#La cosa più naturale
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colachampagne3 · 1 year ago
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voglio fare un po' di pulizia sul mio profilo ao3, quindi voglio cancellare un po' di storie. le mie candidate sono:
la favola del sarto che uccise sette giganti in un colpo solo
le cuffie bluetooth sono di sicuro cuffie wireless
sottosopra
non sono sicura se cancellare prima di partire per un lungo viaggio, perché non so se riesco a finirla oppure se lasciarla sul profilo nel caso riesca a riprenderla in mano (come farò con dialogo tra terra e mare che ha bisogno di un'aggiustata di sicuro e se la cancellassi ora so che non la sistemerei mai), ma penso la prossima settimana mi siedo davanti al computer e inizio a potare un po'
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finestradifronte · 4 months ago
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Mi manca...
Lo zoccolare fino in spiaggia con mia madre che mi diceva "cammina bene alza quei piedi"...pinoli per terra da schiacciare con i sassi...
l'odore della siepe di caprifoglio dalla pensione trieste al bagno emilio e quello dei giornali dell'edicola, misto a quello del mare e degli abbronzanti e della piadina...
la cuffietta bianca della piadinara...quella anziana, la prima ..che faceva le piade tirate a mattarello con il bordo frastagliato e il pezzetto di carta marroncina per portarle via ...
la luce bianca del mattino e la bassa marea con le righe della sabbia sotto i piedi, i buchini dei cannolicchi e schivare i granchi 
fare capannella con il tettuccio del lettino e il telo, il caldo sulla pelle...l'odore dell'abbronzante e il libro con sabbia tra le pagine...
e aspettare le 11 che non arrivavano mai per il bagno... il freddo dell'acqua al primo tuffo  o l'andare giù piano piano con tutta la pelle d'oca... i rumori attutiti quando si è sott'acqua.... il cretino di turno che ti slaccia il bikini...le spalle di mio padre per salirci a fare i tuffi...
correre sulla sabbia bollente saltellando tra un'ombra e l'altra...  stendersi al sole senza fare la doccia e sentire la pelle tirare con il sale che brucia appena sulla pelle un po' scottata sulle spalle ...
il fastidio della sabbia tra le dita e lavarsi i piedi nel rubinetto sotto le docce aspettando con il costume in mano per sciacquare anche quello...il profumo dello shampoo e il rigagnolo di schiuma e acqua sulla sabbia...
il cemento rigato e rosso e bollente della banchina del porto con le barche che partivano da Milano Marittima per la gita a Rimini e la voglia di tuffarsi lì ma la mamma non voleva...e stare in equilibrio sul muretto tra la banchina  e gli scogli ad aspettare gli schizzi delle onde,
il mare grosso i rari giorni che faceva temporale e a fare il bagno tuffandosi dentro le onde e ci si riempiva il costume di sabbia..
la pizza che faceva la sorella della vedova di Emilio alle cinque...e io le confondevo poi sempre quelle due...la Maria e l'Anna
Il rullo per tirare il campo da bocce e il barattolo bucato con il talco per fare le righe...e le premiazioni delle gare al  pomeriggio e se le coppie erano miste io ero un po' gelosa se mio padre giocava con la mamma della cecilia perchè era così bella...
e guardarti da lontano mentre giocavi a calcio sporco di sabbia dappertutto e cominciare a scoprire  quell'emozione nuova quell'attrazione mai provata... ecco cosa vuol dire innamorasi...il dondolo dell'Hotel Miramare dove per la prima volta ho capito che potevo anche godere del mio corpo...
I giardini del tennis con la terra rossa e la giostra e l'odore dei pini...
le tonde alla sera su e giù per viale Roma e baci infiniti sulle panchine, le feste al Giardino D'Estate con Gianni Togni che cantava Luna..e le puntate all'ippodromo di Cesena e le gite al Parco Naturale che mi sembrava così lontano...
Gli amici che poi non avresti rivisto più,  quelli che rivedi solo lì...e quelli che sono ancora con me ......il primo primissimo bacio sul dondolo della casa in affitto ...
il rumore degli aerei con la pubblicità...la pizzeria da Duilio e il cinema Italia all'aperto ...le lacrime  quando era ora di tornare e il grano nei campi era già mietuto e le arature portavano l'autunno...
Mi manca la felicità pura e spensierata di quel periodo quando ancora tutto poteva essere e ogni cosa era nuova e da scoprire ...e che non è stata mai più.
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angelap3 · 3 months ago
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“Ho sempre mantenuto una grossa discrezione sulla mia vita privata. Da anni ormai vivo a Londra con mia moglie Carla e Penelope, nata nel 2010. Pochi mesi dopo essere diventata mamma decisi di trasferirmi in Inghilterra, non ci sono leggi in Italia che mi garantiscono cosa succederebbe a Penelope se me ne andasssi in cielo. Lì sono rispettata nei miei diritti umani di mamma. Durante la gravidanza fui inondata di critiche, la decisione di diventare madre a 54 anni non fu apprezzata dall'opinione pubblica. La Bibbia parla di madri a 70 anni. Se Rod Stewart fa un figlio a 65 nessuno dice nulla. Invece con me si parla di questo e non della mia musica. A mia figlia, oggi 14enne, ho dedicato numerose sue canzoni e in una lettera dedicai a lei queste parole: Ti chiamerò Penelope perché mi hai aspettato tanto prima di nascere. Hai aspettato che fossi pronta. Per tre volte non lo sono stata, ma oggi lo sono. Tu, il più grande amore della mia vita, arrivi dopo il dolore profondo e lo shock. Ma ci ho creduto pienamente, e ho sentito la forza per riuscirci, e ti ho desiderata così tanto che oggi, mentre ti scrivo, ti ho dentro di me. Pochi mesi dopo la nascita di Penelope, decisi di trasferirmi a Londra, dove tutt'ora vivo. Ho scelto di vivere qui perché così mia figlia cresce senza preconcetti. Non mi sentivo tutelata dallo Stato e da qui nacque la mia scelta di lasciare l'Italia. Dopo l'unione civile con Carla, adottai le pratiche per la stepchild adoption, la possibilità che il genitore non biologico adotti il figlio naturale o adottivo del partner. Questo è l'unico nucleo famigliare di cui posso fidarmi.”
Gianna Nannini
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falcemartello · 3 months ago
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Il 6 Agosto di 79 anni fa il lancio della prima bomba atomica sul Giappone.
Polverizzarono all'istante più di 70000 persone ed altrettanto morirono per cro negli anni successivi.
Lo ricordiamo oggi come il primo lancio di bombe chirurgiche e democratiche di chi da li a breve penso' che in fondo, lanciarne un'altra, non era poi così disumano perché la pace prima di tutto.
I criminali di guerra USA non dovranno comparire davanti ad un tribunale militare stile Norimberga, non verranno mai giudicati.
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Il Giappone voleva arrendersi. Lo aveva detto chiaramente a più riprese e loro, gli Usa, lo sapevano. Lo sapevano perfettamente!
Ma non gli bastava una resa, a loro non è mai bastato raggiungere l'obiettivo della pace, non gli è mai importato nulla di tutto ciò. Hanno sempre mirato a mostrare al mondo intero uno strapotere militare criminale per i propri vantaggi economici e per riscrivere la storia a proprio piacimento. L'obiettivo è stravincere e umiliare gli avversari spargendo sangue e macerie, soprattutto per dare benzina al motore della propaganda Hollywoodiana, per fare in modo che tutti pensino di essere di fronte al paese perfetto che salva sempre il mondo dai cattivi e che persegue la democrazia per sé e per conto terzi.
Nessuno ancora oggi, almeno nella parte occidentale, chiama le bombe atomiche sganciate a Hiroshima il 6 agosto e a Nagasaki il 9 agosto del 1945 "crimini di guerra". Nessuno in quel pezzo di mondo occidentale ha il coraggio di pronunciare questa frase nonostante siano stati inceneriti in mezzo secondo centinaia di migliaia di civili bambini, donne e anziani Giapponesi che non c'entravano nulla. Il crimine di guerra più atroce della storia pari solo ai crimini di guerra israeliani ai danni dei Palestinesi.
In quel lontano 1945, come dicevamo, il ministro degli esteri Giapponese aveva inviato un messaggio al suo ambasciatore a Mosca. Quel messaggio diceva che volevano far finire la guerra perché ormai si erano resi conto di essere stati sconfitti. In sostanza avevano offerto la resa a patto che l'imperatore non subisse ritorsioni. Cosa peraltro successa anche dopo le bombe atomiche perché gli Usa imposero che l'imperatore diventasse un loro fantoccio. Oltre a questo c'è un'altra cosa altrettanto importante, c'è il Memorandum MacArthur: questo documento riporta ben cinque richieste di resa arrivate agli Usa da alte personalità Giapponesi che agivano per conto dell'imperatore.
Ma agli USA non interessava nulla. Loro dovevano sganciare quelle bombe, bruciare vivi civili e contaminare per le successive generazioni un intero territorio per far vedere al mondo intero, soprattutto alla Russia che era stata già designata come prossimo avversario strategico di avere a disposizione queste armi nucleari. Qualcuno nei ranghi dell'esercito statunitense propose di sganciare le bombe in un'isola remota per evitare una strage. Ipotesi scartata perché quando sei un criminale naturale nato da un genocidio, la cosa più importante è continuare a delinquere. Allora come oggi.
Questa è storia che viene scientemente tenuta nascosta subdolamente. Infatti in nessun libro di storia dei cicli di istruzione nel mondo occidentale la si trova. Intere paginate sullo sbarco in Normandia mentre le bombe atomiche relegate come nota a margine. Esattamente come la battaglia di Stalingrado dove venne sconfitto Hitler per mano del sangue Russo. Ma non può essere cancellata. Bisogna fare in modo che non venga cancellata, costi quel che costi! È necessario coltivare la memoria per non essere fuorviati dalla propaganda che continua a trattarci come degli imbecilli.
Si continua a far credere, con ogni metodo possibile e immaginabile, che ci sia un paese detentore di verità e giustizia. Un paese che si erge e viene eretto a più grande e perfetta democrazia del mondo. Credo che queste siano le bugie più grandi della storia dell'umanità. Ma non perché lo dica io, semplicemente perché i fatti smentiscono categoricamente questa narrazione. Parliamo dello stesso paese che, ed è bene rammentarlo continuamente, a oggi è stato l'unico a sganciare l'atomica. Senza alcuna motivazione. Solo perché avevano deciso così...
GiuseppeSalamone
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solosepensi · 4 months ago
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"Non bisogna mettere a posto le cose.
Le cose vanno lasciate come sono.
Non si può trattenere un amore finito e nemmeno fissarsi a proseguire un progetto che non vuole essere realizzato.
Tutte le nostre energie sono indirizzate a questo: a mettere a posto le cose.
E trascorriamo ore a cercare di capire di chi è la colpa, a piangerci addosso, a ripetere in modo continuativo quell'atteggiamento che sappiamo non portare a nulla.
Vogliamo essere più espansivi, più simpatici, meno sensibili.
Perché vogliamo essere a posto. Cerchiamo la perfezione.
E non riusciamo a comprendere invece che è proprio il disordine della nostra vita, l'inaspettato, il non accettato che ci guidano alla comprensione più autentica di noi stessi e degli altri.
Dobbiamo solo affidarci alla vita e lasciarci guidare da ciò che accade.
Senza porci domande, senza chiedere il perché di ciò che è successo. Dobbiamo solo gustarci gli eventi che accadono e sentire profondamente cosa suscitano in noi.
Tutto il resto verrà da sé.
Perché saremo così colmi di energia vitale, così svegli e presenti, così attenti che la via da seguire sarà lì chiara davanti ai nostri occhi. E a noi non resterà altro da fare che imboccarla nel modo più naturale e semplice possibile.
E' giunto il momento di non fare niente.
Di spegnere la mente con i suoi pensieri, i pregiudizi, le preoccupazioni.
Non cercate più nulla.
Fatevi vuoto. Ricercatelo in ogni dove.
E vi stupirete di come le cose si metteranno a posto da sole."
Elena Bernabè
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ambrenoir · 1 year ago
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LO SAPEVATE?
"Il cervello del gatto ha la stessa prospettiva umana. Vede gli stessi colori di noi, prova le nostre stesse emozioni.
Il gatto, a differenza del cane, se lo colpisci, ti volta le spalle, perché si sente ferito come te.
Il gatto può vedere tutte le energie che noi vediamo solo attraverso la meditazione e lo yoga.
Il gatto ti guarda dall'interno verso l'esterno! È inutile cercare di fare una faccia carina per il gatto o accarezzarlo, se sei nervoso, se non ti piace il gatto, o ti attaccherà o ti ignorerà completamente. È peggio di un bambino! Quando al gatto non piace qualcuno, è perché la persona è un cattivo personaggio.
Quando il gatto va lì e si strofina, anche se alla persona non piacciono i gatti, è perché è una brava persona! Può essere che il gatto non voglia stare vicino a te, perché sta attraversando una fase molto bassa, stai vibrando con pochissima energia, quindi il gatto scappa!
Il gatto ama gli psicotici, gli ubriachi, i bambini, i malati di mente e tutti coloro che, in qualche modo, sono sfuggiti agli standard della realtà. Le persone che si identificano solo con i cani sono persone di grande autorità.
Perché ti piaccia un gatto, devi essere molto flessibile e capire che nessuno appartiene a nessuno, ma devi capire che l'amore è l'unica cosa che tiene il gatto vicino a te.
Il gatto è tremendamente intuitivo, ha persino superato l'intuizione dell'essere umano. Furono bruciati con le streghe nell'Inquisizione, perché erano sempre vicini a chi lavorava con la forza della natura, delle erbe.
Il gatto ti guarda e vede in modo più naturale, energie, entità, tutto ciò che senti, tutto ciò che ti piace, come sei.
Il gatto ha minerali nel sangue che lo rendono un Reikista naturale. Quando giace sopra di te o in qualsiasi parte della casa, sta trasmutando le energie di quel luogo, perché lì l'energia non è buona..."
Amici per la vita❤
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orotrasparente · 6 months ago
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allora onestamente ho un problema con i rapporti sentimentali, ormai ho quasi 26 anni e la situazione è più o meno questa: o sono io quello che se la tira e rende tutto molto complesso in una conoscenza/frequentazione/qualsiasi cosa, oppure è l’altra persona che un po’ pretende che sia io a correre/fare tutto (spoiler mi riesce malissimo perché sono un po’ primadonna, amen)
allora quello che mi piacerebbe (forse tra un migliaio di anni quando sarò ancora giovane e arzillo perché in realtà sono un vampiro) è incontrare quella persona con cui è tutto facile, naturale, spontaneo, reciproco, perché mi sono un po’ (tanto) scocciato di giochini mentali, problemi, questo costante tira e molla che mi capita continuamente
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raccontidialiantis · 26 days ago
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Ruolo naturale di una liceale
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Sei il mio sfogo, il mio giocattolo, il mio trastullo. Posso fare di te ciò che voglio. Poi t'aiuterò a ricomporti e a tornare a casa. Rivestirai i panni della mia innocua e tranquilla, giovane vicina di pianerottolo. La ragazza semplice, casta, timida e figlia unica che nel condominio, a scuola e in piazza tutti adorano. La cocca di mamma e papà, genitori premurosi per cui tu sei tutto. Loro sono infatti i miei due adorabili vicini di casa, ignari e con me sempre generosi, che stasera ti faranno trovare al solito una cenetta coi fiocchi; poi una doccia ristoratrice e un letto pulito. In sostanza, l'accogliente atmosfera casalinga di sempre.
Sono separato da diversi anni. Mi ritengo a ragione un inquilino modello. Non rompo l’anima a nessuno: neppure mi sento, dove sto. Però per mesi, da quando sei diventata adolescente e il tuo corpo ha iniziato a bollire, t'ho subìta pazientemente. In ascensore e tutte le volte che ci trovavamo da soli. Sempre pieno di scrupoli ma a lungo ammiravo a bocca aperta le tue trasparenze da infarto. Poi il tuo chinarti a gambe ben larghe, microgonna e culo in alto rivolto verso di me nel garage, facendo finta di raccogliere qualcosa. Potevo vedere chiaramente che sotto il collant non indossavi mutandine. E che avevi la fica ben curata, con solo una strisciolina di peli. Hai voluto un aiuto per matematica e scienze; quindi hai preso a venire spesso dopo pranzo a casa mia.
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Ho pregato qualcuno lassù perché non mi facesse compromettere i rapporti di buon vicinato, mentre subivo a lungo la visione apparentemente casuale delle tue tettine appetitose, ben visibili dalla camicia che lasciavi sempre aperta fino all’ombelico. Capezzoli turgidi che avrebbero risvegliato un morto. Poi sei passata pian piano ai doppi sensi mirati a una sola cosa. Quindi alle tue esplicite allusioni sessuali. Mi hai dichiarato infine la tua ferma volontà di essere sverginata e scopata da un uomo maturo. Me l’hai detto fissandomi negli occhi. Un pomeriggio, dopo matematica, all’ora della pennichella, t’ho sfondata di dritto e di rovescio. Sei andata via umiliata, incazzata e dolorante. Ma in fondo felice.
Cazzo: non ce la facevo più e confesso che pensando a te m’ero ammazzato di seghe, fino a quel momento. Piangevi dal dolore e dalla rabbia, perché ti tenevo ferma e ti prendevo a schiaffi per farti tacere, mentre ti scopavo forte e infine ti sborravo sul pancino. Quando sei uscita da casa mia eri in lacrime, trucco sfatto e rossa in viso. Per un momento ho temuto il peggio. Che credevi troietta: che ti facessi le coccole dolci per ore e ti chiedessi di continuo “ti fa male, tesoro mio?” Per fortuna m’hai mandato subito un messaggio tranquillizzante, pieno di cuori e mi comunicavi che volevi assolutamente ripetere la cosa all’indomani. Integralmente. Quindi da quel momento non desideri altro.
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Vuoi da me il sesso duro e senza fronzoli. Esigi la dominazione del maschio forte e deciso, impietoso sulla tua carne di femmina acerba ma sessualmente eccitata e insaziabile. Sapessero i tuoi cosa combini con me, in genere nel primo pomeriggio! Quanto soffri se ti lego per strizzarti e pinzarti i capezzoli come piace a me, come piangi se ti maltratto un po’ prima di scoparti. Da un po’ di tempo inoltre tu vuoi molto di più; quindi hai preso a venirmi a trovare anche tra le undici e mezzanotte. Quando i tuoi dormono e finalmente entrambi russano della grossa. Quello è il suono dolcemente atteso da te del via libera per il nostro piacere.
Di soppiatto e in assoluto silenzio, arriva la mia Venere fonte di godimento sessuale, la mia seconda giovinezza. Così possiamo scopare tranquilli nel mio letto per almeno un’ora o più come ci pare e piace. Sapessero i tuoi quanto la luce dei loro occhi gradisce prenderlo in culo stringendo i denti per la sofferenza. Ti vedessero quando in ginocchio mi implori di sbatterti e strusciarti il cazzo in faccia, prima di iniziare a succhiarmelo di gusto e con gran foga. Sorridi, quando te lo faccio. Vedessero quanto sei felice con il mio uccello tutto affondato nella tua dolce, innocente boccuccia, o quando con le tue piccole dita, sulle gote e sulla fronte raduni, raccogli e poi ti ficchi in bocca e ingoi avida tutta la mia sborra, dopo che te l'ho sparata sulla faccia.
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Perché ormai sei già una gran puttana, ragazzina: ti piace il cazzo maturo, è evidentissimo. E non puoi più farne a meno. Mi messaggi di continuo e se capita un giorno in cui per miei motivi di lavoro, per trasferta, non ci possiamo vedere, vai letteralmente fuori di testa. Ti bruciano la fica e il culo, quindi nella tua cameretta ti ci infili dentro qualsiasi cosa e dopo aver goduto mi mandi le foto. Per farmi arrapare, per prepararmi al vero tornado che di sicuro m'aspetta, quando tornerò. So che sarai tu a punirmi dolcemente per averti fatto aspettare: dovrò leccartela lungamente e farti venire così almeno due volte.
Vuoi soltanto il sesso forte, brusco. Le cortesie le lasciamo volentieri agli innamorati e alle loro prime schermaglie ipocrite. Tra noi esiste solo un linguaggio fortemente osceno, accompagnato da miei forse incoscienti ma inevitabili atti di pura sopraffazione brutale e grandi schiaffi. Con molto sudore e fatica fisica di entrambi. Vuoi replicare all’infinito la tua prima volta. Solo che la tua soglia del dolore s’è alzata parecchio, ultimamente. E io ti devo domare impiegando sempre più energia, con crescente forza fisica. Ti tengo per i capelli, ti sfondo il culo, ormai usurato e slabbrato, in un secondo. Senza neppure lo sputo e ti uso come una vecchia troia da quattro soldi, perché è così che ti piace. Urli di puro dolore, piangi. Piangi ma intanto vieni e godi.
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Sei molto furba e sottile, però; sai che non puoi suscitare sospetti. Una bella liceale dell'ultimo anno, una giovane carina come te dovrà pur avere un innocente filarino. Per cui, dopo che gli hai fatto gli occhi dolci per un po', il ragazzo che frequenti ultimamente sta decidendo di dichiararsi a te: te l'ha detto la tua amica. Lui sogna di darti il primo bacio non appena possibile e di fidanzarsi con te ufficialmente in casa prima degli esami di stato la prossima estate. Ti vuole. Non osa sperare altro, per ora. Ma ti pensa, ti desidera. Il primo bacio accadrà sicuramente domani pomeriggio. Perché dopo aver studiato andrete finalmente da soli al cinema.
Niente comitiva. Sono tutti complici e a te piace molto recitare la parte della verginella timida e paurosa. Ridi da sempre con me, di queste cose, mentre sei nuda e bellissima nel mio letto. Tutto dovrà essere perfetto. Hai già preparato insieme a tua madre un bellissimo e castigato vestito al ginocchio, con un golfino rosa di cotone a coprirti le spalle. Casto cerchietto a riporto col golfino a tenerti ordinate le lunghe chiome. Profumo di mamma dietro le orecchie, sui polsi e sul collo, per farlo svenire di passione.
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Saprai di pulito e di buono. Un miracolo d’amore e bellezza tutta per lui. Mi raccomando: sii un po’ impacciata e non farti toccare troppo, sotto la gonna. Respingi con cortese fermezza le sue avances. Ma fatti pure baciare lingua in bocca. Non rivelare la tua grande expertise, per favore. Fingi imbarazzo. Occhi bassi: che percepisca in te un grande pudore virginale. T'accarezzerà, tenero e protettivo. Diventerai il suo amore, un simbolo d'innocenza. Sarai il suo fragile bocciolo di purezza, da adorare, coltivare e idealizzare.
Domani notte ci vedremo e mentre mi masturberai e a seguire me lo prenderai nella fica, allargandola al massimo per farci entrare anche i miei coglioni, io vorrò sapere tutti i particolari. Adesso apri bene e alza un po’ più le natiche, per favore: ti devo sborrare in culo. No, non gridare. Zitta, piccola troia. Aaaaah…. siii… che bello: hai una caverna elastica, al posto del buco del culo. La mia verga entra ed esce con estrema facilità. Come godo, mentre stantuffo liberamente e infine sborro e prendo a schiaffi le tue chiappette sode. Zitta t’ho detto… puttana apriti un po’ di più… finalmente ti vengo in culoooo……
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RDA
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diceriadelluntore · 3 months ago
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Cose Olimpiche
Premessa: vorrei togliere dalle gigantesche spalle di Charles Pierre de Frédy, barone di Coubertin la frase che sostiene "l'importante non è vincere, è partecipare": in realtà a pronunciare questa frase fu il vescovo anglicano Ethelbert Talbot, della diocesi di Bethlehem, Central Pennsylvania, durante una cerimonia di saluto ai partecipanti ai Giochi di Londra 1908, il 24 giugno, nella cattedrale di Saint Paul. Lui si limitò a citarla il giorno dopo, chiarendone la fonte, in un banchetto. Il motto olimpico, voluto da De Coubertin ma ideato da un altro religioso, Henri Didon è un altro, dal significato del tutto opposto: «Citius, altius, fortius», «Più veloce, più alto, più forte».
Multidisciplinarietà Rosa: le 40 medaglie vengono da 20 discipline diverse, delle 12 d'oro 7 sono state vinte da atlete, 2 da coppie miste (la prima assoluta della storia olimpica nella prova dello Skeet Misto). I grandiosi velisti Caterina Banti e Ruggero Tita sono gli unici della nostra spedizione ad aver confermato l'oro di Tokyo.
Legni: Sono 25 i quarti posti nelle competizioni olimpiche dell’Italia. Dietro di noi la Francia con 19, gli Stati Uniti con 18 e la Gran Bretagna con 17. A cui vanno aggiunti altri 26 tra quinti e sesti posti. Un segnale prezioso, che dimostra una generale competitività del movimento sportivo, ma che lascia l’amaro in bocca, soprattutto per alcuni episodi.
Rivolte Eleganti: la protesta del Settebello, la Nazionale Maschile di Pallanuoto, rimarrà nella storia Olimpica. Alla presentazione degli inni prima della Semifinale per i posti dal 5° all'8° contro la Spagna, la squadra si è presentata di spalle alla giuria arbitrale
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Poi per i primi 4 minuti della partita con la Spagna ha tenuto un giocatore sempre nel proprio angolo di metà campo, a simboleggiare una espulsione. Questo perché nella partita dei Quarti contro l'Ungheria, una decisione inspiegabile del primo arbitro ha punito per fallo violento per 4 minuti un giocatore, Francesco Condemi: è stato giudicato infatti violento un contatto naturale di Condemi, che si preparava a nuotare in attacco, con un ungherese. La decisione ha annullato il 3-3 italiano scaturito in quella azione, dato un rigore all'Ungheria, trasformato (punteggio quindi 2-4) e costretto l'Italia a giocate 4 minuti, metà di uno dei 4 tempi della partita, con un uomo in meno. La partita finirà 9-9, perderemo ai rigori.
Leggende: L'unico atleta delle Olimpiadi moderne ad aver vinto per 5 edizioni consecutive l'oro, nella Lotta Greco Romana categoria Super Massimi, battendo il record detenuto da 4 leggende sportive americane: Al Oerter, Carl Lewis e Michael Phelps. Mijaín López, lottatore cubano, appena terminato il suo incontro si è tolto le scarpe, annunciando il suo ritiro, dopo una carriera inimitabile (tra l'altro, 5 volte campione del Mondo, 5 ori ai Panamericani)
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Insegnamenti: Kimia Yousofi, velocista afghana, ha corso la sua batteria dei cento metri in 13"42, tempo nemmeno modesto, ma alla fine della sua prova, girando il suo numero di partenza ha mostrato queste parole:
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Educazione, Sport (scritto in verde, che si legge a malapena) e I nostri diritti. I 6 atleti afghani presenti a Parigi, 3 donne e 3 uomini, sono stati selezionati non dal governo afghano dei taliban ma da un Comitato olimpico afghano in esilio. Tanto che “Soltanto tre atleti maschili rappresentano l'Afghanistan” ha dichiarato qualche settimana fa un portavoce dei taliban. Perchè tra le molte cose vietate alle donne, anche lo sport non può essere praticato.
Onlyfans: l'asticella colpita dalla "generosità" del saltatore Anthony Ammirati che lo ha estromesso dalla Finale del Salto con l'Asta (per una di quelle serie di coincidenze linguistiche da capogiro) non ha affatto scatenato le polemiche sulla ipersessualizzazione di un atleta. Cosa che, per certi versi in maniera molto coerente, ha spinto le giocatrici di Beach Volley Brasiliane (oro alla fine del Torneo) a giocare così:
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in pantaloncino, mentre le loro avversarie canadesi in finale si sono presentate così:
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Argentini: prima delle Olimpiadi, Julio Velasco ha perso il fratello maggiore, Raul, più anziano di lui di sei anni (72 Julio, 78 Raul). Ne ha anche un altro, Luis, che giovanissimo fu arrestato durante la Dittatura di Vileda, e per cinque mesi irrintracciabile. La famiglia, sconvolta, pensò ad un ennesimo caso di desaparecido. Invece dopo 5 mesi, dopo che subì torture indicibili e numerose simulazioni di fucilazioni, Luis fu riconsegnato alla famiglia. E la prima cosa che raccontò ai fratelli fu questa: "Quando mi stavano torturando, c'era un prete nella stanza. Distrutto dal dolore, a mezza voce gli dico <<Padre ma lei è contento di far parte di tutto questo?>>. Il prete restò in silenzio ed uscì dalla sala". Questo per dire di che pasta sono fatti i Velasco. Le cui prime parole dopo un'impresa stratosferica (5 partite vinte su 5, 15 set vinti, solo 1 perso, record assoluto in una Olimpiade, prima squadra Europea campione Olimpica nella pallavolo femminile dal 1988) sono state rivolte: alle ragazze che hanno giocato, a quelle che non c'erano per infortunio, al movimento della pallavolo femminile che "sta alle ragazze come il calcio ai ragazzi". Nessuna sfida personale, nessun cerchio che si chiude. Un grande uomo di sport, Julio Velasco.
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myberrylove · 11 months ago
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Ash si appoggiò pesantemente sulla spalla di Misty.
Ti preeeego!
La ragazza fece una smorfia poco contenta, guardando l’amico Ash con quell’espressione disperata, tipica di un bambino capriccioso.
Ash, avevamo fatto un patto…- disse lei per l’ennesima volta, cercando di nascondere l’imbarazzo di avere il suo viso così vicino. Anche dopo anni, quel ragazzo non smetteva di farla sentire come una bambina alla sua prima cotta.
Ok, ok… ma perché proprio uno spettacolo di Rudy?- brontolò lui, comodamente appoggiato sulla spalla di lei, quasi a cercare rifugio in quella stretta intima, come se fosse la cosa più naturale al mondo.
Perché sua sorella ci ha regalato i biglietti.
Ma lo sai che è così noooioso!
Solo perché non ti piace ballare, non vuol dire che il ballo sia noioso.
D’accordo, allora è Rudy a essere noooioso! E borioso!- la guardò con un’espressione tanto tragica da essere buffa- Dai, anche tu alzi gli occhi al cielo quando inizia a parlare di sé.
Misty cercò di rimanere seria, ma pensando alle parole di Ash non poté evitare di farsi sfuggire un sorriso complice.
Hai ragione, a volte Rudy è così… pieno di sé…
Visto?- disse trionfante Ash guardando l’amica che con difficoltà cercava di non ridere.
… Ma ho promesso a sua sorella che ci saremo andati.
Ash fece uno sbuffo indispettito e si staccò dalla spalla di Misty.
Va bene, ma non sorprenderti se dormirò durante tutto lo spettacolo- incrociò le braccia dietro la testa.
Non sarebbe una novità- commentò lei e salì per prima le scale per entrare nel teatro. Ash le fu subito dietro.
I due ragazzi si avvicinarono ai loro posti riservati, quando una ragazzina li notò e andò incontro a loro.
Misty! Sei venuta!- disse la ragazzina raggiante, per poi notare anche il ragazzo dai capelli nero corvino dietro di lei- … E Ash- aggiunse con un tono meno entusiasta.
Te l’avevo promesso- disse gentilmente Misty con un sorriso.
Ti ringrazio, mio fratello sarà felice di sapere che sei… siete qui- si corresse all’ultimo- Godetevi lo spettacolo- li salutò e andò a sedersi da un’altra parte.
Sempre felice di vedermi, eh?- commentò sarcastico Ash, mentre entrambi si sedevano nelle poltroncine vicino al palco.
Ancora con questa storia?- disse Misty stancamente, ignorando che la ragazzina stava guardando da lontano il ragazzo con uno sguardo poco amichevole- Non ha niente contro di te, non hai visto che era contenta di vederti?
Oh sì… era contenta di vedere te… - precisò lui- Immagino di aver rovinato i suoi piani…- borbottò con un susurro che Misty non sentì, perché in quel momento le luci si spensero e il tendone si aprì, facendo entrare gli artisti con un sottofondo di musica.
Misty osservò i ballerini muoversi con grazia sul palco, ma non poté evitare di notare che il ragazzo accanto a lei ridacchiava di nascosto. Lei gli diede una gomitata per farlo smettere. Erano così vicini al palco che avrebbero potuto vederlo.
Ash, ti sentiranno- sussurrò lei indispettita.
Ehi, non è colpa mia se è vestito in quel modo ridicolo- si giustificò lui con voce bassa.
Misty si limitò a sospirare, anche se non poteva dare torto a Ash… Rudy sembrava davvero buffo con quella calzamaglia. Ma non poteva certo ammetterlo davanti a Ash… era stata lei a insistere che ogni tanto dovevano provare dei passatempi più culturali.
Notò però che Ash la stava guardando con un’espressione gongolante.
… cosa?
Stai ridendo.
No, non è vero- si difese lei, cercando nuovamente di sembrare seria. Era dura cercare di essere la persona più matura nel gruppo- Ora fa silenzio.
Come vuoi…- lui si limitò ad alzare le spalle, sussurrando mentre si sistemava nella poltroncina- Quasi invidio Pikachu che è rimasto con Brock.
Misty evitò di commentare per concentrarsi sul balletto. Nel giro di qualche minuto però, avvertì un delicato peso sulla sua spalla. Girò la testa lentamente, e il suo sguardo si scontrò con la dolcezza di Ash che aveva posato la testa sulla sua spalla, cedendo al sonno.
Per un istante sentì un brivido leggero, una sensazione di intimità familiare, che cercò ovviamente di scacciare velocemente.
Ecco, lo sapeva… Ash e il teatro erano due cose incompatibili.
Avrebbe volentieri svegliato Ash con una forte gomitata, ma un mormorio assonnato simile al suo nome uscì dalle sue labbra mentre si sistemava meglio sulla spalla di lei. La mano di lui sfiorò le dita di Misty, quasi intrecciandosi in un legame invisibile.
Un leggero rossore colorò le guance di Misty, ma non era dovuto alle luci del palco.
Ash, beatamente immerso nel sonno, era così vicino a lei che, nonostante la leggera frustrazione, Misty si lasciò andare a un sospiro rassegnato.
Un piccolo sorriso affiorò sulle labbra di Misty e decise di accomodarsi anch’essa vicino ad Ash.
Solo per quella volta avrebbe lasciato correre. In fondo, erano poche le occasioni di stare così vicini senza che sembrasse imbarazzante per entrambi… senza che i sentimenti incasinassero la loro complicata amicizia.
E in quel buio avvolgente del teatro, i loro cuori battevano all'unisono, forgiando un legame che andava oltre le parole.
°*°*°*°*°*°
Ok, dovevo scrivere due righe per accompagnare il disegno, ma io noooo... devo sempre esagerare 🙄
E per chi se lo chiedesse... ho fatto prima il disegno e poi mi sono fatta ispirare per scrivere, non viceversa 😅 Mi viene più difficile disegnare in base alla storia.
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firewalker · 3 months ago
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Una collega scrive quello che non sono riuscito a scrivere io
Su Facebook, Giovanna Corona, Biologa Nutrizionista pure lei, scrive sull'incontro di pugilato femminile più famoso degli ultimi giorni. Riporto qui il suo post perché è quello che avrei voluto scrivere io ma non riuscivo a dare una parvenza logica ai pensieri.
Parola a Giovanna.
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Post (forse) provocatorio, sicuramente lungo.
Khelif ha un vantaggio genetico (?). Difatti è ancora da dimostrare, pare che sia stato il risultato di un solo esame fatto in un centro (pare) abbastanza discutibile a livello professionale (magari dopo il caso Pantani andiamo un po' cauti con i risultati sporadici di un unico esame).
Comunque diamo per buono che abbia questi XY che causano un livello di testosterone maggiore rispetto alle altre donne. (Sì, si può avere il testosterone alto anche avendo XX, vedi donne con PCOS, che sono tantissime).
Ha un vantaggio genetico.
Come ha magistralmente spiegato Avvocathy (confesso che non lo sapevo prima) Phelps aveva un'apertura di braccia molto più ampia della media, un vantaggio genetico, che, oggettivamente, gli conferiva un vantaggio atletico rispetto ai suoi colleghi, infatti Phelps ha stravinto.
Se confrontiamo gli atleti di oggi con i corrispettivi di un secolo fa, a livello genetico li troviamo migliorati, con miglioramenti netti anche nella composizione corporea, nella forza e nelle prestazioni. Basta fare riferimento ai record che vengono segnati con prestazioni atletiche sempre migliori.
Quindi nello sport esistono vantaggi genetici che conferiscono vantaggi atletici.
Come in ogni altra cosa. È la natura.
Evoluzione.
Selezione. (Non naturale perché se si tratta di un punteggio o di un cronometro a selezionare non è certo un fenomeno naturale, ma è comunque una selezione basata sulle caratteristiche fisiche).
La mia domanda è: esiste un limite all'evoluzione? Ci sono vantaggi genetici accettabili nello sport ed altri non accettabili?
Potrebbero.
Ma, se esistono, bisogna studiarli, dimostrarli e, soprattutto, scriverli da qualche parte.
Se non esiste una classificazione che stabilisce quali vantaggi genetici sono accettabili e quali no non si può fare una distinzione, perché lo sport agonistico vive ANCHE di vantaggi genetici.
Anche perché se non fosse così, Varenne non lo avrebbero messo a generare migliaia di figli alla ricerca della trasmissione di quel vantaggio genetico che, evidentemente, il cavallo ha.
Nota personale (ma può non essere condivisibile): secondo me non esiste il vantaggio genetico accettabile e quello non accettabile, semplicemente perché si tratta di processi naturali.
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princessofmistake · 2 months ago
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Benvenuti. E congratulazioni. Sono molto contento che ce l’abbiate fatta. Arrivare fin qui non è stato facile, lo so. Anzi, sospetto che sia stata più dura di quanto voi stessi pensiate. Tanto per cominciare, per consentire a me e a voi di essere qui in questo momento, trilioni di atomi, che vagavano ognuno per conto proprio, hanno avuto la gentilezza di assemblarsi in una combinazione molto complicata, e questo appositamente per creare noi. Si tratta di una configurazione molto particolare, mai sperimentata prima e che non potr�� mai più ripetersi. Per i prossimi anni (ci auguriamo che siano ancora molti) queste minuscole particelle si impegneranno a cooperare senza mai lamentarsi in una serie di sforzi che richiederanno tutta la loro abilità, e questo al solo scopo di mantenerci integri e darci la possibilità di provare in prima persona quella particolare condizione, estremamente gradevole anche se spesso poco apprezzata, nota con il nome di esistenza.
Perché gli atomi si prendano questo disturbo resta ancora un enigma. Dal loro punto di vista, essere me o voi non è un’esperienza molto gratificante. In fondo, per quanto ci concedano la loro più devota attenzione, agli atomi non importa nulla di noi, anzi, non sanno neanche che esistiamo. Per la verità, non sanno di esistere nemmeno loro. Dopotutto, sono solo delle stupide particelle e non sono neanche vive. (È curioso notare che, se potessimo usare una pinzetta per scomporre il nostro corpo atomo per atomo, non otterremmo altro che un mucchietto di polvere – un mucchietto di atomi – i cui singoli granelli non sono mai stati vivi, ma, presi nel loro insieme, costituivano il nostro corpo.) Eppure, per l’intera durata della nostra esistenza, non faranno altro che rispondere, in qualche maniera, a un unico rigido impulso: fare in modo che noi continuiamo a essere noi.
Il brutto è che gli atomi sono creature volubili e la loro devozione è da ritenersi transitoria, molto transitoria. Una vita umana, per quanto lunga, raggiunge appena le 650.000 ore. E quando si trovano a sfrecciare nei pressi di quella modesta soglia, o in qualsiasi altro punto lì intorno, per ragioni assolutamente sconosciute, i nostri atomi decidono di spegnerci. Poi, silenziosamente, si slegano e se ne vanno ognuno per conto proprio, a diventare qualcos’altro. E per noi tutto finisce lì.
Eppure dovremmo essere contenti che ciò accada. In linea di massima, e per quanto ne sappiamo, è una cosa che non si verifica altrove, nell’universo. E questo è davvero un fatto strano, giacché gli atomi che qui sulla Terra si aggregano fra loro in modo spontaneo e naturale formando gli esseri viventi sono esattamente gli stessi che si rifiutano di farlo altrove. A prescindere da cosa altro possa essere, a livello chimico la vita è estremamente banale: carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto, un po’ di calcio, un goccetto di zolfo e una spolverata di altri elementi molto comuni. Nulla che non si possa trovare nella farmacia sotto casa. Tutto qui, non serve altro. L’unica particolarità degli atomi che costituiscono il nostro corpo è appunto il fatto che costituiscono noi. E questo, ovviamente, è il miracolo della vita.
Indipendentemente dal fatto che gli atomi diano luogo alla vita anche in angoli dell’universo diversi dal nostro, è pur vero che fanno moltissime cose: anzi, per la verità, fanno tutto il resto. Senza di loro non ci sarebbero né acqua né aria, né rocce né stelle. E nemmeno pianeti, lontane nubi gassose, o nebulose a spirale: nessuna di quelle cose, insomma, che rendono l’universo un luogo così gradevolmente concreto. Gli atomi sono talmente numerosi e necessari da indurci facilmente a dimenticare che in realtà potrebbero benissimo non esistere. Nessuna legge costringe l’universo a riempirsi di particelle di materia o a produrre luce, gravità e tutte quelle altre caratteristiche fondamentali per la nostra esistenza. Non è che l’universo debba esistere per forza. E infatti per un tempo lunghissimo non c’è stato. Non esistevano atomi e non esisteva nemmeno un universo in cui essi potessero fluttuare. Non c’era niente, niente di niente, da nessuna parte.
Sarà quindi il caso di rallegrarci per l’esistenza degli atomi. D’altra parte, il fatto che noi abbiamo i nostri atomi e che essi siano tanto determinati ad assemblarsi è solo una parte del processo che ci ha portati fin qui. Trovarci qui adesso, vivi, nel ventunesimo secolo, e così intelligenti da esserne consapevoli, significa essere stati i beneficiari di una straordinaria dose di fortuna biologica. Soppravvivere sulla Terra è una faccenda sorprendentemente complicata. La maggior parte (qualcuno sostiene il 99,9 per cento) dei miliardi e miliardi di specie viventi esistite dall’alba dei tempi, oggi non esiste più. La vita sulla Terra, come si vede, non è soltanto breve, ma anche terribilmente precaria. Una curiosa caratteristica della nostra esistenza è che veniamo da un pianeta adattissimo a promuovere la vita, e ancor più efficiente a portarla all’estinzione.
In genere, le specie presenti sulla Terra durano all’incirca solo quattro milioni di anni. Quindi, se uno ha intenzione di rimanere in circolazione per miliardi di anni, dev’essere mutevole tanto quanto gli atomi che lo compongono. Occorre essere pronti a modificare tutto di se stessi: forma, taglia, colore, specie di appartenenza. Tutto insomma. Ed essere pronti a farlo ripetutamente. Tutto questo è più facile a dirsi che a farsi, poiché il processo di trasformazione è assolutamente casuale. Per evolvere da «primordiale globulo atomico protoplasmico» (come dice la canzone di Gilbert e Sullivan) a esseri umani moderni, eretti e senzienti, abbiamo dovuto mutare, escogitando caratteristiche nuove, e abbiamo dovuto farlo in una sequenza temporale precisa e per un tempo estremamente lungo. In momenti diversi, negli ultimi 3,8 miliardi di anni dapprima abbiamo aborrito l’ossigeno e poi l’abbiamo amato alla follia; ci siamo fatti spuntare ali, pinne ed eleganti vele dorsali; abbiamo depositato uova e falciato l’aria con lingue biforcute; siamo stati lisci o pelosi, abbiamo vissuto sottoterra e sugli alberi; siamo stati grandi come cervi e piccoli come topi, e milioni di altre cose ancora. Una minima deviazione da ciascuno di questi processi evolutivi e adesso ci ritroveremmo a leccare alghe dalle pareti di una grotta, a ciondolare su una riva rocciosa alla maniera dei trichechi o ancora a sfiatare da un’apertura sopra la testa prima di immergerci a diciotto metri di profondità per concederci un boccone di quei deliziosi vermi che vivono affondati nella sabbia. La nostra fortuna, d’altra parte, non si è limitata al fatto di essere inclusi fin dai primordi in una linea evolutiva favorita dalla selezione: siamo stati anche estremamente, diciamo pure miracolosamente, fortunati per quanto riguarda il nostro albero genealogico personale. Consideriamo che per 3 miliardi e 800 milioni di anni – un periodo di tempo superiore all’età delle montagne, dei fiumi e degli oceani – ognuno dei nostri avi, per parte di padre e di madre, è stato abbastanza attraente da riuscire a trovarsi un compagno; abbastanza sano da essere in grado di riprodursi; e a tal punto benedetto dal fato e dalle circostanze da vivere abbastanza per farlo. Nessuno dei nostri diretti progenitori è stato schiacciato o divorato; nessuno è morto affogato, di fame, trafitto a tradimento, ferito anzitempo, o in qualsiasi altro modo distolto dal fondamentale compito della sua vita: quello di consegnare, al partner giusto e al momento giusto, quella minuscola quantità di materiale genetico necessaria a perpetuare l’unica possibile sequenza di combinazioni ereditarie che alla fine, incredibilmente, e per un tempo così breve, avrebbe prodotto ciascuno di noi.
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grlbts · 17 days ago
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da un po' di tempo mi piace vedere film vecchi, non necessariamente famosi, non i classici ecco, ma proprio anche quelli un po' dimenticati, magari anche bruttarelli, dentro hanno comunque uno spaccato di cose curiose da vedere e affascinanti, i posti che non esistono più, i costumi, la musica e i dialoghi scritti in una lingua che era molto diversa anche se è la stessa che si parla ora.
Anche la dizione è particolare, per esempio c'è un modo molto specifico in cui parlavano gli attori e i doppiatori, allo stesso tempo impostatissimo ma anche vagamente annoiato per risultare naturale, una cosa che adoro, li ascolterei per ore anche parlare del più e del meno
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susieporta · 6 months ago
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La verità è che nessuno si regge più in piedi da solo, sulle proprie gambe. Nessuno regge più il dolore, la perdita, la frustrazione, l’attesa.
Insomma, le cose della vita.
Abbiamo bisogno di normalizzare i processi della vita: nascere, crescere, ammalarsi, ferirsi, invecchiare, morire.
Un tempo si moriva sazi di vita, appagati, senza rimpianto alcuno, in modo del tutto naturale.
Oggi si muore insoddisfatti, delusi e stanchi.
Il lutto non rientra più nelle categorie del vivente.
Abbiamo inventato questa parola: “elaborazione”, dimenticando che i lutti non si elaborano, ma si accolgono, come parti integranti dell’esistenza, tutt’al più si contemplano come espressioni mutevoli del flusso continuo della vita.
“Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore
e cerca di amare le domande,
che sono simili a
stanze chiuse a chiave
e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte
che possono esserti date
poiché non saresti capace
di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa.
Vivere le domande ora.”
Aveva ragione Rilke.
Abbiamo disimparato il valore del piangere insieme, di condividere il pasto, dono gentile e premuroso gesto della vicina di casa, la sera, quando si raccontava ai bambini dove sta il nonno adesso, e si passava la carezza della mano piccola sul suo viso freddo e immobile, disteso sul letto.
I sogni facevano il resto, perché si aveva tempo per dormire e per sognare. E al mattino, appena svegli, per raccontare.
Così chi non c’era più continuava ad esserci, a contare, a suggerire, a consolare.
I morti stavano insieme ai vivi.
Complicato allora non è il lutto, ma il modo di viverlo, di trattarlo, come se fosse una malattia in cerca di una cura. Ma la vita non è un problema da risolvere.
Ancora Rilke. Piuttosto un mistero da sperimentare. Una quota di ignoto inevitabile che spinge lo sguardo oltre la siepe.
Chi ha ancora desiderio di quell’infinito che solo l’esperienza del limite può disvelare?
Oggi tutti reclamano il diritto alla cura della psiche, forse perché i medici del corpo non riescono a guarire certe ferite dell’anima.
Ma così si sta perdendo il valore della psicoterapia. Così si confonde la patologia con la fisiologia dell’esistente, che contempla nel suo lessico le voci: malattia, solitudine, sofferenza, perdita, vecchiaia, morte.
Qual è l’immagine del nostro tempo, che rappresenta il senso estetico dominante? Una enorme superficie levigata, perfetta, specchiante.
In questo modo, privata delle increspature, delle imperfezioni, del negativo, della mancanza, l’anima ha smarrito il suo luogo naturale, la sua origine, il respiro profondo della caducità, della provvisorietà, della fragilità del bene e del male.
Perché alla fine, tutto ciò che comincia è destinato a finire e l’unica verità che rimane è questo grumo di gioia che adesso vibra ancora nel cuore, qui e ora, in questo preciso istante, nonostante la paura, il disincanto, la sfiducia.
Non c’è salute dunque che non sia connessa alla possibilità di salvezza.
Alle nostre terapie manca quel giusto slancio evolutivo, che spinga lo sguardo oltre le diagnosi, i funzionamenti, i fantasmi che abitano nelle stanze buie della mente.
Un terapeuta non può confondere la luna con il dito che la indica.
Può solo indicare la direzione e sostenere il desiderio di raggiungerla.
Per questo ogni sera mi piace chiudere gli occhi del giorno con una poesia, ogni sera una poesia diversa, per onorare la notte con il canto dei poeti.
Perché la notte sa come mantenere e custodire tutti i segreti.
Perché le poesie assomigliano alle preghiere.
Dicono sempre cose vere.
Stanotte per esempio ho scelto questa:
“Si è levata una luna trasparente
come un avviso senza minaccia
una macchia di nascita in cielo
altra possibilità di dimora. E poi.
Siamo invecchiati.
Il volume di vecchiaia
è pesato sul tavolino delle spalle,
sugli spiccioli di salute.
Cos’è mai la stanchezza?
Le cellule gridano
chiamano l’origine
vogliono accucciarsi
nel luogo prima del nome
nello spazio che sta tra cosa e cosa
e non invade gli oggetti
li accarezza e li accalora.
Non smettere di guardare il cielo
ti assegna la precisa misura
fidati della vecchiaia
è un burattino redentore.
Dopo tanta aritmetica
la serenità dello zero.”
Chandra Candiani
Testo di Giuseppe Ruggiero
foto dal seminario " In Quiete". Introduzione alle costellazioni Familiari con Anna Polin
Gloria Volpato
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anitalianfrie · 23 days ago
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potrà essere una cosa stupida ma il video di bez mi fa piangere il cuore dalla tenerezza, perché la domanda esce così naturale e non esagerata. chiedere se ha una ragazza o un ragazzo senza farla sembrare una cosa fuori dal normale e lui che non risponde sulla difensiva (come farebbero 3/4 degli uomini etero cis) ma solo divertito dal fatto che sta dicendo di essere single due volte per poi fare la battuta sul cane. il suo orientamento restano ovviamwnre fatti suoi nel modo più assoluto e non dovrebbe mai sentirsi obbligato a dirlo, ma il fatto che non gli interessi nemmeno provare a negare… boh ecco forse è una stupidaggine ma come persona queer che sta vivendo la situazione in italia (e nel mondo) vedere questa normalità e scioltezza in televisione (come dovrebbe essere) mi commuove
Purtroppo sto in classe dalle 8.30 quindi non sono riuscita a sentire il video, ho solo letto il transcript, ma hai perfettamente ragione. Bez è proprio una persona d'oro, parla di queste questioni con una tranquillità che veramente denota una consapevolezza sull'argomento. Come quando al podcast della motogp gli è stato chiesto se gli sarebbe piaciuto essere donna per un giorno (o qualcosa del genere) e lui ha detto di no perché si sentiva bene così, che non sarebbe stato il suo corpo, il tutto con una tranquillità assurda. Bez è veramente un tesoro
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raccontidialiantis · 6 days ago
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Lo scarno alfabeto del nostro rapporto
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Per le caratteristiche del mio lavoro io sono impegnato dal lunedì al sabato compreso. In genere, se non ci sono problemi particolari, stacco alle due e mezzo e quindi alle tre del pomeriggio sono già a casa. Lei invece ha un lavoro veramente impegnativo, che le richiede un continuo confronto coi suoi collaboratori, per risolvere i problemi e dar loro le giuste direttive. Ha sulle sue spalle - solo apparentemente fragili - le responsabilità e il peso della direttrice del punto auto-nolo di un noto marchio in aeroporto. 
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Arriva a casa alle sette di sera, quando va bene. Toglie il giaccone, bacetto sulla guancia, due chiacchiere rapidissime e poi si siede a gambe incrociate sul tappeto, apre il portatile sul tavolinetto basso, non troppo lontana da me che spignatto nell’angolo cottura. Continua con telefonate, e-mail e impegno. In genere, lei va avanti fino a che non la prelevo di forza e la faccio sedere al tavolo per mangiare. Il patto è che massimo alle otto comunque stop e basta. Non transigo. Però, siccome è una donna bellissima, spesso al solo sentirla rientrare mi prende un sacrosanto durello. La osservo, le sorrido malizioso e le consento di sbrigare le ultime e-mail.
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Subito a seguire, spengo i fornelli, le vado vicino e inizia la nostra intima danza dell’alfabeto: con le mani le faccio il segno della “T” di timeout, che tra noi vuol dire “adesso basta: ti voglio scopare, mi urge.” Se continua, dopo un ulteriore minuto le faccio il segno della “V” che significa “vieni subito a fare il tuo dovere di femmina.” Se ancora non molla il pc o non attacca il telefono, allora alzo l’indice, che sarebbe una “I” a significare che "sono infoiato” o, in altre occasioni, anche “incazzato come una biscia.”
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Lei quindi capisce. Chiude tutto, s’alza, va in camera e si dispone come sa che mi piace trovarla: nuda e a natiche ben alte sul letto. La fica deve essere aperta e già lavorabile. A volte prova ad andare in bagno, per farsi un bidet dopo una giornata di lavoro e prima di farsi leccare, ma io la blocco: il suo odore naturale intimo, i suoi sapori dopo tante ore sono la cosa che mi piace e mi eccita di più! Divarico le sue natiche, le metto un dito nel culo, la stimolo e intanto inizio appunto a lavorarla.
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Poi le lecco la fica lentamente, con impegno e concentrazione. Gliela lavoro con gusto. La aspiro e la mordicchio, trattengo le sue labbra nella mia bocca, le succhio il clitoride, che ha bello sviluppato: ci gioco. Poi mollo tutto e inghiotto i suoi succhi. Amo quel sapore. Sento che ora anche il suo ano inizia a rilassarsi e di sicuro la stimolazione la fa godere. Continuo a leccarle le labbra inferiori.
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Affondo la lingua e sento che lei preme le chiappe totalmente aperte contro il mio viso. Perché lei si apre al massimo possibile, per farsi leccare ovunque. Inizia a gemere e a eccitarsi. Finalmente. Questo di solito è il momento in cui inizia davvero il mio vero divertimento: lascio l’area fica e passo a leccarle l’ano. Che ha un gusto completamente diverso. Quanto ci gode! Però non me l’ha mai confessato. È un suo adorabile vezzo, dirmi ogni volta, immancabilmente: “no, che fai! Lo sai che non mi va, lì dietro” ma il corpo regolarmente la tradisce.
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Spudorata e bugiarda donna. Contrae l’ano e lo rilascia di continuo. Io approfitto e vi infilo la lingua dentro al massimo possibile. La assaporo rapito. Continua a pronunciare dei no formali a raffica, con una voce ormai debole, roca ed eccitante, ma intanto apre al massimo possibile le natiche, reggendole con le sue mani e infine premendo l’ano fortemente contro la mia bocca. Me lo offre senza più vergogna o scrupolo.
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Ci sto dieci minuti o anche più, troppo mi piace leccarle il culo. Quasi vengo, dal piacere di essere a contatto intimo e proibito con quel gran pezzo di fregna della mia compagna, felice di farla godere eccitandola. Sento le sue gambe che si aprono sempre un millimetro di più. A volte penso sia sovrumana, che abbia dei superpoteri. Resto lì a consumare lingua e saliva, insisto fino a che la natura in qualche modo le fa compiere un vero miracolo. Una cosa mai vista prima in nessun’altra femmina: il suo ano si schiude. Le si allarga da solo! E a quel punto lei perde ogni dignità, mi porge l’anima, mette ai miei piedi tutto il suo pudore di donna, aperto come un libro e mi sussurra, calda e rossa in viso: “inculami, presto. Ti prego.”
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A questo punto io appoggio il glande contro il suo sfintere che offre zero resistenza, anzi quasi mi risucchia e in mezzo secondo affondo tutta l’asta dentro quel corpo di pantera giovane. Lei dapprima lancia un urlo soffocato di dolore, sparando un dolce “noooo. che mi fai fare...” poi inarca la schiena ed esplode in un sonoro “siiiiii, dammelo tutto, sfondami, dòmami, cavalcami. Devo godere. Incula la tua femmina, stallone: forza, daiiii...” e per me è un vero onore, servirla. Capisco che essendo una manager rispettata e temuta ogni tanto senta il bisogno di essere messa in riga, scopata e gestita in modo appropriato, come ogni uomo deve saper fare con la propria metà.
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Perché io la amo, la desidero di continuo. Mi piace osservarla: quando si veste, quando si spoglia, quando sorride, quando è triste. Ma soprattutto quando lo prende in culo e allora diventa una cazzo di vera troia. Le afferro i lunghi capelli, la tiro verso di me e vedo di traverso che sorride, che gode nell’essere domata. Moltissimo.
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La mia puttana preferita. Addirittura... pagherei, per poterla scopare e soddisfare. A un tratto non ce la faccio più, glielo dico e sborro. Veniamo insieme. Lei si ferma, si apre tutta e mi preme il culo contro per farmi godere. Stiamo così, in silenzio per due minuti: io mi butto sul suo collo e glielo divoro, reggendole i seni con le mani e strizzandole i capezzoli gentilmente. Le piace da morire.
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La mia donna, vinta totalmente ma mia unica padrona, si lascia mangiare. È docile e morbida, adesso: completamente stordita dal piacere. Poi mi si sfila da sotto, va in bagno e subito torna. Si inginocchia ai piedi del letto e aspetta a testa bassa. Capisco che in lei ora c’è una geisha colta, servile e desiderosa di gratificare il suo uomo.
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Io la rispetto al massimo. Vado in bagno anche io, mi lavo accuratamente, prendo il latte dal frigo. Ne verso due bicchieri e torno in camera. Beviamo, ci sorridiamo e capisco che in lei è tornato un po’ di pudore, di imbarazzo; però si rimette subito in posizione geisha. Io allora mi siedo a cosce larghe sul bordo del letto. Bagno il mio uccello nel bicchiere di latte e quindi le offro il mio bacino nudo.
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La regina del mio godere inizia a slinguare il mio glande. Ci gioca, ogni tanto guardandomi e sorridendo. Dolcissima puttana: la adoro. Poi pian piano si infila tutto il cazzo in bocca e inizia la sua danza esperta. Mi fa sborrare di nuovo dentro di lei. Ha un’esperienza e un tiraggio veramente notevoli. Ci alziamo sfiniti, ci baciamo come solo due che si amano fanno: in un modo disdicevole, osceno e a lungo.
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Non stacchiamo le lingue e le labbra anche se cola la saliva. Un vero bacio d’amore. Poi, mentre finalmente le consento di lavarsi come si deve, apparecchio, metto in tavola e possiamo iniziare a parlare della giornata, di ciò che ci è accaduto. E mi piace tantissimo il vederla sollevata, presente e interessata soprattutto a noi due. Sorride. Mi viene voglia di scoparla...
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RDA
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