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"Dress like an onion"
Anche se a malincuore, con una manciata di malinconia, ci tocca ripiegare nell’armadio telo, costume e canotte.
La stagione estiva volge al termine portandosi con sé un'altra abbronzatura ed un'altra canzone legata ad una storia d'amore passeggera, nata sopra il bagno-asciuga è già finita la sera dell'addio del ci sentiamo,ti penso, ti chiamo, scrivi, ricordi, ti prego, ti amo per citare Jovanotti.
Ed eccoci quindi alle prese con il cambio dell’armadio, compito gravoso per i modaioli, intenti a soppesare stile e funzionalità in base ai cambiamenti atmosferici. Non vorremmo certo unirci ai pessimisti cosmici, proclamatori di un lugubre futuro incerto con il motto “Non ci sono più le mezze stagioni”. Per noi invece le mezze stagioni ci sono eccome, anzi, si stanno espandendo togliendo tempo all’estate e all’inverno. Cosa fare dunque??
Come spesso succede, il vecchio rimedio della nonna è sempre il più efficace: la parola d’ordine è stratificare, anzi noi preferiamo il paragone con la bistrattata verdura: vestirsi a cipolla, anche se puzza.
Svegliarsi alla mattina con 8 gradi, pranzare a mezzogiorno con 25 e uscire dalla palestra con 13 richiede una capacità vestimentaria non da poco se stilosi si vuole apparire, oserei dire quasi camaleontica.
Visto che a noi uomini in tema di abbigliamento è concesso assai poco- il che è solo un bene per molti- l’unica possibilità per sondare nuovi terreni è trasformarsi in architetti del guardaroba, giocare con volumi, grandezze e linee. Ma se mismatch di strati e lunghezze dev’essere, che sia estremo: la felpa over sotto il chiodo, le maniche faranno da guanto; un blouson risicato sul cardigan lungo, un pantalone largo che va a stringersi sulla sneaker. Chiamatela se volete licenza stilosa.
Il variare della lunghezza permette di giocare con la silhouette, considerata il distillato dell’eleganza, il contorno maiuscolo in neretto, la calligrafia del ben vestire. Gli strati informi da punkettone così come le aderenze modellanti da metrosexual sono scelte triviali, prove di assenza di personalità e di gusto. Sfalsare i volumi puntando sui contrasti è invece rinfrancante.
Chi è un po’ robusto opti per un blazer risicato sopra pantaloni generosi, tees lunga con sopra una giacca un filo abbondante per gli smilzi. Attenzione al cappotto: perfetto per disegnare una silhouette a fuso genere scultura di Giacometti, ma la lunghezza è affar delicato. Lo consigliamo sopra al ginocchio, oltre solo per gli spilungoni. Una nota di merito particolare poi per gli accessori, sono i segni di punteggiatura del ben vestire, non meno importanti del resto.
La sciarpa, per chi la vuole, che sia assai generosa. Il cappello classico o la berretta invece li caldeggiamo anche un po’ risicati, specie quest’ultima se abbondante fa un po’ skater d’accatto.
Poi per il resto fate vobis, in fondo sono solo vestiti, anche se bisogna sempre tenere a mente un modus operandi: ogni persona ha la sua divisa, se ci passate il termine marziale.
Perché come diceva Karl Kraus “Un cameriere è un uomo che porta un frac senza che nessuno se ne accorga. Per contro ci sono degli uomini che hanno l’aspetto di camerieri appena si mettono un frac. Così in ambedue i casi il frac non ha nessun valore”.
Articolo di Manuel Costa
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