#Po esondazione
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30 Anni Dopo l'Alluvione del '94: Il Ricordo dell'On. Enzo Amich e il Valore della Solidarietà
Un Omaggio alle Vittime e ai Volontari che Hanno Ricostruito la Speranza nelle Comunità Colpite
Un Omaggio alle Vittime e ai Volontari che Hanno Ricostruito la Speranza nelle Comunità Colpite. Il 1994: L’Alluvione che Ha Segnato il Piemonte e il Cuore degli ItalianiIl 5 e 6 novembre 1994 resteranno per sempre nella memoria collettiva del Piemonte. In quei giorni, le province di Alessandria, Asti, Cuneo e Torino furono devastate da una violenta alluvione. I fiumi Po e Tanaro, insieme ai…
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La piena del Po fa paura, chiusi i Murazzi a Torino
Per pericolo di esondazione a causa del maltempo che sta colpendo la citta’source
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Il Fiume Tagliamento scorre dalle Alpi friulane al Mar Adriatico per circa 170 chilometri naturalmente.
Naturalmente, perché non è canalizzato, non è costretto entro argini troppo spesso in contrasto con la natura del corso d’acqua.
Ha un bacino di poco meno di 3 mila chilometri quadrati, ha carattere torrentizio e un letto fluviale largo fino a circa 2 chilometri.
E’ un fiume con struttura a canali intrecciati, cioè consistente in una rete di canali d’acqua intrecciati fra loro all’interno di un alveo ghiaioso molto profondo ed ampio.
E’ uno dei pochi fiumi in Europa ad aver mantenuto le sue caratteristiche naturali.
I centro urbani storici sono stati realizzati in siti sopraelevati, distanti dall’alveo del Fiume, che, in periodi di piena, può allargarsi sulle sponde con danni nettamente minori nelle aree golenali.
La pianura friulana è sedimentaria o alluvionale, cioè realizzata dai sedimenti del Fiume attraverso la sua divagazione da una parte all’altra del bacino alluvionale (pianura) in cui scorre, da millenni.
Il letto del Fiume si sposta, perché l’area che viene abbandonata dal corso d’acqua subduce, quindi si abbassa, mentre quella dove scorre, in virtù dei materiali che deposita, si alza. Naturalmente in tempi geologici.
Attualmente il Po e tutti gli altri fiumi della Pianura Padana sono costretti all’interno degli argini da 100/200 anni e le aree golenali (quelle di esondazione in caso di piena) sono occupate da case, strade e capannoni. Così, sistematicamente, gli argini devono essere alzati, in quanto il Fiume sedimenta materiali e, non potendo divagare, vede il suo letto crescere in altezza, mentre i terreni intorno sono sempre più in basso.
I Fiumi della Pianura Padana (e buona parte dei fiumi europei) oggi hanno un letto ben al di sopra del piano di campagna, con un rischio potenziale di grande devastazione per i terreni circostanti.
Un pericolo in crescita, anno dopo anno. Come l’altezza degli argini.
Il rischio nel caso del Fiume Tagliamento è molto minore, non da ennesima, calamità innaturale.
E non è un caso.
Altro che nuove dighe, altro che colpe degli Istrici…
Il Fiume Tagliamento non combina disastri, chissà perché… | Gruppo d'Intervento Giuridico (GrIG)
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VIETATO VIVERE
Un mattino ti svegli e scopri che è vietato vivere, perché è così, è vero: «L’uomo moderno, in cambio di un po’ di sicurezza, ha rinunciato alla possibilità di essere felice» (Sigmund Freud) perché ormai ogni divieto sembra sacrosanto, ma poi diventa un insieme che diventa una galera, la nostra galera. Lo sembra questa nostra vita in cui, appunto, un mattino ti svegli e scopri che a Roma e a Torino, siccome eravamo a corto di divieti, hanno deciso di bloccare le auto per via dello smog (sacrosanto, certo) e pazienza se salire su tram e metro diventerà una follia, fa niente se in pratica già non possiamo più uscire di casa e dobbiamo stare attenti pure a come ci stiamo, in casa, e a che cosa mangiamo, beviamo, fumiamo, diciamo, ascoltiamo, clicchiamo; fa niente se la capacità di imporre divieti è diventata la misura dell’amministrazione pubblica, fa niente. Tanto ormai è tardi, viviamo come se vivere corrispondesse solo al rischio di morire, non ci siamo accorti che il bisogno di sicurezza genera sempre – sempre - anche delle forme di un autoritarismo e la tendenza a regolamentare ogni cosa. Mentre un professorino di Foggia, ieri, spiegava che un Natale in solitudine è più spirituale (ma lo colpisse un fulmine, a Giuseppe Conte) abbiamo smesso di accettare che la prima causa di morte è la vita, che basta nascere per avere una probabilità su tre di avere un tumore (purtroppo è vero) mentre c’è una parte del mondo che non riesce a mangiare e c’è un’altra che non riesce a non farlo: e, in mezzo a tutto questo, non c’è nessuno che ammette che la prima causa di morte, nel Pianeta, sono l’alimentazione e la respirazione. Si muore perché si vive. Così leggiamo libri e guardiamo programmi che parlano di cucina (che servono a ingrassare) e poi passiamo dal dietologo (perché dobbiamo dimagrire) e non passa giorno senza che un’alterata percezione del rischio venga trasformata in causa di morte da una politica medicalizzata (o sanità politicizzata, fate vobis) che ormai spadroneggia, e che tende a inglobare anche le dimensioni comportamentali dell'esistenza. Ormai il libero arbitrio viene visto come una minaccia da ridurre a malattia: ecco perché l'Organizzazione mondiale della sanità e cento altri organismi fanno campagne mediatiche e «scientifiche» su tutto, e decidono i prossimi nemici della nostra salute. Ora c’è il coronavirus, certo. Ma sappiamo tutti che presto o tardi, per dire, negheranno la mutua agli obesi, metteranno etichette terrorizzanti per cibi e vini come per le sigarette, il peso dei bambini diverrà un voto sulla pagella (accade negli Usa) e ci saranno le chiese senza incenso passivo (accade in Canada) e saremo sempre più invasi da continue «valutazioni dei rischi» mentre pubblicheremo, sui nostri giornali, qualsiasi studio: anche se il giorno prima ce n'era un altro che diceva il contrario. Ascolteremo qualsiasi medico o virologo o camice bianco come se l’idiozia non fosse equamente distribuita in tutte le categorie, e il nozionismo rendesse davvero più intelligenti. Il terrore di ammalarsi impera in una civiltà che tende a interpretare la natura umana solo in chiave biologica, e che ti spiega, persino, che i grandi uomini erano soprattutto dei grandi malati: depressi erano Ippocrate e Churchill e Montanelli, Leopardi aveva un problema di neurotrasmettitori, la sensibilità di Tchaikovskij era una somma di fobie omosessuali, Van Gogh del resto era epilettico, Paganini aveva la sindrome di Ehiers-Danlos, Rachmaninov quella di Marfan, e, peggio, la vicina di casa ha il coronavirus. E allora bisogna vietare. Giustamente. Ma, a poco a poco, vietano tutto. La vera minaccia alla nostra proviene da una declinazione distorta della libertà stessa: non abbiamo più margine individuale a fronte della proliferazione proprio dei diritti individuali: il diritto alla salute su tutto, ma questo dopo che un insieme di minoranze ha oppresso sempre nuove maggioranze per via dei diritti del cittadino, del consumatore, del bambino, dell’alunno, dell’anziano, del pedone, dell’automobilista, del ciclista, del turista, dello sportivo, del disabile, del militare, del teleutente, dell’ascoltatore, del lettore, dell’ambientalista, del cacciatore, di chi vuole essere armato e di chi esige che la gente sia disarmata, di chi vuole fumare e di chi non vuole il fumo altrui: sinché a un certo punto tutti i diritti hanno finito per elidersi a vicenda e il lockdown (mondiale?) da Coronavirus ci ha dato la mazzata finale. Così resteremo a casa. Distanziati, se possibile. Senza troppi abbracci e smancerie contagiose. Anaffettivi. Naturalmente senza fumare (perché il fumo passivo ammazza il figlio dell’inquilina del palazzo di fronte, e di recente hanno scritto che fa male anche ai cani) e bevendo acqua senza sodio (ma occhio all’arsenico e al cloro e ai solfati, oltre al celebre stronzio) ma senza prosciutto, salame, mortadella e bacon che sono pieni di grassi malsani e nitrati e nitriti (di cavallo?) e niente birra perché il luppolo fa male alla prostata, lo zucchero bianco è veleno al pari di burro, strutto, olio di palma e olio di colza, i sostituti dello zucchero fanno peggio, i biscotti contengono mediamente più grassi dei salumi, sul caffè e sui carboidrati si è letta ogni cosa, nel 2015 l'Organizzazione mondiale della sanità ha deciso che «la carne è cancerogena» (le salsicce sono accanto all'amianto nel gruppo 1, dove sono racchiusi gli agenti più pericolosi) come la Coca Cola e le bibite di ogni tipo, e i succhi, anche in versione dietetica, mentre la frutta alla fine contiene sempre tracce di pesticidi anche se hai lavato e sbucciato, e comunque fa ingrassare come quella secca, il gelato contiene additivi e coloranti e conservanti, in generale tutti i grassi causano malattie cardiache, il generale tutto il grano (non solo il glutine) contiene bromato di potassio, le merendine per bambini fanno ingrassare e danno squilibri ormonali, dei fritti neanche parliamo, il pesce assorbe le sostanze tossiche dei nostri mari, la pizza ha la farina 00 che ha troppo amido e amido e zuccheri e i bordi bruciati o carbonizzati che fanno venire i tumori, niente è peggio del sale che alza la pressione, forse solo il vino, almeno secondo il Chief Medical officer (2016) che ha stabilito che faccia male sempre, anche poco, e che ti abbassa l’aspettativa di vita. Ma chi la vuole, questa vita. Chi la vuole, questa sanità che ingloba anche le dimensioni sociali e comportamentali, e dove qualsiasi coglione ti spiega che se ti ammali pesi economicamente sulla società. Ridateci il compianto (davvero) e libertario Antonio Martino, ex ministro ed economista: «L’impiego di argomentazioni scientifiche volte a distogliere la percezione del rischio, terrorizzare l’opinione pubblica e indurre le autorità politiche all’adozione di misure restrittive delle libertà individuali... rappresenta nient’altro, nella quasi totalità dei casi, che uno strumento nella lotta che gli statalisti di ultima generazione conducono ai danni delle nostre libertà». Ridateci il Michele Ainis del 2004 col suo libro «Le libertà negate. Come gli italiani stanno perdendo i loro diritti», dove raccontava di uno Stato che, in fondo, ti chiede solo di rispettare delle regole: e fa niente se queste regole, lentamente, nel loro insieme, finiscono per imbrigliarci come le cordicelle che bloccavano Gulliver. Ormai è vietato tutto. Fioccano le commissioni culturali e giornalistiche per edulcorare i testi che rischiano di offendere qualche sensibilità, fioccano le purghe del linguaggio, già vent’anni fa scrittori come Michel Houellebecq e Oriana Fallaci furono denunciati per aver istigato all’odio razziale, libri e film sono stati accusati a vario titolo di razzismo o pedofilia, parlare è diventata un’impresa (ne abbiamo scritto più volte) e attendiamo chiusi in casa, sfiduciosi, le prossime novità sul lockdown, sui nuovi divieti: non abbiamo mai avuto (mai, mai, neppure lontanamente) una classe politica così scandalosamente imbecille, proprio tarata mentale: ma c’è qualcosa che va oltre e, come si dice, ha piovuto sul bagnato. Un diluvio. E ci sono tante persone normali, perbene, che sono diventate inconsapevoli fiancheggiatrici di un neosalutismo che ha i toni isterici e salvifici di chi non si limita a lottare contro un virus, come tanti che ce ne sono stati nella Storia: è anche piccolo traffico, piccolo commercio, sondaggino di opinione, esondazione ideologica, pubblicità progresso, fanatismo di chi stabilisce dall’alto il benessere di un popolo e rivitalizza il primato del collettivo sull’individuo, glorifica l’intervento statale, annuncia nuove ondate e nuovi lockdown, e intanto ci chiude in casa. Ma ne usciremo. Ne usciremo comunque.
Filippo Facci
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Marche maltempo, alluvioni e criticità idrogeologica
Marche maltempo, le ultime 72 ore per questa regione sono state durissime. Alluvioni continue che hanno portato danni di grandi dimensioni in diverse città marchigiane ed anche diverse vittime. Un disastro "replica" di quello visto ormai 8 anni fa a Senigallia anche questa volta colpita dal maltempo. Marche maltempo, facciamo un passo indietro L'emergenza idrogeologica nella regione inizia il 16 Settembre quando sulle Marche inizia una intensa fase di maltempo. Dalle ore 18 del pomeriggio, i centralini dei vigili del fuoco marchigiani vengono presi d'assalto. I cittadini chiamano i soccorsi per i danni che l'alluvione sta recando a case, negozi e strade ma soprattutto per cercare aiuto. Sulle Marche in circa tre, secondo i dati rilasciati dalla Protezione Civile, sono caduti 420 millimetri di pioggia che equivalgono alla metà dei millimetri di pioggia che in media cadono nelle Marche in sei mesi, mezzo anno. I maggiori danni saranno registrati in sei città marchigiane: - Ancona - Pesato - Senigallia - Barbara - Cantiano - Sassoferrato Inondazioni nelle marche, Cantiano e Ostra Le due città marchigiane di Cantiano e Ostra sono quelle che hanno vissuto i più grandi momenti di paura. Cantiano è rimasta praticamente isolata con i telefoni fuori uso e le strade impraticabili. L'appello del sindaco della città marchigiana è stato quello di non uscire di casa e salire nei piani più alti delle abitazioni. Ostra, inoltre, registra alcune vittime e dispersi diventando la zona dove le inondazione nelle marche hanno fatto più danni in assoluto. Una situazione che nemmeno la Protezione Civile della Marche era riuscita a prevedere. Il responsabile della Regione Marche, Stefano Aguzzi, ha dichiarato: "Non era nemmeno prevista una simile pioggia così insistente. E abbiamo avuto questa esondazione così repentina e improvvisa che non ha dato spazio per altro purtroppo" Maltempo nelle Marche oggi, cosa ci dice il meteo? Le maggiori preoccupazioni di soccorritori e cittadini sono quelle di risistemare tutto, iniziare a ricostruire e tornare alla normalità dopo le inondazioni nelle Marche. Preoccupazioni che derivano, però, da un unico fattore: il meteo. Oggi come sarà il tempo nelle Marche e nel resto d'Italia? Secondo le previsioni di Iconameteo.it: Nubi in aumento sulle regioni centrali con qualche pioggia da metà giornata nelle zone interne, con fenomeni più probabili tra Marche, Lazio, Abruzzo e Molise. Tempo in gran parte soleggiato nel resto d’Italia, salvo un po’ di nuvolosità al mattino in Liguria e nel pomeriggio sul nord della Campania; da segnalare qualche velatura in transito sulle isole maggiori, specie in Sardegna. Maltempo Marche, cosa fare in caso di alluvione? Trovarsi al centro di una alluvione è sicuramente una situazione di pericolo. La Protezione Civile, per questi casi, ha fissato una serie di regole e comportamenti da tenere nel caso di alluvione. Se sei in un luogo chiuso - Non scendere in cantine, seminterrati o garage per mettere al sicuro i beni: rischi la vita. - Non uscire assolutamente per mettere al sicuro l’automobile. - Se ti trovi in un locale seminterrato o al piano terra, sali ai piani superiori. Evita l’ascensore: si può bloccare. Aiuta gli anziani e le persone con disabilità che si trovano nell’edificio. - Chiudi il gas e disattiva l’impianto elettrico. Non toccare impianti e apparecchi elettrici con mani o piedi bagnati. Non bere acqua dal rubinetto: potrebbe essere contaminata - Limita l’uso del cellulare: tenere libere le linee facilita i soccorsi. - Tieniti informato su come evolve la situazione e segui le indicazioni fornite dalle autorità Se sei all’aperto: - Allontanati dalla zona allagata: per la velocità con cui scorre l’acqua, anche pochi centimetri potrebbero farti cadere. - Raggiungi rapidamente l’area vicina più elevata evitando di dirigerti verso pendii o scarpate artificiali che potrebbero franare. - Fai attenzione a dove cammini: potrebbero esserci voragini, buche, tombini aperti ecc. - Evita di utilizzare l’automobile. Anche pochi centimetri d’acqua potrebbero farti perdere il controllo del veicolo o causarne lo spegnimento: rischi di rimanere intrappolato. - Evita sottopassi, argini, ponti: sostare o transitare in questi luoghi può essere molto pericoloso. - Limita l’uso del cellulare: tenere libere le linee facilita i soccorsi. - Tieniti informato su come evolve la situazione e segui le indicazioni fornite dalle autorità. Read the full article
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Ci risiamo. “Italia sferzata dal maltempo” leggiamo nei giornali. Titoli che sono gli stessi di un anno fa. Poi c’è la conta delle vittime. Sette persone hanno perso la vita lunedì. Altre quattro corpi sono stati recuperati oggi. Ci si augura che non arrivino altri aggiornamenti, ma anche così il numero delle vittime è superiore a quello dell’ultima “emergenza maltempo”.
E dopo la conta delle vittime, ecco che i telegiornali sparano l’elenco dei danni. A Rapallo cede una diga, acqua alta da record a Venezia, la provinciale 227 per Portofino è cascata giù e il paese noto per la vita mondana è isolato, in Trentino 170 persone sono bloccata al passo dello Stelvio, tromba d’aria in Valsugana, decine di famiglie evacuate dalle loro case a Moena e nei paesi vicini, il mare spazza il porto di Posillipo devastando in maniera democratica tanto le barche dei pescatori che gli yacht dei vip, Adige e Piave in piena nel Veneto, scuole chiuse e incidenti un po’ dappertutto.
A concludere il servizio tv o l’articolo, tocca alle dichiarazione del politico di turno. Il microfono viene dato al ministro, al deputato, o al presidente di Regione di turno. E qua, rispetto al servizio di un anno fa, qualche anima candida potrebbe anche aspettarsi delle novità. Non ci ripetono in tutte le salse che è arrivato il Governo del Cambiamento? Ma non c’è niente da fare. Anche se sono cambiati i suonatori, non cambia la musica. Anche se le scuse, e questo va detto, sono sempre più originali (“Ah, c’è una penale? Non lo sapevo quando facevo opposizione…”) Ma la colpa delle strade che crollano è sempre e comunque dell’amministrazione precedente. Di assumere un serio impegno a lungo termine per mettere in sicurezza il Paese e prepararlo a quei cambiamenti climatici che, anche nella migliore delle ipotesi, saranno comunque drammatici ed inevitabili, non se ne parla.
Anzi! Se mai fosse entrata, potremmo scrivere che la questione “cambiamenti climatici” è stata completamente defenestrata dalla lista degli impegni delle nostre forze politiche. Opposizione compresa. Evidentemente non porta voti. Oppure la sua portata epocale va troppo al di là dagli orizzonti ristretti di questi politici che ci meritiamo.
Non è cambiata la musica – abbiamo scritto – perché, anche se sono cambiati i suonatori, non è cambiato quell’economica da rapina che continua a scrivere da solista lo spartito dove a noi tocca improvvisare. Se la colpa dei disastri è sempre del Governo precedente, la soluzione resta dappertutto quella delle Grandi Opere.
Da Trento, il neo presidente Maurizio Fugatti esce dalla sala di crisi della Protezione Civile soltanto per ribattere ai giornalisti l’importanza strategica della Valdastico e del tunnel sul Brennero. “Strade e autostrade vanno portate avanti – dichiara -, anche perché ormai c’è la piena consapevolezza delle persone sul fatto che neppure le remore ecologiste valgano più a giustificare lungaggini e rimandi. La migliore strategia di prevenzione di incidenti sta proprio nella costruzione intelligente di nuove opere”.
Da una Venezia allagata quasi come in un lontano ’66, al sindaco Gigio Brugnaro non passa neppure per la testa che sarebbe stata una azione più intelligente potenziare la protezione civile piuttosto che assumere un battaglione di vigili palestrati ed armarli con le pistole per “correre dietro ai nigeriani”, per dirla come lui. «Giornate di acqua alta eccezionale come queste ci dimostrano che il Mose è necessario» ha spiegato, mentre con stivaloni da pescatore faceva la sceneggiata – davanti alle telecamere – di andare a salvare i turisti in piazza San Marco. Non ha spiegato invece che il Mose non entrerà mai in funzione, che non serve per fermare l’acqua qua alta e che è utile solo a dirottare soldi pubblici dalla salvaguardia vera a politici e privati in odor di mafia. Con paratie che si alzano solo sotto i 120 centimetri, piazza San Marco e tante calli di Venezia andrebbero ugualmente a mollo, e in caso di alte eccezionali come quelle di questi giorni, il pericolo di collassi delle paratie metterebbero in serio rischio la città.
Ma il problema vero del Mose, la “madre” di tutte le Grandi Opere italiane, non sta neppure qua e non si misura sui centimetri di marea che vanno al di là della portata delle paratie. Se invece di insistere su un’opera inutile e costosissima, pensata solo per foraggiare una nota gang di malaffare misto politico e mafioso, si fosse investito nel porre rimedio al dissesto della laguna causato dallo scavo inconsiderato di troppi canali, oggi Venezia non si troverebbe a mollo. Il Mose è la causa e non il rimedio dell’emergenza acqua alta di questi giorni.
Che sia proprio il cemento connesso alla politica delle Grandi Opere, e non la pioggia in se, a causare problemi all’Italia non viene in mente a nessuno di coloro che sono al Governo. Lo sottolineano ingegneri, ambientalisti, climatologi, ma non i nostri politici. Perlomeno non quelli seduti nelle stanze dei bottoni. Nessuno di loro ha neppure degnato di una risposta l’appello di Legambiente a chiudere le Grandi Opere più devastanti, salvaguardando il territorio e dirottando i fondi risparmiati alla messa in sicurezza idrogeologica dei nostri fiumi. Il Governo del Cambiamento continuerà come tutti i Governi precedenti, a finanziare opere come la Pedemontana che, più della pioggia che è sempre caduta al mondo, sono causa stessa del dissesto profondo in cui ci troviamo.
Sino alla prossima esondazione, sino alla prossima tromba d’aria, sino al prossimo allarme maltempo, per riscrivere da capo gli stessi articoli.
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Piena del Po
La piena del Po sta entrando, nel tratto cittadino del suo corso, in stato di preallerta arancione. Alle ore 14, secondo i rilevamenti di ArpaPiemonte il Po ai Murazzi ha raggiunto i 4,47m. avendo superato il livello di guardia alle ore 3 (3,5m). E' comunque consigliabile adottare, nella aree più a rischio come il Meisino e il Fioccardo, le misure di salvaguardia dei beni mobili dei locali maggiormente esposti. Si sconsiglia inoltre in tali aree la permanenza nei locali interrati e seminterrati fino a cessato allarme. Gli agenti di Polizia municipale e diverse squadre di volontari di Protezione civile monitorano e presidiano costantemente le aree più a rischio di esondazione. (comunicato stampa delle ore 23.15 del 23/11)
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Chiusura dei Murazzi per il rischio di esondazione del Po
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Piena del Po
La piena del Po sta entrando, nel tratto cittadino del suo corso, in stato di preallerta arancione. Alle ore 13,30 secondo i rilevamenti di ArpaPiemonte il Po ai Murazzi ha raggiunto i 4,43m. avendo superato il livello di guardia alle ore 3 (3,5m). E' comunque consigliabile adottare, nella aree più a rischio come il Meisino e il Fioccardo, le misure di salvaguardia dei beni mobili dei locali maggiormente esposti. Si sconsiglia inoltre in tali aree la permanenza nei locali interrati e seminterrati fino a cessato allarme. Gli agenti di Polizia municipale e diverse squadre di volontari di Protezione civile monitorano e presidiano costantemente le aree più a rischio di esondazione. (comunicato stampa delle ore 23.15 del 23/11)
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Piena del Po - stato di preallerta
La piena del Po sta entrando, nel tratto cittadino del suo corso, in stato di preallerta arancione. Il culmine della piena è prevedibile per le ore 12 di domani e il livello è considerato decisamente inferiore alla piena del 2016. E' comunque consigliabile adottare, nella aree più a rischio come il Meisino e il Fioccardo, le misure di salvaguardia dei beni mobili dei locali maggiormente esposti. Si sconsiglia inoltre in tali aree la permanenza nei locali interrati e seminterrati fino a cessato allarme. Gli agenti di Polizia municipale e diverse squadre di volontari di Protezione civile monitorano e presidiano costantemente le aree più a rischio di esondazione. (comunicato stampa delle ore 23.15 del 23/11)
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