#Marco Maria Zanin
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Foto Marco Maria Zanin.
BISOUBOUCHE.
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Marco Maria Zanin
Periscopio
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Marco Maria Zanin
Saccolongo, Padova, 2012
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Artefiera Bologna 2018
di Carlo Maccà
--- L'ARTEFIERA di Bologna, l'appuntamento annuale più importante in Italia per chi è interessato alla fascia alta del mercato dell'arte "figurativa" (lato sensu), da qualche anno concede specifica attenzione alla fotografia d'arte, prima ospitando le gallerie specializzate in un settore riservato, quest'anno (12 in tutto) distribuite fra gli altri stand, ma individuate con segnalazioni particolari. I cartelli erano visibili da lontano, ma non hanno evitato alle mie gambe, non più in grado di dilettarsi di maratone e gran fondo, di percorrere in lungo e in largo i due lunghissimi padiglioni che ospitano ARTEFIERA. Due le ragioni: l'una, autori di fotografia vengono presentati da molte gallerie generaliste; l'altra, è troppo facile rendersi conto che la fotografia è diventata per molti artisti un mezzo tecnico indispensabile per realizzare le proprie immagini. Una valutazione approssimata di quello che ho visto direbbe che almeno un terzo degli autori presenti ed attualmente operanti è ricorso in qualche modo alla fotografia. Ed è forse in questo settore che si trova la risposta al quesito: Dove sta andando la fotografia?, più chiaramente che nella fiera riservata al mercato della fotografia, il MIA di Milano, dove entra la fotografia d'avanguardia, ma non quella applicata ad altri fini artistici.
Figura 1. ©Giacomo Costa: Rovina 13
Il catalogo delle gallerie e degli autori esposti si può consultare sul sito della fiera: http://www.artefiera.it/espositori/catalogobrespositori-2018/5547.html
Quasi sempre ci si trova una sola immagine per autore, e neppure per tutti, se numerosi. Per un' informazione mirata alle opere in mostra è preferibile il sito "aziendale" di ciascuna galleria (per ogni autore citato ne darò il nome) piuttosto che quello personale dell'autore, dove può essere difficile orientarsi .
Già abbiamo notato che la fotografia imperversava al di fuori dei "suoi" 12 stand. Il sito Artribune in un suo post del 4 Febbraio intitolato Il meglio di Arte Fiera Bologna. La top 10 delle opere d’arte che ci sono piaciute di più indicava al 9° posto un'installazione tutta fotografica di Pamela Diamante, al 4° scorci di Giacomo Costa (Guidi&Schoen, GE) su edifici di quartieri urbani che "restituiscono il senso di claustrofobia generato dallo spazio cittadino" (Figura 1), al 3° composizioni fotografiche di Armin Linke (Vistamare, PE) che "combina una vasta gamma di tecniche dell'immagine al fine di esplorare i confini fra finzione e realtà" e, nel caso, fa entrare intenzionalmente nell'opera gli spettatori (Figura 2, ci sono anch'io), ma anche, e troppo potentemente come spesso avviene per le opere sotto vetro, i punti luce.
Figura 2. ©Armin Linke
E, per non farci mancar niente, al 2° posto viene classificata una teoria di pannelli in cemento raffiguranti silhouette di bimbi stanti in pose visibilmente attinte da scatti fotografici (Valerio Berruti, MARCOROSSI ARTECONTEMPORANEA, MI); all'8° posto un video d'una performance dotata come di regola della sua brava dose di sadismo. Nessuna delle gallerie della sezione PHOTO figura nella selezione di Artribune; una fotografa, Silvia Camporesi ,viene soltanto citata come candidata alla selezione fra le Top 10 (per questa autrice veramente meritevole, che qui esponeva per MLB di Ferrara, la visita al sito privato è d'obbligo).
Fra i fotografi adottati dalle gallerie d'arte della Main Section d'Artefiera si impone per fama e successo mondano il cinese Liu Bolin (Boxart, VR) con immagini della serie Hiden in Italy, nelle quali letteralmente fagocita la propria persona, stante nella posa d'una figura dell'Esercito di terracotta, contro la veduta di monumenti della storia e/o dell'arte, come il Colosseo o la Reggia di Caserta. L'artista, messo a punto il gioco con immagini di protesta politica e sociale in Cina e altrove, ora lo applica per la soddisfazione delle esigenze d'immagine, pubblicità e commercio del gran mondo capitalista (e, legittimamente, delle esigenze proprie). Le opere qui esposte (piuttosto futili per forma e sostanza, a mio parere) si sono presto trasferite, assieme ad un'altra settantina, al complesso del Vittoriano di Roma per l'antologica dell'autore che chiuderà l'1 luglio.
Impossibile esaminare tutte le fogge in cui la fotografia viene usata per comporre opere da parte di tanti autori, che si qualifichino o meno come fotografi. Peculiare è la Glass Gellage Technique con cui il ceko Michal Macku (presentato da Paci Contemporary (BS) come fotografo/scultore) ottiene le sue immagini tridimensionali (Figure 3 e 4).
Figure 3 e 4. ©Michal Macku
In molti altri casi si tratta di combinazioni o fusioni digitali di immagini diverse, con risultati non sempre brillanti come per quelle in cui eccelle Liu Bolin, o quelle che realizza con una certa dose di humor Giuseppe Mastromatteo (29 Arts in Progress, MI) nella serie Indepensense. Ammirando le immagini composite di Alberto Rinella (XXS Aperto al Contemporaneo, PA) che sintetizzano suggestivamente dettagli ambientali urbani (Figura 5) veniva voglia di toccar con dito per capire se "Intersezione analogica su stampe fotografiche" non significhi semplicemente Fotomontaggio, o Collage, o l'uno e l'altro.
Figura 5. ©Alberto Rinella
Più esplicito e senza timore di apparire antiquato, Davide Bramante (Fabbrica EOS, MI, main section) dichiara le proprie opere come esposizioni multiple non digitali (Figura 6) E c'è da complimentarsi, oggi che il dichiarare un'opera Fotografia la confina ad un livello commerciale inferiore a quello delle "vere Opere d'Arte". Tanto più che grazie agli smartuffoni siamo tutti fotografi !
Figura 6. ©Davide Bramante
Sempre a proposito di opere composite, ad Artefiera ho imparato che per promuovere il fotografo ad Artista basta inquadrare le stampe di ogni scatto in singole cornici e appenderle a parete tutte insieme, vuoi armoniosamente disposte con un ritmo preciso, vuoi a caso ma in perfetto ordine geometrico. Come per l'opera Kitchen di Marcela Cernadas (Michela Rizzo, VE), che però dai 64 pezzi in catalogo (8x8 pezzi quadrati) nello stand espositivo passava a 36 (6x6) pezzi. Banalità e Kitsch sono due stigmate del Moderno: ma non sempre l'una si sublima nell'altro (come inteso da Gillo Dorfles, recentemente scomparso), e neppure il decorativo si sublima nell'arte.
In altra direzione si muove Edouard Taufenbach (1988, Parigi), che aderisce a quel trend (si può tradurre con andazzo?) di fotografia "sperimentale" consistente nel suddividere l'immagine di un soggetto in multipli scatti e ricomporla mediante collage materiali o digitali. La tecnica ha i suoi maestri: chi ha presente David Hockney? Ma perché parlare, come spesso sento dire per vari epigoni, di "scomposizione cubista" quando questa variava continuamente il punto di vista mentre quelli nemmeno muovono l'obiettivo rispetto al soggetto? ché poi, quando questo è il corpo umano, Jack lo Squartatore sapeva scomporre meglio.
Figura 7. ©Marco Maria Zanin.
Quanto ai fotografi che nella modernità si muovono nel flusso della tradizione, le gallerie sia della MAIN SECTION che del settore PHOTO (queste generalmente partecipanti anche al MIA) preferivano presentare autori già affermati in Italia e nel mondo e ben presenti sul nostro mercato. Al di fuori di quelli, nella mia personale classifica dei più degni di nota metto il veneto Marco Maria Zanin (Spazio Nuovo, RM), la cui opera è a mano a mano transitata dalla rarefazione delle nebbie nella bassa padovana alla evocativa finezza strutturale di oggetti inanimati (Figura 7).
Figura 8. ©Giuseppe Ripa
L'unico stand, e il più ampio di tutti, riservato alla personale (però adesso si deve dire Solo Show) di un fotografo era quello di Romberg Foto (LT) con la serie Seaside di Giuseppe Ripa, una revisione di qualità professionale d'un tema ormai abusato: rifiuti e rottami (Figura 8).
Figura 9. ©Hélène Veilleux, dalla serie 38mo Parallelo Nord.
Cito infine la francese Hélène Veilleux (VISIONQUEST 4ROSSO, GE) che nella serie 38mo Parallelo Nord ha fotografato attraverso un filtro rosato (reale o digitale?) monumenti del regime nord-coreano con i visitatori ad esso allineati, dando al tutto un aspetto smorto e mesto che ne spegne il trionfalismo. Uno dei pochi casi in cui l'alterazione dei valori cromatici (che molti operano in post-produzione con intenti estetici) ha un reale impatto sul significato dell'immagine.
Non mi rimane che scusarmi cogli autori delle opere che ho rifotografato negli ambienti della Fiera con tutti gli inconvenienti del caso e le conseguenti infedeltà, spero non gravi.
#Artefiera Bolgna#Mia photo#Pamela Diamante#Giacomo Costa#Armin Linke#Valerio Berruti#Silvia Camporesi#Michal Macku#Liu Bolin#Giuseppe Mastromatteo#Alberto Rinella#Davide Bramante#Marcela Cernadas#Gillo Dorfles#Edouard Taufenbach#David Hockney#Marco Maria Zanin#Giuseppe Ripa#Hélène Veilleux#Carlo Maccà
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Marco Maria Zanin http://www.marcomariazanin.com/
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2019
Project page for the recent work of interdisciplinary artist Marco Maria Zanin on the former unseenplatform.com – I came on board as the product owner and manager to redevelop the online platform. The larger company unfortunately suffered a bankruptcy and discontinued the online platform 3 months after its launch.
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Jornal da Cidade Online EDITORIAIS BLOGS E COLUNAS APOIA.se DESTAQUE AGORA Lula da Silva e suas derrotas morais, após deixar o xilindró (veja o vídeo) OPINIÃO Lula da Silva e suas derrotas morais, após deixar o xilindró (veja o vídeo) ÚLTIMAS NOTÍCIAS Lula e o golpe da carne LULA DA SILVA 08/12/2019 Lula e o golpe da carne Com vídeo intrigante, Carluxo volta às redes (veja o vídeo) CARLOS BOLSONARO 08/12/2019 Com vídeo intrigante, Carluxo volta às redes (veja o vídeo) Governador que há um ano não paga servidores em dia, quer ser presidente da República (veja o vídeo) EDUARDO LEITE 08/12/2019 Governador que há um ano não paga servidores em dia, quer ser presidente da República (veja o vídeo) Deputado silencia plenário e desmoraliza Joice ao diagnosticar “transtorno psiquiátrico" da deputada (veja o vídeo) JOICE HASSELMANN 08/12/2019 Deputado silencia plenário e desmoraliza Joice ao diagnosticar “transtorno psiquiátrico" da deputada (veja o vídeo) Eliane Cantanhêde se rende a Bolsonaro e antecipa a reeleição REELEIÇÃO 08/12/2019 Eliane Cantanhêde se rende a Bolsonaro e antecipa a reeleição Veterano combatente da 2ª Guerra se emociona ao saber que receberá a visita do presidente (veja o vídeo) JAIR BOLSONARO 08/12/2019 Veterano combatente da 2ª Guerra se emociona ao saber que receberá a visita do presidente (veja o vídeo) Quem paga a conta para o cunhado de Ana Hickmann? 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O juízo condenatório era uma imposição. Restava resolver a dosagem de pena.” Questionado sobre as alegações de Lula, que "antes de ser preso, preso, e agora em liberdade, fez e continua a fazer um discurso forte e radicalizado contra as decisões que o condenaram, criticando o mérito, e não a forma", Laus respondeu com poucas palavras: “Está no direito dele”. E na sequência explicou: “Existe um princípio, em Direito, que é o princípio da não autoincriminação. Ninguém pode ser obrigado a se autoincriminar. A partir dessa concepção, todo o réu tem direito a discordar da decisão. Então, no caso do ex-presidente, ele tem todo o direito, deve ter as suas razões, sejam elas quais forem, de discordar da decisão. Agora, o advogado dele já é diferente. O advogado dele é um profissional que exerceu o seu papel ao longo da instrução processual. Então, do advogado eu não esperaria esse tipo de comentário.” E prosseguiu o magistrado: “A questão é o conteúdo civilizatório das decisões. Em países que tem um estágio mais avançado do que o nosso quando o Poder Judiciário se pronuncia, a questão termina. Roma locuta est; causa finita est (Roma falou, a causa acabou). Em alguns países isso é assim. Porque não se tem suspeição sobre o seu Poder Judiciário. Ninguém está aqui para atender favor. Ninguém aqui tem compromisso com A ou B. Há uma grande diferença nisso. Nosso tribunal não é um tribunal político. É um tribunal que analisa provas.” E concluiu sobre o assunto com a análise da postura adotada pelo abobalhado Zanin: “Há um caminho natural de recursos, via tribunais. Eu não preciso ir na esquina e ficar falando. De um advogado eu fico até perplexo com esse comportamento, porque o papel dele é feito no processo. Do réu já é diferente. Ele pode dizer o que quiser em defesa dele.” da Redação O jornalismo em que você confia depende de você. Colabore com a independência do Jornal da Cidade Online doando qualquer valor. 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Muito feliz com seleção final para o prêmio Francesco Fabbri de arte contemporânea 2019!! o prêmio esta em sua oitava edição, e a premiarão acontece em novembro junto da mostra final ao lado de tantos artistas incríveis. Elemento 001 da série DESMUSEU é um trabalho que ja esta em andamento a quase 4 anos, na Italia em Padova e ampliando seu espectro a outras localizações tendo a residência HUMUS como parceiro fundamental. O projeto propõe a conexão de disciplinas tradicionais combinadas especificamente para cada ocasião. Artista, público e agentes convidados criam um objeto, mediante um convite aberto ao público sob forma de carta convite redigida em diálogo com a instituição. O indivíduo, parte fundamental, se torna responsável pela construção deste acervo, doando um objeto de sua escolha, conectando o caráter sentimental/abstrato contido nesta idéia de objeto, recebendo uma nova ficha catalográfica baseada em novos parâmetros, uma certidão de renascimento. Parceria com o querido Marco Maria Zanin_____ Very happy with final selection for the Francesco Fabbri 2019 Contemporary Art Award !! the award is in its eighth edition, and the prize will be held in november next to the final show alongside so many amazing artists. Element 001 of the DESMUSEU series is a work that has been underway for almost 4 years in Italy in Padova and expanding its spectrum to other locations with HUMUS residence as a key partner. The project proposes the connection of traditional disciplines combined specifically for each occasion. Artist, audience and guest agents create an object by an invitation open to the public in the form of an invitation letter written in dialogue with the institution. The individual, fundamental part, becomes responsible for the construction of this collection, donating an object of his choice, connecting the sentimental / abstract character contained in this idea of object, receiving a new cataloging card based on new parameters, a certificate of rebirth. Partnership with dear Marco Maria Zanin (at Pieve di Soligo) https://www.instagram.com/p/B4VI6RHnC5v/?igshid=188qgasrkgb9i
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Ca’ Polonio, Padova © Marco Maria Zanin
https://www.lensculture.com/marco-maria-zanin?modal=project-97603
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ARGO La fotografia italiana emergente
a cura di Carlo Sala
La mostra Argo è una ricognizione sulla generazione di autori italiani nati dagli anni Ottanta che hanno travalicato i generi tradizionali della fotografia nazionale per attuare una serie di ricerche sperimentali e ibride: dalla postfotografia a quella 'espansa' in relazione con lo spazio, dalla metafotografia a coloro che hanno voluto rinnovare la visione documentaria e paesaggistica. Le loro pratiche artistiche sono profondamente condizionate dall'odierna società dell'ipervisione, un contesto globale capace di produrre una quantità pressoché infinta di immagini immateriali e omologate che scandiscono le nostre esistenze: ognuno di noi contribuisce a tale situazione agendo da prosumer, ovvero da produttore e al tempo stesso da fruitore del magma visivo che circola attraverso il mondo digitale in tempo reale bypassando i tradizionali canali della comunicazione, dell'informazione e del sistema culturale. Questo scenario pone degli interrogativi cruciali agli autori contemporanei impegnati nel superare i meri processi di registrazione della realtà che di sovente appaiono depotenziati e svuotati del loro significato storico e sociale. Oggi certi schemi 'ortodossi' di rappresentazione si rivelano inadeguati a cogliere la complessità di un presente che ha bisogno di essere raccontato secondo chiavi di lettura maggiormente articolate, affidandosi talvolta a scenari metaforici o viceversa analitici che sappiano indagare i processi che presiedono alla costruzione dell'immagine. Uno degli aspetti caratterizzanti le ricerche di questi autori è la volontà di incentivare uno sguardo maggiormente consapevole e critico sul presente, trattando tematiche di grande attualità come l'identità, la creazione collettiva, l'impatto della tecnologia nella vita quotidiana, la funzione politica della fotografia e la rilettura della memoria in relazione al presente.
In mostra: Claudio Beorchia (Vercelli, 1979), Alessandro Calabrese (Trento, 1983), Paolo Ciregia (Viareggio, 1987), Matteo Cremonesi (Milano, 1986), Discipula (fondato nel 2013 da MFG Paltrinieri, Mirko Smerdel e Tommaso Tanini), Giorgio Di Noto (Roma, 1990), Mimì Enna (Oristano, 1991), Irene Fenara (Bologna, 1990), Christian Fogarolli (Trento, 1983), Silvia Mariotti (Fano, 1980), Filippo Minelli (Brescia, 1983), Simone Monsi (Fiorenzuola d’Arda, 1988), Francesco Pozzato (Vicenza, 1992), Alessandro Sambini (Rovigo, 1982), Alberto Sinigaglia (Arzignano, 1984), The Cool Couple (fondato nel 2012 da Niccolò Benetton e Simone Santilli) e Marco Maria Zanin (Padova, 1983).
Text published in Photo Open Up - Festival Internazionale di Fotografia, exhibition catalogue, Padova 2019
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Templi, Santuari, Cappelle e capitelli della Fotografia: 3.
"La Bottega" a Marina di Pietrasanta: Cibo, Accoglienza, Fotografia (con Romano Cagnoni)
di Carlo Maccà
-- Fra i luoghi santi della fotografia, alcuni potrebbero essere paragonati a quelle chiesuole ricche di motivi di interesse ma che sono accessibili soltanto in limitati periodi dell'anno: la Novena per i festeggiamenti del Santo Patrono, la Settimana Santa, le festività natalizie, o, come la preziosa chiesetta di San Simon cogli affreschi di Paris Bordone a Vallada Agordina, la buona stagione.
Quest'ultimo è il caso della galleria versiliese "La Bottega" di Marina di Pietrasanta, pienamente attiva nella stagione balneare (allargata alla tarda primavera). Sotto la stessa denominazione e sotto lo stesso tetto sono presenti attività diverse; quella originaria (quasi centenaria) di rivendita di prodotti gastronomici locali ma non solo, quella recente di ristorazione e di accoglienza (in particolare, residenze d'artista) e infine, in un ben strutturato ambiente annesso, quella fotografica, a cui presiede un' esponente dell'ultima generazione, che si è dotata d'una specifica preparazione culturale.
Per un forestiero amante della fotografia l'attrattiva della galleria è, ovviamente, l'attività espositiva, che si svolge in stagione. Ma a questa si aggiungono una bibliotechina consultabile, una libreria per la diffusione di opere selezionate, corsi, workshop e altro. Un motivo d'interesse in più per una visita alla Versilia, assieme a Viareggio, a Forte dei Marmi, alla Pietrasanta storica e artistica colle sue numerose sculture esposte stabilmente o temporaneamente in piazze e strade e mitragliate giorno e notte dagli smartphone. E poi Serravezza, sede di un festival della fotografia giunto nel 2019 alla sedicesima edizione, che in passate edizioni ebbe anche smalto internazionale, e che si svolge da febbraio a maggio nel centro e nelle frazioni della cittadina, col cuore nel Palazzo Mediceo e nelle annesse Scuderie (uno dei siti Medicei patrimonio UNESCO). Da non dimenticare, per chi s'interessa della storia patria recente, a Sant'Anna di Stazzema, teatro d'un tragico eccidio di marca nazista.
Nel 2017 LA BOTTEGA - ARTE ospitò personali di fotografi "di tendenza", fra cui una del veneto Marco Maria Zanin (n. Padova 1983, apprezzato internazionalmente, esposto anche ad Artefiera 2018 di Bologna [http://www.fotopadova.org/post/171859686133]: ma potremo mai vederlo a Padova?) e (l'unica mostra che ebbi occasione di visitare in quell'anno) la collettiva a tema "ORIGINE / SPACEARTH" di fotografi internazionali che elaborano fotografie satellitari: un lavoro che può dare immagini suggestive senza mai alzare le terga dal sedile davanti al PC.
Carloalberto Treccani, da SPACEARTH Vernissage a LA BOTTEGA
La visita che feci a fine estate 2018 mi gratificò dell'introduzione all'opera del fotoreporter versiliano Romano Cagnoni, deceduto a 82 anni mentre la mostra, dal titolo The Phenomenon of Life, era in preparazione.
Romano Cagnoni, dalla video-intervista (in proiezione a La Bottega)
Romano Cagnoni si definiva Fotografo Totale. Come ha dichiarato più volte, "La Fotografia Totale racconta la storia dell'uomo, il rapporto con se stesso, con il prossimo e la società in cui vive". (http://www.labottegalab.com/next-romano-cagnoni-the-phenomenon-of-life-2).
L'approccio di Cagnoni alla fotografia è ben illuminato da pochi flash ricavati da una tarda intervista:
Mi considero un fotografo che vende le proprie fotografie ai giornali, non un fotogiornalista.
La migliore fotografia per me è un documento umano di impatto visivo.
La fotografia è uno dei mezzi più efficaci per mostrare la realtà dei sentimenti.
(Enrico Ratto, In conversazione con Romano Cagnoni, 2015, Maledetti Fotografi s.d. ; https://www.romanocagnoni.com/en/intervista-maledetti-fotografi-galleria-labottega-14-giugno-2015-pietrasanta/).
La mostra, molto articolata seppur condensata in uno spazio comparativamente modesto, comprendeva una selezione di fotografie accompagnate dai provini a contatto (usanza recente da condividere pienamente), a illustrazione del modo di procedere dell'autore.
In Italia la notorietà di Cagnoni rispetto a fotografi del suo settore di pari importanza è inferiore ai suoi meriti, probabilmente perché la sua attività aveva come base Londra e veniva apprezzata soprattutto nei paesi anglofoni. Negli anni in cui la fotografia e in particolare il reportage fotografico avevano un posto importante in quotidiani e periodici, le sue fotografie occupavano prime pagine dei quotidiani maggiori e copertine di settimanali letti in tutto il mondo, come Life.
Infatti Cagnoni è considerato "il fotoreporter italiano più pubblicato nel mondo", anzi "according to Harold Evans, the legendary editor of the Sunday Times from 1967 to 1981, one of the five most important photographers of the 20th century, alongside Henri Cartier-Bresson, Bill Brandt, Don McCullin and W Eugene Smith."
[https://www.theguardian.com/artanddesign/2018/mar/08/romano-cagnoni-obituary].
Reportages sulla guerra in Biafra, 1967 . 1970
Cagnoni fu attivo fin quasi agli ultimi anni di vita, quando s'era già ritirato nella natia città di Pietrasanta. Ancora nel 2005 accompagnò la moglie, Patricia Franceschetti, anch'essa fotografa, attraversa Turchia, Siria (Kobane) e Giordania per il progetto "Je suis refugée" che documenta attraverso selfie i rifugiati della guerra di Siria. [http://www.patriciafranceschetti.com/photos/selfie-je-suis-refugee/].
Chi volesse conoscere di più su questo nostro importante fotografo può visitare il sito a lui dedicato https://www.romanocagnoni.com/. In rete sono reperibili diversi video, fra cui interviste realizzate in anni recenti, in particolare quelle in occasione della sua grande retrospettiva Upside down memories - Memorie sovvertite, a Serravezza Fotografia 2012; per esempio:
https://www.youtube.com/watch?v=aFqEwr22ITU
https://www.youtube.com/watch?v=MQl9-uirbyY
https://www.youtube.com/watch?v=3f3v6vArUkU
https://www.youtube.com/channel/UCJdPBAfbfjg7ZD5paU7Gmmg
https://www.youtube.com/watch?v=VQDmW83SrGE
https://vimeo.com/158659868
https://www.youtube.com/watch?v=rQi2xuX5NCE
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Le Opere e i Giorni. Verónica Vázquez e Marco Maria Zanin
(via Le opere e i giorni)
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