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L'Inquisizione in Italia. Formazioni armate contro gli eretici in Italia. Catari e autorità cittadine contro gli inquisitori
San Pietro Martire
L'INQUISIZIONE IN ITALIA
La violenta repressione iniziale dei catari tra crociata e <<grande devozione>>
Gli inizi dell'ufficio inquisitoriale negli anni '30 del Duecento
Formazioni armate contro gli eretici in Italia
In Italia ci fu, la forza armata che venne messa in altro modo a disposizione delle autorità ecclesiastiche. Negli anni '30 del Duecento sorsero infatti alcune confraternite penitenziali armate, che si proponevano il miglioamento della vita religiosa e morale dei confratelli; come ogni confraternita, ma anche l'intervento in difesa della fede <<contro ogni setta eretica>> e a sostegno della libertà della Chiesa. Una milizia del genere sorse a una forma e venne sostenuta da sette bolle papali tra 1234-1235. I confratelli erano maschi e femmine, ma ai primi era riservato l'uso delle armi. Dovevano riunirsi almeno una volta al mese per ascoltare la predicazione della parola di Dio da parte del vescovo, ma la loro formazione religiosa era affidata al maestro generale dei domenicani. Si trattava dunque di una mobilitazione stabile di laici, nobili e non nobili, sotto il controllo ecclesiastico e in appoggio all'aione inquisitoriale dei domenicani una forma quotidiana di crociata, che procura va l'indulgenza plenaria in caso di morte in combattimento per la Chiesa, L'esperienza parmense, durò solo qualche decennio, ma analoghe formazioni religioni armate ebbero vita in altre parti d'Italia, ad esempio a Milano (1233), Bologna (1261), in particolare nella seconda metà del secolo XIII: La loro attività è poco conosciuta, data la scarsità della documentazione, ma accompagnò spesso gli interventi degli inquisitori.
Catari e autorità cittadine contro gli inquisitori
La presenza e l'azione degli inquisitori non furono sempre accettate e appoggiate di buon grado dalla popolazione e dalle autorità cittadine e ci furono alcuni episodi di violenta opposizione in Francia e in Italia. Nel 1239 i cittadini di Orvieto assalirono e incendiarono il convento dei domenicani e bastonarono duramente l'inquisitore. Nel castello di Avignone furono uccisi nel 1242 i due inquisitori di Tolosa e i loro otto funzionari da una quarantina di cavalieri e 25 uomini armati venuti da Montségur, un degli ultimi castelli in cui i catari vivevano al sicuro; per questo motivo Montségur venne assediata e conquistata subito dopo. Il podestà di Firenze nel 1245 si rifiutò di arrestare un notabile che proteggeva i catari e, costretto a farlo dall'inquisitore, ne facilitò poi la fuga e provocò anzi una piccola battaglia tra i cittadini sostenitori agli eretici e gli armati della milizia della fede al servizio dell'inquisitore. Nel 1252 l'inquisitore domenicano della Lombardia fra Pietro da Verona fu assassinato sulla strada da Milano a Como in un agguato ordito dei catari lombardi, tra i quali il nobile milanese Stefano Confalonieri. Nella dinamica di questi episodi di opposizione si notano argni e motivi differnti: una parte degli scontri sono condotti direttamente dai catari, un'altra parte da cittadini e autoeritò comunali. La storiografia precedente tendeva a mostrare il sistema inquisitoriale come un corpo estraneo alla società e spiegava queste reazioni come manifestazioni del ghibellinismo, a sostegno dunque l'egemonia dell'impero contro il papato. Oggi si tende invece a vedere l'operato inquisitoriale in funzione alla società costituita, quindi per il mantenimento dell'uniformità religiosa, voluta anche dale attività secolari a queste reazioni si spiegano piuttosto come tentativi per sostenere l'autonomia giurisdizionale dei comuni nei confronti della Chiesa, non come appoggio agli eretici. L'episodio più sanguinoso di opposizione agli inquisiori avvenuto in Italia fu senza dubbio l'assassinio di fra Pietro da Verona, la cui vita e morte sono altamente emblematiche. Nato nel 1203, figlio di catari, Pietro divenne frate ascoltando Domenico nel suo zelo venne nominato dal papa inquisitore in Lombardia nel 1251. Questo stesso impegno, gli costò anche la vita: mentre si recava a Como per la sua missione, fu ucciso vicino a Seveso il 6 aprile 1252 in un'iimboscata tesagli da un sicario pagato dai catari, il quale gli conficcò una spada in testa. Fra Pietro venne canonizzato da Innocenzo IV il 9 marzo 1253, nemmeno un anno dopo la morte, e fu in assoluto il secondo santo domenicano. Il suo nome fu trasformato in San Pietro Martire e divenne il patrono e il modello ideale degli inquisitori: un eretico convertito, martirizzato dagli eretici, quanto più affascinante e coinvolgente poteva escogitare e proporre l'offensiva cattolica contro i catari.
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