#Sento il bisogno di fare un dipinto basandomi su sto concetto
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noridal · 2 years ago
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Non so chi mi aspetto leggerà questo post, ma chissene. È un pensiero che mi ronza per la testa da un po' ed è ora di buttarlo in pasto a qualche presenza online a casuale.
È curioso come Prisoner 709 di Caparezza sia uscito lo stesso anno in cui ho fatto coming out ai miei genitori in quanto ragazzo trans.
Per quanto l'album non parli esplicitamente di tematiche trans, per me brani come prosopagnosia le centrano in pieno("e non aspetto altro/che avere un altro aspetto", "and if you call my name/I don't recognize it/and if I look at my face/I don't recognize it"), al punto che descrivono perfettamente la mia esperienza.
Dopotutto la base è pur sempre una crisi d'identità: rendersi conto di non essere quello che il resto del mondo vede, chiedersi fino a che punto tu sei effettivamente la persona che indossa la maschera, e non il contrario.
Michele era prigioniero del ruolo di Caparezza, io del ruolo di donna, e adoro come nell'album si possano sentire quegli attimi di puro malessere e disperazione (penso a Minimoog), fino ad arrivare a una velata follia. Autoipnotica in particolare è un brano che attiva qualcosa a livello interiore: il modo in cui viene cantata, le metafore, tutto ha l'aspetto di qualcuno che è a tanto così dal perdere la testa, eppure sta finalmente scappando dalla situazione che l'ha portato a tal punto.
È un fuggiasco -non sa cosa gli riserva il futuro- però è libero. Ha fatto il salto nel vuoto nella speranza che tutto vada bene, anche perché sta già andando male. Non è vero che non ha nulla da perdere, ma è inutile tenerselo stretto se questo ti costa non solo la tua felicità, ma anche la tua sanità mentale.
Quel periodo della mia vita è stato critico per me, con la paura di venire rinnegato da famiglia e amici solo per riuscire a stare un po' meglio nel corpo che mi toccava avere.
Ci sto ancora male se ci ripenso, e sono già passati cinque anni. All'epoca mi aggrappavo a questo album perché lo interpretavo come "anche se vivo qualcosa di diverso, capisco come ti senti", era una garanzia che avrei potuto venire compreso anche fuori dalla comunità trans.
E adesso che è uscito Exuvia sento che almeno questo arco narrativo si è concluso. C'è stata un'evoluzione, ci sono altri problemi, ma almeno questo si è risolto. C'è ancora altro da definire e scoprire, ma le fondamenta sono solide, ed è questo che conta per adesso.
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