#LPItalia FaceCulture Olanda
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Trascrizione e traduzione: intervista con Face Culture (Parte 1)
D – Cominciamo dall’inizio, come stai?
LP – Sto bene! Alla grande! Mi sto congelando il c**o qui ad Amsterdam, ma va tutto bene! Siamo ad Amsterdam? Siamo in Olanda? Dove? No? Hilversum!? Ok. Siamo in Olanda.
D – Prima di parlare della musica che stai per pubblicare, mi piacerebbe tornare un attimo indietro. Ti ricordi il primo album che hai acquistato?
LP – Sì, Led Zeppellin IV.
D – E ti ricordi perché l’hai acquistato?
LP – Beh, si, sai, sono una leggenda, e mi piaceva il rock classico. Mio fratello maggiore ascoltava quella roba e, non so, mi piaceva quel disco.
D – Cosa, tipo, il sound?
LP – Mi piaceva la sua voce, e quei fot**ti riff di chitarra, trasmetteva eccitazione. La prima grande canzone che ho mai sentito è stata Bohemian Rhapsody, in termini di canzone rock, perché sono cresciuta ascoltando opera e musica teatrale, poi Elvis, e roba così, sono approdata al rock classico un po’ più tardi, e ci sono finita dentro, e ricordo che mi influenzò molto..
D- In che modo?
LP – Non so, mi faceva sentire, mi faceva venir voglia di cantare. A me, quando sento un grande cantante, viene sempre voglia di cantare … sento che … è strano.. ora che ci penso... quando ero a L.A. e volevo solo scrivere (canzoni) mi ricordo ... Fitz and the Tantrums non erano ancora esplosi, ed erano solo questa piccola band di L.A. e ricordo di essere andata a sentirli in questo piccolo club senza sapere chi fossero.E Noelle, di quella band (Ms Scaggs – vocalist, ndt) è una grande cantante e ricordo che - per la prima volta in un bel po’ di tempo - quando lei cantava mi faceva venire voglia di cantare di nuovo ed era un po’ che non pensavo a cantare, cantavo giusto le canzoni che scrivevo per altri …. e beh, Robert Plant è uno di quei cantanti che proprio fot****mente mi tira fuori la voce.
D – Anche tua madre cantava.
LP – Sì, cantante lirica, non ha proseguito la carriera, ma si è esibita diverse volte alla Carnegie Hall, e aveva studiato canto … non ha mai detto se le mancasse ... credo le sarebbe piaciuto sapere come avrebbe potuto andare a finire ... ma non era il genere di persona da parlarne..
D – E quindi sei stata incoraggiata a perseguire la carriera musicale, in qualche modo?
LP – No, assolutamente! Mi incoraggiavano a diventare dottore! La mia famiglia non prendeva quel genere di cosa in considerazione. Così mi sentivo... non sapevo da dove cominciare... poi mia mamma è mancata quando ero adolescente, e allora ho detto : sapete una cosa? Voglio fare qualcosa che amo della mia vita... non vedevo l’ora di finire la scuola. Non mi piaceva, e cosa avrei dovuto fare? Restarci per altri 10 anni o giù di lì? Ma ero anche stata cresciuta col pensiero di dovermi guadagnare i miei soldi, con un posto sicuro...  e ... non sono sicura … hey .. (guardando la telecamera) “io non sono un tipo sicuro!”
D – In questi termini ovviamente cimentarsi nella musica suona rischioso, avevi fiducia in te stessa, sapevi di poter cantare?
LP – Sapevo di saper cantare! Come potrebbe chiunque. All’inizio pensavo che appena avessi aperto bocca mi avrebbero detto “firma qui!”  e poi – la chiamo la fase Jim Morrison – penso che molti giovani artisti ci passino, in cui pensano che “Eccomi! Mi siedo qui e aspetto che qualcuno mi offra un contratto discografico!!!” e quando questo non succede passi alla modalità “povero me”..
D – Quando è iniziata la fase “povero me”, era il periodo dei primi dischi?
LP – No era prima, penso quando ho firmato il primo contratto discografico, ed ero “ah,OK! OK! Non sono pazza” perché in fondo abbiamo tutti bisogno di conferme, oggigiorno questi ragazzi non ne hanno bisogno, si lanciano direttamente su quel f***uto YouTube e se piacciono a un po’ di gente sono come “Yeah! Spacco!”, ma io non ce l’avevo allora. Eri un po’ come un peto nel vento fondamentalmente, un attimo ed eri andato, perso nell’etere.
D – E certo … E dopo quei due album, specialmente nel 2004/2005, è stato deludente non decollare dopo aver pubblicato il secondo album?
LP – Sì, beh, era una cosa indie (produzione indipendente - ndt), ero sicuramente frustrata, ma non sapevo dove andare, e così ho semplicemente continuato, e per quel che vale, i fans che avevo accumulato, pochini ma autentici, mi hanno spinto a continuare. I fans sono la parte più importante di.. tutto. Le persone che ascoltano la tua musica sono tutto, significano tutto, e vanno trattati col massimo rispetto e cura, penso, perché sono le persone che tipo mi hanno seguito per anni. Sono loro che mi hanno fatto continuare, non mollare, devo a loro tutto questo (lett: Shit, m***a). Ero un po’ a dieta stretta, tipo, perché erano pochi, ma sono bastati a cambiare la chimica delle cose, a farmi impegnare a scrivere canzoni. scrivere canzoni è un'altra cosa importante per me, sia come autore che come interprete.
D – E’ interessante questa cosa, che hai menzionato prima, dello scrivere e poi della connessione con i fans. E com’è questa cosa di creare qualcosa da un tuo pensiero e vedere come gente che non conosci ci si connette? Cosa ti dice questa cosa?
LP –E’ una sensazione molto profonda, sai, una delle migliori. E’ poiché, sai, devi capire, e so che lo fai, scrivi centinaia di canzoni che nessuno mai ascolterà, centinaia, sai, e ci metti un sacco di te dentro, a volte in alcune di più che in quelle che in effetti ce la fanno a combinare qualcosa, sai, e quando hai a che fare con una certa quantità di canzoni, e continui a sfornarne, inizi, per me, a non soffermarti troppo su di una canzone, perché – per come la penso io – se scrivo una hit, devo comunque scriverne un’altra dopo, e se scrivo una canzone che non è una hit, devo comunque scrivere un’altra canzone. Non esiste qualcosa tipo : hey ho scritto una hit! Sono a posto ora per il resto della vita!!!
D – Quindi c’è una sorta di pressione auto-imposta?
LP – Yeah! E, sai, allo stesso tempo mi aiuta a mollarci, sento lo stesso la pressione, non fraintendermi : io sento la pressione (ride), ma il mio modo di allentarla è non smettere di scrivere,  perché sento che è qualcosa che mi aiuta a smorzare l’ansia.
D – Da dove provengono le canzoni, penso a Death Valley, vengono dalla tua vita?
LP – Sì, molto. Alcune canzoni sono come una miscela di diverse sensazioni, accadimenti, o cose di altri infuse a cose avvenute a me, ma sta diventando sempre più personale. Questo gruppo di canzoni in particolare, come anche altre canzoni del prossimo album, provengono da un mio periodo difficile, sia la mia vita professionale che sentimentale erano in subbuglio, all’epoca, e quasi allo stesso modo, ed era tipo “c’è qualcosa che non va, sento qualcosa di sbagliato qui”, sai.
D – Cosa stava succedendo?
LP – Beh, alla mia ragazza, a quel tempo, io non lo sapevo, ma interessava qualcun’altra, o forse lo sapevo, ma il nocciolo della questione era che non stavo ricevendo ciò di cui avevo bisogno, e sai, ci sono passata anch’io, voglio dire, non è che sono una santa, sai, per cui capisco, ma avevo creduto che questa fosse la storia, quella grande, unica, forse, e, sai, era, avevamo una relazione molto complicata, era decisamente una musa, nel bene e nel male, e robe così. Poi la mia casa discografica stava rimpiazzando tutti a quel tempo, tipica storia, ma io ci avevo messo più di due anni a mettere insieme un disco che sarebbe dovuto uscire già due anni prima. Era un casino ed io ero molto contrariata con me stessa, perché pur avendo esperienza, avevo lasciato che ciò accadesse, ma sapendo anche che è un business difficile, e devi continuare ad andare avanti senza troppi rimpianti e robe del genere, perché queste cose ti fo**ono, devi solo lasciar perdere e andare avanti..
D – In questo senso, scrivere canzoni può essere d’aiuto? È catartico o tipo…?
LP – Yeah! Certo, lo è. E, sai, penso che, fa tutto parte della vita, non puoi vivere in una bolla, voglio dire, non puoi, alcuni sì, ma io sento che per me è bene vivere sia esperienze buone che cattive..
D – Sicuro… [CONTINUA...] Traduzione a cura di Alexandra Cavo ​
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Trascrizione e traduzione: intervista con Face Culture (Parte 2)
D – Hai accennato prima di essere stata tempo fa in procinto di pubblicare un album, hai utilizzato canzoni che erano destinate a quell’ album su questo imminente?
LP – No, in effetti. Quelle erano cose che desideravo facessero parte di quel disco, ma sai, questa è la cosa triste, quelle canzoni vengono gettate via, è un peccato: se una canzone non diventa un disco in quel momento, potrebbe non diventarlo mai, sai, forse per questo alcuni pubblicano più tardi, tipo grandi artisti che fanno “oh sì avevo tutte queste grandi canzoni che tenevo, e che non erano ancora venute alla luce, ci farò un disco!” e la gente fa “ma che diavolo?”
D – Ti ricordi un pezzo in particolare che avresti voluto fosse stato pubblicato?
LP – Yeah! C’era questo pezzo, chiamato “Fighting with Myself”, che era, sento che era una sorta di precursore di “Lost On You”, e sento che quando quella canzone fu tagliata – e io non volevo che fosse tagliata, ma non era stata prodotta nel modo giusto e il produttore con cui stavo lavorando non ha voluto includerla nell’album, perché non gli piaceva quella versione - ...io ho sentito che quando quella canzone ci ha lasciato è cambiato l’insieme del disco..  sai, è un procedimento sensibile, se perdi delle canzoni, se ne aggiungi altre, cambia l’intero tono di quel che succede, e mi ha rattristato perdere un paio di quelle canzoni.
D – Tornando allo scrivere canzoni, ne anche hai scritte per altri, è difficile per te vedere andare una tua canzone a qualcun altro?
LP – No, mi da’ gioia. Se voglio tenermi una canzone, la tengo! Sai, non ho bisogno del permesso di nessuno per farlo. Anche se con alcuni a volte c’è un po’ da discutere. Delle volte se scrivo con qualcuno, che diventa impaziente, se è roba grossa, tipo: la devo avere, ho dei figli, ed io: ok, fan**lo, sì.. e poi vado a spendermeli in bevute..
D – Quando scrivi per altri, come funziona, vengono da te e tipo: “mi puoi scrivere in questo o quest’altro stile, per questa o quest’altra persona?”, oppure tu scrivi una canzone e poi loro...?
LP – Sì, io scrivo canzoni che poi passo al mio manager, al mio produttore, sai, o l’etichetta discografica, dipende. perché, sai, a volte ho delle cose già scritte e la gente le può sentire, sia che io voglia o no..
D- prima hai nominato Fitz and the Tantrums, e di come sei stata ispirata quando sei andata a sentirli, era nel periodo in cui scrivevi molto per altri, e che poi hai iniziato a produrre roba per te. Era a quel tempo?
LP – No, era prima, decisamente. Penso un paio d anni prima, quello era solo un esempio riferito al mio desiderio di cantare, quello e un paio di altri show. Avevo iniziato a cantare pensando che fosse solo un piacevole intermezzo nello scrivere per altri, sai, invitare i miei amici autori e cantare qualche canzone, è iniziata così. Poi ho iniziato a suonare l’ukulele, esclusivamente per il mio divertimento, e mi piaceva così tanto che ho preso su a comporre queste “melodie da camera”, canzoncine fischiettanti, non so, ero ispirata, e poi ho scritto tipo “Into The Wild” e “Someday”, “Tokyo Sunrise”.. E’ successo così: avevo appena cambiato management ed erano tipo, sai, lavoravo come autore ma pensavano che avrei dovuto continuare a cantare, e tornare a essere artista.
D – E questo era qualcosa che tu volevi?
LP – Ad essere onesti, non avevo mai smesso di cantare, perché componendo dovevo cantare i demo, ma non è che ne sentissi la mancanza. Sospetto che sarebbe successo, se non ci avessi provato. Tipo se fossi rimasta bruciata come autore e non avessi fatto un tentativo. Ma magari ci sarei tornata comunque, non ci avevo pensato. E’ che prima ero già stata con due grandi etichette diverse, ero stata nel sistema delle grandi etichette per tre anni, dal 2006 al 2009, e prima avevo fatto dei tour, per tre, quattro anni … e quindi, letteralmente tra il 2006 e il 2011, avrò fatto tipo 2 spettacoli, ero tipo “masssì!” .. non ne sentivo la mancanza... ero felice di potermi guadagnare da vivere facendo musica.. e questo da molto.. fin dal mio primo contratto con una grande casa discografica ho scritto .-. ed ero tipo: “figo!” Ero la sola di cui fossi a conoscenza, nel mio ambiente di provenienza a New York, che lo stesse facendo e quindi – sai: “ci sono dentro!” anche se c’era un margine di miglioramento. Mi sento molto fortunata per come poi mi è andata, sono molto grata adesso e riesco a vedere che sì, mi sarebbe mancato.
D – Hai accennato all’influenza dell’ukulele nel periodo di Forever For Now, e ne ha avuta. Adesso cosa ha dato forma al sound di Death Valley, e a quello del prossimo disco, tipo il blues in Muddy Waters e Lost On You?
LP – Cosa da’ forma al sound?.. penso ancora lo stesso..  penso ci sia del buon materiale nel prossimo disco, ne sono entusiasta, ci sono un paio di pezzi scritti più o meno allo stesso tempo di Lost On You e Muddy Waters, insieme a qualcosa di veramente nuovo, che non ho ancora neanche iniziato a  suonare con la band … sì, direi che sta andando avanti, con la mia vita, mandiamola avanti..
D – Hai già un titolo per l’album?
LP – Non ce l’ho! In effetti ora mi ci fai pensare.. oh dannazione! Mi serve un titolo per l’album!!!
D – Vuoi pubblicarlo all’inizio del 2017 penso?
LP – Sì, molto presto.
D – Ultima domanda. La canzone Muddy Waters, mi ci sono imbattuto in “Orange Is The New Black. Che effetto ti ha fatto questo, a te e alla canzone?
LP – Zono una fan, una grande fan di quel programma, non ho ancora visto questa stagione, quindi, sai : spoilerata! (rivelare il finale di un film - ndt) Tutti me l’hanno spoilerata! Completamente spoilerata.. E’ rovinata! Sto sputando... il gatto è uscito dal sacco! (idiomatico per : segreto svelato - ndt) ma sono ansiosa di vederlo … gli ha dato una visibilità molto maggiore di quello che avrebbe potuto avere... e questo è sorprendente... sai, qualunque passaggio televisivo è veramente una bella cosa.. ed è super figo che sia una scena così pesante, profonda, per molti degli spettatori, ed è entrato in risonanza con loro … e sono eccitata di vederlo, quando finalmente lo farò..
D – Stai andando alla grande in Israele, Turchia, parlavamo prima di come la musica connette le persone, persone da tutto il mondo stanno connettendo con te. Com’è questa cosa? Anche da luoghi dove non sei mai stata.
LP – Sì, non so, sai, stavo ridendo pensando: e se c’è un testo che non va, ma se loro non lo capiscono, perché non parlano la lingua, allora piace? Chissà.. no, penso che sentano, e percepiscano l’emozione, se non parlano inglese, e sai, molti in Europa sono avvantaggiati perché parlano due lingue, che è fantastico, sai, penso che sia l’emozione ciò con cui entrano in risonanza, e sono veramente contenta che io abbia avuto l‘occasione di farla uscire, perché a volte non ce la fa, è difficile, e il fatto che io possa condividerla con altri è il massimo.
D – Penso sia una buona conclusione. Grazie.
LP – Grazie a te.
​Traduzione a cura di Alexandra Cavo
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