#Paolo e Daddo
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filmando in città: roma 1977 (dall'archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico)
filmando in città: roma 1977 (dall’archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico)
FILMANDO IN CITTÀ Scheda integrale: https://goo.gl/pGgdSt Casa di produzione: Lotta continua Anno: 1977 Abstract: Un documento sui fatti sanguinosi del 1977 a Roma. Il 2 Febbraio a Piazza Indipendenza dove vengono feriti e arrestati Paolo Tomassini e Leonardo Fortuna (Paolo e Daddo); il 12 Marzo in piazza Esedra e piazza del Popolo alla manifestazione per Paolo e Daddo; gli arresti del 1° Maggio.…
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#1977#AAMOD#Alex Langer#archivio#Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico#Carlo Rivolta#documentazione#Giorgiana Masi#Lotta continua#Mimmo Pinto#Paolo e Daddo#piazz Esedra#Piazza del Popolo#video#Youtube
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In 50.000 partono in corteo dirigendosi dapprima al Policlinico dove è ricoverato in gravi condizioni Guido Bellachioma e poi verso la sede del Fronte della Gioventù di via Sommacampagna che viene assaltata e data alle fiamme al coro di “Sommacampagna è bruciata, la nostra vendetta è appena cominciata”.
A quel punto, in migliaia si dirigono verso la facoltà di Magistero che è stata occupata, quando improvvisamente in piazza Indipendenza una 127 bianca irrompe in coda al corteo. Ne escono due agenti in borghese che iniziano a sparare raffiche di colpi d’arma da fuoco. Sono le squadre speciali di Kossiga alla loro prima apparizione. Si tratta di poliziotti in borghese con mansioni speciali per le manifestazioni. Altri spari giungono dai diversi punti della piazza e dal corteo. Rimangono gravemente feriti uno degli agenti in borghese e due studenti, Paolo Tommasini, di 24 anni e Leonardo (Daddo) Fortuna, di 22 anni.
Sono da subito chiare per gli studenti le responsabilità della polizia nella sparatoria. Nel pomeriggio si tiene all’università un’assemblea indetta dal Comitato di lotta che denuncia la trappola poliziesca di piazza Indipendenza e chiede l’abrogazione della circolare Malfatti.
Intanto il Pci attraverso il suo giornale si schiera a difesa dell’operato delle forze dell’ordine e accusa gli studenti cosiddetti autonomi di essere sullo stesso piano dei fascisti. Questa presa di posizione del Partito comunista, totalmente proiettato verso il compromesso con la Dc, segnerà di fatto una spaccatura rinsanabile con il movimento che rivendicava invece la sua autonomia dalle organizzazioni partitiche.
Per i fatti di piazza Indipendenza nessun poliziotto è stato mai processato. Paolo e Daddo furono condannati per tentato omicidio e si fecero lunghissimi anni di galera portandosi dietro le ferite di quel giorno.
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Valerio. Di Valerio non sono mai riuscito a scrivere nulla. Non mi sono mai sentito all’altezza.
Del resto, non c’è vita che possa essere raccontata interamente per una seconda volta.
Stamattina fissando la foto del murales disegnato da Jorit mi si è sciolta la memoria. Per un momento. Di getto ho scaricato su un foglio una lista per non sbagliare troppo. Random. Spero Valerio mi perdoni l’arbitrio. L’ho riordinata così:
1961
Carla
Sardo
Montesacro
Via Monte Bianco 114
Il judo
Il karate
La Settembrini
La curva Sud
L’Archimede
La sezione D
Il vespino bianco
La macchina fotografica
La falce e il martello
I cortei
Il comitato autonomo Archimede
La sciarpetta a scacchi scozzese
La borsa di tolfa
La coppola
Il coordinamento studenti medi di zona Est
I filtri
La controinformazione
L’antifascismo militante
Il Tufello
Via Monte Favino
Via Scarpanto
Il Settantasette
Nucleo comunista per l’autonomia del proletariato
Un sogno da sognare
Walter Rossi, Roberto Scialabba, Fausto e Iaio, Ivo Zini
Sono stati i fascisti
Acca Latentia
Il sangue dei leoni
L’arresto
20 aprile 1979
La perquisizione
Il dossier
L’archivio
La Beretta 7 e 65
La condanna
Il più pericoloso degli imputati
Il più giovane detenuto a Regina Coeli
La cella con Paolo e Daddo
7 mesi al gabbio
22 novembre 1979 finalmente fuori
All’uscita di scuola
Quel venerdi 22 febbraio 1980
13 e 45
I 3 boia mascherati
Carla e Sardo legati e imbavagliati
I passamontagna
Le botte
Aiuto mamma, mamma aiuto
Un solo colpo alla schiena
La pistola con il silenziatore
Una pallottola calibro 38
Maledetti fascisti
I Nar
Terza posizione
Le rivendicazioni
Depistaggi
Identikit
Il testimone ritratta
25 febbraio
Piazza del Verano
I funerali
I pugni alzati, le bandiere, le guance rigate
Gli scontri, le cariche, gli spari
Le sirene della pula
I compagni di Valerio
L’ufficio corpi di reato
1989 inchiesta chiusa per mancanza di indizi
Tutti prosciolti
Senza giustizia
Senza nomi
2011 riaperte le indagini
41 anni
Valerio era figlio unico
19 anni
#valerioverbano
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Daddo e Paolo
Mentre alla Camera viene approvata una risoluzione che impegna il ministro dell’istruzione Malfatti, preoccupato dal precipitare degli eventi all’università, a sospendere a tempo indeterminato la circolare sui piani di studio, migliaia di giovani si ritrovano alla Sapienza, dove il giorno prima un gruppo di fascisti aveva sparato e ferito gravemente due studenti.
In 50.000 partono in corteo dirigendosi dapprima al Policlinico dove è ricoverato in gravi condizioni Guido Bellachioma e poi verso la sede del Fronte della Gioventù di via Sommacampagna che viene assaltata e data alle fiamme al coro di “Sommacampagna è bruciata, la nostra vendetta è appena cominciata”.
A quel punto, in migliaia si dirigono verso la facoltà di Magistero che è stata occupata, quando improvvisamente in piazza Indipendenza una 127 bianca irrompe in coda al corteo. Ne escono due agenti in borghese che iniziano a sparare raffiche di colpi d’arma da fuoco. Sono le squadre speciali di Kossiga alla loro prima apparizione. Si tratta di poliziotti in borghese con mansioni speciali per le manifestazioni. Altri spari giungono dai diversi punti della piazza e dal corteo. Rimangono gravemente feriti uno degli agenti in borghese e due manifestanti, Paolo Tommasini, di 24 anni e Leonardo (Daddo) Fortuna, di 22 anni, giovani proletari di Primavalle e militanti dei Comitati Comunisti.
Sono da subito chiare per gli studenti le responsabilità della polizia nella sparatoria. Nel pomeriggio si tiene all’università un’assemblea indetta dal Comitato di lotta che denuncia la trappola poliziesca di piazza Indipendenza e chiede l’abrogazione della circolare Malfatti.
Intanto il Pci attraverso il suo giornale si schiera a difesa dell’operato delle forze dell’ordine e accusa gli studenti cosiddetti autonomi di essere sullo stesso piano dei fascisti. Questa presa di posizione del Partito comunista, totalmente proiettato verso il compromesso con la Dc, segnerà di fatto una spaccatura rinsanabile con il movimento che rivendicava invece la sua autonomia dalle organizzazioni partitiche.
Per i fatti di piazza Indipendenza nessun poliziotto è stato mai processato. Paolo e Daddo furono condannati per tentato omicidio e si fecero lunghissimi anni di galera portandosi dietro le ferite di quel giorno.
L’infernale macchina repressiva di Kossiga aveva appena iniziato a mietere le sue vittime.
“Daddo” Fortuna ci ha lasciato il 17 Febbraio 2011
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Nonostante ci sia una grande dimensione di mobilitazione in tutta Italia, l'epicentro è Roma e d è proprio qui che il movimento '77 decidere di riunirsi; per fare il punto sulle lotte antecedenti il 26 e per rilanciare attraverso un momento nazionale di analisi politica e confronto contro la riforma Malfatti della scuola. Quelli del 26 e del 27 sono due giorni di discussioni, interventi e dibattiti, resi possibili anche grazie al lavoro dei compagni che già dal 5 febbraio lavoravano in commissioni per preparare l'assemblea nazionale. Ciò che ne esce segnerà la storia, e marcherà in modo decisivo le differenze e le novità del movimento '77. I punti principali della mozione approvata a stra grande maggioranza dal movimento furono i seguenti: “L' assemblea afferma il carattere proletario del movimento di lotta sviluppatosi nelle università, rivendica l'antifascismo militante di Piazza Indipendenza, e si batte per la libertà dei compagni Daddo, Paolo, D'Arcangelo, Loiacono, per tutti i rivoluzionari prigionieri e per tutte la avanguardie colpite dai licenziamenti. Denuncia l'intervento di Lama all'università, il tentativo di divisione del movimento proletario, l'organicità con l'intervento della polizia e le leggi speciali di Cossiga. Si mobilita affinchè si rilancino nell'immediato la lotta sul salario e sul reddito, per la riduzione dell'orario di lavoro, contro la politica dei sacrifici, contro il lavoro nero e lo sfruttamento nelle fabbriche e nei quartieri. Il dibattito deve avvenire nei comitati di fabbrica, di scuola e di quartiere, non è tempo oggi, di mediazioni tra rappresentanze... Diciamo no al tentativo di dividere il movimento tra una parte violenta ed intimidatrice, ed una parte che sarebbe disposta all'apertura e al confronto. No al tentativo di reintrodurre all'interno del movimento organizzazioni giovanili e di partito. Il giudizio del movimento sui fatti di Roma (cacciata di Lama dalla Sapienza) è chiaro: la provocazione è partita dal servizio d'ordine del PCI. Chi si è contrapposto all'autonomia del movimento è stato Lama. L'assemblea si impegna ad organizzare per il 12 Marzo una grande manifestazione contro l'attacco al reddito proletario e all'occupazione...per l'organizzazione autonoma degli operai, degli studenti, dei disoccupati e di tutti gli sfruttati.” Questo stralcio di documento, preso dal primo numero di “Materiali comunisti per il movimento” edito il 12 marzo 1977, dà l'idea del calibro e della portata del dibattito politico dell'assemblea del 26 febbraio, e fa capire bene come essa abbia contribuito a far crescere la coscienza del movimento '77. Il rifiuto della rappresentanza, delle istituzioni dello Stato, il riconoscere al movimento il ruolo di autorganizazzione e ricomposizione della classe operaia, fece sì che la lotta non si fermasse alla sola resistenza contro le aggressioni del sistema capitalistico, ma che il movimento stesso diventasse una fucina propositiva e rivoluzionaria in cui creare la società comunista.
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L’aula di economia e commercio è stracolma di studenti universitari, lavoratori, precari, disoccupati. Si respira l’aria di rivolta ed insurrezione che invade le piazze e le strade di quest’incredibile anno: il 1977. Una grande assemblea del movimento, che si inserisce in un contesto che vede come eventi salienti la cacciata di Lama, la maggior parte delle università occupate, cortei e studenti arrestati, da il nome alla grande ondata rivoluzionaria di quell’anno: movimento ’77. Nonostante ci sia una grande dimensione di mobilitazione in tutta Italia, l’epicentro è Roma e d è proprio qui che il movimento ’77 decidere di riunirsi; per fare il punto sulle lotte antecedenti il 26 e per rilanciare attraverso un momento nazionale di analisi politica e confronto contro la riforma Malfatti della scuola. Quelli del 26 e del 27 sono due giorni di discussioni, interventi e dibattiti, resi possibili anche grazie al lavoro dei compagni che già dal 5 febbraio lavoravano in commissioni per preparare l’assemblea nazionale. Ciò che ne esce segnerà la storia, e marcherà in modo decisivo le differenze e le novità del movimento ’77. I punti principali della mozione approvata a stra grande maggioranza dal movimento furono i seguenti: “L’ assemblea afferma il carattere proletario del movimento di lotta sviluppatosi nelle università, rivendica l’antifascismo militante di Piazza Indipendenza, e si batte per la libertà dei compagni Daddo, Paolo, D’Arcangelo, Loiacono, per tutti i rivoluzionari prigionieri e per tutte la avanguardie colpite dai licenziamenti. Denuncia l’intervento di Lama all’università, il tentativo di divisione del movimento proletario, l’organicità con l’intervento della polizia e le leggi speciali di Cossiga. Si mobilita affinchè si rilancino nell’immediato la lotta sul salario e sul reddito, per la riduzione dell’orario di lavoro, contro la politica dei sacrifici, contro il lavoro nero e lo sfruttamento nelle fabbriche e nei quartieri. Il dibattito deve avvenire nei comitati di fabbrica, di scuola e di quartiere, non è tempo oggi, di mediazioni tra rappresentanze… Diciamo no al tentativo di dividere il movimento tra una parte violenta ed intimidatrice, ed una parte che sarebbe disposta all’apertura e al confronto. No al tentativo di reintrodurre all’interno del movimento organizzazioni giovanili e di partito. Il giudizio del movimento sui fatti di Roma (cacciata di Lama dalla Sapienza) è chiaro: la provocazione è partita dal servizio d’ordine del PCI. Chi si è contrapposto all’autonomia del movimento è stato Lama. L’assemblea si impegna ad organizzare per il 12 Marzo una grande manifestazione contro l’attacco al reddito proletario e all’occupazione…per l’organizzazione autonoma degli operai, degli studenti, dei disoccupati e di tutti gli sfruttati.” Questo stralcio di documento, preso dal primo numero di “Materiali comunisti per il movimento” edito il 12 marzo 1977, dà l’idea del calibro e della portata del dibattito politico dell’assemblea del 26 febbraio, e fa capire bene come essa abbia contribuito a far crescere la coscienza del movimento ’77. Il rifiuto della rappresentanza, delle istituzioni dello Stato, il riconoscere al movimento il ruolo di autorganizazzione e ricomposizione della classe operaia, fece sì che la lotta non si fermasse alla sola resistenza contro le aggressioni del sistema capitalistico, ma che il movimento stesso diventasse una fucina propositiva e rivoluzionaria in cui creare la società comunista. (da InfoAut)
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Riportiamo, dalla nostra community, una nota a quarant'anni dal 2 febbraio 1977, quando esplose il movimento studentesco del '77. Il tutto nacque in seguito alla famigerata circolare dell'allora ministro dell'istruzione Franco Maria Malfatti, che limitava la reiterazione degli esami, con l’aumento delle tasse, soprattutto per i fuoricorso, si definivano per la prima volta i tre livelli di laurea (diploma, laurea, dottorato di ricerca), la reintroduzione del numero chiuso, ecc. Diverse proteste e manifestazione studentesche si levarono in tutto il paese. A Roma, all’Università La Sapienza, una settantina di fascisti aggredirono un’assemblea di studenti. Respinti esplosero colpi di arma da fuoco. Guido Bellachioma venne gravemente ferito alla testa. L’indomani un corteo uscì dall’università, in via Solferino, nei pressi di via Sommacampagna, un gruppo di compagni si separò dal corteo e andò ad attaccare la sede del Msi da cui erano partiti gli aggressori il giorno prima. In piazza Indipendenza, da una 127 senza contrassegni scesero alcuni poliziotti con le pistole in pugno. Cominciò una sparatoria tra i poliziotti e due ragazzi, Paolo e Daddo e un poliziotto rimasero feriti gravemente. "Il primo febbraio 1977 un gruppo di neofascisti fa un’incursione all’università di Roma, sparando. Uno studente rimane gravemente ferito. L’università viene occupata. Il giorno successivo, nel corso di un corteo, la sede dei giovani neofascisti di via Sommacampagna viene data alle fiamme. Poco dopo, a piazza Indipendenza, intervengono le squadre speciali della polizia che disperdono il corteo con raffiche di mitra. Cadono a terra feriti Paolo Tommasini e Leonardo (Daddo) Fortuna che, armati, avevano risposto al fuoco pensando si trattasse di neofascisti. Il primo a cadere, colpito alle gambe, è Paolo. Daddo torna indietro e cerca di portarlo via ma viene a sua volta ferito. Quel drammatico evento – che ha segnato l’avvio della grande rivolta del Movimento del ’77 – fu immortalato con alcuni scatti dal fotografo Tano D’Amico che li custodì in segreto per i successivi vent’anni. Quegli scatti (uno in particolare) ritraggono un gesto di straordinaria generosità, la medesima che ha attraversato e alimentato i sentimenti e i comportamenti di tutti coloro che hanno preso parte a quel Movimento." Leonardo "Daddo" Fortuna, morto pochi anni fa e grande amico personale: il classico "giovane intellettuale rivoluzionario" di quegli anni, originario del "quartiere/bene" di Balduina/Monte Mario Alto, che poi finirà per cercare di "salvare", amministrandone certosinamente i conti sempre precari, e riuscendoci, il quotidiano "Il Manifesto" e sarà anche fondatore della benemerita casa editrice "Derive/Approdi". Paolo Tomassini, invece giovane "lumpenproletariat" della stessa mia borgata romana di Primavalle, cresciuto nella strada e nei bar di periferia, in particolare quello all'epoca mitico adiacente l'allora cinema Niagara, oggi Galaxi, di Via Pietro Maffi, un simbolico "mix", anche nella estrema solidarietà amicale e fraterna dimostrata quel giorno, del tessuto sociale e culturale dell'autonomia operaia romana e, nello specifico, del movimento di quell'anno. Image may contain: one or more people, shoes and outdoor Paolo Tomassini, qualche anno fa, in una intervista dopo la morte di Daddo, da inguaribile "coatto de Primavalle" disse "non je devo un cazzo io a Daddo ... solo la vita" Chissà perchè, a vedere sta foto di Tano D’Amico, mi viene sempre in mente la scena finale de "Il Mucchio selvaggio" anche se, per fortuna, finì meno male. QUI il libro edito da Derive Approdi Un Video di Officinamultimediale La seconda parte del filmato è stata censurata dell'audio per "motivi di copyright"
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Roma 2 febbraio 1977 – Il ferimento di Daddo e Paolo. L’inizio della grande rivolta. Mentre alla Camera viene approvata una risoluzione che impegna il ministro dell’istruzione Malfatti, preoccupato dal precipitare degli eventi all’università, a sospendere a tempo indeterminato la circolare sui piani di studio, migliaia di giovani si ritrovano alla Sapienza, dove il giorno prima un gruppo di fascisti aveva sparato e ferito gravemente due studenti. In 50.000 partono in corteo dirigendosi dapprima al Policlinico dove è ricoverato in gravi condizioni Guido Bellachioma e poi verso la sede del Fronte della Gioventù di via Sommacampagna che viene assaltata e data alle fiamme al coro di “Sommacampagna è bruciata, la nostra vendetta è appena cominciata”. A quel punto, in migliaia si dirigono verso la facoltà di Magistero che è stata occupata, quando improvvisamente in piazza Indipendenza una 127 bianca irrompe in coda al corteo. Ne escono due agenti in borghese che iniziano a sparare raffiche di colpi d’arma da fuoco. Sono le squadre speciali di Kossiga alla loro prima apparizione. Si tratta di poliziotti in borghese con mansioni speciali per le manifestazioni. Altri spari giungono dai diversi punti della piazza e dal corteo. Rimangono gravemente feriti uno degli agenti in borghese e due manifestanti, Paolo Tommasini, di 24 anni e Leonardo (Daddo) Fortuna, di 22 anni, giovani proletari di Primavalle e militanti dei Comitati Comunisti. Sono da subito chiare per gli studenti le responsabilità della polizia nella sparatoria. Nel pomeriggio si tiene all’università un’assemblea indetta dal Comitato di lotta che denuncia la trappola poliziesca di piazza Indipendenza e chiede l’abrogazione della circolare Malfatti. Intanto il Pci attraverso il suo giornale si schiera a difesa dell’operato delle forze dell’ordine e accusa gli studenti cosiddetti autonomi di essere sullo stesso piano dei fascisti. Questa presa di posizione del Partito comunista, totalmente proiettato verso il compromesso con la Dc, segnerà di fatto una spaccatura rinsanabile con il movimento che rivendicava invece la sua autonomia dalle organizzazioni partitiche. Per i fatti di piazza Indipendenza nessun poliziotto è stato mai processato. Paolo e Daddo furono condannati per tentato omicidio e si fecero lunghissimi anni di galera portandosi dietro le ferite di quel giorno. L’infernale macchina repressiva di Kossiga aveva appena iniziato a mietere le sue vittime. “Daddo” Fortuna ci ha lasciato il 17 Febbraio 2011 (da bellaciao.org)
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