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#Massimiliano Capitano
lamilanomagazine · 11 months
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Nassiriya, 20 anni fa la strage: i messaggi di Mattarella e Meloni
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Nassiriya, 20 anni fa la strage: i messaggi di Mattarella e Meloni. È il 12 novembre 2003 quando, a Nassiriya, in Iraq, un camion carico di 400 chili di tritolo e liquido infiammabile viene lanciato contro l’ingresso della base “Maestrale”, dove i Carabinieri e l’Esercito italiano hanno stabilito il proprio quartier generale. Il carabiniere Andrea Filippa, di guardia all'entrata, abbatte uno dei due terroristi, ma il mezzo prosegue la sua folle corsa. Poi l'esplosione che, con un effetto domino, fa saltare in aria il deposito munizioni. I sassi di ghiaia con cui erano stati riempiti i bastioni partono come proiettili in tutte le direzioni. Scene apocalittiche, inclusa la rottura dei vetri delle finestre delle case nel raggio di quasi un chilometro. Perdono la vita 28 persone, tra cui 19 italiani. "La Giornata del ricordo dedicata ai Caduti, militari e civili, nelle missioni internazionali per la pace, ricorre nel ventesimo anniversario della strage di Nassiriya, ove, a causa di un vile attentato, morirono 19 italiani tra soldati, carabinieri e civili. Il sentimento del lutto ci accompagna in questo giorno in cui la Repubblica rivolge il suo pensiero ai tanti feriti e caduti nelle missioni che l’Italia ha sviluppato in questi anni a servizio della comunità internazionale e dei diritti dei popoli, insieme all’espressione della solidarietà e vicinanza alle famiglie colpite". A dichiararlo è il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato al Ministro della Difesa, Guido Crosetto. "La partecipazione a queste importanti operazioni in tante travagliate regioni del mondo, è il segno - sottolinea il Capo dello Stato - dell’impegno e del contributo del nostro Paese allo sforzo concreto della comunità internazionale per combattere gli orrori e le atrocità delle guerre e del terrorismo”. "Venti anni ci separano dalla terribile strage di Nassiriya. Venti anni da quel vile e brutale attentato in cui morirono 19 italiani. In questa Giornata, dedicata al ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace, l'Italia onora e ricorda tutti coloro che hanno sacrificato la vita per la pace e la sicurezza della nostra Nazione e del mondo. A loro, e a quanti ogni giorno sono impegnati nelle aree più travagliate, va la nostra profonda riconoscenza". A scriverlo sui social è la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “Il popolo italiano - sottolinea Meloni - non dimenticherà mai ciò che vent'anni fa è successo a Nassiriya, il più grave attentato terroristico subito dall'Italia nelle missioni internazionali di pace nelle aree di crisi. Sono ancora vivide nelle nostre menti le immagini di quella drammatica giornata e la profonda commozione che l'attentato suscitò in tutta la Nazione, che non mancò di tributare agli eroi di Nassiriya un fortissimo sentimento di affetto e riconoscenza”. A 20 anni dalla strage, i familiari delle vittime chiedono ancora la concessione delle medaglie d'oro al valor militare, per onorare la memoria e il sacrificio dei loro cari. Dei 19 italiani morti nell'attentato di Nassiriya, 5 erano militari dell'esercito e 12 carabinieri. Ecco i loro nomi, con relativi ruoli e gradi.   I carabinieri morti a Nassiriya Massimiliano Bruno - maresciallo aiutante, Medaglia d'Oro di Benemerito della cultura e dell'arte Giovanni Cavallaro - sottotenente Giuseppe Coletta - brigadiere Andrea Filippa - appuntato Enzo Fregosi - maresciallo luogotenente Daniele Ghione maresciallo capo Horacio Majorana - appuntato Ivan Ghitti - brigadiere Domenico Intravaia - vice brigadiere Filippo Merlino - sottotenente Alfio Ragazzi - maresciallo aiutante, Medaglia d'Oro di Benemerito della cultura e dell'arte Alfonso Trincone - maresciallo   I militari morti a Nassiriya Massimo Ficuciello - capitano Silvio Olla - maresciallo capo Alessandro Carrisi - primo caporal maggiore Emanuele Ferraro - caporal maggiore capo scelto Pietro Petrucci - caporal maggiore   Nell'attentato morirono anche due civili: Marco Beci, cooperatore internazionale, e il regista Stefano Rolla, impegnato con la sua troupe nelle riprese di uno sceneggiato.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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sparviero44 · 11 months
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Nassiriya 12 nov 2003. Quella mattina di 20 anni fa alle 10,40 (ora di Bagdad) le 8,40 italiane, (ricordo come se fosse oggi , perché ero lì) la sede dei carabinieri MSU (Multinational Specialized Unit) un camion cisterna forzò l'entrata del l’edificio, che una volta ospitava la camera di commercio della città, per poi saltare in aria. Sul veicolo c’era un kamikaze e bordo aveva tra i 350 ed i 500 chili di esplosivo , provocando successivamente l'esplosione del deposito munizioni della base e portanto la morte di diverse persone tra Carabinieri, militari e civili. Massimiliano Bruno, Maresciallo Aiutante
Giovanni Cavallaro, Sottotenente
Giuseppe Coletta, Brigadiere
Andrea Filippa, Appuntato
Enzo Fregosi, Maresciallo Luogotenente
Daniele Ghione, Maresciallo Capo
Horacio Majorana, Appuntato
Ivan Ghitti, Brigadiere
Domenico Intravaia, Vice Brigadiere
Filippo Merlino, Sottotenente
Alfio Ragazzi, Maresciallo Aiutante
Alfonso Trincone, Maresciallo Aiutante
Massimo Ficuciello, Capitano
Silvio Olla, Maresciallo Capo
Alessandro Carrisi, Primo Caporal Maggiore
Emanuele Ferraro, Caporal Maggiore Capo Scelto
Pietro Petrucci, Caporal Maggiore
Marco Beci, cooperatore internazionale
Stefano Rolla, regista.
A PERENNE MEMORIA E AFFINCHE’ I LORO VOLTI NON VENGANO DIMENTICATI
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Razzetti festeggia permanenza Unione in serie C
Per festeggiare la permanenza dell’Unione in serie C per il prossimo anno oggi al campo Sivori è venuto in visita Alberto Razzetti il nuotatore di Sestri Levante, che a luglio sarà impegnato alle Olimpiadi di Parigi.     L’atleta ha donato al club calcistico la sua calottina mentre il vice presidente corsaro Vittorio Raffo e il capitano rossoblu Massimiliano Pane hanno regalato a ‘Razzo’ la…
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sounds-right · 9 months
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Marateale Award in Winter: enorme successo per la terza edizione della kermesse che premia le eccellenze della settima arte
Da Micaela Ramazzotti a Franco Nero passando per Paolo Bonolis, Can Yaman e Achille Lauro: sono solo alcuni dei premiati nel corso dell'evento.
Roma, 19 dicembre 2023 - Una vera e propria pioggia di star per il ritorno di "Marateale Award in Winter", terza edizione della versione "invernale" della storica kermesse "Marateale – Premio internazionale Basilicata", guidata dal direttore artistico Nicola Timpone e dalla presidente Antonella Caramia, che ha all'attivo quindici edizioni di grande successo. Nel corso di una cerimonia, che si è tenuta ieri, lunedì 11 dicembre, nella suggestiva Sala della Protomoteca in Campidoglio a Roma, è stato consegnato un riconoscimento alle eccellenze del mondo del cinema, contaminando questo settore culturale così strategico del made in Italy con ambiti affini come giornalismo, musica, comunicazione, televisione e imprenditoria. Una grande festa del cinema che ha visto protagonisti veri e propri fuoriclasse di questo settore.
La cerimonia, condotta da Eva Immediato, ha avuto inizio con un caloroso benvenuto di Nicola Timpone e Antonella Caramia ai prestigiosi ospiti e ai rappresentanti istituzionali, tra cui Alessandro Onorato, Assessore ai grandi eventi, sport, turismo e moda del Comune di Roma; Daniele Stoppelli, Sindaco di Maratea; Paolo Barletta, CEO di Gruppo Barletta.
"Marateale Award in Winter 2023 ha confermato ancora una volta il suo ruolo di punto di riferimento nel mondo del cinema, celebrando l'arte, la cultura e il talento che caratterizzano il panorama artistico italiano e internazionale" hanno commentato Nicola Timpone e Antonella Caramia, aggiungendo: "Siamo felici di annunciare che il corto vincitore della prossima edizione di Marateale avrà diritto alle qualificazioni per la candidatura agli Oscar".
Tra i premiati di quest'anno: Massimiliano Caiazzo che ha ricevuto il premio per la sua performance in "Mare Fuori", riconoscendo il suo talento nell'arricchire i personaggi con profondità emotiva e complessità psicologica; Franco Nero, icona del cinema, è stato celebrato per la sua carriera versatile e le sue interpretazioni memorabili; Micaela Ramazzotti, a cui è stato consegnato il premio "Migliore opera prima della stagione cinematografica" per il suo esordio alla regia con "Felicità"; Paolo Bonolis, fuoriclasse del panorama televisivo nostrano; Giorgio Tirabassi, per aver impresso la sua cifra stilistica all'interno di film, fiction e in particolare nel cortometraggio "Lo zio di Venezia" di Alessandro Parrello, che ha ricevuto una menzione speciale.
Premiato Achille Lauro, per lo straordinario percorso artistico che lo ha incoronato grande protagonista della musica italiana, e l'attore Can Yaman, per essersi messo al servizio della Can Yaman for Children ets che raccoglie fondi per affiancare e supportare in ambito sociosanitario bambini e adolescenti.
Premiato anche il film di Matteo Garrone "Io Capitano": a salire sul palco l'attore Seydou Sarr e Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema che ha coprodotto il film.
Riconoscimenti a Giuseppe Saccà, AD di Eagle Original Content, per il suo impegno nella produzione cinematografica; a Ludovica Rampoldi, sceneggiatrice di eccezionale talento le cui opere hanno significativamente arricchito il panorama cinematografico e televisivo italiano; Antonio Gerardi, attore lucano dal grande talento e dalla indiscutibile versatilità; Laszlo Barbo, regista, produttore e sceneggiatore con un'eccezionale abilità nel creare storie coinvolgenti e visivamente impattanti.
A salire sul palco anche Lord Nox, ideatore della colonna sonora di Marateale, e Walter Nicoletti, attore, produttore e regista che ha esportato l'eccellenza lucana a Hollywood.
Durante la cerimonia, ciascuno dei premiati ha ricevuto il riconoscimento da grandi nomi dell'industria cinematografica. Come di consueto, i premi sono stati realizzati dal Maestro orafo Michele Affidato, una versione invernale della statua in argento del Cristo Redentore che viene assegnata ogni estate a Maratea. Al termine della premiazione, degustazione a base di prodotti tipici lucani.
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tarditardi · 9 months
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Marateale Award in Winter: enorme successo per la terza edizione della kermesse che premia le eccellenze della settima arte
Da Micaela Ramazzotti a Franco Nero passando per Paolo Bonolis, Can Yaman e Achille Lauro: sono solo alcuni dei premiati nel corso dell'evento.
Roma, 19 dicembre 2023 - Una vera e propria pioggia di star per il ritorno di "Marateale Award in Winter", terza edizione della versione "invernale" della storica kermesse "Marateale – Premio internazionale Basilicata", guidata dal direttore artistico Nicola Timpone e dalla presidente Antonella Caramia, che ha all'attivo quindici edizioni di grande successo. Nel corso di una cerimonia, che si è tenuta ieri, lunedì 11 dicembre, nella suggestiva Sala della Protomoteca in Campidoglio a Roma, è stato consegnato un riconoscimento alle eccellenze del mondo del cinema, contaminando questo settore culturale così strategico del made in Italy con ambiti affini come giornalismo, musica, comunicazione, televisione e imprenditoria. Una grande festa del cinema che ha visto protagonisti veri e propri fuoriclasse di questo settore.
La cerimonia, condotta da Eva Immediato, ha avuto inizio con un caloroso benvenuto di Nicola Timpone e Antonella Caramia ai prestigiosi ospiti e ai rappresentanti istituzionali, tra cui Alessandro Onorato, Assessore ai grandi eventi, sport, turismo e moda del Comune di Roma; Daniele Stoppelli, Sindaco di Maratea; Paolo Barletta, CEO di Gruppo Barletta.
"Marateale Award in Winter 2023 ha confermato ancora una volta il suo ruolo di punto di riferimento nel mondo del cinema, celebrando l'arte, la cultura e il talento che caratterizzano il panorama artistico italiano e internazionale" hanno commentato Nicola Timpone e Antonella Caramia, aggiungendo: "Siamo felici di annunciare che il corto vincitore della prossima edizione di Marateale avrà diritto alle qualificazioni per la candidatura agli Oscar".
Tra i premiati di quest'anno: Massimiliano Caiazzo che ha ricevuto il premio per la sua performance in "Mare Fuori", riconoscendo il suo talento nell'arricchire i personaggi con profondità emotiva e complessità psicologica; Franco Nero, icona del cinema, è stato celebrato per la sua carriera versatile e le sue interpretazioni memorabili; Micaela Ramazzotti, a cui è stato consegnato il premio "Migliore opera prima della stagione cinematografica" per il suo esordio alla regia con "Felicità"; Paolo Bonolis, fuoriclasse del panorama televisivo nostrano; Giorgio Tirabassi, per aver impresso la sua cifra stilistica all'interno di film, fiction e in particolare nel cortometraggio "Lo zio di Venezia" di Alessandro Parrello, che ha ricevuto una menzione speciale.
Premiato Achille Lauro, per lo straordinario percorso artistico che lo ha incoronato grande protagonista della musica italiana, e l'attore Can Yaman, per essersi messo al servizio della Can Yaman for Children ets che raccoglie fondi per affiancare e supportare in ambito sociosanitario bambini e adolescenti.
Premiato anche il film di Matteo Garrone "Io Capitano": a salire sul palco l'attore Seydou Sarr e Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema che ha coprodotto il film.
Riconoscimenti a Giuseppe Saccà, AD di Eagle Original Content, per il suo impegno nella produzione cinematografica; a Ludovica Rampoldi, sceneggiatrice di eccezionale talento le cui opere hanno significativamente arricchito il panorama cinematografico e televisivo italiano; Antonio Gerardi, attore lucano dal grande talento e dalla indiscutibile versatilità; Laszlo Barbo, regista, produttore e sceneggiatore con un'eccezionale abilità nel creare storie coinvolgenti e visivamente impattanti.
A salire sul palco anche Lord Nox, ideatore della colonna sonora di Marateale, e Walter Nicoletti, attore, produttore e regista che ha esportato l'eccellenza lucana a Hollywood.
Durante la cerimonia, ciascuno dei premiati ha ricevuto il riconoscimento da grandi nomi dell'industria cinematografica. Come di consueto, i premi sono stati realizzati dal Maestro orafo Michele Affidato, una versione invernale della statua in argento del Cristo Redentore che viene assegnata ogni estate a Maratea. Al termine della premiazione, degustazione a base di prodotti tipici lucani.
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kritere · 1 year
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Allegri avvia la rivoluzione Juventus: si affida a un suo fedelissimo nello staff tecnico
DIRETTA TV 22 Giugno 2023 Massimiliano Allegri sta rinforzando il suo staff tecnico chiamando alla Juventus un suo fedelissimo. Si tratta dell’ex capitano e bandiera del Sassuolo, Francesco Magnanelli, attuale collaboratore tecnico di Dionisi proprio in neroverde. 9 CONDIVISIONI “Allegri era molto libertino e credeva tantissimo nei suoi giocatori: l’allenatore perfetto”. Lo scorso anno…
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ossimoro7 · 2 years
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La storia si è ripetuta, con la stessa emozione e lo stesso orgoglio. Nel Mar Mediterraneo il 1 settembre 2022 un incontro storico ha scritto un' altra pagina della vita "marina" dell' Amerigo Vespucci. Il veliero solca le acque del basso Mar Adriatico quando, sulla rotta incrocia la portaerei americana USS George H.W. Bush. Il comandante, Capitano di Vascello David-Tavis Pollard, chiede via radio “ Siete il veliero Amerigo Vespucci della Marina Militare Italiana?”. Alla risposta affermativa del Capitano di Vascello Massimiliano Siragusa, gli americani hanno risposto: “After 60 years you’re still the most beautiful ship in the world” (dopo 60 anni siete ancora la nave più bella del mondo). Era il 12 Luglio 1960, il veliero, sotto le stelle del cielo, nel mezzo del Mediterraneo, venne illuminato dal segnale della Portaerei Statunitense USS Indipendence. Al che dall’ Amerigo Vespucci risposero:" Nave scuola Amerigo Vespucci, Marina Militare Italiana. E la risposta degli statunitensi rimase scritta negli annali:" Siete la nave più bella del Mondo. Un tributo, un cordiale omaggio a uno dei simboli della Marina Militare Italiana e dell'eccellenza artigianale e ingegneristica, orgoglio e vanto della città di Castellammare di Stabia. La sua importanza in mare ha cambiato anche le regole di navigazione che prevedono che i transatlantici abbiano sempre la precedenza rispetto alle altre imbarcazioni. Ma quando i giganti del mare incontrano l' Amerigo Vespucci nei mari di tutto il mondo, questa legge non vale più, e i giganti spengono i motori, rinunciano alla precedenza e suonano tre colpi di sirena in segno di saluto. Dal 1978 il motto della nave è - Non chi comincia ma quel che persevera -. "Mantieni costante la tua rotta Re del Mare, spiega le vele, esplora, scopri e continua a farci sognare".
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Ossimoro
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paoloxl · 2 years
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Depistaggio Cucchi, condanne per tutta la catena di comando - Osservatorio Repressione
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Al generale Alessandro Casarsa inflitti in primo grado 4 anni di carcere. Per gli 8 carabinieri in totale pene per 21 anni e mezzo. L’avvocato Fabio Anselmo: «Falsità su Stefano e sulla famiglia studiate a tavolino»
di Eleonora Martini
Dodici minuti: tanto ci mette il giudice monocratico della VIII sezione penale di Roma, Roberto Nespeca, a leggere il dispositivo della sentenza. Dopo otto ore di camera di consiglio, nell’aula bunker di Rebibbia viene pronunciata più e più volte la parola «condanna». Ed ha quasi dell’incredibile, perché per la prima volta viene riconosciuta la catena di comando che all’interno dell’Arma dei carabinieri per anni (oltre dieci, in questo caso) ha depistato e tentato di sotterrare le prove delle violenze inflitte ad un cittadino – Stefano Cucchi – mentre era nelle mani dello Stato. Dall’ultimo dei militari che falsificò il verbale sullo stato di salute del giovane ex tossicodipendente arrestato a Roma in una sera di ottobre del 2009, pestato e lasciato morire sette giorni dopo in una stanza dell’ospedale Pertini, fino al più alto in grado.
E ALLORA partiamo da lui: dal generale Alessandro Casarsa, allora comandante del Gruppo Roma, in seguito e fino a quando venne sostituito dal presidente Mattarella comandante dei Corazzieri del Quirinale, è stato condannato ieri in primo grado a 5 anni di carcere con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici (l’accusa ne aveva chiesti 7). In seconda linea ci sono il colonnello Francesco Cavallo, al tempo capufficio del Gruppo Roma, e il maggiore Luciano Soligo, ex comandante della compagnia Talenti Montesacro da cui dipendeva la caserma di Tor Sapienza nella cui camera di sicurezza Cucchi venne trattenuto dopo le botte: entrambi condannati a 4 anni (il pm ne chiedeva 5 anni e mezzo e 5 rispettivamente) con l’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici. Un anno e nove mesi (per l’accusa bastavano 13 mesi) è la pena inflitta al luogotenente Massimiliano Colombo Labriola, nel 2009 comandante della stazione di Tor Sapienza, e anche al capitano Tiziano Testarmata (chiesta condanna a 4 anni), allora comandante della IV sezione del Nucleo investigativo che “investigò” su quella morte. Al colonnello Lorenzo Sabatino, ex capo del Reparto operativo della capitale, la condanna a un anno e 3 mesi (richiesti 3 anni).
Stessa pena inflitta al militare che era di turno alla caserma Tor Sapienza quella notte, Francesco Di Sano. E infine, 2 anni e 6 mesi al carabiniere Luca de Cianni che nel 2018 mise a verbale dichiarazioni false per screditare Riccardo Casamassima, il primo militare che ruppe l’omertà di corpo, e le ribadì nel 2019 durante un interrogatorio di polizia. Tra i vari risarcimenti pecuniari stabiliti per le parti civili – tra le quali figurano anche la Presidenza del Consiglio, i ministeri della Giustizia e della Difesa e l’Arma dei carabinieri, difesi dall’avvocatura dello Stato – una parte della sentenza però ha colpito il Ministero della Difesa, condannato «in solido» per la diffamazione nei confronti degli agenti penitenziari che subirono il primo processo insieme ai medici del Pertini.
GLI OTTO IMPUTATI erano tutti presenti alla conclusione del processo ter nato grazie alla perseveranza del pm Giovanni Musarò che nel 2018 aprì un nuovo fascicolo di indagine per depistaggio proprio durante il processo bis, quando in seguito alla testimonianza chiave del carabiniere Francesco Tedesco iniziarono ad emergere prove dell’insabbiamento. La ricostruzione del pm antimafia è stata accolta sostanzialmente dal giudice, e gli otto militari sono stati giudicati colpevoli (in primo grado, il ricorso in Appello è scontato) a vario titolo di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia. Una condanna così, sia pure per alcuni meno dura di quella richiesta, gli imputati non se l’aspettavano: facce scure, e qualcuno è scappato via per nascondere le lacrime.
Forse troppo fresca la sentenza definitiva emessa lunedì scorso per i due carabinieri responsabili dell’omicidio preterintenzionale di Cucchi, D’Alessandro e Di Bernardo. Anche se per la Cassazione andrà ripetuto l’Appello per il maresciallo Roberto Mandolini, comandante della stazione Appia dove venne portato il giovane dopo il pestaggio, e per il testimone pentito Francesco Tedesco. Un nuovo processo da celebrarsi prima che intervengano i termini di prescrizione, slittati da maggio a luglio per recuperare le interruzioni da Covid. Anche ieri l’Arma ha chiesto scusa alla famiglia.
ILARIA CUCCHI questa volta in Aula è senza madre e padre, invecchiati sotto il peso dei dieci processi. «Non credevo sarebbe mai arrivato questo giorno – dice – Anni e anni della nostra vita sono stati distrutti, ma oggi le persone che ne sono stata la causa, i responsabili, sono stati condannati».
Interviene il suo avvocato, Fabio Anselmo: «È stato confermato che l’anima nera del caso Cucchi è il generale Casarsa. Chiunque avrà il coraggio di affermare che Stefano Cucchi aveva qualsiasi patologia, che era un tossicodipendente, che era anoressico o sieropositivo, commette un reato di diffamazione perché quelle relazioni di servizio, che hanno gettato tanto fango sulla famiglia Cucchi per 12 anni, e che hanno ucciso lentamente Rita Calore e Giovanni Cucchi, sentendosele ripetere sui giornali, ogni giorno, e hanno logorato la vita di Ilaria, sono false. Studiate a tavolino».
da il manifesto
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lamilanomagazine · 4 months
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Sanremo: il Piccolo Cottolengo "Don Orione" accoglie nuovamente i Carabinieri per una visita speciale agli ospiti della struttura
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Sanremo: il Piccolo Cottolengo "Don Orione" accoglie nuovamente i Carabinieri per una visita speciale agli ospiti della struttura. Con grande emozione il Piccolo Cottolengo di Sanremo ha accolto anche quest’anno la visita dei Carabinieri della Compagnia di Sanremo, che hanno portato gioia e speranza agli ospiti. Dopo il grande successo della visita del giugno dello scorso anno, i Carabinieri sono stati accolti con grande entusiasmo da ospiti e dal personale della struttura. Guidati dal Capitano Massimiliano Corbo, l’arrivo dei militari è stato particolarmente ad effetto grazie all’ingresso nel chiostro dell’Alfa Giulia con i colori d’istituto, regalando una suggestiva emozione a tutti i presenti. La visita si è svolta quindi in un clima di grande cordialità e partecipazione, dimostrando ancora una volta la vicinanza dell’Arma alle persone più fragili. Durante l’incontro, infatti, i Carabinieri hanno avuto l’opportunità di visitare il reparto Alzheimer, inaugurato lo scorso 7 dicembre. Questo Reparto innovativo è stato progettato per offrire un ambiente stimolante e sicuro per i pazienti e include anche una cabina del treno (ricostruita accuratamente per offrire agli ospiti un’esperienza terapeutica unica), la stanza del rilassamento e il giardino Alzheimer. Una risposta adeguata quindi, al passo con le nuove conquiste scientifiche che sempre più propongono una terapia alternativa al massiccio uso dei farmaci. I Carabinieri hanno potuto osservare da vicino la struttura e le attività proposte, esprimendo il loro apprezzamento per il lavoro svolto dal personale del Piccolo Cottolengo. Un momento particolarmente toccante è stato l’incontro con Maurizio, un ospite del reparto disabili che sogna di diventare un Carabiniere. L’entusiasmo e la determinazione di Maurizio hanno colpito profondamente il Capitano Corbo e tutti i Carabinieri presenti. Il Direttore del Piccolo Cottolengo, Don Fulvio Ferrari, ha espresso la sua gratitudine per la visita dei Carabinieri, sottolineando l’importanza di questi momenti di vicinanza e condivisione per gli ospiti della struttura. "La presenza dei Carabinieri rappresenta un segno tangibile di solidarietà e affetto verso i nostri ospiti, ed è un grande onore accoglierli qui” ha dichiarato Don Fulvio. La visita dei Carabinieri non è stata solo un gesto simbolico, ma un vero e proprio momento di condivisione e umanità. La loro presenza ha portato un sorriso sui volti degli ospiti e ha rafforzato il legame tra l’Arma e il Piccolo Cottolengo “Don Orione”di Sanremo.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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sparviero44 · 2 years
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Nassiriya 12 nov 2003
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Quella mattina di 19 anni fa alle 10,40 (ora di Bagdad) le 8,40 italiane, (ricordo come se fosse oggi ) la sede dei carabinieri MSU (Multinational Specialized Unit) un camion cisterna forzò l'entrata del l’edificio, che una volta ospitava la camera di commercio della città, per poi saltare in aria. Sul veicolo c’era un kamikaze e bordo aveva tra i 350 ed i 500 chili di esplosivo , provocando successivamente l'esplosione del deposito munizioni della base e portanto la morte di diverse persone tra Carabinieri, militari e civili.
I Carabinieri deceduti
Massimiliano Bruno, maresciallo aiutante
Giovanni Cavallaro, sottotenente
Giuseppe Coletta, brigadiere
Andrea Filippa, appuntato
Enzo Fregosi, maresciallo luogotenente
Daniele Ghione, maresciallo capo
Horacio Majorana, appuntato
Ivan Ghitti, brigadiere
Domenico Intravaia, vicebrigadiere
Filippo Merlino, sottotenente
Alfio Ragazzi, maresciallo aiutante
Alfonso Trincone, Maresciallo aiutante
I militari dell’Esercito italiano deceduti
Massimo Ficuciello, capitano
Silvio Olla, maresciallo capo
Alessandro Carrisi, primo caporal maggiore
Emanuele Ferraro, caporal maggiore capo scelto
Pietro Petrucci, caporal maggiore
I civili deceduti
Marco Beci, cooperatore internazionale
Stefano Rolla, regista
Nell’azione rimasero feriti anche 19 carabinieri e Aureliano Amadei, aiuto regista di Stefano Rolla.
Nassiriya
That morning 19 years ago at 10.40 am (Baghdad time) 8.40 am Italian, (I remember as if it were today) the headquarters of the MSU (Multinational Specialized Unit) carabinieri, a tank truck forced the entrance to the building, which once housed the city's chamber of commerce, only to be blown up. On the vehicle there was a kamikaze and on board it had between 350 and 500 kilos of explosives, subsequently causing the explosion of the ammunition depot of the base and leading to the death of several people including Carabinieri, military and civilians.
I Carabinieri dead
Massimiliano Bruno, maresciallo aiutante
Giovanni Cavallaro, sottotenente
Giuseppe Coletta, brigadiere
Andrea Filippa, appuntato
Enzo Fregosi, maresciallo luogotenente
Daniele Ghione, maresciallo capo
Horacio Majorana, appuntato
Ivan Ghitti, brigadiere
Domenico Intravaia, vicebrigadiere
Filippo Merlino, sottotenente
Alfio Ragazzi, maresciallo aiutante
Alfonso Trincone, Maresciallo aiutante
Soldiers of the Italian army dead
Massimo Ficuciello, capitan
Silvio Olla, maresciallo capo
Alessandro Carrisi, primo caporal maggiore
Emanuele Ferraro, caporal maggiore capo scelto
Pietro Petrucci, caporal maggiore
Deceased civilians
Marco Beci, international cooperator
Stefano Rolla, director
19 carabinieri and Aureliano Amadei, assistant director of Stefano Rolla were also injured in the action
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Gatti squalificato in Coppa Italia, ecco il dubbio di Allegri
Nella semifinale di ritorno di Coppa Italia la Juventus dovrà rinunciare a Federico Gatti, squalificato per un turno. Massimiliano Allegri per sortituire il difensore azzurro, ha un dubbio tra Rugani, con Danilo sporìstto a sinistra o l’inserimento naturale di Alex Sandro come braccetto di sinistra, con il capitano bianconero che tornerebbe a destra. Negli ultimi due allenamenti il tecnico…
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corallorosso · 5 years
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“We are the world” compie 35 anni, ma oggi il mondo si ferma a Lesbo di Massimiliano oizzi Ricordo che, negli anni Ottanta, una delle frasi ricorrenti della mia maestra, era che non bisognava mai sprecare né buttare il cibo perché “ci sono bambini in Africa che non possono nemmeno mangiare quel pezzetto di pane...” Ecco, questa frase ha segnato un’intera generazione. E ogni volta che la mia maestra la diceva sembrava che per un attimo tutto si fermasse e il mondo intero puntasse perentorio su di me il dito indice di chi accusa: “È tutta colpa tua se i bambini in Africa muoiono di fame!” E giù di senso di colpa come se non ci fosse un domani e per allontanarlo raccoglievo anche le briciole, pur di non essere causa di un'altra morte. Anche se alla fine poi le briciole le mangiavo comunque io e ai bambini in Africa morivano lo stesso, ma almeno non si buttava via niente perché: “il cibo non si butta mai.” Punto. Poi all’improvviso è arrivato lui, il re, Michael Jackson con We are the World e altri 74 artisti fra i più celeberrimi della scena musicale di allora e tutto è cambiato. (...) Furono venduti oltre 8 milioni di copie soltanto negli Stati Uniti e i fondi raccolti, oltre 100 milioni di dollari, furono interamente devoluti alla popolazione dell’Etiopia, afflitta in quel periodo da una disastrosa carestia....Chiunque, il giorno dopo, però sentiva nel profondo di se stesso empatia nei confronti del terzo mondo, chiunque voleva fare la sua parte, aiutare quei poveri bambini con la pancia gonfia e il viso scheletrico che osservavano inermi e quasi imbambolati gli obiettivi delle telecamere che li riprendevano a beneficio dei nostri teleschermi e telegiornali, trasmessi all’ora punta, durante la cena di ogni buona famiglia media italiana. La compassione faceva ancora parte del nostro paese, del nostro lessico e per questo le maestre di un’intera generazione continuavano a ripetere che non era giusto buttar via quel pezzetto di pane con il quale dei bambini “avrebbero potuto campare giorni interi”. Un po' troppo secondo me ma tutto sommato aveva il suo senso e di certo era molto meglio di quanto si sente spesso dire oggigiorno. E difatti, 35 anni dopo il più grande evento della cultura pop, che non fu solo musicale ma anche umano ... pare che le persone non siano più in grado di provare compassione ed empatia, anzi tutto il contrario. E questo accade semplicemente perché quei bambini poveri con gli occhi sgranati e il pancino gonfio hanno detto basta e sono arrivati fin qui, alle nostre porte. E in casa nostra non c’è spazio: compassione sì, ma ognuno al suo paese perché "Tutta l'Africa in Italia non ci sta. Punto" come ebbe a precisare il capitano Salvini. Siamo passati in pochi anni da “noi siamo il mondo” ad “aiutiamoli a casa loro” che potrebbe essere il titolo di una bellissima canzone sovranista, dove potrebbero cantare molti dei personaggi della scena musicale contemporanea che si son dichiarati tali. ... 35 anni fa “noi eravamo il mondo”, adesso “io e solo io sono il mondo”. E quel mondo che crolla a pezzi giorno dopo giorno, quel mondo che siamo stati abituati a guardare in televisione, provando compassione telecomandata, ora lo seppelliamo negli abissi del mare dove lo abbandoniamo e lasciamo che venga torturato davanti un filo spinato a Lesbo.  Forse, in questi giorni bui e ambigui. sarebbe più giusto dire: "We fuck the world". E come siamo arrivati a tutto questo? Verrebbe da chiedersi se le riposte non fossero davvero tante, ma così tante da non poterci stare in questa piccola storia. (...)
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12 novembre 2003 - Onore ai caduti di Nassirya
I carabinieri
Massimiliano Bruno, maresciallo aiutante;
Giovanni Cavallaro, sottotenente;
Giuseppe Coletta, brigadiere;
Andrea Filippa, appuntato;
Enzo Fregosi, maresciallo luogotenente;
Daniele Ghione, maresciallo capo;
Horacio Majorana, appuntato;
Ivan Ghitti, brigadiere;
Domenico Intravaia, vice brigadiere;
Filippo Merlino, sottotenente;
Alfio Ragazzi, maresciallo aiutante;
Alfonso Trincone, maresciallo aiutante;
i militari dell’esercito
Massimo Ficuciello, capitano;
Silvio Olla, maresciallo capo;
Alessandro Carrisi, primo caporal maggiore;
Emanuele Ferraro, caporal maggiore capo scelto;
Pietro Petrucci, caporal maggiore;
i civili
Marco Beci, cooperatore internazionale;
Stefano Rolla, regista;
PRESENTI!
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ioprimadime · 5 years
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Sabato 6 aprile 2019 viene inaugurata la nuova caserma dei Carabinieri in Trezzo, trasferendone a titolo definitivo la stazione da via Medici a via Nenni. Invocata fin dal 1860 e personalmente richiesta a Giovanni Giolitti, l’Arma s’insedia in paese nel 1908. A oltre un secolo da quella data così antica, hanno presenziato alla nuova inaugurazione: il Generale di Brigata Antonio De Vita, Comandante la Legione dei Carabinieri “Lombardia”; il Colonnello Luca De Marchis, Comandante Provinciale dei Carabinieri di Milano; il Dott. Giacomo Pintus, Vice Prefetto di Monza e il Dott. Francesco Aldo Umberto Garsia, Vice Prefetto di Milano; il Capitano Antonio Stanizzi, Comandante la stazione di Vimercate; il Tenente Colonnello Simone Pacione, oggi Comandante del Comando Provinciale di Monza; il Deputato Massimiliano Capitanio, nativo di Vimercate e già apprezzato Caporedattore in alcune testate locali.
Uno scatto dell’inaugurazione (Foto Rino Tinelli)
Con decreto ministeriale del 22 agosto 1862, la caserma dei Reali Carabinieri di Vaprio è trasferita a Trezzo, dove i pubblici Amministratori lamentano «lo spirito litigioso e sovversivo di questa popolazione». Il 26 marzo dell’anno dopo, il provvedimento viene sospeso: l’Arma si concentra al Sud nella lotta al brigantaggio e, per scarsità di uomini, non può riformare al nord le proprie stazioni. Il comune trezzese offre comunque alcuni locali all’insediamento dei Carabinieri, perché in paese la Guardia Nazionale non basta più a garantire la pubblica sicurezza. «Nel mentre i Militi si pigliavano la ricompensa, non badavano al loro dovere, e ciò pel motivo semplicissimo che essendo tutti o parenti od amici, nessun voleva denunciare per non essere denunciato alla sua volta – riferisce il consiglio comunale nel 1864 – La giunta cercò sempre che i Reali Carabinieri fossero stazionati nel Comune […] e in questo soltanto vede un’ancora di salvezza contro la crescente immoralità». Solo l’imparzialità dell’Arma può rimediare al servizio dei Militi, tanto domestico e parziale che «i reati si moltiplicarono, semplici furti divennero grassazioni e rapine a mano armata, le minacce passarono a gravi e pericolosi ferimenti con attentati benanche alla vita dell’autorità nell’esercizio delle sue funzioni».
AsMi, Dettaglio di carteggio con la Divisione di Milano circa l’erezione della caserma trezzese (Fondo Prefettura)
La crisi agraria degli anni Settanta e l’avvio delle industrie paesane muovono masse tali da compromettere la tenuta dell’ordine pubblico. Con instancabile fiducia, dal 1862 al 1908 il municipio invoca perciò che l’Arma insedi a Trezzo una stazione. Ogni sindaco percorre ipotesi diverse: il paese abbia almeno una caserma provvisoria; traslochi altrimenti qui la brigata di San Gervasio, quella di Cassano o Vaprio. La politica locale ottiene solo che quest’ultima rinforzi l’organico per esercitare una speciale sorveglianza sulla vicina Trezzo. Nel giugno 1901, giungono qui da Vaprio alcuni agenti «durante il non breve periodo dello sciopero scoppiato in questi contadini, a scanso di disordini ed a salvaguardia della privata proprietà». Ai Carabinieri il comune ospitante provvede due vetturali, Antonio Ciocca e Luigi Minelli, oltre al vitto con alloggio presso il «Tre Re» di Enrico Presezzi o l’«Albergo Trezzo» di Rinaldo Redaelli. Anche l’11 e il 7 agosto seguente, solennità patronale di San Gaetano, «vi fu tale affluenza di forestieri in Comune da rendere necessario l’intervento di 5 Carabinieri», cui il consiglio comunale approva 40 Lire di spesa per i pasti e l’accoglienza.
Rinaldo Redaelli
Trezzo rivolge a Giolitti la richiesta di una stazione dei Carabinieri
«Passarono infruttuosamente ormai 42 anni […] – il sindaco trezzese lamenta al prefetto nel 1902 – Se in questo comune il desiderio di avere la stazione dei Reali Carabinieri era fortemente sentito fin dal 1860 (abitanti 3.500), oggi che la popolazione è salita a 5.353 abitanti, un tale desiderio si è trasformato in imperiosa necessità». Per indurre l’apertura di caserma, il primo cittadino espone come Trezzo ferva di industrie, negozi, tram e mercato; inoltre, il breve trasporto a Brembate della stazione di San Gervasio sguarnisce la sorveglianza del ponte sull’Adda. «L’acqua potabile, la luce elettrica e i Carabinieri sono tre problemi che da molto tempo si impongono a questa autorità comunale». La caserma è ormai un servizio indispensabile ma le possibilità di installarla sono talmente basse che il nuovo sindaco Luigi Galbiati decide di mirare alto: ricorre al deputato conte Andrea Sola Cabiati, perché illustri confidenzialmente in Roma la questione trezzese al sottosegretario Scipione Ronchetti e persino a Giovanni Giolitti, presidente del consiglio dei ministri. Già il 18 dicembre 1904, votando per integrare 3.000 uomini all’Arma, Sola incontra il leader politico in aula e gli caldeggia l’istituenda caserma di Trezzo. Mancano tuttavia gli estremi d’urgenza per una nuova stazione dei Carabinieri. Quella vapriese si allaccia intanto al centralino di Cassano, cui Trezzo deve rivolgersi telefonicamente, aggravando le tariffe di chiamata.
Giuseppe Rolla
È infine Giuseppe Rolla (1850-1918), imprenditore tessile e sindaco, a ottenere la sospirata caserma nel 1908. Già dal gennaio 1907 rivolge parole irrevocabili alla prefettura milanese: «Coll’erezione del nuovo ponte e col sorgere di nuove industrie, i vicini comuni di Capriate, San Gervasio e Grignano (abitanti 3.773) vennero per infiniti interessi di lavoro e negozio, a formare con Trezzo, si può dire, una sola borgata (abitanti 9.116) co’ suoi vantaggi, è vero, ma altresì co’ suoi danni per la pubblica sicurezza […] Il grandioso impianto idroelettrico [oggi Enel “Alessandro Taccani”], lo sviluppo preso da altre industrie, piccole e grandi, la linea tramviaria, chiamarono in luogo uno straordinario numero d’operai dal contado milanese e veneto, cosicché la popolazione ascese ad oggi a 6.800». In paese si censiscono 180 esercizi, di cui 49 pubblici: oltre i due terzi della cittadinanza sono operai, benché all’anagrafe figurino contadini.
Documento della stazione dei Carabinieri di Trezzo (Raccolta Rino Tinelli)
«Qui c’è il convegno di tutti i birichini, i scavezzacolli d’ambo i sessi, e dei pregiudicati anche dei paesi vicini. A far fronte a tutta questa accozzaglia di gente non vi sono – quando vi sono, al sabato, alla festa ed al lunedì sera – che due poveri diavoli di Carabinieri, i quali già stanchi all’arrivo – perché la stazione dista 5 chilometri circa e sono sprovvisti di bicicletta – devono affaticarsi per l’ampio abitato e far l’impossibile […] Non solo, nella seconda metà dell’anno 1905 avvennero due grandiosi incendi, non si potette avere un Carabiniere […] Ma ciò che rattrista ed impensierisce sono i furti, i ferimenti (di cui 5 noti ed impuniti dall’8 settembre al 3 dicembre del corrente anno) e delitti d’ogni genere che restano ignoti […] è umiliante che una popolazione buona ed attiva, come quella di questo paese, sia quasi alla mercé di un manipolo di teppisti e di pochi farabutti».
L’ex-oratorio di Santa Marta, sede storia dei Carabinieri a Trezzo (Foto Rino Tinelli)
Malgrado le rassicurazioni prefettizie, la caserma non viene accordata: Giuseppe Rolla e l’intera giunta comunale minacciano allora le dimissioni, informandone l’onorevole Sola con l’appoggio del senatore Silvio Benigno Crespi. Il timore di uno scandalo politico smuove finalmente la pratica, aperta da quasi mezzo secolo: la stazione dei Reali Carabinieri si insedia a Trezzo entro il 20 giugno 1908 quando, in esito alla nuova apertura, viene abolita la vecchia caserma di Cornate. Nel 1911 «per quanto un costruendo impianto della Edison [oggi “Carlo Esterle”] possa portare un aumento di operai in quella plaga, non si ritiene per nessuna ragione il caso di ripristinare la soppressa stazione di Cornate. A tale proposito venne sino dall’inizio dei lavori disposto che quasi giornalmente due militari si rechino di servizio sui luoghi del nuovo impianto tanto più che la forza della stazione di Trezzo è di otto militari compresi due sottufficiali». Così nel 1911 scrive al ministro il capitano comandante la divisione di Milano esterna, quando la caserma trezzese è ancora retta da un brigadiere.
Il maresciallo Giuseppe Minella
Promossa a sede di maresciallo, Trezzo accoglie in questa dignità: Gennari entro il 1924; Giuseppe Minella (1889-1936) prima del 1928; e più tardi Salvatore Migliaccio. Oltre che presso la dismessa Casa del Fascio (già casa dell’ing. Agostino Perego e oggi sede della Polizia Locale), la stazione tiene storico domicilio nell’oratorio sconsacrato di Santa Marta, presso l’omonima porta del borgo. L’edificio conferma l’uso militare lungo la Seconda guerra mondiale quando, nel novembre 1943, alcuni partigiani sono imputati di aver affisso manifesti antifascisti. L’intervento di un appuntato dei Carabinieri, contrario al regime, riduce a multa per schiamazzi notturni l’accusa altrimenti pendente di attività sovversiva. Sulla via che porta oggi il suo nome, l’avvocato poeta Luigi Medici (1888-1965) devolve pubblicamente la proprietà dove progetta una struttura per anziani. Sospeso, il cantiere si compie a uso di nuova caserma, da cui i Carabinieri trezzesi trasferiscono all’attuale sede di via Nenni.
Luigi Medici con la madre Teresa Crespi
Fonti. Archivio Comunale di Trezzo: Storico, 26/508; Moderno, 191. Archivio di Stato di Milano: Prefettura, Gabinetto, I versamento, 187 e 188. Cristian Bonomi, Laura Businaro, Gabriele Perlini, Incroci di vite, Trezzo 2019, edizione on-line, pp. 97-98; Romano Leoni (a cura di), Antifascismo e Resistenza a Trezzo 1943-1945, Vaprio d’Adda 2000, p. 68. Bollettino ufficiale dei carabinieri reali, Roma 1908, p. 58. Giornale militare ufficiale, Roma 1874, p. 306. Carlo Giacomo Boisio, Luigi Medici, Milano s.d., pp. 172-174. Ringrazio Lorenzo Bassi; il Luogotenente Marco Bennati, comandante la stazione di Trezzo; Silvia Bonomi (Archivio Comunale di Trezzo sull’Adda), Alberto Rolla (Archivio famiglia Rolla) e Rino Tinelli (Raccolta Tinelli).
Dall’Informatore Comunale La Città di Trezzo sull’Adda – Notizie, 2019, I
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Il Comandante Marco Bennati davanti alla nuova stazione dell’Arma di Trezzo su via Nenni (Foto Rino Tinelli)
La nuova caserma dell’Arma di Trezzo su via Nenni (Foto Rino Tinelli)
Da sinistra: il Luogetente Marco Bennati, il dott. Francesco Aldo Umberto Garsia (Vicario-Coordinatore del Prefetto di Milano), il sindaco trezzese Danilo Villa, il Generale di Brigata Antonio De Vita (Comandante la Legione dei Carabinieri “Lombardia”) e il prevosto Don Alberto Cereda convenuti alla cerimonia (Foto Rino Tinelli)
La consegna di rito tra sindaco e Comandante della stazione (Foto Rino Tinelli)
Il taglio del nastro: da sinistra il prevosto trezzese Don Alberto Cereda, il Generale di Brigata Antonio De Vita (Comandante la Legione dei Carabinieri “Lombardia”), il dott. Francesco Aldo Umberto Garsia (Vicario-Coordinatore del Prefetto di Milano) e il sindaco trezzese Danilo Villa (Foto Rino Tinelli)
La benedizione (Foto Rino Tinelli)
Tra le autorità intervenute alla cerimonia: da sinistra, il Deputato Massimo Capitanio, il Generale di Brigata Antonio De Vita (Comandante la Legione dei Carabinieri “Lombardia”), il sindaco Danilo Villa e il Luogotenente Marco Bennati (Foto Rino Tinelli)
La refezione presso le scuole medie di Trezzo (Foto Rino Tinelli)
Uno scatto dell’inaugurazione (Foto Rino Tinelli)
Carabinieri, dal 1908 un’Arma per la pace dei Trezzesi Sabato 6 aprile 2019 viene inaugurata la nuova caserma dei Carabinieri in Trezzo, trasferendone a titolo definitivo la stazione da via Medici a via Nenni.
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Vi aspettiamo sabato 19 gennaio alle ore 17.30 in Biblioteca San Valentino per l'incontro con l'autore Paolo Mastri e il suo romanzo "Tutto così in fretta".
Quando il sostituto procuratore della Repubblica Massimiliano Prati viene ucciso sotto casa dell’amante Silvana Di Labio, vedova del costruttore più in vista della città, mancano meno di otto ore al rapimento di Aldo Moro e all’uccisione dei cinque uomini della sua scorta. Testimone oculare del delitto è Roberto Tintori, il sarto della Pescara bene, da due mesi ingaggiato come informatore del Sisde sotto la pressione di un ricatto che riguarda il lato oscuro della sua vita. La sua strada torna così a incrociare quella del capitano Luise, il capo centro del servizio segreto interno, fino a quel momento alle prese con le indagini su un misterioso assalto all’armeria della Polizia ferroviaria, dietro il quale si intuisce l’ombra di Riccardo Venturi, l’imprendibile terrorista nero implicato nella stagione delle stragi sui treni, custode del bottino della rapina del secolo. Il filo invisibile che lega gli avvenimenti di quel marzo 1978 arriva fino al peccato originale della città protagonista del più formidabile miracolo economico del dopoguerra e all’ultimo dei suoi segreti: un ricchissimo affare, il più ricco di tutti, che sta prendendo forma all’ombra di un patto folle in grado di minare la sicurezza nazionale più di terrorismo e trame golpiste. La verità nascosta in quattro cassette di sicurezza è a un passo, ma, nei 55 giorni che seguono, l’impazzimento politico e istituzionale provocato dai registi occulti del caso Moro ostacola il lavoro del capitano Luise.
Non mancate 😊 😊 😊
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ladymarycrawley · 7 years
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Gigi Buffon, Federico Bernardeschi, Massimiliano Allegri, Daniele Rugani, Miralem Pjanic, Francesco Totti, Luciano Spalletti and Javier Zanetti (followed by Fc Internazionale delegation) at Davide Astori’s funeral in Florence - 08/03/2018
“Ciao Capitano” 💜
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