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#S. Maria della Croce
manenterosari · 5 months
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Questo Rosario da Combattimento® – realizzato in onore della Madonna della Medaglia Miracolosa – è assemblato a mano nel nostro laboratorio in Roma. La catena a palline* e tutti i componenti sono in acciaio inossidabile, un materiale ipoallergenico, estremamente durevole nel tempo, capace di resistere a ossidazione, corrosione e ruggine.
Questo rosario, infatti, è uno dei nostri prodotti religiosi 100% Acciaio Inox: non scolorirà mai e, avendo una circonferenza standard di 62 cm, può essere indossato come fosse una collana. (Nel dubbio, vi consigliamo di misurare la circonferenza della testa utilizzando uno spago o un metro da sarta. Guarda QUI come fare).
L’originale Rosario da Combattimento® è un prodotto esclusivo della MANENTE Rosari – Roma; si tratta della riproduzione esatta dei rosari che venivano distribuiti ai soldati americani durante la Prima Guerra Mondiale: rosari particolarmente leggeri e resistenti, realizzati impiegando una catena a palline di metallo. Nella simbologia che lo connota, tuttavia, questo rosario vuole anche richiamarsi al tema del “combattimento spirituale”. (QUI + info sui Rosari da Combattimento).
Analizzandolo nel particolare, vediamo che questo rosario è corredato dal Crocifisso del Perdono e da una bellissima Crociera della Medaglia Miracolosa:
• l Crocifisso del Perdono è un meraviglioso sacramentale della tradizione cattolica, che la MANENTE Rosari ha fatto realizzare in acciaio inossidabile 316L con iscrizioni in latino; un’esclusiva unica al mondo, un gioiello sacro ricco di profondi significati spirituali. Analizzandolo nel particolare, vediamo che nella parte frontale, in alto, è riportato il Titulus Crucis “IESUS NAZARENUS REX IUDÆORUM” (INRI), un’antica iscrizione che si rifà a quella conservata nella Basilica della Santa Croce di Gerusalemme in Roma, a significare la regalità di Cristo. Mentre nella parte posteriore troviamo l’immagine splendente del Sacro Cuore di Gesù circondata da due iscrizioni che ne richiamano l’infinita misericordia: “Ecce Cor quod tantum homines dilexit” (“Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini”, dalle visioni di S. Margherita Maria Alacoque), e “Pater dimitte illis” (“Padre perdona loro“, le parole di perdono pronunciate da Gesù sulla Croce nei confronti dei suoi carnefici – Lc 23,34). Sempre nella parte posteriore, ma in basso, troviamo il monogramma mariano più diffuso nell’ambito dell’arte sacra: l’Auspice Maria (A+M), letteralmente “Sotto la protezione di Maria”. Infine, poco sopra il monogramma è presente anche una stella, a rappresentare “Maria stella del mattino”, uno dei titoli con i quali viene chiamata la Madonna nelle litanie lauretane.
• la Crociera della Medaglia Miracolosa è anch’essa un prodotto esclusivo dalla MANENTE Rosari (2,5 cm di altezza e 2,5 mm di spessore); è realizzata in acciaio inox 316L e presenta una lavorazione di rifinitura completamente manuale; inoltre è fedele in ogni dettaglio al modello originale, secondo quanto rivelato dalla Madonna a Santa Caterina Labouré nelle apparizioni di Rue du Bac (Parigi).
Sia il crocifisso che la crociera sono degli autentici gioielli sacri. Fanno parte, infatti, della nostra linea di prodotti 100% MANENTE Rosari, articoli religiosi di eccellenza, unici al mondo, che si contraddistinguono per l’assoluta cura dei dettagli e l’esclusività del design.
Bella, essenziale, leggera e resistente, questa corona del rosario è uno strumento ideale per la recita quotidiana del Santo Rosario Mariano. Chi dovesse acquistarla la riceverà all’interno di una scatola di metallo completa di garanzia (vd. foto).
Per chi lo desiderasse, infine, selezionandola dal menu a tendina qui sotto, è possibile aggiungere una Medaglia di San Benedetto (Ø 2 cm – acciaio inox 316L). In caso di acquisto la medaglia verrà montata su un lato della crociera.
⇒ QUI porta-rosario in vera pelle “pieno fiore” ⇒ QUI per visualizzare questo rosario in altre varianti ⇒ QUI + informazioni sui Rosari da Combattimento
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jacopocioni · 7 months
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Le curiosità dei fiorentini, settima triade
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Ecco la settima triade delle domande dei fiorentini curiosi. Domanda di Elena: Articolo molto interessante, leggendo mi è sorta una curiosità: è noto dove finirono i resti di coloro che erano stati inumati inizialmente in Santa Reparata e disseppelliti per i lavori di manutenzione? In riferimento a questo articolo: Santa Reparata e il suo cimitero Risposta di: Alberto Chiarugi Posso dire una mia opinione. A quel che penso, dovevano rimanere nel sacello familiare, perché se non ricordo male, Ginevra degli Amieri si risveglia accanto a degli scheletri, teschi e ossa, provandone ribrezzo. Quando i guelfi conquistarono definitivamente Firenze, in Santa Reparata, venne aperta la tomba di Manente Farinata degli Uberti, e le ossa a spregio vennero gettate nelle strade. Domanda di Massimo: Buonasera, sono Massimo Fabbri, giornalista fiorentino in pensione (tra l'altro conosco dagli anni '80 il vostro fondatore Franco Ciarleglio, che saluto, in quanto amico di un amico comune, il dott. Gualtiero Monici !) e vorrei sapere come mai io, che abito a Rifredi in via Circondaria, negli anni '70 ricordo benissimo che ero in zona ROSSA, appartenente al quartiere di S.M. Novella e tifavo di conseguenza. Poi, dopo un periodo di pausa per essere stato all'estero, negli anni '90 il quartiere è diventato AZZURRO e mio figlio è tifosissimo azzurro ... cosa è successo...perchè Rifredi non capisco come rientri toponomasticamente con S. Croce. grazie, attendo cortese risposta Massimo Fabbri Risposta di: Franco Ciarleglio
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Un caro saluto a Massimo Fabbri. Confermo che l'attuale zona di Rifredi era amministrata nei territori del Contado Fiorentino (extra moenia) dal Quartiere dei ROSSI di SANTA MARIA NOVELLA. Per la precisazione il territorio dei Rossi si sviluppava fuori le mura a sinistra della via Fiesolana (attuale via degli Artisti), uscendo da Porta a Pinti, sulla base degli Editti quattrocenteschi ritrovati da Luciano Artusi presso l'Archivio di Stato. . . Queste le seste tre domande e risposte giunte in redazione, hanno contribuito: Franco Ciarleglio e Alberto Chiarugi. Chiunque desideri porre una domanda può leggere qui: https://www.florencecity.it/le-curiosita-dei-fiorentini-fate-le-vostre-domande/ Read the full article
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cafonazzo · 7 months
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SOGGETTO LYRICS 2 / 2
wishxanny wish fai presto, ho finito il gas bro wish fai presto, sta finendo l'X bro Charles Manson, sono bello preso preso un pacco ma non chiedo il reso quest'Inverno mi sveglio all'inferno faccio affari con il Padre Eterno Issey Miyake costa un palo e mezzo prendo un palo e dopo lo spendo woah mi si chiudono gli occhi ma son sempre sveglio bastardo ha il naso rotto non ha preso un destro salto sulla base dopo mi destreggio a volte alzo soldi per farti uno sfreggio di che mi sballo oggi? la metto a sorteggio questo non è niente aspetto ancora il peggio addosso c'ho designer certo che m'atteggio "smettete di copiarmi" questo è il mio appello sono un VIP entro dalla backdoor tu vendi il culo come una escort nuova giacca di Moncler, mi calza a pennello li sto alzando dal PC come gli Esports [...]
style libero x soda fa le bollicine e canta un jingle, Bubblè sono off dai Radar, non mi trovi Saddam Hussein ne ho fumate 13, nonstop, Freddy Krueger smetti di far musica ti prego non hai scuse incontro con i top player a porte chiuse WIshxanny dentro al backseat sta rollando, d'usse pillola color rosso passione mi seduce muoio su una croce al contrario come il duce bevo 10 birre sono in piena come un fiume sono spesso e volentieri in situazione brutte vecchio sporco bastardo ma non canto dentro ai Wu tang vesto tutto bianco e nero ma non tifo juve tu vuoi un feat con me attieniti alle procedure caso chiuso, senza prove cadono le accuse non vedo persone mo vedo solo figure vedo colori nuovi, + 50 sfumature maria de flippi, cazzo apri quelle buste dico solo cose strane, stranamente giuse sto fumando loud, sto alzando il volume faccio un parcheggio a S ma sbaglio le misure [...]
roma kapitale sono a roma kapitale mi sto cappottando voglio un quarto di milli solo sul mio braccio sto vestendo nero ma non sono un fascio minchia sono troppo forte come cazzo faccio ya sto pensando ai soldi, bombe, oppure al calcio nuovo re di caserta non mi chiamo Carlo tengo il tocco divino come Diego Armando brother mangiati qualcosa ti vedo un po' bianco come a scuola tengo soldi e droghe sotto al banco sto nel braccio della morte eppure sto pariando ya studio le schedine come un laureato sono a roma kapitale e sto cafonando loro dicono che stilo, beh, grazie al cazzo per quello che spendo ci mancherebbe altro sono un uomo semplice mi piace il calcio mentre alla scena italiana penso piaccia il cazzo sto in provincia, bevo Heineken, Campari e ghiaccio nella tua città sto fenomenando sono a Roma Kapitale capitalizzando per fare il fenomeno, bro, questo ed altro [...]
influencer faccio tracce che non hanno un senso faccio la storia in un minuto e mezzo tu fai storie come un influencer invece lo sanno tutti che sono un rapper per il modo in cui Big Loui consuma non pensa a quanto spende cosa faccio nella vita? il rap e mangio bene quand'è che ti sballi Big Loui? lo faccio sempre ed a farlo sempre sono uscito deficente però dalla pancia sono uscito Vincente Big Loui mette il cazzo in testa a questi rappers Big Loui non paragonarlo ad altra gente sanno tutti da dove io vengo l'accento si sente [...] stavo sulle X come un depresso stavo sotto al valium ero steso chi cazzo ti ha detto che mi fermo sono il main topic, il soggetto sono il CEO come Besos infatti penso solo ai soldi e al fashion entro nella stanza e fermo il tempo meglio morire povero che servo [...]
ke valore dai tu in Italia vogliono tutti il successo degli altri rappers sono solamente truffe e contratti veniamo da Giù siamo terroni e briganti dimmi che valore ai soldi e ai diamanti che valore dai tu ai soldi che valore dai tu ai sogni che valore dai ai tuoi homies piacere sono Loui sono iconic sono icona ya, sono icona ya 10 dentro ai jeans Maradona Loui come fabrizio non perdona prego ca riman è na jurnata bbona prendo tutto e vado via, anni che seguo la scia faccio corse in farmacia ma non tengo l'allergia pensano sia una pazzia, non è una trap è un abbazia prego la Vergine Maria, sto dribblando fra corsie [...]
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lamilanomagazine · 1 year
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Per la 1^ volta a Verona la corsa di orientamento.
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Per la 1^ volta a Verona la corsa di orientamento. Mercoledì 4 ottobre arriva la tappa cittadina dell'European Orienteering Championships 2023, i Campionati Europei Sprint di corsa orientamento, validi come finali di Coppa del Mondo, che, per la prima volta in Italia, vedranno correre con mappa e bussola 2mila partecipanti in rappresentanza di 39 Paesi. Si correrà alla mattina, dalle 8.30 alle 12, nei quartieri di Borgo Venezia e di Borgo S. Croce sul territorio della Circoscrizione 6^ e, dalle 14 alle 16.45, in centro storico con arrivo e partenza da piazza Bra. Durante la competizione le strade interessate dal percorso saranno chiuse al traffico. La particolarità della manifestazione è che non è previsto un percorso ufficiale di gara. Per ciascun partecipante infatti la sfida è quella di giungere all'arrivo nel minor tempo possibile affidandosi agli unici strumenti a disposizione, la mappa della città, la bussola e la sua capacità di orientarsi e guadagnare terreno all'interno di un perimetro prestabilito ma che, contrariamente a quanto avviene per le gare tradizionali, non sarà delimitato da transenne. Per consentire la realizzazione dell'evento, nei quartieri di Borgo Venezia e di Borgo S. Croce dalle 8.30 alle 12.30 e il Centro storico dalle 14 alle 17.30, saranno interdetti alla circolazione del traffico veicolare. Perimetro di gara Borgo Venezia e Borgo S. Croce - divieto di transito in via Guido D'Arezzo, via Scarlati - tratto compreso tra via G. D'Arezzo e via Tosca -, via Tosca, ponte progno Valpantena, via Maria Callas, via San Felice Extra, via Cimarosa, via Montorio e via Guido D'Arezzo. Perimetro di gara Centro Storico – prevista la chiusura al traffico di una zona all'interno del perimetro della ZTL. Tutte le informazioni sul sito del Comune di Verona Attenzione. La manifestazione non prevede un unico percorso per gli atleti partecipanti in quanto ognuno, dotato solo di bussola e mappa può decidere di giungere all'arrivo nel minor tempo possibile decidendo un percorso nell'ambito di un perimetro prestabilito non delimitato da transenne. Europei Sprint e Coppa del Mondo In campo scenderanno oltre 350 atleti élite in rappresentanza di 36 team nazionali per conquistare i titoli continentali e di Coppa del Mondo su distanza Sprint, Sprint Relay e Sprint Knock-Out (circa 4 km in linea d'aria con 20 punti di controllo, con un tempo di percorrenza medio del vincitore di 15 minuti). Al termine dell'appuntamento veronese, al Foro Boario di Soave il 6 ottobre andrà in scena l'adrenalinica Sprint Relay - ore 14.30/16.30 - al Castello Scaligero per decretare i mixed team più forti composti da uomini e donne. Per la Sprint Knock-Out l'8 ottobre, infine, dopo le qualifiche agli impianti sportivi di Creazzo - ore 8.30/12 -, i migliori si contenderanno il titolo a Vicenza - ore 12/16 - con finish line in Piazza Matteotti, volgendo lo sguardo ai palladiani Teatro Olimpico e Palazzo Chiericati. La manifestazione, sotto l'egida della IOF-International Orienteering Federatione della FISO-Federazione Italiana Sport Orientamento, vanta i patrocini della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Sport e Salute, Consiglio Regionale del Veneto, Provincia di Verona e Vicenza, Comuni di Verona, Soave e Vicenza, insieme ai charity partner Centri Giovanili Don Mazzi e Fondazione Città della Speranza.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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pietroalviti · 1 year
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Ceccano, Padre Ermellino Di Mascio è il nuovo rettore della Badia
Succede ad una lunga serie di superiori alcuni dei quali hanno profondamente inciso nella vita non soltanto religiosa di Ceccano. Padre Ermellino sarà coadiuvato da p. Antonio Annecchino, come vice rettore ed economo dalla Badia di S. Maria del Corniano, fondata dallo stesso S. Paolo della Croce nel 1748, dopo aver acquisito un’antica abazia benedettina, quasi in rovina. La Badia di Ceccano è…
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Lunedì 24 luglio 2023 alle ore 21.30, la Basilica di Santa Croce, ha ospitato il bellissimo concerto dei Solisti del Festival internazionale 'Italian Brass Week', Rex Richardson, Omar Tomasoni, Andrea Dell'Ira alle trombe, Oliver Darbellay, jorg Bruckner ai corni, Lito Fontana, Zoltan Kiss ai tromboni, David Childs – euphonium
Ryunosuke (Pepe) Abe – euphonium, trombone
Sérgio Carolino, Mario Barsotti, Gianluca Grosso – al tube, Filippo Lattanzi al marimba, Andrea Severi all' organo.
Musiche di J. S. Bach, G. F. Handel, G. Caccini, A. Marcello, T. Albinoni
I solisti del Festival condivideranno con il pubblico presente le più prestigiose pagine del repertorio cameristico fiorentino ed italiano, legandosi ai capolavori artistici, pittorici e scultorei, che la Basilica custodisce.
Saranno eseguiti brani della fiorentina Camerata de' Bardi, celebranti la Cappella dei Bardi di Vernio, omaggio al Conte Giovanni fondatore del circolo musicale ed intellettuale che ha dato vita al melodramma; dei compositori francescani, primo fra tutti Padre Giovan Battista Martini, maestro di Wolfgang Amadeus Mozart, gli ottocenteschi Luigi Cherubini e Gioachino Rossini; così come brani sacri che si legano alle Storie di San Giovanni Battista, di San Giovanni Evangelista, di San Francesco e della Vergine Maria, celebranti i cicli pittorici realizzati da Giotto e da Gaddi per le Cappelle Peruzzi, Bardi e Baroncelli.
Riccardo Rescio per I&f Arte Cultura Attualità
Firenze 24 luglio 2023
Italian Brass Week Città di Firenze Cultura Fondazione CR Firenze Italia&friends Publiacqua SpA Basilica di Santa Croce di Firenze
Ministero della Cultura Ministero del Turismo ENIT - Agenzia Nazionale del Turismo Ivana Jelinic
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ildiariodibeppe · 1 year
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Padre Leone Dehon
La vita e le opere
Padre Leone Dehon nacque il 14 marzo 1843 a La Capelle in Francia , nella diocesi di Soissons. Egli godrà di essere stato battezzato il 24 marzo successivo, vigilia dell’Annunciazione, “unendo – scriverà – il mio battesimo all’Ecce venio di Nostro Signore”. Dirà infatti ai suoi figli spirituali, i sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù: “Nell’Ecce Venio e nell’Ecce Ancilla si trova tutta la nostra vocazione e missione”. Il Cuore di Gesù e il Cuore Immacolato di Maria saranno la luce e la forza di tutta la sua lunga vita. Una tenera e filiale devozione alla Madonna lo condurrà alla contemplazione appassionata del Cuore del Salvatore trafitto sulla croce.
Dalla famiglia, distinta e stimata, il giovane Dehon attinse caratteristiche di nobiltà d’animo e signorilità che lo resero ricco di umanità e aperto a relazioni di amicizia con le personalità civili ed ecclesiastiche durante tutta la sua lunga esistenza. In particolare ringraziava Dio “per il dono della mamma che lo aveva iniziato all’amore del divin Cuore”.
Durante gli studi umanistici, favorito dalla guida spirituale di sacerdoti eminenti per scienza e virtù, sperimenta la prima chiamata al sacerdozio nel Natale del 1856. Ma suo padre che sognava per lui una brillante posizione sociale, cercò subito di ostacolarlo dalla sua vocazione, inviandolo alla Sorbona di Parigi, dove, all’età di 21 anni, Leone Dehon conseguì il dottorato in diritto civile. Tuttavia la frequenza al S. Sulpizio, “là dove regnava uno spirito sacerdotale, dona vigore all’attrattiva verso il sacerdozio”. Il padre, quasi a volerlo distogliere dall’idea del sacerdozio, gli offre un lungo viaggio in Oriente. Il giovane Leone gode di percorrere soprattutto la terra di Gesù, ma al suo ritorno, senza cedere alle resistenze familiari, si ferma a Roma. Va dal Papa Pio IX e gli confida la propria vocazione. Il Papa, nel quale ammira “la bontà unita alla santità”, lo invita ad entrare nel seminario francese di Santa Chiara. Vi entra infatti nell’ottobre del 1865: “ero finalmente nel mio vero ambiente: ero felice!”.
Ordinato sacerdote il 19 dicembre 1868, nella basilica di S. Giovanni Lateranense, ritrova,insieme alla gioia della sua ordinazione sacerdotale, anche quella del ritorno di suo padre alla pratica religiosa. Dopo la forte esperienza ecclesiale, quale stenografo al Concilio Vaticano I, il giovane sacerdote Dehon torna nella sua diocesi d’origine, Soissons, e in obbedienza al proprio vescovo, diviene l’ultimo di cappellani di S. Quintino. Con quattro lauree(in diritto civile e canonico, in filosofia e teologia) e soprattutto con una solida esperienza spirituale e ecclesiale, esprimerà tutto il suo fervore e la sua sensibilità in molteplici iniziative pastorali e sociali:lo vediamo partecipare ai primi congressi di associazioni operaie, fondare un giornale cattolico, dare vita al patronato S. Giuseppe per l’accoglienza e la formazione dei giovani e poi il Collegio S. Giovanni.
Nominato dal Vescovo confessore e direttore spirituale all’arrivo delle Ancelle del S. Cuore, potrà scrivere: “Questa circostanza provvidenziale preparò l’orientamento di tutto il resto della mia vita”. Sì, perché nonostante la frenetica attività pastorale, il canonica Dehon si sentiva attratto dalla vita religiosa. Il progetto di amore e di riparazione al Sacro Cuore che animava l’istituto delle Ancelle, attendeva d’essere condiviso da una congregazione sacerdotale. Accompagnando il proprio Vescovo nel viaggio a Roma, passa per Loreto, sosta e tappa fondamentale, fonte d’ispirazione originaria a cui attingerà l’impulso per la sua fondazione: “Qui è nata la Congregazione nel 1877” scriverà. In quella casa che gli ricorderà sempre l’evento della Incarnazione attraverso l’Ecce Venio e l’Ecce Ancilla, egli intuisce quale dovrà essere il nucleo spirituale e dinamico della Congregazione.
Il 28 giugno 1878, festa del S. Cuore, nella cappella del collegio S. Giovanni, il canonico Leone Dehon emetteva i voti religiosi come primo Oblato del S. Cuore e vi univa il voto di vittima d’amore e riparazione. Per questo volle chiamarsi con un nome nuovo: padre Giovanni del Sacro Cuore . E con questa denominazione venne presentato dal postulatore nell’avviare la causa di beatificazione di Padre Dehon. Iniziano anni di fervida attività, di fioritura di vocazioni ma anche di difficoltà, di incomprensioni, di prove dolorose che condurranno alla soppressione della giovane fondazione, al consummatum est del 3 dicembre 1883. P. Dehon si sente “atterrato e triturato” ma la grande sofferenza è occasione di una splendida dichiarazione di sottomissione alla volontà di Dio e della Chiesa. Questa prova sarà l’alba della risurrezione dell’Istituto con il nome nuovo di “Sacerdoti del Sacro Cuore”. E’ la rinascita, la ripresa dello slancio verso impegni missionari, l’apostolato sociale, le missioni popolari, l’evangelizzazione. Dopo il Decretum Laudis del 25 febbraio 1888, P. Dehon si reca a Roma a ringraziare il Papa Leone XIII, che lo incoraggia a predicare le sue encicliche, a sostenere con la preghiera e la collaborazione i sacerdoti, a suscitare case di adorazione, a donarsi per le lontane missioni: “Ecco la missione affidataci dal Papa” annoterà con gioia.
Ma altre Via Crucis nel frattempo si abbattevano su di lui: calunnie sul suo comportamento, difficoltà nei rapporti con la diocesi,opposizione all’interno dell’Istituto. Tutto sembrava perduto e infamato. Nel ritiro spirituale ignaziano egli ritroverà serenità e rinnoverà il suo patto d’amore: “Mi offro completamente a N. Signore per servirlo in tutto e fare la sua volontà. Sono pronto a fare e a soffrire ciò che Egli vorrà, con l’aiuto della sua Grazia”. Più tardi , meditando sulle vicende spesso assai dolorose della sua storia egli scriverà: “N. Signore ha accettato il mio atto di oblazione. Egli voleva fare della sua Opera un edificio importante. Per questa ha scavato così profondamente.” La fecondità della croce che padre Dehon seppe accettare con fede in spirito di amore e di riparazione, portò ad un consolidamento e a una forte espansione della congregazione. Sostenuto dalla benevolenza dei Sommi Pontefici Leone XIII, S. Pio X, Benedetto XV, Pio XI, verso i quali professò una devozione sempre fedele e operosa, padre Dehon proseguì instancabile la sua missione, con scritti, (è dal 1889 la stampa della rivista Il Regno del S. Cuore di Gesù nelle anime e nella società!) conferenze (famose le sue conferenze tenute a Roma e Milano), partecipazione a congressi sociali e soprattutto con le numerose fondazioni della congregazione SCJ. “L’ideale della mia vita – lasciò scritto nelle ultime pagine del suo Diario – il voto che formulavo con lacrime nella mia giovinezza era d’essere missionario e martire. Mi sembra che questo voto si sia compiuto. Missionario lo sono per i cento e più missionari sparsi nel mondo; martire lo sono perché N. Signore diede compimento al mio voto di vittima”.
Uomo instancabile, nonostante la perenne fragilità fisica che si trascinava dietro, sorretto da una fede genuina e profonda, fatta “ certezza nella confidenza “: ecco la roccia sulla quale P. Dehon aveva costruito l’edificio della sua vita e della sua missione. Ne proveniva un costante e cristiano ottimismo che superando ogni prova, lo conduceva a guardare avanti sempre con speranza: “ aveva una fede irradiante che manifestava nella predicazione e negli esempi, con un amore ardente verso il Cuore di Cristo”. Amore e riparazione: era la sua grande preoccupazione: riparazione eucaristica specialmente mediante l’Adorazione affidata ai suoi religiosi come loro missione nella Chiesa; riparazione sociale mediante la giustizia e la carità come vie per una “civiltà dell’amore”. Nella contemplazione del Cuore di Cristo egli attinse pure quella che fu considerata una costante della sua personalità: la bontà luminosa che lo circondava di un fascino e di un affetto grande, specialmente tra i giovani tanto da venire chiamato “Très Bon Père”.
Nel servo di Dio, padre Dehon c’è stato un mirabile equilibrio di virtù umane, nella semplicità e nel contesto della vita ordinaria che egli, nello zelo apostolico e nell’ascesi mistica, con la grazia del Signore, ha reso soprannaturali per lo sforzo costante nella perfezione sacerdotale e religiosa, esempio di sacerdote e religioso dei tempi moderni.
Grande impegno negli ultimi anni di vita, oltre a diffondere la spiritualità del Sacro Cuore e il costante anelito del Regno di Dio nei cuori e nella società, è stata la costruzione della grande basilica di Cristo Re, il tempio della Pace, da lui inaugurato il 18 maggio 1920. L’accompagnò sempre la luce amabile della Vergine Maria: “Vivat Cor Jesu, per Cor Mariae” era il suo saluto.
“Il regno del Cuore di Gesù nelle anime e nella società” così il P. Dehon ha compendiato le sue più alte aspirazioni e la missione della sua Famiglia Dehoniana nella Chiesa: è il regno della civiltà dell’amore!
Padre Dehon muore a Bruxelles, il 12 agosto 1925. Stendendo la sua mano verso l’immagine del S. Cuore, con voce chiara esclamò:
“Per lui sono vissuto, per Lui io muoio.
E’ Lui il mio tutto, la mia vita,la mia morte, la mia eternità”.
Ai suoi figli spirituali, i Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù (detti anche Dehoniani dal nome del fondatore) e a tutti coloro che vedono in padre Dehon un padre e una guida per vivere il Vangelo nella spiritualità del Cuore di Cristo, la Famiglia Dehoniana odierna, ha lasciato un testamento spirituale scritto:
“Vi lascio il più meraviglioso dei tesori.
Il Cuore di Gesù”.
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edicoladelcarmine · 1 year
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EDICOLE VOTIVE DEDICATE ALLA MADONNA DEL CARMINE
Queste altre tre Maestà della Madonna del Carmelo si trovano sempre lungo le strade del Comune di Camaiore (LU). La prima è una cappelletta che contiene una formella in marmo apuano rappresentante, in rilievo, la Madonna. Le figure sono inserite in una volta centinata con arco a tutto sesto e marcapiano. Ai piedi vi è la seguente iscrizione: "PASQ(U)INO CERU p / SUA DEVOSIONE 1679". Lo stesso la seconda formella, datata 1636, rappresenta la Madonna che sulla veste è scolpita una stella a 7 punte. La parte architettonica è ben disegnata e aggiornata, le figure sono opera di un lapicida legato a schemi arcaici, fuori dal tempo. La terza formella è del 1710, rappresenta una Madonna coronata, che tiene in braccio il Bambino; in una mano ha uno Scapolare. In basso in primo piano Sant'Antonio Abate con bastone e campanello e Sant'Alberto di Sicilia con il giglio: entrambi sono inginocchiati. Ai lati, in secondo piano, a sx Maria Maddalena con i capelli sciolti tiene nelle mani un vasetto e una croce e a dx San Carlo Borromeo. Al di sotto una lapide recita: "S(ANCTISSIM)AE VIRGINI CARMELITANAE MARIAE / SANCTISQ(UE). ANT(ONI)O. ABBATI ALBERTO CO(N)FES(SOR)I. CAROLO BORRO(MRO). / AC MARIAE MAGDALENAE DICATAM A PROGENITORIBUS AEDICULAM EORU(M) / INMAGINIBUS IN PARIETE DEPICTIS AT NUNC IN MARMORE SCULPTIS / ET COMMODIOREM PRETEREUNTIUM DEVOTIONI ALBERTUS ANTONIOLUS PRED(II) D(OMINUS)NUS RESTAURARI MANDAVIT ANNO 1710" (Si descrive la dedica alla SS. Vergine del Carmelo e ai santi Antonio Abate, Alberto confessore, Carlo Borromeo e Maria Maddalena; erano raffigurati in una pittura ed ora sono scolpiti nel marmo. Alberto Antognoli, proprietario del terreno, ha disposto il restauro dell'edicola nell'anno 1710). Per saperne di più: https://edicoladelcarmine.suasa.it/Camaiore(due).html Per aggiungere informazioni: [email protected]
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mariotolvo62 · 1 year
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Francesco De Mura, rappresentante del barocco napoletano e maggior erede...
Dopo aver frequentato per circa un anno la bottega di Domenico Viola, a partire dal 1708 entrò a far parte dello studio di Francesco Solimena, dove rimase fino al 1730. L'influenza del Solimena e della sua tecnica pittorica si vede in maniera evidente nei dipinti risalenti al periodo 1720-30, tra le quali è da annoverare il Cristo morto in croce con san Giovanni del 1713 dipinto nella Chiesa di San Girolamo alle Monache. Nell'Immacolata e angeli (1715-1718), dipinta per la Chiesa di Santa Maria Porta Coeli a Napoli (ora nella Sacrestia del Divino Amore), già si vede il suo distacco dallo stile di Mattia Preti (impartitogli da Domenico Viola) verso un graduale schiarimento della sua tavolozza. Nel S. Antonio da Padova della pinacoteca del Pio Monte della Misericordia e nella Madonna col Bambino e s. Domenico del Museo Duca di Martina (Villa Floridiana) si procede verso il Rococò e il metodo di Luca Giordano. Verso il 1723 gli furono commissionate le tre tele per la cappella di S. Paride nella cattedrale di Teano, prima delle sue più grandi commissioni. Nel 1727 sposò Anna d'Ebreù. A partire dal 1728, con i dipinti per la Chiesa di Santa Maria Donnaromita il De Mura iniziò a mostrare un percorso pittorico più personale, forse anche influenzato dalle tematiche arcadiche in voga a Napoli in questo periodo. Dal 1741 al 1743 soggiornò a Torino dove ebbe modo di conoscere il pittore Corrado Giaquinto e l'architetto Benedetto Alfieri. Tornato a Napoli fu accolto da un vasto consenso al punto da essere ricevuto alla corte spagnola e mantenne contatti con diversi artisti attivi soprattutto a Roma, in particolare con il pittore francese Pierre Subleyras. Con la sua tecnica cromatica influenzò i contenuti realistici tipici del classicismo-rococò il Settecento artistico napoletano. La scuola barocca, in particolare dei maestri Francesco Solimena e Luca Giordano, è evidente nelle sue opere laiche - quali gli affreschi dei palazzi reali di Torino e Napoli - ed ecclesiastiche, come l'Epifania nella Nunziatella a Napoli, la decorazione della Chiesa di Santa Chiara a Napoli e la Moltiplicazione dei pani nella cattedrale di Foggia. Alla sua morte lasciò tutte le opere e i bozzetti in suo possesso alla storica istituzione di carità del Pio Monte della Misericordia di Napoli. Nella sua fiorente bottega si formarono quattro protagonisti dell'ultima fase della stagione rococò a Napoli (in quanto molto attivi nella decorazione degli edifici borbonici e degli appartamenti della migliore aristocrazia napoletana): Pietro Bardellino, Fedele Fischetti, Giacinto Diano e Girolamo Starace-Franchis. Altri allievi comunque validi, ma impegnati a soddisfare principalmente "committenze periferiche" furono: Oronzo Tiso, Nicola Peccheneda, Nicola Menzele (1725-1789), Romualdo Formosa, Vincenzo Cannizzaro, Vincenzo De Mita (1751-1828), Francesco Palumbo e Luigi Velpi.
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bergamorisvegliata · 1 year
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LE POESIE DEL BERGAMASCO -Gigi Medolago-
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Ol segnarol (L'acqua santiera)
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U sò la drécia, 'l òter a mansina
del leciù matrimoniàl,
i ta 'mbocàa co l'aqua santa
prima de 'ndà a durmì.
L'aqua del segnarol l'è secada
l'è piò gne numinada
a n'gh'à pié 'l cò
di ròbe de sto mònd ch'incanta.
Sòl fruntì gh'è so on Angelì custòde
'l oter, Santa Teresina o Maria Bambina,
Sant Luigì per i s-cècc,
che l'varda zò 'n del lècc.
I è toch de colessiù tecàcc al mur
i fà la sò marsa figura,
ma l'sarèss piò necessare fà riturnà
che l'aqua Santa, buna de segnà.
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Uno sulla destra, l'altro sulla sinistra
del grande letto matrimoniale,
ti porgeva la bocca piena d'acqua Santa
prima di coricarsi la sera per la notte.
Tutto quanto evaporato nelle sue funzioni,
l'acqua Santa è stata dimenticata,
non si bagnano più le dita per mondare
fronte, labbra, cuore, altro ora per la testa.
Sul frontale, l'Angelo Custode,
oppure Santa Teresa o Maria Bambina,
San Luigi per i maschietti
che guardava severo su quei letti.
Sono oramai pezzi da collezione sul muro,
arredano la stanza con gusto,
ma sarebbe meglio riprendere con devozione
quello di farsi il Segno della Croce con amore.
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jacopocioni · 9 months
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Gonfaloni di Compagnia: Quartiere di San Giovanni
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PARTE SECONDA PARTE PRIMA: Quartiere Santo Spirito PARTE SECONDA: Quartiere di Santa Croce PARTE TERZA: Quartiere di Santa Maria Novella Suddivisione degli antichi Quartieri fiorentini
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Nel Medio Evo, le città erano divise sia per effetti amministrativi sia per quelli militari: in Sestieri, Quartieri, Terzieri e in suddivisioni minori. Queste in Toscana, avevano nomi diversi. A Siena, Montepulciano e in altri luoghi si chiamavano Contrade, nella città di Pisa avevano il nome di Cappelle, a Prato si riconoscevano dal nome delle porte cittadine ad esempio: Porta al Serraglio. In Firenze si chiamavano Gonfaloni. Al tempo della Contessa Matilde di Canossa, nel 1078, essendo la città cresciuta enormemente di popolazione, fu deciso la nuova costruzione di mura al posto delle preesistenti costruite dai Bizantini, per inglobare i nuovi insediamenti. Vennero chiamate “Matildine” o “Antica Cerchia di Cacciaguida”. Si procedette alla divisione in Sestieri assumendo il nome di: Oltrarno, San Piero Scheraggio, Borgo, San Pancrazio, Duomo, San Piero, divisi in seguito in venti Gonfaloni. Quando tra gli anni 1282 e il 1333, venne una nuova cerchia muraria con il nome di “Arnolfiana” dal nome del costruttore Arnolfo di Cambio, la città venne divisa in Quartieri, prendendo il nome delle quattro porte principali: Porta al Vescovo o del Duomo, Porta Santa Maria, Porta San Piero e Porta San Pancrazio o Brancazio. Dopo la cacciata del Duca di Atene, nell’anno 1343 fu deciso di tornare alla vecchia divisione della città; in quattro Quartieri: Santo Spirito, Santa Croce, Santa Maria Novella, San Giovanni dal nome delle quattro chiese principali. Ognuno venne a sua volta diviso in quattro Gonfaloni, ciascuno possedeva un suo territorio, in determinate parti della città, separato dagli altri da un muro, dal fiume Arno e da strade principali. Ogni divisione, aveva carattere amministrativo e militare. Erano tenute ad eleggere un Gonfaloniere o Capitano assumente il titolo di “Compagnia”. Quartiere di San Giovanni
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Gonfalone Chiavi – Dalle mura cittadine presso la Porta alla Croce, il confine era delimitato dalle Vie dell’Agnolo e Via dei Pandolfini. Per Via del Proconsolo entrava in Borgo Albizzi, passava fra le case dietro Santa Maria in Campo, traversava Via dell’Oriuolo, e giungeva allo Spedale di Santa Maria Nuova e per Via della Pergola e Via di Pinti tornava alle mura. Le parrocchie alle quali appartenevano le case di questo territorio erano: Sant’Ambrogio, San Pier Maggiore, San Procolo, e Santa Maria in Campo;
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Gonfalone Drago San Giovanni – Dalla Croce al Trebbio per Via del Giglio fino a Piazza Madonna degli Aldobrandini, Via della Forca, Via Cerretani, Piazza del Duomo, Via dei Martelli e Via Larga (Via Cavour), fino alle mura. Da lì per Via San Sebastiano, Via della Sapienza, Via del Cocomero (Via Ricasoli), di nuovo a Piazza del Duomo, da San Cristofano degli Adimari, il Ghetto Piazza degli Agli, e da lì attraverso le case e per Via del Trebbio fino alla Croce al Trebbio. Comprendeva le parrocchie di: Santa Maria Maggiore, San Lorenzo, San Marco, San Cristofano degli Adimari, San Tommaso, San Leo, San Michele Berteldi;
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Gonfalone Lion d’Oro - Da Piazza del Duomo per via de’ Martelli e Via Larga fino alle mura per arrivare al confine del Gonfalone Lion Bianco. Poi per via de’ Cenni, Via del Giglio, Via della Forca di Campo Corbolini e via de’ Cerretani tornava in Piazza del Duomo. Il territorio apparteneva alle parrocchie del Duomo, San Lorenzo, Santa Maria Novella, Santa Maria Maggiore;
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Gonfalone Vaio – Da Orsanmichele, Piazza di Mercato Vecchio, Piazza di San Cristofano Adimari, Piazza del Duomo, fino a Via de’ Servi, le mura, Via della Pergola, Via Folco Portinari, dietro Santa Maria in Campo, Via del Proconsolo, Via Dante Alighieri fino a Orsanmichele. Parrocchie del territorio: San Michele in Orto, San Tommaso, San Cristofano Adimari, Duomo, San Pier Celorum, Santa Margherita, San Martino, San Michele Visdomini, SS Annunziata, Santa Maria in Campo, San Benedetto e Santa Maria Alberighi: Nel Corteo della Repubblica Fiorentina, sfilano con il Quartiere di San Giovanni dopo il nobile Commissario il Bandieraio con la bandiera con l’insegna del Quartiere: D’azzurro al Battistero d’oro affiancato da due chiavi (una per parte) in palo legate con un cordone dello stesso colore. Sono presenti i quattro Gonfalonieri di Compagnia, con i quattro bandierai che portano l’insegna del Gonfalone.
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amicidomenicani · 1 year
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Quesito Carissimo Padre Angelo, ci siamo scritti pochi giorni fa quando, nel giorno della Madonna del Santo Rosario, le ho chiesto l'iscrizione alla Confraternita. Dopo tanti anni le scrivo per farle la mia prima domanda. (…). Ho letto, fra le tantissime altre, una sua risposta in merito al fatto che la Santa Messa sia un memoriale. In questa sua risposta lei cita le parole di Padre Pio in merito al fatto che alla messa ci si dovrebbe accostare come se si fosse ai piedi del Calvario con Maria Santissima e S. Giovanni. Orbene, questo ha toccato un punto vivo in me, perché negli ultimi tre anni e mezzo, da quando la Grazia di Dio mi ha riportato alla Santa Madre Chiesa, ogni volta che vado a Messa me ne torno si rinnovato nel mio essere cristiano, ma sempre riporto nell'animo un dolore nascosto. Sia durante la Messa che durante l'adorazione del Santissimo, spesso guardo l'Ostia consacrata o il Tabernacolo e penso: “Non c'è niente nel mondo visibile o in quello invisibile che superi in grandezza e gloria quello che c'è li, ogni possibile desiderio umano è infinitamente sorpassato da quello che Gesù Eucaristia vuole donarci”.  Ecco, la mia piccola mente questo lo sa, ci crede. Ci vuole credere (Signore aiutami nella mia incredulità). Ma in particolar modo, appena ricevuta l'Eucaristia, il mio cuore si rattrista perché se da una parte so che Dio nel suo Verbo è appena entrato dentro di me, dall'altra parte mi accorgo che questo "me" non si è accorto di nulla... Sa, quando feci la prima Comunione, il 1° Maggio del 1980, pochi giorni prima si fece una prova generale con l'ostia non consacrata. Ero molto emozionato, anche se era solo una prova, e ricordo che quando l'ostia toccò la mia lingua fu come se fossi stato colpito da un fulmine di gioia. Bizzarro, perché quello non era Gesù. Si immagini pochi giorni dopo, quando dovevo ricevere per la prima volta nella mia vita Gesù Eucaristia quale fosse la mia aspettativa, e quale la delusione quando non avvertii assolutamente nulla. (…). Anche in questo caso, dal giorno dopo in poi per parecchi mesi a seguire, ritornando di fronte al SS Sacramento ho sperato di rivivere qualcosa di simile, ma ho trovato solo una profonda aridità tant'è vero che finché non mi sono imbattuto nella illuminante lettura della Salita al Monte Carmelo di S. Giovanni della Croce, l'adorazione era divenuta per me un atto estenuante che ho mantenuto solo con grossi sforzi di volontà. A raddoppiare il tormento c'era la chiara consapevolezza che il mio stesso desiderare il ripetersi dell'esperienza vissuta era un atteggiamento fallace, ma d'altro canto mi era impossibile il non desiderarla. Un po' come il fumatore che sa che la sigaretta gli nuoce ma non riesce ne a non bramarla ne tantomeno a non fumarsela. San Giovanni della Croce ha avuto la bontà di farmi capire nel suo testo quanto la nostra sensibilità non sia davvero il modo in cui noi dobbiamo aspettarci di relazionarci con Dio, anzi... se mai dovessimo avere simili esperienze dovremmo avere la premura di distaccarcene subito certi che quello che Dio vuole dirci lo fa direttamente nel cuore del nostro spirito; che noi ci accorgiamo di questo o meno. Anzi, l'attaccamento ai fenomeni sensibili, sempre secondo San Giovanni della Croce, provoca solo una polarizzazione verso le cose del mondo, a discapito del progresso spirituale. (Almeno questo è quanto sono riuscito a comprendere in questa prima lettura). (…). Io vorrei desiderare l'Eucaristia, sentirne il bisogno. Vorrei anche piangere rendendomi conto che tutte le volte che vado a Messa Cristo muore di nuovo per tutti, anche per me. (…). È colpa mia? Commetto qualche peccato che mi rende cieco all'azione dello Spirito? Quasi tutti i giorni sto in chiesa con il Signore per un'oretta, la sera recito il SS Rosario, le bellissime litanie Domenicane (scoperte grazie a lei) e le orazioni di Santa Brigida. Divoro agiografie, storie di veggenti, mistiche e apparizioni e ogni tanto faccio un mini pellegrinaggio in uno dei numerosi Santuari Mariani
del Lazio. Cerco di tenere acceso il fuoco che mi sembra sempre stia per spegnersi, ma nonostante questo bel curriculum del bravo Cristiano, mi sento come se stessi commettendo un errore - o un omissione - fondamentale che però non riesco ad individuare sebbene continui ad invocare la Santa Vergine e lo Spirito Santo perché mi donino chiarezza e la grazia di amare Gesù. Un caro sacerdote con cui parlo ogni tanto mi ha detto che l'amore non è sentimento, ma volontà. (…). La domando aiuto Padre, che cosa devo fare? Leggo, studio così tante cose su di Lui, sulla sua Santissima Madre i suoi Angeli e i suoi Santi che davvero non posso dire di non credere con tutto l'intelletto, ma nello stesso tempo consto che il mio cuore rimane sordo e cieco e quindi incapace di cantare le Sue lodi se non solo con la mia bocca. Ci sono tanti altri elementi della mia vita che forse varrebbe la pena esporle…  Sono sposato in Chiesa da 5 anni (precedente divorzio da matrimonio solo civile da cui non ho avuto figli) e che ho una bimba di 8 anni con la mia attuale moglie, zero autoerotismo (immeritata grazia di Dio) e no contraccezione (non mancano ovviamente altri peccati, ma per quanto può dirmi il mio limitato discernimento cerco di tenermi alla larga da quelli mortali). Prima della grazia del mio ritorno alla Chiesa nel Maggio 2018 ho speso una ventina d'anni a cercare Dio nel posto sbagliato (New Age in quasi tutte le sue forme e anche droghe, ma mai spiritismo, occultismo o peggio). (…). Tutte queste cose le ho accusate in confessione. Mia moglie non è praticante, ma nemmeno mi ostacola e mi lascia gestire l'educazione cristiana di nostra figlia . (…). La ringrazio di cuore, come al solito la ricordo nei miei Rosari e le auguro una buona settimana Risposta del sacerdote Carissimo,  intanto ti domando scusa per il forte ritardo con cui ti rispondo, ma solo oggi sono giunto alla tua mail dell'11 ottobre 2021. 1. Certamente in San Giovanni della croce hai trovato una risposta: non dobbiamo andare dietro al Signore semplicemente per provare consolazione nel nostro spirito. Si tratterebbe ancora di sensualità spirituale. San Giovanni della croce ha potuto scrivere così bene della notte oscura dei sensi e della notte oscura dello spirito perché le ha vissute. Tu forse non sei ancora giunto alla notte oscura dello spirito, ma in quella dei sensi forse sì. 2. In questi giorni mi è capitato di trovarmi in mano la vita di San Francesco d’Assisi. Mi ha colpito il fatto che nei primordi della sua conversione si sentisse sempre incendiato da un grande fuoco interiore e  che provasse una gioia così grande che a stento riusciva a nasconderla. 3. Due anni prima di morire chiese al Signore la grazia di fargli sperimentare nel corpo un po' di quel dolore che Cristo aveva patito durante la sua passione e di fargli sentire nella sua anima un po' di quel dolore immenso dei peccati dell’umanità che Gesù provava sulla croce. Il Signore l'ha accontentato attraverso le stigmate. 4. Penso che altri santi abbiamo chiesto al Signore quanto gli chiese San Francesco, ma non l'hanno ottenuto. Eppure sono santi lo stesso. Forse il Signore ha fatto sperimentare a San Francesco tanta gioia per attirare quelli che sono all'inizio della vita spirituale, perché il Signore attrae attraverso legame di bontà. Ma quando si cresce un poco, il Signore fa come le mamme che non allattano più i loro bambini perché vogliono che comincino a nutrirsi di cibi più solidi. 5. Ti esorto pertanto a continuare nella tua intensa pratica di vita cristiana, anche se non provi nulla. Anzi, accetta la prova che il Signore ti sta dando (quella di non sentire nulla) perché la doni a quelli che ne hanno bisogno per iniziare un itinerario di conversione.  Accettala anche in espiazione dei peccati della tua vita passata. 6. Sono convinto che quando offri qualcosa al Signore, come ad esempio la rinuncia di queste consolazione spirituali, il Signore ti faccia
provare qualcosa. San Tommaso dice che la mortificazione è la molla della devozione, cioè del fervore. Non sempre il fervore si manifesta con il godimento, perché per il fervore è necessaria anzitutto la prontezza. Ma sono convinto che il Signore non ti lascerà totalmente all’asciutto. È il Signore stesso che ha spinto la Chiesa a domandargli nell'Oremus che si recita al termine del Veni Creator Spiritus di godere sempre della sua consolazione (et de eius semper consolazione gaudere). 7. Pubblicherò la tua mail alla quale purtroppo devo dare qualche taglio. Anche di questo di domanda scusa. Ti ringrazio però della preghiera che mi hai promesso. Ti assicuro la mia e ti benedico.  Padre Angelo
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lamilanomagazine · 1 year
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European Orienteering Championship 2023, mercoledì 4 ottobre a Verona atleti da 39 paesi
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European Orienteering Championship 2023, mercoledì 4 ottobre a Verona atleti da 39 paesi. Dall'1 all'8 ottobre il movimento sportivo orientistico internazionale troverà in Veneto il suo campo di gara per lo svolgimento dell'European Orienteering Championships 2023, i Campionati Europei Sprint di corsa orientamento, validi come finali di Coppa del Mondo, che, per la prima volta in Italia, vedranno correre con mappa e bussola 2mila partecipanti in rappresentanza di 39 Paesi. A Verona l'appuntamento internazionale è fissato nella giornata di mercoledì 4 ottobre. La città scaligera sarà capofila accogliendo la gara individuale su distanza Sprint: i turni di qualificazione - ore 8.30/12 - si svolgeranno nei quartieri di Borgo Venezia e Borgo S. Croce sul territorio della Circoscrizione 6^, mentre la finale - ore 14/16.45 - in centro storico con partenza e arrivo in piazza Bra. Per consentire la realizzazione dell'evento, nei quartieri di Borgo Venezia e di Borgo S. Croce dalle 8.30 alle 12.30 e il Centro storico dalle 14 alle 17.30, saranno interdetti alla circolazione del traffico veicolare. Perimetro di gara Borgo Venezia e Borgo S. Croce - divieto di transito in via Guido D'Arezzo, via Scarlati - tratto compreso tra via G. D'Arezzo e via Tosca -, via Tosca, ponte progno Valpantena, via Maria Callas, via San Felice Extra, via Cimarosa, via Montorio e via Guido D'Arezzo. Attenzione. La manifestazione non prevede un unico percorso per gli atleti partecipanti in quanto ognuno, dotato solo di bussola e mappa può decidere di giungere all'arrivo nel minor tempo possibile decidendo un percorso nell'ambito di un perimetro prestabilito non delimitato da transenne. Mappe e aree di gara sul sito del Comune di Verona Europei Sprint e Coppa del Mondo In campo scenderanno oltre 350 atleti élite in rappresentanza di 36 team nazionali per conquistare i titoli continentali e di Coppa del Mondo su distanza Sprint, Sprint Relay e Sprint Knock-Out (circa 4 km in linea d'aria con 20 punti di controllo, con un tempo di percorrenza medio del vincitore di 15 minuti). Al termine dell'appuntamento veronese, al Foro Boario di Soave il 6 ottobre andrà in scena l'adrenalinica Sprint Relay - ore 14.30/16.30 - al Castello Scaligero per decretare i mixed team più forti composti da uomini e donne. Per la Sprint Knock-Out l'8 ottobre, infine, dopo le qualifiche agli impianti sportivi di Creazzo - ore 8.30/12 -, i migliori si contenderanno il titolo a Vicenza - ore 12/16 - con finish line in Piazza Matteotti, volgendo lo sguardo ai palladiani Teatro Olimpico e Palazzo Chiericati. La manifestazione, sotto l'egida della IOF-International Orienteering Federatione della FISO-Federazione Italiana Sport Orientamento, vanta i patrocini della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Sport e Salute, Consiglio Regionale del Veneto, Provincia di Verona e Vicenza, Comuni di Verona, Soave e Vicenza, insieme ai charity partner Centri Giovanili Don Mazzi e Fondazione Città della Speranza.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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vittorioballato · 2 years
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fedelando · 2 years
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🫶 UN POZZO PER LA VITA, DONAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE ONLUS DI CASAPESENNA NEL RICORDO DI MATILDE DIANA
LEGGI IL COMUNICATO STAMPA 👇
CASAPESENNA – L’8 gennaio 2023 avrebbe compiuto 43 anni, un compleanno che Matilde Diana avrebbe festeggiato come Lei amava: in compagnia dei familiari, degli amici e con i fuochi d’artificio in chiusura, fuochi che puntualmente “risparmiava” dal Capodanno e amava far esplodere nel giorno in cui si festeggiava la sua nascita. Una ragazza solare, sempre sorridente, altruista e sempre pronta ad aiutare, strappata alla vita a causa di un terribile incidente stradale il 27 giugno del 1998. Da allora la famiglia – composta da mamma Filomena, papà Michele e dai fratelli Maria e Giovanni, insieme a tante altre persone di Casapesenna che hanno amato e continuano a “sognare” e a ritrovare Matilde nelle persone che incontrano e nelle vite che conducono – ha trasformato il dolore: vive nel ricordo, nelle passioni e nelle azioni che la loro dolcissima figlia avrebbe compiuto se il destino non si fosse accanito contro di Lei. Ecco perché è stata costituita il 21 febbraio del 2021 un’Associazione Onlus a Lei intitolata, un’associazione che quest’anno – in occasione del compleanno di Matilde – ha deciso come prima iniziativa di donare una somma di denaro per la costruzione di un pozzo che sarà realizzato in uno stato del Camerun (la regione si trova nell’estremo nord del Dipartimento di Maroua, in particolare nel Villaggio Moloko che diventerà un centro di aggregazione giovanile). L’iniziativa “Un pozzo per la vita” assumerà – grazie alla complicità di Suor Lucia Cavallo, missionaria dell’Immacolata PIME, e di Padre Frederic Ganava Bizama – un’importanza particolare e un significato forte: per la famiglia Diana rappresenta l’inizio di una serie di attività culturali, sociali e benefiche che l’Associazione “Matilde Diana” ha intenzione di portare avanti per non dimenticare una ragazza poliedrica e delicata, che amava i fiori e aveva la passione della scrittura e della lettura. A questo si aggiungerà la Santa Messa che come ogni anno sarà celebrata l’8 gennaio alle ore 18 presso la Chiesa S. Croce di piazza Sant’Agostino Petrillo di Casapesenna. Seguiranno il rosario a casa di Matilde e i fuochi d’artificio, come Matilde voleva e come sempre sarà fatto.
#fedelandocomunica #fedelando #matildediana
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dwellordream · 3 years
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“Unlike the majority of sixteenth-century women who worked as silk-weavers, butter-makers, or house servants, Vannozza Cattanei (1452 [?]–1518) was exceptional, as she owned a business in Renaissance Rome, a category of work that, according to Alice Clark in Working Life of Women in the Seventeenth Century, was the least open to women. Thus, Cattanei, better known as the lover or mistress of Cardinal Rodrigo Borgia, later Pope Alexander VI (1492–1503), achieved what few women of her time could: she acquired, sold, rented, and administered more than a handful of locande (inns or hotels) in the center of Rome. This essay explores the personal and professional life of Vannozza Cattanei in order to chart her successes as a businesswoman in hotel proprietorship and management, work that allowed her to create a public identity through architecture.
Cattanei was not the typical “invisible” mistress, a term coined by Helen Ettlinger, for her life, her relationships, and her importance as the mother of the Borgia offspring kept her visible throughout history. Historians, art historians, and writers of fiction usually emphasize her roles as the mistress of the powerful Cardinal and as the mother of his children: Juan, Duke of Gandia; the notorious Cesare; Lucrezia, Duchess of Ferrara; and Joffre. Certainly, Cattanei’s life was scandalous by many standards. While married to one man, she lived and slept with, and bore children to another. Her accumulated wealth was not only based on her husbands’ assets, but on her close relationship to Alexander VI. Cattanei’s role as proprietor of successful locande was dependent on three factors coming together in her favor at the right time: money, opportunity, and location. 
It was through her marriages and relationship with Alexander VI that Vannozza acquired the needed funds to purchase or rent the buildings that she converted into her hotels. Although little historical evidence remains that illuminates Cattanei’s early life, her adult life, during which she married three times and outlived all of her husbands, is quite well documented. She first wed Domenico da Rignano in 1469, most likely at the age of 27, and widowed for the first time in 1474. Together with Domenico, she purchased a house on the Via del Pellegrino, near Campo dei Fiori, for 500 ducats, of which 310 were from her dowry. Umberto Gnoli believes that this house might have been a gift from Cardinal Borgia as a sort of recompense for Domenico, although he offers no evidence to support this statement. 
Cardinal Borgia, while holding the high-ranking office of Vice Cancelliere della Chiesa, an appointment that he received from his uncle, Pope Calixtus III Borgia, built a magnificent palace near the Tiber River, for many years the locus of the relationship between him and Cattanei. However, Cattanei, and eventually the Borgia children, would have claimed their legal domicile to be the house in which she lived with her husband. In 1474, while married to Domenico, Cattanei bore Borgia a son, Juan; a year later, Cesare Borgia was born. Domenico’s death in 1475 left her a widow for the first time. Although no known documents reveal the wealth she possessed at this time, she certainly owned the house on the Pellegrino and she inherited a house whose present-day address is Via di S. Maria in Monticelli. Demolished in the nineteenth century, it once displayed the Rignano family coat of arms. 
While a widow, Cattanei gave birth in 1480 to a third Borgia child, a girl named Lucrezia; she then married again. Cattanei’s second husband, Giorgio della Croce, was an educated man from Milan. Why she decided to wed Giorgio is not known, but it might have been a legal agreement so that she could publicly continue her living arrangements with the powerful Cardinal Borgia. Giorgio undoubtedly benefitted from the arrangement; he received a papal appointment in the same year as his wedding. A year later, Cattanei gave birth to a fourth Borgia child, her third son, Joffre. Shortly after Joffre’s birth, Cattanei and the cardinal terminated their cohabitation. By 1486 Cattanei was living with her husband Giorgio; he fathered her next child, Ottaviano, who died after only two months.
At Giorgio’s death that same year, his inventory revealed that he and his wife owned two houses on the Pellegrino and one on the Piazza di Pizzo Merlo because the couple’s only son had died. Widowed again, Cattanei now had legal ownership of all properties. With her relationship as mistress to Cardinal Borgia now over, the widow married again, on June 8, 1486, with a 1000-ducat dowry. Her third husband, the Milanese Carlo Canale, was in the service of Cardinal Giovanni Giacomo Sclafenato of Parma. Both Cardinal Sclafenato and Carlo moved to Rome, where Carlo’s career prospered. Over the next few years, Canale and Cattanei bought vigne and houses in the Rione Monti, not far from the church of San Martino.
Many years later when Cattanei donated considerable sums to charitable organizations, she asked that prayers be said by the priests of San Salvatore for herself and her husbands—save for Domenico whom she excluded. According to Ettlinger, it was often financially advantageous for a man to allow his wife to conduct a carnal relationship with another, usually more powerful man (“Visibilis,” 771). Cattanei and her husbands bought and sold a variety of properties. She also received, as gifts, many items of expensive jewelry. After her relationship with the cardinal had ended and all three husbands had died, she was left a wealthy widow and continued to live in Rome. During her third marriage, she and her husband had started renting and buying locande in the center of Rome, which most probably brought in considerable sums of money.
Cattanei managed at least six of these small hotels, thus making her an accomplished businesswoman. Gnoli wrote that the terms ospizio, locanda, taverna and osteria all meant rented rooms, usually with food service. He estimated a total of sixty establishments in the center of Rome in the second half of the fifteenth century, the period when Cattanei’s business was flourishing. This figure indicates that she controlled about 10% of the hotel business in the central area around Campo dei Fiori, the major outdoor market where most of the small hotels in this period could be found. The circumstances of Cattanei’s career as an owner of small hotels and their locations can be recovered through documentation of sales, rents, and some lawsuits. 
She operated at least six hotels, whose exact locations are known, though there remain no records concerning their day-to-day operations. Along the Tiber River was the locanda or osteria named the Biscione, very close to the so-called Tor di Nona, a medieval stronghold of the Orsini; from the early fifteenth century, it was used as a pontifical prison. Not far from the Biscione was the Hosteria della Fontana, the Leone Grande, and the Leone Piccolo. The most famous of her hotels was the Locanda della Vacca, a building still standing on its original corner of the Via dei Cappellari and the Via del Gallo at the edge of the Campo dei Fiori, the site of Rome’s famous market place. On November 10, 1500, Cattanei, under the name Vannozza di Carlo Canale, bought half of the Vacca building from Leonardo Capocci, a priest and canon of St. Peter’s, for 1370 ducats. 
Her husband had died by 1500, so she was acting on her own and was in complete control of her own finances during these negotiations. Apparently owning just half of this centrally-located building did not satisfy her, but not until after 1503 was she able to purchase the other half, for the death of Pope Alexander VI and the turmoil that followed likely interfered with the transactions. Documents dated April 1, 1504 refer to her as Vannozza Cataneis de Borgia and verify as false the previous transaction of buying the Vacca and a house on the Via Pellegrino (vendita era stata finta). After the Pope’s death she probably needed to have her claims legalized or at least recognized as valid. She finally acquired the other half of the Vacca building for 1500 ducats from the brothers Pietro, Antonio, and Ciriaco Mattei. 
The exact number of rentable rooms in the Locanda della Vacca is uncertain. However, a rough drawing of the ground plan of the building from 1563 exists in the Archivio di Stato, Rome. The three-story building sat at the busy intersection of the Via dei Cappellari and Vicolo del Gallo. The main doorway, on the Cappellari side, functioned as the main entrance. Once inside, corridors led to the many rooms and a courtyard on the ground level, while there were as many as five staircases leading to the rooms on the two superior floors. Along the front of the building were rentable spaces for four shops which at one time were occupied by a wine shop, a meat shop, a shoe shop, and a hair salon, which provided goods and services needed by tourists and visitors.
Cattanei understood the importance of timing and location in real estate. She acquired the first half of the Vacca in 1500—the year when her former lover, now Pope Alexander VI, called a Jubilee Year—so that she profited from renting rooms to the increased number of visitors to Rome. According to a recent article by Ivana Ait, Cattanei’s career as a female proprietor of several small hotels coincides with a surge in the economic life of Rome, largely due to the return of the papacy from Avignon in 1420 that brought a continuous supply of cardinals, ambassadors, and many others to the city. Records indicate that during the Jubilee of 1450 called by Pope Nicholas V, there was a scarcity of food and beds for the many pilgrims to Rome.
… Cattanei’s position as former mistress to the Pope and mother of the Borgia children would have helped ensure a solid standing with the Apostolic Camera during the early years of the sixteenth century. Whereas her beauty and personal charms may have brought her money and opportunity, it was her sharp business acumen, like Agnelucci’s, that helped her establish herself as one of the most successful female proprietors in Rome. Although the number of hotels run by men was certainly greater than those owned by women, Cattanei, Agnelucci, and de’ Calvi bring to light the successful careers of some women, who managed their own businesses in Renaissance Rome. In her later years Cattanei, as a pious widow, bestowed many large charitable gifts on her favorite institutions: she even donated her Locanda della Vacca to the Hospital of S. Salvatore near St. John Lateran.
Her generosity to the Ospedale di S. Salvatore can be documented by quite a large file of original documents clearly dated 1502, which print her name in large letters as Vannozza Borgia de Catanei. In another document, a notary identifies her as Vannozza Cattanei detta anche Borgia, and yet another as Vannozza Borgia dei Cattanei. She was clearly using the Borgia name to fashion her own identity despite the fact that she was never the legal wife of the cardinal. In fact, during her own life Cattanei chose to assume public visibility of her connection to the Borgia family by commissioning Sebastiano Pellegrini da Como to renovate the Locanda della Vacca and display her coat of arms prominently on the façade.
The coat of arms included heraldic symbols of the Cattanei, the Canale, and the Borgia, constructing a public identity that linked her to her father’s line, her husband’s line, and the line of her lover and children. Despite her successes in business and her charitable works, Venetian Senator and historian Marino Sanudo provided the following description of her funeral, dated December 4, 1518: “With the Company of the Gonfalone, [Vannozza Cattanei] was buried in Santa Maria del Popolo. She was buried with pomp almost comparable to a cardinal. [She] was 66 years old and had left all of her goods, which were not negligible, to St John Lateran [location of the Hospital of S. Salvatore]. The funerals of the cubiculari/servants of the Pope’s bedrooms are not solemn occasions to some.”
The report indicates that her generosity to San Salvatore was well known, although her relationship with a cardinal who became pope was equally well known, and overshadowed her accomplishments. I have tried to make the case that Vannozza Cattanei was much more than the whore of a cardinal who later became Pope. She was a wife, a widow, a successful businesswoman, and a pious woman with a long record of charitable activity. Instead of being known solely as the mistress of Alexander VI, or the mother of the Duke of Gandia, she should also be remembered for her business acumen and her piety: for this, she was celebrated in the records of her charitable gifts as La Magnifica Vannozza, a noble and generous benefactress.”
- Cynthia Stollhans, “Vannozza Cattanei: A Hotel Proprietress in Renaissance Rome.” in Early Modern Women
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