ogni volta a raggiungere.
Non solo quando quelle bambine o quei bambini sono i nostri.
Perfino quando quei bambini siamo noi.
Matteo Bussola
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scontomio · 24 days
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"Uma Coisa Absolutamente Incrível" (Os Carls #1)
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Sɪɴᴏᴘsᴇ Oғɪᴄɪᴀʟ: Um misterioso robot aparece em Nova Iorque... e em São Paulo...e em Buenos Aires...O que se está a passar? São 3 horas da manhã e April May tropeça numa escultura GIGANTE; uma espécie de robot com três metros de altura e aspeto de samurai. Perante a descoberta, April faz a primeira coisa de que se lembra: filma a bizarra estátua. O vídeo é publicado no YouTube e, da noite para o dia, April torna-se famosa por ter sido a primeira no mundo a registar a existência da estátua — aquela que viria a ser parte de um conjunto de mais de 60, espalhadas por várias cidades do mundo. Pouco habituada ao estrelato e às consequências da fama viral, April torna-se internacionalmente famosa e fica associada aos robots. Um movimento emergente desperta. As pessoas querem saber: O que são estes robots e porque existem? Quem os terá criado? E mais importante ainda: serão perigosos? April começa a sua investigação e, reunindo um grupo improvável de pessoas, tenta perceber a origem destes robots e o seu sentido neste mundo. Hank Green explora de modo magistral a forma como lidamos com o medo e o desconhecido, e como as redes sociais transformaram aquilo que entendemos por fama. No seu fantástico romance de estreia, Hank Green revela-nos a história de uma jovem que se torna acidentalmente famosa — para logo se encontrar no epicentro de um mistério muito maior do que poderia imaginar.
Aᴜᴛᴏʀ: Hank Green.
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ALERTA SPOILERS!
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O Mᴇᴜ Rᴇsᴜᴍᴏ: April May começa o livro a dar-nos contexto sobre si e sobre a sua situação, explicando tudo, desde o trabalho dos pais envolver equipamentos leiteiros, a como isso a fez contrair dívidas ao estudar Belas-Artes, a ter conhecido e ficado colega de quarto da sua atual namorada, a tornar-se amiga do Andy e por fim, como a junção de todos esses acontecimentos a levou ao seu emprego atual numa start-up com práticas duvidosa que abusa dos trabalhadores, longe do seu amor pela arte. Acontece que, de forma irónica, a maldita start-up acaba por ser o que a conduz até ao epicentro de um acontecimento que vai impactar a humanidade para sempre. A sair do trabalho às três da manhã por a empresa ser uma "família" (o que é só código para "torna o trabalho a prioridade da tua existência e sacrifica-te por quem recebe o dinheiro"), uma série de coincidências que nada têm a a ver com o acaso encaminham April para a 23rd Street, onde se depara com uma coisa absolutamente incrível (viram? ah pois): um transformer esculpido em metal com quase três metros de altura e um fato de samurai, simplesmente pousado no passeio. A primeira coisa que lhe passa pela cabeça? WOW, claro. A segunda? Acordar o Andy em plena madrugada e obrigá-lo a trazer os seus equipamentos de youtuber amador para apresentar o Carl ao mundo (sim, Carl, mas não deviam estar surpreendidos por ela chamar a um mega robô um nome desses quando o autor literalmente escolhe "abril maio" para a sua protagonista). Andy em posição, acabam por decidir que deve ser a April a ficar com o holofote e a aparecer em câmara por razões de credibilidade, o que é o que acontece antes de voltarem a casa para dormir o resto da manhã. O vídeo é postado, e aí tudo muda. Na manhã seguinte já há milhões de visualizações, lucros a dividir e carradas de e-mails à espera da April... além de notícias sobre o aparecimento de mais de 60 Carls por todo o planeta. Ninguém sabe como é que os Carls foram parar às posições onde estão, ninguém viu equipas de instalação e as imagens de segurança têm cortes súbitos, onde se ouve uma música dos Queen no plano de fundo?! Atraída pela possibilidade de pagar as dívidas de estudante e de se livrar do emprego que odeia, April entra no redemoinho mediático que se forma à volta dos Carls e compromete-se, de forma permanente e sem perceber, a representar tudo o que os robôs podem acabar por simbolizar. Novas pistas começam a surgir sobre a origem dos Carls, cada uma mais rebuscada e anómala do que a anterior, e April dá um passo consciente para se tornar uma figura pública e controlar a narrativa à sua volta, separando aí quem ela é da pessoa que quer mostrar às câmaras. Daí para a frente, a possibilidade da existência de vida extraterrestre começa a ser levantada e April percebe que se enfiou num buraco mais fundo do que pensava. A sua subida à ribalda não vem sem os seus senãos, por cada mão estendida há outra que lhe agarra as pernas, mas a protagonista, junto de um grupo muito peculiar, está focada num objetivo maior: perceber se os visitantes da Terra são amigáveis ou não, e se conseguem manter a ilusão que a April criou se forem perigosos.
Cʀɪᴛᴇ́ʀɪᴏs ᴅᴇ Cʟᴀssɪғɪᴄᴀᴄ̧ᴀ̃ᴏ:
Qᴜᴀʟɪᴅᴀᴅᴇ ᴅᴀ Pʀᴏsᴀ: É uma prosa cheia de comédia, muito direta, melhora a cada capítulo, isso é o mais notório, e tem o ritmo perfeito, se é que me entendem, nada é brusco ou demorado de mais, há um equilíbrio. O facto de a April estar a contar o que lhe aconteceu no passado para um livro (ups foi spoiler? bem, eu avisei) torna a voz narrativa muito mais apelativa e os acontecimentos mais interessantes do que se estivessem a acontecer no exato momento em que sabemos deles. Os diálogos são muito naturais, isso transparece de imediato, e qualquer momento que possa parecer irritante, por exemplo, quando a April fala de não concordar muitas vezes com o que está prestes a revelar que fez, é desculpado, da forma que em muitas histórias não é porque ela está a narrar algo que aconteceu há muito, não simplesmente a fazer-se de melodramática e a fingir que não consegue evitar ser horrível quando não o quer ser. Nunca li nada do John Green (sim, eu aqui nado contra a corrente, não esperem o contrário) mas se escrever com metade da habilidade do irmão, já tem alguma consideração minha. Vê-se o esforço em todas as páginas.
Hɪsᴛᴏ́ʀɪᴀ: Nunca li ficção científica e, honestamente, duvido que alguma vez o fizesse por opção consciente, mas isto parece-me a história perfeita para quem, como eu, não está habituado ou particularmente interessado no género. Isto pode retirar pontos ao livro para quem está submerso no género e é um grande fã, mas a obra, apesar de falar constantemente na anomalia que é o Carl e entrar para o seu lado extraterrestre várias vezes, consegue manter os temas sobrenaturais à superfície, e só mergulhar quando é preciso. Para me fazer entender melhor, as experiências de uma invasão (ainda que suave) estão todas lá, mas o livro foca-se mais no crescimento, ou falta dele, da April, dos à volta dela, na cultura da internet e nos efeitos que um acontecimento como vida alienígena pode ter na forma como a humanidade se relaciona. "Uma Coisa Absolutamente Incrível" acaba por ser mais filosófica e provocadora do pensamento do que uma aventura sobre aliens, porque os próprios aliens, há que admitir, limitam-se a existir como figuras cómicas que se maravilham à sua maneira com os humanos, sem estarem sequer conscientes dos problemas existenciais que criaram à espécie. O conteúdo agarra-nos do início ao fim, jogando com o ridículo e com a seriedade com mestria.
Pᴇʀsᴏɴᴀɢᴇɴs: Não há uma única personagem oca neste livro. Claro, com o número de páginas que tem, seria difícil não desenvolver as pessoas que as preenchem, mas dá mesmo a sensação que houve muita intencionalidade por trás delas. O caso de April é particularmente interessante, ela cresce e não cresce ao mesmo tempo. Como pessoa, a April tem muito a que se lhe apontar, tem muitas falhas, mas isto não é o caso normal da protagonista adoravelmente imperfeita que, por mais erros que cometa, apela ao nosso apoio, oh não. A April é praticamente insuportável, revela-se menos empática, madura, emocionalmente inteligente e mais irritante a cada página, dá mesmo vontade de abanar a miúda, com força. No início, ela ainda é alguém por quem queremos torcer, mas ao longo do livro, a internet e outros fatores puxam-na, cada vais mais, para um lugar onde as partes feias dela podem florescer. Há momentos no livro onde ela cede, parece começar a compreender, mas são breves, espaçados, e nunca sabemos se são realmente genuínos ou se houve uma outra motivação, mesmo que pequenina, a impulsionar essas atitudes. A transformação da April parece um ensaio sobre o poder corruptor da fama e da internet, onde se mostra que quando chegamos a um certo patamar de notoriedade, as pessoas deixam de reparar que somos feitos de carne e osso como elas, e passam a ver ouro e tudo o que é bonito em todos os nossos cantos. Então não, a April efetivamente não cresce no tempo que se passa o livro, mas ao mesmo tempo fá-lo, porque ao revelar que a sua pessoa presente não concorda com nenhuma das suas ações do passado que estão a ser relatadas, indica que houve algo que a acordou. É muitoooooo curioso. Com os outros personagens, vemo-los também a passar por uma metamorfose, sendo afetados pela espiral descendente de April. Há comentários subtis sobre a forma como a Miranda, que estava sempre certa e factual em relação a tudo, começa a duvidar e a colocar o benefício da dúvida em tudo o que afirma depois da April mexer com a sua cabeça. A Maya também se deixa moldar, apesar de reter um pouco mais de firmeza do que os outros (todos os factos sobre ela são perfeitos, já mencionei que ela é a minha favorita, quer dizer, misturar gatos, política e desenhos?! O grande google diz que Maya é um acrónimo para Mega Armadilha...de corações (sim, o Y e o A não estão lá, nem venham) Depois há o Andy, que vai de desengonçado, a assustado, a amargurado, a raivoso, a perdido e com mais dinheiro do que alguém alguma vez poderia precisar, mas sem o suficiente para lhe atribuir um propósito que o preencha. Por último há o Robin, que assumo que funcione como uma espécie de espelho da sua indústria e da pessoa em que April se está a tornar. Não sei, ele teve o percurso menos claro para mim, apesar de ser tudo a descer até à rua da miséria, não consigo bem dizer o que se passou com ele (mas ele é bonito como tudo e já disse que ele é o meu segundo favorito? ah pois, a culpa é tua Hank Green, agora vou retirar pontos ao teu livro porque não tive Robin suficiente para o poder entender...e raptar). Arruinar os personagens todos é algo fora da caixa, mas alguém mudar para pior continua a ser um desenvolvimento, e é de aplaudir quando isso é bem feito.
Rᴏᴍᴀɴᴄᴇ: Não é um livro particularmente romântico, claro, há relações, mas a April lança a sua bola demolidora contra todas elas. Ela é tóxica com a Maya, aproveita-se da Miranda e bolas, as investidas com o Robin nem dão frutos (deviam dar, alguém tem de conseguir seduzir o Robin). Não é o livro para vermos como é que as relações funcionam, é mais o oposto.
Iᴍᴇʀsᴀ̃ᴏ: Não consegui pousar o livro, fiquei três dias a ler até às três da manhã (hora em que a April encontrou o Carl, devo acreditar nas teorias da conspiração?) porque todos os capítulos terminam com alguma coisinha que encoraja a continuar a leitura, muito esperto Hank, muito esperto. O facto de todos os puzzles serem criados com uma inteligência imensa não ajudou, acreditei mesmo que os conseguia resolver antes das soluções serem reveladas e falhei sempre, mas foram das minhas partes favoritas do livro. Claro que ficam muitas questões em aberto no fim, acredito que isso seja intencional sendo que há uma sequela.
Iᴍᴘᴀᴄᴛᴏ: Li isto pela primeira vez há uns três anos (outra vez o três, Hank...) e não me lembrava de NADA, tirando o facto de também não ter entendido NADA na altura (outro exemplo do facto de que se conseguir ler a uma certa idade não significar que se deva ler). Foi uma viagem voltar ao livro com a memória limpinha e depois de o ler, posso dizer que não me vou esquecer dele tão cedo, as perguntas que o autor consegue levantar, em especial o impacto da internet e como é tão mais fácil mergulharmos neste mundo de admiradores que não estão fisicamente presentes em vez de trabalharmos nas relações à nossa volta...Wow. Vou repetir, muito esperto.
Cʟᴀssɪғɪᴄᴀᴄ̧ᴀ̃ᴏ Fɪɴᴀʟ:⭐⭐⭐⭐+ ½
Iᴅᴀᴅᴇ Aᴄᴏɴsᴇʟʜᴀᴅᴀ: 17 anos pelo menos. Há alguns palavrões espalhados pela obra, não muitos e não muito fortes mas para mim são sempre desagradáveis. Há alguns innuendos e passagens sobre intimidade, também rápidas, e umas duas ou três cenas descritivas de violência. O livro não se alonga demasiado nesses tópicos e eu sei que há gente muito mais nova que lê coisas mais pesadas (outra coisa que eu discordo veementemente, qual é a pressa em encher o cérebro de lixo?) mas o meu blog é o meu blog e eu não aconselho esse tipo de coisas a leitores muito novos e, quando poder, não as aconselho de todo. Mas mesmo assim, a razão principal para aconselhar este livro para pessoas com pelo menos 17 anos tem a ver com o nível de entendimento que é preciso para o ler, o autor enfia muitos tópicos revelantes no livro, e para retirar todas as conclusões que ele intencionou que retirássemos, é preciso alguma experiência e conhecimento.
Cᴏɴᴄʟᴜsᴀ̃ᴏ/Oᴘɪɴɪᴀ̃ᴏ Fɪɴᴀʟ: Este livro foi algo totalmente fora da minha zona de conforto literária, e valeu a pena. Preciso da sequela (e da mini história com mais tempo com o Robin que ouvi dizer que existe?!) o mais cedo possível, e vocês também mas, primeiro, leiam o primeiro volume. RECOMENDO. (Ah e se estão a estranhar as classificações tão altas nos livros que tenho falado não é por eu ser fácil de agradar, é porque estou a começar pelo que tenho na minha estante, e a maioria é fantástico)
Pᴀʀᴀ ᴏʙᴛᴇʀ: Uma Coisa Absolutamente Incrível, Hank Green - Livro - Bertrand
Assɪɴᴀᴅᴏ: Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ 𝐿𝓊𝓏 Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ
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