#Kuala Lumpur avventura.
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pier-carlo-universe · 22 hours ago
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Kuala Lumpur: La città delle meraviglie tra modernità e tradizione. A cura di Alessandria today
Un viaggio tra grattacieli futuristici, cultura millenaria e gastronomia unica.
Un viaggio tra grattacieli futuristici, cultura millenaria e gastronomia unica. Situata nel cuore della Malesia, Kuala Lumpur è una città che incanta con il suo mix unico di modernità e tradizione. Conosciuta per i suoi grattacieli iconici, come le Petronas Towers, e per la sua ricca cultura, Kuala Lumpur offre un’esperienza indimenticabile a chiunque decida di visitarla. La modernità delle…
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fashioncurrentnews · 6 years ago
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SZA, alias Solána Rowe: l’intervista di Vogue
di Liam Freeman
Quando l’album di debutto Ctrl di Solána Rowe uscì lo scorso giugno 2017 riscuotendo successi a 360◦, a quelle recensioni stellari fecero presto seguito vendite strepitose, tant’è che a marzo di quest’anno, l’album era già stato certificato disco di platino. Alle vendite seguì un tour mondiale, che ha visto Rowe viaggiare da un fuso orario all’altro con la stessa facilità con cui noi passiamo da una stazione alla successiva durante il mattiniero tragitto in treno per recarci al lavoro. Vogue ha avuto modo di incontrare l’artista 27-enne in due momenti tra una tappa e l’altra del suo tour in due continenti diversi. Il primo incontro è avvenuto a New York per un servizio fotografico presso un loft di Greenpoint per poi incontrarla nuovamente a Kuala Lumpur, Malesia, per l’intervista. 
Quando la incontro per l’intervista, Rowe, che molto probabilmente conoscete meglio come SZA, indossa “roba in stile Lara Croft in Tomb Raider”, ovvero pantaloni militari, “crop top attillatissimo e castigatissimo” e un cappello da safari in quanto è appena tornata da una camminata di 8 km (il suo passatempo preferito) nell’antica giungla del Taman Negara (le scienze ambientali sono da sempre la sua passione). È agosto e Solána ha in programma di viaggiare il più possibile, non si tratta di una vacanza – ci tiene a precisare – in quanto “abbiamo molto da fare”. Il suo obiettivo è attingere tutto ciò che può da ogni avventura e fare in modo di essere “al meglio di sé, in quanto artista, donna e individuo” in modo che possa poi “rielaborarlo in qualcosa che abbia senso”. 
Considerata la sua influenza nell’industria musicale durante gli scorsi due anni, qualsiasi progetto decida di realizzare è molto probabilmente qualcosa di innovativo e rivoluzionario. Il suo impatto è stato talmente profondo che è difficile ora come ora immaginare una playlist R&B senza i suoi pezzi. Ovviamente non sono mancate le collaborazioni con artisti di spicco, vedi Childish Gambino (nome d’arte di Donald Glover) per la sua hit “This is America” o Kendrick Lamar con cui ha lavorato alla traccia “All The Stars” per la colonna sonora di Black Panther, a cui occorre aggiungere anche il ruolo di co-autrice di “Feeling Myself” di Nicki Minaj con la partecipazione di Beyoncé e di “Consideration”, il singolo di apertura dell’album Anti di Rihanna.  Ma ciò che Solána ha conquistato da artista solista è altrettanto all’avanguardia. Grazie ai suoi testi ‘senza peli sulla lingua’, sta importando in questo genere musicale un nuovo tipo di trasparenza. 
La schiettezza di Rowe è forse ciò che più di ogni altra cosa ha toccato le corde del pubblico: le sue canzoni mettono a nudo le sue vulnerabilità, i desideri e le emozioni mentre traccia le esperienze che hanno forgiato la sua identità. Dal confessare di non depilarsi le gambe in “Drew Barrymore” all’ammettere di sentirsi inadeguata in “Supermodel”, Ctrl suona come una sorta di diario in cui nessun argomento è tabù. Dopotutto, ci racconta, “l’esperienza del popolo nero, l’esperienza dell’essere americani e l’esperienza umana in generale è sfaccettata e ci sono molte strade da esplorare.” 
E tuttavia, un’industria muiscale senza Rowe avrebbe potuto benissimo diventare realtà. Infatti, al momento di registrare Ctrl, era talmente in preda all’ansia e all’insicurezza che l’iniziale data di pubblicazione dell’album dovette slittare dal momento che aveva intenzione di abbandonare la musica completamente. Grazie a Dio, la sua etichetta è stata in grado di far venire fuori la sua grinta e la determinazione, per poi canalizzarle immediatamente in fase di produzione in modo da non darle il tempo o l’occasione di “agghindare” le tracce. 
Sono passati solo sei anni da quando Rowe ha iniziato a registrare mixtape in uno studio improvvisato in uno scantinato, con una coperta a fare da insonorizzazione, assieme all’ ‘amico di sempre’, il produttore Matt Cody. Nata nel quartiere borghese e ricco di verde di Maplewood, nel New Jersey, da una madre cattolica panafricanista e un padre mussulmano sunnita ortodosso, Solána è crescita ascoltando John Coltrane, Ella Fitzgerald e Billie Holiday. Ama Coltrane per la sua natura “emotiva e di preghiera”. “Non saprei dire se sia triste o meno”. Ciò che è in grado di fare invece è descrivere la sua musica, quella dualità che è ciò che ha ispirato Donald Glover a reclutarla per “This is “America”. “La sua musica è sempre molto potente ma anche vulnerabile,” ci spiega Glover. “Ed è questo il feeling che desideravo per il mio pezzo”. 
Solána ci racconta, con suo grande orrore, che un suo amico ha fatto sentire quei suoi primi pezzi registrati nello scantinato al presidente di Top Dawg Entertainment, Terrence “Punch” Henderson. Poco dopo questi la ingaggiò offrendole un contratto e, all’improvviso, faceva parte della stessa cerchia di Kendrick Lamar e Schoolboy Q. Data la rapidissima ascesa, non sorprende che fosse in ansia per Ctrl. Ma per quanto riguarda il secondo album sembra non esservi alcuna traccia di esitazione. “Sono cresciuta e mi sono resa conto di cosa ho bisogno,” mi dice con quella sua voce di velluto. “Ho scritto la mia prima traccia per il secondo album a Londra ed è stato un inizio molto positivo.” 
Lo scorso mese Rowe era nella capitale britannica per la sua performance a Lovebox, di cui era l’unica artista ad aprire il festival accanto a Skepta, N.E.R.D, Wu-Tang Clan e lo stesso Childish Gambino con cui ha collaborato in passato. Considerato che attualmente i festival sono sotto attacco a causa della disparità di genere – polemica nata in seguito ad uno studio pubblicato da Pitchfork lo scorso anno in cui veniva rivelato che solo un quarto degli artisti invitati ad esibirsi presso i maggiori festival sono donne –  Rowe si augura che gli organizzatori di festival ed eventi musicali mantengano la propria promessa di offrire line-up composte da un eguale numero di musicisti donne e uomini per il 2022. “È arrivato il momento,” afferma. “L’energia femminile domina, sia che faccia parte di una line-up o no. La percepiscono tutti. Non abbiamo bisogno di uomini per sopravvivere o essere membri validi e operativi della società. Le donne si stanno auto-rappresentando in un nuovo segmento della popolazione maturo e probabilmente la cosa spaventa in quanto sovverte ciò che abbiamo osservato fino ad ora.” 
Tra le donne fonti di ispirazione al momento cita coloro che in Arabia Saudita si sono battute per il diritto di guidare, le madri che continuano a lottare per essere riunite con i propri figli dopo essere state separate dalle autorità americane per l’immigrazione e le imprenditrici nere le quali, nonostante le discriminazioni razziali e di genere, hanno dato vita alla forza economica con il più alto tasso di crescita degli Stati Uniti. Quindi quando si è trattato di scegliere il fotografo per il servizio di Vogue, Elizabeth Wirija non poteva che essere la scelta più adatta. La fotografa newyorkese di origine indonesiana preferisce fotografare donne di colore in quanto i media sono colpevoli di un eccessivo whitewashing. Stando a quanto da lei affermato, lei contribuisce al mondo “attraverso il fatto di essere un’artista e di creare una narrazione sua, ovvero opere in cui vorrei vedere me stessa o con cui vorrei potermi relazionare.” 
Così come fa con i suoi testi, Solána è un libro aperto anche quando si tratta di creare un look. “Amo che gli abiti esprimano come mi sento,” racconta, il che significa che ogni giorno inizia con il colore al quale si sente maggiormente vicina. Se indossa il giallo, è “felice e piena di gioia”, il rosso significa che si sente “solida e con i piedi per terra”, viola che si trova in una fase di una maggior e più spirituale consapevolezza di sé o, per dirla con parole sue, “che sta pensando al chakra della corona”. L’abito Versace color rosa pastello che ha indossato al Met Gala significava che “stava pensando all’amore e inviando energia piena d’amore nell’universo”. Quella sera, il suo look angelico e multistrato era la quasi perfetta personificazione della sua voce. Sebbene, come sembra suggerire il suo album di debutto, solo Solána ha il controllo su Solána, ami il fatto di non sapere esattamente dove stia andando. “Chi lo sa quali sono i miei talenti, chi lo sa se la musica è il modo migliore di condividere questo mio dono, quello che farò è semplicemente seguirlo più a lungo che posso.” Dopotutto, non avrebbe mai immaginato di trovarsi a questo punto: un’artista da disco di platino, che gode del supporto di Barack Obama (l’ex presidente l’ha inclusa nella lista delle sue canzoni preferite del 2017), con cinque nomination ai Grammy e tre ai Video Music Awards. “Volevo lavorare nell’economia, non nella musica,” ci confida. “Pensavo che avrei avuto un bell’ufficio ad angolo, il rispetto dei colleghi e del settore e avrei indossato un tailleur da donna d’affari.” SZA sembra aver affrontato per prima la sfida più ardua: il rispetto della gente l’ha in abbondanza. Il power suit e l’ufficio seguirebbero senza problemi se questo fosse il suo desiderio. E, a giudicare dall’impatto che sta avendo nell’industria musicale, coloro che mantengono quelle invisibili barriere che impediscono alle donne di avanzare – il cosiddetto glass-ceiling – dovrebbero temere una come lei. 
Crediti Photo by Elizabeth Wirija Hair by Randy Stodghill using Oribe Styling by Dianne Garcia
L'articolo SZA, alias Solána Rowe: l’intervista di Vogue sembra essere il primo su Vogue.it.
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sulpana · 5 years ago
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Un dono di 1000 mascherine FFP2 è giunto in questi giorni a Modena dall’Ospedale Provinciale di Shandong, provincia orientale della Cina. Questa consegna è frutto di una gara di solidarietà tra colleghi, guidata dal prof. Zeng-Tao Wang, chirurgo della mano di fama mondiale che ha raccolto i fondi tra i propri colleghi e ha voluto donare le mascherine al dottor Roberto Adani, Direttore della Chirurgia della Mano dell’AOU di Modena che le ha mese a disposizione dell’Azienda.
“Conosco personalmente il professor Wang dall’Ottobre 2014 – ha raccontato il dottor Adani –quando lo incontrai per la prima volta durante un Congresso Internazionale di Chirurgia della Mano a Kuala Lumpur (Malaysia). Nel Maggio 2017 ho frequentato come professore in visita il reparto del prof. Wang e tra noi è nato un rapporto di profonda stima e amicizia che mi hanno portato a ritornare in Cina anche nel 2018 e 2019. Il Professor Wang è infatti considerato uno dei massimi esperti al mondo in chirurgia e microchirurgia ricostruttiva della mano ma è soprattutto una persona dotata di grande umanità e generosità, doti che lo rendono amato e rispettato sia da pazienti che collaboratori. Durante queste ultime settimane il Prof. Wang mi ha contattato frequentemente per conoscere lo stato di salute mio e della mia famiglia. La settimana scorsa si è offerto di inviare materiale sanitario per emergenza Covid 19 presso il Policlinico di Modena dove lavoro”.
  A questo punto è cominciata una piccola avventura nell’avventura, perché è stato necessario coinvolgere le ambasciate per far arrivare il materiale in Italia. Tutto si è concluso nel migliore dei modi e le mascherine sono giunte sotto la Ghirlandina per le esigenze degli ospedali modenesi.
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Dono dell’Ospedale di Shandong, a Modena 1.000 mascherine FFP2 Un dono di 1000 mascherine FFP2 è giunto in questi giorni a Modena dall’Ospedale Provinciale di Shandong, provincia orientale della Cina. 
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virginiamurrayblog · 6 years ago
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SZA, alias Solána Rowe: l’intervista di Vogue
di Liam Freeman
Quando l’album di debutto Ctrl di Solána Rowe uscì lo scorso giugno 2017 riscuotendo successi a 360◦, a quelle recensioni stellari fecero presto seguito vendite strepitose, tant’è che a marzo di quest’anno, l’album era già stato certificato disco di platino. Alle vendite seguì un tour mondiale, che ha visto Rowe viaggiare da un fuso orario all’altro con la stessa facilità con cui noi passiamo da una stazione alla successiva durante il mattiniero tragitto in treno per recarci al lavoro. Vogue ha avuto modo di incontrare l’artista 27-enne in due momenti tra una tappa e l’altra del suo tour in due continenti diversi. Il primo incontro è avvenuto a New York per un servizio fotografico presso un loft di Greenpoint per poi incontrarla nuovamente a Kuala Lumpur, Malesia, per l’intervista. 
Quando la incontro per l’intervista, Rowe, che molto probabilmente conoscete meglio come SZA, indossa “roba in stile Lara Croft in Tomb Raider”, ovvero pantaloni militari, “crop top attillatissimo e castigatissimo” e un cappello da safari in quanto è appena tornata da una camminata di 8 km (il suo passatempo preferito) nell’antica giungla del Taman Negara (le scienze ambientali sono da sempre la sua passione). È agosto e Solána ha in programma di viaggiare il più possibile, non si tratta di una vacanza – ci tiene a precisare – in quanto “abbiamo molto da fare”. Il suo obiettivo è attingere tutto ciò che può da ogni avventura e fare in modo di essere “al meglio di sé, in quanto artista, donna e individuo” in modo che possa poi “rielaborarlo in qualcosa che abbia senso”. 
Considerata la sua influenza nell’industria musicale durante gli scorsi due anni, qualsiasi progetto decida di realizzare è molto probabilmente qualcosa di innovativo e rivoluzionario. Il suo impatto è stato talmente profondo che è difficile ora come ora immaginare una playlist R&B senza i suoi pezzi. Ovviamente non sono mancate le collaborazioni con artisti di spicco, vedi Childish Gambino (nome d’arte di Donald Glover) per la sua hit “This is America” o Kendrick Lamar con cui ha lavorato alla traccia “All The Stars” per la colonna sonora di Black Panther, a cui occorre aggiungere anche il ruolo di co-autrice di “Feeling Myself” di Nicki Minaj con la partecipazione di Beyoncé e di “Consideration”, il singolo di apertura dell’album Anti di Rihanna.  Ma ciò che Solána ha conquistato da artista solista è altrettanto all’avanguardia. Grazie ai suoi testi ‘senza peli sulla lingua’, sta importando in questo genere musicale un nuovo tipo di trasparenza. 
La schiettezza di Rowe è forse ciò che più di ogni altra cosa ha toccato le corde del pubblico: le sue canzoni mettono a nudo le sue vulnerabilità, i desideri e le emozioni mentre traccia le esperienze che hanno forgiato la sua identità. Dal confessare di non depilarsi le gambe in “Drew Barrymore” all’ammettere di sentirsi inadeguata in “Supermodel”, Ctrl suona come una sorta di diario in cui nessun argomento è tabù. Dopotutto, ci racconta, “l’esperienza del popolo nero, l’esperienza dell’essere americani e l’esperienza umana in generale è sfaccettata e ci sono molte strade da esplorare.” 
E tuttavia, un’industria muiscale senza Rowe avrebbe potuto benissimo diventare realtà. Infatti, al momento di registrare Ctrl, era talmente in preda all’ansia e all’insicurezza che l’iniziale data di pubblicazione dell’album dovette slittare dal momento che aveva intenzione di abbandonare la musica completamente. Grazie a Dio, la sua etichetta è stata in grado di far venire fuori la sua grinta e la determinazione, per poi canalizzarle immediatamente in fase di produzione in modo da non darle il tempo o l’occasione di “agghindare” le tracce. 
Sono passati solo sei anni da quando Rowe ha iniziato a registrare mixtape in uno studio improvvisato in uno scantinato, con una coperta a fare da insonorizzazione, assieme all’ ‘amico di sempre’, il produttore Matt Cody. Nata nel quartiere borghese e ricco di verde di Maplewood, nel New Jersey, da una madre cattolica panafricanista e un padre mussulmano sunnita ortodosso, Solána è crescita ascoltando John Coltrane, Ella Fitzgerald e Billie Holiday. Ama Coltrane per la sua natura “emotiva e di preghiera”. “Non saprei dire se sia triste o meno”. Ciò che è in grado di fare invece è descrivere la sua musica, quella dualità che è ciò che ha ispirato Donald Glover a reclutarla per “This is “America”. “La sua musica è sempre molto potente ma anche vulnerabile,” ci spiega Glover. “Ed è questo il feeling che desideravo per il mio pezzo”. 
Solána ci racconta, con suo grande orrore, che un suo amico ha fatto sentire quei suoi primi pezzi registrati nello scantinato al presidente di Top Dawg Entertainment, Terrence “Punch” Henderson. Poco dopo questi la ingaggiò offrendole un contratto e, all’improvviso, faceva parte della stessa cerchia di Kendrick Lamar e Schoolboy Q. Data la rapidissima ascesa, non sorprende che fosse in ansia per Ctrl. Ma per quanto riguarda il secondo album sembra non esservi alcuna traccia di esitazione. “Sono cresciuta e mi sono resa conto di cosa ho bisogno,” mi dice con quella sua voce di velluto. “Ho scritto la mia prima traccia per il secondo album a Londra ed è stato un inizio molto positivo.” 
Lo scorso mese Rowe era nella capitale britannica per la sua performance a Lovebox, di cui era l’unica artista ad aprire il festival accanto a Skepta, N.E.R.D, Wu-Tang Clan e lo stesso Childish Gambino con cui ha collaborato in passato. Considerato che attualmente i festival sono sotto attacco a causa della disparità di genere – polemica nata in seguito ad uno studio pubblicato da Pitchfork lo scorso anno in cui veniva rivelato che solo un quarto degli artisti invitati ad esibirsi presso i maggiori festival sono donne –  Rowe si augura che gli organizzatori di festival ed eventi musicali mantengano la propria promessa di offrire line-up composte da un eguale numero di musicisti donne e uomini per il 2022. “È arrivato il momento,” afferma. “L’energia femminile domina, sia che faccia parte di una line-up o no. La percepiscono tutti. Non abbiamo bisogno di uomini per sopravvivere o essere membri validi e operativi della società. Le donne si stanno auto-rappresentando in un nuovo segmento della popolazione maturo e probabilmente la cosa spaventa in quanto sovverte ciò che abbiamo osservato fino ad ora.” 
Tra le donne fonti di ispirazione al momento cita coloro che in Arabia Saudita si sono battute per il diritto di guidare, le madri che continuano a lottare per essere riunite con i propri figli dopo essere state separate dalle autorità americane per l’immigrazione e le imprenditrici nere le quali, nonostante le discriminazioni razziali e di genere, hanno dato vita alla forza economica con il più alto tasso di crescita degli Stati Uniti. Quindi quando si è trattato di scegliere il fotografo per il servizio di Vogue, Elizabeth Wirija non poteva che essere la scelta più adatta. La fotografa newyorkese di origine indonesiana preferisce fotografare donne di colore in quanto i media sono colpevoli di un eccessivo whitewashing. Stando a quanto da lei affermato, lei contribuisce al mondo “attraverso il fatto di essere un’artista e di creare una narrazione sua, ovvero opere in cui vorrei vedere me stessa o con cui vorrei potermi relazionare.” 
Così come fa con i suoi testi, Solána è un libro aperto anche quando si tratta di creare un look. “Amo che gli abiti esprimano come mi sento,” racconta, il che significa che ogni giorno inizia con il colore al quale si sente maggiormente vicina. Se indossa il giallo, è “felice e piena di gioia”, il rosso significa che si sente “solida e con i piedi per terra”, viola che si trova in una fase di una maggior e più spirituale consapevolezza di sé o, per dirla con parole sue, “che sta pensando al chakra della corona”. L’abito Versace color rosa pastello che ha indossato al Met Gala significava che “stava pensando all’amore e inviando energia piena d’amore nell’universo”. Quella sera, il suo look angelico e multistrato era la quasi perfetta personificazione della sua voce. Sebbene, come sembra suggerire il suo album di debutto, solo Solána ha il controllo su Solána, ami il fatto di non sapere esattamente dove stia andando. “Chi lo sa quali sono i miei talenti, chi lo sa se la musica è il modo migliore di condividere questo mio dono, quello che farò è semplicemente seguirlo più a lungo che posso.” Dopotutto, non avrebbe mai immaginato di trovarsi a questo punto: un’artista da disco di platino, che gode del supporto di Barack Obama (l’ex presidente l’ha inclusa nella lista delle sue canzoni preferite del 2017), con cinque nomination ai Grammy e tre ai Video Music Awards. “Volevo lavorare nell’economia, non nella musica,” ci confida. “Pensavo che avrei avuto un bell’ufficio ad angolo, il rispetto dei colleghi e del settore e avrei indossato un tailleur da donna d’affari.” SZA sembra aver affrontato per prima la sfida più ardua: il rispetto della gente l’ha in abbondanza. Il power suit e l’ufficio seguirebbero senza problemi se questo fosse il suo desiderio. E, a giudicare dall’impatto che sta avendo nell’industria musicale, coloro che mantengono quelle invisibili barriere che impediscono alle donne di avanzare – il cosiddetto glass-ceiling – dovrebbero temere una come lei. 
Crediti Photo by Elizabeth Wirija Hair by Randy Stodghill using Oribe Styling by Dianne Garcia
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virginiamurrayblog · 6 years ago
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SZA, alias Solána Rowe: l’intervista di Vogue
di Liam Freeman
Quando l’album di debutto Ctrl di Solána Rowe uscì lo scorso giugno 2017 riscuotendo successi a 360◦, a quelle recensioni stellari fecero presto seguito vendite strepitose, tant’è che a marzo di quest’anno, l’album era già stato certificato disco di platino. Alle vendite seguì un tour mondiale, che ha visto Rowe viaggiare da un fuso orario all’altro con la stessa facilità con cui noi passiamo da una stazione alla successiva durante il mattiniero tragitto in treno per recarci al lavoro. Vogue ha avuto modo di incontrare l’artista 27-enne in due momenti tra una tappa e l’altra del suo tour in due continenti diversi. Il primo incontro è avvenuto a New York per un servizio fotografico presso un loft di Greenpoint per poi incontrarla nuovamente a Kuala Lumpur, Malesia, per l’intervista. 
Quando la incontro per l’intervista, Rowe, che molto probabilmente conoscete meglio come SZA, indossa “roba in stile Lara Croft in Tomb Raider”, ovvero pantaloni militari, “crop top attillatissimo e castigatissimo” e un cappello da safari in quanto è appena tornata da una camminata di 8 km (il suo passatempo preferito) nell’antica giungla del Taman Negara (le scienze ambientali sono da sempre la sua passione). È agosto e Solána ha in programma di viaggiare il più possibile, non si tratta di una vacanza – ci tiene a precisare – in quanto “abbiamo molto da fare”. Il suo obiettivo è attingere tutto ciò che può da ogni avventura e fare in modo di essere “al meglio di sé, in quanto artista, donna e individuo” in modo che possa poi “rielaborarlo in qualcosa che abbia senso”. 
Considerata la sua influenza nell’industria musicale durante gli scorsi due anni, qualsiasi progetto decida di realizzare è molto probabilmente qualcosa di innovativo e rivoluzionario. Il suo impatto è stato talmente profondo che è difficile ora come ora immaginare una playlist R&B senza i suoi pezzi. Ovviamente non sono mancate le collaborazioni con artisti di spicco, vedi Childish Gambino (nome d’arte di Donald Glover) per la sua hit “This is America” o Kendrick Lamar con cui ha lavorato alla traccia “All The Stars” per la colonna sonora di Black Panther, a cui occorre aggiungere anche il ruolo di co-autrice di “Feeling Myself” di Nicki Minaj con la partecipazione di Beyoncé e di “Consideration”, il singolo di apertura dell’album Anti di Rihanna.  Ma ciò che Solána ha conquistato da artista solista è altrettanto all’avanguardia. Grazie ai suoi testi ‘senza peli sulla lingua’, sta importando in questo genere musicale un nuovo tipo di trasparenza. 
La schiettezza di Rowe è forse ciò che più di ogni altra cosa ha toccato le corde del pubblico: le sue canzoni mettono a nudo le sue vulnerabilità, i desideri e le emozioni mentre traccia le esperienze che hanno forgiato la sua identità. Dal confessare di non depilarsi le gambe in “Drew Barrymore” all’ammettere di sentirsi inadeguata in “Supermodel”, Ctrl suona come una sorta di diario in cui nessun argomento è tabù. Dopotutto, ci racconta, “l’esperienza del popolo nero, l’esperienza dell’essere americani e l’esperienza umana in generale è sfaccettata e ci sono molte strade da esplorare.” 
E tuttavia, un’industria muiscale senza Rowe avrebbe potuto benissimo diventare realtà. Infatti, al momento di registrare Ctrl, era talmente in preda all’ansia e all’insicurezza che l’iniziale data di pubblicazione dell’album dovette slittare dal momento che aveva intenzione di abbandonare la musica completamente. Grazie a Dio, la sua etichetta è stata in grado di far venire fuori la sua grinta e la determinazione, per poi canalizzarle immediatamente in fase di produzione in modo da non darle il tempo o l’occasione di “agghindare” le tracce. 
Sono passati solo sei anni da quando Rowe ha iniziato a registrare mixtape in uno studio improvvisato in uno scantinato, con una coperta a fare da insonorizzazione, assieme all’ ‘amico di sempre’, il produttore Matt Cody. Nata nel quartiere borghese e ricco di verde di Maplewood, nel New Jersey, da una madre cattolica panafricanista e un padre mussulmano sunnita ortodosso, Solána è crescita ascoltando John Coltrane, Ella Fitzgerald e Billie Holiday. Ama Coltrane per la sua natura “emotiva e di preghiera”. “Non saprei dire se sia triste o meno”. Ciò che è in grado di fare invece è descrivere la sua musica, quella dualità che è ciò che ha ispirato Donald Glover a reclutarla per “This is “America”. “La sua musica è sempre molto potente ma anche vulnerabile,” ci spiega Glover. “Ed è questo il feeling che desideravo per il mio pezzo”. 
Solána ci racconta, con suo grande orrore, che un suo amico ha fatto sentire quei suoi primi pezzi registrati nello scantinato al presidente di Top Dawg Entertainment, Terrence “Punch” Henderson. Poco dopo questi la ingaggiò offrendole un contratto e, all’improvviso, faceva parte della stessa cerchia di Kendrick Lamar e Schoolboy Q. Data la rapidissima ascesa, non sorprende che fosse in ansia per Ctrl. Ma per quanto riguarda il secondo album sembra non esservi alcuna traccia di esitazione. “Sono cresciuta e mi sono resa conto di cosa ho bisogno,” mi dice con quella sua voce di velluto. “Ho scritto la mia prima traccia per il secondo album a Londra ed è stato un inizio molto positivo.” 
Lo scorso mese Rowe era nella capitale britannica per la sua performance a Lovebox, di cui era l’unica artista ad aprire il festival accanto a Skepta, N.E.R.D, Wu-Tang Clan e lo stesso Childish Gambino con cui ha collaborato in passato. Considerato che attualmente i festival sono sotto attacco a causa della disparità di genere – polemica nata in seguito ad uno studio pubblicato da Pitchfork lo scorso anno in cui veniva rivelato che solo un quarto degli artisti invitati ad esibirsi presso i maggiori festival sono donne –  Rowe si augura che gli organizzatori di festival ed eventi musicali mantengano la propria promessa di offrire line-up composte da un eguale numero di musicisti donne e uomini per il 2022. “È arrivato il momento,” afferma. “L’energia femminile domina, sia che faccia parte di una line-up o no. La percepiscono tutti. Non abbiamo bisogno di uomini per sopravvivere o essere membri validi e operativi della società. Le donne si stanno auto-rappresentando in un nuovo segmento della popolazione maturo e probabilmente la cosa spaventa in quanto sovverte ciò che abbiamo osservato fino ad ora.” 
Tra le donne fonti di ispirazione al momento cita coloro che in Arabia Saudita si sono battute per il diritto di guidare, le madri che continuano a lottare per essere riunite con i propri figli dopo essere state separate dalle autorità americane per l’immigrazione e le imprenditrici nere le quali, nonostante le discriminazioni razziali e di genere, hanno dato vita alla forza economica con il più alto tasso di crescita degli Stati Uniti. Quindi quando si è trattato di scegliere il fotografo per il servizio di Vogue, Elizabeth Wirija non poteva che essere la scelta più adatta. La fotografa newyorkese di origine indonesiana preferisce fotografare donne di colore in quanto i media sono colpevoli di un eccessivo whitewashing. Stando a quanto da lei affermato, lei contribuisce al mondo “attraverso il fatto di essere un’artista e di creare una narrazione sua, ovvero opere in cui vorrei vedere me stessa o con cui vorrei potermi relazionare.” 
Così come fa con i suoi testi, Solána è un libro aperto anche quando si tratta di creare un look. “Amo che gli abiti esprimano come mi sento,” racconta, il che significa che ogni giorno inizia con il colore al quale si sente maggiormente vicina. Se indossa il giallo, è “felice e piena di gioia��, il rosso significa che si sente “solida e con i piedi per terra”, viola che si trova in una fase di una maggior e più spirituale consapevolezza di sé o, per dirla con parole sue, “che sta pensando al chakra della corona”. L’abito Versace color rosa pastello che ha indossato al Met Gala significava che “stava pensando all’amore e inviando energia piena d’amore nell’universo”. Quella sera, il suo look angelico e multistrato era la quasi perfetta personificazione della sua voce. Sebbene, come sembra suggerire il suo album di debutto, solo Solána ha il controllo su Solána, ami il fatto di non sapere esattamente dove stia andando. “Chi lo sa quali sono i miei talenti, chi lo sa se la musica è il modo migliore di condividere questo mio dono, quello che farò è semplicemente seguirlo più a lungo che posso.” Dopotutto, non avrebbe mai immaginato di trovarsi a questo punto: un’artista da disco di platino, che gode del supporto di Barack Obama (l’ex presidente l’ha inclusa nella lista delle sue canzoni preferite del 2017), con cinque nomination ai Grammy e tre ai Video Music Awards. “Volevo lavorare nell’economia, non nella musica,” ci confida. “Pensavo che avrei avuto un bell’ufficio ad angolo, il rispetto dei colleghi e del settore e avrei indossato un tailleur da donna d’affari.” SZA sembra aver affrontato per prima la sfida più ardua: il rispetto della gente l’ha in abbondanza. Il power suit e l’ufficio seguirebbero senza problemi se questo fosse il suo desiderio. E, a giudicare dall’impatto che sta avendo nell’industria musicale, coloro che mantengono quelle invisibili barriere che impediscono alle donne di avanzare – il cosiddetto glass-ceiling – dovrebbero temere una come lei. 
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di Liam Freeman
Quando l’album di debutto Ctrl di Solána Rowe uscì lo scorso giugno 2017 riscuotendo successi a 360◦, a quelle recensioni stellari fecero presto seguito vendite strepitose, tant’è che a marzo di quest’anno, l’album era già stato certificato disco di platino. Alle vendite seguì un tour mondiale, che ha visto Rowe viaggiare da un fuso orario all’altro con la stessa facilità con cui noi passiamo da una stazione alla successiva durante il mattiniero tragitto in treno per recarci al lavoro. Vogue ha avuto modo di incontrare l’artista 27-enne in due momenti tra una tappa e l’altra del suo tour in due continenti diversi. Il primo incontro è avvenuto a New York per un servizio fotografico presso un loft di Greenpoint per poi incontrarla nuovamente a Kuala Lumpur, Malesia, per l’intervista. 
Quando la incontro per l’intervista, Rowe, che molto probabilmente conoscete meglio come SZA, indossa “roba in stile Lara Croft in Tomb Raider”, ovvero pantaloni militari, “crop top attillatissimo e castigatissimo” e un cappello da safari in quanto è appena tornata da una camminata di 8 km (il suo passatempo preferito) nell’antica giungla del Taman Negara (le scienze ambientali sono da sempre la sua passione). È agosto e Solána ha in programma di viaggiare il più possibile, non si tratta di una vacanza – ci tiene a precisare – in quanto “abbiamo molto da fare”. Il suo obiettivo è attingere tutto ciò che può da ogni avventura e fare in modo di essere “al meglio di sé, in quanto artista, donna e individuo” in modo che possa poi “rielaborarlo in qualcosa che abbia senso”. 
Considerata la sua influenza nell’industria musicale durante gli scorsi due anni, qualsiasi progetto decida di realizzare è molto probabilmente qualcosa di innovativo e rivoluzionario. Il suo impatto è stato talmente profondo che è difficile ora come ora immaginare una playlist R&B senza i suoi pezzi. Ovviamente non sono mancate le collaborazioni con artisti di spicco, vedi Childish Gambino (nome d’arte di Donald Glover) per la sua hit “This is America” o Kendrick Lamar con cui ha lavorato alla traccia “All The Stars” per la colonna sonora di Black Panther, a cui occorre aggiungere anche il ruolo di co-autrice di “Feeling Myself” di Nicki Minaj con la partecipazione di Beyoncé e di “Consideration”, il singolo di apertura dell’album Anti di Rihanna.  Ma ciò che Solána ha conquistato da artista solista è altrettanto all’avanguardia. Grazie ai suoi testi ‘senza peli sulla lingua’, sta importando in questo genere musicale un nuovo tipo di trasparenza. 
La schiettezza di Rowe è forse ciò che più di ogni altra cosa ha toccato le corde del pubblico: le sue canzoni mettono a nudo le sue vulnerabilità, i desideri e le emozioni mentre traccia le esperienze che hanno forgiato la sua identità. Dal confessare di non depilarsi le gambe in “Drew Barrymore” all’ammettere di sentirsi inadeguata in “Supermodel”, Ctrl suona come una sorta di diario in cui nessun argomento è tabù. Dopotutto, ci racconta, “l’esperienza del popolo nero, l’esperienza dell’essere americani e l’esperienza umana in generale è sfaccettata e ci sono molte strade da esplorare.” 
E tuttavia, un’industria muiscale senza Rowe avrebbe potuto benissimo diventare realtà. Infatti, al momento di registrare Ctrl, era talmente in preda all’ansia e all’insicurezza che l’iniziale data di pubblicazione dell’album dovette slittare dal momento che aveva intenzione di abbandonare la musica completamente. Grazie a Dio, la sua etichetta è stata in grado di far venire fuori la sua grinta e la determinazione, per poi canalizzarle immediatamente in fase di produzione in modo da non darle il tempo o l’occasione di “agghindare” le tracce. 
Sono passati solo sei anni da quando Rowe ha iniziato a registrare mixtape in uno studio improvvisato in uno scantinato, con una coperta a fare da insonorizzazione, assieme all’ ‘amico di sempre’, il produttore Matt Cody. Nata nel quartiere borghese e ricco di verde di Maplewood, nel New Jersey, da una madre cattolica panafricanista e un padre mussulmano sunnita ortodosso, Solána è crescita ascoltando John Coltrane, Ella Fitzgerald e Billie Holiday. Ama Coltrane per la sua natura “emotiva e di preghiera”. “Non saprei dire se sia triste o meno”. Ciò che è in grado di fare invece è descrivere la sua musica, quella dualità che è ciò che ha ispirato Donald Glover a reclutarla per “This is “America”. “La sua musica è sempre molto potente ma anche vulnerabile,” ci spiega Glover. “Ed è questo il feeling che desideravo per il mio pezzo”. 
Solána ci racconta, con suo grande orrore, che un suo amico ha fatto sentire quei suoi primi pezzi registrati nello scantinato al presidente di Top Dawg Entertainment, Terrence “Punch” Henderson. Poco dopo questi la ingaggiò offrendole un contratto e, all’improvviso, faceva parte della stessa cerchia di Kendrick Lamar e Schoolboy Q. Data la rapidissima ascesa, non sorprende che fosse in ansia per Ctrl. Ma per quanto riguarda il secondo album sembra non esservi alcuna traccia di esitazione. “Sono cresciuta e mi sono resa conto di cosa ho bisogno,” mi dice con quella sua voce di velluto. “Ho scritto la mia prima traccia per il secondo album a Londra ed è stato un inizio molto positivo.” 
Lo scorso mese Rowe era nella capitale britannica per la sua performance a Lovebox, di cui era l’unica artista ad aprire il festival accanto a Skepta, N.E.R.D, Wu-Tang Clan e lo stesso Childish Gambino con cui ha collaborato in passato. Considerato che attualmente i festival sono sotto attacco a causa della disparità di genere – polemica nata in seguito ad uno studio pubblicato da Pitchfork lo scorso anno in cui veniva rivelato che solo un quarto degli artisti invitati ad esibirsi presso i maggiori festival sono donne –  Rowe si augura che gli organizzatori di festival ed eventi musicali mantengano la propria promessa di offrire line-up composte da un eguale numero di musicisti donne e uomini per il 2022. “È arrivato il momento,” afferma. “L’energia femminile domina, sia che faccia parte di una line-up o no. La percepiscono tutti. Non abbiamo bisogno di uomini per sopravvivere o essere membri validi e operativi della società. Le donne si stanno auto-rappresentando in un nuovo segmento della popolazione maturo e probabilmente la cosa spaventa in quanto sovverte ciò che abbiamo osservato fino ad ora.” 
Tra le donne fonti di ispirazione al momento cita coloro che in Arabia Saudita si sono battute per il diritto di guidare, le madri che continuano a lottare per essere riunite con i propri figli dopo essere state separate dalle autorità americane per l’immigrazione e le imprenditrici nere le quali, nonostante le discriminazioni razziali e di genere, hanno dato vita alla forza economica con il più alto tasso di crescita degli Stati Uniti. Quindi quando si è trattato di scegliere il fotografo per il servizio di Vogue, Elizabeth Wirija non poteva che essere la scelta più adatta. La fotografa newyorkese di origine indonesiana preferisce fotografare donne di colore in quanto i media sono colpevoli di un eccessivo whitewashing. Stando a quanto da lei affermato, lei contribuisce al mondo “attraverso il fatto di essere un’artista e di creare una narrazione sua, ovvero opere in cui vorrei vedere me stessa o con cui vorrei potermi relazionare.” 
Così come fa con i suoi testi, Solána è un libro aperto anche quando si tratta di creare un look. “Amo che gli abiti esprimano come mi sento,” racconta, il che significa che ogni giorno inizia con il colore al quale si sente maggiormente vicina. Se indossa il giallo, è “felice e piena di gioia”, il rosso significa che si sente “solida e con i piedi per terra”, viola che si trova in una fase di una maggior e più spirituale consapevolezza di sé o, per dirla con parole sue, “che sta pensando al chakra della corona”. L’abito Versace color rosa pastello che ha indossato al Met Gala significava che “stava pensando all’amore e inviando energia piena d’amore nell’universo”. Quella sera, il suo look angelico e multistrato era la quasi perfetta personificazione della sua voce. Sebbene, come sembra suggerire il suo album di debutto, solo Solána ha il controllo su Solána, ami il fatto di non sapere esattamente dove stia andando. “Chi lo sa quali sono i miei talenti, chi lo sa se la musica è il modo migliore di condividere questo mio dono, quello che farò è semplicemente seguirlo più a lungo che posso.” Dopotutto, non avrebbe mai immaginato di trovarsi a questo punto: un’artista da disco di platino, che gode del supporto di Barack Obama (l’ex presidente l’ha inclusa nella lista delle sue canzoni preferite del 2017), con cinque nomination ai Grammy e tre ai Video Music Awards. “Volevo lavorare nell’economia, non nella musica,” ci confida. “Pensavo che avrei avuto un bell’ufficio ad angolo, il rispetto dei colleghi e del settore e avrei indossato un tailleur da donna d’affari.” SZA sembra aver affrontato per prima la sfida più ardua: il rispetto della gente l’ha in abbondanza. Il power suit e l’ufficio seguirebbero senza problemi se questo fosse il suo desiderio. E, a giudicare dall’impatto che sta avendo nell’industria musicale, coloro che mantengono quelle invisibili barriere che impediscono alle donne di avanzare – il cosiddetto glass-ceiling – dovrebbero temere una come lei. 
Crediti Photo by Elizabeth Wirija Hair by Randy Stodghill using Oribe Styling by Dianne Garcia
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SZA, alias Solána Rowe: l’intervista di Vogue
di Liam Freeman
Quando l’album di debutto Ctrl di Solána Rowe uscì lo scorso giugno 2017 riscuotendo successi a 360◦, a quelle recensioni stellari fecero presto seguito vendite strepitose, tant’è che a marzo di quest’anno, l’album era già stato certificato disco di platino. Alle vendite seguì un tour mondiale, che ha visto Rowe viaggiare da un fuso orario all’altro con la stessa facilità con cui noi passiamo da una stazione alla successiva durante il mattiniero tragitto in treno per recarci al lavoro. Vogue ha avuto modo di incontrare l’artista 27-enne in due momenti tra una tappa e l’altra del suo tour in due continenti diversi. Il primo incontro è avvenuto a New York per un servizio fotografico presso un loft di Greenpoint per poi incontrarla nuovamente a Kuala Lumpur, Malesia, per l’intervista. 
Quando la incontro per l’intervista, Rowe, che molto probabilmente conoscete meglio come SZA, indossa “roba in stile Lara Croft in Tomb Raider”, ovvero pantaloni militari, “crop top attillatissimo e castigatissimo” e un cappello da safari in quanto è appena tornata da una camminata di 8 km (il suo passatempo preferito) nell’antica giungla del Taman Negara (le scienze ambientali sono da sempre la sua passione). È agosto e Solána ha in programma di viaggiare il più possibile, non si tratta di una vacanza – ci tiene a precisare – in quanto “abbiamo molto da fare”. Il suo obiettivo è attingere tutto ciò che può da ogni avventura e fare in modo di essere “al meglio di sé, in quanto artista, donna e individuo” in modo che possa poi “rielaborarlo in qualcosa che abbia senso”. 
Considerata la sua influenza nell’industria musicale durante gli scorsi due anni, qualsiasi progetto decida di realizzare è molto probabilmente qualcosa di innovativo e rivoluzionario. Il suo impatto è stato talmente profondo che è difficile ora come ora immaginare una playlist R&B senza i suoi pezzi. Ovviamente non sono mancate le collaborazioni con artisti di spicco, vedi Childish Gambino (nome d’arte di Donald Glover) per la sua hit “This is America” o Kendrick Lamar con cui ha lavorato alla traccia “All The Stars” per la colonna sonora di Black Panther, a cui occorre aggiungere anche il ruolo di co-autrice di “Feeling Myself” di Nicki Minaj con la partecipazione di Beyoncé e di “Consideration”, il singolo di apertura dell’album Anti di Rihanna.  Ma ciò che Solána ha conquistato da artista solista è altrettanto all’avanguardia. Grazie ai suoi testi ‘senza peli sulla lingua’, sta importando in questo genere musicale un nuovo tipo di trasparenza. 
La schiettezza di Rowe è forse ciò che più di ogni altra cosa ha toccato le corde del pubblico: le sue canzoni mettono a nudo le sue vulnerabilità, i desideri e le emozioni mentre traccia le esperienze che hanno forgiato la sua identità. Dal confessare di non depilarsi le gambe in “Drew Barrymore” all’ammettere di sentirsi inadeguata in “Supermodel”, Ctrl suona come una sorta di diario in cui nessun argomento è tabù. Dopotutto, ci racconta, “l’esperienza del popolo nero, l’esperienza dell’essere americani e l’esperienza umana in generale è sfaccettata e ci sono molte strade da esplorare.” 
E tuttavia, un’industria muiscale senza Rowe avrebbe potuto benissimo diventare realtà. Infatti, al momento di registrare Ctrl, era talmente in preda all’ansia e all’insicurezza che l’iniziale data di pubblicazione dell’album dovette slittare dal momento che aveva intenzione di abbandonare la musica completamente. Grazie a Dio, la sua etichetta è stata in grado di far venire fuori la sua grinta e la determinazione, per poi canalizzarle immediatamente in fase di produzione in modo da non darle il tempo o l’occasione di “agghindare” le tracce. 
Sono passati solo sei anni da quando Rowe ha iniziato a registrare mixtape in uno studio improvvisato in uno scantinato, con una coperta a fare da insonorizzazione, assieme all’ ‘amico di sempre’, il produttore Matt Cody. Nata nel quartiere borghese e ricco di verde di Maplewood, nel New Jersey, da una madre cattolica panafricanista e un padre mussulmano sunnita ortodosso, Solána è crescita ascoltando John Coltrane, Ella Fitzgerald e Billie Holiday. Ama Coltrane per la sua natura “emotiva e di preghiera”. “Non saprei dire se sia triste o meno”. Ciò che è in grado di fare invece è descrivere la sua musica, quella dualità che è ciò che ha ispirato Donald Glover a reclutarla per “This is “America”. “La sua musica è sempre molto potente ma anche vulnerabile,” ci spiega Glover. “Ed è questo il feeling che desideravo per il mio pezzo”. 
Solána ci racconta, con suo grande orrore, che un suo amico ha fatto sentire quei suoi primi pezzi registrati nello scantinato al presidente di Top Dawg Entertainment, Terrence “Punch” Henderson. Poco dopo questi la ingaggiò offrendole un contratto e, all’improvviso, faceva parte della stessa cerchia di Kendrick Lamar e Schoolboy Q. Data la rapidissima ascesa, non sorprende che fosse in ansia per Ctrl. Ma per quanto riguarda il secondo album sembra non esservi alcuna traccia di esitazione. “Sono cresciuta e mi sono resa conto di cosa ho bisogno,” mi dice con quella sua voce di velluto. “Ho scritto la mia prima traccia per il secondo album a Londra ed è stato un inizio molto positivo.” 
Lo scorso mese Rowe era nella capitale britannica per la sua performance a Lovebox, di cui era l’unica artista ad aprire il festival accanto a Skepta, N.E.R.D, Wu-Tang Clan e lo stesso Childish Gambino con cui ha collaborato in passato. Considerato che attualmente i festival sono sotto attacco a causa della disparità di genere – polemica nata in seguito ad uno studio pubblicato da Pitchfork lo scorso anno in cui veniva rivelato che solo un quarto degli artisti invitati ad esibirsi presso i maggiori festival sono donne –  Rowe si augura che gli organizzatori di festival ed eventi musicali mantengano la propria promessa di offrire line-up composte da un eguale numero di musicisti donne e uomini per il 2022. “È arrivato il momento,” afferma. “L’energia femminile domina, sia che faccia parte di una line-up o no. La percepiscono tutti. Non abbiamo bisogno di uomini per sopravvivere o essere membri validi e operativi della società. Le donne si stanno auto-rappresentando in un nuovo segmento della popolazione maturo e probabilmente la cosa spaventa in quanto sovverte ciò che abbiamo osservato fino ad ora.” 
Tra le donne fonti di ispirazione al momento cita coloro che in Arabia Saudita si sono battute per il diritto di guidare, le madri che continuano a lottare per essere riunite con i propri figli dopo essere state separate dalle autorità americane per l’immigrazione e le imprenditrici nere le quali, nonostante le discriminazioni razziali e di genere, hanno dato vita alla forza economica con il più alto tasso di crescita degli Stati Uniti. Quindi quando si è trattato di scegliere il fotografo per il servizio di Vogue, Elizabeth Wirija non poteva che essere la scelta più adatta. La fotografa newyorkese di origine indonesiana preferisce fotografare donne di colore in quanto i media sono colpevoli di un eccessivo whitewashing. Stando a quanto da lei affermato, lei contribuisce al mondo “attraverso il fatto di essere un’artista e di creare una narrazione sua, ovvero opere in cui vorrei vedere me stessa o con cui vorrei potermi relazionare.” 
Così come fa con i suoi testi, Solána è un libro aperto anche quando si tratta di creare un look. “Amo che gli abiti esprimano come mi sento,” racconta, il che significa che ogni giorno inizia con il colore al quale si sente maggiormente vicina. Se indossa il giallo, è “felice e piena di gioia”, il rosso significa che si sente “solida e con i piedi per terra”, viola che si trova in una fase di una maggior e più spirituale consapevolezza di sé o, per dirla con parole sue, “che sta pensando al chakra della corona”. L’abito Versace color rosa pastello che ha indossato al Met Gala significava che “stava pensando all’amore e inviando energia piena d’amore nell’universo”. Quella sera, il suo look angelico e multistrato era la quasi perfetta personificazione della sua voce. Sebbene, come sembra suggerire il suo album di debutto, solo Solána ha il controllo su Solána, ami il fatto di non sapere esattamente dove stia andando. “Chi lo sa quali sono i miei talenti, chi lo sa se la musica è il modo migliore di condividere questo mio dono, quello che farò è semplicemente seguirlo più a lungo che posso.” Dopotutto, non avrebbe mai immaginato di trovarsi a questo punto: un’artista da disco di platino, che gode del supporto di Barack Obama (l’ex presidente l’ha inclusa nella lista delle sue canzoni preferite del 2017), con cinque nomination ai Grammy e tre ai Video Music Awards. “Volevo lavorare nell’economia, non nella musica,” ci confida. “Pensavo che avrei avuto un bell’ufficio ad angolo, il rispetto dei colleghi e del settore e avrei indossato un tailleur da donna d’affari.” SZA sembra aver affrontato per prima la sfida più ardua: il rispetto della gente l’ha in abbondanza. Il power suit e l’ufficio seguirebbero senza problemi se questo fosse il suo desiderio. E, a giudicare dall’impatto che sta avendo nell’industria musicale, coloro che mantengono quelle invisibili barriere che impediscono alle donne di avanzare – il cosiddetto glass-ceiling – dovrebbero temere una come lei. 
Crediti Photo by Elizabeth Wirija Hair by Randy Stodghill using Oribe Styling by Dianne Garcia
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SZA, alias Solána Rowe: l’intervista di Vogue
di Liam Freeman
Quando l’album di debutto Ctrl di Solána Rowe uscì lo scorso giugno 2017 riscuotendo successi a 360◦, a quelle recensioni stellari fecero presto seguito vendite strepitose, tant’è che a marzo di quest’anno, l’album era già stato certificato disco di platino. Alle vendite seguì un tour mondiale, che ha visto Rowe viaggiare da un fuso orario all’altro con la stessa facilità con cui noi passiamo da una stazione alla successiva durante il mattiniero tragitto in treno per recarci al lavoro. Vogue ha avuto modo di incontrare l’artista 27-enne in due momenti tra una tappa e l’altra del suo tour in due continenti diversi. Il primo incontro è avvenuto a New York per un servizio fotografico presso un loft di Greenpoint per poi incontrarla nuovamente a Kuala Lumpur, Malesia, per l’intervista. 
Quando la incontro per l’intervista, Rowe, che molto probabilmente conoscete meglio come SZA, indossa “roba in stile Lara Croft in Tomb Raider”, ovvero pantaloni militari, “crop top attillatissimo e castigatissimo” e un cappello da safari in quanto è appena tornata da una camminata di 8 km (il suo passatempo preferito) nell’antica giungla del Taman Negara (le scienze ambientali sono da sempre la sua passione). È agosto e Solána ha in programma di viaggiare il più possibile, non si tratta di una vacanza – ci tiene a precisare – in quanto “abbiamo molto da fare”. Il suo obiettivo è attingere tutto ciò che può da ogni avventura e fare in modo di essere “al meglio di sé, in quanto artista, donna e individuo” in modo che possa poi “rielaborarlo in qualcosa che abbia senso”. 
Considerata la sua influenza nell’industria musicale durante gli scorsi due anni, qualsiasi progetto decida di realizzare è molto probabilmente qualcosa di innovativo e rivoluzionario. Il suo impatto è stato talmente profondo che è difficile ora come ora immaginare una playlist R&B senza i suoi pezzi. Ovviamente non sono mancate le collaborazioni con artisti di spicco, vedi Childish Gambino (nome d’arte di Donald Glover) per la sua hit “This is America” o Kendrick Lamar con cui ha lavorato alla traccia “All The Stars” per la colonna sonora di Black Panther, a cui occorre aggiungere anche il ruolo di co-autrice di “Feeling Myself” di Nicki Minaj con la partecipazione di Beyoncé e di “Consideration”, il singolo di apertura dell’album Anti di Rihanna.  Ma ciò che Solána ha conquistato da artista solista è altrettanto all’avanguardia. Grazie ai suoi testi ‘senza peli sulla lingua’, sta importando in questo genere musicale un nuovo tipo di trasparenza. 
La schiettezza di Rowe è forse ciò che più di ogni altra cosa ha toccato le corde del pubblico: le sue canzoni mettono a nudo le sue vulnerabilità, i desideri e le emozioni mentre traccia le esperienze che hanno forgiato la sua identità. Dal confessare di non depilarsi le gambe in “Drew Barrymore” all’ammettere di sentirsi inadeguata in “Supermodel”, Ctrl suona come una sorta di diario in cui nessun argomento è tabù. Dopotutto, ci racconta, “l’esperienza del popolo nero, l’esperienza dell’essere americani e l’esperienza umana in generale è sfaccettata e ci sono molte strade da esplorare.” 
E tuttavia, un’industria muiscale senza Rowe avrebbe potuto benissimo diventare realtà. Infatti, al momento di registrare Ctrl, era talmente in preda all’ansia e all’insicurezza che l’iniziale data di pubblicazione dell’album dovette slittare dal momento che aveva intenzione di abbandonare la musica completamente. Grazie a Dio, la sua etichetta è stata in grado di far venire fuori la sua grinta e la determinazione, per poi canalizzarle immediatamente in fase di produzione in modo da non darle il tempo o l’occasione di “agghindare” le tracce. 
Sono passati solo sei anni da quando Rowe ha iniziato a registrare mixtape in uno studio improvvisato in uno scantinato, con una coperta a fare da insonorizzazione, assieme all’ ‘amico di sempre’, il produttore Matt Cody. Nata nel quartiere borghese e ricco di verde di Maplewood, nel New Jersey, da una madre cattolica panafricanista e un padre mussulmano sunnita ortodosso, Solána è crescita ascoltando John Coltrane, Ella Fitzgerald e Billie Holiday. Ama Coltrane per la sua natura “emotiva e di preghiera”. “Non saprei dire se sia triste o meno”. Ciò che è in grado di fare invece è descrivere la sua musica, quella dualità che è ciò che ha ispirato Donald Glover a reclutarla per “This is “America”. “La sua musica è sempre molto potente ma anche vulnerabile,” ci spiega Glover. “Ed è questo il feeling che desideravo per il mio pezzo”. 
Solána ci racconta, con suo grande orrore, che un suo amico ha fatto sentire quei suoi primi pezzi registrati nello scantinato al presidente di Top Dawg Entertainment, Terrence “Punch” Henderson. Poco dopo questi la ingaggiò offrendole un contratto e, all’improvviso, faceva parte della stessa cerchia di Kendrick Lamar e Schoolboy Q. Data la rapidissima ascesa, non sorprende che fosse in ansia per Ctrl. Ma per quanto riguarda il secondo album sembra non esservi alcuna traccia di esitazione. “Sono cresciuta e mi sono resa conto di cosa ho bisogno,” mi dice con quella sua voce di velluto. “Ho scritto la mia prima traccia per il secondo album a Londra ed è stato un inizio molto positivo.” 
Lo scorso mese Rowe era nella capitale britannica per la sua performance a Lovebox, di cui era l’unica artista ad aprire il festival accanto a Skepta, N.E.R.D, Wu-Tang Clan e lo stesso Childish Gambino con cui ha collaborato in passato. Considerato che attualmente i festival sono sotto attacco a causa della disparità di genere – polemica nata in seguito ad uno studio pubblicato da Pitchfork lo scorso anno in cui veniva rivelato che solo un quarto degli artisti invitati ad esibirsi presso i maggiori festival sono donne –  Rowe si augura che gli organizzatori di festival ed eventi musicali mantengano la propria promessa di offrire line-up composte da un eguale numero di musicisti donne e uomini per il 2022. “È arrivato il momento,” afferma. “L’energia femminile domina, sia che faccia parte di una line-up o no. La percepiscono tutti. Non abbiamo bisogno di uomini per sopravvivere o essere membri validi e operativi della società. Le donne si stanno auto-rappresentando in un nuovo segmento della popolazione maturo e probabilmente la cosa spaventa in quanto sovverte ciò che abbiamo osservato fino ad ora.” 
Tra le donne fonti di ispirazione al momento cita coloro che in Arabia Saudita si sono battute per il diritto di guidare, le madri che continuano a lottare per essere riunite con i propri figli dopo essere state separate dalle autorità americane per l’immigrazione e le imprenditrici nere le quali, nonostante le discriminazioni razziali e di genere, hanno dato vita alla forza economica con il più alto tasso di crescita degli Stati Uniti. Quindi quando si è trattato di scegliere il fotografo per il servizio di Vogue, Elizabeth Wirija non poteva che essere la scelta più adatta. La fotografa newyorkese di origine indonesiana preferisce fotografare donne di colore in quanto i media sono colpevoli di un eccessivo whitewashing. Stando a quanto da lei affermato, lei contribuisce al mondo “attraverso il fatto di essere un’artista e di creare una narrazione sua, ovvero opere in cui vorrei vedere me stessa o con cui vorrei potermi relazionare.” 
Così come fa con i suoi testi, Solána è un libro aperto anche quando si tratta di creare un look. “Amo che gli abiti esprimano come mi sento,” racconta, il che significa che ogni giorno inizia con il colore al quale si sente maggiormente vicina. Se indossa il giallo, è “felice e piena di gioia”, il rosso significa che si sente “solida e con i piedi per terra”, viola che si trova in una fase di una maggior e più spirituale consapevolezza di sé o, per dirla con parole sue, “che sta pensando al chakra della corona”. L’abito Versace color rosa pastello che ha indossato al Met Gala significava che “stava pensando all’amore e inviando energia piena d’amore nell’universo”. Quella sera, il suo look angelico e multistrato era la quasi perfetta personificazione della sua voce. Sebbene, come sembra suggerire il suo album di debutto, solo Solána ha il controllo su Solána, ami il fatto di non sapere esattamente dove stia andando. “Chi lo sa quali sono i miei talenti, chi lo sa se la musica è il modo migliore di condividere questo mio dono, quello che farò è semplicemente seguirlo più a lungo che posso.” Dopotutto, non avrebbe mai immaginato di trovarsi a questo punto: un’artista da disco di platino, che gode del supporto di Barack Obama (l’ex presidente l’ha inclusa nella lista delle sue canzoni preferite del 2017), con cinque nomination ai Grammy e tre ai Video Music Awards. “Volevo lavorare nell’economia, non nella musica,” ci confida. “Pensavo che avrei avuto un bell’ufficio ad angolo, il rispetto dei colleghi e del settore e avrei indossato un tailleur da donna d’affari.” SZA sembra aver affrontato per prima la sfida più ardua: il rispetto della gente l’ha in abbondanza. Il power suit e l’ufficio seguirebbero senza problemi se questo fosse il suo desiderio. E, a giudicare dall’impatto che sta avendo nell’industria musicale, coloro che mantengono quelle invisibili barriere che impediscono alle donne di avanzare – il cosiddetto glass-ceiling – dovrebbero temere una come lei. 
Crediti Photo by Elizabeth Wirija Hair by Randy Stodghill using Oribe Styling by Dianne Garcia
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SZA, alias Solána Rowe: l’intervista di Vogue
di Liam Freeman
Quando l’album di debutto Ctrl di Solána Rowe uscì lo scorso giugno 2017 riscuotendo successi a 360◦, a quelle recensioni stellari fecero presto seguito vendite strepitose, tant’è che a marzo di quest’anno, l’album era già stato certificato disco di platino. Alle vendite seguì un tour mondiale, che ha visto Rowe viaggiare da un fuso orario all’altro con la stessa facilità con cui noi passiamo da una stazione alla successiva durante il mattiniero tragitto in treno per recarci al lavoro. Vogue ha avuto modo di incontrare l’artista 27-enne in due momenti tra una tappa e l’altra del suo tour in due continenti diversi. Il primo incontro è avvenuto a New York per un servizio fotografico presso un loft di Greenpoint per poi incontrarla nuovamente a Kuala Lumpur, Malesia, per l’intervista. 
Quando la incontro per l’intervista, Rowe, che molto probabilmente conoscete meglio come SZA, indossa “roba in stile Lara Croft in Tomb Raider”, ovvero pantaloni militari, “crop top attillatissimo e castigatissimo” e un cappello da safari in quanto è appena tornata da una camminata di 8 km (il suo passatempo preferito) nell’antica giungla del Taman Negara (le scienze ambientali sono da sempre la sua passione). È agosto e Solána ha in programma di viaggiare il più possibile, non si tratta di una vacanza – ci tiene a precisare – in quanto “abbiamo molto da fare”. Il suo obiettivo è attingere tutto ciò che può da ogni avventura e fare in modo di essere “al meglio di sé, in quanto artista, donna e individuo” in modo che possa poi “rielaborarlo in qualcosa che abbia senso”. 
Considerata la sua influenza nell’industria musicale durante gli scorsi due anni, qualsiasi progetto decida di realizzare è molto probabilmente qualcosa di innovativo e rivoluzionario. Il suo impatto è stato talmente profondo che è difficile ora come ora immaginare una playlist R&B senza i suoi pezzi. Ovviamente non sono mancate le collaborazioni con artisti di spicco, vedi Childish Gambino (nome d’arte di Donald Glover) per la sua hit “This is America” o Kendrick Lamar con cui ha lavorato alla traccia “All The Stars” per la colonna sonora di Black Panther, a cui occorre aggiungere anche il ruolo di co-autrice di “Feeling Myself” di Nicki Minaj con la partecipazione di Beyoncé e di “Consideration”, il singolo di apertura dell’album Anti di Rihanna.  Ma ciò che Solána ha conquistato da artista solista è altrettanto all’avanguardia. Grazie ai suoi testi ‘senza peli sulla lingua’, sta importando in questo genere musicale un nuovo tipo di trasparenza. 
La schiettezza di Rowe è forse ciò che più di ogni altra cosa ha toccato le corde del pubblico: le sue canzoni mettono a nudo le sue vulnerabilità, i desideri e le emozioni mentre traccia le esperienze che hanno forgiato la sua identità. Dal confessare di non depilarsi le gambe in “Drew Barrymore” all’ammettere di sentirsi inadeguata in “Supermodel”, Ctrl suona come una sorta di diario in cui nessun argomento è tabù. Dopotutto, ci racconta, “l’esperienza del popolo nero, l’esperienza dell’essere americani e l’esperienza umana in generale è sfaccettata e ci sono molte strade da esplorare.” 
E tuttavia, un’industria muiscale senza Rowe avrebbe potuto benissimo diventare realtà. Infatti, al momento di registrare Ctrl, era talmente in preda all’ansia e all’insicurezza che l’iniziale data di pubblicazione dell’album dovette slittare dal momento che aveva intenzione di abbandonare la musica completamente. Grazie a Dio, la sua etichetta è stata in grado di far venire fuori la sua grinta e la determinazione, per poi canalizzarle immediatamente in fase di produzione in modo da non darle il tempo o l’occasione di “agghindare” le tracce. 
Sono passati solo sei anni da quando Rowe ha iniziato a registrare mixtape in uno studio improvvisato in uno scantinato, con una coperta a fare da insonorizzazione, assieme all’ ‘amico di sempre’, il produttore Matt Cody. Nata nel quartiere borghese e ricco di verde di Maplewood, nel New Jersey, da una madre cattolica panafricanista e un padre mussulmano sunnita ortodosso, Solána è crescita ascoltando John Coltrane, Ella Fitzgerald e Billie Holiday. Ama Coltrane per la sua natura “emotiva e di preghiera”. “Non saprei dire se sia triste o meno”. Ciò che è in grado di fare invece è descrivere la sua musica, quella dualità che è ciò che ha ispirato Donald Glover a reclutarla per “This is “America”. “La sua musica è sempre molto potente ma anche vulnerabile,” ci spiega Glover. “Ed è questo il feeling che desideravo per il mio pezzo”. 
Solána ci racconta, con suo grande orrore, che un suo amico ha fatto sentire quei suoi primi pezzi registrati nello scantinato al presidente di Top Dawg Entertainment, Terrence “Punch” Henderson. Poco dopo questi la ingaggiò offrendole un contratto e, all’improvviso, faceva parte della stessa cerchia di Kendrick Lamar e Schoolboy Q. Data la rapidissima ascesa, non sorprende che fosse in ansia per Ctrl. Ma per quanto riguarda il secondo album sembra non esservi alcuna traccia di esitazione. “Sono cresciuta e mi sono resa conto di cosa ho bisogno,” mi dice con quella sua voce di velluto. “Ho scritto la mia prima traccia per il secondo album a Londra ed è stato un inizio molto positivo.” 
Lo scorso mese Rowe era nella capitale britannica per la sua performance a Lovebox, di cui era l’unica artista ad aprire il festival accanto a Skepta, N.E.R.D, Wu-Tang Clan e lo stesso Childish Gambino con cui ha collaborato in passato. Considerato che attualmente i festival sono sotto attacco a causa della disparità di genere – polemica nata in seguito ad uno studio pubblicato da Pitchfork lo scorso anno in cui veniva rivelato che solo un quarto degli artisti invitati ad esibirsi presso i maggiori festival sono donne –  Rowe si augura che gli organizzatori di festival ed eventi musicali mantengano la propria promessa di offrire line-up composte da un eguale numero di musicisti donne e uomini per il 2022. “È arrivato il momento,” afferma. “L’energia femminile domina, sia che faccia parte di una line-up o no. La percepiscono tutti. Non abbiamo bisogno di uomini per sopravvivere o essere membri validi e operativi della società. Le donne si stanno auto-rappresentando in un nuovo segmento della popolazione maturo e probabilmente la cosa spaventa in quanto sovverte ciò che abbiamo osservato fino ad ora.” 
Tra le donne fonti di ispirazione al momento cita coloro che in Arabia Saudita si sono battute per il diritto di guidare, le madri che continuano a lottare per essere riunite con i propri figli dopo essere state separate dalle autorità americane per l’immigrazione e le imprenditrici nere le quali, nonostante le discriminazioni razziali e di genere, hanno dato vita alla forza economica con il più alto tasso di crescita degli Stati Uniti. Quindi quando si è trattato di scegliere il fotografo per il servizio di Vogue, Elizabeth Wirija non poteva che essere la scelta più adatta. La fotografa newyorkese di origine indonesiana preferisce fotografare donne di colore in quanto i media sono colpevoli di un eccessivo whitewashing. Stando a quanto da lei affermato, lei contribuisce al mondo “attraverso il fatto di essere un’artista e di creare una narrazione sua, ovvero opere in cui vorrei vedere me stessa o con cui vorrei potermi relazionare.” 
Così come fa con i suoi testi, Solána è un libro aperto anche quando si tratta di creare un look. “Amo che gli abiti esprimano come mi sento,” racconta, il che significa che ogni giorno inizia con il colore al quale si sente maggiormente vicina. Se indossa il giallo, è “felice e piena di gioia”, il rosso significa che si sente “solida e con i piedi per terra”, viola che si trova in una fase di una maggior e più spirituale consapevolezza di sé o, per dirla con parole sue, “che sta pensando al chakra della corona”. L’abito Versace color rosa pastello che ha indossato al Met Gala significava che “stava pensando all’amore e inviando energia piena d’amore nell’universo”. Quella sera, il suo look angelico e multistrato era la quasi perfetta personificazione della sua voce. Sebbene, come sembra suggerire il suo album di debutto, solo Solána ha il controllo su Solána, ami il fatto di non sapere esattamente dove stia andando. “Chi lo sa quali sono i miei talenti, chi lo sa se la musica è il modo migliore di condividere questo mio dono, quello che farò è semplicemente seguirlo più a lungo che posso.” Dopotutto, non avrebbe mai immaginato di trovarsi a questo punto: un’artista da disco di platino, che gode del supporto di Barack Obama (l’ex presidente l’ha inclusa nella lista delle sue canzoni preferite del 2017), con cinque nomination ai Grammy e tre ai Video Music Awards. “Volevo lavorare nell’economia, non nella musica,” ci confida. “Pensavo che avrei avuto un bell’ufficio ad angolo, il rispetto dei colleghi e del settore e avrei indossato un tailleur da donna d’affari.” SZA sembra aver affrontato per prima la sfida più ardua: il rispetto della gente l’ha in abbondanza. Il power suit e l’ufficio seguirebbero senza problemi se questo fosse il suo desiderio. E, a giudicare dall’impatto che sta avendo nell’industria musicale, coloro che mantengono quelle invisibili barriere che impediscono alle donne di avanzare – il cosiddetto glass-ceiling – dovrebbero temere una come lei. 
Crediti Photo by Elizabeth Wirija Hair by Randy Stodghill using Oribe Styling by Dianne Garcia
L’articolo SZA, alias Solána Rowe: l’intervista di Vogue sembra essere il primo su Vogue.it.
SZA, alias Solána Rowe: l’intervista di Vogue published first on https://wholesalescarvescity.tumblr.com/
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SZA, alias Solána Rowe: l’intervista di Vogue
di Liam Freeman
Quando l’album di debutto Ctrl di Solána Rowe uscì lo scorso giugno 2017 riscuotendo successi a 360◦, a quelle recensioni stellari fecero presto seguito vendite strepitose, tant’è che a marzo di quest’anno, l’album era già stato certificato disco di platino. Alle vendite seguì un tour mondiale, che ha visto Rowe viaggiare da un fuso orario all’altro con la stessa facilità con cui noi passiamo da una stazione alla successiva durante il mattiniero tragitto in treno per recarci al lavoro. Vogue ha avuto modo di incontrare l’artista 27-enne in due momenti tra una tappa e l’altra del suo tour in due continenti diversi. Il primo incontro è avvenuto a New York per un servizio fotografico presso un loft di Greenpoint per poi incontrarla nuovamente a Kuala Lumpur, Malesia, per l’intervista. 
Quando la incontro per l’intervista, Rowe, che molto probabilmente conoscete meglio come SZA, indossa “roba in stile Lara Croft in Tomb Raider”, ovvero pantaloni militari, “crop top attillatissimo e castigatissimo” e un cappello da safari in quanto è appena tornata da una camminata di 8 km (il suo passatempo preferito) nell’antica giungla del Taman Negara (le scienze ambientali sono da sempre la sua passione). È agosto e Solána ha in programma di viaggiare il più possibile, non si tratta di una vacanza – ci tiene a precisare – in quanto “abbiamo molto da fare”. Il suo obiettivo è attingere tutto ciò che può da ogni avventura e fare in modo di essere “al meglio di sé, in quanto artista, donna e individuo” in modo che possa poi “rielaborarlo in qualcosa che abbia senso”. 
Considerata la sua influenza nell’industria musicale durante gli scorsi due anni, qualsiasi progetto decida di realizzare è molto probabilmente qualcosa di innovativo e rivoluzionario. Il suo impatto è stato talmente profondo che è difficile ora come ora immaginare una playlist R&B senza i suoi pezzi. Ovviamente non sono mancate le collaborazioni con artisti di spicco, vedi Childish Gambino (nome d’arte di Donald Glover) per la sua hit “This is America” o Kendrick Lamar con cui ha lavorato alla traccia “All The Stars” per la colonna sonora di Black Panther, a cui occorre aggiungere anche il ruolo di co-autrice di “Feeling Myself” di Nicki Minaj con la partecipazione di Beyoncé e di “Consideration”, il singolo di apertura dell’album Anti di Rihanna.  Ma ciò che Solána ha conquistato da artista solista è altrettanto all’avanguardia. Grazie ai suoi testi ‘senza peli sulla lingua’, sta importando in questo genere musicale un nuovo tipo di trasparenza. 
La schiettezza di Rowe è forse ciò che più di ogni altra cosa ha toccato le corde del pubblico: le sue canzoni mettono a nudo le sue vulnerabilità, i desideri e le emozioni mentre traccia le esperienze che hanno forgiato la sua identità. Dal confessare di non depilarsi le gambe in “Drew Barrymore” all’ammettere di sentirsi inadeguata in “Supermodel”, Ctrl suona come una sorta di diario in cui nessun argomento è tabù. Dopotutto, ci racconta, “l’esperienza del popolo nero, l’esperienza dell’essere americani e l’esperienza umana in generale è sfaccettata e ci sono molte strade da esplorare.” 
E tuttavia, un’industria muiscale senza Rowe avrebbe potuto benissimo diventare realtà. Infatti, al momento di registrare Ctrl, era talmente in preda all’ansia e all’insicurezza che l’iniziale data di pubblicazione dell’album dovette slittare dal momento che aveva intenzione di abbandonare la musica completamente. Grazie a Dio, la sua etichetta è stata in grado di far venire fuori la sua grinta e la determinazione, per poi canalizzarle immediatamente in fase di produzione in modo da non darle il tempo o l’occasione di “agghindare” le tracce. 
Sono passati solo sei anni da quando Rowe ha iniziato a registrare mixtape in uno studio improvvisato in uno scantinato, con una coperta a fare da insonorizzazione, assieme all’ ‘amico di sempre’, il produttore Matt Cody. Nata nel quartiere borghese e ricco di verde di Maplewood, nel New Jersey, da una madre cattolica panafricanista e un padre mussulmano sunnita ortodosso, Solána è crescita ascoltando John Coltrane, Ella Fitzgerald e Billie Holiday. Ama Coltrane per la sua natura “emotiva e di preghiera”. “Non saprei dire se sia triste o meno”. Ciò che è in grado di fare invece è descrivere la sua musica, quella dualità che è ciò che ha ispirato Donald Glover a reclutarla per “This is “America”. “La sua musica è sempre molto potente ma anche vulnerabile,” ci spiega Glover. “Ed è questo il feeling che desideravo per il mio pezzo”. 
Solána ci racconta, con suo grande orrore, che un suo amico ha fatto sentire quei suoi primi pezzi registrati nello scantinato al presidente di Top Dawg Entertainment, Terrence “Punch” Henderson. Poco dopo questi la ingaggiò offrendole un contratto e, all’improvviso, faceva parte della stessa cerchia di Kendrick Lamar e Schoolboy Q. Data la rapidissima ascesa, non sorprende che fosse in ansia per Ctrl. Ma per quanto riguarda il secondo album sembra non esservi alcuna traccia di esitazione. “Sono cresciuta e mi sono resa conto di cosa ho bisogno,” mi dice con quella sua voce di velluto. “Ho scritto la mia prima traccia per il secondo album a Londra ed è stato un inizio molto positivo.” 
Lo scorso mese Rowe era nella capitale britannica per la sua performance a Lovebox, di cui era l’unica artista ad aprire il festival accanto a Skepta, N.E.R.D, Wu-Tang Clan e lo stesso Childish Gambino con cui ha collaborato in passato. Considerato che attualmente i festival sono sotto attacco a causa della disparità di genere – polemica nata in seguito ad uno studio pubblicato da Pitchfork lo scorso anno in cui veniva rivelato che solo un quarto degli artisti invitati ad esibirsi presso i maggiori festival sono donne –  Rowe si augura che gli organizzatori di festival ed eventi musicali mantengano la propria promessa di offrire line-up composte da un eguale numero di musicisti donne e uomini per il 2022. “È arrivato il momento,” afferma. “L’energia femminile domina, sia che faccia parte di una line-up o no. La percepiscono tutti. Non abbiamo bisogno di uomini per sopravvivere o essere membri validi e operativi della società. Le donne si stanno auto-rappresentando in un nuovo segmento della popolazione maturo e probabilmente la cosa spaventa in quanto sovverte ciò che abbiamo osservato fino ad ora.” 
Tra le donne fonti di ispirazione al momento cita coloro che in Arabia Saudita si sono battute per il diritto di guidare, le madri che continuano a lottare per essere riunite con i propri figli dopo essere state separate dalle autorità americane per l’immigrazione e le imprenditrici nere le quali, nonostante le discriminazioni razziali e di genere, hanno dato vita alla forza economica con il più alto tasso di crescita degli Stati Uniti. Quindi quando si è trattato di scegliere il fotografo per il servizio di Vogue, Elizabeth Wirija non poteva che essere la scelta più adatta. La fotografa newyorkese di origine indonesiana preferisce fotografare donne di colore in quanto i media sono colpevoli di un eccessivo whitewashing. Stando a quanto da lei affermato, lei contribuisce al mondo “attraverso il fatto di essere un’artista e di creare una narrazione sua, ovvero opere in cui vorrei vedere me stessa o con cui vorrei potermi relazionare.” 
Così come fa con i suoi testi, Solána è un libro aperto anche quando si tratta di creare un look. “Amo che gli abiti esprimano come mi sento,” racconta, il che significa che ogni giorno inizia con il colore al quale si sente maggiormente vicina. Se indossa il giallo, è “felice e piena di gioia”, il rosso significa che si sente “solida e con i piedi per terra”, viola che si trova in una fase di una maggior e più spirituale consapevolezza di sé o, per dirla con parole sue, “che sta pensando al chakra della corona”. L’abito Versace color rosa pastello che ha indossato al Met Gala significava che “stava pensando all’amore e inviando energia piena d’amore nell’universo”. Quella sera, il suo look angelico e multistrato era la quasi perfetta personificazione della sua voce. Sebbene, come sembra suggerire il suo album di debutto, solo Solána ha il controllo su Solána, ami il fatto di non sapere esattamente dove stia andando. “Chi lo sa quali sono i miei talenti, chi lo sa se la musica è il modo migliore di condividere questo mio dono, quello che farò è semplicemente seguirlo più a lungo che posso.” Dopotutto, non avrebbe mai immaginato di trovarsi a questo punto: un’artista da disco di platino, che gode del supporto di Barack Obama (l’ex presidente l’ha inclusa nella lista delle sue canzoni preferite del 2017), con cinque nomination ai Grammy e tre ai Video Music Awards. “Volevo lavorare nell’economia, non nella musica,” ci confida. “Pensavo che avrei avuto un bell’ufficio ad angolo, il rispetto dei colleghi e del settore e avrei indossato un tailleur da donna d’affari.” SZA sembra aver affrontato per prima la sfida più ardua: il rispetto della gente l’ha in abbondanza. Il power suit e l’ufficio seguirebbero senza problemi se questo fosse il suo desiderio. E, a giudicare dall’impatto che sta avendo nell’industria musicale, coloro che mantengono quelle invisibili barriere che impediscono alle donne di avanzare – il cosiddetto glass-ceiling – dovrebbero temere una come lei. 
Crediti Photo by Elizabeth Wirija Hair by Randy Stodghill using Oribe Styling by Dianne Garcia
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SZA, alias Solána Rowe: l’intervista di Vogue
di Liam Freeman
Quando l’album di debutto Ctrl di Solána Rowe uscì lo scorso giugno 2017 riscuotendo successi a 360◦, a quelle recensioni stellari fecero presto seguito vendite strepitose, tant’è che a marzo di quest’anno, l’album era già stato certificato disco di platino. Alle vendite seguì un tour mondiale, che ha visto Rowe viaggiare da un fuso orario all’altro con la stessa facilità con cui noi passiamo da una stazione alla successiva durante il mattiniero tragitto in treno per recarci al lavoro. Vogue ha avuto modo di incontrare l’artista 27-enne in due momenti tra una tappa e l’altra del suo tour in due continenti diversi. Il primo incontro è avvenuto a New York per un servizio fotografico presso un loft di Greenpoint per poi incontrarla nuovamente a Kuala Lumpur, Malesia, per l’intervista. 
Quando la incontro per l’intervista, Rowe, che molto probabilmente conoscete meglio come SZA, indossa “roba in stile Lara Croft in Tomb Raider”, ovvero pantaloni militari, “crop top attillatissimo e castigatissimo” e un cappello da safari in quanto è appena tornata da una camminata di 8 km (il suo passatempo preferito) nell’antica giungla del Taman Negara (le scienze ambientali sono da sempre la sua passione). È agosto e Solána ha in programma di viaggiare il più possibile, non si tratta di una vacanza – ci tiene a precisare – in quanto “abbiamo molto da fare”. Il suo obiettivo è attingere tutto ciò che può da ogni avventura e fare in modo di essere “al meglio di sé, in quanto artista, donna e individuo” in modo che possa poi “rielaborarlo in qualcosa che abbia senso”. 
Considerata la sua influenza nell’industria musicale durante gli scorsi due anni, qualsiasi progetto decida di realizzare è molto probabilmente qualcosa di innovativo e rivoluzionario. Il suo impatto è stato talmente profondo che è difficile ora come ora immaginare una playlist R&B senza i suoi pezzi. Ovviamente non sono mancate le collaborazioni con artisti di spicco, vedi Childish Gambino (nome d’arte di Donald Glover) per la sua hit “This is America” o Kendrick Lamar con cui ha lavorato alla traccia “All The Stars” per la colonna sonora di Black Panther, a cui occorre aggiungere anche il ruolo di co-autrice di “Feeling Myself” di Nicki Minaj con la partecipazione di Beyoncé e di “Consideration”, il singolo di apertura dell’album Anti di Rihanna.  Ma ciò che Solána ha conquistato da artista solista è altrettanto all’avanguardia. Grazie ai suoi testi ‘senza peli sulla lingua’, sta importando in questo genere musicale un nuovo tipo di trasparenza. 
La schiettezza di Rowe è forse ciò che più di ogni altra cosa ha toccato le corde del pubblico: le sue canzoni mettono a nudo le sue vulnerabilità, i desideri e le emozioni mentre traccia le esperienze che hanno forgiato la sua identità. Dal confessare di non depilarsi le gambe in “Drew Barrymore” all’ammettere di sentirsi inadeguata in “Supermodel”, Ctrl suona come una sorta di diario in cui nessun argomento è tabù. Dopotutto, ci racconta, “l’esperienza del popolo nero, l’esperienza dell’essere americani e l’esperienza umana in generale è sfaccettata e ci sono molte strade da esplorare.” 
E tuttavia, un’industria muiscale senza Rowe avrebbe potuto benissimo diventare realtà. Infatti, al momento di registrare Ctrl, era talmente in preda all’ansia e all’insicurezza che l’iniziale data di pubblicazione dell’album dovette slittare dal momento che aveva intenzione di abbandonare la musica completamente. Grazie a Dio, la sua etichetta è stata in grado di far venire fuori la sua grinta e la determinazione, per poi canalizzarle immediatamente in fase di produzione in modo da non darle il tempo o l’occasione di “agghindare” le tracce. 
Sono passati solo sei anni da quando Rowe ha iniziato a registrare mixtape in uno studio improvvisato in uno scantinato, con una coperta a fare da insonorizzazione, assieme all’ ‘amico di sempre’, il produttore Matt Cody. Nata nel quartiere borghese e ricco di verde di Maplewood, nel New Jersey, da una madre cattolica panafricanista e un padre mussulmano sunnita ortodosso, Solána è crescita ascoltando John Coltrane, Ella Fitzgerald e Billie Holiday. Ama Coltrane per la sua natura “emotiva e di preghiera”. “Non saprei dire se sia triste o meno”. Ciò che è in grado di fare invece è descrivere la sua musica, quella dualità che è ciò che ha ispirato Donald Glover a reclutarla per “This is “America”. “La sua musica è sempre molto potente ma anche vulnerabile,” ci spiega Glover. “Ed è questo il feeling che desideravo per il mio pezzo”. 
Solána ci racconta, con suo grande orrore, che un suo amico ha fatto sentire quei suoi primi pezzi registrati nello scantinato al presidente di Top Dawg Entertainment, Terrence “Punch” Henderson. Poco dopo questi la ingaggiò offrendole un contratto e, all’improvviso, faceva parte della stessa cerchia di Kendrick Lamar e Schoolboy Q. Data la rapidissima ascesa, non sorprende che fosse in ansia per Ctrl. Ma per quanto riguarda il secondo album sembra non esservi alcuna traccia di esitazione. “Sono cresciuta e mi sono resa conto di cosa ho bisogno,” mi dice con quella sua voce di velluto. “Ho scritto la mia prima traccia per il secondo album a Londra ed è stato un inizio molto positivo.” 
Lo scorso mese Rowe era nella capitale britannica per la sua performance a Lovebox, di cui era l’unica artista ad aprire il festival accanto a Skepta, N.E.R.D, Wu-Tang Clan e lo stesso Childish Gambino con cui ha collaborato in passato. Considerato che attualmente i festival sono sotto attacco a causa della disparità di genere – polemica nata in seguito ad uno studio pubblicato da Pitchfork lo scorso anno in cui veniva rivelato che solo un quarto degli artisti invitati ad esibirsi presso i maggiori festival sono donne –  Rowe si augura che gli organizzatori di festival ed eventi musicali mantengano la propria promessa di offrire line-up composte da un eguale numero di musicisti donne e uomini per il 2022. “È arrivato il momento,” afferma. “L’energia femminile domina, sia che faccia parte di una line-up o no. La percepiscono tutti. Non abbiamo bisogno di uomini per sopravvivere o essere membri validi e operativi della società. Le donne si stanno auto-rappresentando in un nuovo segmento della popolazione maturo e probabilmente la cosa spaventa in quanto sovverte ciò che abbiamo osservato fino ad ora.” 
Tra le donne fonti di ispirazione al momento cita coloro che in Arabia Saudita si sono battute per il diritto di guidare, le madri che continuano a lottare per essere riunite con i propri figli dopo essere state separate dalle autorità americane per l’immigrazione e le imprenditrici nere le quali, nonostante le discriminazioni razziali e di genere, hanno dato vita alla forza economica con il più alto tasso di crescita degli Stati Uniti. Quindi quando si è trattato di scegliere il fotografo per il servizio di Vogue, Elizabeth Wirija non poteva che essere la scelta più adatta. La fotografa newyorkese di origine indonesiana preferisce fotografare donne di colore in quanto i media sono colpevoli di un eccessivo whitewashing. Stando a quanto da lei affermato, lei contribuisce al mondo “attraverso il fatto di essere un’artista e di creare una narrazione sua, ovvero opere in cui vorrei vedere me stessa o con cui vorrei potermi relazionare.” 
Così come fa con i suoi testi, Solána è un libro aperto anche quando si tratta di creare un look. “Amo che gli abiti esprimano come mi sento,” racconta, il che significa che ogni giorno inizia con il colore al quale si sente maggiormente vicina. Se indossa il giallo, è “felice e piena di gioia”, il rosso significa che si sente “solida e con i piedi per terra”, viola che si trova in una fase di una maggior e più spirituale consapevolezza di sé o, per dirla con parole sue, “che sta pensando al chakra della corona”. L’abito Versace color rosa pastello che ha indossato al Met Gala significava che “stava pensando all’amore e inviando energia piena d’amore nell’universo”. Quella sera, il suo look angelico e multistrato era la quasi perfetta personificazione della sua voce. Sebbene, come sembra suggerire il suo album di debutto, solo Solána ha il controllo su Solána, ami il fatto di non sapere esattamente dove stia andando. “Chi lo sa quali sono i miei talenti, chi lo sa se la musica è il modo migliore di condividere questo mio dono, quello che farò è semplicemente seguirlo più a lungo che posso.” Dopotutto, non avrebbe mai immaginato di trovarsi a questo punto: un’artista da disco di platino, che gode del supporto di Barack Obama (l’ex presidente l’ha inclusa nella lista delle sue canzoni preferite del 2017), con cinque nomination ai Grammy e tre ai Video Music Awards. “Volevo lavorare nell’economia, non nella musica,” ci confida. “Pensavo che avrei avuto un bell’ufficio ad angolo, il rispetto dei colleghi e del settore e avrei indossato un tailleur da donna d’affari.” SZA sembra aver affrontato per prima la sfida più ardua: il rispetto della gente l’ha in abbondanza. Il power suit e l’ufficio seguirebbero senza problemi se questo fosse il suo desiderio. E, a giudicare dall’impatto che sta avendo nell’industria musicale, coloro che mantengono quelle invisibili barriere che impediscono alle donne di avanzare – il cosiddetto glass-ceiling – dovrebbero temere una come lei. 
Crediti Photo by Elizabeth Wirija Hair by Randy Stodghill using Oribe Styling by Dianne Garcia
L’articolo SZA, alias Solána Rowe: l’intervista di Vogue sembra essere il primo su Vogue.it.
SZA, alias Solána Rowe: l’intervista di Vogue published first on https://wholesalescarvescity.tumblr.com/
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SZA, alias Solána Rowe: l’intervista di Vogue
di Liam Freeman
Quando l’album di debutto Ctrl di Solána Rowe uscì lo scorso giugno 2017 riscuotendo successi a 360◦, a quelle recensioni stellari fecero presto seguito vendite strepitose, tant’è che a marzo di quest’anno, l’album era già stato certificato disco di platino. Alle vendite seguì un tour mondiale, che ha visto Rowe viaggiare da un fuso orario all’altro con la stessa facilità con cui noi passiamo da una stazione alla successiva durante il mattiniero tragitto in treno per recarci al lavoro. Vogue ha avuto modo di incontrare l’artista 27-enne in due momenti tra una tappa e l’altra del suo tour in due continenti diversi. Il primo incontro è avvenuto a New York per un servizio fotografico presso un loft di Greenpoint per poi incontrarla nuovamente a Kuala Lumpur, Malesia, per l’intervista. 
Quando la incontro per l’intervista, Rowe, che molto probabilmente conoscete meglio come SZA, indossa “roba in stile Lara Croft in Tomb Raider”, ovvero pantaloni militari, “crop top attillatissimo e castigatissimo” e un cappello da safari in quanto è appena tornata da una camminata di 8 km (il suo passatempo preferito) nell’antica giungla del Taman Negara (le scienze ambientali sono da sempre la sua passione). È agosto e Solána ha in programma di viaggiare il più possibile, non si tratta di una vacanza – ci tiene a precisare – in quanto “abbiamo molto da fare”. Il suo obiettivo è attingere tutto ciò che può da ogni avventura e fare in modo di essere “al meglio di sé, in quanto artista, donna e individuo” in modo che possa poi “rielaborarlo in qualcosa che abbia senso”. 
Considerata la sua influenza nell’industria musicale durante gli scorsi due anni, qualsiasi progetto decida di realizzare è molto probabilmente qualcosa di innovativo e rivoluzionario. Il suo impatto è stato talmente profondo che è difficile ora come ora immaginare una playlist R&B senza i suoi pezzi. Ovviamente non sono mancate le collaborazioni con artisti di spicco, vedi Childish Gambino (nome d’arte di Donald Glover) per la sua hit “This is America” o Kendrick Lamar con cui ha lavorato alla traccia “All The Stars” per la colonna sonora di Black Panther, a cui occorre aggiungere anche il ruolo di co-autrice di “Feeling Myself” di Nicki Minaj con la partecipazione di Beyoncé e di “Consideration”, il singolo di apertura dell’album Anti di Rihanna.  Ma ciò che Solána ha conquistato da artista solista è altrettanto all’avanguardia. Grazie ai suoi testi ‘senza peli sulla lingua’, sta importando in questo genere musicale un nuovo tipo di trasparenza. 
La schiettezza di Rowe è forse ciò che più di ogni altra cosa ha toccato le corde del pubblico: le sue canzoni mettono a nudo le sue vulnerabilità, i desideri e le emozioni mentre traccia le esperienze che hanno forgiato la sua identità. Dal confessare di non depilarsi le gambe in “Drew Barrymore” all’ammettere di sentirsi inadeguata in “Supermodel”, Ctrl suona come una sorta di diario in cui nessun argomento è tabù. Dopotutto, ci racconta, “l’esperienza del popolo nero, l’esperienza dell’essere americani e l’esperienza umana in generale è sfaccettata e ci sono molte strade da esplorare.” 
E tuttavia, un’industria muiscale senza Rowe avrebbe potuto benissimo diventare realtà. Infatti, al momento di registrare Ctrl, era talmente in preda all’ansia e all’insicurezza che l’iniziale data di pubblicazione dell’album dovette slittare dal momento che aveva intenzione di abbandonare la musica completamente. Grazie a Dio, la sua etichetta è stata in grado di far venire fuori la sua grinta e la determinazione, per poi canalizzarle immediatamente in fase di produzione in modo da non darle il tempo o l’occasione di “agghindare” le tracce. 
Sono passati solo sei anni da quando Rowe ha iniziato a registrare mixtape in uno studio improvvisato in uno scantinato, con una coperta a fare da insonorizzazione, assieme all’ ‘amico di sempre’, il produttore Matt Cody. Nata nel quartiere borghese e ricco di verde di Maplewood, nel New Jersey, da una madre cattolica panafricanista e un padre mussulmano sunnita ortodosso, Solána è crescita ascoltando John Coltrane, Ella Fitzgerald e Billie Holiday. Ama Coltrane per la sua natura “emotiva e di preghiera”. “Non saprei dire se sia triste o meno”. Ciò che è in grado di fare invece è descrivere la sua musica, quella dualità che è ciò che ha ispirato Donald Glover a reclutarla per “This is “America”. “La sua musica è sempre molto potente ma anche vulnerabile,” ci spiega Glover. “Ed è questo il feeling che desideravo per il mio pezzo”. 
Solána ci racconta, con suo grande orrore, che un suo amico ha fatto sentire quei suoi primi pezzi registrati nello scantinato al presidente di Top Dawg Entertainment, Terrence “Punch” Henderson. Poco dopo questi la ingaggiò offrendole un contratto e, all’improvviso, faceva parte della stessa cerchia di Kendrick Lamar e Schoolboy Q. Data la rapidissima ascesa, non sorprende che fosse in ansia per Ctrl. Ma per quanto riguarda il secondo album sembra non esservi alcuna traccia di esitazione. “Sono cresciuta e mi sono resa conto di cosa ho bisogno,” mi dice con quella sua voce di velluto. “Ho scritto la mia prima traccia per il secondo album a Londra ed è stato un inizio molto positivo.” 
Lo scorso mese Rowe era nella capitale britannica per la sua performance a Lovebox, di cui era l’unica artista ad aprire il festival accanto a Skepta, N.E.R.D, Wu-Tang Clan e lo stesso Childish Gambino con cui ha collaborato in passato. Considerato che attualmente i festival sono sotto attacco a causa della disparità di genere – polemica nata in seguito ad uno studio pubblicato da Pitchfork lo scorso anno in cui veniva rivelato che solo un quarto degli artisti invitati ad esibirsi presso i maggiori festival sono donne –  Rowe si augura che gli organizzatori di festival ed eventi musicali mantengano la propria promessa di offrire line-up composte da un eguale numero di musicisti donne e uomini per il 2022. “È arrivato il momento,” afferma. “L’energia femminile domina, sia che faccia parte di una line-up o no. La percepiscono tutti. Non abbiamo bisogno di uomini per sopravvivere o essere membri validi e operativi della società. Le donne si stanno auto-rappresentando in un nuovo segmento della popolazione maturo e probabilmente la cosa spaventa in quanto sovverte ciò che abbiamo osservato fino ad ora.” 
Tra le donne fonti di ispirazione al momento cita coloro che in Arabia Saudita si sono battute per il diritto di guidare, le madri che continuano a lottare per essere riunite con i propri figli dopo essere state separate dalle autorità americane per l’immigrazione e le imprenditrici nere le quali, nonostante le discriminazioni razziali e di genere, hanno dato vita alla forza economica con il più alto tasso di crescita degli Stati Uniti. Quindi quando si è trattato di scegliere il fotografo per il servizio di Vogue, Elizabeth Wirija non poteva che essere la scelta più adatta. La fotografa newyorkese di origine indonesiana preferisce fotografare donne di colore in quanto i media sono colpevoli di un eccessivo whitewashing. Stando a quanto da lei affermato, lei contribuisce al mondo “attraverso il fatto di essere un’artista e di creare una narrazione sua, ovvero opere in cui vorrei vedere me stessa o con cui vorrei potermi relazionare.” 
Così come fa con i suoi testi, Solána è un libro aperto anche quando si tratta di creare un look. “Amo che gli abiti esprimano come mi sento,” racconta, il che significa che ogni giorno inizia con il colore al quale si sente maggiormente vicina. Se indossa il giallo, è “felice e piena di gioia”, il rosso significa che si sente “solida e con i piedi per terra”, viola che si trova in una fase di una maggior e più spirituale consapevolezza di sé o, per dirla con parole sue, “che sta pensando al chakra della corona”. L’abito Versace color rosa pastello che ha indossato al Met Gala significava che “stava pensando all’amore e inviando energia piena d’amore nell’universo”. Quella sera, il suo look angelico e multistrato era la quasi perfetta personificazione della sua voce. Sebbene, come sembra suggerire il suo album di debutto, solo Solána ha il controllo su Solána, ami il fatto di non sapere esattamente dove stia andando. “Chi lo sa quali sono i miei talenti, chi lo sa se la musica è il modo migliore di condividere questo mio dono, quello che farò è semplicemente seguirlo più a lungo che posso.” Dopotutto, non avrebbe mai immaginato di trovarsi a questo punto: un’artista da disco di platino, che gode del supporto di Barack Obama (l’ex presidente l’ha inclusa nella lista delle sue canzoni preferite del 2017), con cinque nomination ai Grammy e tre ai Video Music Awards. “Volevo lavorare nell’economia, non nella musica,” ci confida. “Pensavo che avrei avuto un bell’ufficio ad angolo, il rispetto dei colleghi e del settore e avrei indossato un tailleur da donna d’affari.” SZA sembra aver affrontato per prima la sfida più ardua: il rispetto della gente l’ha in abbondanza. Il power suit e l’ufficio seguirebbero senza problemi se questo fosse il suo desiderio. E, a giudicare dall’impatto che sta avendo nell’industria musicale, coloro che mantengono quelle invisibili barriere che impediscono alle donne di avanzare – il cosiddetto glass-ceiling – dovrebbero temere una come lei. 
Crediti Photo by Elizabeth Wirija Hair by Randy Stodghill using Oribe Styling by Dianne Garcia
L’articolo SZA, alias Solána Rowe: l’intervista di Vogue sembra essere il primo su Vogue.it.
SZA, alias Solána Rowe: l’intervista di Vogue published first on https://wholesalescarvescity.tumblr.com/
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SZA, alias Solána Rowe: l’intervista di Vogue
di Liam Freeman
Quando l’album di debutto Ctrl di Solána Rowe uscì lo scorso giugno 2017 riscuotendo successi a 360◦, a quelle recensioni stellari fecero presto seguito vendite strepitose, tant’è che a marzo di quest’anno, l’album era già stato certificato disco di platino. Alle vendite seguì un tour mondiale, che ha visto Rowe viaggiare da un fuso orario all’altro con la stessa facilità con cui noi passiamo da una stazione alla successiva durante il mattiniero tragitto in treno per recarci al lavoro. Vogue ha avuto modo di incontrare l’artista 27-enne in due momenti tra una tappa e l’altra del suo tour in due continenti diversi. Il primo incontro è avvenuto a New York per un servizio fotografico presso un loft di Greenpoint per poi incontrarla nuovamente a Kuala Lumpur, Malesia, per l’intervista. 
Quando la incontro per l’intervista, Rowe, che molto probabilmente conoscete meglio come SZA, indossa “roba in stile Lara Croft in Tomb Raider”, ovvero pantaloni militari, “crop top attillatissimo e castigatissimo” e un cappello da safari in quanto è appena tornata da una camminata di 8 km (il suo passatempo preferito) nell’antica giungla del Taman Negara (le scienze ambientali sono da sempre la sua passione). È agosto e Solána ha in programma di viaggiare il più possibile, non si tratta di una vacanza – ci tiene a precisare – in quanto “abbiamo molto da fare”. Il suo obiettivo è attingere tutto ciò che può da ogni avventura e fare in modo di essere “al meglio di sé, in quanto artista, donna e individuo” in modo che possa poi “rielaborarlo in qualcosa che abbia senso”. 
Considerata la sua influenza nell’industria musicale durante gli scorsi due anni, qualsiasi progetto decida di realizzare è molto probabilmente qualcosa di innovativo e rivoluzionario. Il suo impatto è stato talmente profondo che è difficile ora come ora immaginare una playlist R&B senza i suoi pezzi. Ovviamente non sono mancate le collaborazioni con artisti di spicco, vedi Childish Gambino (nome d’arte di Donald Glover) per la sua hit “This is America” o Kendrick Lamar con cui ha lavorato alla traccia “All The Stars” per la colonna sonora di Black Panther, a cui occorre aggiungere anche il ruolo di co-autrice di “Feeling Myself” di Nicki Minaj con la partecipazione di Beyoncé e di “Consideration”, il singolo di apertura dell’album Anti di Rihanna.  Ma ciò che Solána ha conquistato da artista solista è altrettanto all’avanguardia. Grazie ai suoi testi ‘senza peli sulla lingua’, sta importando in questo genere musicale un nuovo tipo di trasparenza. 
La schiettezza di Rowe è forse ciò che più di ogni altra cosa ha toccato le corde del pubblico: le sue canzoni mettono a nudo le sue vulnerabilità, i desideri e le emozioni mentre traccia le esperienze che hanno forgiato la sua identità. Dal confessare di non depilarsi le gambe in “Drew Barrymore” all’ammettere di sentirsi inadeguata in “Supermodel”, Ctrl suona come una sorta di diario in cui nessun argomento è tabù. Dopotutto, ci racconta, “l’esperienza del popolo nero, l’esperienza dell’essere americani e l’esperienza umana in generale è sfaccettata e ci sono molte strade da esplorare.” 
E tuttavia, un’industria muiscale senza Rowe avrebbe potuto benissimo diventare realtà. Infatti, al momento di registrare Ctrl, era talmente in preda all’ansia e all’insicurezza che l’iniziale data di pubblicazione dell’album dovette slittare dal momento che aveva intenzione di abbandonare la musica completamente. Grazie a Dio, la sua etichetta è stata in grado di far venire fuori la sua grinta e la determinazione, per poi canalizzarle immediatamente in fase di produzione in modo da non darle il tempo o l’occasione di “agghindare” le tracce. 
Sono passati solo sei anni da quando Rowe ha iniziato a registrare mixtape in uno studio improvvisato in uno scantinato, con una coperta a fare da insonorizzazione, assieme all’ ‘amico di sempre’, il produttore Matt Cody. Nata nel quartiere borghese e ricco di verde di Maplewood, nel New Jersey, da una madre cattolica panafricanista e un padre mussulmano sunnita ortodosso, Solána è crescita ascoltando John Coltrane, Ella Fitzgerald e Billie Holiday. Ama Coltrane per la sua natura “emotiva e di preghiera”. “Non saprei dire se sia triste o meno”. Ciò che è in grado di fare invece è descrivere la sua musica, quella dualità che è ciò che ha ispirato Donald Glover a reclutarla per “This is “America”. “La sua musica è sempre molto potente ma anche vulnerabile,” ci spiega Glover. “Ed è questo il feeling che desideravo per il mio pezzo”. 
Solána ci racconta, con suo grande orrore, che un suo amico ha fatto sentire quei suoi primi pezzi registrati nello scantinato al presidente di Top Dawg Entertainment, Terrence “Punch” Henderson. Poco dopo questi la ingaggiò offrendole un contratto e, all’improvviso, faceva parte della stessa cerchia di Kendrick Lamar e Schoolboy Q. Data la rapidissima ascesa, non sorprende che fosse in ansia per Ctrl. Ma per quanto riguarda il secondo album sembra non esservi alcuna traccia di esitazione. “Sono cresciuta e mi sono resa conto di cosa ho bisogno,” mi dice con quella sua voce di velluto. “Ho scritto la mia prima traccia per il secondo album a Londra ed è stato un inizio molto positivo.” 
Lo scorso mese Rowe era nella capitale britannica per la sua performance a Lovebox, di cui era l’unica artista ad aprire il festival accanto a Skepta, N.E.R.D, Wu-Tang Clan e lo stesso Childish Gambino con cui ha collaborato in passato. Considerato che attualmente i festival sono sotto attacco a causa della disparità di genere – polemica nata in seguito ad uno studio pubblicato da Pitchfork lo scorso anno in cui veniva rivelato che solo un quarto degli artisti invitati ad esibirsi presso i maggiori festival sono donne –  Rowe si augura che gli organizzatori di festival ed eventi musicali mantengano la propria promessa di offrire line-up composte da un eguale numero di musicisti donne e uomini per il 2022. “È arrivato il momento,” afferma. “L’energia femminile domina, sia che faccia parte di una line-up o no. La percepiscono tutti. Non abbiamo bisogno di uomini per sopravvivere o essere membri validi e operativi della società. Le donne si stanno auto-rappresentando in un nuovo segmento della popolazione maturo e probabilmente la cosa spaventa in quanto sovverte ciò che abbiamo osservato fino ad ora.” 
Tra le donne fonti di ispirazione al momento cita coloro che in Arabia Saudita si sono battute per il diritto di guidare, le madri che continuano a lottare per essere riunite con i propri figli dopo essere state separate dalle autorità americane per l’immigrazione e le imprenditrici nere le quali, nonostante le discriminazioni razziali e di genere, hanno dato vita alla forza economica con il più alto tasso di crescita degli Stati Uniti. Quindi quando si è trattato di scegliere il fotografo per il servizio di Vogue, Elizabeth Wirija non poteva che essere la scelta più adatta. La fotografa newyorkese di origine indonesiana preferisce fotografare donne di colore in quanto i media sono colpevoli di un eccessivo whitewashing. Stando a quanto da lei affermato, lei contribuisce al mondo “attraverso il fatto di essere un’artista e di creare una narrazione sua, ovvero opere in cui vorrei vedere me stessa o con cui vorrei potermi relazionare.” 
Così come fa con i suoi testi, Solána è un libro aperto anche quando si tratta di creare un look. “Amo che gli abiti esprimano come mi sento,” racconta, il che significa che ogni giorno inizia con il colore al quale si sente maggiormente vicina. Se indossa il giallo, è “felice e piena di gioia”, il rosso significa che si sente “solida e con i piedi per terra”, viola che si trova in una fase di una maggior e più spirituale consapevolezza di sé o, per dirla con parole sue, “che sta pensando al chakra della corona”. L’abito Versace color rosa pastello che ha indossato al Met Gala significava che “stava pensando all’amore e inviando energia piena d’amore nell’universo”. Quella sera, il suo look angelico e multistrato era la quasi perfetta personificazione della sua voce. Sebbene, come sembra suggerire il suo album di debutto, solo Solána ha il controllo su Solána, ami il fatto di non sapere esattamente dove stia andando. “Chi lo sa quali sono i miei talenti, chi lo sa se la musica è il modo migliore di condividere questo mio dono, quello che farò è semplicemente seguirlo più a lungo che posso.” Dopotutto, non avrebbe mai immaginato di trovarsi a questo punto: un’artista da disco di platino, che gode del supporto di Barack Obama (l’ex presidente l’ha inclusa nella lista delle sue canzoni preferite del 2017), con cinque nomination ai Grammy e tre ai Video Music Awards. “Volevo lavorare nell’economia, non nella musica,” ci confida. “Pensavo che avrei avuto un bell’ufficio ad angolo, il rispetto dei colleghi e del settore e avrei indossato un tailleur da donna d’affari.” SZA sembra aver affrontato per prima la sfida più ardua: il rispetto della gente l’ha in abbondanza. Il power suit e l’ufficio seguirebbero senza problemi se questo fosse il suo desiderio. E, a giudicare dall’impatto che sta avendo nell’industria musicale, coloro che mantengono quelle invisibili barriere che impediscono alle donne di avanzare – il cosiddetto glass-ceiling – dovrebbero temere una come lei. 
Crediti Photo by Elizabeth Wirija Hair by Randy Stodghill using Oribe Styling by Dianne Garcia
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di Liam Freeman
Quando l’album di debutto Ctrl di Solána Rowe uscì lo scorso giugno 2017 riscuotendo successi a 360◦, a quelle recensioni stellari fecero presto seguito vendite strepitose, tant’è che a marzo di quest’anno, l’album era già stato certificato disco di platino. Alle vendite seguì un tour mondiale, che ha visto Rowe viaggiare da un fuso orario all’altro con la stessa facilità con cui noi passiamo da una stazione alla successiva durante il mattiniero tragitto in treno per recarci al lavoro. Vogue ha avuto modo di incontrare l’artista 27-enne in due momenti tra una tappa e l’altra del suo tour in due continenti diversi. Il primo incontro è avvenuto a New York per un servizio fotografico presso un loft di Greenpoint per poi incontrarla nuovamente a Kuala Lumpur, Malesia, per l’intervista. 
Quando la incontro per l’intervista, Rowe, che molto probabilmente conoscete meglio come SZA, indossa “roba in stile Lara Croft in Tomb Raider”, ovvero pantaloni militari, “crop top attillatissimo e castigatissimo” e un cappello da safari in quanto è appena tornata da una camminata di 8 km (il suo passatempo preferito) nell’antica giungla del Taman Negara (le scienze ambientali sono da sempre la sua passione). È agosto e Solána ha in programma di viaggiare il più possibile, non si tratta di una vacanza – ci tiene a precisare – in quanto “abbiamo molto da fare”. Il suo obiettivo è attingere tutto ciò che può da ogni avventura e fare in modo di essere “al meglio di sé, in quanto artista, donna e individuo” in modo che possa poi “rielaborarlo in qualcosa che abbia senso”. 
Considerata la sua influenza nell’industria musicale durante gli scorsi due anni, qualsiasi progetto decida di realizzare è molto probabilmente qualcosa di innovativo e rivoluzionario. Il suo impatto è stato talmente profondo che è difficile ora come ora immaginare una playlist R&B senza i suoi pezzi. Ovviamente non sono mancate le collaborazioni con artisti di spicco, vedi Childish Gambino (nome d’arte di Donald Glover) per la sua hit “This is America” o Kendrick Lamar con cui ha lavorato alla traccia “All The Stars” per la colonna sonora di Black Panther, a cui occorre aggiungere anche il ruolo di co-autrice di “Feeling Myself” di Nicki Minaj con la partecipazione di Beyoncé e di “Consideration”, il singolo di apertura dell’album Anti di Rihanna.  Ma ciò che Solána ha conquistato da artista solista è altrettanto all’avanguardia. Grazie ai suoi testi ‘senza peli sulla lingua’, sta importando in questo genere musicale un nuovo tipo di trasparenza. 
La schiettezza di Rowe è forse ciò che più di ogni altra cosa ha toccato le corde del pubblico: le sue canzoni mettono a nudo le sue vulnerabilità, i desideri e le emozioni mentre traccia le esperienze che hanno forgiato la sua identità. Dal confessare di non depilarsi le gambe in “Drew Barrymore” all’ammettere di sentirsi inadeguata in “Supermodel”, Ctrl suona come una sorta di diario in cui nessun argomento è tabù. Dopotutto, ci racconta, “l’esperienza del popolo nero, l’esperienza dell’essere americani e l’esperienza umana in generale è sfaccettata e ci sono molte strade da esplorare.” 
E tuttavia, un’industria muiscale senza Rowe avrebbe potuto benissimo diventare realtà. Infatti, al momento di registrare Ctrl, era talmente in preda all’ansia e all’insicurezza che l’iniziale data di pubblicazione dell’album dovette slittare dal momento che aveva intenzione di abbandonare la musica completamente. Grazie a Dio, la sua etichetta è stata in grado di far venire fuori la sua grinta e la determinazione, per poi canalizzarle immediatamente in fase di produzione in modo da non darle il tempo o l’occasione di “agghindare” le tracce. 
Sono passati solo sei anni da quando Rowe ha iniziato a registrare mixtape in uno studio improvvisato in uno scantinato, con una coperta a fare da insonorizzazione, assieme all’ ‘amico di sempre’, il produttore Matt Cody. Nata nel quartiere borghese e ricco di verde di Maplewood, nel New Jersey, da una madre cattolica panafricanista e un padre mussulmano sunnita ortodosso, Solána è crescita ascoltando John Coltrane, Ella Fitzgerald e Billie Holiday. Ama Coltrane per la sua natura “emotiva e di preghiera”. “Non saprei dire se sia triste o meno”. Ciò che è in grado di fare invece è descrivere la sua musica, quella dualità che è ciò che ha ispirato Donald Glover a reclutarla per “This is “America”. “La sua musica è sempre molto potente ma anche vulnerabile,” ci spiega Glover. “Ed è questo il feeling che desideravo per il mio pezzo”. 
Solána ci racconta, con suo grande orrore, che un suo amico ha fatto sentire quei suoi primi pezzi registrati nello scantinato al presidente di Top Dawg Entertainment, Terrence “Punch” Henderson. Poco dopo questi la ingaggiò offrendole un contratto e, all’improvviso, faceva parte della stessa cerchia di Kendrick Lamar e Schoolboy Q. Data la rapidissima ascesa, non sorprende che fosse in ansia per Ctrl. Ma per quanto riguarda il secondo album sembra non esservi alcuna traccia di esitazione. “Sono cresciuta e mi sono resa conto di cosa ho bisogno,” mi dice con quella sua voce di velluto. “Ho scritto la mia prima traccia per il secondo album a Londra ed è stato un inizio molto positivo.” 
Lo scorso mese Rowe era nella capitale britannica per la sua performance a Lovebox, di cui era l’unica artista ad aprire il festival accanto a Skepta, N.E.R.D, Wu-Tang Clan e lo stesso Childish Gambino con cui ha collaborato in passato. Considerato che attualmente i festival sono sotto attacco a causa della disparità di genere – polemica nata in seguito ad uno studio pubblicato da Pitchfork lo scorso anno in cui veniva rivelato che solo un quarto degli artisti invitati ad esibirsi presso i maggiori festival sono donne –  Rowe si augura che gli organizzatori di festival ed eventi musicali mantengano la propria promessa di offrire line-up composte da un eguale numero di musicisti donne e uomini per il 2022. “È arrivato il momento,” afferma. “L’energia femminile domina, sia che faccia parte di una line-up o no. La percepiscono tutti. Non abbiamo bisogno di uomini per sopravvivere o essere membri validi e operativi della società. Le donne si stanno auto-rappresentando in un nuovo segmento della popolazione maturo e probabilmente la cosa spaventa in quanto sovverte ciò che abbiamo osservato fino ad ora.” 
Tra le donne fonti di ispirazione al momento cita coloro che in Arabia Saudita si sono battute per il diritto di guidare, le madri che continuano a lottare per essere riunite con i propri figli dopo essere state separate dalle autorità americane per l’immigrazione e le imprenditrici nere le quali, nonostante le discriminazioni razziali e di genere, hanno dato vita alla forza economica con il più alto tasso di crescita degli Stati Uniti. Quindi quando si è trattato di scegliere il fotografo per il servizio di Vogue, Elizabeth Wirija non poteva che essere la scelta più adatta. La fotografa newyorkese di origine indonesiana preferisce fotografare donne di colore in quanto i media sono colpevoli di un eccessivo whitewashing. Stando a quanto da lei affermato, lei contribuisce al mondo “attraverso il fatto di essere un’artista e di creare una narrazione sua, ovvero opere in cui vorrei vedere me stessa o con cui vorrei potermi relazionare.” 
Così come fa con i suoi testi, Solána è un libro aperto anche quando si tratta di creare un look. “Amo che gli abiti esprimano come mi sento,” racconta, il che significa che ogni giorno inizia con il colore al quale si sente maggiormente vicina. Se indossa il giallo, è “felice e piena di gioia”, il rosso significa che si sente “solida e con i piedi per terra”, viola che si trova in una fase di una maggior e più spirituale consapevolezza di sé o, per dirla con parole sue, “che sta pensando al chakra della corona”. L’abito Versace color rosa pastello che ha indossato al Met Gala significava che “stava pensando all’amore e inviando energia piena d’amore nell’universo”. Quella sera, il suo look angelico e multistrato era la quasi perfetta personificazione della sua voce. Sebbene, come sembra suggerire il suo album di debutto, solo Solána ha il controllo su Solána, ami il fatto di non sapere esattamente dove stia andando. “Chi lo sa quali sono i miei talenti, chi lo sa se la musica è il modo migliore di condividere questo mio dono, quello che farò è semplicemente seguirlo più a lungo che posso.” Dopotutto, non avrebbe mai immaginato di trovarsi a questo punto: un’artista da disco di platino, che gode del supporto di Barack Obama (l’ex presidente l’ha inclusa nella lista delle sue canzoni preferite del 2017), con cinque nomination ai Grammy e tre ai Video Music Awards. “Volevo lavorare nell’economia, non nella musica,” ci confida. “Pensavo che avrei avuto un bell’ufficio ad angolo, il rispetto dei colleghi e del settore e avrei indossato un tailleur da donna d’affari.” SZA sembra aver affrontato per prima la sfida più ardua: il rispetto della gente l’ha in abbondanza. Il power suit e l’ufficio seguirebbero senza problemi se questo fosse il suo desiderio. E, a giudicare dall’impatto che sta avendo nell’industria musicale, coloro che mantengono quelle invisibili barriere che impediscono alle donne di avanzare – il cosiddetto glass-ceiling – dovrebbero temere una come lei. 
Crediti Photo by Elizabeth Wirija Hair by Randy Stodghill using Oribe Styling by Dianne Garcia
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di Liam Freeman
Quando l’album di debutto Ctrl di Solána Rowe uscì lo scorso giugno 2017 riscuotendo successi a 360◦, a quelle recensioni stellari fecero presto seguito vendite strepitose, tant’è che a marzo di quest’anno, l’album era già stato certificato disco di platino. Alle vendite seguì un tour mondiale, che ha visto Rowe viaggiare da un fuso orario all’altro con la stessa facilità con cui noi passiamo da una stazione alla successiva durante il mattiniero tragitto in treno per recarci al lavoro. Vogue ha avuto modo di incontrare l’artista 27-enne in due momenti tra una tappa e l’altra del suo tour in due continenti diversi. Il primo incontro è avvenuto a New York per un servizio fotografico presso un loft di Greenpoint per poi incontrarla nuovamente a Kuala Lumpur, Malesia, per l’intervista. 
Quando la incontro per l’intervista, Rowe, che molto probabilmente conoscete meglio come SZA, indossa “roba in stile Lara Croft in Tomb Raider”, ovvero pantaloni militari, “crop top attillatissimo e castigatissimo” e un cappello da safari in quanto è appena tornata da una camminata di 8 km (il suo passatempo preferito) nell’antica giungla del Taman Negara (le scienze ambientali sono da sempre la sua passione). È agosto e Solána ha in programma di viaggiare il più possibile, non si tratta di una vacanza – ci tiene a precisare – in quanto “abbiamo molto da fare”. Il suo obiettivo è attingere tutto ciò che può da ogni avventura e fare in modo di essere “al meglio di sé, in quanto artista, donna e individuo” in modo che possa poi “rielaborarlo in qualcosa che abbia senso”. 
Considerata la sua influenza nell’industria musicale durante gli scorsi due anni, qualsiasi progetto decida di realizzare è molto probabilmente qualcosa di innovativo e rivoluzionario. Il suo impatto è stato talmente profondo che è difficile ora come ora immaginare una playlist R&B senza i suoi pezzi. Ovviamente non sono mancate le collaborazioni con artisti di spicco, vedi Childish Gambino (nome d’arte di Donald Glover) per la sua hit “This is America” o Kendrick Lamar con cui ha lavorato alla traccia “All The Stars” per la colonna sonora di Black Panther, a cui occorre aggiungere anche il ruolo di co-autrice di “Feeling Myself” di Nicki Minaj con la partecipazione di Beyoncé e di “Consideration”, il singolo di apertura dell’album Anti di Rihanna.  Ma ciò che Solána ha conquistato da artista solista è altrettanto all’avanguardia. Grazie ai suoi testi ‘senza peli sulla lingua’, sta importando in questo genere musicale un nuovo tipo di trasparenza. 
La schiettezza di Rowe è forse ciò che più di ogni altra cosa ha toccato le corde del pubblico: le sue canzoni mettono a nudo le sue vulnerabilità, i desideri e le emozioni mentre traccia le esperienze che hanno forgiato la sua identità. Dal confessare di non depilarsi le gambe in “Drew Barrymore” all’ammettere di sentirsi inadeguata in “Supermodel”, Ctrl suona come una sorta di diario in cui nessun argomento è tabù. Dopotutto, ci racconta, “l’esperienza del popolo nero, l’esperienza dell’essere americani e l’esperienza umana in generale è sfaccettata e ci sono molte strade da esplorare.” 
E tuttavia, un’industria muiscale senza Rowe avrebbe potuto benissimo diventare realtà. Infatti, al momento di registrare Ctrl, era talmente in preda all’ansia e all’insicurezza che l’iniziale data di pubblicazione dell’album dovette slittare dal momento che aveva intenzione di abbandonare la musica completamente. Grazie a Dio, la sua etichetta è stata in grado di far venire fuori la sua grinta e la determinazione, per poi canalizzarle immediatamente in fase di produzione in modo da non darle il tempo o l’occasione di “agghindare” le tracce. 
Sono passati solo sei anni da quando Rowe ha iniziato a registrare mixtape in uno studio improvvisato in uno scantinato, con una coperta a fare da insonorizzazione, assieme all’ ‘amico di sempre’, il produttore Matt Cody. Nata nel quartiere borghese e ricco di verde di Maplewood, nel New Jersey, da una madre cattolica panafricanista e un padre mussulmano sunnita ortodosso, Solána è crescita ascoltando John Coltrane, Ella Fitzgerald e Billie Holiday. Ama Coltrane per la sua natura “emotiva e di preghiera”. “Non saprei dire se sia triste o meno”. Ciò che è in grado di fare invece è descrivere la sua musica, quella dualità che è ciò che ha ispirato Donald Glover a reclutarla per “This is “America”. “La sua musica è sempre molto potente ma anche vulnerabile,” ci spiega Glover. “Ed è questo il feeling che desideravo per il mio pezzo”. 
Solána ci racconta, con suo grande orrore, che un suo amico ha fatto sentire quei suoi primi pezzi registrati nello scantinato al presidente di Top Dawg Entertainment, Terrence “Punch” Henderson. Poco dopo questi la ingaggiò offrendole un contratto e, all’improvviso, faceva parte della stessa cerchia di Kendrick Lamar e Schoolboy Q. Data la rapidissima ascesa, non sorprende che fosse in ansia per Ctrl. Ma per quanto riguarda il secondo album sembra non esservi alcuna traccia di esitazione. “Sono cresciuta e mi sono resa conto di cosa ho bisogno,” mi dice con quella sua voce di velluto. “Ho scritto la mia prima traccia per il secondo album a Londra ed è stato un inizio molto positivo.” 
Lo scorso mese Rowe era nella capitale britannica per la sua performance a Lovebox, di cui era l’unica artista ad aprire il festival accanto a Skepta, N.E.R.D, Wu-Tang Clan e lo stesso Childish Gambino con cui ha collaborato in passato. Considerato che attualmente i festival sono sotto attacco a causa della disparità di genere – polemica nata in seguito ad uno studio pubblicato da Pitchfork lo scorso anno in cui veniva rivelato che solo un quarto degli artisti invitati ad esibirsi presso i maggiori festival sono donne –  Rowe si augura che gli organizzatori di festival ed eventi musicali mantengano la propria promessa di offrire line-up composte da un eguale numero di musicisti donne e uomini per il 2022. “È arrivato il momento,” afferma. “L’energia femminile domina, sia che faccia parte di una line-up o no. La percepiscono tutti. Non abbiamo bisogno di uomini per sopravvivere o essere membri validi e operativi della società. Le donne si stanno auto-rappresentando in un nuovo segmento della popolazione maturo e probabilmente la cosa spaventa in quanto sovverte ciò che abbiamo osservato fino ad ora.” 
Tra le donne fonti di ispirazione al momento cita coloro che in Arabia Saudita si sono battute per il diritto di guidare, le madri che continuano a lottare per essere riunite con i propri figli dopo essere state separate dalle autorità americane per l’immigrazione e le imprenditrici nere le quali, nonostante le discriminazioni razziali e di genere, hanno dato vita alla forza economica con il più alto tasso di crescita degli Stati Uniti. Quindi quando si è trattato di scegliere il fotografo per il servizio di Vogue, Elizabeth Wirija non poteva che essere la scelta più adatta. La fotografa newyorkese di origine indonesiana preferisce fotografare donne di colore in quanto i media sono colpevoli di un eccessivo whitewashing. Stando a quanto da lei affermato, lei contribuisce al mondo “attraverso il fatto di essere un’artista e di creare una narrazione sua, ovvero opere in cui vorrei vedere me stessa o con cui vorrei potermi relazionare.” 
Così come fa con i suoi testi, Solána è un libro aperto anche quando si tratta di creare un look. “Amo che gli abiti esprimano come mi sento,” racconta, il che significa che ogni giorno inizia con il colore al quale si sente maggiormente vicina. Se indossa il giallo, è “felice e piena di gioia”, il rosso significa che si sente “solida e con i piedi per terra”, viola che si trova in una fase di una maggior e più spirituale consapevolezza di sé o, per dirla con parole sue, “che sta pensando al chakra della corona”. L’abito Versace color rosa pastello che ha indossato al Met Gala significava che “stava pensando all’amore e inviando energia piena d’amore nell’universo”. Quella sera, il suo look angelico e multistrato era la quasi perfetta personificazione della sua voce. Sebbene, come sembra suggerire il suo album di debutto, solo Solána ha il controllo su Solána, ami il fatto di non sapere esattamente dove stia andando. “Chi lo sa quali sono i miei talenti, chi lo sa se la musica è il modo migliore di condividere questo mio dono, quello che farò è semplicemente seguirlo più a lungo che posso.” Dopotutto, non avrebbe mai immaginato di trovarsi a questo punto: un’artista da disco di platino, che gode del supporto di Barack Obama (l’ex presidente l’ha inclusa nella lista delle sue canzoni preferite del 2017), con cinque nomination ai Grammy e tre ai Video Music Awards. “Volevo lavorare nell’economia, non nella musica,” ci confida. “Pensavo che avrei avuto un bell’ufficio ad angolo, il rispetto dei colleghi e del settore e avrei indossato un tailleur da donna d’affari.” SZA sembra aver affrontato per prima la sfida più ardua: il rispetto della gente l’ha in abbondanza. Il power suit e l’ufficio seguirebbero senza problemi se questo fosse il suo desiderio. E, a giudicare dall’impatto che sta avendo nell’industria musicale, coloro che mantengono quelle invisibili barriere che impediscono alle donne di avanzare – il cosiddetto glass-ceiling – dovrebbero temere una come lei. 
Crediti Photo by Elizabeth Wirija Hair by Randy Stodghill using Oribe Styling by Dianne Garcia
L’articolo SZA, alias Solána Rowe: l’intervista di Vogue sembra essere il primo su Vogue.it.
SZA, alias Solána Rowe: l’intervista di Vogue published first on https://wholesalescarvescity.tumblr.com/
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SZA, alias Solána Rowe: l’intervista di Vogue
di Liam Freeman
Quando l’album di debutto Ctrl di Solána Rowe uscì lo scorso giugno 2017 riscuotendo successi a 360◦, a quelle recensioni stellari fecero presto seguito vendite strepitose, tant’è che a marzo di quest’anno, l’album era già stato certificato disco di platino. Alle vendite seguì un tour mondiale, che ha visto Rowe viaggiare da un fuso orario all’altro con la stessa facilità con cui noi passiamo da una stazione alla successiva durante il mattiniero tragitto in treno per recarci al lavoro. Vogue ha avuto modo di incontrare l’artista 27-enne in due momenti tra una tappa e l’altra del suo tour in due continenti diversi. Il primo incontro è avvenuto a New York per un servizio fotografico presso un loft di Greenpoint per poi incontrarla nuovamente a Kuala Lumpur, Malesia, per l’intervista. 
Quando la incontro per l’intervista, Rowe, che molto probabilmente conoscete meglio come SZA, indossa “roba in stile Lara Croft in Tomb Raider”, ovvero pantaloni militari, “crop top attillatissimo e castigatissimo” e un cappello da safari in quanto è appena tornata da una camminata di 8 km (il suo passatempo preferito) nell’antica giungla del Taman Negara (le scienze ambientali sono da sempre la sua passione). È agosto e Solána ha in programma di viaggiare il più possibile, non si tratta di una vacanza – ci tiene a precisare – in quanto “abbiamo molto da fare”. Il suo obiettivo è attingere tutto ciò che può da ogni avventura e fare in modo di essere “al meglio di sé, in quanto artista, donna e individuo” in modo che possa poi “rielaborarlo in qualcosa che abbia senso”. 
Considerata la sua influenza nell’industria musicale durante gli scorsi due anni, qualsiasi progetto decida di realizzare è molto probabilmente qualcosa di innovativo e rivoluzionario. Il suo impatto è stato talmente profondo che è difficile ora come ora immaginare una playlist R&B senza i suoi pezzi. Ovviamente non sono mancate le collaborazioni con artisti di spicco, vedi Childish Gambino (nome d’arte di Donald Glover) per la sua hit “This is America” o Kendrick Lamar con cui ha lavorato alla traccia “All The Stars” per la colonna sonora di Black Panther, a cui occorre aggiungere anche il ruolo di co-autrice di “Feeling Myself” di Nicki Minaj con la partecipazione di Beyoncé e di “Consideration”, il singolo di apertura dell’album Anti di Rihanna.  Ma ciò che Solána ha conquistato da artista solista è altrettanto all’avanguardia. Grazie ai suoi testi ‘senza peli sulla lingua’, sta importando in questo genere musicale un nuovo tipo di trasparenza. 
La schiettezza di Rowe è forse ciò che più di ogni altra cosa ha toccato le corde del pubblico: le sue canzoni mettono a nudo le sue vulnerabilità, i desideri e le emozioni mentre traccia le esperienze che hanno forgiato la sua identità. Dal confessare di non depilarsi le gambe in “Drew Barrymore” all’ammettere di sentirsi inadeguata in “Supermodel”, Ctrl suona come una sorta di diario in cui nessun argomento è tabù. Dopotutto, ci racconta, “l’esperienza del popolo nero, l’esperienza dell’essere americani e l’esperienza umana in generale è sfaccettata e ci sono molte strade da esplorare.” 
E tuttavia, un’industria muiscale senza Rowe avrebbe potuto benissimo diventare realtà. Infatti, al momento di registrare Ctrl, era talmente in preda all’ansia e all’insicurezza che l’iniziale data di pubblicazione dell’album dovette slittare dal momento che aveva intenzione di abbandonare la musica completamente. Grazie a Dio, la sua etichetta è stata in grado di far venire fuori la sua grinta e la determinazione, per poi canalizzarle immediatamente in fase di produzione in modo da non darle il tempo o l’occasione di “agghindare” le tracce. 
Sono passati solo sei anni da quando Rowe ha iniziato a registrare mixtape in uno studio improvvisato in uno scantinato, con una coperta a fare da insonorizzazione, assieme all’ ‘amico di sempre’, il produttore Matt Cody. Nata nel quartiere borghese e ricco di verde di Maplewood, nel New Jersey, da una madre cattolica panafricanista e un padre mussulmano sunnita ortodosso, Solána è crescita ascoltando John Coltrane, Ella Fitzgerald e Billie Holiday. Ama Coltrane per la sua natura “emotiva e di preghiera”. “Non saprei dire se sia triste o meno”. Ciò che è in grado di fare invece è descrivere la sua musica, quella dualità che è ciò che ha ispirato Donald Glover a reclutarla per “This is “America”. “La sua musica è sempre molto potente ma anche vulnerabile,” ci spiega Glover. “Ed è questo il feeling che desideravo per il mio pezzo”. 
Solána ci racconta, con suo grande orrore, che un suo amico ha fatto sentire quei suoi primi pezzi registrati nello scantinato al presidente di Top Dawg Entertainment, Terrence “Punch” Henderson. Poco dopo questi la ingaggiò offrendole un contratto e, all’improvviso, faceva parte della stessa cerchia di Kendrick Lamar e Schoolboy Q. Data la rapidissima ascesa, non sorprende che fosse in ansia per Ctrl. Ma per quanto riguarda il secondo album sembra non esservi alcuna traccia di esitazione. “Sono cresciuta e mi sono resa conto di cosa ho bisogno,” mi dice con quella sua voce di velluto. “Ho scritto la mia prima traccia per il secondo album a Londra ed è stato un inizio molto positivo.” 
Lo scorso mese Rowe era nella capitale britannica per la sua performance a Lovebox, di cui era l’unica artista ad aprire il festival accanto a Skepta, N.E.R.D, Wu-Tang Clan e lo stesso Childish Gambino con cui ha collaborato in passato. Considerato che attualmente i festival sono sotto attacco a causa della disparità di genere – polemica nata in seguito ad uno studio pubblicato da Pitchfork lo scorso anno in cui veniva rivelato che solo un quarto degli artisti invitati ad esibirsi presso i maggiori festival sono donne –  Rowe si augura che gli organizzatori di festival ed eventi musicali mantengano la propria promessa di offrire line-up composte da un eguale numero di musicisti donne e uomini per il 2022. “È arrivato il momento,” afferma. “L’energia femminile domina, sia che faccia parte di una line-up o no. La percepiscono tutti. Non abbiamo bisogno di uomini per sopravvivere o essere membri validi e operativi della società. Le donne si stanno auto-rappresentando in un nuovo segmento della popolazione maturo e probabilmente la cosa spaventa in quanto sovverte ciò che abbiamo osservato fino ad ora.” 
Tra le donne fonti di ispirazione al momento cita coloro che in Arabia Saudita si sono battute per il diritto di guidare, le madri che continuano a lottare per essere riunite con i propri figli dopo essere state separate dalle autorità americane per l’immigrazione e le imprenditrici nere le quali, nonostante le discriminazioni razziali e di genere, hanno dato vita alla forza economica con il più alto tasso di crescita degli Stati Uniti. Quindi quando si è trattato di scegliere il fotografo per il servizio di Vogue, Elizabeth Wirija non poteva che essere la scelta più adatta. La fotografa newyorkese di origine indonesiana preferisce fotografare donne di colore in quanto i media sono colpevoli di un eccessivo whitewashing. Stando a quanto da lei affermato, lei contribuisce al mondo “attraverso il fatto di essere un’artista e di creare una narrazione sua, ovvero opere in cui vorrei vedere me stessa o con cui vorrei potermi relazionare.” 
Così come fa con i suoi testi, Solána è un libro aperto anche quando si tratta di creare un look. “Amo che gli abiti esprimano come mi sento,” racconta, il che significa che ogni giorno inizia con il colore al quale si sente maggiormente vicina. Se indossa il giallo, è “felice e piena di gioia”, il rosso significa che si sente “solida e con i piedi per terra”, viola che si trova in una fase di una maggior e più spirituale consapevolezza di sé o, per dirla con parole sue, “che sta pensando al chakra della corona”. L’abito Versace color rosa pastello che ha indossato al Met Gala significava che “stava pensando all’amore e inviando energia piena d’amore nell’universo”. Quella sera, il suo look angelico e multistrato era la quasi perfetta personificazione della sua voce. Sebbene, come sembra suggerire il suo album di debutto, solo Solána ha il controllo su Solána, ami il fatto di non sapere esattamente dove stia andando. “Chi lo sa quali sono i miei talenti, chi lo sa se la musica è il modo migliore di condividere questo mio dono, quello che farò è semplicemente seguirlo più a lungo che posso.” Dopotutto, non avrebbe mai immaginato di trovarsi a questo punto: un’artista da disco di platino, che gode del supporto di Barack Obama (l’ex presidente l’ha inclusa nella lista delle sue canzoni preferite del 2017), con cinque nomination ai Grammy e tre ai Video Music Awards. “Volevo lavorare nell’economia, non nella musica,” ci confida. “Pensavo che avrei avuto un bell’ufficio ad angolo, il rispetto dei colleghi e del settore e avrei indossato un tailleur da donna d’affari.” SZA sembra aver affrontato per prima la sfida più ardua: il rispetto della gente l’ha in abbondanza. Il power suit e l’ufficio seguirebbero senza problemi se questo fosse il suo desiderio. E, a giudicare dall’impatto che sta avendo nell’industria musicale, coloro che mantengono quelle invisibili barriere che impediscono alle donne di avanzare – il cosiddetto glass-ceiling – dovrebbero temere una come lei. 
Crediti Photo by Elizabeth Wirija Hair by Randy Stodghill using Oribe Styling by Dianne Garcia
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