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#Nénette et Boni
uiltoncezar · 2 years
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nenette et boni / claire denis
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ivebeenabottleblonde · 4 months
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I am now a Claire Denis fan because I saw Nénette et Boni and US go home
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ppartisanal · 2 months
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Confession d’un veau
Nénette et Boni, Claire Denis, 1996
costume design by Elisabeth Tavernier
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carmenvicinanza · 5 months
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Claire Denis
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Claire Denis, regista e sceneggiatrice brillante e contemporanea, che ha diretto le più grandi star del cinema francese, rappresenta un faro di sapienza e maestria nella settima arte.
Nei suoi lavori crea connessioni tra il post-colonialismo e la globalizzazione, analizzando la fenomenologia umana, spesso, a partire dalle sue caratteristiche sessuali. 
L’Africa, con i suoi spazi dilatati e la sua luce, e l’immigrazione nel continente europeo, con il suo drammatico impatto sulle difficoltà della vita quotidiana, sono stati spesso i suoi riferimenti tematici.
Nata a Parigi il 21 aprile 1948, è cresciuta in Africa, suo padre era amministratore civile presso le colonie francesi. Ha frequentato le scuole elementari camerunesi, somale, gibutiane e burkinabé. Ammalatasi di poliomielite all’età di dodici anni, era tornata in Francia curarsi, continuando la sua formazione presso il Lycée de Saint-Germain-en-Laye, dove ha scoperto le magnificenze del cinema, soprattutto quello giapponese.
Dopo una laurea in Lettere e una in Economia, ha avuto un breve matrimonio con un fotografo con cui lavorava.
Quando si è separata si è trasferita per un po’ in Africa, dove ha lavorato come regista presso Télé Niger. Rientrata in Francia è stata assunta dal dipartimento di ricerca dell’Office de Radiodiffusion Télévision Française.
Mentre studiava all’Institut des hautes études cinématographiques, ha realizzato i suoi primi cortometraggi e documentari.
Fondamentale è stata l’esperienza come assistente di registi come Constantin Costa-Gavras, Wim Wenders e Jim Jarmusch.
Il suo primo lungometraggio, Chocolat, del 1988, è stato in concorso al Festival di Cannes. La storia è quella di una donna che torna in un piccolo presidio francese del Nord del Camerun, dove aveva trascorso gran parte della sua infanzia, per rendersi conto di quanto la società fosse cambiata esteriormente e di quanto certi comportamenti fossero stati tramandati alle persone che erano rimaste.
Nel 1990 è uscito S’en fout la mort, ambientato nella banlieue parigina, sulla vita di alcuni immigrati di origine africana, coinvolti in un giro di combattimenti di galli e di scommesse clandestine. Si inizia a palesare, nello stile e le tematiche a lei care, l’aggiunta di violenza da noir e l’interesse per il corpo che prenderanno sempre più definizione nei lavori successivi. 
Nel 1991 ha fondato la sua società di produzione, Les films de Mindif.
Tre anni dopo è uscito J’ai pas sommeil, ispirato alla storia vera di un serial killer, film struggente e disperato in cui ancora una volta racconta la solitudine, il desiderio d’amore e la morte tra quelli che ha definito “i tanti apartheid quotidiani“.
Nel 1996 Nénette et Boni ha vinto il Pardo d’oro al Festival di Locarno. Il film racconta la vita di un fratello e una sorella che vivono soli a Marsiglia. Lei è decisa a dare il neonato in adozione, lui rapisce il piccolo nel disperato tentativo di ridare vita a una famiglia.
Nel 1999 ha realizzato Beau travail, girato a Gibuti, un altro dei paesi della sua infanzia in cui mette in scena una storia di potere e morte all’interno della Legione straniera. Nel film, alla presenza totale e magnetica del paesaggio si sovrappone il suo occhio di donna che descrive un mondo maschile secondo coordinate lucide e acute.
Sono seguiti film che mescolano sesso e cannibalismo, persone bianche e nere, ripulsa e desiderio, come Trouble every day con Vincent Gallo e Cannibal Love – Mangiata viva che rappresenta l’apice della sua estetica post-moderna, dove sangue è pienezza e il corpo è desiderio e fonte di sazietà.
Vendredi soir, del 2003, è stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia.
La sua filmografia è continuata con diversi altri apprezzati lavori, tra cui L’amore secondo Isabelle, del 2017, con Juliette Binoche che è stato candidato a vari premi, César, European Film Award e Best European Film.
Per Avec amour et acharnement è stata insignita dell’Orso d’argento per il miglior regista e Stars at Noon le ha portato il Grand Prix al Festival di Cannes.
Ha girato praticamente un film ogni due anni, compresi diversi documentari.
È apprezzata dalla critica mondiale per la sua ricerca sobria ma appassionata che mette in rapporto il gioco delle relazioni interpersonali con la costruzione dello spazio, il valore espressivo della luce, lo sguardo sui corpi e sul loro equilibrio emotivo.
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Chicago Weekend Edition:
Thursday, 3 August 2023:
Claire Denis Film Scores 1996-2009 Tindersticks (Constellation) (released in 2011)
Record collecting is always fraught with 'I-didn't-buy-this-when-I-had-the-chance" and it's always beloved counterpoint "Why-did-I-buy-this-when-it-came-out?" I think about this box set often wondering why I didn't buy it when I saw it 12 years ago at Parasol Records in Champaign. Of course, I didn't even bother with the CD version of the set either. I own two of these soundtracks (I'll tell you which ones as they crop up) so I have zero excuse for ignoring this set.
While in Chicago this past weekend, somehow the topic of this box came up. One of my brother's friends had to sell his own copy of it and I bemoaned not ever buying this set. My brother leaps up, runs into his music room, procures this and hands it to me. "Take it! Keep it! Never return it, but don't trade it!" Music trades back and forth between us, sometimes permanently, sometimes for 20 years. The last thing he borrowed from me I assured him I only wanted it back when I was dead.
Above are the front and the back of the box which contains six soundtracks (two of which appear on one album) on five albums. It contains six album jackets however. The first album jacket photos appear below. This album jacket contains a CD sized booklet and two posters. First up are the front and back of the jacket (which look exactly like the front and back of the box).
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Below you will find the front of the CD sized booklet (one of my pet peeves is when an album uses the CD booklet). I didn't provide the back of the booklet because it looks the same as the front and we've now seen that damn photo far too many times.
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Below are two photos of the posters included in this set.
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The first soundtrack is White Material. You will find the front and back of the album followed by both sides of the record label.
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Soundtrack number two is 35 Rhums. I'll follow the same order for this and the remaining three albums: cover, back of jacket, A and B side label.
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Album number three contains two different soundtracks. The first is L'Intrus and it is by Stuart A Staples (the lead vocalist of Tindersticks). The second soundtrack on this album is Vendredi Soir and it is by Dickon Hinchliffe, longtime member of Tindersticks (although he may not be in the band any longer, although I could be wrong).
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The next soundtrack is Trouble Every Day (which I own as a stand alone Tindersticks album). It is the fifth soundtrack in this set.
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The final soundtrack is Nénette et Boni which is the other Tindersticks soundtrack I own. I've actually seen all these films save for the Staples/ Hinchliffe ones.
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sacredwhores · 3 years
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Claire Denis - Nenette and Boni (1996)
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moviemosaics · 3 years
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Nénette and Boni
directed by Claire Denis, 1996
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pauline-lewis · 4 years
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That's when she said she'd never blink again
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Hier j’ai regardé Nénette et Boni de Claire Denis, c’est un film qui parle d’un frère et d’une sœur et de leurs relations compliquées (bon ça parle de beaucoup plus que ça mais je résume). À un moment dans le film, il y a cette boulangère et son mari (joués par Valeria Bruni-Tedeschi et Vincent Gallo) qui se retrouvent à danser chez eux. La scène est illustrée par la chanson Tiny Tears de Tindersticks. Ils dansent tous les deux et la caméra est très près de leurs sourires, elle ondule avec la musique, elle s’attarde sur le visage de Valeria Bruni-Tedeschi et sur les épaules de Vincent Gallo. Cette scène est comme suspendue au milieu de ce film par ailleurs assez sombre, violents par moments. C’est une petite poche de tendresse et d’érotisme. J’adore dans les films quand l’action, d’un coup, est mise sur pause, que la musique arrive, que plus rien n’a d’importance que la beauté du moment. Comme dans Lost Highway de David Lynch quand Patricia Arquette sort de la voiture sur une reprise de This Magic Moment par Lou Reed. Il n’y a alors rien à faire que de la trouver belle et de voir toutes les manières dont le mouvement de ses bras épouse parfaitement la musique.
[Et comme je n’ai pas trouvé la scène de danse, voilà une autre très belle séquence qui fera l’affaire]
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Ça faisait quelques temps que je n’ai pas écrit ici mais je continuais à écrire ces petits textes dans ma tête, après avoir vu un film ou écouté une chanson ou lu une page. Ça me suffisait. Les matins je me suis levée plus tôt dans la pénombre de novembre pour essayer de raconter une histoire qui glissait entre mes propres doigts. J’ai regardé par la fenêtre en écoutant Lee Hazlewood et en essayant de trouver en moi, aussi, ces petites poches de beauté. J’ai essayé de compter les mots, j’ai envoyé balader la productivité, j’ai fait le tri, j’ai continué. J’ai démêlé les mots du travail et les mots qui sont nés et ont grandi en moi entre 1986 et 2020. Les mots qui sont là même si je n’ai aucune raison de les écrire. And in the end, we’ll see.
Et puis en regardant Nénette et Boni je me suis dit que j’allais faire cela ici. Parler des petits moments qui ont fait clic. Pour le reste, on verra.
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A Canterbury Tale (Michael Powell et Emeric Pressburger)
 J’ai vu une partie des films de Powell et Pressburger et j’admets que A Canterbury Tale est peut-être le plus mineur. Pourtant il m’a beaucoup touchée, peut-être majoritairement à cause de son héroïne et de la force de son regard. Le film se déroule pendant la guerre et il raconte l’histoire de deux sergents et d’une jeune femme (anciennement employée dans un grand magasin de Londres) qui se retrouvent par hasard à la campagne et décident d’enquêter sur un mystérieux individu qui s’attaque aux femmes la nuit en leur versant de la colle sur les cheveux. Ce pitch extrêmement bizarre donne lieu à une réflexion assez douce et mélancolique sur le temps qui passe, sur ce que nous gardons de ceux et celles qui ont été là avant nous et aussi sur l’amitié et les liens que nous tissons. Avec toujours cette petite touche méta sur notre propre rapport à l’art et au cinéma.
Et donc il y a cette scène un peu magique dans le film où la jeune femme se retrouve seule, couchée dans l’herbe, avec l’un de ses suspects. Ensemble, ils parlent du passé, de vivre à la campagne, d’aligner sa vie avec ce que l’on a à l’intérieur. Le dialogue est sublime mais aussi la manière dont ils sont filmés près du sol, avec leurs deux visages tournés vers un ailleurs que l’on se met à imaginer avec eux. Depuis cette scène vit avec moi, quand je rêvasse moi aussi de tourner mon regard vers un ailleurs plus familier.
La chaleur de Bertrand Belin
 J’ai déjà parlé mille fois du fait que j’avais besoin de revenir à certains disques, peut-être par nostalgie ou peut-être juste parce que j’ai un sens aigu de la fidélité. Un jour comme ça je me suis mise à repenser à la chanson de Bertrand Belin La chaleur qui figure sur l’album Hypernuit, qui par ailleurs est très beau dans son entièreté.
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Cette chanson renferme, comme son titre l’indique, beaucoup de chaleur. J’ai regardé plusieurs fois cette vidéo dans laquelle Bertrand Belin la chante avec une vue sur la mer. Le texte est composé de fragments qui se complètent et d’un coup se libèrent avec ce refrain/ritournelle
Un jour arrivera Où nous arriverons À voyager léger Courage, avançons Un jour arrivera Où nous arriverons
Peut-être qu’il n’est pas nécessaire d’expliciter pourquoi ce passage m’a touchée mais depuis quelques semaines cette chanson est devenue mon petit moment suspendu de film, disponible quand j’en ai besoin. Je la mets dans mon casque et j’essaie d’oublier tout ce qui se passe, je me déconnecte, j’imagine que j’ai cinq minutes de film et que plus rien n’a d’importance. Et ça me fait du bien de me dire, même si je rêve, qu’un jour nous y arriverons.
La vie seule de Stella Benson
Les éditions Cambourakis m’ont envoyé ce très joli roman vraiment très singulier de Stella Benson (une autrice anglaise contemporaine de Virginia Woolf), traduit par Leslie de Bont. C’est difficile de le résumer parce qu’il mêle pas mal de choses : la guerre (le livre paraît en 1919), une histoire de sorcières, l’émancipation d’une femme, une pension où s’entremêlent des solitudes… Il y a un mélange entre le sérieux et l’humour et la légèreté que je trouve vraiment très réussi et qui m’a aussi aidée dans cette période où tout me semble si lourd.
Et donc, à un moment il y a ce petit passage qui m’a vraiment bouleversée et je suis toujours fascinée par la capacité qu’ont les mots de traverser les décennies pour toucher leur cible en plein cœur (vous me direz que c’est bien là le principe de la littérature et oui, bien évidemment) :
« Bon, je ne pourrai pas vous affirmer avec certitude que la sorcière avait ajouté dans les sandwichs le contenu de ses petits sachets de magie. Sarah Brown aurait été très réceptive à ce genre de produits car son esprit était toujours à deux doigts de l’égarement. Comme elle n’était probablement qu’une demi-femme, une demi-joie suffisait à faire chavirer son cœur et un demi-chagrin pouvait facilement le briser. Elle était sans défense contre ses impressions, et quand on a trop d’impressions, cela fatigue le cœur. »
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On the rocks (Sofia Coppola)
J’ai vu beaucoup de critiques négatives du nouveau film de Sofia Coppola que j’ai personnellement apprécié dans sa simplicité. L’histoire d’une femme dont le père est riche qui se met en tête que son mari la trompe. Ensemble, père et fille vont enquêter dans un New York de privilégiés pour découvrir la vérité. J’ai été vraiment touchée par cette relation dans toute son invraisemblance et par le personnage de Bill Murray avec tout ce qu’il a d’aimable, de grandiloquent et par là-même d’agaçant. Comme je voulais parler des petits moments, il y a une scène où ils sont tous les deux dans une décapotable, Sofia Coppola filme l’arrière de la voiture et il y a quelque chose dans cette course un peu vaine qui m’a émue jusqu’aux larmes. On est sensibles en ce moment, non ?
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nostransports · 5 years
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Jaune
(d’après Nénette et Boni de Claire Denis)
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rrrauschen · 7 years
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i haven’t cried this hard since forever
but the mixture of claire denis, tindersticks, 90s nostalgia and the baby topic tore my innards apart
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vincekris · 3 years
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Nénette et Boni (Claire Denis, 1996)
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cinemaforester · 7 years
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communicants · 7 years
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Nénette et Boni (Claire Denis, 1996)
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humides · 7 years
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deep-dive · 5 years
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Tindersticks, Nénette et Boni Soundtrack, 1996
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